Elena Mazzi - Ex Elettrofonica
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Statement Elena Mazzi Per sviluppare una metodologia artistica qualificata, ritengo sia necessario utilizzare una duplice strategia: una riflessione teorica sul processo e sulla forma dell'opera d'arte fortemente correlata al suo contesto, e che integri Selezione di opere 2019 | 2010 una pratica concreta. La mia poetica riguarda il rapporto tra l'uomo e l'ambiente in cui vive, il modo in cui l’essere umano decide di operare in esso, apportando un cambiamento. Seguendo prevalentemente un approccio antropologico, questa analisi indaga e documenta un'identità sia personale che collettiva, relativa a uno specifico territorio e che dà luogo a diverse forme di scambio e trasformazione. Questa azione è quasi sempre legata ad una necessità politica o sociale, spesso innescata da un periodo di stress o di crisi. In questo senso l’elemento traumatico (naturale, politico, sociale) acquista per me anche una valenza positiva che può essere analizzata attraverso diverse modalità. Sono stata personalmente colpita da un grande terremoto in Italia che ha distrutto la città de L'Aquila nel 2009. Questa esperienza ha fortemente influenzato la mia visione della società e di conseguenza la mia pratica artistica. Nel mio lavoro ho sempre avuto l’esigenza di coinvolgere varie discipline e relative figure professionali - da politici a restauratori, da operatori sociali a scienziati – utilizzando media diversi: performance, installazione, scultura, libro d'artista, disegno, video, materiali organici – cera, lava, piante -, vetro, ceramica, incisione.
Snow Dragon in collaborazione con Giovanni Bonotto per A-Collection Arazzo in plastica riciclata e fili naturali, 230x184 cm 2019 Snow Dragon è il nome di una delle navi spacca-ghiaccio che la Cina ha progettato per navigare nella cosiddetta ‘via polare della seta’, la nuova rotta commerciale che si sta delineando in Artico con lo scioglimento dei ghiacciai, e che vede forti interessi commerciali ed estrattivi soprattutto tra Cina e Islanda. Questa rotta accorcerà di 15 giorni il tragitto di navigazione rispetto al tradizionale passaggio attraverso il canale di Suez. Con questo progetto intendo continuare una riflessione nata a seguito di una residenza in Islanda svoltasi nel 2018, analizzando l’impatto che il cambiamento climatico provoca a livello geopolitico, oltre che geologico.
300.00 anni in 344 centimetri In collaborazione con Regula Zwicky scultura in pietra peperina, 344x70x30 cm 2019 L’opera si inserisce all’interno del progetto ‘Lo Spazio del Cielo’ promosso da Coopculture., con la direzione artistica di Arci Viterbo/Cantieri d’Arte e finanziato dalla Regione Lazio all’interno del progetto di riqualificazione della Via Francigena. La lastra in peperino è una mappa sensibile delle trasformazioni geologiche del paesaggio vetrallese, dovute in gran parte all’eruzione del vulcano vicano. Qui ho condotto una serie di esplorazioni sul territorio collezionando rilievi, mappe e disegni delle emergenze geologiche più interessanti e peculiari. Pertanto la scultura è un palinsesto di superfici e forme scaturite dai diversi fenomeni di solidificazione delle lave a partire da 300.000 anni fa, da quelle a fessurazione colonnare fino alle strutture ‘a corda’ dell’Elcetella, dal Tufo Rosso (con pomici, brandelli di lava e ceneri e modellato in seguito dagli Etruschi) stratificato e intervallato da paleosuoli che ne contraddistinguono i processi evolutivi. Questi intervallano le varie epoche geologiche, fino a giungere all’utilizzo culturale ed artistico dei materiali lapidei. La mappa, disposta in maniera inclinata, suggerisce all’osservatore di essere sfiorata, richiamando alla memoria i gesti di devozione dei pellegrini nei confronti delle icone religiose e accompagnando il viandante lungo il suo percorso.
Becoming with and unbecoming with work in progress 2018 - .. Becoming with and unbecoming with è un progetto articolato Swimming pools diviso in diverse parti, nato dalla volontà di recuperare un serigrafie su tavolette da piscina, 50×29 cm equilibrio ormai perduto tra il bioritmo dell’uomo e il naturale andamento del regno animale e vegetale. Durante la residenza, mi sono concentrata su tre elementi A seguito di un tragico incidente avuto lo scorso anno principali: l’esplorazione dell’Isola, il recupero di vertebre tuffandomi in mare da una scogliera, la diagnosi della di cetacei, la riabilitazione del mio corpo nelle incredibili rottura di alcune vertebre mi ha costretto a un periodo piscine islandesi. In ogni paesino infatti, anche se composto di sedentarietà. Per ritrovare una sintonia tra corpo e da solo 200 abitanti, è sempre presente un impianto paesaggio, ho deciso di compiere un viaggio in un fiordo termale composto da più piscine a diversa temperatura. dell’Islanda. Un luogo in cui la densità umana è ridotta al In altri casi, le piscine sono naturali, e si alimentano con minimo e i paesaggi si rifanno a un immaginario preistorico. acqua calda proveniente da fonti geotermiche. Mi ci reco Le ossa dei cetacei galleggiano per mesi sulle acque quasi ogni giorno per la riabilitazione, e mentre esploro e gli abitanti raccolgono i resti per decorare i giardini. le diverse piscine ne catalogo le forme e le strutture Anche io li colleziono per poi sottoporli a scienziati, Self portrait with a whale planimetriche, dalle forme inusuali, astratte e in alcuni casi ricostruendone la storia e la provenienza. Lontano da ogni backpack quasi antropomorfe, e le traduco in serigrafie che stampo intento colonialista, questa esplorazione getta un ponte fotografia montata su dibond, 66×100 cm su tavolette da piscina usate. immaginifico e ancora utopico tra il mio paese d’origine, dove attività di deforestazione, abusi e incompiuti edilizi La fotografia è un ritratto a schiena nuda, ancora sono all’ordine del giorno, e una terra dove l’ecosistema provata dalle operazioni chirurgiche, mentre segue indisturbato il suo corso. porto sulle spalle una vertebra di balena che mi ha accompagnata nella conoscenza dell’isola.
Becoming with and unbecoming with argento, vetro di Murano, 15×20 cm Qui racconto di un nuovo incontro/scontro tra cetacei (mammiferi marini) e forze della natura. Traendo spunto dagli scritti di Donna Haraway, investigo l’incontro tra specie, rivedendo nella mia vicenda personale una proiezione di quanto detto dalla filosofa: “Dobbiamo chiederci cosa accade quando le specie si incontrano, perché una volta che ci siamo incontrati, non possiamo più essere gli stessi.” Una serie di vertebre di cetacei (foche, balene, balenottere..) riprodotte in metallo (argento) dialogano con solidi di vetro. L’opera verte sull’incontro tra forma e materia: le vertebre originarie vengono riprodotte in metallo, a ricordare le protesi che vengono inserite oggigiorno nelle operazioni chirurgiche di stabilizzazione di strutture ossee. Queste dialogano con il vetro, un materiale liquido che, come l’acqua, rapidamente diventa solido, ma che, nella sua durezza, mantiene anche la sua fragilità. Scelgo di focalizzarmi su vertebre di cetaceo come metafora di specie a metà tra mammifero e pesce, che convive con gli oceani e con la terra, che dialoga con più ambienti ed esseri viventi, e che in Islanda continua a vivere anche post-mortem attraverso le collezioni vernacolari degli abitanti che raccolgono le ossa in spiaggia e le utilizzano come decorazione di case e giardini.
Mass age, message, mess age (Elica 2018) workshop per 20 dipendenti aziendali, stencil su muro, due installazioni in ferro e alluminio 2018 L'opera si basa su una precedente ricerca condotta nel 2015 (vedi pagina 30-31 di questo portfolio). Questa volta il workshop si è tenuto a Fabriano all'interno dell'azienda Elica dove, insieme a Diego Agostini (trainer specializzato in formazione manageriale della società Commitment) ho chiesto a 20 dipendenti di lavorare sull’individuazione di parole tratte dal linguaggio manageriale di uso quotidiano. Lo scopo era quello di creare un glossario da utilizzare per una versione appositamente modificata del gioco del telefono senza fili, dando un esempio pratico delle condizioni di interruzione e distrazione in cui un messaggio può incorrere quando deve passare dal mittente al destinatario. I partecipanti hanno creato dei dispositivi per facilitare o intralciare la comunicazione verbale, utilizzando l’assemblaggio, creativo ma funzionale, di oggetti costruiti con i materiali che caratterizzano la produzione di Elica. Oggetti e parole sono confluiti in un’installazione ambientale dal titolo Mass age, message, mess age (Elica 2018): una scultura composta da due elementi fusi in alluminio, sintesi dei dieci dispositivi di comunicazione prodotti durante l’attività di formazione, e un murales che riporta le parole selezionate e “giocate” durante la performance del telefono senza fili.
Speech Karaoke a che serve parlà si nisciuno te dà aurienza? performance e pubblicazione 2018 Questo progetto, e la sua relativa sione che può essere condiviso, reinterpre pubblicazione, nasce da una ricerca svolta sul tato, rielaborato a patto di seguire certe linee territorio di Napoli nell’inverno 2017–2018. guida dettate dal gruppo. La condivisione è Mossa da una necessità e curiosità di investi fondamentale per la crescita e la riuscita del gare le particolari sfaccettature della città, progetto, ed adotta nuove forme a seconda ho raccolto materiale di varia natura (icono dei contesti in cui viene presentata. grafica, visiva, sonora, orale, scritta) tra cui In Speech Karaoke – come suggerisce il discorsi politici, estratti letterari, frammenti nome – si sceglie un discorso invece di una di film, storie locali di respiro collettivo tra canzone. L’elenco di discorsi è in continuo la gente incontrata nelle mie settimane di cambiamento, e viene raccolto da un soft permanenza. L’obiettivo era quello di col ware creato appositamente, che ne contiene lezionare, mediante una modalità di lavoro oltre 200 in 10 lingue diverse, da oggi anche partecipata, una raccolta di ‘Discorsi’ che in italiano (e napoletano). Gli eventi di riguardassero la città di Napoli, con un Speech Karaoke si svolgono principalmente focus sul quartiere di Montesanto, sede del in luoghi pubblici o aperti al pubblico dove le Quartiere Intelligente e motore trainante persone possono partecipare condividendo del progetto MontesantoArte. o ascoltando i diversi discorsi, mediante una La struttura di lavoro fa riferimento ad performance live. un’opera realizzata da un gruppo di artisti finlandesi e tedeschi chiamato ‘The Speech Karaoke group’, che nel 2010 realizzano un’opera ‘aperta’ dal titolo Speech Karaoke, progetto multiculturale in costante espan
Performing the self - the interview performance, installazione video multicanale e pubblicazione 2017 Performing the self - the interview è un lavoro concepito in collaborazione con la ricercatrice Enrica Camporesi. Partendo da ricerche in area europea e mediorientale e utilizzando il medium della performance, il lavoro si concentra sul ruolo della testimonianza orale come un momento di ri-creazione / re-enactment di verità personali, focalizzandosi sulle figure del protection officer e del richiedente asilo come co-produttori di una nuova storia di vita. Mentre il processo di produrre, migliorare e persino denigrare la propria identità per rispondere alle aspettative di qualcun altro ci ricorda la brutalità del discorso coloniale, il momento della deposizione della propria storia davanti al protection officer diventa quindi un evento altamente performativo. Una performance che ha come obiettivo fondamentale l'essere riconosciuta come una storia di vita credibile, assegnata allo status di asilo. Questa particolare condizione di 'performatività del sé' diventa emblematico per l'importanza del processo che stiamo investigando sul palco. Il progetto prevede inoltre una fase di ricerca, una serie di eventi pubblici (conferenze, tavole rotonde..) e una pubblicazione al fine di migliorare la conoscenza e le informazioni sugli argomenti trattati. première della performance, MAF festival Victoria Deluxe theatre, Ghent
Atlante Energetico progetto articolato per l'anno 2016/2017 presso GAM Torino e Fondazione Spinola Banna per l'arte Il progetto Atlante Energetico, di cui sono stata tutor presso Fondazione Spinola Banna per l'Arte per l'anno 2016/2017 si snoda in diversi percorsi che continuamente si intrecciano e dialogano tra di loro. GAM Torino e Fondazione Spinola Banna si offrono come luoghi di scambio d’idee, ma anche di sperimentazioni e verifiche che trovano espressione in workshop, esposizioni, conferenze, incontri, performance, e in una pubblicazione finale. Il tema principale investigato è quello dell’energia, che viene qui declinato in variegati aspetti che coinvolgono il territorio piemontese, il suo paesaggio e una delle sue risorse alimentari principali: il riso. Qui una breve selezione di alcune installazioni e performance, paralleli a sessioni di insegnamento e confronto tramite workshop destinati a una selezione di 5 giovani artisti.
Nella pagina a fianco: serigrafie di oggetti utilizzati durante le performance presso GAM (vedi pagina precedente), su tessuto di cotone giallo (installazione site specific per il corridoio di collegamento museo-uffici di GAM) e su carta gialla Fabriano, 70x100 In questa pagina: Pirolisi solare, still da video in Super8 riversato in digitale, b/n, senza suono, 4' Vista dell'installazione presso Fondazione Spinola Banna,Torino
I am talking to you installazione multicanale, 7 schermi, audio 2017 I am talking to you mira a riflettere sulle reazioni a crisi globali nella vita quotidiana locale di un quartiere di Helsinki nord, Maunula. L'attenzione è rivolta ai contenuti multimediali e ai dispositivi che legano i locali alle sfere di comunicazione globali. Durante la residenza ho conosciuto le persone del quartiere di Maunula medianti frequenti visite al ritrovo di quartiere Saunabaari e a seguito di un'assidua partecipazione agli eventi locali. In questi incontri ho avviato un dialogo su come i partecipanti guardano agli attuali media di comunicazione e alla loro possibilità di influenzare il mondo. I partecipanti sono stati incoraggiati a interagire direttamente con diversi devices che mostravano un montaggio di news nazionali e internazionali, mentre le loro reazioni espresse alle notizie sono state filmate e amplificate in un'installazione multicanale. Nella pagina a fianco: studio per 'I am talking to you' In questa pagina: still dall'installazione multicanale
A Fragmented World in collaborazione con la filmmaker Sara Tirelli video installazione a tre canali, colore, suono, 9' | seconda versione a un canale, b/n, suono, 5' 2016 A Fragmented World è un lavoro ispirato alla “teoria della Situato in provincia di Catania, Sicilia, l’Etna è il vulcano fratture” del fisico teorico Bruno Giorgini il quale, tra più attivo d’Europa, i suoi continui cambiamenti hanno la fine degli anni ’80 e gli inizi del 2000, ha condotto un impatto diretto sul territorio. Nell’area limitrofa al alcuni esperimenti in laboratorio al fine di analizzare e vulcano il paesaggio muta in brevi periodi di tempo sistematizzare gli eventi che conducono a una crisi, intesa a causa del processo di distruzione e costruzione sia come fenomeno geo-fisico che socio-politico. dall’attività eruttiva. Le fratture provocate dalle La frattura, intesa come dinamica di rottura, sfugge ai eruzioni rendono facilmente percepibile questo classici modelli matematici, determinando risultati non processo di costante trasformazione, permettendone prevedibili e spesso caotici. la documentazione. A Fragmented World analizza la Si definisce così una scienza della complessità, ossia stratificata geografia del paesaggio etneo e ripercorre un metodo che contribuisce ad analizzare e studiare con lo sguardo la morfologia di un paesaggio in le caratteristiche del mondo in cui viviamo, un mondo continuo cambiamento. complesso che, in A Fragmented World, prende la forma di uno specifico luogo geologico: il vulcano Etna. Sopra: vista dell'installazione presso La Quadriennale di Roma, 2016 | Sotto: still da video
Fracture(s) 18 stampe da fotoincisione, polvere di lava, inchiostri vari 2016 La serie Fractures(s) è parte di un progetto più ampio chiamato A Fragmented World e si riferisce alla “teoria delle fratture” analizzata dal fisico Bruno Giorgini. Il progetto si propone di utilizzare il paradigma della complessità unito ad alcuni risultati determinati dalla dinamica delle fratture in un caso specifico, quello della morfogenesi e della morfo-dinamica del paesaggio vulcanico dell’Etna (Sicilia, IT), che cambia continuamente la propria geografia e morfologia a causa di continue eruzioni. La visione in macro è sottolineata da una serie di fotoincisioni ricavate dalle fratture laviche del vulcano stesso. Esse indagano texture, strutture, campiture del materiale nei diversi strati, utilizzando un nuovo colore ricavato dalla stessa polvere lavica. Vista dell'installazione presso Intuition, Palazzo Fortuny, 2017
En route to the South in collaborazione con l'artista Rosario Srobello progetto in continuo cambiamento e sviluppo (2015 - ..) Il progetto riguarda una specifica riflessione sull’apicoltura nomade, realizzata in collaborazione con Rosario Sorbello. L’installazione è costituita da una serie di telai per api sulla cui superficie cerea sono impresse le mappe di alcune città europee. I luoghi scelti rappresentano quei Paesi in cui statisticamente è in corso una rapida trasformazione dell’economia interna per conto della nuova forza lavoro migrante. I rilievi nella cera sostituiscono la normale trama ’ad alveare’ impressa nel telaio per guidare le api nella produzione del favo. Il lavoro è accompagnato da un testo critico-narrativo che ne completa la lettura, ed è in continuo sviluppo e cambiamento. L'opera prevede una parte di workshop di scambio tra apicoltori In questa pagina: un dettaglio del rilievo su cera Nella pagina a fianco: installazione presso Biennale del Mediterraneo, italiani e migranti, e una parte installativa in continua Fabbrica del Vapore, Milano, 2015 trasformazione, oltre che a un libro d'artista sottoforma Disegno dei movimenti migratori in area Mediterranea negli ultimi di manuale d'apicoltura. 10 anni
A sinistra: vista dell'installazione presso Spazio K, Palazzo Ducale, Urbino, 2017 in questa pagina: vista dell'installazione presso Fondazione Sandretto Re Rebaudengo,Torino, 2017
Avanzi 9 fotografie, performance,installazione sonora, libro d'artista 2015 Avanzi è il titolo della traduzione dal dialetto abruzzese fatiscente del boom economico, l’artista mira al sito di una pubblicazione dell’antropologo Emiliano testimone di fatti miracolosi, identifica i massi dei Giancristofaro. Si tratta di “avanzi” di miti, credenze o rituali apotropaici e incontra il materiale umano leggende che vengono rimpastate per essere pronte utile alla sua ricerca: l’antropologa arzilla, la magara all’uso, come le rimanenze di un pasto a cui il giorno dopo smaliziata, il professore demologo, il mangiatore di si aggiungono ingredienti per diventare nuovo nutrimento. susine. Di tutti legge, studia, ascolta le storie. E poi A Guilmi, una comunità di pochissimi individui, dove ricompone i frammenti, come il rapsodo Omero, il senso dell’uomo e il suo radicamento col territorio per una nuova mitologia da far narrare ai guilmesi seppure attaccato da circa mezzo secolo dall’inarrestabile senza epica, nostalgia o folklore; tramite immagini livellamento delle culture, è ancora fortissimo, Elena Mazzi fotografiche semplici, quotidiane e corali, proclamate propone di risaldare le fratture tra presente e passato; tra a gran voce da un altoparlante. le norme sociali contemporanee e gli scongiuri antichi; tra il villaggio globale e il villaggio reale. A bordo di una (estratto da Avanzi, di Lucia Giardino) vecchia Mercedes dell’83, per le strade franate dell’Alto Vastese o la linea costiera adriatica cosparsa dell’edilizia Sotto: uno dei 9 tableaux. Nella pagina a fianco: immagini di work in progress e documentazione della performance
Boîte Editions, collector's edition Boîte Editions
Mass age, message, mess age performance e video documentazione HD 2015 Chi vuole fare di professione la rivoluzione? chiede sarcarsticamente Bruno Giorgini, docente di fisica teorica ed ex militante di lotta continua, durante il workshop realizzato a Barriera nel mese di marzo in previsione della mostra. Rivoluzione è un continuo modo d’essere, ribatte Cesare Alvazzi del Frate, ex partigiano, anch’egli ospite del workshop. Mass age, message, mess age è un progetto che fa parte di un percorso di ricerca su cui Elena Mazzi sta lavorando da tempo e che abbraccia tematiche complesse - la comunicazione in tempo di rivoluzione, le sue tecniche e strategie e in particolare la possibilità di errore durante la trasmissione di un messaggio -, ma che rispondono all'esigenza di individuare le dinamiche e, facendo un passo indietro, le linee guida che sottendono al fare rivoluzione, per comprenderne gli elementi fondamentali da applicare a tutti gli ambiti della vita. Realizzando un workshop che ha coinvolto un gruppo di giovani studenti dell'Università diTorino e successivamente la mostra, pensata come una performance ispirata al gioco del telefono senza fili, Elena Mazzi ha trattato lo spazio di Barriera come un laboratorio, un luogo di dibattito attivo, con l'obiettivo di creare un vero e proprio “vocabolario della rivoluzione”.
Reflecting Venice | LACUNA_Land of hidden spaces installazione multipla (installazione site-specific, video HD, erbario, fumetto, composizione di vetri) 2012-2014 Reflecting Venice è un progetto che investiga, in dialogo col Conosciuta su scala globale per la produzione territorio e i suoi abitanti, le possibilità d’intervento sulle artigianale del vetro, l’intera isola subisce oggi un problematiche ambientali della città di Venezia, fortemente graduale processo di trasformazione fino ad apparire accentuatesi negli ultimi anni. Attraverso una metodologia luogo delle dicotomie: da una parte, patrimonio di lavoro interdisciplinare, Reflecting Venice esplora culturale e storico, dall’altra, feticcio rappresentativo l’innovazione tecnologica e le sue potenzialità espressive, del turismo di massa internazionale. ne individua gli elementi di cui si appropria modificandone Ho concentrato la mia attenzione sulla peculiare contesto e finalità, per poi riproporli radicalmente mutati decorazione a incisione sugli specchi: una tipica di segno oltre che sottratti alla loro mera funzionalità. lavorazione artigianale locale che sta oggi scomparendo ReflectingVenice assume come punto d’avvio la collaborazione per lasciare posto all’oggettistica facilmente con l’impresa di ricerca Isomorph (Udine) che opera nel commerciabile. I temi decorativi, raffigurazioni di campo della fisica sperimentale per la progettazione di elementi floreali risalenti all’epoca seicentesca e nuovi sistemi di sviluppo energetico. settecentesca, sono stati da me rielaborati al fine di La sperimentazione interdisciplinare promossa da Reflecting rappresentare le specie floreali in via d’estinzione della Venice è intesa come strumento per dar luogo a una laguna veneziana, Queste nuove decorazioni floreali, pratica artistica responsabile: ciò implica un calarsi dentro create in collaborazione con i maestri muranesi, i fenomeni e i mutamenti nel territorio in cui accadono, sono state realizzate direttamente sugli specchi dello per tentare di orientarsi in essi e, forse anche invano, di Specchio Lineare. orientarli. Nello specifico, il progetto fa riferimento allo Il lavoro, che consiste in una installazione funzionante, è 'Specchio Lineare',dispositivo progettato dallo scienziato. accompagnata da un’installazione multipla composta da Reflecting Venice prende le mosse dallo studio e analisi di un video, un erbario, un fumetto e una composizione di un’area specifica del territorio veneziano: l’isola di Murano. vetri riciclati, che formalizzano il processo dell’opera. Sulla sinistra, vista dell'installazione presso l'Istituto nautico di Venezia durante la 14° Biennale di Architettura (Fittja pavillion) pagina di sinistra: primo prototipo del muro solare. In questa pagina: still da video, la laguna di Venezia e un esempio di incisione su vetro
stills dal video LACUNA-Land of hidden spaces.Vista dell'installazione presso la 14° Biennale di Istanbul
Sopra: installazione presso la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia Sopra: installazione composta da vetri e specchi Sotto: il fumetto Sotto: erbario
Bricks serving the unpredictable mattoni fatti a mano e vetro di Murano riciclato combinato in una serie di 14 mattoni serie di 4 foto stampate su carta cotone 2014 Bricks serving the unpredictable è una sperimentazione del più comune oggetto di costruzione edilizia: il mattone. Esso è un classico sistema modulare di costruzione manuale, un manufatto ceramico che rappresenta l’unità di misura basilare nella costruzione abitativa. Il modulo, non più inteso come oggetto seriale, viene ricondotto a manufatto artistico assumendo una nuova identità, a metà tra artigianato e produzione industriale. Ho realizzato una serie di multipli di mattoni creati con gli scarti di discariche di vetro proveniente da Sacca San Mattia (discarica di Murano, Venezia) e dalle cristallerie di Colle Val d’Elsa. Ho scelto il vetro perché è un materiale “pulito”, non prodotto con sostanze inquinanti, che può essere facilmente riutilizzato e riciclato molte volte e che, come la ceramica, ha subìto sperimentazioni nell’arco di diversi secoli. Sopra: installation view presso Premio Termoli, 2015 Sulla destra: dettagli di mattoni In questa pagina: foto della discarica di vetro di Murano
The financial singing installazione video e performance. Serie in progress 2014 Una cantante interpreta un grafico rappresentante l’andamento dell’economia occidentale capitalista, restituendo la portata sociale ed emotiva di crisi economiche che hanno segnato il corso del Novecento Il lavoro prende forma a seguito della lettura del libro del fisico danese Per Bak 'How nature works' dove si definiscono strategie di analisi positive delle crisi e delle catastrofi sia da un punto di vista umano che naturale, trovando affinità comuni. L'opera vedrà altri casi studio iche prenderanno in esame nuove economie mondiali. In questa pagina: spartito del 'canto' e grafico. Nella pagina a fianco: la cantante Costanza Gallo traduce in musica e vocalizza il grafico dell'andamento economico occidentale (studio NCTM e l'arte, Milano). Vista dell'installazione presso VISIO, Lo schermo dell'arte, Firenze 2016.
DETOUR quattro tappeti stampati 80x60 cm, performance 2014 L'installazione e performance DETOUR si relazione all'agenzia sociale per la casa (ASC) di Venezia, dove attivisti, famiglie, cittadini veneziani e immigrati hanno occupato alcune case popolari lasciate in stato di abbandono dal comune a causa della mancanza L'opera vuole porsi in relazione con questi spazi e con le persone che li vivono, laddove l'occupazione di case sfitte diventa un modo per ri-attivare lo spazio pubblico attraverso la costruzione di legami sociali. Pratiche che parlano di diritto alla città, di resistenza contro la rendita immobiliare, l'esodo e la monocultura turistica. Una serie di tappeti identifica alcune di queste case occupate. Su di essi, vi sono stampati una serie di frasi relative all'uso dello spazio pubblico, rimarcando la sua ambivalenza, al cuore del conflitto tra privatizzazione e valore intrinseco. Una performance segue il lavoro: qui ho guidato piccoli gruppi in un tour tra le case occupate. I partecipanti avevano la possibilità di parlare direttamente con gli occupanti, così da capire la storia, la burocrazia, i conflitti, i futuri sviluppi.
Da nord a est, da ovest a sud. Traiettorie economiche per un tempo libero installazione, materiali vari 2013 Offro ai lavoratori dell’azienda Stonefly un tavolo da biliardo, uno strumento ludico con cui possano interagire, per sottolineare l’importanza del tempo libero e della dimensione sociale in azienda. Il campo di gioco, però, è modificato per stimolare una riflessione critica sulle dinamiche economiche e di delocalizzazione geografica che caratterizzano i sistemi produttivi delle imprese contemporanee, indagando i limiti e i confini dei loro raggi d’azione. I disegni realizzati ricalcano le strategie di gioco che si studiano in fase di preparazione, e le palle sono incise con i luoghi dove l'azienda ha deciso di focalizzare le sue aree di produzione e vendita. Vista dell'installazione. In alto, uno dei disegni proiettati sul tavolo da biliardo, in successione continua
Ampezzania Incolarumcardium serie di 13 cartoline, progetto site-specific per il Museo Paleontologico di Cortina d’Ampezzo 2013 Durante il mio periodo di residenza a Cortina ho chiesto ad alcune famiglie di Regolieri di accogliere nelle loro case uno dei fossili del museo Paleontologico dedicato a Zardini. Il fossile ha vissuto, per la durata di un giorno, la quotidianità della famiglia ospitante, collocandosi all’interno di quelle piccole collezioni personali che ognuno di noi intimamente, e a volte inconsapevolmente, porta avanti. I Regolieri stessi hanno documentato questa breve convivenza scattando fotografie che sono state da me tramutate in cartoline, successivamente collocate nelle vetrine del museo, a fianco del fossile che è tornato al suo posto. Una riflessione sulle dinamiche di scambio e di collezionismo, lette attraverso piccoli gesti quotidiani che hanno permesso di rivalutare un patrimonio locale e di sottolineare una memoria al contempo personale e In questa pagina: Ada, abitante id Cortina che collettiva. fotografa il fossile all’interno della sua collezione di cuscini ricamati. Nella pagina a destra: cartoline di fossili collocati all’interno di diverse collezioni, rispettivamente cibi siciliani, bombe incise della prima guerra mondiale, scarpe.
Posso essere racchiuso in uno spazio di noce e considerarmi un re dello spazio infinito libro d’artista, installazione site-specific, La Fenice Gallery e Hotel des artistes 2013 ‘‘E’ l’altro, è Borges, quello a cui capitano le cose. Io vado e soltanto qualche momento di me potrà soprav- in giro per Buenos Aires e mi fermo, forse oramai mec- vivere nell’altro. A poco a poco sto cedendogli tutto, canicamente, per guardare l’arco di un atrio e la porta a per quanto mi sia evidente la sua perversa abitudine vetri con la griglia; di Borges ho notizie dall’ufficio postale di falsificare e di magnificare. Spinoza capì che tutte e vedo il suo nome in una terna di professori o in un le cose vogliono la propria conservazione; la pietra dizionario biografico. Mi piacciono gli orologi a sabbia, i vuole essere eternamente pietra e la tigre una tigre. mappamondi, le stampe del diciottesimo secolo, le eti- Io devo rimanere in Borges, non in me (ammesso che mologie, il sapore del caffè e la prosa di Stevenson; l’altro io sia qualcuno), ma mi riconosco meno nei suoi libri condivide queste simpatie ma in un modo vanitoso che le che in molti altri o nel laborioso arpeggiare di una trasforma negli attributi di un attore. Sarebbe esagerato chitarra. Alcuni anni or sono ho tentato di liberarmi affermare che i nostri rapporti siano ostili; io vivo, io mi di lui e sono passato dalle mitologie dei sobborghi lascio vivere, perché Borges possa tessere la sua lettera- ai giochi con il tempo e con l’infinito, ma quei giochi tura e quella letteratura mi giustifica. Non mi costa nulla adesso sono di Borges e mi toccherà ideare qualche confessare che è riuscito ad ottenere certe pagine valide, altra cosa. Così la mia vita è una fuga e perdo tutto e ma quelle pagine non mi possono salvare, forse perché tutto è dell’oblio, o dell’altro. Non so quale dei due oramai il buono non è di nessuno, neppure dell’altro, ma scrive questa pagina’’. del linguaggio e della tradizione. D’altronde io sono destinato a perdermi, definitivamente, tratto da Borges e io, di J.L.Borges a sinistra: una pagina del diario/libro d’artista. In questa pagina: installazione site-specific all’interno de La Fenice Gallery
Mediterranean Masterpiece Installazione site-specific, Istituto Italiano di Cultura, Stoccolma 2012 Mediterranean Masterpiece è un progetto site-specific per l’Istituto Italiano di Cultura a Stoccolma. Quest’ultimo costituisce uno degli esempi più significativi tra i progetti realizzati da Giò Ponti durante gli anni ‘60. L’installazione è costituita da duecento sacchetti colmi di spazzatura collocati all’interno della sala espositiva dell’Istituto. Sulla superficie dei sacchetti sono state stampate due textures che riprendono i motivi geometrici disegnati da Ponti per la decorazione di maioliche utilizzate in alcuni edifici da lui progettati in sud Italia. Punto di partenza del lavoro è lo stereotipo culturale italiano della “facade”, il desiderio di fare “bella figura”. Il contrasto tra la forma elegante dei sacchetti - in perfetta armonia con Vedute diverse dell’installazione all’interno della sala mostre, il contesto architettonico circostante - e la loro destinazione Istituto Italiano di Cultura, Stoccolma d’uso diviene allusivo delle attuali modalità di gestione della cultura italiana, considerata un bene di secondaria importanza, un materiale di scarto economicamente improduttivo ma che all’occorrenza viene strumentalizzato a scopi meramente politici. Non è un caso che ad ospitare i cumuli di immondizia sia la sala espositiva, così come non è arbitrario che i rifiuti siano quelli accumulati dagli stessi dipendenti dell’Istituto nel corso dei mesi precedenti la realizzazione del lavoro.
Europe calling performance 2012 Europe calling è un progetto creato appositamente per Art Con Europe calling intendo dare la possibilità di Stays ed intende investigare il ruolo attuale della cultura -nello una maggiore conoscenza delle realtà indipendenti specifico il settore dell’arte contemporanea- all’interno europee. Mediante una forma di comunicazione dell’Unione Europea. In anni di forte crisi finanziaria, i primi diretta, quella telefonica, il pubblico potrà per un investimenti statali soggetti a gravi riduzioni o addirittura giorno intero mettersi in contatto con alcuni spazi a tagli netti sono proprio quelli destinati alla cultura e alle indipendenti e no-profit da me selezionati. Sarà arti. Dando uno sguardo alla gestione e alle proposte attuali possibile chiedere informazioni su come essi vengono dei ministeri dello sport e della cultura è possibile però gestiti e finanziati, sulla loro programmazione attuale imbattersi nella promozione di iniziative quali la “Coppa del e i progetti passati, nonché rispetto alle strategie Mondo” o l’annuale appuntamento con “Capitale Europea”. “alternative” da essi adottate per uno sviluppo Come e in che modo vengono finanziati questi eventi, ma differente della cultura. soprattutto, che tipologia di apporto culturale intendono Il progetto, che in certo senso va inteso come una generare e sviluppare? sorta di decostruzione del grande evento “Capitale Il mio intervento performativo vuole far luce sulle metodologie Culturale Europea”, intende comunque arricchire lo di ricerca e presentazione della cultura contemporanea, stesso, attraverso la promozione di quelle realtà che proponendo un approccio “altro” rispetto a quelli che sono i si muovono al di fuori dei canali ufficiali dell’arte, e principali canali istituzionali di dibattito artistico. che costituiscono una importante testimonianza del fermento culturale europeo in atto. In questa pagina: un momento della performance all’Hotel Mitra. Nella pagina accanto: particolari delle chiamate telefoniche
Moving memories In collaborazione con le performers Violeta Luna e MamaKoalt Chantiko, il settimanale El Tecolote, Shaping San Francisco, e con la partecipazione di Amy Franceschini. Performance e documentario 40 min 2012 Moving memories è un archivio temporaneo di storie la sua identità, subendo un forte fenomeno di quotidiane. gentrificazione, che obbliga gli abitanti storici del Solamente per un giorno, gli abitanti del quartiere della quartiere (soprattutto di etnia latino americana) a Mission di San Francisco (area latino americana della trasferirsi altrove. città) hanno avuto l’opportunità di condividere un’area La ridefinizione e frammentazione delle diverse territoriale situata all’incrocio tra Mission street e la comunità che convivono all’interno della stessa 21esima. area geografica porta le stesse a confrontarsi L’artista italiana Elena Mazzi, in collaborazione con costantemente sia con degli standard di appartenenza le performers Violeta Luna e MamaKoalt Chantiko, il propri di una tradizione etnica consolidata nel quotidiano El Tecolote, e l’organizzazione Shaping San tempo, sia con nuovi standard più flessibili frutto del Francisco, e con la partecipazione di Amy Franceschini, ha processo di globalizzazione. Ciò innesca un processo creato un archivio vivente del quartiere della Mission. Gli di continua ridefinizione della memoria collettiva che abitanti hanno avuto la possibilità di visionare il materiale sta alla base dei processi identitari generando un presentato e aggiungere immagini e storie personali. ambito indefinito interessante, che vuole essere il Solamente per un giorno la gente ha potuto vivere e occupare terreno di questa ricerca. un lotto vuoto di proprietà privata, così da mantenere viva El Tecolote Sulla pagina di sinistra: un momento della performance la memoria di un quartiere che sta velocemente cambiando in questa pagina: un altro momento della performance: l’altare sacro e uno still dal documentario
Colors at the end of the world In collaborazione con il regista Ale Corte poster e documentario 2011 Colors at the end of the world è un progetto che prende avvio che vieta ai gestori di attività commerciali l’uso da due realtà direttamente legate alla regione Veneto e in di caratteri che non siano latini nelle scritte delle particolare alla città di Treviso. insegne pubblicitarie, evidente sintomo di uno Si tratta di un manifesto che graficamente ricalca i colori e xenofobismo crescente nell’area in questione. i caratteri usati dall’azienda di moda Benetton – storica Le traduzioni, in Arabo, Cinese, Macedone, Serbo, marca trevigiana – nelle sue campagne pubblicitarie. Ucraino, Bangladese, Hindi, Tamil, Greco e Russo In questo caso però, viene riportato il titolo di un film/ rispecchiano le diverse nazionalità degli esercenti documentario che narra gli abusi e i soprusi compiuti commerciali stranieri che operano attualmente nella dall’internazionale fashion house nei confronti del popolo città di Treviso. Le diverse nazionalità sono state Mapuche, in Patagonia – Argentina –. distribuite all’interno del manifesto secondo un ordine Colors at the end of the world intende evidenziare in maniera decrescente che va dalla maggior percentuale di visivamente ambigua, una prospettiva differente sulla dubbia esercizi commerciali e di popolazione di una specifica apertura culturale e sociale che Benetton tenta di far etnia presente sul territorio fino alla percentuale trasparire attraverso le sue operazioni mediatiche. minore, escludendo popolazioni che utilizzano un Il titolo, tradotto in diverse lingue, si riferisce invece alla alfabeto latino. recente legge presentata dal partito della Lega Nord, Nella pagina di sinistra: still dal documentario. In questa pagina: diverse traduzioni del titolo del documentario “Colors at the end of the world”, che rappresen- tano le lingue proibite dalla nuova legge comunale in territorio trevigiano.
Prelievi H3/X/Y classe E (Pettino, L’Aquila) Combinazione della tecnica di restauro dello strappo e stacco di affreschi su prelievo di intonaci civili ricollocati su pannelli in legno 2011 L’architettura popolare aquilana degli anni Settanta, dove di conservazione della memoria. Parlo di una ho scelto di agire, è stata la più colpita dal terremoto. Qui memoria recente, contemporanea, una memoria di viveva la parte più povera della popolazione, che lo Stato tutti, collettiva, di chi viveva nelle periferie aquilane, non ha voluto salvaguardare preventivamente, così come le più recentemente costruite in città, eppure le più non intende farlo ora: gli edifici crollati sono ancora nelle violentemente colpite. Una memoria che per alcune stesse identiche condizioni di due anni e mezzo fa, con persone rimarrà storica, anche se il tentativo apparente macerie, spazzatura ed effetti personali ovunque. Anzichè sembra invece quello di provare a tacere i fatti. Per rendere giustizia ai cittadini più colpiti, si è preferito questo mi sono recata a L’Aquila provando così a allontanare la popolazione dalla sua memoria geografica, “salvare” qualche testimonianza edilizia, che per alcuni sociale e personale, indirizzandola prima negli alberghi di noi è già storia, e così dovrebbe essere per tutti. della costa abruzzese, poi nelle new towns lontano dalla La scelta di presentare un trittico dialoga sia con la prima periferia aquilana, abbandonando gli edifici al loro tradizione pittorica medievale e moderna, che con la stato di degrado, i quali andrebbero abbattuti e ricostruiti forte simbologia aquilana intrisa di religione, paganesimo a causa delle gravi condizioni strutturali, oltretutto e misticismo. In particolare il numero 99 (multiplo di 3) pericolose per gli abitanti stessi (in questo si legge un ricorre in ogni angolo della città: 99 fontane, piazze, interesse a conservare una memoria diversa, quella della chiese, rintocchi della campana ecc... Una leggenda più tragedia, che fa leva sulla disgrazia, richiamando turisti che una certezza storica, una credenza che gli aquilani si curiosi, spesso invadenti e inopportuni). passavano di bocca in bocca e che tenderà sempre più Ho voluto provare a combinare la tecnica di restauro a scomparire data l’ attuale chiusura del centro storico: architettonico dello strappo e dello stacco di affreschi, quello spazio comune in cui l’immaginario culturale di Nella pagina di sinistra: un particolare del trittico ricollegandomi così a una necessità storica, sociale, culturale un popolo vive e si sviluppa. In questa pagina: work in progress in laboratorio
installatione site specific, video performance HD 2011 Malmberget (traduzione letterale: la montagna di Ferro) è importante della storia del paese. una piccola cittadina della Lapponia svedese sorta alla fine Alla fine della cittadella ricostruita, si trova una del diciannovesimo secolo. Durante il ventesimo secolo la piattaforma di legno che fa da base a un antico pezzo popolazione del paese aumentò di pari passo allo sviluppo di binario ferroviario e un vagone, simboli del sistema delle ricche miniere di ferro presenti nel territorio. di trasporto del minerale di ferro grezzo. Oggigiorno, A seguito delle grandi operazioni atte a sfruttare il più la piattaforma è stata parzialmente inglobata dall’area possibile la roccia ferrosa, la principale miniera della città recintata. (“the Pit”) allargò sempre più i suoi confini, contraendo ad Per me, questo sito appare come una chiara metafora un certo punto la stessa zona abitata. A causa del rischio della relazione tra gli abitanti di Malmberget e l’area di crolli, gli edifici circostanti furono demoliti, spostati della miniera. o abbandonati e l’area della miniera delimitata da una Sulla piattaforma, ho deciso di tracciare una linea recinzione che oggi appare come una presenza costante bianca che ricalca l’attuale confine dell’area vietata. Il all’interno del paese, trasmettendo così un senso di disegno si estende per metà sulla parte recintata, per isolamento e desolazione. metà su quella accessibile. A Malmberget c’è un’area chiamata Shantytown che è stata Camminando sulla linea,ho voluto focalizzare l’attenzione costruita come una sorta di ambigua ricostruzione della sul limite che questa rappresenta; scavalcando la rete due città vecchia, in occasione della celebrazione del centenario volte, ho tentato di evidenziare il rapporto di circolare Nella pagina di sinistra: still dal video performance dalla fondazione, con l’intento di ridare vita a una parte interdipendenza tra comunità e miniera. In questa pagina: installazione site-specific permanente
Walk in_A walk through suburbs In collaborazione con il fotografo Andrzej Markiewicz e il giornalista Per Wirtén. performance 2011 Walk in_A walk trough suburbs è un modo di vedere le cose all’evento che avrebbe avuto luogo nei mesi successivi. da un diverso punto di vista. Una mappa descriveva le tappe del percorso che Il critico culturale Per Wirtén ha recentemente scritto ricalcava in parte quello compiuto dallo scrittore. . un libro che narra, attraverso il suo punto di vista di Walk in_ A walk through suburbs è una camminata abitante delle periferie di Stoccolma, di una camminata collettiva che ha voluto seguire le tracce del percorso che lo scrittore ha compiuto nel 2010 attraversando condotto da Per all’interno del suo libro. In compagnia diverse new towns della città, e provando a far dello scrittore stesso e del fotografo, che hanno emergere le tracce naturali e la memoria che le evidenziato gli aspetti da essi considerati più importanti uniscono, sconosciuta al più della popolazione svedese. durante la giornata, fatta di incontri, scambi ed Con lui, e con la collaborazione del fotografo esplorazioni, il mio contributo è stato quello di animare polacco Andrzej Markiewicz, questo progetto è il dibattito mettendo in rilievo pensieri e ricerche stato inizialmente presentato con il titolo di Preview precedentemente trattate all’interno del mio saggio all’interno dello spazio Centrifug, (galleria Konsthall C, chiamato Social space and Collective Memory, e continuando Stoccolma). Durante l’esposizione, che aveva appunto ad analizzare allo stesso tempo i diversi punti di una funzione di “anteprima” della camminata, gli vista che sono emersi durante il corso dell’evento.. spettatori potevano sottoscrivere la loro partecipazione A sinistra: mappa della camminata. Sopra: il gruppo durante la camminata, attraverso diverse periferie di Stoccolma
Villa Unda Libro d'artista 2011 Villa Unda è un libro fatto di appunti, disegni, schizzi, spazio che li circonda. Ho voluto dar voce alle documenti che sono stati dettati dagli abitanti di Onna, un esigenze degli abitanti, sottolineando i loro pensieri piccolo paese in provincia de L’Aquila duramente colpito e il loro lavoro fisico, le loro pratiche spaziali, le loro dal terremoto del 2009. abilità, non specialistiche, ma a mio avviso di necessaria Nel processo portato avanti ad Onna ho chiesto agli importanza per la società, in quanto rientrano nella abitanti di mostrarmi le loro abilità, che si riflettono nella memoria collettiva di un luogo specifico. vita di tutti i giorni, i loro passatempi, le loro tradizioni, Il libro creato insieme alla comunità onnese è uno le loro abitudini, cercando di capire come le loro azioni strumento mobile: nelle pagine vi è la voce degli abitanti siano cambiate da prima a dopo il terremoto, all’interno del paese, una voce che denuncia una situazione del nuovo spazio di riferimento. La mia intenzione è stata attuale, e che disegna attraverso le narrazioni del quella di trasformare semplici abitudini quotidiane in passato un cambiamento spaziale, sociale e anche strategie necessarie per prendere coscienza del nuovo culturale.
Chutara materiali vari 2011 Il progetto nasce all’interno del workshop ‘Building to sedersi sul basamento del Chutara e di salirvi per learn’, promosso dalla Ball State University, USA. pregare. Il ‘costruire’ inteso come processo, di cui poco Ho voluto partire lavorando sull’albero, intendendo importa il risultato finale, ciò che conta è cercare di quindi il Chutara non solo come parte del progetto di capire l’importanza delle relazioni, delle modalità di riqualificazione territoriale, ma leggendolo soprattutto comunicazione, le abilità e le strategie che emergono come spazio sociale. Il Chutara inteso come albero dall’imput di modificare un territorio seguendo di preghiera, ma anche come luogo di ritrovo, di determinati bisogni chiaramente segnalati dalla conversazione, di gioco. Decidendo di riqualificare popolazione locale. l’albero, distruggendo il cemento e ritrasformandolo L’area scelta è stato il villaggio di Duwakot, vicino in area verde con una seduta di mattoni e un sentiero all’Università di Kathmandu. Il villaggio, caratterizzato da di sassi di fiume per salire e pregare a piedi nudi, la un’ampia piazza con al centro il Chutara, l’albero sacro, comunità ha ritrovato un senso di partecipazione era un’area verde mentre ora, a causa delle modifiche e collettività che la costruzione (apparentemente territoriali imposte dalle nuove aree di sviluppo funzionale) in cemento aveva disgregato. La comunità circostanti, l’area si è trasformata in una zona polverosa ha preso interamente possesso del processo di e invivibile. Così ho deciso di partire dalla riqualificazione riqualificazione, prendendo così coscienza dei propri del Chutara, da qualche anno totalmente ricorperto bisogni e delle proprie azioni. Loro mi guidavano nelle da una piattaforma di cemento che le radici avevano scelte, dandomi così la possibilità di imparare da loro, col tempo deteriorato, impedendo alla popolazione di in un continuo processo di scambio. Nella pagina accanto: abitanti di Duwakot, In questa pagina: lavori in corso sul Chautara, in collaborazione con gli abitanti e l’Università di ingegneria
Olivolo Libretto documentario/ricettario 2010 Olivolo intende analizzare e approfondire la conoscenza Nasce così l’idea di un libretto documentario del territorio veneziano, tentando di andare oltre lo contenente una piccola raccolta di ricette. Il cibo stereotipo di Venezia città fantasma, invasa solamente è stato fonte orale e filo conduttore di questo dai turisti. processo; i ritratti e le immagini presenti nel libretto San Pietro di Catello, isolotto posto all’estremità si sovrappongono ai racconti e ai momenti passati orientale del centro storico di Venezia, è un territorio con le persone incontrate. Le esperienze sfuggenti ed anomalo se inserito nel contesto veneziano, senza impalpabili ritornano in queste pagine come documenti negozi, e ancora abitato da lunghe generazioni di di un’esperienza. Castellani di San Pietro. Partendo dal territorio e dalle Il progetto rappresenta inoltre un tentativo di sue tradizioni, ho iniziato a conoscere gli abitanti di mettere in relazione due diversi punti di vista: la una Venezia altra, cercando di non rimanere solamente cucina veneziana tradizionale e la possibilità di una un’osservatrice esterna, ma di calarmi cautamente sua rielaborazione secondo parametri ed esigenze all’interno della vita quotidiana delle persone che alimentari contemporanee. Questo mio desiderio di incontravo. A tal scopo ho voluto utilizzare il cibo riallacciarmi ad una tradizione che non mi appartiene, come mezzo di scambio, condivisione, e di dialogo con reinterpretandone le ricette senza però eliminare la comunità stessa. le originali, è un regalo e un ringraziamento per le persone con cui ho condiviso gli ultimi mesi trascorsi. Immagini estrapolate dal libretto, con momenti di convivialità condivisI con gli abitanti di San Pietro di Castello
Luogo comune in collaborazione con Chiara Trivelli e gli abitanti di Menu San Pietro di Castello,Venezia 2010 condivisione dello spazio espositivo Cantara mantecata Linguine di passera con granseola, scampi e astice Il progetto luogo comune, ideato e coordinato da Elena Tris di polenta con baccalà mantecato, Mazzi e Chiara Trivelli, nasce nel gennaio 2010 in occa- capesante trifolate al marsala, seppie in sione del workshop tenuto da Marjetica Potrc all’uni- tecia versità Iuav di Venezia.Il progetto, fondato sulla volontà Mix di formaggi di esplorare le risorse di un territorio partendo dalle sue aree di marginalità, interessa un’area della città la- Insalata di verza cruda con zenzero gunare denominata San Pietro di Castello e prevede il coinvolgimento con la popolazione locale attraverso la condivisione di esperienze ludiche e conviviali e lo Essi e buranelli con zabaione caldo scambio di conoscenze e abilità. San Pietro di Castello è con Torcello e Rialto uno dei primi insediamenti nella laguna veneta. Situata nell’estrema parte orientale del centro storico di Ve- da Loris, mercoledì 3 marzo 2010 nezia, San Pietro è oggi una delle poche aree anco- ra abitata da veneziani e poco frequentata da turisti, un’isola nell’isola.Il fenomeno di spopolamento che dal dopoguerra investe Venezia, è particolarmente eviden- te in quest’area abitata soprattutto da anziani e priva di attività commerciali L’economia locale che si fondava, oltre che sulla pesca, sull’ agricoltura è testimoniata dall’edilizia popolare che comprende orti comuni ora- mai in disuso, ed è evocata dall’antico nome dell’isola chiamata un tempo Olivolo . San Pietro sopravvive alla modernità ponendosi come esempio di vita comunitaria fortemente legata al ter- ritorio, depositaria di un sapere connesso ad attività tradizionali e a una cultura genuinamente popolare. Il progetto luogo comune ha inteso tale luogo come fonte di risorse ed esperienze da cui trarre insegna- mento in funzione dell’elaborazione di modelli di svi- luppo sostenibile. L’obiettivo di valorizzare la creatività locale attraverso momenti di condivisione è stato perseguito attraver- so la frequentazione degli abitanti, l’organizzazione di piccoli eventi quali pranzi e/o cene, e la condivisione di alcune pratiche quali il gioco del bingo, il karaoke, l’imbottigliamento del vino, la domenica allo stadio per la partita di calcio, ecc..Ne sono nate due mostre con- divise: una alla fondazione Bevilacqua La Masa, l’altra durante la Sagra di san Pietro. In entrambe, le opere degli abitanti di San Pietro sono state esposte accanto a quelle degli studenti universitari. In questa pagina: opere prodotte dagli abitanti di San Pietro di Castello. Nella pagina accanto:, documentazione dello spazio condiviso
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