Giacomo Puccini TOSCA - Stagione Lirica 25 26 ottobre 2020 - Teatro Stabile del Veneto

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Giacomo Puccini TOSCA - Stagione Lirica 25 26 ottobre 2020 - Teatro Stabile del Veneto
Stagione Lirica
25 › 26 ottobre 2020
Giacomo Puccini
TOSCA
Melodramma in tre atti
Giacomo Puccini TOSCA - Stagione Lirica 25 26 ottobre 2020 - Teatro Stabile del Veneto
OGNI PROSECCO DOC                                                                                                                 Teatro Mario Del Monaco
                                                                                                                                   Autunno Musicale 2020
È UN VIAGGIO NELL’ECCELLENZA ITALIANA.
MA SOLO SE HA ORIGINE QUI.                                                                                                          Stagione Lirica 2020

                                                                                                                    Domenica 25 ottobre 2020 – ore 18.45 anteprima
                                                                                                                  Lunedì 26 ottobre 2020 – ore 20.00 Prima di Stagione

                                                                                                                                    TOSCA
                                                                                                              Melodramma in tre atti – libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giocosa

                                                                                     Bevi responsabilmente
                                                                                                                                           Musica di
                                                                                                                               Giacomo Puccini
                                                                                                                     Edizioni Musicali Thompson, Kalmus.Com – U.S.A
                                                                                                                                 Prima rappresentazione
                                                                                                                          Roma, Teatro Costanzi, 14 gennaio 1900

                                                                                                                               Floria Tosca    Chiara Isotton
                                                                                                                       Mario Cavaradossi       Fabio Sartori
                                                                                                                        Il barone Scarpia      Claudio Sgura
                                                                                                                             Il sagrestano     Alex Martini
                                                                                                                         Cesare Angelotti      Andrea Pellegrini
                                                                                                                                  Spoletta     Francesco Tuppo
                                                                                                                                 Sciarrone     Hazar Mürşitpınar
                                                                                                                            Un carceriere      Luca Scapin
                                                                                                                                Un pastore     Anna Cesca, Sophia Marino

                                                                                                                                  Francesco Lanzillotta
                                                                                                                              Maestro Concertatore e Direttore

                                                                                                             Coro di Voci Bianche dell’Associazione Musicale Francesco Manzato
                                                                                                                                Maestro del coro Livia Rado

                                                                                                                               Insieme Corale Ecclesia Nova
                                                                                                                              Maestro del coro Matteo Valbusa

                                                                                                                          Orchestra Regionale Filarmonia Veneta

SOLO PROSECCO DOC ORIGINALE HA IL CONTRASSEGNO.
Quando brindate, siate originali: scegliete il vero Prosecco DOC, solo quello in
bottiglia, proveniente dal territorio unico delle nove province di Veneto e Friuli
Venezia Giulia, la Dreamland. Lo riconoscete dalla bottiglia col contrassegno sul
collarino. E dal suo gusto inconfondibile.
Giacomo Puccini TOSCA - Stagione Lirica 25 26 ottobre 2020 - Teatro Stabile del Veneto
Guida all’opera

         Direttore di produzione Edoardo Bottacin              Il soggetto                                                      p. 07
        Direttore di palcoscenico Federico Brunello
     Maestro di sala e di palcoscenico Gianni Cappelletto      Il libretto                                                       p. 11
        Altro maestro di palcoscenico Jacopo Cacco
        Maestro ai sopratitoli Alessandro Argentini            La Tosca di Giacomo Puccini: una sapiente mistura di passione,
                                                               sesso, patriottismo, devozione. E con un pizzico di sadismo.
         Responsabile di palcoscenico Andrea Gritti            di Gilberto Mion                                                 p. 12
                Macchinista Paolo Minuto
                Elettricista Davide Daniotti
                                                               L’orchestra
                 Fonico Davide Dall’acqua
                                                               di Michele Girardi                                                p. 22
               Truccatrice Susy Zancanaro

Coproduzione tra Comune di Treviso - Teatro Mario Del Monaco   Le voci
          e A.P.S. Musincantus – Autunno Musicale              d Michele Girardi                                                p. 24

                   In collaborazione con                       Rappresentazioni di Tosca al Teatro Mario Del Monaco
          Orchestra Regionale Filarmonia Veneta                di Iorio Zennaro                                                 p. 26
            Associazione Corale Ecclesia Nova
         Associazione Musicale Francesco Manzato               Gli interpreti                                                   p. 31

                                                               Calendario Ott - Dic 2020                                        p. 37

                                                               Partners                                                         p. 38
p. 07

                                    Il soggetto

L’azione si svolge a Roma, il 14 giugno 1800, data della battaglia di Marengo. La
Repubblica Romana è caduta e feroci rappresaglie sono in corso verso gli ex
repubblicani simpatizzanti di Napoleone Bonaparte.

                                      ATTO I

Angelotti, già console della Repubblica e per questo prigioniero politico, riesce a
evadere da Castel Sant’Angelo e trova rifugio nella Chiesa di Sant’Andrea Della
Valle. Sua sorella, la Marchesa Attavanti, gli ha lasciato la chiave della cappella di
famiglia, ove egli trova nascondiglio.
Arriva il sagrestano per ripulire i pennelli del pittore Mario Cavaradossi,
impegnato nella realizzazione di un affresco raffigurante la Madonna. Il pittore
entra poco dopo per rimettersi al lavoro. Quando toglie il telo dal suo affresco,
il sagrestano ha un sobbalzo: nell’effige della Madonna riconosce un volto già
visto. Cavaradossi confessa di essersi ispirato ad una devota della chiesa, non
sapendo che si tratta proprio della Marchesa Attavanti. Continua a dipingere il
quadro guardando, di tanto in tanto, un ritratto della sua amata Floria Tosca.
Pur se inquieto, il sagrestano fa per uscire, quando nota che il paniere con il pranzo
di Cavaradossi è ancora intatto; pensa ad un digiuno di penitenza, ma il pittore lo
rassicura dicendo di non aver appetito. Angelotti, pensando di esser rimasto solo,
esce dal nascondiglio. Incontra però Cavaradossi, suo vecchio amico e anch’egli
simpatizzante per Napoleone Bonaparte. I due vengono interrotti bruscamente
dall’arrivo di Tosca; Angelotti è costretto a nascondersi frettolosamente, non
prima di aver preso il paniere di Cavaradossi.
Floria Tosca, cantante e amante di Cavaradossi è per sua indole molto gelosa. Ha
sentito il suo amato parlare con qualcuno e teme la presenza di un’altra donna.
Dopo essere stata rassicurata dal Cavaradossi di essere l’unica donna da lui
amata, lo invita a passare la serata insieme nella villa del pittore. Prima di uscire,
però, riconosce nello sguardo della Madonna gli occhi della Marchesa Attavanti;
di nuovo viene presa da un impeto di gelosia, e di nuovo Cavaradossi le proclama
il suo unico e incondizionato amore.
Allontanatasi Tosca, Angelotti può uscire di nuovo dal suo nascondiglio. Racconta
che la sorella ha nascosto nella cappella per lui delle vesti femminili; aspetterà
il tramonto per fuggire dalla caccia del barone Scarpia. Cavaradossi consiglia
all’amico di recarsi subito alla sua villa e, in caso di pericolo, nascondersi nel
pozzo. Un colpo di cannone sparato da Castel Sant’Angelo annuncia che la fuga
di Angelotti è stata scoperta. Questi è dunque costretto alla fuga.
Entra il sagrestano circondato da una folla di chierici e confratelli, tutti festosi
per la notizia dell’imminente (e presunta) sconfitta di Napoleone da parte degli
austriaci. Li interrompe bruscamente Scarpia, accompagnato da Spoletta,
giunto nella chiesa per ricercar il fuggitivo. Trova il paniere vuoto e un ventaglio
p. 08                                                                                                                                                                        p. 09

femminile con lo stemma Attavanti. Riconoscendo infine il volto della Marchesa             finta fucilazione di Cavaradossi: in questo modo il pittore avrebbe salva la vita e il
nell’effige della Madonna, capisce che il piano di fuga di Angelotti è stato ordito        barone manterrebbe il suo ruolo di capo della polizia.
con la complicità di Cavaradossi.                                                          Tosca, non capendo l’inganno del barone, chiede inoltre un salvacondotto per
Tosca torna in chiesa per annunciare al suo amato un cambio di programma:                  poter fuggire da Roma con il suo amato. Scarpia le consegna il documento e
dovrà presenziare ad un concerto a Palazzo Farnese quella sera stessa, quindi              chiede a Tosca di rispettare il patto; in tutta risposta lei prende un coltello dalla
non potrà recarsi alla sua villa. Il barone Scarpia utilizza il ventaglio per instillare   tavola imbandita e lo pugnala, uccidendolo.
il dubbio nella mente di Tosca. Ella riconosce lo stemma sul ventaglio e crede
che Cavaradossi abbia una relazione con la Marchesa; corre quindi alla villa del
pittore per poter cogliere i due sul fatto.                                                                                      ATTO III
Scarpia la fa seguire da Spoletta e da alcuni poliziotti. Il suo scopo è duplice:
avere per sé Floria Tosca e catturare Angelotti.                                           Dalla sua cella di reclusione, Mario Cavaradossi chiede al suo carceriere di poter
                                                                                           scrivere un’ultima lettera alla sua amata Tosca. Mentre si strugge per trovare le
                                                                                           parole adatte, Tosca fa il suo ingresso nella cella accompagnata da Spoletta (il
                                       ATTO II                                             quale ancora non è a conoscenza della morte di Scarpia). Quando i due amanti
                                                                                           restano soli, Tosca confessa il suo crimine e mostra a Cavaradossi il salvacondotto
Interno di Palazzo Farnese, camera di Scarpia al piano superiore; dalla finestra           firmato da Scarpia prima di morire. Tutto ciò che dovrà fare Cavaradossi è
provengono le note del concerto e, di lì a poco, la voce inconfondibile di Tosca. Il       cadere quando i soldati spareranno con i loro fucili caricati a salve. Tosca infatti
capo della polizia è in compagnia del gendarme Sciarrone.                                  non immagina che la messa in scena della finta fucilazione sia in realtà un inganno
Spoletta entra trascinando con sé Cavaradossi. Nella villa infatti vi era solo             perpetrato da Scarpia per approfittare di lei.
quest’ultimo, nessuna traccia del fuggitivo Angelotti. Scarpia cerca di fargli             Cavaradossi viene portato sul ponte di Castel Sant’Angelo per essere fucilato;
confessare l’ubicazione del suo amico, senza però riuscirvi.                               quando i soldati sparano lui cade a terra.
Tosca entra nella stanza; vedendo Cavaradossi gli fa un cenno per fargli intendere         Tosca attende che i soldati se ne siano andati, prima di accorrere verso il suo
d’aver capito tutta la situazione. Lui la implora di non dire nulla.                       amato e aiutarlo a rialzarsi; solo allora capisce che, quella che avrebbe dovuto
Cavaradossi viene portato nella camera di tortura mentre Scarpia, rimasto solo             essere una simulazione, in realtà è stata una vera fucilazione.
con Tosca, cerca di farle rivelare il nascondiglio di Angelotti. Per convincerla a         Dalle stanze di Castel Sant’Angelo si odono le urla di Spoletta e dei soldati che
parlare le fa sentire le urla di dolore di Cavaradossi, provenienti dalla stanza           hanno trovato il corpo di Scarpia. Si recano in fretta sul ponte per arrestare
attigua. Solo allora Tosca capisce cosa sta succedendo al suo amato. Cerca                 Tosca. Lei sale sul parapetto del ponte e si getta nel vuoto, non prima di aver
di resistere, sopportando le urla strazianti del pittore, finché non cede: urla a          lanciato un’ultima maledizione a Scarpia.
Scarpia che Angelotti è nascosto nel pozzo del giardino.
Cavaradossi, sanguinante e fisicamente provato, viene condotto da Tosca, mentre
Spoletta va a catturare Angelotti. Irrompe nella stanza Sciarrone con una notizia
preoccupante dal fronte: quella che sembrava essere una sconfitta pesante per
Napoleone, in realtà si è trasformata in una vittoria decisiva. L’esercito austriaco
è stato sconfitto a Marengo. Cavaradossi ritrova le forze e urla alla vittoria,
facendosi beffe di Scarpia. Quest’ultimo non tollera l’affronto del rivale e lo
condanna a morte.
Rimasto di nuovo solo con Tosca, Scarpia le dice che potrebbe esserci un modo
per salvare Cavaradossi: ella dovrà concedersi a lui. Tosca rifiuta sdegnata
la proposta, ma il barone alfine la convince, complice anche l’imminenza
dell’esecuzione capitale.
Spoletta ritorna con la notizia della morte di Angelotti: il fuggiasco, pur di non
farsi catturare, si è tolto la vita.
Sugellato il patto con Tosca, il barone finge di accordarsi con Spoletta per una
p. 11

                        TOSCA
                       Melodramma in tre atti

                                libretto di
                   Luigi Illica e Giuseppe Giocosa
             dal dramma La Tosca di Victorien Sardou

                             Musica di
                          Giacomo Puccini

                         PERSONAGGI

Floria Tosca, celebre cantante 				Soprano
Mario Cavaradossi, pittore					Tenore
Il barone Scarpia, Capo della Polizia 			Baritono
Cesare Angelotti, un prigioniero politico evaso			 Basso
Sagrestano							Baritono
Spoletta, Agente di Polizia					Tenore
Sciarrone, Gendarme						Basso
Un carceriere							Basso
Un pastore 							Bambino

                  Un Cardinale; il Giudice del Fisco;
           Roberti, esecutore di Giustizia; uno Scrivano;
                       un Ufficiale; un Sergente
         Soldati, Sbirri, Dame, Nobili, Borghesi, Popolo, ecc.

                       Roma: Giugno 1800
                Prima rappresentazione assoluta:
              Roma, Teatro Costanzi, 14 gennaio 1900
p. 12                                                                                                                                                       p. 13

La Tosca di Giacomo Puccini: una sapiente mistura di
passione, sesso, patriottismo, devozione.                                                                                    ***
E con un pizzico di sadismo
di Gilberto Mion                                                               Secondo la testimonianza di Arnaldo Fraccaroli, il primo biografo
                                                                               di Puccini1, il compositore lucchese aveva fatto conoscenza con i
Nel biennio che va dal marzo 1851 al marzo 1853, Giuseppe Verdi                personaggi di quello che sarebbe divenuto il suo quinto melodramma
riuscì a consegnare al suo pubblico ben tre opere nuove. Tre autentici         una sera del febbraio 1889, nella sala del Teatro dei Filodrammatici
capolavori, si badi, tre titoli tuttora popolarissimi, mica cosucce di         di Milano. Qui andava in scena La Tosca di Victorien Sardou (1831-
routine. Con Giacomo Puccini suona tutt’altra musica. È noto infatti           1908), dramma in cinque atti apparso a Parigi nel novembre del 1887
come il compositore lucchese fosse allo stesso tempo pignolo e                 e nel quale lo scrittore francese (all’epoca all’apice della sua fama)
insicuro, incline agli entusiasmi come agli improvvisi scoraggiamenti,         mescolava una storia di fosco libertinismo e di morte sullo sfondo di
pronto a fare e disfare, sempre esigente e perfezionista sino                  una tenebrosa Roma papalina dell’anno di grazia 1800. A Milano, tra
all’inverosimile. Persino la moglie Elvira pare lo rampognasse delle           l’altro, Puccini vide La Tosca in lingua originale, ed il francese non era
sue incertezze e quindi della sua scarsa prolificità, con tono di aspro        certo il suo forte. Ma grazie anche alla straordinaria recitazione di
rimprovero: «Tre anni per trovare un libretto? Ma in tre anni Verdi ha         Sarah Bernhardt, in tournée italiana con la sua compagnia, il lavoro
composto Rigoletto, Trovatore e Traviata!».                                    ebbe un forte impatto sul musicista, sedotto sia dalla potenza della
Tuttavia Puccini non era fatto così. Fra un’opera e l’altra, aveva             protagonista sia dalla forte presa scenica del soggetto. Non a caso
bisogno di lunghi tempi di riflessione e di maturazione. Basta guardare        Sardou, drammaturgo all’epoca presente e celebrato sulle scene di
le date dei suoi lavori: Le Villi apparve nel 1884, Edgar nel 1889; Manon      tutta Europa, era un consumato manipolatore dei linguaggi e delle
Lescaut nel 1893, La bohéme nel 1896. Dopo Madama Butterfly (1904)             tecniche teatrali, assai abile tanto nella costruzione degli intrecci
bisognò attendere il 1910 per La fanciulla del West, mentre La rondine         quanto nel conferire notevole spessore psicologico ai suoi personaggi.
venne ultimata nel 1915. Il tabarro, Suor Angelica e Gianni Schicchi, i tre    Le sue piéces teatrali avvincevano lo spettatore conquistandone
pannelli del Trittico videro la luce tra il 1913 ed il 1918. E sei anni dopo   la continua attenzione, anche se a prezzo di qualche espediente un
Turandot era ancora incompiuta, allorché il compositore mancava a              po’ truculento. In Puccini si era fatta strada insomma la convinzione
Bruxelles, a fine novembre del 1924. E venne rappresentata alla Scala,         d’avere tra le mani un soggetto validissimo per la sua ispirazione,
completata nel finale da Franco Alfano, solamente nell’aprile 1926.            tanto che scrisse al suo editore e protettore Giulio Ricordi il 7 maggio
Lo stesso vale per Tosca. Quando la sera del 14 gennaio 1900 il sipario        del 1889 (dunque appena quindici giorni dopo la delusione per la
del Teatro Costanzi (l’attuale Teatro dell’Opera di Roma) finalmente si        mezza riuscita della premiére dell’Edgar) affinché si adoperasse per
levava sulla sua quinta opera, scoprendo al pubblico la ricostruzione          ottenere l’esclusiva dei diritti di musicarla: «Carissimo signor Giulio…
un po’ fantasiosa dell’interno della chiesa di Sant’Andrea della Valle,        penso alla Tosca! La scongiuro di fare le pratiche necessarie per
e quando risuonavano i tre violenti accordi che l’aprivano eseguiti            ottenere il permesso da Sardou, prima di abbandonare l’idea, cosa
“fortissimo, a tutta forza” dall’orchestra capitolina diretta da               che mi dorrebbe moltissimo. Poiché in questa Tosca vedo l’opera che
Leopoldo Mugnone, veniva a concludersi un lungo cammino iniziato               ci vuole per me…». 2
molti, molti anni prima. Addirittura undici, per la precisione. Tanto il
tempo che si era reso necessario affinché, dopo un lunghissimo e               L’editore milanese aveva una palese predilezione per il più giovane
tormentato iter, tra subitanee infatuazioni e improvvisi abbandoni,            degli autori della sua scuderia, e nutriva un incrollabile affidamento
tra certezze passeggere ed inattese perplessità, tra continui rimpalli         nel suo talento nonostante la procellosa navigazione dell’Edgar, che
con i librettisti e l’editore, la vena compositiva di Giacomo Puccini          incontrava accoglienze alterne; e cercò subito quindi d’accontentarlo.
prendesse un indirizzo definitivo, e desse infine concretizza a questa         Si rivolse pertanto al direttore Emanuele Muzio, in quel periodo
opera che chiudeva un secolo ed inaugurava quello nuovo, fra                   impegnato a Parigi, pregandolo di mettersi in contatto con il
l’enorme aspettativa del pubblico e l’attesa al varco della critica non
solo italiana ma anche europea, data la fama mondiale del suo autore,
                                                                               1
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ottenuta con i travolgenti successi di Manon Lescaut e La bohéme.
                                                                               2
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p. 14                                                                                                                                                          p. 15

drammaturgo. Il quale, da parte sua, era un artista di successo, ma dal       famoso, Franchetti aveva nel frattempo ottenuto già il beneplacito
carattere non facile e senz’altro alquanto venale, visto quanto si trovò      del drammaturgo francese nel 1893, pagandogli profumatamente di
a riferirgli Muzio: «Sardou non si sente molto disposto a permettere          tasca propria i diritti relativi alla Tosca, firmando poi con l’editore
che della sua Tosca si faccia un libretto italiano, però vorrebbe             Ricordi un contratto concernente la stesura e le rappresentazioni del
sapere quale compenso proporrebbe Puccini»3. Allora il costo dei              melodramma relativo. Nonostante ciò, Franchetti non pareva più preso
libretti, per consuetudine, ricadeva quasi sempre sui compositori; è          da questo soggetto, ed infatti il libretto realizzato per lui da Luigi Illica
probabile inoltre che lo scrittore temporeggiasse un poco, dato che           gli girava e rigirava tra le mani senza convincerlo appieno. In due anni
allora il compositore lucchese era ancora un ‘signor nessuno’ in terra        aveva infatti steso appena qualche abbozzo. A questo punto interviene
di Francia. Ad ogni modo Puccini (facile ad infiammarsi, altrettanto          un noto racconto di Giuseppe Adami4, da accogliere con le dovute
veloce nel farsi passare l’entusiasmo iniziale) mutò improvvisamente          riserve. Secondo quanto narrato molti anni dopo dal futuro librettista
di parere, e lasciò cadere i vagheggiati progetti sulla Tosca. E passò        di Turandot, infatti, Illica e Giulio Ricordi decisero di muoversi con
ad esercitare la sua arte sulle trine ed i merletti della Histoire du         scaltra diplomazia, convincendo il compositore torinese nel corso di
Chevalier des Grieux et de Manon Lescaut, romanzo scritto un secolo           un serrato colloquio che l’intreccio di Tosca non era assolutamente
e mezzo prima dall’abate Prévost.                                             adatto alla sua vena, col risultato di fargli perdere ogni fiducia in esso
E quindi fu solo dopo l’apparizione della Manon Lescaut, e un po’ prima       e a rinunciarvi a favore di Puccini. Sempre secondo l’Adami, pare anzi
di quella de La bohéme, che si tornò finalmente a parlare nell’entourage      che l’accordo preliminare tra Casa Ricordi e Puccini per la stesura
pucciniano del dramma di Sardou, non prima d’aver scartato varie              della «sua» Tosca venisse steso e firmato (senza porre altri indugi)
altre ipotesi letterarie. Cosa dunque mosse Puccini a riaccostarsi            lo stesso giorno, o al massimo il giorno seguente a quell’incontro.
al dramma del tragediografo francese? Molto probabilmente contò               Sta di fatto che in una lettera del 9 agosto 1895 indirizzata all’amico
anche la nuova sensibilità imposta dal Verismo teatrale, con la sua           Clausetti, responsabile di Casa Ricordi in Napoli, il musicista lucchese
ricerca di immediati effetti visivi e di un forte impatto emotivo, che        poteva perentoriamente comunicare la sua vittoria: «Tosca la farò io,
avevano una grande presa nei confronti di un pubblico che oramai              libretto straordinario di Illica, in 3 atti, Sardou entusiasta del libretto»5.
aveva messo in soffitta le ultime nostalgie per il vecchio Romanticismo.
Un interesse reso palpabile dai successi teatrali di Cavalleria rusticana     Al di là del vittorioso proclama di Puccini (che peraltro in quel
di Mascagni (1890), di Mala vita di Giordano (1892) e dei Pagliacci           periodo doveva ancora condurre in porto la lunga composizione de
di Leoncavallo (1893), oltre che d’altri lavori di autori minori presto       La bohème)per giungere alla stesura del libretto finale di Tosca servì
postisi sulla loro scia. Una miriade di titoli che avevano creato di fatto    ancora molto lavoro. Ricordi decise infatti di associare nell’impresa
una nuova moda ed un nuovo tipo di spettatore incline alle emozioni           letteraria anche Giuseppe Giocosa, l’altro scrittore di punta della casa
forti ed immediate. E l’Andrea Chénier di Giordano, apparso nel marzo         editrice milanese, affidandogli nel dicembre 1895 la versificazione del
1896, aveva attestato la possibilità di applicare il lessico verista, con     libretto. Dopo qualche tempo però (siamo nel frattempo arrivati a
validi risultati, non solo a vicende ‘popolari’, ma anche ad un soggetto      metà del 1896) Giocosa comunicava con franca schiettezza all’editore
d’ambientazione storica. Insomma, anche a Puccini venne voglia di             alcune osservazioni e dubbi sulla struttura generale della Tosca di
tentare la carta del Verismo, e proprio con i personaggi di Tosca:            Sardou. Pur apprezzando il lavoro di lima sinora svolto dal collega,
anche se in verità, diciamolo subito, la sua particolare indole, incline      ci trovava troppa carne al fuoco, e pure troppi duetti: un problema
più alle mezze tinte, ai ‘piccoli affetti’, non gli permise di trasformarsi   peraltro già evidenziato da Illica stesso, e rimasto comunque irrisolto.
in un musicista di impronta verista.                                          E poi evidenziava un meccanismo farraginoso, talune forzature nel
Con l’unica eccezione del tardo Tabarro, apparso peraltro quando              truce personaggio di Scarpia, l’intreccio dei fatti che andava a scapito
tale tendenza poteva dirsi ormai passata di moda.                             della poesia. Espresse queste non piccole riserve, si dichiarava infine
C’era però a questo punto un ostacolo sul cammino della Tosca                 disponibile a rinunciare all’incarico. Ma la collaborazione con Illica,
pucciniana, e portava il nome di Alberto Franchetti. Compositore              per forte insistenza di Ricordi, proseguì lo stesso, anche se il comune
torinese di famiglia aristocratica e benestante, allora abbastanza            lavoro procedette con lentezza, per i difficili contatti epistolari con
3
    Carteggi pucciniani, op. cit.                                             4
                                                                                  In Giulio Ricordi e i suoi musicisti, Milano 1933.
                                                                              5
                                                                                  Carteggi pucciniani, op. cit.
p. 16                                                                                                                                                         p. 17

Puccini impegnato a seguire e promuovere per mezza Europa i vari                  principali prescelti furono la bella soprano romena Ericlea Darclée
allestimenti de La bohéme, che stava intanto conoscendo grande                    (già prima interprete della Wally di Catalani e dell’Iris di Mascagni)
fortuna. Si dovette arrivare insomma agli inizi del 1898, perché il               come Floria Tosca; il famoso tenore Emilio de Marchi per la parte
musicista avesse sul leggio del pianoforte i versi definitivi del primo           di Mario Cavaradossi (che era stata invano ambita dal più giovane
atto della sua nuova opera, e potesse dare avvio al lavoro di stesura             ma meno noto Enrico Caruso, ingaggiato nella medesima stagione
dello spartito.                                                                   romana); ed infine per quella del Barone Scarpia il valente baritono
                                ***                                               Eugenio Giraldoni, figlio del celebre Leone che aveva inaugurato Il
                                                                                  trovatore e Un ballo in maschera di Verdi. Va detto che la creazione di
L’iter compositivo di Tosca (portato avanti per lo più nella casa di              Tosca era poco a poco diventata un avvenimento musicale e mondano
Torre del Lago, e in parte a Milano e in una casa di Boscolungo sulle             di portata sovranazionale, la cui risonanza era stata sollecitata ed
montagne lucchesi) non durò comunque più di tanto, tenendo conto                  orchestrata con abili mosse pubblicitarie dall’editore Ricordi. La sera
della sua lentezza d’autore, e dei numerosi viaggi che lo distraevano             della prima, il 14 gennaio del 1900, sedevano in sala celebri colleghi
dal lavoro. Puccini (incontentabile perfezionista) chiedeva sempre                come Mascagni, Sgambati, Cilea, Franchetti, Marchetti; molte erano
qualche aggiustamento e qualche aggiunta: la serenata del pastorello              le autorità politiche presenti (tra cui il generale Pelloux, da poco
che apre il terzo atto, per dire, fu sviluppata tutta da lui, senza ricorrere     dimessosi dalla carica di Presidente del Consiglio) mentre la Casa
a Illica e Giacosa. Da Roma l’amico don Pietro Pannichelli (il «pretino           Reale era presente con la Regina Margherita che giunse, secondo
di Pietrasanta» conosciuto tempo prima, suo fervente ammiratore e                 prescrizioni d’etichetta, solo al secondo atto.
poi un po’ ingenuo biografo6) gli faceva da consulente musicale per i             Puccini e Ricordi nutrivano rosee aspettative sul successo di Tosca:
passaggi per così dire “liturgici” del primo atto: «so già che non usasi          ma non andò proprio tutto liscio come si sperava. Il lavoro nel suo
dire né cantare niente prima di intonare il solenne “Te Deum”, ma…                complesso piacque alla critica, che nondimeno si mostrò alquanto
io vorrei trovare «qualcosa da brontolare» quando dalla sagrestia                 prudente nei giudizi, in qualche misura disorientata dall’intreccio che
vanno all’altare», gli scriveva Puccini7 chiedendogli un suggerimento;            venne giudicato (proprio come aveva lamentato Giocosa) poco adatto
ma i versi mormorati dalla folla prima del Te Deum se li scrisse poi              ad essere posto in musica. Ma nel complesso essa seppe rendere
praticamente da sé, in un approssimativo latinorum. Sempre don                    giusto omaggio all’originalità del suo autore, pur senza mostrare
Panichelli provvide a metterlo in contatto con il maestro Meluzzi, per            eccessivi entusiasmi, ammirandone in particolare il sontuoso e
identificare la nota profondissima emessa dalla campana maggiore di               duttile tessuto orchestrale. L’opera passò indenne pure il vaglio del
San Pietro (un mi, per inciso), e poi con il poeta dialettale Luigi (Giggi)       pubblico, che applaudì in particolare alcuni momenti (ottenendo i
Zanazzo, che gli fornì una graziosa quartina in vernacolo romano da               bis delle due arie tenorili, del Te Deum, della ‘preghiera’ di Tosca, del
sovrapporre alla breve musica già composta per la serenata che apre               duetto sugli spalti di Castel Sant’Angelo) senza però entusiasmarsi
la scena sull’alba a Castel Sant’Angelo. Il primo atto di Tosca, iniziato         per altri. Anch’esso si trovò senza dubbio un po’ spiazzato dal fosco
alla fine del ‘gennajo 98’, come sta scritto nell’autografo, fu finito prima      soggetto dell’ultimo lavoro pucciniano, pur gradendone la immediata
dell’inverno; il secondo fu composto tra febbraio e luglio del 1899;              e coinvolgente musicalità. Le ulteriori repliche registrarono sempre
la parola fine venne messa sotto al terzo atto il 29 settembre dello              generosi applausi, come pure le edizioni che portarono subito dopo il
stesso anno, a Torre del Lago. A conti fatti, dunque, dopo all’incirca un         lavoro in giro per il mondo. Il 17 marzo dello stesso anno Tosca arrivò
anno e mezzo di lavoro compositivo.                                               sul palcoscenico della Scala (direttore stavolta Toscanini), il 12 luglio
I primi giorni del 1900 videro la nuova opera di Puccini già in prova             al Covent Garden di Londra, il 4 febbraio 1901 al Teatro Metropolitan
al Teatro Costanzi di Roma, lo stesso luogo dove dieci anni prima                 di New York. Accolta ovunque dal favore del pubblico ( un po’ meno dei
s’era tenuto il varo di Cavalleria rusticana. Non c’era Arturo Toscanini          critici, a volte un po’ aspri) innescando un crescendo inesorabile che
a dirigere l’orchestra, come auspicato in un primo momento; al suo                l’ha portata ad essere nel tempo una colonna portante dei cartelloni
posto però celebrava l’altrettanto bravo Leopoldo Mugnone. La messa               lirici.
in scena era tutta nelle mani di Tito Ricordi, figlio di Giulio; gli interpreti

6
    Suo l’agiografico Il “pretino” di Giacomo Puccini racconta, Pisa 1940.
7
    Carteggi pucciniani, op. cit.
p. 18                                                                                                                                                            p. 19

                                      ***                                      Eppure innegabile è il fascino che i personaggi di Tosca hanno da
                                                                               sempre sullo spettatore; sia che siano positivi, sia che siano negativi.
Come ha commentato Mosco Carner, «Gli ingredienti adoperati da                 Forse perché qui, più che una semplice storia di passione, si tratta di
Sardou per la Tosca furono sesso, religione e arte, mescolati dalla            contrasto tra Bene e Male: un Male incarnato dalla figura di Scarpia,
mano di un cuoco di classe e serviti sul piatto di un importante               che si avverte come entità autonoma, possente, invincibile, ma che
avvenimento storico»8. La trama de La Tosca di Sardou si inserisce             suscita un fascino sinistro. Gli amori di Mario Cavaradossi e Floria
infatti sullo sfondo della discesa in Italia delle truppe rivoluzionarie       Tosca sono poi ben diversi da quelli di una coppia di Donizetti, di Verdi
francesi: nel 1798, dopo le vittorie di Napoleone Bonaparte, i suoi soldati    o di Wagner: il loro rapporto non è altrettanto semplice e lineare,
avevano occupato la Città Eterna ed annullato il potere temporale del          l’aspetto erotico spunta ovunque, la loro sensualità è bruciante,
papa Pio VI che si spense in Francia il 29 agosto 1799, prigioniero            compulsiva, divorante. La gelosia della donna è irragionevole ed
del Direttorio. Ma dopo la partenza di Napoleone per la campagna               eccessiva, e scaturisce alla fine un effetto devastante; e se il vorace
d’Egitto, e dopo alterne vicende sul campo, l’esercito napoletano di           erotismo della coppia appare diverso da quello rapinoso e furioso
Ferdinando IV di Borbone sostenuto da forze austro-russe scacciava             di Scarpia, è solo perché in quest’ultimo prevale una componente
il 30 settembre 1799 il presidio francese, decretando così la fine             sadica, deviante, eppure in qualche modo morbosamente attraente.
dell’effimera Repubblica Romana proclamata il 15 febbraio dell’anno            Il che spiega perché la musica che Puccini dedica a questo fosco
precedente. Infine, il 21 marzo 1800 il nuovo papa Pio VII poteva salire       personaggio possegga «un torbido sex-appeal che nessun ‘cattivo’
al soglio di San Pietro. Tutti fatti richiamati nei dialoghi di La Tosca, la   dell’opera romantica… si sognò mai di possedere. Tra i cattivi e i
cui trama si dipana in Roma qualche tempo dopo, esattamente tra il 16          buoni, nell’opera romantica, l’abisso è invalicabile; e noi spettatori
e il 17 giugno dell’anno 1800; in concomitanza dunque della battaglia di       stiamo fatalmente dalla parte dei buoni… Non così in Puccini, non così
Marengo in cui il Napoleone divenuto Primo Console, si scontrò con le          nella Tosca dove, svanita una tavola di valori certa, i sedicenti buoni
truppe filopapali guidate dal maresciallo austriaco Michael von Melas.         e il sedicente cattivo si riflettono in qualche modo reciprocamente,
Scontro epico, le cui sorti iniziali sembrarono dapprima decisamente           lasciando intravedere un fondo comune; e mentre gli slanci più felici
favorevoli alle soverchianti forze asburgiche, ma che si concluse a sera       dei primi sono percorsi da brividi e sospetti, quelli biechi del secondo
con la clamorosa vittoria delle truppe francesi. Il disastroso rovescio        scatenano in noi un’inquietante dialettica di attrazione-repulsione»10.
costrinse infine gli austriaci alla richiesta di un armistizio.                Insomma, a veder bene i ‘buoni’ e i ‘cattivi’ hanno in fondo molte
«Con Tosca Puccini si confronta per la prima volta con un’opera di             ambiguità in comune. Nessun personaggio agisce limpidamente, non
azione. Perciò il passo è più veloce, i motivi ricorrenti più brevi, più       certo il torbido barone siciliano, crudo oltreché scellerato sessuomane;
taglienti e più numerosi che nelle opere precedenti, e non hanno sempre        ma neppure i due protagonisti (Floria e Mario) si salvano, in fondo: le
la funzione di etichette fisse… presagendo così la qualità camaleontica        loro proteste d’amore appaiono, più che un tenero scambio di affetto,
che caratterizzerà certi motivi nelle opere tarde»9. Ma quello che a           una celebrazione di quasi ossessiva passionalità, pronta ad esaltarsi
prima vista colpì il pubblico delle prime rappresentazioni del lavoro (in      per la distruzione fisica del loro antagonista. E di conseguenza «nella
appena due anni già oltre quaranta, per la maggior parte in Italia, molte      musica di Tosca la malvagità, che Puccini può guardare per la prima
però anche all’estero) non furono gli aspetti innovativi della partitura,      volta con sgomento, ha i caratteri dell’impassibilità, della ripetitività, e
quelli che sono invece pienamente ravvisabili dall’odierno spettatore,         più profondamente, della minaccia immobile ed informe»11.
bensì l’immersione dei personaggi di Puccini in certe atmosfere di forte
impatto visivo. Una truce scena di tortura (benché fuori ribalta), un          Quella di Tosca non è partitura ‘facile’ e scorrevole, se paragonata
tentativo violenza sessuale che sfocia in un assassinio (con il macabro        a Manon Lescaut e soprattutto a La bohéme. Né dal punto di vista
cerimoniale che segue), una fucilazione, infine un suicidio. Molto, per        musicale, dal momento che nella sua tessitura fittissima, legata ad un
uno spettatore-tipo che non aveva ancora accostato le efferatezze che          recitativo/declamato ininterrotto raramente aperto da squarci ariosi,
gli avrebbe propinato in seguito il famigerato genere del grand-guignol,       i temi musicali emergono e sprofondano con me un magma vulcanico;
inaugurato qualche anno prima a Parigi.
                                                                               10
                                                                                    F. D’Amico, L’albero del bene e del male, Lucca 2000.
8
  In Giacomo Puccini, Milano 1961.                                             11
                                                                                    F. Serpa, Tosca. La croce, la morte, la tomba, Teatro Comunale di Firenze,
9
  Puccini, di J. Budden, Roma 2005.                                                 stagione 2005.
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ma neppure dal punto di vista strettamente drammaturgico. Come                     Pinkerton della Madama Butterfly sarà trattato ancor peggio (come
abbiamo già osservato, quando Puccini aveva deciso di porre in                     primo tenore) dal compositore di Lucca. Il perfido Scarpia beneficia
musica il dramma di Sardou, sentiva senza ombra di dubbio la spinta                invece di due monologhi che si possono considerare ampi ariosi, il
ad eguagliare le prime imprese di Mascagni, Leoncavallo, Giordano,                 Largo religioso sostenuto di Tre sbirri… una carrozza (che confluisce
cercando di porsi sul loro stesso piano stilistico; e rispondendo ad               nel sontuoso Te Deum posto a sigillo del primo atto), e l’Andante
un intento di rivalsa nei confronti di questi suoi ‘concorrenti’, in un            lento Ella verrà… per amor del suo Mario che schiude il secondo. Fa
momento in cui il teatro musicale era tanto un’impresa mercantile (ed              eccezione a questa regola solo l’appassionato ed ampio monologo di
un notevole investimento finanziario) oltre che un indubbio impegno                Tosca, Vissi d’arte, da cantarsi «dolcissimo con grande sentimento»,
artistico. Ma le atmosfere sanguigne e scabrose del Verismo, in                    in un accorto gradiente di emozioni. Il compositore esitò a lungo, prima
realtà, ben poco si addicevano alla più delicata vena creativa del                 di inserire un così vasto assolo che blocca l’azione in un momento di
compositore toscano, che seppe trovare per la sua Tosca (come                      grande concitazione emotiva: ma contava su una rilevante capacità
vedremo) una via di mezzo tra le due diverse sensibilità. «È anche per             di recitazione da parte dell’interprete, e proprio per questo costellò
questa sua intenzionalità, che in qualche modo forzava la mano della               il pentagramma di una grande quantità di indicazioni agogiche, sia
sua più intima natura di musicista, che la Tosca avrebbe mostrato                  per l’interprete sia per l’orchestra: una pletora di piano, pianissimo,
in seguito […] una coesione diversa dalla perfezione della Bohéme,                 dolcissimo, con grande sentimento, e con precisi suggerimenti per le
momenti meno levigati e in genere un materiale musicale di spessore                necessarie prese di fiato. Non a caso, Vissi d’arte la troviamo inclusa
più grosso, una melodiosità più sanguigna e più ruvida, un’intonazione             d’obbligo nei recital di tutti i grandi soprano.
a momenti più incline agli effetti violenti ed immediati che non alla              Abbondano in compenso nel capolavoro pucciniano (eredità
paziente decantazione poetica» 12.                                                 ineludibile del testo originale di Sardou)i dialoghi melodici tra due
                                                                                   personaggi, all’interno dei quali trovano spazio tante arie ‘in miniatura’.
Musicalmente parlando, molte sono nella partitura le melodie che                   Si vedano, nei duetti tra i due amanti, la tenera invocazione di Floria
vanno e vengono, riaffiorano all’improvviso, raramente dispiegandosi               Non la sospiri la nostra casetta al primo atto; oppure i cunei effusivi di
nella loro interezza. Un tessuto musicale continuo, senza una trama                O dolci mani e di Amaro sol per te proposti dal pittore, nel terzo atto.
tradizionale di ‘episodi’, con una raffinata elaborazione di intrecci              Quanto alla lunga scena tra la protagonista e il brutale capo degli sbirri
motivici volta a realizzare una pertinente coloritura, oltre che                   papalini, che occupa una buona porzione del secondo atto, per la sua
una continua varietà di effetti sonori. Sembrerebbe a prima vista                  dirompente forza drammatica la si può considerare come uno dei più
economia di scala, un’ingannevole semplicità di costruzione: in realtà             alti ed appassionanti momenti del melodramma del primo Novecento.
Puccini è un architetto abilissimo e di gusto finissimo, creatore di               Anzi d’ogni tempo, a ben vedere. Con buona pace di qualche residuo
melodie avvolgenti e vertiginose, un concertatore prodigioso, capace               detrattore dell’arte pucciniana.
di «una estrema economia del materiale tematico in situazioni di
costante mutamento… con un risultato apparentemente scritto ‘di
getto’ mentre in realtà Tosca, come le sue altre opere, è risultato di
una soffertissima elaborazione»13.

Come quasi sempre in Puccini, mancano quasi del tutto in questa sua
quinta opera le vere, grandi arie solistiche, indice dell’insofferenza
nei confronti delle consuetudini ‘canoniche’. Tutta la prima breve
apertura lirica di Mario (Recondita armonia) la scopriamo raffreddata
dai borbottii del sagrestano (“a mezza voce brontolando”, indica
la partitura per i suoi pertichini); quanto allo slancio poetico di E
lucean le stelle, dura anch’esso poco più di un amen. Solo l’antipatico

12
     L. Pinzauti, Puccini: una vita, Firenze 1974.
13
     G. Dotto, Condìte armonie, Teatro La Fenice di Venezia, stagione 2001/2002.
l’Ouverture 1812 di Cajkovskij (1880) e all’inizio di Otello.
                                                                                   Il compito delle campane è da ritenersi decisivo per la ‘tinta’ dell’opera, fin dallo
p. 22                                                                                                                                                                       p. 23
                                                                              scorcio in cui il sagrestano recita l’Angelus (il cui trattamento musicale ricorda molto
L’orchestra                                                                   daperché
                                                                                   vicino la scena
                                                                                              campanain cui   Falstaff ode ididodici
                                                                                                          è catalizzatrice            tocchi della mezzanotte
                                                                                                                                 un atteggiamento   superstiziosotravestito da «Cac-
di Michele Girardi                                                            ciatore    nero», le
                                                                                  in ambedue      forse perché la
                                                                                                    situazioni).   Nelcampana
                                                                                                                        mattutinoè dell’atto
                                                                                                                                     catalizzatrice
                                                                                                                                               terzo di un atteggiamento
                                                                                                                                                     Puccini  ideò           supersti-
(su gentile concessione gratuita del Gran Teatro La Fenice)                       un  effetto  di spazialità   del  suono   da   manuale   d’orchestrazione;   per
                                                                              zioso in ambedue le situazioni). Nel mattutino dell’atto terzo Puccini ideò un effetto d
                                                                                  realizzarlo è necessario un set di campane che dovrebbero occupare
                                                                              spazialità   del suono da manuale d’orchestrazione; per realizzarlo è necessario un set d
Puccini trattò l’orchestra di Tosca in maniera peculiare. Se in Manon             otto diverse posizioni distendendosi su quattordici differenti altezze,
Lescaut aveva puntato particolarmente sull’uso di strumenti fuori
                                                                              campane
                                                                                  secondoche    dovrebbero
                                                                                              uno  schema basatooccupare
                                                                                                                       sullaotto   diverse posizioni
                                                                                                                               lontananza             distendendosi
                                                                                                                                            e sulla vicinanza   dei su quattordic
registro, raddoppi melodici e sonorità impastate, e nella Bohème              differenti
                                                                                  rintocchi (l’ultima nota è il Mi grave del ‘campanone’ di San Pietro che,vicinanza dei rin-
                                                                                           altezze, secondo     uno  schema     basato  sulla lontananza   e sulla
sulla decantazione delle tinte, nell’opera romana si trovava di fronte        tocchi   (l’ultima
                                                                                  secondo    Luiginota
                                                                                                   Ricci,è «va
                                                                                                           il Micollocato
                                                                                                                  grave delal ‘campanone’    di San Pietro
                                                                                                                              centro del palcoscenico,      che, la
                                                                                                                                                          dietro  secondo Luigi Ric-
al problema di rappresentare un’azione in continuo divenire, e aveva          ci, dipinta
                                                                                   «va collocato
                                                                                           cupola dialSan
                                                                                                       centro    del palcoscenico, dietro la dipinta cupola di San Pietro»):
                                                                                                             Pietro»):
quindi bisogno di realizzare un commento musicale in cui i temi                              meno lontano         meno vicino                                                                                                                        più lontano.........................................................
                                                                                                                                     più vicino........................           lontano...............................
entrassero in gioco grazie alla loro stessa costituzione, piegandosi ai                       5       5               6
                                                                                                                                       8                   8         8              3                   3             3
                                                                                                                                                                                                                                                      4         4          4         4
                                                                                                                                                                                                                                                                                               7         7
                                                                                                                                                                                                                                                                                                             4
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   7
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       4
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            7       7
                                                                                                                                                                                              8                   8        8      8                                                        vicino.................................................
numerosi cambiamenti di stati d’animo e ai frequenti colpi di scena                    1      1
                                                                                      lontanissimo
                                                                                                      7       7
                                                                                                     vicino.......
                                                                                                                      7                                                     5       5
                                                                                                                                                                           meno lontano
                                                                                                                                                                                            più vicino.......................
                                                                                                                                                                                                                                  1         1                   1                    1                   1
                                                                                                                                                                                                                                lontanissimo.................................................................          molto lontano.........

(secondo gli schemi di un ‘giallo’ d’impronta ‘politica’). Anche le                                                          3
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            2

melodie più ampie sono formate da cellule di piccole dimensioni, che                                                                             3                   3
                                                                                                                          lontano.......................................

vivono autonomamente nel tessuto orchestrale e contribuiscono in
modo decisivo a determinare il clima del lavoro.                                   Puccini seppe
                                                                                 Puccini    seppe anche trarre
                                                                                                            trarrepartito
                                                                                                                    partitodall’isolamento
                                                                                                                             dall’isolamento didi timbri
                                                                                                                                                   timbri puri, e realizzare per lo
 Puccini usò il timbro sia per fissare ‘realisticamente’ l’atmosfera, che     ro realizzare    per loro tramite
                                                                                   tramite collegamenti            collegamenti
                                                                                                             pregnanti    ad altripregnanti
                                                                                                                                     topoi deladmelodramma.
                                                                                                                                                  altri topoi del Un esempio, per
spesso passa dallo sfondo al primo piano (non solo l’alba romana                 melodramma.
                                                                              chiudere,            Un esempio,
                                                                                           sul clarinetto          per chiudere,
                                                                                                            che intona   la melodiasul più
                                                                                                                                       clarinetto
                                                                                                                                            famosache   intona la «E lucean le stel
                                                                                                                                                     dell’opera,
dell’atto terzo, ma anche il clima chiesastico che affumica d’incenso            melodia più famosa dell’opera, «E lucean le stelle». Anche nell’atto
                                                                              le».secondo
                                                                                    Anche nell’atto     secondo della Traviata il clarinetto accompagnava la stesura della
                                                                                             della Traviata il clarinetto accompagnava la stesura della
la trama e in particolare il solenne Te Deum del finale primo), sia per
mettere in fila gli indizi su cui si sviluppa la macchinazione, sin nel
                                                                              lettera
                                                                                 letterad’addio
                                                                                          d’addioperperAlfredo
                                                                                                         Alfredo da
                                                                                                                  da parte
                                                                                                                     parte didi Violetta.
                                                                                                                                Violetta.L’appassionato
                                                                                                                                           L’appassionatocogliecoglie istintivamente
minimo dettaglio. Un solo esempio: nell’istante prima che Floria ceda         unaistintivamente
                                                                                     sorta d’analogia    fra le d’analogia
                                                                                                    una sorta   due situazioni
                                                                                                                            fra legrazie  a quel timbro,
                                                                                                                                   due situazioni   grazie ae quel
                                                                                                                                                              al carattere disperato
al ricatto di Scarpia nel finale secondo, il suo rovello è rappresentato      di timbro,
                                                                                 entrambe  e allecarattere
                                                                                                  melodie.disperato di entrambe le melodie.
da una semplice terza minore La-Do, suggerita da legni e archi gravi;
il dettaglio potrebbe sfuggire se, poco dopo, mentre il barone cerca
l’intesa segreta con Spoletta e gli trasmette l’ordine falso, lo stesso
intervallo non fosse intonato con molta enfasi un tono sopra anche da
trombe e tromboni. In quel momento s’imprime nelle orecchie dello
spettatore che, quando udrà dagli archi la terza (maggiore: La-Do)
prima della fucilazione di Cavaradossi e subito dopo dai tromboni (Re-
Fa), non avrà difficoltà a collegare i due punti come parte di un unico
disegno criminoso, e a recepire come una tragica gag l’esclamazione
ammirata di Tosca («Là! Muori! / Ecco un artista!»).
Un ruolo importante è affidato agli strumenti in scena nella cerimonia
solenne che chiude l’atto primo; lo scorcio richiede quattro corni
e tre tromboni – il cui timbro rafforza la suggestione del richiamo
liturgico insieme a quello dell’organo – che si uniscono alla grancassa
e al cannone, un aerofono a suono indeterminato già comparso
nell’Ouverture 1812 di Cajkovskij (1880) e all’inizio di Otello.
Il compito delle campane è da ritenersi decisivo per la ‘tinta’ dell’opera,
fin dallo scorcio in cui il sagrestano recita l’Angelus (il cui trattamento
musicale ricorda molto da vicino la scena in cui Falstaff ode i dodici
tocchi della mezzanotte travestito da «Cacciatore nero», forse
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Le voci                                                                      tutelato l’effetto della perversione sessuale sadica che lo anima,
di Michele Girardi                                                           perché destinato a scoppiare all’improvviso, con un contrasto da cui
(su gentile concessione gratuita del Gran Teatro La Fenice)                  il dramma trae giovamento. Un mostro sì, ma in guanti gialli.
                                                                             A fronte di due personaggi così fortemente caratterizzati, Mario
Floria Tosca domina la scena fin da quando la si ode, da fuori, reclamare    Cavaradossi si è visto rimproverare l’indole ‘debole’: sin troppo
la piena attenzione del suo amante. Non è un carattere sfumato, anzi:        accondiscendente con la sua donna, sale a un eroico Si3 quando
pienamente volitiva è lei che, inseguendo l’idra fosca della gelosia (la     proclama di voler mettere in gioco la sua vita pur di salvare Angelotti
stessa malattia di Otello), mette i poliziotti sulle tracce di Angelotti     («La vita mi costasse»), e al La3 quando canta «Vittoria», rianimatosi
e, così facendo, inguaia Cavaradossi, causandone l’arresto. La               dopo aver subìto la tortura, ma in ambedue i casi più per concessione
tessitura è di due ottave piene, sfruttate per intero. Il suo impegno è      al rango tenorile, che per una reale forza interiore. Persino il suo
particolarmente improbo nell’atto secondo, non solo per la frequente         rifiuto di un sacerdote viene considerato un gesto blando per un
emissione del Do5, ma perché la voce deve sovrastare la piena                vero laico, più interessato alle gonne che alle nobili cause. Credo
orchestra, spesso spinta a tutta forza. Per vigore di carattere, unita       invece che si tratti non solo di un personaggio di alto profilo morale,
a un candore sin troppo esibito, è protagonista di un livello diverso        ma anche del carattere più moderno di tutta l’opera: il secco no
rispetto alle colleghe pucciniane, tanto che si ravvisano in lei i tratti    che oppone ai conforti religiosi basta e avanza, specie se si guarda
eroici delle prime donne verdiane, che l’infiammano, condizionandone         al contesto, per qualificarlo come un nobile oppositore a ‘valori’
la vocalità. Se non vi è dubbio che nell’espressione canora la parte         sin troppo distruttivi; è tanto laico da ritenere impossibile che una
erediti i tratti delle Leonore, Amelie e altri personaggi femminili di       donna giovane e affascinante si rechi in chiesa per pregare, ma
Verdi, tanto che la migliore interprete moderna del ruolo, Leontyne          dalla bellezza dell’Attavanti trae solo la conferma della passione che
Price, proviene da quei ranghi, tuttavia una sorta di ‘mal sottile’          lo lega a Floria, sulla base dei valori materiali che stanno alla base
morale che l’invade – non solo la gelosia, ma anche il bigottismo, e una     della sua etica, gli stessi che lo portano a proteggere un perseguitato
certa fragilità che la condiziona nello scontro diretto col barone – è       politico rischiando la vita, e a rimpiangere, in punto di morte, l’ultima
                         espressione tipica dell’estetica drammatica di      notte d’erotismo passata con Tosca. È Mario, del resto, a intonare la
                         Puccini.                                            melodia più importante dell’opera, quei dolci baci e languide carezze
                         Tosca trova il suo Jago nel barone Vitellio         che l’orchestra perora fragorosamente dopo che Floria si è gettata
                         Scarpia, parte di baritono sovente spinta agli      dai bastioni di Castel Sant’Angelo, legando il proprio suicidio al
                         estremi vocali acuti, che ne mettono in rilievo     sentimento sensuale dell’amante, che resta l’unico autentico valore
                         la forza perversa nel momento dell’eccitazione,     da rimpiangere in un mondo che ha fatto del cinismo bigotto la sua
                         così come quando deve far valere le ragioni del     unica regola.
                         perbenismo al suo ingresso in Sant’Andrea           Tosca schiera un ampio panorama di comprimari, ai quali non viene
                         della Valle (è certo preferibile danzare in         richiesta una particolare prestanza vocale, a eccezione di qualche
                         chiesa per la gioia di un «doppio soldo», come      passaggio più impegnativo per Angelotti, mentre devono essere
                         fanno i chierici, che andarci per dare la caccia    tutti buoni attori. Una battuta impagabile come quella di Sciarrone
                         a un perseguitato politico, con la speranza di      che, quando Scarpia gli ordina di sciogliere Cavaradossi dai nodi
                         raccogliere qualche preda femminile grazie al       della tortura, chiede, con un qualche rimpianto «Tutto?» deve essere
                         proprio potere). La parte, come peraltro l’intero   pronunciata con intenzione, perché fa parte di quella romanità
                         cast di Tosca, richiede un cantante-attore di       papalina intrigante degli sbirri, come il «Fiuto!… Razzolo!… Frugo!…»
                         prim’ordine, ma non uno dei troppi urlatori         di Spoletta. Di solito, in mancanza di una voce bianca all’altezza, lo
                         di cui è stata appannaggio per tradizione. Il       stornello romanesco viene affidato a una donna, ed è un peccato:
                         potere che questo losco figuro esercita, se         la voce di un bimbo è una luce preziosa d’innocenza proiettata in
                         pur fondato sulla forza, esige anche astuzia e      un panorama fosco e oppressivo, di cui smaschera la sostanziale
                         buone maniere, e la capacità di persuadere          depravazione.
                         quando è il caso. In questo modo viene meglio
p. 26                                                                                                                                                      p. 27

        Rappresentazioni di TOSCA                                                                                  1943
                                                                                                           Recite straordinarie
        al Teatro Mario Del Monaco di Treviso                                7/8 dicembre
        di Iorio Zennaro                                                     FLORIA TOSCA				Maria Carbone
                                                                             MARIO CAVARADOSSI			 Antonio Salvarezza
                                             1900                            IL BARONE SCARPIA			 Enrico De Franceschi
                       Stagione di autunno (23 ottobre – 11 novembre)        DIRETTORE				Manrico De Tura
        23/25/27/28/30 ottobre - 1/3/4/6/8/10/11 novembre                    M° DEL CORO				      Adolfo Fanfani
        FLORIA TOSCA				Ada Giacchetti                                       REGIA					Arsenio Giunta
        MARIO CAVARADOSSI			                        Enrico Caruso
        IL BARONE SCARPIA			                        Antonio Magini Coletti                                        1945
        CESARE ANGELOTTI			Silvio Beccucci                                                        Stagione di autunno (8 – 18 novembre)
        IL SAGRESTANO				Ettore Borelli                                      8 novembre
        SPOLETTA				Carlo Ragni                                              FLORIA TOSCA				Lina Berti
        SCIARRONE				Silvio Beccucci                                         MARIO CAVARADOSSI			 Mario Del Monaco
        DIRETTORE				Egisto Tango                                            IL BARONE SCARPIA			 Antenore Reali
        M° DEL CORO				                             Gioacchino Marin         DIRETTORE				Manno Wolf-Ferrari
        DIRETTORE DI SCENA			                       Napoleone Carotini       (2 recite)

                                             1929                                                                 1958
                             Stagione di autunno (3 – 11 novembre)                                Stagione di quaresima (27 – 30 marzo)
        6 novembre                                                           27 marzo
        FLORIA TOSCA				Bianca Scacciati                                     FLORIA TOSCA				Rita Saponaro
        MARIO CAVARADOSSI			  Antonio Melandri                               MARIO CAVARADOSSI			 Giuseppe Savio
        IL BARONE SCARPIA			  Gino Lulli                                     IL BARONE SCARPIA			 Domenico Malatesta
        DIRETTORE				Giacomo Armani                                          DIRETTORE				Alfredo Strano
        (3 recite)
        M° DEL CORO				       Sante Zanon                                                                           1965
        DIRETTORE DI SCENA			 Italo Capuzzo                                         Stagione di primavera sotto il patrocinio dell’ENAL (13 – 16 maggio)
                                                                             13/16 maggio
                                                                             FLORIA TOSCA				Bornigia Paola Perali/
                                             1938                            					Maria Angela Rosati
                             Stagione di autunno (3 – 11 novembre)           MARIO CAVARADOSSI			                          Franco Castellana
        5 novembre                                                           IL BARONE SCARPIA			                          Giovanni Ciminelli
        FLORIA TOSCA				Margherita Grandi                                    CESARE ANGELOTTI			Franco Federici
        MARIO CAVARADOSSI			 Giuseppe Lugo                                   IL SAGRESTANO/SCIARRONE		                     Giorgio Onesti
        IL BARONE SCARPIA			 Luigi Rossi Morelli                             SPOLETTA				Gabriele De Julis
        DIRETTORE				Antonino Votto                                          DIRETTORE				Ottavio Ziino
        (2 recite)                                                           REGIA					Carlo Acly Azzolini
        M° DEL CORO				      Everardo Bernardelli

                                              1941
                             Stagione di autunno (9 – 16 novembre)
        15/16 novembre
        FLORIA TOSCA				Eleonora Visciola
        MARIO CAVARADOSSI			 Giovanni Malipiero
        IL BARONE SCARPIA			 Vincenzo Guicciardi
        DIRETTORE				Giovanni Frattini
        M° DEL CORO				      Giuseppe Caleffa
p. 28                                                                                                                                              p. 29

                                         1967                                                                 1989
               I. Autunno Musicale Trevigiano (3 novembre – 3 dicembre)              Autunno Musicale Trevigiano (19 settembre – 17 dicembre)
    10/12 novembre                                                        27/29/31 ottobre
    FLORIA TOSCA				Orianna Santunione                                    FLORIA TOSCA				Giovanna Casolla
    MARIO CAVARADOSSI			                        Amedeo Zambon             MARIO CAVARADOSSI			Nunzio Todisco
    IL BARONE SCARPIA			                        Mario Zanasi              IL BARONE SCARPIA			                        Silvano Carroli
    CESARE ANGELOTTI			Alessandro Maddalena                               CESARE ANGELOTTI			                         Giovanni Antonini
    IL SAGRESTANO				Virgilio Carbonari                                   IL SAGRESTANO				Giancarlo Ceccarini
    SPOLETTA				Augusto Pedroni                                           SPOLETTA				Romano Emili
    SCIARRONE				Bruno Grella                                             SCIARRONE				Adriano Tomaello
    UN CARCERIERE				Attilio Barbesi                                      UN CARCERIERE				Roberto Santini
    DIRETTORE				Ugo Rapalo                                               UN PASTORE				Grazia Patella
    REGIA					Antonello Madau Diaz                                        DIRETTORE				Sandro Sanna
                                                                          REGIA					Stefano Piacenti
                                        1974
                Autunno Musicale Trevigiano (9 ottobre – 22 dicembre)                                         1996
    6/8/10 novembre                                                                 Autunno Musicale Trevigiano (27 settembre – 30 novembre)
    FLORIA TOSCA				Gianna Galli                                          25/27 ottobre
    MARIO CAVARADOSSI			                      Ruggero Bondino             FLORIA TOSCA				Jeanne-Michele Charbonnet
    IL BARONE SCARPIA			                      Mario Sereni                MARIO CAVARADOSSI			                       Alberto Cupido
    CESARE ANGELOTTI			                       Giovanni Antonini           IL BARONE SCARPIA			                       Francesco Ellero D’Artegna/
    IL SAGRESTANO				Giorgio Tadeo                                        					Silvano Carroli [27.10]
    SPOLETTA				Franco Ricciardi                                          CESARE ANGELOTTI			Armando Caforio/
    SCIARRONE				Carlo Proverbio                                          					Frano Lufi [27.10]
    UN CARCERIERE				Bruno Tessari                                        IL SAGRESTANO				Alfredo Mariotti
    DIRETTORE				Carlo Franci                                             SPOLETTA				Enrico Cossutta/
    REGIA					Filippo Crivelli                                            					Iorio Zennaro [27.10]
                                                                          SCIARRONE				Davide Rocca
                                                                          UN CARCERIERE				Frano Lufi/
                                       1980                               					Riccardo Iacopone [27.10]
               Autunno Musicale Trevigiano (19 ottobre – 19 dicembre)     UN PASTORE				Rachele Sacco
    24/26/28/30 ottobre                                                   DIRETTORE				Maurizio Arena
    FLORIA TOSCA				Giovanna Casolla                                      REGIA					Bepi Morassi
    MARIO CAVARADOSSI			                      Ottavio Garaventa
    IL BARONE SCARPIA			                      Kari Nurmela                [Produzione proveniente dal Teatro “La Fenice” di Venezia]
    CESARE ANGELOTTI			                       Giovanni Antonini           (2 recite)
    IL SAGRESTANO				Guido Mazzini
    SPOLETTA				Aronne Ceroni
    SCIARRONE				Bruno Tessari
    UN CARCERIERE				Gianni Brunelli
    DIRETTORE				Roberto Manfredini
    REGIA					Dario Dalla Corte
p. 30                                                                                                                                                                                               p. 31

                                    2008                                                        Gli interpreti                      di Lammermoor all’Opéra de          Fondazione Arena di Verona
                               Teatro Comunale                                                                                      Toulon, Nabucco alla Deutsche       in due importanti produzioni.
 7/8/9 novembre – 6 novembre (Anteprima giovani)                                                                                    Oper di Berlino, La bohème al       Dirige inoltre il Coro Lirico
 FLORIA TOSCA				Antonia Cifrone/                                                                                                   Teatro La Fenice di Venezia,        Veneto e importanti gruppi
 					Olga Perrier * [6/9.11]                                                                                                       Rigoletto alla Semperoper di        amatoriali come Insieme Corale
 MARIO CAVARADOSSI			                     Alejandro Roy/                                                                            Dresda, L’elisir d’amore allo       Ecclesia Nova, il Coro Maschile
                                                                                                                                    Sferisterio di Macerata, La         La Stele e il Coro Marc’Antonio
 					Lorenzo Decaro * [6/9.11]                                                                                                     Traviata alla Oper Frankfurt,       Ingegneri di Verona.
 IL BARONE SCARPIA			                     Giuseppe Altomare/                                                                        West Side Story al Maggio           Guida sin dalla sua fondazione
 					Claudio Sgura [6/8.11]                                                                                                        Musicale Fiorentino; tra            l’Accademia di Direzione Corale
 CESARE ANGELOTTI			Alessandro Spina/                                                                                               gli impegni futuri Macbeth          “Piergiorgio Righele”, dove è
 					Desaret Lika [6/9.11]                                                                                                         all’Opernhaus di Zurigo, 7 minuti   docente principale di tecnica
 IL SAGRESTANO				                        Mirko Quarello *                                                                          (nuova opera di Battistelli)        e concertazione. È invitato
 SPOLETTA				Massimo Cagnin                                                                                                         all’Opéra National de Lorraine      nelle giurie di prestigiosi
 SCIARRONE				Siro Antonelli                                                                                                        di Nancy, La Favorite a Palermo,    concorsi ed è chiamato a tenere
 UN CARCERIERE				William Corrò                                                                 Francesco Lanzillotta               La Traviata a Venezia, Le nozze     masterclass di canto corale, di
 UN PASTORE				Valeria Cazacu                                                                   maestro concertatore                di Figaro a Mosca, Carmen           direzione e sulla leadership.
                                                                                                e direttore                         a Macerata; una nuova               Fa parte della Commissione
 DIRETTORE				Giampaolo Bisanti
                                                                                                È considerato uno dei più           produzione de Il viaggio a Reims    Artistica dell’ASAC Veneto e
 REGIA					Massimo Gasparon                                                                                                         alla Semperoper di Dresda e Le      collabora con le più importanti
                                                                                                interessanti giovani direttori
 * (Vincitori del XXXVIII Concorso Internazionale per cantanti “Toti Dal Monte” Treviso 2008)   nel panorama musicale italiano.     nozze di Figaro a Pechino. Tra      istituzioni corali nazionali e
                                                                                                Ha diretto nei più importanti       gli impegni futuri: Risurrezione    internazionali. È direttore
                                                                                                teatri italiani ed è regolarmente   a Firenze, Il viaggio a Reims a     artistico del Festival corale
                                                                                                ospite di importanti compagini      Valencia, Un ballo in maschera      internazionale “VOCE!” e
                                                                                                orchestrali, fra le quali           a Budapest, Rigoletto ad            del Festival della vocalità
                                                                                                l’Orchestra Nazionale della RAI     Amburgo, Tosca a Macerata,          “Dodekantus”.
                                                                                                di Torino, Orchestra Haydn di       Aida a Brisbane, L’elisir d’amore
                                                                                                Bolzano, Filarmonica Toscanini      a Monaco.
                                                                                                di Parma, Orchestra Regionale       È regolarmente invitato
                                                                                                Toscana. È stato direttore          dalla Tokyo Philharmonic,
                                                                                                musicale dell’Orchestra             dall’Orchestra Rai di Torino,
                                                                                                Filarmonica Toscanini per           dalla Czech Philharmonic.
                                                                                                quattro anni, e continua
                                                                                                con questa Istituzione una
                                                                                                collaborazione regolare per
                                                                                                altri progetti.
                                                                                                Si dedica intensamente alla
                                                                                                musica del XX secolo e all’opera
                                                                                                contemporanea. Ha inaugurato
                                                                                                il Macerata Opera Festival                                              Livia Rado
                                                                                                nel 2015 dirigendo Rigoletto                                            maestro del coro
                                                                                                e nel 2017 viene nominato                                               di Voci Bianche
                                                                                                Direttore Musicale del Festival.                                        Si distingue per la sua attività
                                                                                                Nella stagione 2016-17 ottiene                                          costantemente rivolta al
                                                                                                grande successo nel debutto                                             repertorio contemporaneo,
                                                                                                con la Tokyo Philharmonic           Matteo Valbusa                      avendo eseguito numerosissime
                                                                                                Orchestra, all’Opera Nazionale      maestro del coro                    prime assolute di compositori
                                                                                                di Montpellier, al Teatro           Direttore d’orchestra, maestro      provenienti da tutto il mondo.
                                                                                                dell’Opera di Essen, nelle          di coro e insegnante. Dopo la       Voce dell’Ensemble L’arsenale,
                                                                                                produzioni di Roberto Devereux      maturità classica, si è laureato    ha collaborato inoltre con gli
                                                                                                con Mariella Devia a Genova e       brillantemente in Scienze dei       ensemble Algoritmo, Prometeo,
                                                                                                Mosca, nella Norma a Tokyo e        beni culturali, Direzione di        Contempoartensemble,
                                                                                                al Rossini Opera Festival con       Coro e Direzione d’Orchestra,       Ex Novo, RepertorioZero,
                                                                                                Torvaldo e Dorliska, in cui viene   perfezionandosi in decine di        Eutopia, Ensemble U, Hyoid,
                                                                                                unanimemente acclamato dalla        corsi e masterclass in tutta        Aton et Armide. Si è esibita
                                                                                                critica.                            Europa.                             per La Biennale di Venezia,
ENRICO CARUSO “Mario Cavaradossi” e ETTORE BORELLI (il sagrestano) nel suo                      Tra gli impegni recenti: Lucia      Nel 2019 ha diretto il Coro della   Nuova Consonanza (Roma),
debutto in TOSCA al Teatro di Treviso (23 ottobre 1900)
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