Elena Mazzi - Ex Elettrofonica

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Elena Mazzi - Ex Elettrofonica
Elena Mazzi
Elena Mazzi - Ex Elettrofonica
Statement                                                                                                                    Elena Mazzi
Per sviluppare una metodologia artistica qualificata, ritengo sia necessario utilizzare una duplice strategia: una
riflessione teorica sul processo e sulla forma dell'opera d'arte fortemente correlata al suo contesto, e che integri         Selezione di opere 2019 | 2010
una pratica concreta.
La mia poetica riguarda il rapporto tra l'uomo e l'ambiente in cui vive, il modo in cui l’essere umano decide di operare
in esso, apportando un cambiamento. Seguendo prevalentemente un approccio antropologico, questa analisi indaga e
documenta un'identità sia personale che collettiva, relativa a uno specifico territorio e che dà luogo a diverse forme
di scambio e trasformazione. Questa azione è quasi sempre legata ad una necessità politica o sociale, spesso innescata
da un periodo di stress o di crisi. In questo senso l’elemento traumatico (naturale, politico, sociale) acquista per me
anche una valenza positiva che può essere analizzata attraverso diverse modalità. Sono stata personalmente colpita
da un grande terremoto in Italia che ha distrutto la città de L'Aquila nel 2009. Questa esperienza ha fortemente
influenzato la mia visione della società e di conseguenza la mia pratica artistica.
Nel mio lavoro ho sempre avuto l’esigenza di coinvolgere varie discipline e relative figure professionali - da politici
a restauratori, da operatori sociali a scienziati – utilizzando media diversi: performance, installazione, scultura, libro
d'artista, disegno, video, materiali organici – cera, lava, piante -, vetro, ceramica, incisione.
Elena Mazzi - Ex Elettrofonica
Snow Dragon
in collaborazione con Giovanni Bonotto per A-Collection
Arazzo in plastica riciclata e fili naturali, 230x184 cm
2019

Snow Dragon è il nome di una delle navi spacca-ghiaccio
che la Cina ha progettato per navigare nella cosiddetta ‘via
polare della seta’, la nuova rotta commerciale che si sta
delineando in Artico con lo scioglimento dei ghiacciai, e che
vede forti interessi commerciali ed estrattivi soprattutto
tra Cina e Islanda. Questa rotta accorcerà di 15 giorni il
tragitto di navigazione rispetto al tradizionale passaggio
attraverso il canale di Suez. Con questo progetto intendo
continuare una riflessione nata a seguito di una residenza
in Islanda svoltasi nel 2018, analizzando l’impatto che il
cambiamento climatico provoca a livello geopolitico, oltre
che geologico.
Elena Mazzi - Ex Elettrofonica
300.00 anni in 344 centimetri
In collaborazione con Regula Zwicky
scultura in pietra peperina, 344x70x30 cm
2019

L’opera si inserisce all’interno del progetto ‘Lo Spazio
del Cielo’ promosso da Coopculture., con la direzione
artistica di Arci Viterbo/Cantieri d’Arte e finanziato dalla
Regione Lazio all’interno del progetto di riqualificazione
della Via Francigena.
La lastra in peperino è una mappa sensibile delle
trasformazioni geologiche del paesaggio vetrallese,
dovute in gran parte all’eruzione del vulcano vicano.
Qui ho condotto una serie di esplorazioni sul territorio
collezionando rilievi, mappe e disegni delle emergenze
geologiche più interessanti e peculiari. Pertanto la
scultura è un palinsesto di superfici e forme scaturite dai
diversi fenomeni di solidificazione delle lave a partire da
300.000 anni fa, da quelle a fessurazione colonnare fino
alle strutture ‘a corda’ dell’Elcetella, dal Tufo Rosso (con
pomici, brandelli di lava e ceneri e modellato in seguito
dagli Etruschi) stratificato e intervallato da paleosuoli
che ne contraddistinguono i processi evolutivi. Questi
intervallano le varie epoche geologiche, fino a giungere
all’utilizzo culturale ed artistico dei materiali lapidei.
La mappa, disposta in maniera inclinata, suggerisce
all’osservatore di essere sfiorata, richiamando alla
memoria i gesti di devozione dei pellegrini nei confronti
delle icone religiose e accompagnando il viandante lungo
il suo percorso.
Elena Mazzi - Ex Elettrofonica
Becoming with and unbecoming with
work in progress
2018 - ..

Becoming with and unbecoming with è un progetto articolato                                                          Swimming pools
diviso in diverse parti, nato dalla volontà di recuperare un                                                        serigrafie su tavolette da piscina, 50×29 cm
equilibrio ormai perduto tra il bioritmo dell’uomo e il
naturale andamento del regno animale e vegetale.                                                                    Durante la residenza, mi sono concentrata su tre elementi
A seguito di un tragico incidente avuto lo scorso anno                                                              principali: l’esplorazione dell’Isola, il recupero di vertebre
tuffandomi in mare da una scogliera, la diagnosi della                                                              di cetacei, la riabilitazione del mio corpo nelle incredibili
rottura di alcune vertebre mi ha costretto a un periodo                                                             piscine islandesi. In ogni paesino infatti, anche se composto
di sedentarietà. Per ritrovare una sintonia tra corpo e                                                             da solo 200 abitanti, è sempre presente un impianto
paesaggio, ho deciso di compiere un viaggio in un fiordo                                                            termale composto da più piscine a diversa temperatura.
dell’Islanda. Un luogo in cui la densità umana è ridotta al                                                         In altri casi, le piscine sono naturali, e si alimentano con
minimo e i paesaggi si rifanno a un immaginario preistorico.                                                        acqua calda proveniente da fonti geotermiche. Mi ci reco
Le ossa dei cetacei galleggiano per mesi sulle acque                                                                quasi ogni giorno per la riabilitazione, e mentre esploro
e gli abitanti raccolgono i resti per decorare i giardini.                                                          le diverse piscine ne catalogo le forme e le strutture
Anche io li colleziono per poi sottoporli a scienziati,        Self portrait with a whale                           planimetriche, dalle forme inusuali, astratte e in alcuni casi
ricostruendone la storia e la provenienza. Lontano da ogni     backpack                                             quasi antropomorfe, e le traduco in serigrafie che stampo
intento colonialista, questa esplorazione getta un ponte       fotografia montata su dibond, 66×100 cm              su tavolette da piscina usate.
immaginifico e ancora utopico tra il mio paese d’origine,
dove attività di deforestazione, abusi e incompiuti edilizi    La fotografia è un ritratto a schiena nuda, ancora
sono all’ordine del giorno, e una terra dove l’ecosistema      provata dalle operazioni chirurgiche, mentre
segue indisturbato il suo corso.                               porto sulle spalle una vertebra di balena che mi
                                                               ha accompagnata nella conoscenza dell’isola.
Elena Mazzi - Ex Elettrofonica
Becoming with and unbecoming with
argento, vetro di Murano, 15×20 cm

Qui racconto di un nuovo incontro/scontro tra cetacei (mammiferi
marini) e forze della natura. Traendo spunto dagli scritti di Donna
Haraway, investigo l’incontro tra specie, rivedendo nella mia vicenda
personale una proiezione di quanto detto dalla filosofa: “Dobbiamo
chiederci cosa accade quando le specie si incontrano, perché una volta
che ci siamo incontrati, non possiamo più essere gli stessi.” Una serie di
vertebre di cetacei (foche, balene, balenottere..) riprodotte in metallo
(argento) dialogano con solidi di vetro. L’opera verte sull’incontro tra
forma e materia: le vertebre originarie vengono riprodotte in metallo,
a ricordare le protesi che vengono inserite oggigiorno nelle operazioni
chirurgiche di stabilizzazione di strutture ossee. Queste dialogano con
il vetro, un materiale liquido che, come l’acqua, rapidamente diventa
solido, ma che, nella sua durezza, mantiene anche la sua fragilità. Scelgo di
focalizzarmi su vertebre di cetaceo come metafora di specie a metà tra
mammifero e pesce, che convive con gli oceani e con la terra, che dialoga
con più ambienti ed esseri viventi, e che in Islanda continua a vivere
anche post-mortem attraverso le collezioni vernacolari degli abitanti che
raccolgono le ossa in spiaggia e le utilizzano come decorazione di case
e giardini.
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Mass age, message, mess age (Elica 2018)
workshop per 20 dipendenti aziendali, stencil su muro, due installazioni in ferro e alluminio
2018

L'opera si basa su una precedente ricerca condotta nel
2015 (vedi pagina 30-31 di questo portfolio).
Questa volta il workshop si è tenuto a Fabriano
all'interno dell'azienda Elica dove, insieme a Diego
Agostini (trainer specializzato in formazione manageriale
della società Commitment) ho chiesto a 20 dipendenti di
lavorare sull’individuazione di parole tratte dal linguaggio
manageriale di uso quotidiano. Lo scopo era quello
di creare un glossario da utilizzare per una versione
appositamente modificata del gioco del telefono senza fili,
dando un esempio pratico delle condizioni di interruzione
e distrazione in cui un messaggio può incorrere quando
deve passare dal mittente al destinatario. I partecipanti
hanno creato dei dispositivi per facilitare o intralciare
la comunicazione verbale, utilizzando l’assemblaggio,
creativo ma funzionale, di oggetti costruiti con i materiali
che caratterizzano la produzione di Elica.

Oggetti e parole sono confluiti in un’installazione
ambientale dal titolo Mass age, message, mess age (Elica
2018): una scultura composta da due elementi fusi in
alluminio, sintesi dei dieci dispositivi di comunicazione
prodotti durante l’attività di formazione, e un murales
che riporta le parole selezionate e “giocate” durante la
performance del telefono senza fili.
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Speech Karaoke
a che serve parlà si nisciuno te dà aurienza?
performance e pubblicazione
2018

Questo progetto, e la sua relativa                 sione che può essere condiviso, re­interpre­
pubblicazione, nasce da una ricerca svolta sul     tato, rielaborato a patto di seguire certe linee
territorio di Napoli nell’inverno 2017–2018.       guida dettate dal gruppo. La condivisione è
Mossa da una necessità e curiosità di investi­     fondamentale per la crescita e la riuscita del
gare le particolari sfaccettature della città,     progetto, ed adotta nuove forme a seconda
ho raccolto materiale di varia natura (icono­      dei contesti in cui viene presentata.
grafica, visiva, sonora, orale, scritta) tra cui   In Speech Karaoke – come suggerisce il
discorsi politici, estratti letterari, frammenti   nome – si sceglie un discorso invece di una
di film, storie locali di respiro collettivo tra   canzone. L’elenco di discorsi è in continuo
la gente incontrata nelle mie settimane di         cambiamento, e viene raccolto da un soft­
permanenza. L’obiettivo era quello di col­         ware creato appositamente, che ne contiene
lezionare, mediante una modalità di lavoro         oltre 200 in 10 lingue diverse, da oggi anche
partecipata, una raccolta di ‘Discorsi’ che        in italiano (e napoletano). Gli eventi di
riguardassero la città di Napoli, con un           Speech Karaoke si svolgono principalmente
focus sul quartiere di Montesanto, sede del        in luoghi pubblici o aperti al pubblico dove le
Quartiere Intelligente e motore trainante          persone possono partecipare condividendo
del progetto MontesantoArte.                       o ascoltando i diversi discorsi, mediante una
La struttura di lavoro fa riferimento ad           performance live.
un’opera realizzata da un gruppo di artisti
finlandesi e tedeschi chiamato ‘The Speech
Karaoke group’, che nel 2010 realizzano
un’opera ‘aperta’ dal titolo Speech Karaoke,
progetto multiculturale in costante espan­
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Performing the self - the interview
performance, installazione video multicanale e pubblicazione
2017

Performing the self - the interview è un lavoro concepito
in collaborazione con la ricercatrice Enrica Camporesi.
Partendo da ricerche in area europea e mediorientale
e utilizzando il medium della performance, il lavoro si
concentra sul ruolo della testimonianza orale come
un momento di ri-creazione / re-enactment di verità
personali, focalizzandosi sulle figure del protection officer
e del richiedente asilo come co-produttori di una nuova
storia di vita. Mentre il processo di produrre, migliorare
e persino denigrare la propria identità per rispondere
alle aspettative di qualcun altro ci ricorda la brutalità del
discorso coloniale, il momento della deposizione della
propria storia davanti al protection officer diventa quindi
un evento altamente performativo. Una performance che
ha come obiettivo fondamentale l'essere riconosciuta
come una storia di vita credibile, assegnata allo status di
asilo. Questa particolare condizione di 'performatività del
sé' diventa emblematico per l'importanza del processo
che stiamo investigando sul palco.
Il progetto prevede inoltre una fase di ricerca, una serie
di eventi pubblici (conferenze, tavole rotonde..) e una
pubblicazione al fine di migliorare la conoscenza e le
informazioni sugli argomenti trattati.
                                                                première della performance, MAF festival
                                                                Victoria Deluxe theatre, Ghent
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Atlante Energetico
progetto articolato per l'anno 2016/2017
presso GAM Torino e Fondazione Spinola Banna per l'arte

Il progetto Atlante Energetico, di cui sono stata tutor
presso Fondazione Spinola Banna per l'Arte per l'anno
2016/2017 si snoda in diversi percorsi che continuamente
si intrecciano e dialogano tra di loro.
GAM Torino e Fondazione Spinola Banna si offrono come
luoghi di scambio d’idee, ma anche di sperimentazioni
e verifiche che trovano espressione in workshop,
esposizioni, conferenze, incontri, performance, e in una
pubblicazione finale.
Il tema principale investigato è quello dell’energia, che
viene qui declinato in variegati aspetti che coinvolgono
il territorio piemontese, il suo paesaggio e una delle sue
risorse alimentari principali: il riso.
Qui una breve selezione di alcune installazioni e
performance, paralleli a sessioni di insegnamento e
confronto tramite workshop destinati a una selezione di
5 giovani artisti.
Nella pagina a fianco:
serigrafie di oggetti utilizzati durante le performance presso GAM
(vedi pagina precedente), su tessuto di cotone giallo (installazione site
specific per il corridoio di collegamento museo-uffici di GAM) e su
carta gialla Fabriano, 70x100

In questa pagina:
Pirolisi solare, still da video in Super8 riversato in digitale, b/n, senza
suono, 4'
Vista dell'installazione presso Fondazione Spinola Banna,Torino
I am talking to you
installazione multicanale, 7 schermi, audio
2017

I am talking to you mira a riflettere sulle reazioni a crisi
globali nella vita quotidiana locale di un quartiere di
Helsinki nord, Maunula. L'attenzione è rivolta ai contenuti
multimediali e ai dispositivi che legano i locali alle sfere di
comunicazione globali.
Durante la residenza ho conosciuto le persone del
quartiere di Maunula medianti frequenti visite al
ritrovo di quartiere Saunabaari e a seguito di un'assidua
partecipazione agli eventi locali. In questi incontri ho
avviato un dialogo su come i partecipanti guardano agli
attuali media di comunicazione e alla loro possibilità di
influenzare il mondo.
I partecipanti sono stati incoraggiati a interagire
direttamente con diversi devices che mostravano un
montaggio di news nazionali e internazionali, mentre le
loro reazioni espresse alle notizie sono state filmate e
amplificate in un'installazione multicanale.

                                                                  Nella pagina a fianco: studio per 'I am talking to you'
                                                                  In questa pagina: still dall'installazione multicanale
A Fragmented World
in collaborazione con la filmmaker Sara Tirelli
video installazione a tre canali, colore, suono, 9' | seconda versione a un canale, b/n, suono, 5'
2016

A Fragmented World è un lavoro ispirato alla “teoria della       Situato in provincia di Catania, Sicilia, l’Etna è il vulcano
fratture” del fisico teorico Bruno Giorgini il quale, tra        più attivo d’Europa, i suoi continui cambiamenti hanno
la fine degli anni ’80 e gli inizi del 2000, ha condotto         un impatto diretto sul territorio. Nell’area limitrofa al
alcuni esperimenti in laboratorio al fine di analizzare e        vulcano il paesaggio muta in brevi periodi di tempo
sistematizzare gli eventi che conducono a una crisi, intesa      a causa del processo di distruzione e costruzione
sia come fenomeno geo-fisico che socio-politico.                 dall’attività eruttiva. Le fratture provocate dalle
La frattura, intesa come dinamica di rottura, sfugge ai          eruzioni rendono facilmente percepibile questo
classici modelli matematici, determinando risultati non          processo di costante trasformazione, permettendone
prevedibili e spesso caotici.                                    la documentazione. A Fragmented World analizza la
Si definisce così una scienza della complessità, ossia           stratificata geografia del paesaggio etneo e ripercorre
un metodo che contribuisce ad analizzare e studiare              con lo sguardo la morfologia di un paesaggio in
le caratteristiche del mondo in cui viviamo, un mondo            continuo cambiamento.
complesso che, in A Fragmented World, prende la forma di
uno specifico luogo geologico: il vulcano Etna.
                                                                                                                                 Sopra: vista dell'installazione presso La Quadriennale di Roma, 2016 | Sotto: still da video
Fracture(s)
18 stampe da fotoincisione, polvere di lava, inchiostri vari
2016

La serie Fractures(s) è parte di un progetto più ampio
chiamato A Fragmented World e si riferisce alla “teoria delle
fratture” analizzata dal fisico Bruno Giorgini. Il progetto
si propone di utilizzare il paradigma della complessità
unito ad alcuni risultati determinati dalla dinamica delle
fratture in un caso specifico, quello della morfogenesi e
della morfo-dinamica del paesaggio vulcanico dell’Etna
(Sicilia, IT), che cambia continuamente la propria geografia
e morfologia a causa di continue eruzioni. La visione in
macro è sottolineata da una serie di fotoincisioni ricavate
dalle fratture laviche del vulcano stesso. Esse indagano
texture, strutture, campiture del materiale nei diversi
strati, utilizzando un nuovo colore ricavato dalla stessa
polvere lavica.                                                 Vista dell'installazione presso Intuition, Palazzo Fortuny, 2017
En route to the South
in collaborazione con l'artista Rosario Srobello
progetto in continuo cambiamento e sviluppo
(2015 - ..)

Il progetto riguarda una specifica riflessione sull’apicoltura
nomade, realizzata in collaborazione con Rosario Sorbello.
L’installazione è costituita da una serie di telai per api sulla
cui superficie cerea sono impresse le mappe di alcune
città europee. I luoghi scelti rappresentano quei Paesi in
cui statisticamente è in corso una rapida trasformazione
dell’economia interna per conto della nuova forza lavoro
migrante. I rilievi nella cera sostituiscono la normale
trama ’ad alveare’ impressa nel telaio per guidare le api
nella produzione del favo. Il lavoro è accompagnato da
un testo critico-narrativo che ne completa la lettura,
ed è in continuo sviluppo e cambiamento. L'opera
prevede una parte di workshop di scambio tra apicoltori            In questa pagina: un dettaglio del rilievo su cera
                                                                   Nella pagina a fianco: installazione presso Biennale del Mediterraneo,
italiani e migranti, e una parte installativa in continua
                                                                   Fabbrica del Vapore, Milano, 2015
trasformazione, oltre che a un libro d'artista sottoforma          Disegno dei movimenti migratori in area Mediterranea negli ultimi
di manuale d'apicoltura.                                           10 anni
A sinistra: vista dell'installazione presso Spazio K, Palazzo Ducale,
Urbino, 2017
in questa pagina: vista dell'installazione presso Fondazione Sandretto Re
Rebaudengo,Torino, 2017
Avanzi
9 fotografie, performance,installazione sonora, libro d'artista
2015

Avanzi è il titolo della traduzione dal dialetto abruzzese                fatiscente del boom economico, l’artista mira al sito
di una pubblicazione dell’antropologo Emiliano                            testimone di fatti miracolosi, identifica i massi dei
Giancristofaro. Si tratta di “avanzi” di miti, credenze o                 rituali apotropaici e incontra il materiale umano
leggende che vengono rimpastate per essere pronte                         utile alla sua ricerca: l’antropologa arzilla, la magara
all’uso, come le rimanenze di un pasto a cui il giorno dopo               smaliziata, il professore demologo, il mangiatore di
si aggiungono ingredienti per diventare nuovo nutrimento.                 susine. Di tutti legge, studia, ascolta le storie. E poi
A Guilmi, una comunità di pochissimi individui, dove                      ricompone i frammenti, come il rapsodo Omero,
il senso dell’uomo e il suo radicamento col territorio                    per una nuova mitologia da far narrare ai guilmesi
seppure attaccato da circa mezzo secolo dall’inarrestabile                senza epica, nostalgia o folklore; tramite immagini
livellamento delle culture, è ancora fortissimo, Elena Mazzi              fotografiche semplici, quotidiane e corali, proclamate
propone di risaldare le fratture tra presente e passato; tra              a gran voce da un altoparlante.
le norme sociali contemporanee e gli scongiuri antichi;
tra il villaggio globale e il villaggio reale. A bordo di una                                (estratto da Avanzi, di Lucia Giardino)
vecchia Mercedes dell’83, per le strade franate dell’Alto
Vastese o la linea costiera adriatica cosparsa dell’edilizia

Sotto: uno dei 9 tableaux. Nella pagina a fianco: immagini di work in progress e documentazione della performance
Boîte Editions,
collector's edition

                      Boîte Editions
Mass age, message, mess age
performance e video documentazione HD
2015

Chi vuole fare di professione la rivoluzione? chiede
sarcarsticamente Bruno Giorgini, docente di fisica teorica
ed ex militante di lotta continua, durante il workshop
realizzato a Barriera nel mese di marzo in previsione della
mostra. Rivoluzione è un continuo modo d’essere, ribatte
Cesare Alvazzi del Frate, ex partigiano, anch’egli ospite del
workshop.
Mass age, message, mess age è un progetto che fa parte
di un percorso di ricerca su cui Elena Mazzi sta lavorando
da tempo e che abbraccia tematiche complesse - la
comunicazione in tempo di rivoluzione, le sue tecniche e
strategie e in particolare la possibilità di errore durante
la trasmissione di un messaggio -, ma che rispondono
all'esigenza di individuare le dinamiche e, facendo un passo
indietro, le linee guida che sottendono al fare rivoluzione,
per comprenderne gli elementi fondamentali da applicare
a tutti gli ambiti della vita.
Realizzando un workshop che ha coinvolto un gruppo di
giovani studenti dell'Università diTorino e successivamente
la mostra, pensata come una performance ispirata al gioco
del telefono senza fili, Elena Mazzi ha trattato lo spazio di
Barriera come un laboratorio, un luogo di dibattito attivo,
con l'obiettivo di creare un vero e proprio “vocabolario
della rivoluzione”.
Reflecting Venice | LACUNA_Land of hidden spaces
installazione multipla (installazione site-specific, video HD, erbario, fumetto, composizione di vetri)
2012-2014

Reflecting Venice è un progetto che investiga, in dialogo col     Conosciuta su scala globale per la produzione
territorio e i suoi abitanti, le possibilità d’intervento sulle   artigianale del vetro, l’intera isola subisce oggi un
problematiche ambientali della città di Venezia, fortemente       graduale processo di trasformazione fino ad apparire
accentuatesi negli ultimi anni. Attraverso una metodologia        luogo delle dicotomie: da una parte, patrimonio
di lavoro interdisciplinare, Reflecting Venice esplora            culturale e storico, dall’altra, feticcio rappresentativo
l’innovazione tecnologica e le sue potenzialità espressive,       del turismo di massa internazionale.
ne individua gli elementi di cui si appropria modificandone       Ho concentrato la mia attenzione sulla peculiare
contesto e finalità, per poi riproporli radicalmente mutati       decorazione a incisione sugli specchi: una tipica
di segno oltre che sottratti alla loro mera funzionalità.         lavorazione artigianale locale che sta oggi scomparendo
ReflectingVenice assume come punto d’avvio la collaborazione      per lasciare posto all’oggettistica facilmente
con l’impresa di ricerca Isomorph (Udine) che opera nel           commerciabile. I temi decorativi, raffigurazioni di
campo della fisica sperimentale per la progettazione di           elementi floreali risalenti all’epoca seicentesca e
nuovi sistemi di sviluppo energetico.                             settecentesca, sono stati da me rielaborati al fine di
La sperimentazione interdisciplinare promossa da Reflecting       rappresentare le specie floreali in via d’estinzione della
Venice è intesa come strumento per dar luogo a una                laguna veneziana, Queste nuove decorazioni floreali,
pratica artistica responsabile: ciò implica un calarsi dentro     create in collaborazione con i maestri muranesi,
i fenomeni e i mutamenti nel territorio in cui accadono,          sono state realizzate direttamente sugli specchi dello
per tentare di orientarsi in essi e, forse anche invano, di       Specchio Lineare.
orientarli. Nello specifico, il progetto fa riferimento allo      Il lavoro, che consiste in una installazione funzionante, è
'Specchio Lineare',dispositivo progettato dallo scienziato.       accompagnata da un’installazione multipla composta da
Reflecting Venice prende le mosse dallo studio e analisi di       un video, un erbario, un fumetto e una composizione di
un’area specifica del territorio veneziano: l’isola di Murano.    vetri riciclati, che formalizzano il processo dell’opera.     Sulla sinistra, vista dell'installazione presso l'Istituto nautico di Venezia durante la 14° Biennale di Architettura (Fittja pavillion)

                                                                                                                                                                                                pagina di sinistra: primo prototipo del muro solare. In questa pagina: still da video,
                                                                                                                                                                                                                             la laguna di Venezia e un esempio di incisione su vetro
stills dal video LACUNA-Land of hidden spaces.Vista dell'installazione presso la 14° Biennale di Istanbul
Sopra: installazione presso la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia   Sopra: installazione composta da vetri e specchi
Sotto: il fumetto                                                         Sotto: erbario
Bricks serving the unpredictable
mattoni fatti a mano e vetro di Murano riciclato combinato in una serie di 14 mattoni
serie di 4 foto stampate su carta cotone
2014

Bricks serving the unpredictable è una sperimentazione del
più comune oggetto di costruzione edilizia: il mattone.
Esso è un classico sistema modulare di costruzione
manuale, un manufatto ceramico che rappresenta l’unità
di misura basilare nella costruzione abitativa. Il modulo,
non più inteso come oggetto seriale, viene ricondotto
a manufatto artistico assumendo una nuova identità,
a metà tra artigianato e produzione industriale. Ho
realizzato una serie di multipli di mattoni creati con gli
scarti di discariche di vetro proveniente da Sacca San
Mattia (discarica di Murano, Venezia) e dalle cristallerie di
Colle Val d’Elsa. Ho scelto il vetro perché è un materiale
“pulito”, non prodotto con sostanze inquinanti, che può
essere facilmente riutilizzato e riciclato molte volte e che,
come la ceramica, ha subìto sperimentazioni nell’arco di
diversi secoli.

                                                                                        Sopra: installation view presso Premio Termoli, 2015
                                                                                        Sulla destra: dettagli di mattoni

In questa pagina: foto della discarica di vetro di Murano
The financial singing
installazione video e performance. Serie in progress
2014

Una cantante interpreta un grafico rappresentante
l’andamento dell’economia occidentale capitalista,
restituendo la portata sociale ed emotiva di crisi
economiche che hanno segnato il corso del Novecento
Il lavoro prende forma a seguito della lettura del libro
del fisico danese Per Bak 'How nature works' dove si
definiscono strategie di analisi positive delle crisi e delle
catastrofi sia da un punto di vista umano che naturale,
trovando affinità comuni. L'opera vedrà altri casi studio
iche prenderanno in esame nuove economie mondiali.

In questa pagina: spartito del 'canto' e grafico. Nella pagina a fianco:
la cantante Costanza Gallo traduce in musica e vocalizza il grafico
dell'andamento economico occidentale (studio NCTM e l'arte, Milano).
Vista dell'installazione presso VISIO, Lo schermo dell'arte, Firenze 2016.
DETOUR
quattro tappeti stampati 80x60 cm, performance
2014

L'installazione e performance DETOUR si relazione all'agenzia
sociale per la casa (ASC) di Venezia, dove attivisti, famiglie,
cittadini veneziani e immigrati hanno occupato alcune case
popolari lasciate in stato di abbandono dal comune a causa della
mancanza L'opera vuole porsi in relazione con questi spazi e
con le persone che li vivono, laddove l'occupazione di case sfitte
diventa un modo per ri-attivare lo spazio pubblico attraverso
la costruzione di legami sociali. Pratiche che parlano di diritto
alla città, di resistenza contro la rendita immobiliare, l'esodo e la
monocultura turistica.
Una serie di tappeti identifica alcune di queste case occupate.
Su di essi, vi sono stampati una serie di frasi relative all'uso dello
spazio pubblico, rimarcando la sua ambivalenza, al cuore del
conflitto tra privatizzazione e valore intrinseco.
Una performance segue il lavoro: qui ho guidato piccoli gruppi in
un tour tra le case occupate. I partecipanti avevano la possibilità
di parlare direttamente con gli occupanti, così da capire la storia,
la burocrazia, i conflitti, i futuri sviluppi.
Da nord a est, da ovest a sud.
Traiettorie economiche per un tempo libero
installazione, materiali vari
2013

Offro ai lavoratori dell’azienda Stonefly un tavolo da biliardo, uno
strumento ludico con cui possano interagire, per sottolineare
l’importanza del tempo libero e della dimensione sociale in
azienda. Il campo di gioco, però, è modificato per stimolare una
riflessione critica sulle dinamiche economiche e di delocalizzazione
geografica che caratterizzano i sistemi produttivi delle imprese
contemporanee, indagando i limiti e i confini dei loro raggi
d’azione. I disegni realizzati ricalcano le strategie di gioco che si
studiano in fase di preparazione, e le palle sono incise con i luoghi
dove l'azienda ha deciso di focalizzare le sue aree di produzione
e vendita.

                                                                        Vista dell'installazione. In alto, uno dei disegni proiettati sul tavolo da biliardo, in successione continua
Ampezzania Incolarumcardium
serie di 13 cartoline, progetto site-specific per il Museo
Paleontologico di Cortina d’Ampezzo
2013

Durante il mio periodo di residenza a Cortina ho chiesto ad
alcune famiglie di Regolieri di accogliere nelle loro case uno dei
fossili del museo Paleontologico dedicato a Zardini.
Il fossile ha vissuto, per la durata di un giorno, la quotidianità
della famiglia ospitante, collocandosi all’interno di quelle piccole
collezioni personali che ognuno di noi intimamente, e a volte
inconsapevolmente, porta avanti.
I Regolieri stessi hanno documentato questa breve convivenza
scattando fotografie che sono state da me tramutate in
cartoline, successivamente collocate nelle vetrine del museo, a
fianco del fossile che è tornato al suo posto. Una riflessione sulle
dinamiche di scambio e di collezionismo, lette attraverso piccoli
gesti quotidiani che hanno permesso di rivalutare un patrimonio
locale e di sottolineare una memoria al contempo personale e           In questa pagina: Ada, abitante id Cortina che
collettiva.                                                            fotografa il fossile all’interno della sua collezione di
                                                                       cuscini ricamati.
                                                                       Nella pagina a destra: cartoline di fossili collocati
                                                                       all’interno di diverse collezioni, rispettivamente cibi
                                                                       siciliani, bombe incise della prima guerra mondiale,
                                                                       scarpe.
Posso essere racchiuso in uno spazio di noce e
considerarmi un re dello spazio infinito
libro d’artista, installazione site-specific, La Fenice Gallery e Hotel des artistes
2013

‘‘E’ l’altro, è Borges, quello a cui capitano le cose. Io vado       e soltanto qualche momento di me potrà soprav-
in giro per Buenos Aires e mi fermo, forse oramai mec-               vivere nell’altro. A poco a poco sto cedendogli tutto,
canicamente, per guardare l’arco di un atrio e la porta a            per quanto mi sia evidente la sua perversa abitudine
vetri con la griglia; di Borges ho notizie dall’ufficio postale      di falsificare e di magnificare. Spinoza capì che tutte
e vedo il suo nome in una terna di professori o in un                le cose vogliono la propria conservazione; la pietra
dizionario biografico. Mi piacciono gli orologi a sabbia, i          vuole essere eternamente pietra e la tigre una tigre.
mappamondi, le stampe del diciottesimo secolo, le eti-               Io devo rimanere in Borges, non in me (ammesso che
mologie, il sapore del caffè e la prosa di Stevenson; l’altro        io sia qualcuno), ma mi riconosco meno nei suoi libri
condivide queste simpatie ma in un modo vanitoso che le              che in molti altri o nel laborioso arpeggiare di una
trasforma negli attributi di un attore. Sarebbe esagerato            chitarra. Alcuni anni or sono ho tentato di liberarmi
affermare che i nostri rapporti siano ostili; io vivo, io mi         di lui e sono passato dalle mitologie dei sobborghi
lascio vivere, perché Borges possa tessere la sua lettera-           ai giochi con il tempo e con l’infinito, ma quei giochi
tura e quella letteratura mi giustifica. Non mi costa nulla          adesso sono di Borges e mi toccherà ideare qualche
confessare che è riuscito ad ottenere certe pagine valide,           altra cosa. Così la mia vita è una fuga e perdo tutto e
ma quelle pagine non mi possono salvare, forse perché                tutto è dell’oblio, o dell’altro. Non so quale dei due
oramai il buono non è di nessuno, neppure dell’altro, ma             scrive questa pagina’’.
del linguaggio e della tradizione.
D’altronde io sono destinato a perdermi, definitivamente,                                    tratto da Borges e io, di J.L.Borges

                                                                                                                                    a sinistra: una pagina del diario/libro d’artista. In questa pagina: installazione site-specific all’interno de
                                                                                                                                    La Fenice Gallery
Mediterranean Masterpiece
Installazione site-specific, Istituto Italiano di Cultura, Stoccolma
2012

Mediterranean Masterpiece è un progetto site-specific per
l’Istituto Italiano di Cultura a Stoccolma. Quest’ultimo
costituisce uno degli esempi più significativi tra i progetti
realizzati da Giò Ponti durante gli anni ‘60.
L’installazione è costituita da duecento sacchetti colmi di
spazzatura collocati all’interno della sala espositiva dell’Istituto.
Sulla superficie dei sacchetti sono state stampate due textures
che riprendono i motivi geometrici disegnati da Ponti per la
decorazione di maioliche utilizzate in alcuni edifici da lui
progettati in sud Italia.
Punto di partenza del lavoro è lo stereotipo culturale italiano
della “facade”, il desiderio di fare “bella figura”. Il contrasto
tra la forma elegante dei sacchetti - in perfetta armonia con           Vedute diverse dell’installazione all’interno della sala mostre,
il contesto architettonico circostante - e la loro destinazione         Istituto Italiano di Cultura, Stoccolma
d’uso diviene allusivo delle attuali modalità di gestione della
cultura italiana, considerata un bene di secondaria importanza,
un materiale di scarto economicamente improduttivo ma che
all’occorrenza viene strumentalizzato a scopi meramente
politici. Non è un caso che ad ospitare i cumuli di immondizia
sia la sala espositiva, così come non è arbitrario che i rifiuti
siano quelli accumulati dagli stessi dipendenti dell’Istituto nel
corso dei mesi precedenti la realizzazione del lavoro.
Europe calling
performance
2012

Europe calling è un progetto creato appositamente per Art                            Con Europe calling intendo dare la possibilità di
Stays ed intende investigare il ruolo attuale della cultura -nello                   una maggiore conoscenza delle realtà indipendenti
specifico il settore dell’arte contemporanea- all’interno                            europee. Mediante una forma di comunicazione
dell’Unione Europea. In anni di forte crisi finanziaria, i primi                     diretta, quella telefonica, il pubblico potrà per un
investimenti statali soggetti a gravi riduzioni o addirittura                        giorno intero mettersi in contatto con alcuni spazi
a tagli netti sono proprio quelli destinati alla cultura e alle                      indipendenti e no-profit da me selezionati. Sarà
arti. Dando uno sguardo alla gestione e alle proposte attuali                        possibile chiedere informazioni su come essi vengono
dei ministeri dello sport e della cultura è possibile però                           gestiti e finanziati, sulla loro programmazione attuale
imbattersi nella promozione di iniziative quali la “Coppa del                        e i progetti passati, nonché rispetto alle strategie
Mondo” o l’annuale appuntamento con “Capitale Europea”.                              “alternative” da essi adottate per uno sviluppo
Come e in che modo vengono finanziati questi eventi, ma                              differente della cultura.
soprattutto, che tipologia di apporto culturale intendono                            Il progetto, che in certo senso va inteso come una
generare e sviluppare?                                                               sorta di decostruzione del grande evento “Capitale
Il mio intervento performativo vuole far luce sulle metodologie                      Culturale Europea”, intende comunque arricchire lo
di ricerca e presentazione della cultura contemporanea,                              stesso, attraverso la promozione di quelle realtà che
proponendo un approccio “altro” rispetto a quelli che sono i                         si muovono al di fuori dei canali ufficiali dell’arte, e
principali canali istituzionali di dibattito artistico.                              che costituiscono una importante testimonianza del
                                                                                     fermento culturale europeo in atto.

In questa pagina: un momento della performance all’Hotel Mitra. Nella pagina accanto: particolari delle chiamate telefoniche
Moving memories
In collaborazione con le performers Violeta Luna e MamaKoalt Chantiko, il settimanale El Tecolote, Shaping San
Francisco, e con la partecipazione di Amy Franceschini.
Performance e documentario 40 min
2012

Moving memories è un archivio temporaneo di storie              la sua identità, subendo un forte fenomeno di
quotidiane.                                                     gentrificazione, che obbliga gli abitanti storici del
Solamente per un giorno, gli abitanti del quartiere della       quartiere (soprattutto di etnia latino americana) a
Mission di San Francisco (area latino americana della           trasferirsi altrove.
città) hanno avuto l’opportunità di condividere un’area         La ridefinizione e frammentazione delle diverse
territoriale situata all’incrocio tra Mission street e la       comunità che convivono all’interno della stessa
21esima.                                                        area geografica porta le stesse a confrontarsi
L’artista italiana Elena Mazzi, in collaborazione con           costantemente sia con degli standard di appartenenza
le performers Violeta Luna e MamaKoalt Chantiko, il             propri di una tradizione etnica consolidata nel
quotidiano El Tecolote, e l’organizzazione Shaping San          tempo, sia con nuovi standard più flessibili frutto del
Francisco, e con la partecipazione di Amy Franceschini, ha      processo di globalizzazione. Ciò innesca un processo
creato un archivio vivente del quartiere della Mission. Gli     di continua ridefinizione della memoria collettiva che
abitanti hanno avuto la possibilità di visionare il materiale   sta alla base dei processi identitari generando un
presentato e aggiungere immagini e storie personali.            ambito indefinito interessante, che vuole essere il
Solamente per un giorno la gente ha potuto vivere e occupare    terreno di questa ricerca.
un lotto vuoto di proprietà privata, così da mantenere viva
                                                                                                           El Tecolote    Sulla pagina di sinistra: un momento della performance
la memoria di un quartiere che sta velocemente cambiando
                                                                                                                          in questa pagina: un altro momento della performance: l’altare sacro
                                                                                                                          e uno still dal documentario
Colors at the end of the world
In collaborazione con il regista Ale Corte
poster e documentario
2011

Colors at the end of the world è un progetto che prende avvio     che vieta ai gestori di attività commerciali l’uso
da due realtà direttamente legate alla regione Veneto e in        di caratteri che non siano latini nelle scritte delle
particolare alla città di Treviso.                                insegne pubblicitarie, evidente sintomo di uno
Si tratta di un manifesto che graficamente ricalca i colori e     xenofobismo crescente nell’area in questione.
i caratteri usati dall’azienda di moda Benetton – storica         Le traduzioni, in Arabo, Cinese, Macedone, Serbo,
marca trevigiana – nelle sue campagne pubblicitarie.              Ucraino, Bangladese, Hindi, Tamil, Greco e Russo
In questo caso però, viene riportato il titolo di un film/        rispecchiano le diverse nazionalità degli esercenti
documentario che narra gli abusi e i soprusi compiuti             commerciali stranieri che operano attualmente nella
dall’internazionale fashion house nei confronti del popolo        città di Treviso. Le diverse nazionalità sono state
Mapuche, in Patagonia – Argentina –.                              distribuite all’interno del manifesto secondo un ordine
Colors at the end of the world intende evidenziare in maniera     decrescente che va dalla maggior percentuale di
visivamente ambigua, una prospettiva differente sulla dubbia      esercizi commerciali e di popolazione di una specifica
apertura culturale e sociale che Benetton tenta di far            etnia presente sul territorio fino alla percentuale
trasparire attraverso le sue operazioni mediatiche.               minore, escludendo popolazioni che utilizzano un
Il titolo, tradotto in diverse lingue, si riferisce invece alla   alfabeto latino.
recente legge presentata dal partito della Lega Nord,

                                                                                                                            Nella pagina di sinistra: still dal documentario. In questa pagina: diverse traduzioni del titolo del documentario “Colors at the end of the world”, che rappresen-
                                                                                                                            tano le lingue proibite dalla nuova legge comunale in territorio trevigiano.
Prelievi H3/X/Y
classe E (Pettino, L’Aquila)
Combinazione della tecnica di restauro dello strappo e stacco di affreschi su prelievo di intonaci civili ricollocati su
pannelli in legno
2011

L’architettura popolare aquilana degli anni Settanta, dove        di conservazione della memoria. Parlo di una
ho scelto di agire, è stata la più colpita dal terremoto. Qui     memoria recente, contemporanea, una memoria di
viveva la parte più povera della popolazione, che lo Stato        tutti, collettiva, di chi viveva nelle periferie aquilane,
non ha voluto salvaguardare preventivamente, così come            le più recentemente costruite in città, eppure le più
non intende farlo ora: gli edifici crollati sono ancora nelle     violentemente colpite. Una memoria che per alcune
stesse identiche condizioni di due anni e mezzo fa, con           persone rimarrà storica, anche se il tentativo apparente
macerie, spazzatura ed effetti personali ovunque. Anzichè         sembra invece quello di provare a tacere i fatti. Per
rendere giustizia ai cittadini più colpiti, si è preferito        questo mi sono recata a L’Aquila provando così a
allontanare la popolazione dalla sua memoria geografica,          “salvare” qualche testimonianza edilizia, che per alcuni
sociale e personale, indirizzandola prima negli alberghi          di noi è già storia, e così dovrebbe essere per tutti.
della costa abruzzese, poi nelle new towns lontano dalla          La scelta di presentare un trittico dialoga sia con la
prima periferia aquilana, abbandonando gli edifici al loro        tradizione pittorica medievale e moderna, che con la
stato di degrado, i quali andrebbero abbattuti e ricostruiti      forte simbologia aquilana intrisa di religione, paganesimo
a causa delle gravi condizioni strutturali, oltretutto            e misticismo. In particolare il numero 99 (multiplo di 3)
pericolose per gli abitanti stessi (in questo si legge un         ricorre in ogni angolo della città: 99 fontane, piazze,
interesse a conservare una memoria diversa, quella della          chiese, rintocchi della campana ecc... Una leggenda più
tragedia, che fa leva sulla disgrazia, richiamando turisti        che una certezza storica, una credenza che gli aquilani si
curiosi, spesso invadenti e inopportuni).                         passavano di bocca in bocca e che tenderà sempre più
Ho voluto provare a combinare la tecnica di restauro              a scomparire data l’ attuale chiusura del centro storico:
architettonico dello strappo e dello stacco di affreschi,         quello spazio comune in cui l’immaginario culturale di       Nella pagina di sinistra: un particolare del trittico
ricollegandomi così a una necessità storica, sociale, culturale   un popolo vive e si sviluppa.                                In questa pagina: work in progress in laboratorio
installatione site specific, video performance HD
2011

Malmberget (traduzione letterale: la montagna di Ferro) è        importante della storia del paese.
una piccola cittadina della Lapponia svedese sorta alla fine     Alla fine della cittadella ricostruita, si trova una
del diciannovesimo secolo. Durante il ventesimo secolo la        piattaforma di legno che fa da base a un antico pezzo
popolazione del paese aumentò di pari passo allo sviluppo        di binario ferroviario e un vagone, simboli del sistema
delle ricche miniere di ferro presenti nel territorio.           di trasporto del minerale di ferro grezzo. Oggigiorno,
A seguito delle grandi operazioni atte a sfruttare il più        la piattaforma è stata parzialmente inglobata dall’area
possibile la roccia ferrosa, la principale miniera della città   recintata.
(“the Pit”) allargò sempre più i suoi confini, contraendo ad     Per me, questo sito appare come una chiara metafora
un certo punto la stessa zona abitata. A causa del rischio       della relazione tra gli abitanti di Malmberget e l’area
di crolli, gli edifici circostanti furono demoliti, spostati     della miniera.
o abbandonati e l’area della miniera delimitata da una           Sulla piattaforma, ho deciso di tracciare una linea
recinzione che oggi appare come una presenza costante            bianca che ricalca l’attuale confine dell’area vietata. Il
all’interno del paese, trasmettendo così un senso di             disegno si estende per metà sulla parte recintata, per
isolamento e desolazione.                                        metà su quella accessibile.
A Malmberget c’è un’area chiamata Shantytown che è stata         Camminando sulla linea,ho voluto focalizzare l’attenzione
costruita come una sorta di ambigua ricostruzione della          sul limite che questa rappresenta; scavalcando la rete due
città vecchia, in occasione della celebrazione del centenario    volte, ho tentato di evidenziare il rapporto di circolare    Nella pagina di sinistra: still dal video performance
dalla fondazione, con l’intento di ridare vita a una parte       interdipendenza tra comunità e miniera.                      In questa pagina: installazione site-specific permanente
Walk in_A walk through suburbs
In collaborazione con il fotografo Andrzej Markiewicz e il giornalista Per Wirtén.
performance
2011

Walk in_A walk trough suburbs è un modo di vedere le cose    all’evento che avrebbe avuto luogo nei mesi successivi.
da un diverso punto di vista.                                Una mappa descriveva le tappe del percorso che
Il critico culturale Per Wirtén ha recentemente scritto      ricalcava in parte quello compiuto dallo scrittore. .
un libro che narra, attraverso il suo punto di vista di      Walk in_ A walk through suburbs è una camminata
abitante delle periferie di Stoccolma, di una camminata      collettiva che ha voluto seguire le tracce del percorso
che lo scrittore ha compiuto nel 2010 attraversando          condotto da Per all’interno del suo libro. In compagnia
diverse new towns della città, e provando a far              dello scrittore stesso e del fotografo, che hanno
emergere le tracce naturali e la memoria che le              evidenziato gli aspetti da essi considerati più importanti
uniscono, sconosciuta al più della popolazione svedese.      durante la giornata, fatta di incontri, scambi ed
Con lui, e con la collaborazione del fotografo               esplorazioni, il mio contributo è stato quello di animare
polacco Andrzej Markiewicz, questo progetto è                il dibattito mettendo in rilievo pensieri e ricerche
stato inizialmente presentato con il titolo di Preview       precedentemente trattate all’interno del mio saggio
all’interno dello spazio Centrifug, (galleria Konsthall C,   chiamato Social space and Collective Memory, e continuando
Stoccolma). Durante l’esposizione, che aveva appunto         ad analizzare allo stesso tempo i diversi punti di
una funzione di “anteprima” della camminata, gli             vista che sono emersi durante il corso dell’evento..
spettatori potevano sottoscrivere la loro partecipazione

                                                                                                                          A sinistra: mappa della camminata. Sopra: il gruppo durante la camminata, attraverso diverse periferie di Stoccolma
Villa Unda
Libro d'artista
2011

Villa Unda è un libro fatto di appunti, disegni, schizzi,        spazio che li circonda. Ho voluto dar voce alle
documenti che sono stati dettati dagli abitanti di Onna, un      esigenze degli abitanti, sottolineando i loro pensieri
piccolo paese in provincia de L’Aquila duramente colpito         e il loro lavoro fisico, le loro pratiche spaziali, le loro
dal terremoto del 2009.                                          abilità, non specialistiche, ma a mio avviso di necessaria
Nel processo portato avanti ad Onna ho chiesto agli              importanza per la società, in quanto rientrano nella
abitanti di mostrarmi le loro abilità, che si riflettono nella   memoria collettiva di un luogo specifico.
vita di tutti i giorni, i loro passatempi, le loro tradizioni,   Il libro creato insieme alla comunità onnese è uno
le loro abitudini, cercando di capire come le loro azioni        strumento mobile: nelle pagine vi è la voce degli abitanti
siano cambiate da prima a dopo il terremoto, all’interno         del paese, una voce che denuncia una situazione
del nuovo spazio di riferimento. La mia intenzione è stata       attuale, e che disegna attraverso le narrazioni del
quella di trasformare semplici abitudini quotidiane in           passato un cambiamento spaziale, sociale e anche
strategie necessarie per prendere coscienza del nuovo            culturale.
Chutara
materiali vari
2011

Il progetto nasce all’interno del workshop ‘Building to          sedersi sul basamento del Chutara e di salirvi per
learn’, promosso dalla Ball State University, USA.               pregare.
Il ‘costruire’ inteso come processo, di cui poco                 Ho voluto partire lavorando sull’albero, intendendo
importa il risultato finale, ciò che conta è cercare di          quindi il Chutara non solo come parte del progetto di
capire l’importanza delle relazioni, delle modalità di           riqualificazione territoriale, ma leggendolo soprattutto
comunicazione, le abilità e le strategie che emergono            come spazio sociale. Il Chutara inteso come albero
dall’imput di modificare un territorio seguendo                  di preghiera, ma anche come luogo di ritrovo, di
determinati bisogni chiaramente segnalati dalla                  conversazione, di gioco. Decidendo di riqualificare
popolazione locale.                                              l’albero, distruggendo il cemento e ritrasformandolo
L’area scelta è stato il villaggio di Duwakot, vicino            in area verde con una seduta di mattoni e un sentiero
all’Università di Kathmandu. Il villaggio, caratterizzato da     di sassi di fiume per salire e pregare a piedi nudi, la
un’ampia piazza con al centro il Chutara, l’albero sacro,        comunità ha ritrovato un senso di partecipazione
era un’area verde mentre ora, a causa delle modifiche            e collettività che la costruzione (apparentemente
territoriali imposte dalle nuove aree di sviluppo                funzionale) in cemento aveva disgregato. La comunità
circostanti, l’area si è trasformata in una zona polverosa       ha preso interamente possesso del processo di
e invivibile. Così ho deciso di partire dalla riqualificazione   riqualificazione, prendendo così coscienza dei propri
del Chutara, da qualche anno totalmente ricorperto               bisogni e delle proprie azioni. Loro mi guidavano nelle
da una piattaforma di cemento che le radici avevano              scelte, dandomi così la possibilità di imparare da loro,
col tempo deteriorato, impedendo alla popolazione di             in un continuo processo di scambio.

                                                                                                                            Nella pagina accanto: abitanti di Duwakot, In questa pagina: lavori in corso sul Chautara, in collaborazione con gli abitanti e l’Università di ingegneria
Olivolo
Libretto documentario/ricettario
2010

Olivolo intende analizzare e approfondire la conoscenza     Nasce così l’idea di un libretto documentario
del territorio veneziano, tentando di andare oltre lo       contenente una piccola raccolta di ricette. Il cibo
stereotipo di Venezia città fantasma, invasa solamente      è stato fonte orale e filo conduttore di questo
dai turisti.                                                processo; i ritratti e le immagini presenti nel libretto
San Pietro di Catello, isolotto posto all’estremità         si sovrappongono ai racconti e ai momenti passati
orientale del centro storico di Venezia, è un territorio    con le persone incontrate. Le esperienze sfuggenti ed
anomalo se inserito nel contesto veneziano, senza           impalpabili ritornano in queste pagine come documenti
negozi, e ancora abitato da lunghe generazioni di           di un’esperienza.
Castellani di San Pietro. Partendo dal territorio e dalle   Il progetto rappresenta inoltre un tentativo di
sue tradizioni, ho iniziato a conoscere gli abitanti di     mettere in relazione due diversi punti di vista: la
una Venezia altra, cercando di non rimanere solamente       cucina veneziana tradizionale e la possibilità di una
un’osservatrice esterna, ma di calarmi cautamente           sua rielaborazione secondo parametri ed esigenze
all’interno della vita quotidiana delle persone che         alimentari contemporanee. Questo mio desiderio di
incontravo. A tal scopo ho voluto utilizzare il cibo        riallacciarmi ad una tradizione che non mi appartiene,
come mezzo di scambio, condivisione, e di dialogo con       reinterpretandone le ricette senza però eliminare
la comunità stessa.                                         le originali, è un regalo e un ringraziamento per le
                                                            persone con cui ho condiviso gli ultimi mesi trascorsi.

                                                                                                                       Immagini estrapolate dal libretto, con momenti di convivialità condivisI con gli abitanti di San Pietro di Castello
Luogo comune
in collaborazione con Chiara Trivelli e gli abitanti di                                                                                                   Menu
San Pietro di Castello,Venezia
2010
condivisione dello spazio espositivo                                                                                                                 Cantara mantecata

                                                                                                                                          Linguine di passera con granseola, scampi e
                                                                                                                                                             astice

Il progetto luogo comune, ideato e coordinato da Elena                                                                                    Tris di polenta con baccalà mantecato,
Mazzi e Chiara Trivelli, nasce nel gennaio 2010 in occa-                                                                                  capesante trifolate al marsala, seppie in
sione del workshop tenuto da Marjetica Potrc all’uni-                                                                                                       tecia
versità Iuav di Venezia.Il progetto, fondato sulla volontà
                                                                                                                                                      Mix di formaggi
di esplorare le risorse di un territorio partendo dalle
sue aree di marginalità, interessa un’area della città la-                                                                                  Insalata di verza cruda con zenzero
gunare denominata San Pietro di Castello e prevede
il coinvolgimento con la popolazione locale attraverso
la condivisione di esperienze ludiche e conviviali e lo                                                                                      Essi e buranelli con zabaione caldo
scambio di conoscenze e abilità.
San Pietro di Castello è con Torcello e Rialto uno
dei primi insediamenti nella laguna veneta. Situata
nell’estrema parte orientale del centro storico di Ve-                                                                                        da Loris, mercoledì 3 marzo 2010
nezia, San Pietro è oggi una delle poche aree anco-
ra abitata da veneziani e poco frequentata da turisti,
un’isola nell’isola.Il fenomeno di spopolamento che dal
dopoguerra investe Venezia, è particolarmente eviden-
te in quest’area abitata soprattutto da anziani e priva di
attività commerciali L’economia locale che si fondava,
oltre che sulla pesca, sull’ agricoltura è testimoniata
dall’edilizia popolare che comprende orti comuni ora-
mai in disuso, ed è evocata dall’antico nome dell’isola
chiamata un tempo Olivolo .
San Pietro sopravvive alla modernità ponendosi come
esempio di vita comunitaria fortemente legata al ter-
ritorio, depositaria di un sapere connesso ad attività
tradizionali e a una cultura genuinamente popolare.
Il progetto luogo comune ha inteso tale luogo come
fonte di risorse ed esperienze da cui trarre insegna-
mento in funzione dell’elaborazione di modelli di svi-
luppo sostenibile.
L’obiettivo di valorizzare la creatività locale attraverso
momenti di condivisione è stato perseguito attraver-
so la frequentazione degli abitanti, l’organizzazione di
piccoli eventi quali pranzi e/o cene, e la condivisione
di alcune pratiche quali il gioco del bingo, il karaoke,
l’imbottigliamento del vino, la domenica allo stadio per
la partita di calcio, ecc..Ne sono nate due mostre con-
divise: una alla fondazione Bevilacqua La Masa, l’altra
durante la Sagra di san Pietro.
In entrambe, le opere degli abitanti di San Pietro sono
state esposte accanto a quelle degli studenti universitari.

In questa pagina: opere prodotte dagli abitanti di San Pietro di Castello. Nella pagina accanto:, documentazione dello spazio condiviso
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