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FOR FrancoAngeli Srl Viale Monza 106 - 20127 Milano - Casella Postale 17175 - Trimestrale NUMERO 0 2019 NOVEMBRE RICERCHE E STRUMENTI PER LA FORMAZIONE Dalle competenze tradizionali alle competenze staminali Riflessioni dal XXX Convegno Nazionale AIF Piero Dominici Mauro Magatti Anna Masera LA FRATTURA TRA L’UMANO DECLINARE INFORMAZIONE E IL TECNOLOGICO LA SOSTENIBILITÀ DIGITALE FrancoAngeli
Editoriale FOR Rivista per la formazione Tendenze, pratiche, strumenti AIF | Associazione Italiana Formatori Via Giovanni Pierluigi da Palestrina, 10 20124 Milano Email: segreterianazionale@associazioneitalianaforma- tori.it Tel. (+39) 02.48013201 - Fax (+39) 02.48195756 www.associazioneitalianaformatori.it Amministrazione e distribuzione FrancoAngeli V.le Monza 106, 20127 Milano Tel. 02/2837141 - Casella Postale 17175 20100 Milano Direttore editoriale Maurizio Milan Maurizio Milan Direttore scientifico Piero Dominici A distanza di quattro anni sono felice di Coordinamento progetto Beatrice Lomaglio proporvi nuovamente la nostra rivista in Claudia Massa un formato digitale e con un contenuto più Grafica Luca Tei vicino alla ricerca e all’analisi di ciò che Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: accade nei mondi della formazione e della Marco Bentivogli, Antonello Calvaruso, Piero Dominici, Beatrice Lomaglio, Mauro Magatti, Anna Masera, produzione. Salvatore Marras, Claudia Massa, Erica Rizziato, Andrea Valcada Per conoscere il canone d’abbonamento corrente, I consultare il nostro sito (www.francoangeli.it), clickando sul bottone “Riviste”, oppure telefonare al n questa antepri- Scuola, Informazio- nostro Ufficio Riviste (02-2837141) o, ancora, inviare una e-mail (riviste@francoangeli.it) indicando ma, il numero “ze- ne. chiaramente il nome della rivista. Il pagamento potrà ro”, abbiamo chie- Prima di lasciare alle essere effettuato tramite assegno bancario, bonifico sto a contributori prossime pagine la lo- bancario, versamento su conto corrente, o con carta di credito. L’abbonamento all’annata in corso verrà autorevoli di fornirci il ro declinazione, evi- attivato non appena giunta la notifica dell’avvenuto loro sguardo prospet- denzio che, in parti- pagamento del canone. tico sull’attuale conte- colar modo in Italia, il Registrazione n. 531 del 13/10/1986 sto economico-sociale risultato emotivo lega- presso il Tribunale di Milano in continuo mutamen- to ai rapidi processi di Direttore responsabile to. Alcune parole, co- cambiamento che inve- Stefano Angeli me potrete vedere, ri- stono lavoratori, eco- corrono esprimendo nomia e società, si può Copyright © 2019 by FrancoAngeli s.r.l. una carica rappresen- tradurre in ansie e pre- tativa del momento che occupazioni per l’in- Numero 0 FUORI COMMERCIO stiamo vivendo: Soste- certezza del contesto della rivista che ripartirà con nibilità, Leadership, lavorativo. l’annata 2020 Lavoro, Competenze, Al contrario, proceden- 1
EDITORIALE do con una disamina si UE per essere com- competenze tecnolo- delle Università e, aperta, positiva e ana- petitiva nei merca- giche per risponde- in prospettiva, delle litica, sottolineo come, ti internazionali (26° re all’innovazione e Corporate Academy; nello scenario attuale, su 29 - 2018 EU Digi- all’evoluzione conti- • Finanziamenti: fon- la formazione possa es- tal Economy and So- nua dei mercati (do- damentale sarà l’u- sere il volano di cresci- ciety Index); mestico e globale); tilizzo dei finan- ta e cambiamento del • Strategia digitale: • Competenze tra- ziamenti FSE e dei nostro Paese. sono state già attua- sversali: Alle com- Fondi Paritetici In- L’importanza rivesti- te dalla Politica una petenze tecnologi- terprofessionali per ta dalla formazione si serie di iniziative che si affiancano le assicurare la sosteni- evince anche da alcu- volte ad accelerare competenze trasver- bilità di una forma- ne macro evidenze, lo sviluppo digitale sali per creare le fi- zione professionale che sono o possono di- (Impresa 4.0, piano gure professionali sempre più spinta. ventare il focus per nu- strategico «banda ul- del futuro garanten- merosi cantieri e speri- Da questi punti si de- tra larga») e altre sa- do profili più rotondi mentazioni. sume che il fabbisogno ranno sviluppate; e in grado di gestire di competenze si pro- la complessità cre- • Digital gap del pae- • Competenze tecno- ietta verso skills digita- scente; se: L’Italia dovrà re- logiche: Le aziende li e trasversali e questo cuperare il digital italiane oggi hanno • Attori: Centrale il binomio diventerà un gap con gli altri Pae- necessità di reperire ruolo delle Scuole, elemento indispensa- 2
FOR bile per lo sviluppo eco- che del lavoro, la forma- cipali processi di nomico-sociale del Si- zione costituirà sempre trasformazione che ca- stema Paese. più una leva strategica. ratterizzano la “digi- A sottolineare il note- In questo mutevole e tal society”. Tra le varie vole lavoro da svilup- interessante momento, progettualità avviate, pare in questa direzio- auspichiamo che la no- sottolineo, in particolar ne, si può osservare nel stra Associazione pos- modo, la nuova collana grafico 1 un aumento sa ricoprire il ruolo di di libri AIF che sarà in del competency gap per vero protagonista. Nel- libreria dalla primave- le skills sociali e tecno- grafico 2 vi evidenzio ra 2020, un grande pro- logiche. qualche suggestione a getto per lo sviluppo Per colmare in modo questo riguardo. della cultura formativa efficace questa distan- Ad alcune di queste evi- nel nostro Paese. za, saranno necessa- denze abbiamo iniziato Infine, la nostra atten- rie partnership di si- a proporre progettua- zione sarà come sem- stema tra i soggetti che lità di ricerca e analisi pre sulle persone dato si occupano di appren- attraverso i nostri con- che è divenuto ancora dimento come Scuole, vegni nazionali, dando più chiaro che ciò che Università e Corpora- anche una risposta di- definiamo rivoluzione te Academy, definendo retta con AIF Academy. digitale è prima di tut- nuove alleanze speri- Sono consapevole che to rivoluzione culturale mentali e pragmatiche il percorso è solo all’i- e personale. necessarie per creare nizio, molte le iniziati- e sviluppare le nuove ve in cantiere che por- competenze. teremo avanti con uno È evidente che, anche sguardo ampio sen- considerando le politi- za tralasciare i prin- 3
Sommario RICERCA e STUDI Ripensare educazione e formazione per ricomporre la frattura tra l’umano e il tecnologico e abitare il futuro 4 Piero Dominici Le diverse declinazioni della sostenibilità 20 Mauro Magatti Gli occhiali della leadership orizzontale per osservare e sviluppare le organizzazioni 24 Erica Rizziato ESPERIENZE e VISSUTI Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma, anche il lavoro 30 Marco Bentivogli Le competenze digitali non sono il problema 34 Salvatore Marras Ai giornalisti non bastano le competenze, serve un’etica dell’informazione digitale 38 Anna Masera La sostenibilità come lente per leggere il mondo 43 Andrea Valcalda VITA ASSOCIATIVA Il co-design formativo: Il contributo della formazione per la creazione condivisa di nuove prospettive sociali 46 Claudia Massa Partire dalla scuola per costruire le competenze del futuro 48 Beatrice Lomaglio Il Vello d’oro La Neuroformazione: conquistare nuovi territori pedagogici Antonello Calvaruso 52 4
RICERCA e STUDI Ripensare educazione e formazione per ricomporre la frattura tra l’umano e il tecnologico e abitare il futuro Piero Dominici I l presupposto fonda- plinare alla complessità Braidotti, 2013; Morin, ri-pensate/progettate/re- mentale da cui muo- (Ashby, 1956; Bertalanffy 1973, 1977-2004; Capra, alizzate come “sistemi so- ve la nostra riflessio- von, 1968; Bateson, 1972; 1975, 1996; Emery, 2001; ciali aperti”; vanno ripen- ne è il seguente: nel Maturana – Varela, 1980, Barabasi, 2002; Diamond sate e immaginate come quadro di una visione si- 1985; Luhmann,1984; 1997, 2005; Taleb 2012; organismi viventi e non stemica e di un approccio Bocchi-Ceruti, 1985; Ce- Longo 2014; Dominici, come macchine, evitando multidisciplinare/inter- ruti, 1986, 1995; Galli- 1996-2018), le organizza- di continuare a confonde- disciplinare / transdisci- no, 1992; Prigogine, 1996; zioni sociali sono e vanno re i sistemi complessi con 6
FOR i sistemi complicati (Do- intercettano il dibattito ri- sono “oggetti” e proces- noma, “codici” e modelli minici, 1996-2018). Come guardante i temi dell’in- si differenti) etc. Si trat- di relazionalità che pos- scritto più volte anche in clusione e dell’open inno- ta davvero di un (necessa- sono creare le condizio- passato: la società della vation). Anche nel caso rio) cambio di paradigma ni ideali per un’innova- conoscenza (Castells, 1996 delle organizzazioni, la culturale (Dominici,1996) zione sociale e culturale, - 2009; Rifkin, 2000; Hima- cultura - intesa come in- che, oltre a coinvolge- in grado di far “metabo- nen, 2001; Benkler, 2006; sieme di valori, pratiche, re modelli organizzati- lizzare” ai sistemi i cam- Hess - Ostrom, 2007; Rai- credenze, conoscenze, vi e strategie di azione, biamenti in atto; allo stes- nie-Wellman, 2012; Do- simboli, modelli condivi- riguarda da vicino la qua- so tempo – e ciò conferma, minici, 1996, 2005, 2008, si da un gruppo/comunità lità delle relazioni socia- ancora una volta, l’impor- 2014, 2017) spinge le or- - assolve – esattamente co- li e, nello specifico, le per- tanza del clima/benessere ganizzazioni complesse me per i sistemi sociali e sone (e la questione della organizzativo - si posso- a configurarsi come “si- le comunità - delle funzio- responsabilità) con il loro no anche generare nuo- stemi sociali aperti” che ni assolutamente strategi- sapere, le loro competen- ve forme e modalità di tentano di governare l’in- che: dal controllo sociale ze ma anche i loro vissuti conflitto causate proprio certo e l’imprevedibile at- alla definizione di (indi- sociali. La conoscenza so- da una cattiva o, comun- traverso la condivisione spensabili) condizioni di ciale e relazionale (con- que, poco efficiente ge- di una cultura organizza- prevedibilità dei compor- cetto di intersoggettività), stione della conoscenza tiva e progettuale, defini- tamenti (p.e. il ruolo è prodotta sempre da un e delle informazioni (co- ta ed elaborata all’interno “dispositivo” che assolve NOI, viene ulteriormen- municazione-condivisio- di quelle reti relaziona- queste funzioni, definen- te elaborata (e condivisa) ne-cooperazione) che, in li intersoggettive esistenti do aspettative e respon- nell’incontro/confronto ogni caso, può far nasce- “dentro” i sistemi organiz- sabilità dentro le reti di con l’Altro (persone, col- re sottogruppi o subcultu- zativi, ma che sono in un relazione sociale), dall’ac- leghi, utenti, clienti, cit- re all’interno della stessa rapporto di osmosi anche cettazione alla condiviso- tadini, consumatori etc.), organizzazione/contesto con l’ambiente esterno, e ne di un sistema di valori, qualunque sia la situazio- o, peggio ancora, innesca- soprattutto con riferimen- dall’accettazione alla con- ne/contesto. Vengono così re azioni di resistenza al to ai flussi informativi e divisione di obiettivi (ac- a determinarsi, e in ma- cambiamento organizza- conoscitivi (questioni che cettazione e condivisione niera quasi del tutto auto- tivo, sociale e culturale. 7
RICERCA e STUDI Nella civiltà ipertecnolo- scientifiche e innovazio- terpretare, comprendere Il cambiamen- gica e delle macchine in- ni tecnologiche, la veloci- i fenomeni. Oltre la line- telligenti (?), fondata sul tà e l’intrinseca dinamici- arità, dalla linearità alla to e la sfida del- controllo totale, sull’il- tà del mutamento in atto, (iper)complessità. E, nel le sfide… lusione della prevedibili- non ci stanno conducen- far questo, occorre pre- tà, sulla programmazio- do verso la semplificazio- stare molta attenzione a In questa linea di discor- ne/(iper)simulazione dei ne dei sistemi, dei proces- non cadere nella logica so, il cambiamento si an- processi e delle azioni, e si e delle dinamiche, anzi! dominante, e seducente, nida sempre più nelle zo- segnata da una progres- Di conseguenza, infor- delle soluzioni semplici a ne di tensione e conflitto, siva crescita del tecno- mazione e comunicazio- problemi complessi, nel- nelle nostre debolezze e logicamente controllato ne assumono una rilevan- le retoriche della disinter- inadeguatezze, nelle ano- – che marginalizza lo spa- za ancor più strategica mediazione, nelle gran- malie, nelle fluttuazioni zio della responsabilità - nell’interazione con la va- di narrazioni relative ad e nei dilemmi che carat- le sfide del cambiamento rietà, l’ambivalenza, l’im- una democrazia diretta e terizzano la conoscenza, sono riconducibili all’ur- prevedibilità, l’emergente, semplificata, fondata su l’azione sociale, i siste- genza di ripensare/ride- la complessità dei proces- un’orizzontalità dei pro- mi complessi (adattivi); finire la centralità dell’U- si. Governarle significa cessi che, almeno per ora, il cambiamento si anni- mano, dentro ecosistemi provare a dare senso e si- può essere soltanto simu- da perfino nella nostra in- in cui non esiste più al- stematicità a quella ster- lata e dichiarata. Sullo completezza che ci per- cun confine tra natura- minata disponibilità di sfondo, il rischio di conti- mette di essere creativi e le ed artificiale. Occorre, dati e informazioni; si- nuare a trattare i sistemi ricorrere all’immagina- pertanto, ripensare a fon- gnifica dover fare i con- complessi come fossero si- zione, cercando percor- do l’educazione (e la for- ti con l’aumento di varia- stemi complicati (Domini- si alternativi, abbando- mazione – come un uni- bili/concause/parametri ci, 1995-2018). nando, se necessario, le co sistema) anche perché da considerarsi per poter vie già percorse; il cam- le straordinarie scoperte osservare, descrivere, in- biamento si annida sem- 8
FOR pre più nei momenti di ni, è necessario avere (an- za. Dimensioni appunto ra” innovazione, quel- incertezza, in quegli er- che) il coraggio di rompe- complesse, mai riducibi- la sociale e culturale) è di rori e in quelle vulnera- re equilibri, spezzare le li/riconducibili a formule chi riuscirà a ricompor- bilità che, spesso, ignoria- catene della tradizione, matematiche e/o sequen- re la frattura tra l’umano mo e/o cerchiamo di non abbandonare il certo per ze di dati. Non da oggi, si e il tecnologico (ibidem), vedere. Un cambiamen- l’incerto; scegliere, alme- avverte l’urgenza, a mag- di chi riuscirà a ridefini- to (e un’innovazione) che no provvisoriamente, di gior ragione nella civiltà re e ripensare la relazio- rischia, tuttavia, di esse- correre il rischio di essere del controllo e della simu- ne complessa tra natura- re opportunità “per po- vulnerabili. lazione, di educare all’im- le e artificiale; di chi saprà chi”, se non ripenseremo Abitando i confini, i ter- prevedibilità, valorizzan- coniugare (non separare) a fondo, in maniera radi- ritori inesplorati, oltre- do l’errore e costruendo conoscenze e competen- cale, educazione, forma- passando quei vincoli e una vera “cultura dell’er- ze; di chi saprà coniugare, zione, ricerca. Come ripe- quelle logiche di separa- rore” (Dominici, 1996 e di più, fondere la cultura to spesso, occorre mettere zione (tipiche delle istitu- sgg.) all’interno dei pro- umanistica e quella scien- in discussione i saperi, i zioni educative e formati- cessi educativi e formati- tifica, sia a livello di edu- confini tra i saperi, le pra- ve) che ci impediscono di vi (non soltanto). Occorre, cazione e formazione, che tiche consolidate, riconsi- cogliere il senso più pro- pertanto, essere consape- di definizione di profili e derando la valenza strate- fondo del vitale, del so- voli – non soltanto a pa- competenze professiona- gica delle emozioni e degli ciale, del relazionale e di role e nel discorso pub- li (sulle competenze: non immaginari individuali comprenderne la com- blico – che il futuro (come mi stancherò mai di ripe- e collettivi; in altri termi- plessità e l’ambivalen- ripetiamo sempre, la “ve- terlo…sono necessarie sia le hard che le soft skills). Facendo attenzione alle continue tentazioni delle vie brevi, delle soluzioni semplici, delle strade giù percorse e, per questo, rassicuranti che spesso nascondono soltanto inte- ressi economici e di pote- re, visioni ideologiche re- se ben visibili, oltre che accettabili e condivisibi- li, attraverso un’incessan- te attività di promozione e marketing degli even- ti. “Innovare significa de- stabilizzare” (ibidem), ma occorre, prima di tutto, educare e formare critica- mente le Persone. Questa sfida è “la” sfida e – sia chiaro – si tratta di una sfida dal carattere globa- le, e non soltanto locale/ nazionale. D’altronde: co- me ripensare il modello di sviluppo senza ridefi- nire/rinnovare/ripensare l’educazione e la forma- zione? Come contrasta- re vecchie e nuove forme di discriminazione, senza 9
RICERCA e STUDI lavorare a fondo su edu- cazione e processi edu- cativi? Come contrastare le nuove disuguaglianze/ asimmetrie, a livello lo- cale e globale – che sono asimmetrie soprattutto di carattere conoscitivo e culturale – senza riparti- re, ancora una volta, dal- le questioni educative e culturali? Come contra- stare corruzione e crimi- nalità diffuse, senza pen- sare concretamente, oltre che a reprimere e sorve- gliare, a definire e realiz- zare le condizioni di pre- venzione di tali fenomeni (complessi) e di una “cul- tura della prevenzione e della responsabilità”? In conclusione: ripen- sare educazione e for- mazione - “entità” stret- tamente correlate e interdipendenti - è la sfi- da delle sfide, destinata già ora a segnare un momen- to di passaggio decisivo, con profonde implicazio- ni e ricadute, non soltanto per il lavoro e i profili pro- fessionali del futuro, ma anche, e soprattutto, per la cittadinanza, l’inclusio- tre a non interrogarsi su fica partire dall’illusione che dai processi educativi ne, la democrazia, il “vive- ciò che eseguono, appli- della loro prevedibilità e e formativi, dalle dinami- re insieme” (Dewey, 1916; cano e osservano, non so- del controllo totali. Un’il- che organizzative e, più Marshall, 1950; Rawls, no/sembrano in grado di lusione di cui spesso con- in generale, dai sistemi so- 1971; Bellamy, 2008; Bob- allargare le proprie visio- tinuiamo a pagare le con- ciali” (ibidem): ma il fatto- b i o , 1 9 9 5 ; Ve c a , 1 9 9 0 ; ni e di avere uno sguar- seguenze. re umano è e sarà sempre Grossman, 1995; Gal- do d’insieme. Sanno sol- Penso all’Intelligenza Ar- quello decisivo, anche in li, 2011; Nussbaum, 2010; tanto isolare e separare tificiale e ai nuovi siste- termini di fattore di vulne- Norris, 2011; Balibar (eseguire) e non trovare mi di automazione, di ge- rabilità di qualsiasi siste- 2012; Byung-Chul, 2012- le connessioni/relazioni stione delle informazioni, ma complesso. 2013; Dominici 2016a, tra le parti/variabili/con- alle pretese di invulnera- La complessità sociale e 2016b, 2016c). cause. Noi dovremmo edu- bilità determinate dalle organizzativa, pur nel- Come vado ripetendo or- care e formare a vedere gli nuove sofisticate tecnolo- la sua particolarità, co- mai da molti anni, stiamo oggetti come sistemi e non gie. Come affermato più stituisce sempre un pro- educando e formando dei i sistemi come oggetti (ibi- e più volte in passato, “Ci blema di conoscenza e di meri esecutori di mansio- dem). Trattare i sistemi siamo illusi, non da oggi, gestione della conoscen- ni/funzioni e di regole (Do- complessi come fossero di poter espellere l’errore za (Dominici 2003, 2011), minici, 1995 e sgg.) che, ol- sistemi complicati signi- e l’imprevedibilità, oltre di possibilità conosciti- 10
FOR ve che possono essere ef- sigenza di un approccio materie scientifiche, tra pato le mie ricerche, che fettivamente selezionate multidisciplinare a que- formazione umanisti- l’innovazione tecnologica e realizzate – mi viene in sta stessa complessità che ca e formazione scientifi- costituisca da sempre un mente anche la weberia- implica – come ho avuto ca (uno dei motivi del no- fattore strategico di cam- na sezione finita dell’infi- modo di argomentare in stro ritardo culturale che biamento dei sistemi so- nità priva di senso del di- tempi non sospetti – una tanti danni produce an- ciali e delle organizzazio- venire del mondo. Il dato ridefinizione dello spa- cora) – che, non soltanto ni ma che questa, se non di fatto è che non siamo zio dei saperi e il ribalta- ostacolano l’osservazio- supportata da una cultura pronti ad affrontare le sfi- mento di quelle logiche ne e la comprensione del- della complessità e da po- de della (iper)complessi- di potere e controllo che, la realtà (a livello socia- litiche di lungo periodo in tà e del nuovo ecosiste- a tutti i livelli, ne hanno le e delle organizzazioni grado di innescare e sup- ma, non tanto in termini sancito la parcellizzazio- complesse), la produzione portare il cambiamento di metodologia/e della ri- ne e reclusione dentro gli sociale e la condivisione culturale (centralità stra- cerca (e di strumenti di ri- angusti confini delle di- della conoscenza (archi- tegica di scuola, istruzio- levazione, sempre più af- scipline; discipline sem- trave del nuovo ecosiste- ne, università), si riveli finati), quanto di modelli pre più isolate e incapaci ma), ma si rivelano anche sempre una straordinaria teorico interpretativi che di comunicare tra di lo- non in grado di restitui- opportunità per pochi e/o, devono guidare/orienta- ro, con profonde implica- re quello sguardo d’insie- per meglio dire, per élite re l’osservazione empiri- zione anche per l’esterno me e quell’ottica globale più o meno illuminate. Da ca, non soltanto scientifi- delle torri d’avorio; sepa- che gli attuali processi so- questo punto di vista, per ca, di fenomeni e processi. razioni/steccati discipli- ciali, politici, culturali ri- ciò che concerne quella Ma servono educazione e nari – si pensi all’annosa chiedono costantemente. che ho definito la “società formazione alla comples- e, per certi versi, incre- In tal senso, continuo ad interconnessa e ipercon- sità e una rinnovata con- dibile distinzione tra di- esser convinto, e su que- nessa”, l’orizzontalità e la sapevolezza rispetto all’e- scipline umanistiche e sto approccio ho svilup- democraticità delle pro- 11
RICERCA e STUDI cedure e dei sistemi non teragire con ecosistemi zione (non soltanto quella ra della comunicazione” possono essere garanti- caotici e disordinati ma organizzativa), da “sem- costruita sui destinatari, te dalla tecnologia in sé e sempre più interdipen- plice” strumento di ma- di più…costruita/elabora- per sé, dal momento che a denti e interconnessi, che nipolazione, persuasio- ta con i destinatari (esclu- fare la differenza sono (e attraversano un’ulterio- ne (più o meno occulta e sione vs. inclusione), oltre saranno) sempre il fatto- re fase (critica) di evolu- responsabile), promozio- che basata sulla valuta- re umano e la qualità del- zione - non lineare - per ne, reputazione, consen- zione (che non significa, le relazioni sociali e dei le- differenziazione segna- so e costruzione di una solo e soltanto, dati e stati- gami di interdipendenza, ta dall’avvento dell’e- visibilità (paradossalmen- stiche); una “nuova cultu- dentro e fuori i sistemi so- conomia interconnessa te) fine a sé stessa, è desti- ra della comunicazione” ciali; dentro e fuori le or- dell’immateriale (Domini- nata progressivamente a che implica necessaria- ganizzazioni complesse. ci, 1996): un tipo di eco- diventare e, soprattutto, mente, non soltanto un Come scrissi anni fa: ri- nomia e di contesto sto- ad essere riconosciuta co- ripensamento radicale pensare i saperi e lo spa- rico-sociale – che ho me vero e proprio vetto- delle stesse categorie con- zio relazionale, creare le definito Società Ipercom- re di trasparenza, acces- cettuali di Persona, liber- condizioni necessarie per plessa - che, al di là del- so, servizio, condivisione, tà, dignità, cittadinanza, il cambio di paradigma le resistenze, soprattutto riduzione della comples- ma anche, e soprattutto, (1996) e l’affermazione di di tipo culturale, stanno sità. In altre parole, fatto- la ridefinizione di model- quell’approccio multidi- costringendo sempre più re strategico di efficienza li organizzativi (comuni- sciplinare, tante volte in- i sistemi organizzativi a e non soltanto per l’imma- cazione è organizzazione, vocato e altrettante com- configurare nuovi model- gine e/o la reputazione, il complessità, ecosistema) pletamente disatteso. li e strategie uniforman- consenso o la vendita. sempre più funzionali al- Temi e questioni di vita- dosi, almeno in termini di La comunicazione così in- la collaborazione, alla co- le importanza che non ri- etichetta, ai principi della tesa – e, peraltro, da sem- operazione ed alla co-ge- guardano più soltanto le trasparenza e dell’accesso pre definita “processo so- stione; modelli antitetici comunità scientifiche e e, più in generale, dell’o- ciale di condivisione della a quelli tradizionali, fon- che devono essere porta- penness e della condivi- conoscenza = potere” (Do- dati su gerarchia e cen- re fuori dalle torri d’avo- sione della conoscenza. minici, 1996 e sgg.) – ri- tralizzazione dei processi rio: non soltanto perché In tal senso, la comunica- chiede una “nuova cultu- decisionali e conoscitivi. la sfera pubblica globale preme (si pensi alle que- stioni dell’accesso, della trasparenza e, più in ge- nerale, dell’openness), ma anche e soprattutto per- ché essa è decisiva per modificare in profondità la consapevolezza, la per- cezione e l’accettabilità/ legittimazione sociale di questi fenomeni e dinami- che. Dopo questa premes- sa necessaria, riassumo per punti, quelle che sono “variabili” complesse con le quali siamo costretti a fare i conti: A) La (iper)comples- sità del contesto: Sistemi e organizzazioni complesse devono sem- pre più confrontarsi e in- 12
FOR Tuttavia, affinché ciò ac- cienza, efficacia, control- tivo, su asimmetrie e com- sogni comunicativi, for- cada (in ogni caso, nel lun- lo (totale), produttività, petenze ma anche, e so- mativi, organizzativi. La go periodo), è necessario correttezza e, soprattutto, prattutto, sulla questione comunicazione non è un che cambino le mentali- rispetto di leggi e norme (ir)responsabilità (2009). “qualcosa” che può arri- tà e le culture organizza- culturali condivise: ciò In altre parole, sulla “ve- vare a valle dei proces- tive, sia nel pubblico che che conta è sempre la lo- ra” complessità dei siste- si e delle dinamiche, per- nel settore privato (educa- ro traduzione operativa e mi organizzativi, un tipo ché la comunicazione si re e formare alla comples- applicazione. di complessità che, pur ca- identifica in quegli stessi sità). Quelle stesse culture La digitalizzazione e le ratterizzata da numerose processi e in quelle stes- organizzative che, spes- norme giuridiche (rischio “parti” interdipendenti, se dinamiche. A tal propo- so, provano a rallentare, sito, in passato ho parlato quasi a frenare, la rapi- di “comunicazione del fa- dità del mutamento in at- re” (vs. la “comunicazione to soprattutto perché non del dire”) e del “potere co- preparate ed adeguata- municativo dell’efficien- mente formate a meta- za”, sia a livello di relazio- bolizzare l’innovazione ni interpersonali che di e il cambiamento. E non interazioni sistemiche e/o dobbiamo mai dimenti- organizzative. Per que- care che le organizzazio- ste ragioni, ho proposto la ni, le istituzioni, la stessa formula “comunicazione società cercano sempre è organizzazione” (Domi- di mantenere l’ordine, la nici, 1998,2003 e sgg.), ma stabilità, l’equilibrio ma, manca ancora una con- per innovare concreta- sapevolezza diffusa del- mente e innescare dina- le implicazioni anche sol- miche evolutive, occor- tanto di un’affermazione re avere anche il coraggio di questo genere; inol- (oltre, evidentemente, al- tre, in comunicazione (or- le competenze) di mettere ganizzazione) non si im- in discussione tali condi- provvisa e il problema zioni/certezze raggiunte, delle competenze (non anche se rassicuranti per di interpretazioni, e so- si rivela difficilmente mi- soltanto dei comunica- tutti. La formazione con- luzioni, riduzionistiche è surabile/quantificabile, tori, ma più in generale tinua (dico sempre: stru- alto) possono senz’altro sia per la numerosità del- dei manager/dirigenti e mento complesso di co- fornire un contributo im- le variabili intervenien- dei dipendenti) è talmen- municazione interna) è portante, per non dire de- ti che per l’imprevedibili- te evidente da richiedere strategica anche in tal cisivo, ma da sole non so- tà connaturata ai sistemi – come abbiamo eviden- senso e si configura come no sufficienti per ridurre stessi (cfr. anche il con- ziato più e più volte – una “il” dispositivo in grado di la complessità (efficien- cetto di razionalità limita- ridefinizione anche dei mediare le molteplici for- za, efficacia, produttivi- ta, su cui abbiamo lavora- tradizionali percorsi di- me e modalità del conflit- tà, clima organizzativo, si- to molto). dattico-formativi, più spe- to organizzativo e sociale. curezza, corruzione, etc.) cificamente di quelli re- Perché, come ribadito an- e gestire l’instabilità del- B) La centralità stra- lativi all’organizzazione che in tempi non sospetti, le organizzazioni, dei si- tegica della comuni- della prassi sociale, della i processi di innovazione stemi sociali e dei relativi cazione e l’esigenza vita pubblica e organizza- e cambiamento “cammi- flussi (materiali e imma- di una nuova “cultura tiva. Percorsi che, da anni, nano sempre sulle gambe teriali). Ancora una vol- della comunicazione” sono sempre più schiac- delle persone”. ta, la centralità dev’essere L’accresciuta complessi- ciati (nella migliore delle Non esistono normative, posta sulla Persona, sul- tà dei sistemi e il loro dif- ipotesi) su una formazio- sistemi, procedure ideali la qualità delle relazio- ferenziarsi, in maniera ne esclusivamente “tecni- in grado di garantire, co- ni, sul capitale umano e spesso autonoma e cao- ca”, definita e realizzata munque e sempre, effi- sul benessere organizza- tica, generano nuovi bi- sulla base di modelli in- 13
RICERCA e STUDI terpretativi lineari non ducibile: in ogni caso, una questo, non si adatta sol- la gestione delle organiz- più adeguati all’ipercom- complessità non ricondu- tanto all’ambiente di rife- zazioni complesse). Oltre- plessità. cibile alla sola applicazio- rimento e/o all’ecosistema tutto, occorre considerare D’altra parte, efficien- ne di formule matemati- ma lo trasforma. Ripen- che tali dinamiche, oltre za ed efficacia vengono che e dati (fondamentali, so al vecchio, ma fonda- a manifestarsi sempre messe sempre più a du- chiariamolo) inquadra- mentale, concetto di “os- in chiave sistemica (ec- ra prova, proprio da quel bili dentro un “oggettivi- servazione partecipante” co l’importanza di un ap- famoso cambiamento di smo scientifico” che torna e partecipata; uno dei tan- proccio multidisciplinare paradigma che, pur essen- egemone e contribuisce ti concetti della ricerca so- e alla complessità) e ad es- do nominato e discusso anch’esso ad alimenta- ciale definiti, e operazio- sere caratterizzate dal ve- da tutti, oltre a non esse- re un certo tipo di confor- nalizzati, molto tempo fa nir meno del principio di re stato ancora compre- mismo. Dicevo: una com- e oggi recuperati in tut- causalità (A -> B --- valore so e metabolizzato, finisce plessità particolarmente ti i settori della ricerca e probabilistico e statistico per essere inscritto, nel complessa – mi scuso per della prassi organizzati- delle conoscenze), si evol- dibattito pubblico, all’in- il gioco di parole - in quan- va. L’osservazione (par- vono dentro un sistema di terno di un nuovismo acri- to chi la osserva (studia e tecipante e partecipata) conoscenze sociali preesi- tico di maniera che impe- analizza) e tenta di com- dei sistemi sociali e orga- stenti. disce un pensiero “altro” prenderla è allo stesso nizzativi ci costringe a fa- Sembra scontato dirlo - sull’innovazione. tempo osservato; costan- re i conti con l’attivazione non è così, anzi spesso si temente contamina e vie- di tutta una serie di fat- ha l’impressione che non C) La complessità del- ne contaminato dall’am- tori di condizionamento ci sia sufficiente consape- le organizzazioni e biente e dal sistema di che modificano, non sol- volezza - ma la stessa co- dei sistemi sociali relazioni; costantemente tanto la percezione, ma noscenza scientifica, co- Quella riguardante i si- co-genera e co-produce i anche le condizioni em- me qualsiasi attività di stemi sociali e organizza- processi di cui è protago- piriche dell’evento osser- ricerca e innovazione, si tivi è, peraltro, un tipo di nista (elaborazione di in- vato e perfino l’atto stes- sviluppa dentro conte- complessità del tutto par- formazioni e condivisione so dell’osservare (sia nella sti storico-culturali de- ticolare e difficilmente ri- di conoscenza) e, nel far ricerca scientifica che nel- terminati che sono essi 14
FOR (problema di ragione- volezza di tempi e co- sti); • distorsioni nei fee- dback; • le decisioni sono qua- si sempre del “grup- po” e sono correlate a processi di coopera- zione/competizione/ conflitto; • presenza di moltepli- ci livelli di ambiguità L’organizzazione, come detto, può essere definita come un sistema sociale aperto* - basato su proces- si di interazione tra le par- ti - in cui la conoscenza stessi “fattori” di condi- siamo quasi sempre di mente interconnesse che dell’ambiente (stakehol- zionamento…si pensi, fronte a dinamiche insta- si identificano sostanzial- ders, dati, informazioni tra le questioni, alla we- bili, che rendono ineffica- mente con la gestione, ef- etc.) è decisiva per adat- beriana impossibilità di ce qualsiasi spiegazione ficiente ed efficace, dei tarsi al cambiamento, ge- una conoscenza realmen- deterministica e riduzio- flussi informativi e cono- stirlo e non “esserne ge- te avalutativa della real- nistica. Allo stesso tempo, scitivi. stiti”. Allo stesso tempo, tà. Eppure è ancora mol- esistono differenti livelli Tuttavia, nonostante la la creazione di una cultu- to diffusa la convinzione di descrizione che richie- notevole disponibilità di ra organizzativa si con- che formazione umanisti- dono lessico e codici ade- dati, informazioni e (tal- figura come l’asset stra- ca e scientifica possano/ guati e pertinenti. volta) conoscenze, i siste- tegico che consente la debbano essere tenute se- mi organizzativi si basano definizione di risposte ef- parate. sempre su una “raziona- ficaci all’imprevedibilità E dobbiamo sempre con- lità limitata” (Simon) che e alla vulnerabilità con- siderare che, quando par- La questione è dovuta ad una serie di naturate ai sistemi stessi, oltre che ai rischi poten- liamo di “sistemi comples- cruciale del- “variabili” determinanti: ziali e reali provenienti si”, ci stiamo riferendo a sistemi costituiti da molte- la “razionalità • conoscenza sempre dall’ambiente. parziale della “catena plici elementi e variabili, limitata” mezzi-fini”; D’altra parte, siamo di a loro volta caratterizzati fronte ad un “… siste- da legami (non facilmen- Parto da due presuppo- • conoscenza limita- ma adattivo di compo- te riconoscibili) e com- sti che considero fonda- ta delle alternative – nenti fisiche, personali plessi processi di retroa- mentali: 1) gli attori socia- ruolo delle convinzio- e sociali che sono tenu- zione, che non è possibile li producendo conoscenza ni preesistenti nelle te insieme da una rete di osservare isolandoli dal non si limitano ad adat- scelte/decisioni – l’a- comunicazioni interper- contesto di riferimento. tarsi all’ambiente (so- nalisi complessiva ri- sonali e dalla volontà dei Le parti, che costituisco- ciale e/o organizzativo), chiede costi eccessivi; suoi membri di coopera- no i sistemi complessi, so- bensì contribuiscono a re per il raggiungimento • distinzione non chia- di un fine comune”(H.A. no sempre strettamente modificarlo e co-generar- ra tra “mezzi” e “fini”; Simon, 1947). All’interno interdipendenti ma non lo; 2) qualsiasi tipo di or- è mai così semplice indi- ganizzazione si fonda su • impossibilità di co- di tale complessità, l’atto- viduarne i legami e le cor- processi, cioè su insiemi noscere tutte le con- re sociale non è in grado relazioni. Questo perché di attività fra loro logica- seguenze delle scelte di darsi una raffigurazio- 15
RICERCA e STUDI ne completa della realtà, e confuse con una gran- tata che caratterizzano i radigmi e trasformazio- né di conoscere tutti gli de quantità di dati inutili. sistemi organizzativi (e ne antropologica (Domi- obiettivi possibili delle Un problema che rischia quelli sociali). Oggi, forse nici, 1996) - ribaltamento sue azioni; né infine di di radicalizzarsi ulterior- come mai in passato, oc- dell’interazione comples- darsi una rappresentazio- mente nella società inter- corre ripensare l’architet- sa tra evoluzione biologi- ne di tutti i mezzi possibi- connessa: la vera sfida - tura complessiva dei sape- ca ed evoluzione cultura- li per raggiungerli o delle soggetta ad una serie di ri (Dominici, 1995 e sgg.) le - tra interdipendenza conseguenze di ciascuna limitazioni - si conferma e, allo stesso tempo, recu- e frammentazione, una azione. La condizione di quella legata alla possibi- perare le dimensioni com- questione profonda an- razionalità limitata è de- lità di trasformare le in- plesse della complessità che, e soprattutto, in ter- terminata dalle seguenti formazioni, che consen- educativa (ibidem): l’em- mini di “cultura della co- “variabili”: tono l’interpretazione e patia, il pensiero critico, municazione” (ibidem), • complessità dell’am- l’azione sull’ambiente, in una visione sistemica dei resa ancor più complessa, biente; conoscenza. fenomeni, l’educazione e problematica, dall’as- Assolutamente strategico alla comunicazione, oltre senza di un sistema di pen- • incapacità dell’attore – lo ribadisco - saper rico- a dimensioni che abbia- siero e di un modello teori- sociale di raccogliere, noscere nell’educazione mo volutamente rimosso, co-interpretativo in grado elaborare e memoriz- e nella “formazione con- come l’immaginario e la di osservare, riconosce- zare tutte le informa- tinua” quegli “strumen- creatività. Significa ripen- re e (provare a) compren- zioni necessarie; ti” complessi in grado di sare lo spazio relaziona- dere l’ipercomplessità e • impossibilità di pre- farci abitare i confini e le le e comunicativo dentro l’irruzione, per certi ver- vedere fino in fondo zone ibride della civiltà le istituzioni formative si, prepotente del caos. E le strategie degli altri ipertecnologica, accom- ed educative, rilanciare già… Ordine e Caos: non pagnando questi proces- l’educazione nella pro- è più sufficiente provare Accade così che le infor- si evolutivi non-lineari e spettiva sistemica di una a distinguerli per ristabi- mazioni utili per la so- accrescendo la consape- educazione che non può lire l’equilibrio perduto e luzione dei problemi si- volezza della complessi- che essere socio-emotiva. il controllo. Perché anche ano sempre incomplete tà e della razionalità limi- Tra cambiamento dei pa- ordine e caos coesistono, 16
FOR convivono, sono entram- tro/confronto con l’ALTRO complessità e alla respon- alle anomalie del viven- bi presenti, comunque e da NOI. È tempo di ripen- sabilità (fin dai primi an- te e del reale. Si tratta di sempre, retroagiscono nel sare l’umano e la sua in- ni di scuola), ma premian- fratture che condiziona- quadro sistemico di una terazione, per certi versi, do e incoraggiando, nei no anche, e soprattutto, complessità del vivente ambigua con la tecnica e fatti e non soltanto nei do- le nostre esistenze e i no- e, ancor di più, del socia- il tecnologico: un’intera- cumenti istituzionali, l’in- stri vissuti sociali e cultu- le, che continua a rivelar- zione da cui non può che terdisciplinarità e la tran- rali, il modo stesso di con- si mai comprensibile e in- scaturire una sintesi com- sdisciplinarità anche, e cepire la vita e l’esistenza, tellegibile fino in fondo. plessa di cui non siamo soprattutto, a livello della le relazioni, l’incontro con L’ipercomplessità (Prigo- ancora in grado di valu- ricerca scientifica. Ripor- L’Altro da Noi, il pensie- gine I. – Stengers I., 1979; tare prospettive, sviluppi tando l’umano (e, quindi, ro e l’azione rispetto a ciò Fo e r s t e r v o n H . 1 9 8 1 ; e implicazioni. Tra “nuo- anche l’errore e la possibi- che è e sarà sempre ingo- Gleick, 1987; Gell-Mann, ve” utopie e distopie. Tra lità di sbagliare), le emo- vernabile, imprevedibi- 1994; Barabasi, 2002; Ba- forze dell’interdipenden- zioni, il creativo, l’imma- le, talvolta ignoto. “Den- teson, 1972; Bertalanffy za e forze della frammen- ginario, il vitale dentro i tro” e “fuori”: è tempo di von, 1968; Watzlawick P. tazione. Tra inclusività ed luoghi dell’educazione e abitare i confini e le ten- et al.,1967; Braidotti, 2013; esclusività, dentro asim- della formazione e den- sioni che questa ipercom- Capra, 1975, 1996; Ceruti, metrie che corrono lun- tro gli spazi relazionali e plessità comporta (Domi- 1986, 1995; Popitz, 1995; go traiettorie discontinue. comunicativi che li carat- nici 1995 e sgg.). È tempo De Toni – De Zan, 2015; Occorre, pertanto, essere terizzano. In questa linea di ricreare ponti, legami Castells, 1996-2012; Dia- consapevoli – non soltan- di discorso, è tempo di ri- e sinergie, è tempo di ri- mond, 1997, 2005; Mar- to a parole e nel discorso comporre alcune fratture comporre ciò che è stato chesini, 2002; Dominici, pubblico – che il futuro è – andando oltre certe lo- con troppa superficialità 1996-2018), che connota di chi riuscirà a ricompor- giche di separazione - che separato e diviso, consa- l’attuale “società ipercon- re la frattura tra l’umano caratterizzano non sol- pevoli che, soltanto dalla nessa” (Dominici, 2005), e il tecnologico (Dominici, tanto i saperi (il proble- condivisione di una “cul- ci chiede un nuova imma- 1998), di chi riuscirà a ri- ma non è, evidentemen- tura dell’errore” e dell’im- ginazione per ripensare definire e ripensare la re- te la loro specializzazione, prevedibilità (ibidem), si a fondo i processi educa- lazione complessa tra na- bensì il fatto che, per tan- potranno generare cono- tivi e formativi: educare turale e artificiale; di chi te ragioni, non li abbia- scenza e creatività. all’empatia ed alla comu- saprà coniugare (non se- mo fatti dialogare), le co- nicazione, educare alla p a ra r e ) c o n o s c e n z e e noscenze, le competenze, libertà/responsabilità e competenze (ibidem); di consapevoli della natura Riferimenti bibliografici non alla paura, educare chi saprà coniugare, di intrinsecamente colletti- (una selezione) alla complessità, provan- più, fondere le “due cultu- va e collaborativa della co- Arendt H. (1958), Vita activa. do a costruire una “cultu- re” (umanistica e scientifi- noscenza. Si tratta di frat- La condizione umana, Mila- ra dell’errore” (ibidem); ca, cfr. Snow) sia a livello ture che segnano anche le no: Bompiani 1964. educare al “metodo scien- di educazione e formazio- singole esistenze, la real- Ashby W.R., An Introduc- tifico” - con la consape- ne, che di definizione di tà e le nostre visioni del- tion to Cybernetics, London: Chapman & Hall 1956. volezza delle relative cri- profili e competenze pro- la realtà. Si tratta di frat- Balibar E. (2012). Cittadinan- ticità - e ad una visione fessionali. ture importanti e radicate za, Torino: Bollati Boringhie- sistemica dei problemi e Occorre correggere ra- nelle culture organizza- ri. dei fenomeni: ad un pri- dicalmente la struttu- tive e, perfino, in quelle Barabási A.L. (2002), Link. La mo livello di azione, saper rale inadeguatezza e le scientifiche; fratture che scienza delle reti, Torino: Ei- quanto meno riconosce- clamorose miopie che ca- condizionano, non soltan- naudi, 2004. re questa ipercomplessi- ratterizzano, da sempre, to l’evoluzione dei sape- Bateson G. (1972), Verso un’e- ri e della conoscenza, ma cologia della mente, Milano: tà può significare essere le istituzioni e i “luoghi” Adelphi 1976. in grado di creare le con- responsabili della defini- anche le nostre abilità e Bertalanffy von L. (1968), Te- dizioni per provare a ge- zione e costruzione delle capacità di abitare l’iper- oria generale dei sistemi, Mi- stirla (?), trasformandola condizioni di emancipa- complessità e risponde- lano: Isedi 1975. in opportunità. Una iper- zione sociale, non soltan- re, attraverso anche i mo- Bellamy R., Citizenship. 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