RENZO ULIVIERI DONNACHIARA PIZZERIA "DA MICHELE" - Foto Ciro De Luca - Magazine Napoli
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COPIA GRATUITA IN EDICOLA CON IL ROMA La Città – La Squadra – Gli Eventi numero 10 del 26 maggio 2019 LE STORIE RENZO ULIVIERI DONNACHIARA PIZZERIA “DA MICHELE” ALL'INTERNO INSERTO SPECIALE SU “NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA’’ R I P R OV I A M O C I Foto Ciro De Luca
COPERTINA di Giovanni Gaudiano foto di Ciro De Luca Ancelotti il nostro 1 numero Oggi a Bologna termina di fatto all'obiettivo del fotografo, Ciro la prima stagione di Carlo De Luca, e di tutti quelli che con Ancelotti sulla panchina del i l c e l l u l a r e h a n n o vo l u t o Napoli. Nella sua recente visita immortalare il momento. alla redazione del quotidiano Nel piccolo rinfresco “Roma”, ospite del direttore organizzato ha assaggiato un A n t o n i o S a s s o, i l t e c n i c o dolce, ha evitato il fritto, poi si è emiliano ha ripercorso l'intera s o f f e r m at o a g u a r d a r e l a stagione del Napoli ma ha anche collezione di prime pagine parlato della città, del suo disposte sulle mura della rapporto con i napoletani senza redazione, ascoltando con dimenticare le sue origini. attenzione il racconto del Ancelotti ha stretto con calore le direttore Sasso sulla nascita del mani di tutti i presenti, ha più antico quotidiano di Napoli e ascoltato brevi storie con sulla ragione del suo nome. interesse, ha dispensato il suo Il tutto con una semplicità e franco sorriso a chiunque lo con una disponibilità che ha abbia avvicinato e si è prestato riproposto durante il fuoco 3
incrociato delle domande rivoltegli dai redattori del “Roma”. «Mi ripeto, Napoli è una città eccezionale. Abito in alto e dormo con le tapparelle alzate perché ho il privilegio di assopirmi con lo spettacolo delle luci del golfo e svegliarmi con il primo sole che illumina questa splendida città». Qualcuno prova a chiedergli cosa pensa che proverà quando lascerà la nostra città, è una domanda alla quale Ancelotti si capisce non vorrebbe rispondere ma non la elude. «Non ci penso, vorrei restare il più a lungo predecessore e non è neanche il modo per possibile per portare a compimento un progetto contare su un giusto contratto. Il tecnico è vincente. Non sono venuto a pettinare le credibile quando esprime il suo piacere bambole, cosa che ho detto anche a Dimaro lo nell'essere alla guida di questa squadra. scorso anno, anche se qualcuno ha pensato che E quando qualcuno gli chiede che idea si è volessi alludere all'impegno di vincere lo fatto dei napoletani, ecco la conferma. scudetto sin da subito». «Sono persone pronte ad aiutarti, qualche Il tecnico ancora una volta esprime con volta magari eccedono nella disponibilità ma chiarezza i suoi pensieri. Napoli per Carlo mi ricordano tanto la vita e le consuetudini dei Ancelotti, nelle sue intenzioni, non è una contadini della mia terra, quella dove darsi una stazione di transito, non è un trampolino di mano a vicenda era la regola spontanea che lancio come lo è stato per qualche suo non aveva bisogno di nessuna richiesta. Sono emiliano, sono nato e cresciuto in una famiglia con queste caratteristiche ed oggi mi piace stare con chi mi riconosce, mi sorride, mi apre la propria porta invitandomi a prendere un caffè anche se poi in qualche caso si eccede in confidenza. Finisco per comprenderlo, ne capisco le motivazioni che sono da cercare nelle caratteristiche proprie del popolo napoletano e sorrido perché in fondo è giusto così». Poi la conversazione si sposta anche sugli affetti, sulla famiglia. Qual è il rapporto con i suoi figli, che padre pensa di essere stato? «Sono stato sempre presente, anche se la mia attività mi ha portato a viaggiare molto ed essere lontano da casa. Non ho mai cercato di imporre ai miei figli le mie idee. Li ho seguiti, ho favorito per quanto possibile la realizzazione dei loro 5
COPERTINA progetti. A Davide, che da un po' di tempo lavora con me, ho sempre detto che bisogna studiare di continuo, prepararsi, migliorarsi senza considerarsi mai arrivati». Tornando al Napoli, che rapporto esiste tra Ancelotti e De Laurentiis? «È una domanda che mi viene rivolta spesso. Con il presidente non c'è mai stata una discussione. Abbiamo idee e visione del calcio molto simili. Poi ha saputo portare in questi anni il Napoli ad un livello importante e credo che lavorando insieme si possa fare ancora tanto». Allora ci sarà un mercato importante con l'arrivo di qualche fuoriclasse per puntare allo scudetto, all'Europa? «Il Napoli è una società sana, amministrata con criterio ed equilibrio e non sarò certo io se venire a Napoli per problemi di natura quello che modificherà quella che ritengo essere personale. Infine sento dire che ci sarebbe chi una virtù. Si fanno i nomi di tanti giocatori in voglia cambiare maglia ma ad oggi nessuno mi entrata, alcuni però non sono alla nostra portata ha chiesto di andar via. Stiamo seguendo (ad esempio Barella, ndr) e quindi non è vero che comunque molti profili, giovani interessanti e li seguiamo. Poi ci sono quelli che sono indecisi già pronti, cercheremo di scegliere quelli più adatti al Napoli, alla società ed alla città». Si parla molto della fascia di capitano affidata dopo la partenza di Hamsik ad Insigne. Lo stesso presidente ha dichiarato che forse non è il profilo più giusto per questo particolare onere ed onore allo stesso tempo. «Penso che in campo e fuori i capitani debbano essere tanti. La personalità non ha il suo peso solo nello spogliatoio o nei rapporti in campo con l'arbitro. Gente come Mertens, Callejon sono dei trascinatori in campo come in panchina, durante gli allenamenti e poi anche nella riservatezza dello spogliatoio, dove le parole hanno il loro peso e gli esempi sono di un'importanza capitale». 6
Che valore dà alla sua prima stagione in azzurro? «Credo che abbiamo fatto abbastanza bene. Essere secondi con largo anticipo, aver disputato un buon girone di Champions e poi essere arrivati ai quarti in Europa League ritengo che non possa essere valutato con un segno negativo. Il Napoli è una società con le idee chiare. Faremo tutto il possibile per rinforzare la squadra e per giocare in uno stadio pieno che serve sempre, come ha dimostrato il ritorno di Champions della sfida Liverpool – Barcellona. Il Napoli non può prescindere dai suoi tifosi». Terminate le domande, è arrivato il tempo della conversazione libera da microfoni, registratori. Poi i saluti e la consapevolezza che davvero la città gli sia entrata nel cuore. Ancelotti ha le idee chiare, ha l'esperienza e la storia professionale dalla sua parte. Ora tocca alla città capire che la capacità professionale, non deve dimostrare nulla. E tocca anche ai l'educazione, l'equilibrio e la comprensione media evitare di soffermarsi su particolari di sono valori incommensurabili e che Ancelotti dubbio gusto e di poca importanza. Il tecnico ha spiegato con chiarezza il suo pensiero, arrivando addirittura a parlare del suo contratto pur di tentare di evitare inutili polemiche. Se qualcuno ha pensato di metterlo in discussione, probabilmente ha dimenticato non solo la storia professionale di Carlo Ancelotti ma soprattutto la sua capacità di essere un uomo, un “leader calmo” capace di far prevalere sempre la lealtà nei suoi discorsi. Bisogna attendere, pazientare, sostenere la squadra, circondarla di quel calore che per decenni è stato proverbiale per la maglia azzurra e lasciarlo lavorare in tranquillità, come fece il Milan di Berlusconi nell'anno in cui partì malissimo e poi seppe riprendersi ed andare a vincere. 7
IN QUESTO NUMERO Numero 10 del 26/05/19 In copertina: Carlo Ancelotti pronto a rilanciarsi nella mischia per portare il suo Napoli al vertice. Foto di Ciro De Luca Ilaria Petitto con Riccardo Cotarella ‘‘Donnachiara’’ pag.47 LA SQUADRA LE OPINIONI LE STORIE GLI EVENTI Vs 13 Quella domenica di 28 Renzo Ulivieri - 47 “Donnachiara” 70 Ranieri - Lioniello gloria e baldoria a Il Toscanaccio di Giovanni Gaudiano e la Red Velvet Bologna Incatenato 58 Pizzeria di Lorenzo Gaudiano di Mimmo Carratelli di Pier Paolo Cattozzi “Da Michele” di 74 Corto Maltese: Un 17 Daniele Portanova 35 Di Fusco: Portiere, Bruno Marchionibus viaggio straordinario Tifo per entrambe preparatore e ... di Marco Boscia di Salvatore Caiazza attaccante di LA CITTÀ 81 Sergio Brancato 20 La sfida Bruno Marchionibus L'emozione della Ruiz vs Dzemaili 38 Karim Zedadka sorpresa di Marco Boscia Esterno o di Marina Topa 23 Profili - Callejon e la centrocampista? sua maglia azzurra di Gianluca Mosca di Lorenzo Gaudiano 41 Montervino 26 Bologna - Napoli Capitano azzurro Ultimo atto della per sempre stagione di di Marco Boscia Bruno Marchionibus 44 Quanto vale il 53 MAV - Ercolano secondo posto del di Lorenzo Gaudiano Napoli? 63 Castel Sant’Elmo di Francesco di Domenico Sepe Marchionibus 67 Fantasmi al castello di Paola Parisi 78 La famiglia L'inserto speciale su “Napoli Teatro Festival Italia” di Ciro Chiaro è stato realizzato da Giovanni Gaudiano 9
La Città – La Squadra – Gli Eventi n.10 del 26 maggio 2019 AUT. TRIBUNALE DI NAPOLI N. 50 DEL 8/11/2018 MENSILE A DISTRIBUZIONE GRATUITA CON IL QUOTIDIANO “ROMA” DIRETTO DA/ GIOVANNI GAUDIANO COORDINATORE EDITORIALE/ LORENZO GAUDIANO REDAZIONE/ MARCO BOSCIA, BRUNO MARCHIONIBUS PROGETTO GRAFICO ART DIRECTOR/ DANIELA ALTRUDA Seguici sul nostro sito web HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO/ SALVATORE CAIAZZA, MIMMO CARRATELLI, PIER PAOLO www.rivistanapoli.it CATTOZZI, CIRO CHIARO, FRANCESCO MARCHIONIBUS, GIANLUCA MOSCA, PAOLA PARISI, DOMENICO SEPE, MARINA TOPA Resta sempre aggiornato FOTO DEI SERVIZI SPORTIVI/ AGENZIA MOSCA LE FOTO DEL SERVIZIO DI COPERTINA DI QUESTO NUMERO con tutti gli articoli SONO DI/ CIRO DE LUCA ILLUSTRAZIONI/ dedicati alla squadra, GIANCARLO COVINO CONSULENZA AMMINISTRATIVA/ STUDIO MARCHIONIBUS agli eventi ed alla città STAMPA E PUBBLICITÀ/ SPORT AND MARKETING SRL SEDE: VIALE LAMBERTI - TRAV. SPINELLI - 81100 CASERTA ‘‘NAPOLI’’SARÀ NUOVAMENTE IN EDICOLA TEL. 0823 149 0340 CON IL QUOTIDIANO ROMA DOMENICA 16 GIUGNO 2019 REDAZIONE@NAPOLIMAGAZINE.IT
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TESTIMONE DEL TEMPO di Mimmo Carratelli Quella domenica di gloria e baldoria a Bologna per il secondo scudetto incitavano: “Campioni! Campioni!”. Era la penultima giornata, in testa Napoli e Milan a pari punti (47). Il Napoli giocò a Bologna e la squadra emiliana non aveva alcun problema di classifica. Il Milan di Sacchi e dei tre olandesi giocò a Verona e i veneti penultimi lottavano per la salvezza, allenatore Bagnoli che, cinque anni prima, col Verona aveva vinto lo scudetto. Mentre a Bologna fu una Careca e Maradona festa, a Verona fu un dramma. Al Milan era D opo un quarto d'ora era 3- 0 per il Napoli. Domenica indimenticabile a Bologna, il giorno della svolta per il secondo scudetto, 22 aprile 1990. già accaduto di perdere a Verona lo scudetto del 1973 a vantaggio della Juventus. La storia si ripeté e se ne avvantaggiò il Napoli di Maradona. Col Napoli sul 3-0 a Bologna, il Milan rimaneva inchiodato sullo 0-0 a Verona. Poco dopo la mezz'ora, i rossoneri andarono in Po m e r i g g i o d i s o l e , t u t t a vantaggio con napoletana la curva San Luca dello Marco Simone. stadio bolognese. E proprio nella Tornò la parità in porta sottostante quella curva il classifica col Napoli maramaldeggiò con un Napoli. Molto inizio fulminante. Tre minuti ed era nervoso Sacchi da già gol. Sul cross di Corradini, bordo-campo. I l Careca sgusciò in area fra due Milan aveva difensori bolognesi e insaccò con un giocato quattro formidabile destro. Sei minuti dopo, gior ni prima a sulla rimessa laterale di Crippa, Monaco di Baviera Maradona se ne andò sul centro- perdendo col destra e di sinistro, dal limite, infilò Bayern 1-2 nella il pallone del raddoppio semifinale di nell'angolino basso più lontano. Al ritorno della 15' un colpo di tacco di Careca C o p p a d e i lanciò in gol Francini. I bolognesi ci Campioni. La Francini 13
TESTIMONE DEL TEMPO sconfitta non pregiudicò il passaggio dei rossoneri alla finale perché il Milan aveva vinto a San Siro 1- 0. La squadra di Sacchi era comunque stanca per la trasferta europea. A Verona, Gullit entrò solo dopo un'ora al posto di Simone. Ancelotti non giocò. A Verona il Milan fu stanco e nervoso nel duello a distanza col Napoli. Il peggio accadde nella ripresa quando il Verona prima pareggiò con Sotomayor (63'), poi andò al sorpasso con Pellegrini (89'), mentre a Bologna il Napoli t r i o n f ava 4 - 2 e i b o l og n e s i Alemao intonavano agli azzurri: “Vincerete, vincerete il tricolor”. A Verona, arbitro Rosario Lo Bello, al Milan saltarono i nervi dopo avere protestato per due falli su Massaro e Van Basten in area veronese. Il primo intervento era da rigore, ma Lo Bello lo ignorò. Van Basten e Rijkaard furono i più violenti nelle proteste contro l'arbitro s i r a c u s a n o. F u r o n o e s p u l s i entrambi dopo il pareggio del Verona. Lo Bello mandò fuori anche Sacchi e Costacurta dopo il Alberto Bigon vantaggio veronese. Un putiferio. A Bologna, De Napoli 1989-90 Campione d'Italia 14
Arrigo Sacchi Marchi e Iliev per i rossoblù e Alemao per gli azzurri completarono il 4-2 finale del Napoli. Il Napoli balzò a 49 punti, il Milan rimase a 47. Scudetto agli azzurri. Nell'ultima giornata, il Napoli batté la Lazio al San Paolo 1-0 (7' Baroni) e il Milan vinse contro il Bari a San Siro 4-0. Non cambiò nulla, Napoli campione d'Italia. Il Verona, dopo la vittoria sul Milan, perse a Cesena e retrocesse. Il Napoli, allenato da Alberto Bigon, giocò a Bologna con: Giuliani, Ferrara, Francini, Crippa, Alemao, Baroni, Corradini, De Napoli, Careca (88' Zola), Maradona, Carnevale. Il Milan vinse poi la Coppa dei Campioni battendo il Benfica nella finale di Vienna (1-0, gol di Rijkaard). Diciassette anni prima, all'ultima giornata, il Milan era in testa con un punto di vantaggio sulla Juventus. Naufragò a Verona (3-5) mentre la Juve vincendo in trasferta sulla Roma (2-1) sorpassò i rossoneri e conquistò lo scudetto: Juventus 45 punti, Milan 44. Era il Milan di Rocco (espulso a Verona come poi capitò a Sacchi) con Rivera e Chiarugi. L'allenatore di quel Verona era Cadè. 15
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L'INTERVISTA Daniele Portanova: Tifo per entrambe Legato a tutte le squadre dove ha giocato il difensore romano a casa può tifare solo Napoli. I due figli Manolo e Denis vogliono seguire le orme del padre di Salvatore Caiazza Il Napoli nel cuore. Ma anche il Bologna e tutte presupposti per poter puntare al massimo. Non le squadre dove ha giocato. Non a caso si è a caso nel 2004, una volta conquistata la tatuato addosso tutte le maglie che ha indossato. permanenza tra i cadetti, quella società fallì. Daniele Portanova ha concluso la sua carriera Portanova aspettò fino all'ultimo giorno utile, nel Siena in serie C ma nella stagione 2003-2004 sperando di poter rimanere anche con la nuova si tolse la soddisfazione di giocare con i colori gestione. Ma poi accettò la richiesta del Siena azzurri, quelli della squadra del cuore di sua dove si espresse a grandissimi livelli. Nel 2009 moglie Tonia. Fu una gioia unica quando al fu acquistato dal Bologna dove ci restò fino al Messina arrivò la richiesta per questo gigante 2013. È stata una grande esperienza anche con i biondo di Fiumicino che grazie alla sua voglia di felsinei dove, come sempre, ha dato tutto. Ma giocare al calcio riuscì a raggiungere il mondo ogni qualvolta che doveva affrontare il Napoli professionistico e uno dei club più ambiti in era un pugno nello stomaco. Anche perché Italia. All'epoca non era il Napoli di oggi. Si aveva tutta la famiglia contro a livello di tifo. La navigava a vista in serie B e non c'erano i squadra di Ancelotti chiude questo torneo 17
L'INTERVISTA proprio al Dall'Ara dove l'ex difensore romano ha vissuto grandi emozioni. Con il Bologna e contro il Napoli. Che sfida è per lei Bologna-Napoli? «Beh, è sempre qualcosa di speciale. Lo era da giocatore, lo è da spettatore. Ho vissuto solo un anno in azzurro ma è come se fossero dieci per l'intensità. Avendo una moglie napoletana, si può capire come fu accolta la notizia del mio trasferimento al Napoli. Fu una sensazione unica passare dal Messina al club partenopeo. Non ci pensai su due volte e subito accettai lasciando, però, una parte del mio cuore in Sicilia. Devo tanto al Messina perché mi ha fatto conoscere a certi livelli. Con il Bologna sono cresciuto molto, addirittura ho indossato la fascia di capitano». Quindi per chi fa il tifo? «Per entrambe. Ma è così con tutte le mie ex squadre che si affrontano. Certo il Napoli è sempre presente perché a casa mia si parla napoletano. Da mia moglie ai suoi parenti ma anche i miei figli. Se vado a Bologna, però, ancora mi fermano per strada e mi fanno i complimenti per ciò che ho dato». Infatti lei non si è mai tirato indietro nelle battaglie in mezzo al campo … «Sono partito dal basso, so che cosa significa soffrire e una volta arrivato a certi livelli non ho perso l'umiltà che avevo. A Napoli, poi, rischi di perdere il controllo visto e considerato che ti fanno sentire un dio. Se sei un calciatore azzurro ed esci per strada vieni subito riconosciuto. E vi assicuro che è bello. Non capisco come qualcuno si possa lamentare di questa notorietà. Poi quando finisci di giocare al calcio ti manca qualcosa». Che stagione è stata per il Napoli? «Il secondo posto è un grande obiettivo. Averlo conquistato un mese prima poi fa capire il grande lavoro che è stato fatto. Ancelotti ha portato tanta esperienza ma quest'anno la Juventus era difficile da combattere. Quando compri il calciatore più forte al mondo, in Italia poi non ce ne è per nessuno. In Europa i bianconeri hanno mostrato dei limiti ma nel nostro campionato è tutto diverso». Peccato non essere riusciti a vincere un trofeo … 18
«Abbiamo visto anche a livello europeo che cosa significa la Premier. Quattro squadre inglesi nelle finali di Champions ed Europa League. Il Napoli è calato, da gennaio in poi non è stato più lo stesso. C'è stato un crollo che è stato determinante contro l'Arsenal. Un peccato». Il Bologna, invece, si è salvato dopo un periodo dove ha rischiato ... «Mihajlovic ha portato la sua determinazione dentro lo spogliatoio. Ha fatto capire ai calciatori come si deve andare in campo a prescindere dalla tattica. E si è salvato». Lei ha quattro figli di cui due sono nel settore giovanile di grandi club della stessa città. Manolo alla Juventus e Denis al Torino. Figli d'arte crescono … «Sono cresciuti con il pallone e ho cercato di inculcargli la mentalità sportiva. Poi hanno fatto tutto loro. Dopo aver smesso di giocare, cerco di seguirli da vicino sperando che possano diventare dei grandi calciatori senza, però, mai perdere l'umiltà. È fondamentale in questo sport altrimenti si perde di vista tutto». Tornando al Napoli, cosa serve per poter essere più competitivi? «Ancelotti ha detto che non ci saranno calciatori che guadagneranno dieci milioni di euro a stagione. Ed è giusto così. Io ho vissuto il fallimento del Napoli e vi assicuro che non è una bella sensazione. Quindi va bene il fair play finanziario. Naturalmente i big fanno la differenza. Ma Ancelotti è così forte e conosce così bene il calcio che sa chi prendere per migliorare ancora di più una squadra che giocherà per il quarto anno consecutivo la Champions. E non è da tutti». 19
LA SFIDA di Marco Boscia RUIZ vs Presente contro passato: il giovane FABIAN RUIZ: LA PROMESSA DEL CALCIO SPAGNOLO N ato a Villafranca nel 1996, è considerato uno dei maggiori prospetti del calcio spagnolo tanto che, dopo aver giocato sia per l'Under 19 che per l'Under 21, è riuscito a guadagnarsi la prima convocazione in nazionale maggiore due mesi fa, costretto poi a lasciare il ritiro per un'influenza. Prima di approdare al Napoli, di cui è diventato uno degli acquisti più cari dell'era De Laurentiis, ha militato nella Liga spagnola indossando solo la maglia del Real Betis e, per un periodo semestrale nel 2017, quella dell'Elche. È in g r ado di ricoprire tutti i r uoli del centrocampo: è stato schierato da Carlo Ancelotti nel suo 4-4-2 nel corso di questa stagione inizialmente sull'esterno sinistro, salvo poi essere spostato centralmente dopo l'addio dell'ormai ex capitano azzurro Hamsik. Grazie alla sua fisicità riesce spesso a strappare palla agli avversari e a far ripartire i suoi verticalizzando subito il gioco. È di piede mancino e possiede un ottimo tiro dalla distanza, anche col destro. CURIOSITÁ: ha segnato il primo gol in maglia azzurra il 20 ottobre 2018 nella vittoriosa trasferta degli azzurri per 0-3 sul campo 18 14 20 dell'Udinese.
DZEMAILI spagnolo contro l'esperto svizzero BLERIM DZEMAILI: LO SVIZZERO AFFEZIONATO AL NOSTRO PAESE C entrocampista centrale bravo in fase di interdizione, si fa apprezzare anche in fase offensiva perché dotato di un ottimo tiro. Nasce nel 1986 a Tetovo, in Macedonia, da famiglia albanese, ma trascorre i primi anni della sua vita a Zurigo, in Svizzera, con cui esordisce a 17 anni e dove resta per quattro stagioni prima di trasferirsi in Inghilterra al Bolton; qui incorre in un infortunio ai legamenti che non gli permette di scendere mai in campo. Prima il Torino e poi il Parma credono in lui: con i granata disputa una stagione ma retrocede in B, mentre con i ducali sigla la sua prima rete in A. Dopo due anni con i gialloblù, viene acquistato nel 2011 dal Napoli e vince la Coppa Italia nel maggio 2012, disputando da titolare la finale contro la Juventus. Dopo l'esperienza in azzurro durata tre stagioni, non riesce più a trovare la sua dimensione e cambia quattro maglie in quattro stagioni: Galatasaray, Genoa, Bologna e Montreal. Nel 2017 fa ritorno al Bologna, di cui è l'attuale capitano. CURIOSITÁ: vanta una tripletta in Serie A siglata il 30 marzo 2013 nel match vinto dal Napoli 3-5 a Torino 19 15 21 35 contro i granata.
PROFILI Corre, s'impegna, cambia ruolo e posizione, gioca per la squadra e suda la maglia. È difficile oggi pensare al Napoli orfano dello spagnolo Callejon e la sua maglia azzurra di Lorenzo Gaudiano I giocatori che hanno fatto la storia del calcio con la maglia numero 7 sono tanti: Garrincha con il suo dribbling ubriacante; George Best con la sua vulcanicità; “Qual è il mio segreto? Lavoro sempre al 100%, il calcio è la mia passione. Fino all'ultimo giorno mi allenerò e giocherò al massimo. Io ho avuto nella mia carriera la fortuna di giocare con tutti gli allenatori” Bruno Conti e Luis Figo con la loro agilità e tecnica; Cristiano Ronaldo con i suoi muscoli e In un paese vicino Granada di circa 60.000 la sua determinazione. Anche con la maglia del abitanti, Motril, José ha mosso i primi passi nel Napoli ce ne sarebbero tanti da ricordare: mondo del calcio. I suoi genitori José Maria ed Careca nella stagione '87/'88, Lavezzi al suo Encami gestiscono un banco di frutta al mercato, la arrivo in Italia e Cavani, che ha legato a quel sorella maggiore Vanesa per lui è una seconda numero il suo infinito bottino di gol messo a madre e il gemello Juanmi condivide con lui la segno con la casacca partenopea. Al suo addio il passione per il calcio. Un'origine quindi umile e 7 passò a José Maria Callejon, che dal punto di ricca di valori, a partire dall'importanza della vista tecnico probabilmente nemmeno si famiglia fino ad arrivare alla massima dedizione avvicina alla g rande zza dei nomi per il proprio lavoro. Ed è questa la ragione per cui precedentemente citati. La sua importanza si Callejon in campo non tira mai la gamba, non estende a qualcosa di diverso: alla sua duttilità, risparmia mai il fiato e continua a correre, alla sua umiltà, al suo spirito di abnegazione e al nonostante la stanchezza, per sopperire alle suo rispetto verso il prossimo. mancanze dei compagni. L'approdo al settore giovanile del Real Madrid gli ha cambiato la vita, trasformando un sogno in una meravigliosa realtà. Prima il Castilla, poi l'Espanyol ed infine il Real Madrid, alle dipendenze di Mourinho, che lo preferiva ad una folta massa di campioni a disposizione. 23
PROFILI “Napoli è stupenda. Mi hanno colpito la gente, il pubblico e le persone ti aprono persino le porte di casa. C'è una passione forte come in Spagna e poi il mare ed il clima, che sono meravigliosi” Nel 2013 Callejon, la moglie Marta e la piccola Paula, figlia di lei ma a cui il calciatore spagnolo tiene moltissimo, si trasferiscono a Napoli grazie alle rassicurazioni del tecnico Benitez. La città inizialmente si presenta agli occhi dei tre spagnoli non proprio con tutto il suo splendore e i primi mesi sono difficili. Poi il rapporto cambia: Callejon con i suoi gol conquista immediatamente la tifoseria e la piazza partenopea comincia a sprigionare il suo fascino, ammaliando i nuovi arrivati. José comincia a mettere radici. Durante la sua permanenza arrivano anche due bellissime bambine, India e Aria, che Napoli ha accolto e Sono passati sei anni dal suo arrivo e pensare ad coccola attualmente come figlie proprie. un Napoli senza Callejon è davvero difficile. Mai una parola fuori posto, grande disponibilità verso tutti gli allenatori, un'intelligenza tattica fuori dal comune e un amore reciproco per la città e la sua tifoseria, a cui entrambi non vorrebbero mettere la parola fine. “Ho ancora un anno di contratto e vorrei restare. Sono molto felice qui e lo è anche la mia famiglia. La gente mi vuole bene, dovrò parlare con il presidente e vedremo se riusciremo a trovare un accordo” 24
Dicono di lui Manda (suo allenatore al Castilla): “José è un ribelle del calcio. Ribelle nel senso buono, perché cerca sempre di superare i suoi limiti e non si arrende mai” Mourinho: “Mi è sempre piaciuta la sua duttilità in campo. A Madrid ho conosciuto un ragazzo con una personalità forte. Sa rendere prezioso ogni minuto in cui è in campo, è un esempio per tutti” Benitez: “Non è solo un grande calciatore. Lavora, ascolta e vuole imparare. Esterni migliori di lui ce ne sono davvero pochi” Candela: “È un giocatore chiave per gli azzurri, sa sempre cosa fare in campo. Se dovesse mancare lui, allora sì che per il Napoli sarebbe un dramma” Biazzo: “Dal 2014 ad oggi è il calciatore col più alto rendimento di tutta Europa. È un ragazzo serio, non un simulatore, ha sempre dato tutto per il Napoli” 25
LA PRESENTAZIONE Bologna – Napoli: Ultimo atto della stagione Gli azzurri chiudono la prima stagione con Ancelotti alla guida. Al Dall'Ara saranno ospiti della squadra felsinea rigenerata e portata alla salvezza da Sinisa Mihajlovic di Bruno Marchionibus Da gennaio un Bologna diverso Si concluderà a Bologna il primo campionato del Napoli targato Carlo Ancelotti, di scena per l'ultima giornata di Serie A contro i rossoblù di Sinisa Mihajlovic, il tecnico serbo che dal suo avvento sulla panchina felsinea a fine gennaio è riuscito a dare una svolta decisiva alla stagione degli emiliani, fino ad allora avara di gioie.Il mister ex Toro, infatti, all'inizio del girone di ritorno ha ereditato da Inzaghi una squadra tre punti sotto la zona salvezza e con gravi problematiche tanto offensive che difensive. Mihajlovic, tuttavia, è stato in grado di dare ai suoi ragazzi, anche grazie all'innesto di elementi prelevati durante il mercato di riparazione, quali ad esempio Sansone e Soriano, una convinzione ed un'identità tali che hanno permesso al Bologna di tirarsi fuori dalle sabbie mobili e, di conseguenza, di riportare i propri tifosi allo stadio. Ci si aspetta dunque un Dall'Ara con pochi posti vuoti sugli spalti, anche a causa della sempre nutrita presenza di tifosi azzurri, data l'alta percentuale di napoletani residenti in zona desiderosi di salutare i propri beniamini per l'ultimo atto di quest'annata. Tanti gli uomini in grado di risolvere la gara Tra le scelte vincenti operate dall'allenatore dei bolognesi c'è stata quella di giocare spesso con un attacco meno “pesante” rispetto alla prima parte di campionato, dando spazio all'imprevedibilità di Sansone e Palacio ed alla tecnica di Orsolini, giocatori in grado di non dare punti di riferimento stabili ai difensori avversari. Sarà questa una delle insidie per la retroguardia partenopea, così come massima attenzione dovranno avere Koulibaly e compagni sulle palle inattive, che tanto misero in difficoltà il Napoli nel match d'andata. D'altro canto, anche gli azzurri avranno la possibilità di sfruttare la velocità e la fantasia dei propri elementi più tecnici, che sicuramente potranno rivelarsi armi importanti contro la fisica difesa dei padroni di 26
casa. Occhio anche, per quanto riguarda le frecce all'arco dei felsinei, ai tiri da fuori di Dzemaili, che a Napoli ben conoscono avendo lo svizzero militato all'ombra del Vesuvio dal 2011 al 2014. All'andata gol e capovolgimenti di fronte Il 29 dicembre, nella gara di andata disputata al San Paolo prima della sosta invernale, un Napoli lontano dalla sua forma ottimale prevalse su uno dei migliori Bologna di Inzaghi al termine di un incontro caratterizzato da numerosi capovolgimenti di fronte. I rossoblù, infatti, nell'occasione riuscirono a pareggiare le due reti di Milik prima con Santander ed in seguito con Danilo, per poi capitolare solamente nel finale al gol di Dries Mertens. Anche nello scorso torneo i partenopei ebbero la meglio sugli emiliani in partite ricche di gol: 3 a 0 per gli uomini di Sarri a Bologna; 3 a 1, sempre per la banda azzurra, a Fuorigrotta. BOLOGNA - NAPOLI CAMPIONATO SERIE A NAPOLI GIRONE DI RITORNO BOLOGNA ALLENATORE ANCELOTTI 19^ GIORNATA ALLENATORE MIHAJLOVIC GHOULAM YOUNES KARNEZIS LUPERTO FABIAN RUIZ MERTENS ALBIOL ORSOLINI ZIELINSKI PALACIO MALCUIT MBAYE ST SORIANO DZEMAILI AD MILIK IO DANILO RE SANSONE NA PULGAR LYANCO -1 TO SKORUPSKI 2-3 DA 4- LL DIJKS NA ’AR G A LO BO STADIO RENATO DALL’ARA - 26 MAGGIO 2019 - ORE 20.30 27
IL PERSONAGGIO Il Toscanaccio "Incatenato" Ieri come oggi avanti con gli schemi, ma è la rapidità che fa la differenza. De Laurentiis promosso: ha saputo scegliere gli allenatori, quindi anche i giocatori. Vivere a Napoli da allenatore: non puoi chiedere di più dalla vita! Solo mia la colpa del flop nel 1999 alla guida degli azzurri di Pier Paolo Cattozzi Q ualcuno a un certo punto lo chiamò RENZACCIO. Colpa di quel suo carattere che, complici le sue ferme Calcio, lo sport più amato nel nostro Belpaese. Ero al seguito del Bologna, sprofondato in serie C a metà degli anni novanta, nel ritiro estivo di convinzioni, lo costringeva a difendere con Sestola quando per la prima volta ascoltai il fermezza tanto loro quanto se stesso. Volendo Toscanaccio chiedere ai suoi di fare la differenza ricorrere ad un esempio, resterei in un campo attraverso la rapidità nel palleggio in ogni parte che, come quello del calcio, meglio ho del campo. Forse una coincidenza, ma da conosciuto e frequentato. Dico e confermo che quell'estate in poi e per un entusiasmante l'ULIVIERI del giornalismo per me è sempre quinquennio il Bologna scalò classifiche e stato INDRO MONTANELLI: entrambi categorie fino ad arrivare gloriosamente in serie “toscanacci” di Fucecchio e dintor ni. A. Cominciarono a chiamarlo RENZACCIO e Montanelli giornalista e scrittore e poi c'era persino chi arrivò a confidare nel beneficio Direttore: una carriera inarrestabile, discussa, scaramantico di un “cappotto d'antan”, ma mai discutibile. Ulivieri calciatore, indossato in panchina a dispetto delle stagioni, allenatore e Presidente nazionale degli dell'eleganza e degli avversari. allenatori: una carriera inarrestabile, discussa - Rapidità vo cercando ... sempre valido ma mai discutibile. Frasi come “Tappiamoci il l'imperativo renziano? naso, ma andiamo a votare DC” sono scolpite A voglia, altroché... Oggi il giocatore lento non nella memoria storica del nostro Belpaese. Frasi può più giocare a calcio. come “È la rapidità che fa la vera differenza - Vuoi dire che i neo tatticismi strombazzati di Categoria” hanno segnato la storia del in cronaca non pagano. 28
Non dico questo. È giusto studiare e percorrere nuove vie. Ci sono giovani in gamba che si applicano e fanno bene a farlo. Sia ben chiaro che quella rapidità cui fai riferimento non solo non la si sostituisce, ma premia ancora molto, in casa e fuori, in Italia come all'estero. - Certo andava meglio quando nelle finali europee qualche italiana c'era sempre. Questo è un discorso da approfondire. All'estero gli allenatori italiani hanno fatto bene, anche molto bene. Quel che voglio dire è che una volta si diceva questo è il passo del centrocampista, e oggi col passo del centrocampista è difficile giocare a pallone. Passo da centrocampista vuol dire passo uniforme: oggi c'è da cambiare marcia. Non mi si parli dei mitici numeri 10 che potevano trotterellare in mezzo al campo. Nessun rimpianto, oggi quei giocatori starebbero in panchina. La differenza la può fare invece il giocatore che sposta la palla, salta l'avversario e si mette a disposizione dei compagni, accelerando piuttosto che rallentando il gioco. - Scusa, ma mi fai ricordare che fosti proprio tu a litigare con un certo Roberto Baggio che stava rilanciando la sua carriera ripartendo dal Bologna. Innanzitutto non fui io a litigare con Baggio, ma fu lui a prendersela con me perché non gli feci giocare un Bologna- Juventus al quale teneva molto. La mia scelta fu molto semplice: giocavamo con la Juve e si doveva costruire dalla difesa all'attacco e si doveva costruire alto, almeno nel primo tempo poi si sarebbe visto. Se giochi a terra e giochi più a pallone, se lasci fuori Baggio sei un coglione. Non era questo il caso. Se mi chiedi se lo rifarei, ti rispondo di sì. Tutto qui. - Parola di Mister Ulivieri, che da calciatore ha giocato solo nelle giovanili della Fiorentina, ma a 22 anni si laureò all'ISEF scegliendo subito di allenare. Oggi mi chiedo e ti chiedo perché non ti hanno mai chiamato dottore. In effetti mi chiamavano Professore perché al mio paese è più che dottore. Tant'è che un giorno in paese si presentò uno che cercava il Professore di Educazione fisica Renzo Ulivieri. Con grande serenità e pacatezza, narrano i miei concittadini che l'interpellato rispose: “Professore di fisica può darsi, ma di Educazione di certo non è la persona che Lei cerca”. - Inevitabile rispolverare quel RENZACCIO che ti affibbiò certa stampa e che, sicuramente, non ho mai approvato. Per me sei sempre stato un democratico, certo polemico, ma mai arrogante. In fondo lo riconobbe anche Roberto Baggio. Questa espressione l'ha coniata Claudio Beneforti (giornalista bolognese del Corriere della Sera e del Corriere dello Sport ndr) ma non era un'espressione cattiva. Anzi era piuttosto bonaria. Via, molto bonaria. Qualche volta poteva scappare la battuta che ho sempre curato non fosse mai offensiva. Credo, comunque, di aver sempre tenuto buoni rapporti. 29
IL PERSONAGGIO - Hai allenato la bellezza di sedici s q u a d r e i n quarant'anni. Un bel primato, non c'è che dire. Attenzione: io alleno ancora. Sono passato al calcio femminile e alleno il Pontedera da quattro anni. Quindi. Non sono quaranta ma cinquanta. - Come ti trovi col Calcio femminile. Bene, bene! C'è voglia di dimostrare e andare avanti. In questo momento direi addirittura più che nel calcio maschile. Queste nostre ragazze stanno costruendo la Storia del calcio femminile in Domenico Messina, Renzo Ulivieri, Andrea Abodi e Damiano Tommasi Italia. Ci stanno riuscendo. Abbiamo la Nazionale che va ai Mondiali, ma c'è tutto un movimento che si sta muovendo bene e con determinazione. Mi trovo bene, certo che sì. - Tornando al campionato maschile: tutto merito della Juventus il suo strapotere o gli avversari sono un poco “latitanti”. Nooo, merito della Juve che è un grande club e lo sta dimostrando negli anni. Che nella nostra serie A ci sia qualcosa da rivedere, questo sì! E quello da rivedere credo non sia l'organizzazione di un Campionato europeo che non farebbe altro che ridurre i Campionati nazionali ridotti a nulla. Il vero problema ritengo sia quello di una diversa suddivisione delle risorse. Se la differenza di risorse economiche resta questa, è chiaro che la si ritrova in campo e nelle classifiche. - Niente super campionato europeo quindi? No, per l'amor di Dio. Dovrebbero responsabilmente opporsi tutti a questa idea. - Intuisco che saresti disposto ad incatenarti un'altra volta davanti ai cancelli della FIGC. Sì, sì, sì, sii. - Come andò l'ultima volta? Volevano togliere l'obbligo degli allenatori patentati. Una sortita molto strana. Poi fortunatamente siamo arrivati ad estendere l'obbligo a tutte le Categorie. La motivazione era ed è molto semplice: per lavorare con i bambini bisogna studiare, prepararsi, prendere una licenza. Stare con i bambini è un lavoro talmente delicato per cui la preparazione è indispensabile, quindi giustamente obbligatoria. - Inevitabile, a questo punto, parlare della tua carriera politica. No, carriera politica no. Impegno politico sì. Quand'ero ragazzo allenavo a Savignano, insegnavo a Savignano, vivevo a Savignano e ho fatto l'assessore a Savignano. Allora avevamo maggioranze bulgare. C'era il PCI e c'era la 30
DC. C'erano anche i socialisti che se ci stavano o non - Possiamo concludere che sei contento ci stavano era uguale lo stesso. della carriera che hai fatto. - Sempre comunque da quella parte: la Sì! Perché mi sono divertito, sono stato in un sinistra. mondo che mi garbava. Ho sofferto, perché non sono Certo. È una scelta anche di sentimenti, via. Uno si sempre rose e fiori. Comunque allenare tutti i giorni e porta dietro tante cose: la storia familiare, la storia fare esami ogni settimana, non ti addormenti. È da ragazzi. bello, via. - Vedo che hai allenato tante squadre nobili, - Una squadra che ricordi più delle altre e un ma mai una grande, ad eccezione del Napoli giocatore che ti ha più convinto. in serie B. Non è che le idee politiche ti Direi tutte, anche se in Emilia è dove sono stato di abbiano tarpato un po' le ali. più: Bologna, Modena, Parma, ma anche Vicenza e Nooo. No, nel modo più assoluto, nel modo più la Sampdoria. Giocatori ne ho avuti tanti, ma ho assoluto. Non sono arrivato a grandi squadre, a sempre detto che il più grande che ho avuto, tanti non parte il Parma, solo per caratteristiche mie. Io ero e lo conoscono, è stato Alviero Chiorri. Lo avevo nella sono uno che vuole insegnare e, allora, insegni meglio Sampdoria e con lui avevo Marchini, Trevor nelle squadre medie piuttosto che nei grandi club con Francis, ma il più grande giocatore che io ho avuto, giocatori già fatti. Quando hai a che fare con questi ripeto, è stato Alviero Chiorri. giocatori ti metti a insegnare e gli rompi i coglioni, è - Inutile dire che ricordo Trevor Francis, ma chiaro. No. Io ho assecondato le mie caratteristiche e non Alviero. Mi scuso, ma vorrei parlare ho fatto la carriera che dovevo fare. della tua panchina del Napoli e della tua 31
IL PERSONAGGIO massimo fosse San Siro, ma salire le scale del San Paolo è tanta roba. - Come si sta quando si allena il Napoli? Io sono stato bene. Vivere a Napoli in una posizione di privilegio come quella dell'allenatore è un gran vivere. Sono stato bene in un anno difficile calcisticamente il che, poi, vuol dire vivere dentro la città e addossarsi tutte le critiche del momento. Questo, a dir il vero, non fu facile, ma comprensibile. - A questo punto mi devi dire cosa pensi della scelta di Ancelotti. È una scelta che a tutti poteva sembrare azzardata perché arrivare dopo Sarri si poteva rischiare grosso. Io invece, conoscendo il suo carattere, ho visto una scelta molto razionale (è la razionalità una parte del suo carattere ndr) e soprattutto la voglia di andarsi a cimentare in un ambiente difficile. E io questo lo capisco e lo applaudo. - Che giudizio dai di questa sua prima annata? Napoli. Si parla di un allenatore di altissimo livello. Il Io andai a Napoli con entusiasmo, mi garbò l'idea, giudizio non può essere che positivo. Non bisogna venivo da Bologna. Se Baggio fosse rimasto - è dimenticare i giocatori che sono andati via. È una strana la vita! - io sarei rimasto a Bologna. Se rosa da rilanciare: il secondo posto ha il sapore Baggio andava via tutti avrebbero pensato che se ne dell'impresa. Contrastare la Juventus oggi è quasi sarebbe andato per colpa mia. Io a Bologna non impossibile, quindi Ancelotti ha fatto sicuramente un avevo mai avuto problemi e non volevo crearne. buon lavoro . Baggio se ne andò e andai via anch'io. Scelsi Napoli. - Cosa dobbiamo aspettarci per il prossimo Ero contento. Conobbi Juliano, una grande persona, campionato.? e mi trovai subito bene. Mi aveva richiesto anche il Questo dipende dalla voglia della Società di fare Fenerbahce tant'è che a un certo punto i turchi investimenti e di sostenere le scelte di Ancelotti. Si volevano venire a parlare con Bassolino, ma tratta però di un discorso economico che diventa ovviamente gli dissi che Bassolino non c'entrava difficile valutare dal di fuori. nulla. Poi però l'annata si fece difficile, perché - Tornerà lo Scudetto sotto il Vesuvio? eravamo in B. Scelsi diversi giocatori e ne sbagliai Chiaro che non dipenderà solo dal Napoli, ma anche tanti, io. Quindi la colpa dell'annata storta fu solo dalle altre. Il Napoli oggi è un grande Club. È mia. ritornato dal medioevo calcistico. È risalito e ha - Possibile? traguardato a ripetizione secondo e terzo posto. Non Sì. Perché io allora non sapevo una cosa: salire le male nemmeno il percorso in Europa, soprattutto di scale per entrare in campo al San Paolo è un'impresa questi tempi. che non si verifica da nessun'altra parte e non tutti - Quindi promosso anche De Laurentiis? reggevano quest'emozione. Parlo di giocatori Ha riportato la squadra dalla C alla A e ha importanti, ci vuole carattere. Pensavo che il conquistato la partecipazione in Champions. Direi 32
che meglio era difficile fare. Ha scelto bene anche gli IL PROFESSORE allenatori: Mazzarri, Sarri. Promosso a pieni voti. - Diciamo che con De Laurentiis andresti RENZO ULIVIERI è nato a Pontedera il 2 d'accordo anche tu. febbraio 1941. Calciatore, allenatore di Questo non lo so. Diciamo che sono andato calcio, politico. Laureato ISEF. Gioca nelle d'accordo con quasi tutti. Non con tutti, via, ma con giovanili della Fiorentina e del Cuoiopelli. quasi tutti. A 22 anni esordisce come allenatore nella - Qualche consiglio per Carletto. società del San Miniato. Nel 1974 allena per Penso proprio non ne abbia bisogno e non mi far la prima volta una squadra di C1, l'Empoli. fare scelte per altri. Mi pare che ci sia qualcuno che Per due stagioni è il Responsabile delle vorrebbe cambiare aria: sono certo che tutto è sotto giovanili della Fiorentina prima di controllo. approdare in Serie B sulle panchine di - Intervistare il Professore Renzo Ulivieri è Ternana e Lanerossi Vicenza. Il suo primo addirittura piacevole. incarico in serie A è al Perugia dove resta Abbiamo parlato di tutto: calcio, geografia, una stagione. L'anno successivo passa alla politica, educazione fisica ma non abbiamo parlato Sampdoria che guida per tre stagioni fino a di…donne !!! conquistare la promozione in serie A. Dopo Ma neanche di Mancini (secondo il prof Cagliari, Modena e nuovamente Vicenza, partito col piede giusto) e nemmeno del arriva a Bologna nel 1994 e in quattro divorzio di Allegri, della crisi del Milan e di stagioni riporta la Società rossoblù dalla quella della Sinistra non solo italiana che a serie C alla serie A fino ad arrivare alla Lui stanno tanto a cuore. Sarà per la qualificazione all'Intertoto. Nella stagione prossima volta, quando i suoi tifosi 1998/99 è a Napoli in serie B quando viene napoletani ritorneranno a sentire odore di esonerato a tre giornate dal termine del scudetto. Grazie Dr. Professor Renzo campionato. Dopo una stagione al Cagliari Ulivieri, alla prossima. accetta di guidare il Parma al posto di Arrigo Sacchi, dimissionario, e traguarda la prima qualificazione ai preliminari di Champions League. Dopo Parma passa al Torino, al Padova, ancora al Bologna e alla Reggina nel 2008. Dal 2014 dirige la squadra femminile della Scalese per poi passare l'anno successivo al Pontedera femminile in veste di Dirigente e allenatore incarico che mantiene tuttora. Ha preso il posto di Azeglio Vicini alla Presidenza dell'Associazione Allenatori di calcio, incarico nel quale è stato riconfermato nel 2012. Nel 2011 si è incatenato davanti alla sede nazionale della FIGC per protesta (vinta!) contro la proposta di abolizione del Patentino per gli allenatori delle squadre giovanili di calcio. 33
L'ANALISI Raffaele Di Fusco: portiere, preparatore e … attaccante! L'ex estremo difensore azzurro parla di Meret, Ospina e di quanto sia cambiato il ruolo del portiere nel corso degli ultimi anni e del suo “deviatore di traiettoria” di Bruno Marchionibus U na vita nel calcio, prima da giocatore e poi da allenatore e preparatore dei portieri nonché una recente esperienza come coordinatore regionale del settore giovanile e scolastico della FIGC «La cosa che più mi ha impressionato del numero uno partenopeo è la tranquillità, il modo in cui grazie alla sua tecnica di braccia fa apparire facili anche le parate difficili, qualità importantissima per un portiere. L'ex spallino è Campania. Raffaele Di Fusco è un pezzo di uno tra i migliori prospetti italiani; è logico che storia del Napoli, secondo portiere alle spalle di come tutti i giovani presenti ancora un margine Garella e Giuliani negli anni degli scudetti, ed di miglioramento notevole, e starà ai tecnici anche uno dei pochissimi estremi difensori ad riuscire a tirare fuori dal giocatore tutte le sue aver disputato uno spezzone di partita in potenzialità». attacco, subentrando a Careca nel corso di Sotto quali aspetti crede che possa crescere Ascoli-Napoli nel 1989. ulteriormente? Meret, Ospina, Karnezis. Il reparto portieri «Credo che il ragazzo al momento, ad del Napoli può essere considerato il più esempio, a volte tenda a stare un metro più completo della Serie A? indietro rispetto alla posizione che dovrebbe «Sicuramente. Meret è attualmente uno dei acquisire sulle palle laterali; questo è un migliori giovani nel ruolo, Ospina ha esperienza qualcosa su cui potrà crescere tramite una i n t e r n a z i o n a l e e K a r n e z i s ga r a n t i s c e costruzione fisica che gli permetta però di affidabilità». mantenere le grandi doti elastiche che già Parlando nello specifico di Meret, si può possiede. Può migliorare ancora, inoltre, nella dire che le sue prestazioni siano andate oltre tecnica di gambe e nel gioco con i piedi». le aspettative? Crede, quindi, che il portiere azzurro possa 35
L'ANALISI il ruolo dell'estremo difensore rispetto a quando giocava? «Tantissimo. Oggi ogni squadra ha tre portieri in organico e tutti hanno nel corso della stagione occasione di scendere in campo, mentre ai miei tempi eravamo in due ed il secondo giocava solo in casi di emergenza; una volta si cercava il portiere di trent'anni, già esperto, a differenza del calcio attuale in cui ci si affida spesso ai giovani. Ci sono stati, poi, cambiamenti tecnici, dati dalla modifica di alcune regole; all'epoca io ero bravo con i piedi, ma questo era un fondamentale non così richiesto, dato che si potevano bloccare i retropassaggi con le mani. Ed è cambiato tanto anche dal punto di vista del posizionamento e della preparazione, in quanto attualmente rappresentare il futuro oltre che del Napoli anche della Nazionale? «Assolutamente sì. Ribadisco che ritengo Meret un ragazzo di grandissima prospettiva, e credo che lui e Donnarumma saranno i portieri dell'Italia per i prossimi dieci anni». Aprendo una parentesi su Ospina, pensa che il Napoli dovrebbe riscattare il colombiano? «Come dicevo Ospina porta in dote esperienza ed affidabilità. Tra i fattori “interni” da tenere in considerazione ai fini della riconferma, la società valuterà certamente qual è il rapporto che si è instaurato tra lui ed il portiere scuola Udinese, per la cui crescita il sudamericano potrebbe svolgere un ruolo da “chioccia”; è chiaro che, in tal caso, sarà compito dell'allenatore mantenere gli equilibri tra i due. Io sono convinto che Meret debba giocare il più possibile, per acquisire quanto prima l'esperienza che, inevitabilmente, ancora gli manca; anche il gol subito a Napoli contro l'Arsenal rappresenta una tappa di crescita, perché è anche da episodi così che un portiere ha la possibilità di maturare». Terminata la carriera da calciatore, lei è stato per anni preparatore dei portieri in diverse società. Quanto, ad oggi, è cambiato 36
esistono tecniche di allenamento molto più evolute». E poi ci sono i nuovi palloni, che per i portieri hanno complicato non poco le cose come capita in tante partite ... «È vero; all'epoca non si conosceva il lavoro sulla propriocettività degli arti superiori. Oggi, invece, i palloni leggeri che cambiano facilmente traiettoria hanno portato a rendere fondamentale lo sviluppo di allenamenti specifici in questo campo. I palloni di una volta erano notevolmente più pesanti; ti rompevano le dita (ride, ndr), ma andavano dritti». A proposito di ciò, lei qualche anno fa ha brevettato il “deviatore di traiettoria”, uno strumento che molte squadre hanno adottato negli allenamenti degli estremi difensori. «Sì, il “deviatore di traiettoria” lavora sulla propriocettività e sui tempi di reazione e si è rivelato un ottimo str umento nella preparazione dei portieri. La prima società che lo acquistò fu la Juventus ai tempi in cui Buffon era infortunato alla spalla, poiché durante un convegno in materia ad Assisi fu certificato come questo attrezzo fosse quello che più rispecchiava la realtà del campo e quindi fosse anche estremamente adatto alla rieducazione dopo un problema fisico come quello subito dal portiere della Nazionale». 37
I CAMPIONI DEL DOMANI Karim Zedadka: esterno offensivo o centrocampista? Il giovane talento franco- algerino scovato in Francia da Gianluca Grava può occupare varie posizioni in campo, anche se il tecnico Baronio lo ha schierato spesso come ester no di sinistra. Convocato già nell'Under 17 francese è un calciatore duttile con grandi potenzialità di Gianluca Mosca N ato a Pertuis in Francia il 9 giugno del 2000, Karim Zedadka è un calciatore fr ancese di origini algerine. L'amore per il gioco del calcio è una passione che condivide con il fratello maggiore lo svincola. Sul franco-algerino si fionda subito il Leicester che ha forti interessi nei confronti del giovane e vuole portarlo in Premier League. Ma il Napoli riesce a battere la forte concorrenza dei “Foxes” ed evitare così il Akim, terzino destro classe 1993 del Marignane trasferimento in Inghilterra grazie al lavoro di Gignac FC (club di terza divisione francese). Gianluca Grava e del suo staff. Il calciatore sta Karim Zedadka cresce calcisticamente nelle facendo bene nella primavera di mister Roberto giovanili del Nizza. È proprio nelle giovanili del Baronio, nella stagione ha totalizzato più di 20 club francese che arriva a debuttare nel presenze nel campionato Primavera con 3 assist campionato “National 2” (equivalente della e 4 presenze in Youth League con un goal quarta divisione francese). Viene anche contro il Paris Saint-Germain. Karim ha un convocato per la Nazionale francese Under 17. fisico longilineo, è alto 1.82 m, ma al tempo Ciononostante la scorsa estate il club rossonero stesso è rapido e veloce, ha una buona visione di 38
gioco, è bravo negli inserimenti ed ha un buon piede destro con cui riesce a battere ottime punizioni. Velocità, forza e resistenza sono i suoi punti di forza. Altre sue caratteristiche principali sono la duttilità ed il sapersi adattare in molte zone del campo: sebbene Zedadka sia nato come interno di centrocampo e prediliga il piede destro, mister Baronio lo ha fatto giocare principalmente come esterno sinistro di centrocampo, adoperandolo a volte anche come interno e come esterno di destra. Grazie ai consigli del tecnico, Karim Zedadka è cresciuto molto ed ha imparato ad adoperarsi in entrambe le fasi, sebbene prediliga quella difensiva rispetto a quella offensiva. Contento di lui anche Gianluca Grava: “Zedadka è un ragazzo che aveva il desiderio di venire a giocare al Napoli e questo è stato molto bello: bisogna condividere la volontà di far parte di questa famiglia. Lo sta dimostrando coi fatti. Parliamo di un ragazzo per bene, che ha in evidenza ampi margini di crescita. Le sue grande qualità e che sta facendo grandi prestazioni. caratteristiche non sono passate inosservate a Sono contento per lui e tanti altri ragazzi che stanno Mister Ancelotti, che più volte ha chiamato il crescendo”. Il giovane franco-algerino ha giovane talento in prima squadra. Convocazioni dimostrato di essere attento a migliorarsi che sicuramente saranno un punto di partenza seguendo i consigli dell'allenatore e mettendo per un futuro pieno di soddisfazioni calcistiche. 39
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