RENZO ULIVIERI DONNACHIARA PIZZERIA "DA MICHELE" - Foto Ciro De Luca - Magazine Napoli

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RENZO ULIVIERI DONNACHIARA PIZZERIA "DA MICHELE" - Foto Ciro De Luca - Magazine Napoli
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                          La Città – La Squadra – Gli Eventi     numero 10 del 26 maggio 2019

                                                                        LE STORIE

                                                                  RENZO ULIVIERI

                                                                   DONNACHIARA

                                                               PIZZERIA “DA MICHELE”

                                                                                          ALL'INTERNO INSERTO SPECIALE SU “NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA’’

                 R I P R OV I A M O C I                                Foto Ciro De Luca
RENZO ULIVIERI DONNACHIARA PIZZERIA "DA MICHELE" - Foto Ciro De Luca - Magazine Napoli
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COPERTINA
                                                                 di Giovanni Gaudiano
                                                                   foto di Ciro De Luca

Ancelotti
il nostro

    1
numero

            Oggi a Bologna termina di fatto              all'obiettivo del fotografo, Ciro
            la prima stagione di Carlo                   De Luca, e di tutti quelli che con
            Ancelotti sulla panchina del                 i l c e l l u l a r e h a n n o vo l u t o
            Napoli. Nella sua recente visita             immortalare il momento.
            alla redazione del quotidiano                Nel piccolo rinfresco
            “Roma”, ospite del direttore                 organizzato ha assaggiato un
            A n t o n i o S a s s o, i l t e c n i c o   dolce, ha evitato il fritto, poi si è
            emiliano ha ripercorso l'intera              s o f f e r m at o a g u a r d a r e l a
            stagione del Napoli ma ha anche              collezione di prime pagine
            parlato della città, del suo                 disposte sulle mura della
            rapporto con i napoletani senza              redazione, ascoltando con
            dimenticare le sue origini.                  attenzione il racconto del
            Ancelotti ha stretto con calore le           direttore Sasso sulla nascita del
            mani di tutti i presenti, ha                 più antico quotidiano di Napoli e
            ascoltato brevi storie con                   sulla ragione del suo nome.
            interesse, ha dispensato il suo              Il tutto con una semplicità e
            franco sorriso a chiunque lo                 con una disponibilità che ha
            abbia avvicinato e si è prestato             riproposto durante il fuoco
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RENZO ULIVIERI DONNACHIARA PIZZERIA "DA MICHELE" - Foto Ciro De Luca - Magazine Napoli
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incrociato delle domande rivoltegli dai
redattori del “Roma”.
    «Mi ripeto, Napoli è una città eccezionale.
Abito in alto e dormo con le tapparelle alzate
perché ho il privilegio di assopirmi con lo
spettacolo delle luci del golfo e svegliarmi con il
primo sole che illumina questa splendida città».
Qualcuno prova a chiedergli cosa pensa che
proverà quando lascerà la nostra città, è una
domanda alla quale Ancelotti si capisce non
vorrebbe rispondere ma non la elude.
   «Non ci penso, vorrei restare il più a lungo               predecessore e non è neanche il modo per
possibile per portare a compimento un progetto                contare su un giusto contratto. Il tecnico è
vincente. Non sono venuto a pettinare le                      credibile quando esprime il suo piacere
bambole, cosa che ho detto anche a Dimaro lo                  nell'essere alla guida di questa squadra.
scorso anno, anche se qualcuno ha pensato che                 E quando qualcuno gli chiede che idea si è
volessi alludere all'impegno di vincere lo                    fatto dei napoletani, ecco la conferma.
scudetto sin da subito».                                          «Sono persone pronte ad aiutarti, qualche
Il tecnico ancora una volta esprime con                       volta magari eccedono nella disponibilità ma
chiarezza i suoi pensieri. Napoli per Carlo                   mi ricordano tanto la vita e le consuetudini dei
Ancelotti, nelle sue intenzioni, non è una                    contadini della mia terra, quella dove darsi una
stazione di transito, non è un trampolino di                  mano a vicenda era la regola spontanea che
lancio come lo è stato per qualche suo                        non aveva bisogno di nessuna richiesta. Sono
                                                              emiliano, sono nato e cresciuto in una famiglia
                                                              con queste caratteristiche ed oggi mi piace
                                                              stare con chi mi riconosce, mi sorride, mi apre
                                                              la propria porta invitandomi a prendere un
                           caffè anche se poi in qualche caso si eccede in confidenza. Finisco per
                           comprenderlo, ne capisco le motivazioni che sono da cercare nelle caratteristiche
                           proprie del popolo napoletano e sorrido perché in fondo è giusto così».
                           Poi la conversazione si sposta anche sugli affetti, sulla famiglia. Qual è il
                           rapporto con i suoi figli, che padre pensa di essere stato?
                              «Sono stato sempre presente, anche se la mia attività mi ha portato a viaggiare
                           molto ed essere lontano da casa. Non ho mai cercato di imporre ai miei figli le mie
                           idee. Li ho seguiti, ho favorito per quanto possibile la realizzazione dei loro
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RENZO ULIVIERI DONNACHIARA PIZZERIA "DA MICHELE" - Foto Ciro De Luca - Magazine Napoli
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progetti. A Davide, che da un po' di tempo
lavora con me, ho sempre detto che bisogna
studiare di continuo, prepararsi, migliorarsi
senza considerarsi mai arrivati».
Tornando al Napoli, che rapporto esiste tra
Ancelotti e De Laurentiis?
  «È una domanda che mi viene rivolta spesso.
Con il presidente non c'è mai stata una
discussione. Abbiamo idee e visione del calcio
molto simili. Poi ha saputo portare in questi
anni il Napoli ad un livello importante e credo
che lavorando insieme si possa fare ancora
tanto».
Allora ci sarà un mercato importante con
l'arrivo di qualche fuoriclasse per puntare
allo scudetto, all'Europa?
   «Il Napoli è una società sana, amministrata
con criterio ed equilibrio e non sarò certo io               se venire a Napoli per problemi di natura
quello che modificherà quella che ritengo essere             personale. Infine sento dire che ci sarebbe chi
una virtù. Si fanno i nomi di tanti giocatori in             voglia cambiare maglia ma ad oggi nessuno mi
entrata, alcuni però non sono alla nostra portata            ha chiesto di andar via. Stiamo seguendo
(ad esempio Barella, ndr) e quindi non è vero che            comunque molti profili, giovani interessanti e
li seguiamo. Poi ci sono quelli che sono indecisi            già pronti, cercheremo di scegliere quelli più
                                                             adatti al Napoli, alla società ed alla città».
                                                             Si parla molto della fascia di capitano
                                                             affidata dopo la partenza di Hamsik ad
                                                             Insigne. Lo stesso presidente ha dichiarato
                                     che forse non è il profilo più giusto per questo particolare onere
                                     ed onore allo stesso tempo.
                                          «Penso che in campo e fuori i capitani debbano essere tanti. La
                                     personalità non ha il suo peso solo nello spogliatoio o nei rapporti in
                                     campo con l'arbitro. Gente come Mertens, Callejon sono dei
                                     trascinatori in campo come in panchina, durante gli allenamenti e poi
                                     anche nella riservatezza dello spogliatoio, dove le parole hanno il loro
                                     peso e gli esempi sono di un'importanza capitale».
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RENZO ULIVIERI DONNACHIARA PIZZERIA "DA MICHELE" - Foto Ciro De Luca - Magazine Napoli
Che valore dà alla sua prima stagione in
azzurro?
   «Credo che abbiamo fatto abbastanza bene.
Essere secondi con largo anticipo, aver
disputato un buon girone di Champions e poi
essere arrivati ai quarti in Europa League
ritengo che non possa essere valutato con un
segno negativo. Il Napoli è una società con le
idee chiare. Faremo tutto il possibile per
rinforzare la squadra e per giocare in uno stadio
pieno che serve sempre, come ha dimostrato il
ritorno di Champions della sfida Liverpool –
Barcellona. Il Napoli non può prescindere dai
suoi tifosi».
Terminate le domande, è arrivato il tempo della
conversazione libera da microfoni, registratori.
Poi i saluti e la consapevolezza che davvero la
città gli sia entrata nel cuore. Ancelotti ha le
idee chiare, ha l'esperienza e la storia
professionale dalla sua parte. Ora tocca alla
città capire che la capacità professionale,                   non deve dimostrare nulla. E tocca anche ai
l'educazione, l'equilibrio e la comprensione                  media evitare di soffermarsi su particolari di
sono valori incommensurabili e che Ancelotti                  dubbio gusto e di poca importanza. Il tecnico
                                                              ha spiegato con chiarezza il suo pensiero,
                                                              arrivando addirittura a parlare del suo
                                                              contratto pur di tentare di evitare inutili
                                                              polemiche. Se qualcuno ha pensato di metterlo
                                      in discussione, probabilmente ha dimenticato non solo la storia
                                      professionale di Carlo Ancelotti ma soprattutto la sua capacità di
                                      essere un uomo, un “leader calmo” capace di far prevalere sempre la
                                      lealtà nei suoi discorsi. Bisogna attendere, pazientare, sostenere la
                                      squadra, circondarla di quel calore che per decenni è stato proverbiale
                                      per la maglia azzurra e lasciarlo lavorare in tranquillità, come fece il
                                      Milan di Berlusconi nell'anno in cui partì malissimo e poi seppe
                                      riprendersi ed andare a vincere.
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RENZO ULIVIERI DONNACHIARA PIZZERIA "DA MICHELE" - Foto Ciro De Luca - Magazine Napoli
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IN QUESTO NUMERO

 Numero 10 del 26/05/19
 In copertina:
 Carlo Ancelotti pronto a
 rilanciarsi nella mischia per
 portare il suo Napoli al
 vertice.
 Foto di Ciro De Luca
                                                                              Ilaria Petitto con Riccardo Cotarella
                                                                                              ‘‘Donnachiara’’ pag.47

   LA SQUADRA                       LE OPINIONI                      LE STORIE                  GLI EVENTI

          Vs

13 Quella domenica di            28 Renzo Ulivieri -             47 “Donnachiara”            70 Ranieri - Lioniello
   gloria e baldoria a              Il Toscanaccio                 di Giovanni Gaudiano         e la Red Velvet
   Bologna                          Incatenato                   58 Pizzeria                    di Lorenzo Gaudiano
   di Mimmo Carratelli              di Pier Paolo Cattozzi          “Da Michele” di          74 Corto Maltese: Un
17 Daniele Portanova             35 Di Fusco: Portiere,             Bruno Marchionibus          viaggio straordinario
   Tifo per entrambe                preparatore e ...                                           di Marco Boscia
   di Salvatore Caiazza             attaccante di                   LA CITTÀ                 81 Sergio Brancato
20 La sfida                         Bruno Marchionibus                                          L'emozione della
   Ruiz vs Dzemaili              38 Karim Zedadka                                               sorpresa
  di Marco Boscia                   Esterno o                                                   di Marina Topa
23 Profili - Callejon e la          centrocampista?
   sua maglia azzurra               di Gianluca Mosca
   di Lorenzo Gaudiano           41 Montervino
26 Bologna - Napoli                 Capitano azzurro
   Ultimo atto della                per sempre
   stagione di                      di Marco Boscia
   Bruno Marchionibus            44 Quanto vale il               53 MAV - Ercolano
                                    secondo posto del               di Lorenzo Gaudiano
                                    Napoli?                      63 Castel Sant’Elmo
                                    di Francesco                    di Domenico Sepe
                                    Marchionibus                 67 Fantasmi al castello
                                                                    di Paola Parisi
                                                                 78 La famiglia
L'inserto speciale su “Napoli Teatro Festival Italia”               di Ciro Chiaro
è stato realizzato da Giovanni Gaudiano
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La Città – La Squadra – Gli Eventi

                                                     n.10 del 26 maggio 2019
                                                     AUT. TRIBUNALE                DI      NAPOLI N. 50   DEL
                                                     8/11/2018

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                                                     GIOVANNI GAUDIANO

                                                     COORDINATORE EDITORIALE/
                                                     LORENZO GAUDIANO

                                                     REDAZIONE/
                                                     MARCO BOSCIA,
                                                     BRUNO MARCHIONIBUS

                                                     PROGETTO GRAFICO
                                                     ART DIRECTOR/
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 CON IL QUOTIDIANO ROMA DOMENICA 16 GIUGNO    2019   REDAZIONE@NAPOLIMAGAZINE.IT
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TESTIMONE DEL TEMPO
                                                                                      di Mimmo Carratelli

Quella domenica di gloria
e baldoria a Bologna per
   il secondo scudetto
                                                                  incitavano: “Campioni! Campioni!”. Era la
                                                                  penultima giornata, in testa Napoli e Milan a
                                                                  pari punti (47). Il Napoli giocò a Bologna e la
                                                                  squadra emiliana non aveva alcun problema
                                                                  di classifica. Il Milan di Sacchi e dei tre
                                                                  olandesi giocò a Verona e i veneti penultimi
                                                                  lottavano per la salvezza, allenatore Bagnoli
                                                                  che, cinque anni prima, col Verona aveva
                                                                  vinto lo scudetto. Mentre a Bologna fu una
Careca e Maradona                                                 festa, a Verona fu un dramma. Al Milan era

D          opo un quarto d'ora era 3-
           0 per il Napoli. Domenica
           indimenticabile a
Bologna, il giorno della svolta per il
secondo scudetto, 22 aprile 1990.
                                             già accaduto di perdere a Verona lo scudetto del 1973 a vantaggio
                                             della Juventus. La storia si ripeté e se ne avvantaggiò il Napoli di
                                             Maradona. Col Napoli sul 3-0 a Bologna, il Milan rimaneva
                                             inchiodato sullo 0-0 a Verona. Poco dopo la mezz'ora, i rossoneri
                                             andarono in
Po m e r i g g i o d i s o l e , t u t t a   vantaggio con
napoletana la curva San Luca dello           Marco Simone.
stadio bolognese. E proprio nella            Tornò la parità in
porta sottostante quella curva il            classifica col
Napoli maramaldeggiò con un                  Napoli. Molto
inizio fulminante. Tre minuti ed era         nervoso Sacchi da
già gol. Sul cross di Corradini,             bordo-campo. I l
Careca sgusciò in area fra due               Milan aveva
difensori bolognesi e insaccò con un         giocato quattro
formidabile destro. Sei minuti dopo,         gior ni prima a
sulla rimessa laterale di Crippa,            Monaco di Baviera
Maradona se ne andò sul centro-              perdendo col
destra e di sinistro, dal limite, infilò     Bayern 1-2 nella
il pallone del raddoppio                     semifinale di
nell'angolino basso più lontano. Al          ritorno della
15' un colpo di tacco di Careca              C o p p a d e i
lanciò in gol Francini. I bolognesi ci       Campioni. La                                                Francini
                                                         13
TESTIMONE DEL TEMPO

                                        sconfitta non pregiudicò il passaggio dei rossoneri
                                        alla finale perché il Milan aveva vinto a San Siro 1-
                                        0. La squadra di Sacchi era comunque stanca per la
                                        trasferta europea. A Verona, Gullit entrò solo dopo
                                        un'ora al posto di Simone. Ancelotti non giocò. A
                                        Verona il Milan fu stanco e nervoso nel duello a
                                        distanza col Napoli. Il peggio accadde nella ripresa
                                                         quando il Verona prima pareggiò
                                                         con Sotomayor (63'), poi andò al
                                                         sorpasso con Pellegrini (89'),
                                                         mentre a Bologna il Napoli
                                                         t r i o n f ava 4 - 2 e i b o l og n e s i
Alemao                                                   intonavano agli azzurri:
                                                         “Vincerete, vincerete il tricolor”. A
                                                         Verona, arbitro Rosario Lo Bello, al
                                                         Milan saltarono i nervi dopo avere
                                                         protestato per due falli su Massaro
                                                         e Van Basten in area veronese. Il
                                                         primo intervento era da rigore, ma
                                                         Lo Bello lo ignorò. Van Basten e
                                                         Rijkaard furono i più violenti nelle
                                                         proteste contro l'arbitro
                                                         s i r a c u s a n o. F u r o n o e s p u l s i
                                        entrambi dopo il pareggio del Verona. Lo Bello
                                        mandò fuori anche Sacchi e Costacurta dopo il
Alberto Bigon                           vantaggio veronese. Un putiferio. A Bologna, De

Napoli 1989-90 Campione d'Italia
                                   14
Arrigo Sacchi
Marchi e Iliev per i rossoblù e Alemao per gli azzurri completarono il 4-2 finale del Napoli. Il Napoli balzò
a 49 punti, il Milan rimase a 47. Scudetto agli azzurri. Nell'ultima giornata, il Napoli batté la Lazio al San
Paolo 1-0 (7' Baroni) e il Milan vinse contro il Bari a San Siro 4-0. Non cambiò nulla, Napoli campione
d'Italia. Il Verona, dopo la vittoria sul Milan, perse a Cesena e retrocesse. Il Napoli, allenato da Alberto
Bigon, giocò a Bologna con: Giuliani, Ferrara, Francini, Crippa, Alemao, Baroni, Corradini, De Napoli,
Careca (88' Zola), Maradona, Carnevale. Il Milan vinse poi la Coppa dei Campioni battendo il Benfica
nella finale di Vienna (1-0, gol di Rijkaard). Diciassette anni prima, all'ultima giornata, il Milan era in
testa con un punto di vantaggio sulla Juventus. Naufragò a Verona (3-5) mentre la Juve vincendo in
trasferta sulla Roma (2-1) sorpassò i rossoneri e conquistò lo scudetto: Juventus 45 punti, Milan 44. Era il
Milan di Rocco (espulso a Verona come poi capitò a Sacchi) con Rivera e Chiarugi. L'allenatore di quel
Verona era Cadè.

                                                      15
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L'INTERVISTA

Daniele Portanova: Tifo per entrambe

              Legato a tutte le squadre dove ha giocato
         il difensore romano a casa può tifare solo Napoli.
                         I due figli Manolo
             e Denis vogliono seguire le orme del padre
                                          di Salvatore Caiazza
Il Napoli nel cuore. Ma anche il Bologna e tutte         presupposti per poter puntare al massimo. Non
le squadre dove ha giocato. Non a caso si è              a caso nel 2004, una volta conquistata la
tatuato addosso tutte le maglie che ha indossato.        permanenza tra i cadetti, quella società fallì.
Daniele Portanova ha concluso la sua carriera            Portanova aspettò fino all'ultimo giorno utile,
nel Siena in serie C ma nella stagione 2003-2004         sperando di poter rimanere anche con la nuova
si tolse la soddisfazione di giocare con i colori        gestione. Ma poi accettò la richiesta del Siena
azzurri, quelli della squadra del cuore di sua           dove si espresse a grandissimi livelli. Nel 2009
moglie Tonia. Fu una gioia unica quando al               fu acquistato dal Bologna dove ci restò fino al
Messina arrivò la richiesta per questo gigante           2013. È stata una grande esperienza anche con i
biondo di Fiumicino che grazie alla sua voglia di        felsinei dove, come sempre, ha dato tutto. Ma
giocare al calcio riuscì a raggiungere il mondo          ogni qualvolta che doveva affrontare il Napoli
professionistico e uno dei club più ambiti in            era un pugno nello stomaco. Anche perché
Italia. All'epoca non era il Napoli di oggi. Si          aveva tutta la famiglia contro a livello di tifo. La
navigava a vista in serie B e non c'erano i              squadra di Ancelotti chiude questo torneo
                                                    17
L'INTERVISTA

        proprio al Dall'Ara dove l'ex difensore romano ha vissuto grandi emozioni. Con il
        Bologna e contro il Napoli.
        Che sfida è per lei Bologna-Napoli?
            «Beh, è sempre qualcosa di speciale. Lo era da giocatore, lo è da spettatore. Ho
        vissuto solo un anno in azzurro ma è come se fossero dieci per l'intensità. Avendo una
        moglie napoletana, si può capire come fu accolta la notizia del mio trasferimento al
        Napoli. Fu una sensazione unica passare dal Messina al club partenopeo. Non ci pensai
        su due volte e subito accettai lasciando, però, una parte del mio cuore in Sicilia. Devo
        tanto al Messina perché mi ha fatto conoscere a certi livelli. Con il Bologna sono
        cresciuto molto, addirittura ho indossato la fascia di capitano».
                                                          Quindi per chi fa il tifo?
                                                              «Per entrambe. Ma è così con tutte
                                                          le mie ex squadre che si affrontano.
                                                          Certo il Napoli è sempre presente
                                                          perché a casa mia si parla napoletano.
                                                          Da mia moglie ai suoi parenti ma
                                                          anche i miei figli. Se vado a Bologna,
                                                          però, ancora mi fermano per strada e
                                                          mi fanno i complimenti per ciò che ho
                                                          dato».
                                                          Infatti lei non si è mai tirato
                                                          indietro nelle battaglie in mezzo al
                                                          campo …
                                                              «Sono partito dal basso, so che cosa
                                                          significa soffrire e una volta arrivato a
                                                          certi livelli non ho perso l'umiltà che
                                                          avevo. A Napoli, poi, rischi di perdere
                                                          il controllo visto e considerato che ti
                                                          fanno sentire un dio. Se sei un
                                                          calciatore azzurro ed esci per strada
                                                          vieni subito riconosciuto. E vi assicuro
                                                          che è bello. Non capisco come
                                                          qualcuno si possa lamentare di questa
                                                          notorietà. Poi quando finisci di giocare
                                                          al calcio ti manca qualcosa».
                                                          Che stagione è stata per il Napoli?
           «Il secondo posto è un grande obiettivo. Averlo conquistato un mese prima poi fa
        capire il grande lavoro che è stato fatto. Ancelotti ha portato tanta esperienza ma
        quest'anno la Juventus era difficile da combattere. Quando compri il calciatore più
        forte al mondo, in Italia poi non ce ne è per nessuno. In Europa i bianconeri hanno
        mostrato dei limiti ma nel nostro campionato è tutto diverso».
        Peccato non essere riusciti a vincere un trofeo …
                                        18
«Abbiamo visto anche a livello europeo che cosa significa la Premier. Quattro squadre inglesi nelle
finali di Champions ed Europa League. Il Napoli è calato, da gennaio in poi non è stato più lo stesso. C'è
stato un crollo che è stato determinante contro l'Arsenal. Un peccato».
                                       Il Bologna, invece, si è salvato dopo un periodo dove ha
                                       rischiato ...
                                            «Mihajlovic ha portato la sua determinazione dentro lo
                                       spogliatoio. Ha fatto capire ai calciatori come si deve andare in
                                       campo a prescindere dalla tattica. E si è salvato».
                                       Lei ha quattro figli di cui due sono nel settore giovanile di
                                       grandi club della stessa città. Manolo alla Juventus e Denis al
                                       Torino. Figli d'arte crescono …
                                           «Sono cresciuti con il pallone e ho cercato di inculcargli la
                                       mentalità sportiva. Poi hanno fatto tutto loro. Dopo aver smesso
                                       di giocare, cerco di seguirli da vicino sperando che possano
                                       diventare dei grandi calciatori senza, però, mai perdere l'umiltà. È
                                       fondamentale in questo sport altrimenti si perde di vista tutto».
                                       Tornando al Napoli, cosa serve per poter essere più
                                       competitivi?
                                              «Ancelotti ha detto che non ci saranno calciatori che
                                       guadagneranno dieci milioni di euro a stagione. Ed è giusto così.
                                       Io ho vissuto il fallimento del Napoli e vi assicuro che non è una
                                       bella sensazione. Quindi va bene il fair play finanziario.
                                       Naturalmente i big fanno la differenza. Ma Ancelotti è così forte e
                                       conosce così bene il calcio che sa chi prendere per migliorare
ancora di più una squadra che giocherà per il quarto anno consecutivo la Champions. E non è da tutti».
                                                  19
LA SFIDA
di Marco Boscia

                                                        RUIZ vs
                               Presente contro passato: il giovane
FABIAN RUIZ: LA           PROMESSA DEL
CALCIO SPAGNOLO

N
             ato a Villafranca nel 1996, è
             considerato uno dei maggiori
             prospetti del calcio spagnolo
tanto che, dopo aver giocato sia per l'Under
19 che per l'Under 21, è riuscito a
guadagnarsi la prima convocazione in
nazionale maggiore due mesi fa, costretto
poi a lasciare il ritiro per un'influenza. Prima
di approdare al Napoli, di cui è diventato uno
degli acquisti più cari dell'era De Laurentiis,
ha militato nella Liga spagnola indossando
solo la maglia del Real Betis e, per un periodo
semestrale nel 2017, quella dell'Elche. È in
g r ado di ricoprire tutti i r uoli del
centrocampo: è stato schierato da Carlo
Ancelotti nel suo 4-4-2 nel corso di questa
stagione inizialmente sull'esterno sinistro,
salvo poi essere spostato centralmente dopo
l'addio dell'ormai ex capitano azzurro
Hamsik. Grazie alla sua fisicità riesce spesso
a strappare palla agli avversari e a far
ripartire i suoi verticalizzando subito il
gioco. È di piede mancino e possiede un
ottimo tiro dalla distanza, anche col destro.

CURIOSITÁ: ha segnato il primo
gol in maglia azzurra il 20 ottobre
2018 nella vittoriosa trasferta degli
azzurri per 0-3 sul campo                          18
                                                   14
                                                   20
dell'Udinese.
DZEMAILI
spagnolo contro l'esperto svizzero
                            BLERIM DZEMAILI:             LO SVIZZERO
                            AFFEZIONATO AL NOSTRO PAESE

                            C
                                      entrocampista centrale bravo in
                                      fase di interdizione, si fa
                                      apprezzare anche in fase offensiva
                            perché dotato di un ottimo tiro. Nasce nel
                            1986 a Tetovo, in Macedonia, da famiglia
                            albanese, ma trascorre i primi anni della sua
                            vita a Zurigo, in Svizzera, con cui esordisce a
                            17 anni e dove resta per quattro stagioni
                            prima di trasferirsi in Inghilterra al Bolton;
                            qui incorre in un infortunio ai legamenti che
                            non gli permette di scendere mai in campo.
                            Prima il Torino e poi il Parma credono in lui:
                            con i granata disputa una stagione ma
                            retrocede in B, mentre con i ducali sigla la
                            sua prima rete in A. Dopo due anni con i
                            gialloblù, viene acquistato nel 2011 dal
                            Napoli e vince la Coppa Italia nel maggio
                            2012, disputando da titolare la finale contro
                            la Juventus. Dopo l'esperienza in azzurro
                            durata tre stagioni, non riesce più a trovare la
                            sua dimensione e cambia quattro maglie in
                            quattro stagioni: Galatasaray, Genoa,
                            Bologna e Montreal. Nel 2017 fa ritorno al
                            Bologna, di cui è l'attuale capitano.

                            CURIOSITÁ: vanta una tripletta in
                            Serie A siglata il 30 marzo 2013 nel
                            match vinto dal Napoli 3-5 a Torino
                       19
                       15
                       21
                       35   contro i granata.
PROFILI

               Corre, s'impegna, cambia ruolo e posizione,
             gioca per la squadra e suda la maglia. È difficile
              oggi pensare al Napoli orfano dello spagnolo

           Callejon e la sua maglia azzurra
                                             di Lorenzo Gaudiano

I      giocatori che hanno fatto la storia del
      calcio con la maglia numero 7 sono tanti:
      Garrincha con il suo dribbling
ubriacante; George Best con la sua vulcanicità;
                                                             “Qual è il mio segreto? Lavoro sempre al
                                                              100%, il calcio è la mia passione. Fino
                                                              all'ultimo giorno mi allenerò e giocherò
                                                           al massimo. Io ho avuto nella mia carriera la
                                                            fortuna di giocare con tutti gli allenatori”
Bruno Conti e Luis Figo con la loro agilità e
tecnica; Cristiano Ronaldo con i suoi muscoli e            In un paese vicino Granada di circa 60.000
la sua determinazione. Anche con la maglia del             abitanti, Motril, José ha mosso i primi passi nel
Napoli ce ne sarebbero tanti da ricordare:                 mondo del calcio. I suoi genitori José Maria ed
Careca nella stagione '87/'88, Lavezzi al suo              Encami gestiscono un banco di frutta al mercato, la
arrivo in Italia e Cavani, che ha legato a quel            sorella maggiore Vanesa per lui è una seconda
numero il suo infinito bottino di gol messo a              madre e il gemello Juanmi condivide con lui la
segno con la casacca partenopea. Al suo addio il           passione per il calcio. Un'origine quindi umile e
7 passò a José Maria Callejon, che dal punto di            ricca di valori, a partire dall'importanza della
vista tecnico probabilmente nemmeno si                     famiglia fino ad arrivare alla massima dedizione
avvicina alla g rande zza dei nomi                         per il proprio lavoro. Ed è questa la ragione per cui
precedentemente citati. La sua importanza si               Callejon in campo non tira mai la gamba, non
estende a qualcosa di diverso: alla sua duttilità,         risparmia mai il fiato e continua a correre,
alla sua umiltà, al suo spirito di abnegazione e al        nonostante la stanchezza, per sopperire alle
suo rispetto verso il prossimo.                            mancanze dei compagni. L'approdo al settore
                                                           giovanile del Real Madrid gli ha cambiato la vita,
                          trasformando un sogno in una meravigliosa realtà. Prima il Castilla, poi l'Espanyol
                          ed infine il Real Madrid, alle dipendenze di Mourinho, che lo preferiva ad una folta
                          massa di campioni a disposizione.

                                                      23
PROFILI

 “Napoli è stupenda. Mi hanno colpito la
              gente, il pubblico
 e le persone ti aprono persino le porte di
           casa. C'è una passione
 forte come in Spagna e poi il mare ed il
       clima, che sono meravigliosi”

Nel 2013 Callejon, la moglie Marta e la piccola
Paula, figlia di lei ma a cui il calciatore spagnolo
tiene moltissimo, si trasferiscono a Napoli
grazie alle rassicurazioni del tecnico Benitez.
La città inizialmente si presenta agli occhi dei
tre spagnoli non proprio con tutto il suo
splendore e i primi mesi sono difficili. Poi il
rapporto cambia: Callejon con i suoi gol
conquista immediatamente la tifoseria e la
piazza partenopea comincia a sprigionare il suo
fascino, ammaliando i nuovi arrivati. José
comincia a mettere radici. Durante la sua
permanenza arrivano anche due bellissime
bambine, India e Aria, che Napoli ha accolto e              Sono passati sei anni dal suo arrivo e pensare ad
coccola attualmente come figlie proprie.                    un Napoli senza Callejon è davvero difficile. Mai
                                                            una parola fuori posto, grande disponibilità
                                                            verso tutti gli allenatori, un'intelligenza tattica
                                                            fuori dal comune e un amore reciproco per la
                                                            città e la sua tifoseria, a cui entrambi non
                                                            vorrebbero mettere la parola fine.

 “Ho ancora un anno di contratto e vorrei
restare. Sono molto felice qui e lo è anche la
                mia famiglia.
 La gente mi vuole bene, dovrò parlare con
   il presidente e vedremo se riusciremo a
             trovare un accordo”

                                                       24
Dicono di lui
Manda (suo allenatore al Castilla):
“José è un ribelle del calcio. Ribelle nel
senso buono, perché cerca sempre di
superare i suoi limiti e non si arrende
mai”
Mourinho: “Mi è sempre piaciuta la
sua duttilità in campo. A Madrid ho
conosciuto un ragazzo con una
personalità forte. Sa rendere prezioso
ogni minuto in cui è in campo, è un
esempio per tutti”
Benitez: “Non è solo un grande
calciatore. Lavora, ascolta e vuole
imparare. Esterni migliori di lui ce ne
sono davvero pochi”
Candela: “È un giocatore chiave per
gli azzurri, sa sempre cosa fare in
campo. Se dovesse mancare lui, allora
sì che per il Napoli sarebbe un
dramma”
Biazzo: “Dal 2014 ad oggi è il
calciatore col più alto rendimento di
tutta Europa. È un ragazzo serio, non
un simulatore, ha sempre dato tutto per
il Napoli”

                                             25
LA PRESENTAZIONE

Bologna – Napoli: Ultimo atto della stagione
 Gli azzurri chiudono la prima stagione con Ancelotti alla guida.
  Al Dall'Ara saranno ospiti della squadra felsinea rigenerata e
            portata alla salvezza da Sinisa Mihajlovic
                                          di Bruno Marchionibus
Da gennaio un Bologna diverso

Si concluderà a Bologna il primo campionato del Napoli targato Carlo Ancelotti, di scena per l'ultima
giornata di Serie A contro i rossoblù di Sinisa Mihajlovic, il tecnico serbo che dal suo avvento sulla panchina
felsinea a fine gennaio è riuscito a dare una svolta decisiva alla stagione degli emiliani, fino ad allora avara di
gioie.Il mister ex Toro, infatti, all'inizio del girone di ritorno ha ereditato da Inzaghi una squadra tre punti
                                                                      sotto la zona salvezza e con gravi
                                                                      problematiche tanto offensive che
                                                                      difensive. Mihajlovic, tuttavia, è stato in
                                                                      grado di dare ai suoi ragazzi, anche grazie
                                                                      all'innesto di elementi prelevati durante il
                                                                      mercato di riparazione, quali ad esempio
                                                                      Sansone e Soriano, una convinzione ed
                                                                      un'identità tali che hanno permesso al
                                                                      Bologna di tirarsi fuori dalle sabbie mobili
                                                                      e, di conseguenza, di riportare i propri
                                                                      tifosi allo stadio. Ci si aspetta dunque un
                                                                      Dall'Ara con pochi posti vuoti sugli spalti,
                                                                      anche a causa della sempre nutrita
                                                                      presenza di tifosi azzurri, data l'alta
                                                                      percentuale di napoletani residenti in zona
                                                                      desiderosi di salutare i propri beniamini
                                                                      per l'ultimo atto di quest'annata.

Tanti gli uomini in grado di risolvere la gara

Tra le scelte vincenti operate dall'allenatore dei bolognesi c'è stata quella di giocare spesso con un attacco
meno “pesante” rispetto alla prima parte di campionato, dando spazio all'imprevedibilità di Sansone e
Palacio ed alla tecnica di Orsolini, giocatori in grado di non dare punti di riferimento stabili ai difensori
avversari. Sarà questa una delle insidie per la retroguardia partenopea, così come massima attenzione
dovranno avere Koulibaly e compagni sulle palle inattive, che tanto misero in difficoltà il Napoli nel match
d'andata. D'altro canto, anche gli azzurri avranno la possibilità di sfruttare la velocità e la fantasia dei propri
elementi più tecnici, che sicuramente potranno rivelarsi armi importanti contro la fisica difesa dei padroni di
                                                        26
casa. Occhio anche, per quanto riguarda le frecce all'arco dei felsinei, ai tiri da fuori di Dzemaili, che a Napoli
ben conoscono avendo lo svizzero militato all'ombra del Vesuvio dal 2011 al 2014.

                                                                                 All'andata gol e capovolgimenti di fronte

                                                                                  Il 29 dicembre, nella gara di andata
                                                                                  disputata al San Paolo prima della sosta
                                                                                  invernale, un Napoli lontano dalla sua
                                                                                  forma ottimale prevalse su uno dei migliori
                                                                                  Bologna di Inzaghi al termine di un
                                                                                  incontro caratterizzato da numerosi
                                                                                  capovolgimenti di fronte. I rossoblù, infatti,
                                                                                  nell'occasione riuscirono a pareggiare le
                                                                                  due reti di Milik prima con Santander ed in
                                                                                  seguito con Danilo, per poi capitolare
                                                                                  solamente nel finale al gol di Dries
                                                                                  Mertens. Anche nello scorso torneo i
                                                                                  partenopei ebbero la meglio sugli emiliani
                                                                                  in partite ricche di gol: 3 a 0 per gli uomini
                                                                                  di Sarri a Bologna; 3 a 1, sempre per la
                                                                                  banda azzurra, a Fuorigrotta.

                              BOLOGNA - NAPOLI
                                           CAMPIONATO SERIE A
           NAPOLI                          GIRONE DI RITORNO                                           BOLOGNA
    ALLENATORE ANCELOTTI                      19^ GIORNATA                                       ALLENATORE MIHAJLOVIC

                                                      GHOULAM
                                                            YOUNES
                               KARNEZIS    LUPERTO

                                                  FABIAN RUIZ MERTENS
                                ALBIOL

                                                                                 ORSOLINI
                                          ZIELINSKI            PALACIO
                           MALCUIT
                                                                                                     MBAYE
                           ST                                        SORIANO
                                                                                    DZEMAILI
                             AD                  MILIK
                                IO                                                          DANILO
                                     RE                  SANSONE
                                         NA                          PULGAR
                                                                                  LYANCO                          -1
                                           TO                                                  SKORUPSKI
                                                                                                              2-3
                                                 DA                                                        4-
                                                      LL                 DIJKS
                                                                                                      NA
                                                        ’AR                                          G
                                                           A                                      LO
                                                                                               BO

    STADIO RENATO DALL’ARA - 26 MAGGIO 2019 - ORE 20.30
                                                               27
IL PERSONAGGIO

   Il Toscanaccio
    "Incatenato"
Ieri come oggi avanti con gli
schemi, ma è la rapidità che
fa la differenza. De
Laurentiis promosso: ha
saputo scegliere gli
allenatori, quindi anche i giocatori. Vivere a Napoli da allenatore:
non puoi chiedere di più dalla vita! Solo mia la colpa del flop nel
1999 alla guida degli azzurri
                                      di Pier Paolo Cattozzi

Q       ualcuno a un certo punto lo chiamò
        RENZACCIO. Colpa di quel suo
        carattere che, complici le sue ferme
                                                        Calcio, lo sport più amato nel nostro Belpaese.
                                                        Ero al seguito del Bologna, sprofondato in serie
                                                        C a metà degli anni novanta, nel ritiro estivo di
convinzioni, lo costringeva a difendere con             Sestola quando per la prima volta ascoltai il
fermezza tanto loro quanto se stesso. Volendo           Toscanaccio chiedere ai suoi di fare la differenza
ricorrere ad un esempio, resterei in un campo           attraverso la rapidità nel palleggio in ogni parte
che, come quello del calcio, meglio ho                  del campo. Forse una coincidenza, ma da
conosciuto e frequentato. Dico e confermo che           quell'estate in poi e per un entusiasmante
l'ULIVIERI del giornalismo per me è sempre              quinquennio il Bologna scalò classifiche e
stato INDRO MONTANELLI: entrambi                        categorie fino ad arrivare gloriosamente in serie
“toscanacci” di Fucecchio e dintor ni.                  A. Cominciarono a chiamarlo RENZACCIO e
Montanelli giornalista e scrittore e poi                c'era persino chi arrivò a confidare nel beneficio
Direttore: una carriera inarrestabile, discussa,        scaramantico di un “cappotto d'antan”,
ma mai discutibile. Ulivieri calciatore,                indossato in panchina a dispetto delle stagioni,
allenatore e Presidente nazionale degli                 dell'eleganza e degli avversari.
allenatori: una carriera inarrestabile, discussa        - Rapidità vo cercando ... sempre valido
ma mai discutibile. Frasi come “Tappiamoci il           l'imperativo renziano?
naso, ma andiamo a votare DC” sono scolpite                 A voglia, altroché... Oggi il giocatore lento non
nella memoria storica del nostro Belpaese. Frasi        può più giocare a calcio.
come “È la rapidità che fa la vera differenza           - Vuoi dire che i neo tatticismi strombazzati
di Categoria” hanno segnato la storia del               in cronaca non pagano.
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Non dico questo. È giusto studiare e percorrere nuove vie. Ci sono giovani in gamba che si applicano e fanno bene a
farlo. Sia ben chiaro che quella rapidità cui fai riferimento non solo non la si sostituisce, ma premia ancora molto, in
casa e fuori, in Italia come all'estero.
- Certo andava meglio quando nelle finali europee qualche italiana c'era sempre.
    Questo è un discorso da approfondire. All'estero gli allenatori italiani hanno fatto bene, anche molto bene. Quel che
voglio dire è che una volta si diceva questo è il passo del centrocampista, e oggi col passo del centrocampista è difficile
giocare a pallone. Passo da centrocampista vuol dire passo uniforme: oggi c'è da cambiare marcia. Non mi si parli dei
mitici numeri 10 che potevano trotterellare in mezzo al campo. Nessun rimpianto, oggi quei giocatori starebbero in
panchina. La differenza la può fare invece il giocatore che sposta la palla, salta l'avversario e si mette a disposizione dei
compagni, accelerando piuttosto che rallentando il gioco.
- Scusa, ma mi fai ricordare che fosti proprio tu a litigare con un certo Roberto Baggio che stava
rilanciando la sua carriera ripartendo dal Bologna.
   Innanzitutto non fui io a litigare con Baggio, ma fu lui a prendersela con me perché non gli feci giocare un Bologna-
Juventus al quale teneva molto.
La mia scelta fu molto semplice:
giocavamo con la Juve e si doveva
costruire dalla difesa all'attacco e
si doveva costruire alto, almeno
nel primo tempo poi si sarebbe
visto. Se giochi a terra e giochi
più a pallone, se lasci fuori
Baggio sei un coglione. Non era
questo il caso. Se mi chiedi se lo
rifarei, ti rispondo di sì. Tutto
qui.
- Parola di Mister Ulivieri,
che da calciatore ha giocato
solo nelle giovanili della
Fiorentina, ma a 22 anni si
laureò all'ISEF scegliendo
subito di allenare. Oggi mi
chiedo e ti chiedo perché non ti hanno mai chiamato dottore.
   In effetti mi chiamavano Professore perché al mio paese è più che dottore. Tant'è che un giorno in paese si presentò uno
che cercava il Professore di Educazione fisica Renzo Ulivieri. Con grande serenità e pacatezza, narrano i miei
concittadini che l'interpellato rispose: “Professore di fisica può darsi, ma di Educazione di certo non è la persona che Lei
cerca”.
- Inevitabile rispolverare quel RENZACCIO che ti affibbiò certa stampa e che, sicuramente, non ho
mai approvato. Per me sei sempre stato un democratico, certo polemico, ma mai arrogante. In fondo
lo riconobbe anche Roberto Baggio.
   Questa espressione l'ha coniata Claudio Beneforti (giornalista bolognese del Corriere della Sera e del Corriere dello
Sport ndr) ma non era un'espressione cattiva. Anzi era piuttosto bonaria. Via, molto bonaria. Qualche volta poteva
scappare la battuta che ho sempre curato non fosse mai offensiva. Credo, comunque, di aver sempre tenuto buoni
rapporti.
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IL PERSONAGGIO

- Hai allenato la
bellezza di sedici
s q u a d r e i n
quarant'anni. Un bel
primato, non c'è che
dire.
    Attenzione: io alleno
ancora. Sono passato al
calcio femminile e alleno
il Pontedera da quattro
anni. Quindi. Non sono
quaranta ma cinquanta.
- Come ti trovi col
Calcio femminile.
   Bene, bene! C'è voglia
di dimostrare e andare
avanti. In questo
momento direi
addirittura più che nel
calcio maschile. Queste
nostre ragazze stanno
costruendo la Storia del
calcio femminile in                                   Domenico Messina, Renzo Ulivieri, Andrea Abodi e Damiano Tommasi
Italia. Ci stanno
riuscendo. Abbiamo la Nazionale che va ai Mondiali, ma c'è tutto un movimento che si sta muovendo bene e con
determinazione. Mi trovo bene, certo che sì.
- Tornando al campionato maschile: tutto merito della Juventus il suo strapotere o gli avversari sono
un poco “latitanti”.
   Nooo, merito della Juve che è un grande club e lo sta dimostrando negli anni. Che nella nostra serie A ci sia qualcosa
da rivedere, questo sì! E quello da rivedere credo non sia l'organizzazione di un Campionato europeo che non farebbe
altro che ridurre i Campionati nazionali ridotti a nulla. Il vero problema ritengo sia quello di una diversa suddivisione
delle risorse. Se la differenza di risorse economiche resta questa, è chiaro che la si ritrova in campo e nelle classifiche.
- Niente super campionato europeo quindi?
   No, per l'amor di Dio. Dovrebbero responsabilmente opporsi tutti a questa idea.
- Intuisco che saresti disposto ad incatenarti un'altra volta davanti ai cancelli della FIGC.
   Sì, sì, sì, sii.
- Come andò l'ultima volta?
   Volevano togliere l'obbligo degli allenatori patentati. Una sortita molto strana. Poi fortunatamente siamo arrivati
ad estendere l'obbligo a tutte le Categorie. La motivazione era ed è molto semplice: per lavorare con i bambini bisogna
studiare, prepararsi, prendere una licenza. Stare con i bambini è un lavoro talmente delicato per cui la preparazione è
indispensabile, quindi giustamente obbligatoria.
- Inevitabile, a questo punto, parlare della tua carriera politica.
    No, carriera politica no. Impegno politico sì. Quand'ero ragazzo allenavo a Savignano, insegnavo a Savignano,
vivevo a Savignano e ho fatto l'assessore a Savignano. Allora avevamo maggioranze bulgare. C'era il PCI e c'era la
                                                            30
DC. C'erano anche i socialisti che se ci stavano o non          - Possiamo concludere che sei contento
ci stavano era uguale lo stesso.                                della carriera che hai fatto.
- Sempre comunque da quella parte: la                                Sì! Perché mi sono divertito, sono stato in un
sinistra.                                                       mondo che mi garbava. Ho sofferto, perché non sono
   Certo. È una scelta anche di sentimenti, via. Uno si         sempre rose e fiori. Comunque allenare tutti i giorni e
porta dietro tante cose: la storia familiare, la storia         fare esami ogni settimana, non ti addormenti. È
da ragazzi.                                                     bello, via.
- Vedo che hai allenato tante squadre nobili,                   - Una squadra che ricordi più delle altre e un
ma mai una grande, ad eccezione del Napoli                      giocatore che ti ha più convinto.
in serie B. Non è che le idee politiche ti                         Direi tutte, anche se in Emilia è dove sono stato di
abbiano tarpato un po' le ali.                                  più: Bologna, Modena, Parma, ma anche Vicenza e
     Nooo. No, nel modo più assoluto, nel modo più              la Sampdoria. Giocatori ne ho avuti tanti, ma ho
assoluto. Non sono arrivato a grandi squadre, a                 sempre detto che il più grande che ho avuto, tanti non
parte il Parma, solo per caratteristiche mie. Io ero e          lo conoscono, è stato Alviero Chiorri. Lo avevo nella
sono uno che vuole insegnare e, allora, insegni meglio          Sampdoria e con lui avevo Marchini, Trevor
nelle squadre medie piuttosto che nei grandi club con           Francis, ma il più grande giocatore che io ho avuto,
giocatori già fatti. Quando hai a che fare con questi           ripeto, è stato Alviero Chiorri.
giocatori ti metti a insegnare e gli rompi i coglioni, è        - Inutile dire che ricordo Trevor Francis, ma
chiaro. No. Io ho assecondato le mie caratteristiche e          non Alviero. Mi scuso, ma vorrei parlare
ho fatto la carriera che dovevo fare.                           della tua panchina del Napoli e della tua
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IL PERSONAGGIO

                                                               massimo fosse San Siro, ma salire le scale del San
                                                               Paolo è tanta roba.
                                                               - Come si sta quando si allena il Napoli?
                                                                     Io sono stato bene. Vivere a Napoli in una
                                                               posizione di privilegio come quella dell'allenatore è
                                                               un gran vivere. Sono stato bene in un anno difficile
                                                               calcisticamente il che, poi, vuol dire vivere dentro la
                                                               città e addossarsi tutte le critiche del momento.
                                                               Questo, a dir il vero, non fu facile, ma comprensibile.
                                                               - A questo punto mi devi dire cosa pensi
                                                               della scelta di Ancelotti.
                                                                  È una scelta che a tutti poteva sembrare azzardata
                                                               perché arrivare dopo Sarri si poteva rischiare grosso.
                                                               Io invece, conoscendo il suo carattere, ho visto una
                                                               scelta molto razionale (è la razionalità una parte del
                                                               suo carattere ndr) e soprattutto la voglia di andarsi a
                                                               cimentare in un ambiente difficile. E io questo lo
                                                               capisco e lo applaudo.
                                                               - Che giudizio dai di questa sua prima
                                                               annata?
Napoli.                                                             Si parla di un allenatore di altissimo livello. Il
   Io andai a Napoli con entusiasmo, mi garbò l'idea,          giudizio non può essere che positivo. Non bisogna
venivo da Bologna. Se Baggio fosse rimasto - è                 dimenticare i giocatori che sono andati via. È una
strana la vita! - io sarei rimasto a Bologna. Se               rosa da rilanciare: il secondo posto ha il sapore
Baggio andava via tutti avrebbero pensato che se ne            dell'impresa. Contrastare la Juventus oggi è quasi
sarebbe andato per colpa mia. Io a Bologna non                 impossibile, quindi Ancelotti ha fatto sicuramente un
avevo mai avuto problemi e non volevo crearne.                 buon lavoro .
Baggio se ne andò e andai via anch'io. Scelsi Napoli.          - Cosa dobbiamo aspettarci per il prossimo
Ero contento. Conobbi Juliano, una grande persona,             campionato.?
e mi trovai subito bene. Mi aveva richiesto anche il               Questo dipende dalla voglia della Società di fare
Fenerbahce tant'è che a un certo punto i turchi                investimenti e di sostenere le scelte di Ancelotti. Si
volevano venire a parlare con Bassolino, ma                    tratta però di un discorso economico che diventa
ovviamente gli dissi che Bassolino non c'entrava               difficile valutare dal di fuori.
nulla. Poi però l'annata si fece difficile, perché             - Tornerà lo Scudetto sotto il Vesuvio?
eravamo in B. Scelsi diversi giocatori e ne sbagliai           Chiaro che non dipenderà solo dal Napoli, ma anche
tanti, io. Quindi la colpa dell'annata storta fu solo          dalle altre. Il Napoli oggi è un grande Club. È
mia.                                                           ritornato dal medioevo calcistico. È risalito e ha
- Possibile?                                                   traguardato a ripetizione secondo e terzo posto. Non
    Sì. Perché io allora non sapevo una cosa: salire le        male nemmeno il percorso in Europa, soprattutto di
scale per entrare in campo al San Paolo è un'impresa           questi tempi.
che non si verifica da nessun'altra parte e non tutti          - Quindi promosso anche De Laurentiis?
reggevano quest'emozione. Parlo di giocatori                        Ha riportato la squadra dalla C alla A e ha
importanti, ci vuole carattere. Pensavo che il                 conquistato la partecipazione in Champions. Direi
                                                          32
che meglio era difficile fare. Ha scelto bene anche gli                    IL PROFESSORE
allenatori: Mazzarri, Sarri. Promosso a pieni voti.
- Diciamo che con De Laurentiis andresti                       RENZO ULIVIERI è nato a Pontedera il 2
d'accordo anche tu.                                            febbraio 1941. Calciatore, allenatore di
      Questo non lo so. Diciamo che sono andato                calcio, politico. Laureato ISEF. Gioca nelle
d'accordo con quasi tutti. Non con tutti, via, ma con          giovanili della Fiorentina e del Cuoiopelli.
quasi tutti.                                                   A 22 anni esordisce come allenatore nella
- Qualche consiglio per Carletto.                              società del San Miniato. Nel 1974 allena per
    Penso proprio non ne abbia bisogno e non mi far            la prima volta una squadra di C1, l'Empoli.
fare scelte per altri. Mi pare che ci sia qualcuno che         Per due stagioni è il Responsabile delle
vorrebbe cambiare aria: sono certo che tutto è sotto           giovanili della Fiorentina prima di
controllo.                                                     approdare in Serie B sulle panchine di
- Intervistare il Professore Renzo Ulivieri è                  Ternana e Lanerossi Vicenza. Il suo primo
addirittura piacevole.                                         incarico in serie A è al Perugia dove resta
      Abbiamo parlato di tutto: calcio, geografia,             una stagione. L'anno successivo passa alla
politica, educazione fisica ma non abbiamo parlato             Sampdoria che guida per tre stagioni fino a
di…donne !!!                                                   conquistare la promozione in serie A. Dopo
    Ma neanche di Mancini (secondo il prof                     Cagliari, Modena e nuovamente Vicenza,
partito col piede giusto) e nemmeno del                        arriva a Bologna nel 1994 e in quattro
divorzio di Allegri, della crisi del Milan e di                stagioni riporta la Società rossoblù dalla
quella della Sinistra non solo italiana che a                  serie C alla serie A fino ad arrivare alla
Lui stanno tanto a cuore. Sarà per la                          qualificazione all'Intertoto. Nella stagione
prossima volta, quando i suoi tifosi                           1998/99 è a Napoli in serie B quando viene
napoletani ritorneranno a sentire odore di                     esonerato a tre giornate dal termine del
scudetto. Grazie Dr. Professor Renzo                           campionato. Dopo una stagione al Cagliari
Ulivieri, alla prossima.                                       accetta di guidare il Parma al posto di
                                                               Arrigo Sacchi, dimissionario, e traguarda
                                                               la prima qualificazione ai preliminari di
                                                               Champions League. Dopo Parma passa al
                                                               Torino, al Padova, ancora al Bologna e alla
                                                               Reggina nel 2008. Dal 2014 dirige la
                                                               squadra femminile della Scalese per poi
                                                               passare l'anno successivo al Pontedera
                                                               femminile in veste di Dirigente e allenatore
                                                               incarico che mantiene tuttora. Ha preso il
                                                               posto di Azeglio Vicini alla Presidenza
                                                               dell'Associazione Allenatori di calcio,
                                                               incarico nel quale è stato riconfermato nel
                                                               2012. Nel 2011 si è incatenato davanti alla
                                                               sede nazionale della FIGC per protesta
                                                               (vinta!) contro la proposta di abolizione del
                                                               Patentino per gli allenatori delle squadre
                                                               giovanili di calcio.
                                                          33
L'ANALISI

  Raffaele Di Fusco:
      portiere,
  preparatore e …
     attaccante!
L'ex estremo difensore azzurro parla di Meret, Ospina
e di quanto sia cambiato il ruolo del portiere nel corso
  degli ultimi anni e del suo “deviatore di traiettoria”
                                                    di Bruno Marchionibus

U              na vita nel calcio, prima da giocatore e
               poi da allenatore e preparatore dei
               portieri nonché una recente
esperienza come coordinatore regionale del
settore giovanile e scolastico della FIGC
                                                                            «La cosa che più mi ha impressionato del
                                                                        numero uno partenopeo è la tranquillità, il
                                                                        modo in cui grazie alla sua tecnica di braccia fa
                                                                        apparire facili anche le parate difficili, qualità
                                                                        importantissima per un portiere. L'ex spallino è
Campania. Raffaele Di Fusco è un pezzo di                               uno tra i migliori prospetti italiani; è logico che
storia del Napoli, secondo portiere alle spalle di                      come tutti i giovani presenti ancora un margine
Garella e Giuliani negli anni degli scudetti, ed                        di miglioramento notevole, e starà ai tecnici
anche uno dei pochissimi estremi difensori ad                           riuscire a tirare fuori dal giocatore tutte le sue
aver disputato uno spezzone di partita in                               potenzialità».
attacco, subentrando a Careca nel corso di                              Sotto quali aspetti crede che possa crescere
Ascoli-Napoli nel 1989.                                                 ulteriormente?
Meret, Ospina, Karnezis. Il reparto portieri                                  «Credo che il ragazzo al momento, ad
del Napoli può essere considerato il più                                esempio, a volte tenda a stare un metro più
completo della Serie A?                                                 indietro rispetto alla posizione che dovrebbe
     «Sicuramente. Meret è attualmente uno dei                          acquisire sulle palle laterali; questo è un
migliori giovani nel ruolo, Ospina ha esperienza                        qualcosa su cui potrà crescere tramite una
i n t e r n a z i o n a l e e K a r n e z i s ga r a n t i s c e        costruzione fisica che gli permetta però di
affidabilità».                                                          mantenere le grandi doti elastiche che già
Parlando nello specifico di Meret, si può                               possiede. Può migliorare ancora, inoltre, nella
dire che le sue prestazioni siano andate oltre                          tecnica di gambe e nel gioco con i piedi».
le aspettative?                                                         Crede, quindi, che il portiere azzurro possa
                                                                   35
L'ANALISI

                                                           il ruolo dell'estremo difensore rispetto a
                                                           quando giocava?
                                                                 «Tantissimo. Oggi ogni squadra ha tre
                                                           portieri in organico e tutti hanno nel corso della
                                                           stagione occasione di scendere in campo,
                                                           mentre ai miei tempi eravamo in due ed il
                                                           secondo giocava solo in casi di emergenza; una
                                                           volta si cercava il portiere di trent'anni, già
                                                           esperto, a differenza del calcio attuale in cui ci si
                                                           affida spesso ai giovani. Ci sono stati, poi,
                                                           cambiamenti tecnici, dati dalla modifica di
                                                           alcune regole; all'epoca io ero bravo con i piedi,
                                                           ma questo era un fondamentale non così
                                                           richiesto, dato che si potevano bloccare i
                                                           retropassaggi con le mani. Ed è cambiato tanto
                                                           anche dal punto di vista del posizionamento e
                                                           della preparazione, in quanto attualmente
rappresentare il futuro oltre che del Napoli
anche della Nazionale?
     «Assolutamente sì. Ribadisco che ritengo
Meret un ragazzo di grandissima prospettiva, e
credo che lui e Donnarumma saranno i portieri
dell'Italia per i prossimi dieci anni».
Aprendo una parentesi su Ospina, pensa che
il Napoli dovrebbe riscattare il colombiano?
       «Come dicevo Ospina porta in dote
esperienza ed affidabilità. Tra i fattori “interni”
da tenere in considerazione ai fini della
riconferma, la società valuterà certamente qual
è il rapporto che si è instaurato tra lui ed il
portiere scuola Udinese, per la cui crescita il
sudamericano potrebbe svolgere un ruolo da
“chioccia”; è chiaro che, in tal caso, sarà compito
dell'allenatore mantenere gli equilibri tra i due.
Io sono convinto che Meret debba giocare il più
possibile, per acquisire quanto prima
l'esperienza che, inevitabilmente, ancora gli
manca; anche il gol subito a Napoli contro
l'Arsenal rappresenta una tappa di crescita,
perché è anche da episodi così che un portiere ha
la possibilità di maturare».
Terminata la carriera da calciatore, lei è
stato per anni preparatore dei portieri in
diverse società. Quanto, ad oggi, è cambiato
                                                      36
esistono tecniche di allenamento molto più
     evolute».
     E poi ci sono i nuovi palloni, che per i
     portieri hanno complicato non poco le cose
     come capita in tante partite ...
         «È vero; all'epoca non si conosceva il lavoro
     sulla propriocettività degli arti superiori. Oggi,
     invece, i palloni leggeri che cambiano
     facilmente traiettoria hanno portato a rendere
     fondamentale lo sviluppo di allenamenti
     specifici in questo campo. I palloni di una volta
     erano notevolmente più pesanti; ti rompevano
     le dita (ride, ndr), ma andavano dritti».
     A proposito di ciò, lei qualche anno fa ha
     brevettato il “deviatore di traiettoria”, uno
     strumento che molte squadre hanno
     adottato negli allenamenti degli estremi
     difensori.
         «Sì, il “deviatore di traiettoria” lavora sulla
     propriocettività e sui tempi di reazione e si è
     rivelato un ottimo str umento nella
     preparazione dei portieri. La prima società che
     lo acquistò fu la Juventus ai tempi in cui Buffon
     era infortunato alla spalla, poiché durante un
     convegno in materia ad Assisi fu certificato
     come questo attrezzo fosse quello che più
     rispecchiava la realtà del campo e quindi fosse
     anche estremamente adatto alla rieducazione
     dopo un problema fisico come quello subito dal
     portiere della Nazionale».

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I CAMPIONI DEL DOMANI

Karim Zedadka:
esterno offensivo o
centrocampista?
Il giovane talento franco-
algerino scovato in Francia
da Gianluca Grava può
occupare varie posizioni in
campo, anche se il tecnico
Baronio lo ha schierato
spesso come ester no di
sinistra. Convocato già
nell'Under 17 francese è un
calciatore duttile con grandi
potenzialità
di Gianluca Mosca

N          ato a Pertuis in Francia il 9 giugno
           del 2000, Karim Zedadka è un
           calciatore fr ancese di origini
algerine. L'amore per il gioco del calcio è una
passione che condivide con il fratello maggiore
                                                          lo svincola. Sul franco-algerino si fionda subito
                                                          il Leicester che ha forti interessi nei confronti
                                                          del giovane e vuole portarlo in Premier League.
                                                          Ma il Napoli riesce a battere la forte
                                                          concorrenza dei “Foxes” ed evitare così il
Akim, terzino destro classe 1993 del Marignane            trasferimento in Inghilterra grazie al lavoro di
Gignac FC (club di terza divisione francese).             Gianluca Grava e del suo staff. Il calciatore sta
Karim Zedadka cresce calcisticamente nelle                facendo bene nella primavera di mister Roberto
giovanili del Nizza. È proprio nelle giovanili del        Baronio, nella stagione ha totalizzato più di 20
club francese che arriva a debuttare nel                  presenze nel campionato Primavera con 3 assist
campionato “National 2” (equivalente della                e 4 presenze in Youth League con un goal
quarta divisione francese). Viene anche                   contro il Paris Saint-Germain. Karim ha un
convocato per la Nazionale francese Under 17.             fisico longilineo, è alto 1.82 m, ma al tempo
Ciononostante la scorsa estate il club rossonero          stesso è rapido e veloce, ha una buona visione di
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gioco, è bravo negli inserimenti ed ha un buon
piede destro con cui riesce a battere ottime
punizioni. Velocità, forza e resistenza sono i suoi
punti di forza. Altre sue caratteristiche
principali sono la duttilità ed il sapersi adattare
in molte zone del campo: sebbene Zedadka sia
nato come interno di centrocampo e prediliga il
piede destro, mister Baronio lo ha fatto giocare
principalmente come esterno sinistro di
centrocampo, adoperandolo a volte anche come
interno e come esterno di destra. Grazie ai
consigli del tecnico, Karim Zedadka è cresciuto
molto ed ha imparato ad adoperarsi in entrambe
le fasi, sebbene prediliga quella difensiva
rispetto a quella offensiva. Contento di lui anche
Gianluca Grava: “Zedadka è un ragazzo che aveva
il desiderio di venire a giocare al Napoli e questo è
stato molto bello: bisogna condividere la volontà di
far parte di questa famiglia. Lo sta dimostrando coi
fatti. Parliamo di un ragazzo per bene, che ha                in evidenza ampi margini di crescita. Le sue
grande qualità e che sta facendo grandi prestazioni.          caratteristiche non sono passate inosservate a
Sono contento per lui e tanti altri ragazzi che stanno        Mister Ancelotti, che più volte ha chiamato il
crescendo”. Il giovane franco-algerino ha                     giovane talento in prima squadra. Convocazioni
dimostrato di essere attento a migliorarsi                    che sicuramente saranno un punto di partenza
seguendo i consigli dell'allenatore e mettendo                per un futuro pieno di soddisfazioni calcistiche.

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