E quindi uscimmo a riveder le stelle - Dante 2021

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Comunicato stampa, 8 agosto 2012

                         Dante2021 (II edizione) ‐ 5/8 SETTEMBRE 2012

                  …E quindi uscimmo a riveder le stelle
L’ultimo verso dell’Inferno dantesco è il titolo scelto per la seconda edizione di Dante2021, manifestazione
voluta e promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna con la direzione scientifica dell’Accademia
della Crusca di Firenze (a cui si deve fra l’altro la prima edizione ‘critica’ della Divina Commedia 1595).
Firenze, città natale di Dante (1265) e Ravenna, sua seconda e ultima patria (1321) si sono infatti unite dallo
scorso anno in nuovo progetto comune che consolida uno speciale rapporto di amicizia e collaborazione
culturale che ha consentito di arricchire il Settembre Dantesco di Ravenna con un festival pluriennale, ideato
nel nome del sommo poeta, il cui percorso volge lo sguardo alle celebrazioni per il settimo centenario della
morte del padre della lingua italiana.

Il ricco programma dell’edizione 2012, che si svolgerà dal 5 all’8 settembre, costituisce un ulteriore tassello
del percorso di Ravenna Capitale Europea della Cultura 2019. Dante2021 si presenta quest’anno ampliato nel
calendario di appuntamenti ‐ le giornate passano da tre a quattro grazie agli eventi della preapertura
organizzati in collaborazione con il Comune di Ravenna ‐ confermando e rafforzando ulteriormente le originali
caratteristiche della manifestazione. Un progetto, dalle spiccate caratteristiche culturali, di ricerca, di
approfondimento e insieme di ampia divulgazione, con una forte attenzione alla partecipazione attiva, un
evento “in movimento” concepito come un laboratorio in crescita permanente per il pubblico di ogni età.

L’intenso programma di eventi curato da Domenico De Martino (coordinatore della rassegna) nasce da un
progetto articolato che unisce e racchiude mostre, incontri con studiosi ed esperti, nonché eventi spettacolari
molti dei quali realizzati appositamente per Dante2021. Gli appuntamenti, tutti ad ingresso libero, si
svolgeranno negli Antichi Chiostri Francescani della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, alla Biblioteca
Classense e in Piazza del Popolo.

MOSTRE
Come preapertura del Festival il 5 settembre saranno inaugurate tre mostre dedicate a Dante – realizzate in
collaborazione con il Comune di Ravenna –, per celebrare le molteplici letture per immagini che, nel corso del
tempo, si sono ispirate alla sua opera. Le esposizioni, che saranno presentate alle 18 alla Sala Muratori della
Biblioteca Classense, danno testimonianza di come il linguaggio della visualità sia in grado di interpretare e
arricchire il testo dantesco, affrontandolo sotto diverse prospettive e riproponendolo secondo l’evolversi della
nostra “ricezione” immaginativa.
Da “Dante illustrato. Paesaggi per la Divina Commedia” frutto della campagna fotografica che il giovane
Giuseppe Cremoncini realizzò per Corrado Ricci nel 1898 (Chiostri Francescani della Fondazione Cassa
Ravenna, ore 21) ai “Paesaggi italici nella Divina Commedia”, 50 emozionanti fotografie che Vittorio Alinari
dedicò tra il 1917 e il ’21 ai luoghi d’Italia citati nella Commedia (Manica Lunga della Biblioteca Classense, ore
19) fino a “Ne la pittura tener lo campo. 10 artisti europei per Dante Alighieri”, seconda edizione di un
progetto che prolunga la visione dantesca nella contemporaneità (Chiostri Francescani, ore 21).

La "Divina Commedia illustrata", curata da Corrado Ricci, storico dell'arte ravennate e fondatore del
Gabinetto Fotografico degli Uffizi, ha la caratteristica, per i tempi estremamente innovativa, di essere
corredata di fotografie. È stata edita in tre diverse varianti: alla prima edizione a dispense, iniziata nel 1896,
seguì una riedizione completa nel 1898, illustrata con svariate fotografie "dal vero" e una ulteriore edizione
del 1921, arricchita di tavole con riproduzioni di affreschi e opere d'arte ma con un numero largamente
inferiore di fotografie "dal vero".
Le fotografie di questa mostra (curata da Marilena Tamassia, attuale responsabile del Gabinetto Fotografico
del Polo Museale fiorentino) sono state realizzate da Giuseppe Cremoncini per la prima edizione per poi
essere donate dagli eredi, nel 1916, al Gabinetto Fotografico. Le immagini, unica testimonianza rimastaci di
questo giovane morto a 28 anni, ci restituiscono la volontà di esplorare e documentare i luoghi danteschi, ai
limiti del possibile, con uno sforzo di ricerca e di ripresa, che fornisce un innovativo strumento di
avvicinamento al poema, a testimonianza dell'impulso dato all'uso della fotografia in operazioni culturali di
altissimo livello.

L’esposizione Paesaggi italici nella “Divina Commedia” raccoglie 50 delle originali 78 fotografie che Vittorio
Alinari pubblicò a Firenze nel 1921. Le immagini rappresentano un testamento artistico e visivo dell’ultimo
erede Alinari che, proprio l'anno precedente l'uscita dell'opera, aveva deciso di lasciare il timone della Casa
fondata dal padre ottant'anni prima. Ma le bellissime foto che Alinari dedicò ai luoghi d’Italia citati nella
Commedia sono anche il ‘testamento’ di un Paese che da li a poco sarebbe stato stravolto tanto da essere,
‘appena’ un secolo dopo, irriconoscibile. Alinari rilegge e ripropone i riferimenti paesaggistici della Commedia
alla luce della sua interpretazione pittorica neoromantica. Le fotografie che sembrerebbero raffigurare “alla
lettera” anche siti semplicemente citati nella Commedia (si pensi a La Sardegna dal Golfo degli aranci, o alle
due vedute di Firenze, o a quella di Roma…), sono in realtà un’interpretazione del paesaggio, una nuova
visione dantesca.
“L’insieme delle foto – afferma Marzio Porro nella presentazione del catalogo – è tanto intensamente e
radicalmente dantesco da suscitare forti reazioni emotive”. Continua: “Colline, campi, boschi, radure, castelli,
mura e città mostrano il rigore del paesaggio italiano mentre gli orizzonti di borghi miniati, piante e ponti
sembrano incisioni. Una concezione ‘infernocentrica’ e intensamente romantica della Commedia che si
concentra sul tema del male, della ‘colpa e della pena’ sottolineata dall’alto numero di foto dedicate a dirupi,
antri rocciosi, scogliere aspre, sassame: si pensi agli Slavini di Marco, a L’Acquacheta, alla Spelonca di Aronta,
ai Monti di Luni, a Portovenere, a la Rupe Tarpea… e i luoghi del magma: l’Etna e il Bulicame. Ma anche alle
rovine di paesi ed edifici, che in qualche modo fanno corpo con quelle naturali, come Caprona, Palestrina,
Santa Maria della Vittoria a Tagliacozzo, Romena... Persino qualche veduta di città è segnata da un senso di
erosione e di rottura, come una lebbra lenta e inesorabile come Mantova, Lucca e Ravenna...”

I canti della Divina Commedia, sono stati da sempre fonte di ispirazione per innumerevoli artisti di ogni parte
del mondo, accomunati dal fascino delle visioni dantesche. Versi “tradotti” in immagini da Botticelli e
Michelangelo, da Doré e Delacroix, fino a Robert Rauschenberg. Con “Ne la pittura tener lo campo” si sono
voluti riunire pittori e scultori che rappresentano una nuova e più grande nazione, l’Europa. Nella nuova realtà
europea, fondata su comuni radici culturali, continuano ad agire filosofia, teologia, poesia, tutte le
“disputazioni”, tutta la ricchezza della cultura di Dante, profondamente assorbite per poter essere trasposte
in immagine. Il tema è dettato dall’insegnamento del Poeta che, con grande libertà e senso profetico, intese
scrivere per “removere viventes in hac vita de statu miserie et perducere ad statum felicitatis” (“allontanare i
viventi dal loro misero stato e condurli a uno stato felice”). Da ciò gli artisti invitati hanno tratto ispirazione e
spinta per riflettere sull’essenza stessa della vita umana e sul nostro attuale pensiero immaginario. Alcuni di
loro hanno sentito, indagato e rappresentato il perpetuo e caotico movimento scatenato nelle visioni
dell’Inferno, altri, per contrasto, hanno presentato la festosa, pacificata tranquillità del Paradiso. Altri ancora
hanno dato raffigurazione al loro sentimento complessivo verso la poesia di Dante.
E proprio quell’affinità spirituale, che travalica tutti i confini nazionali senza smarrire il senso della diversità
dei singoli Paesi, ha dato impulso alla ricerca comune degli artisti europei raccolti in questa mostra, da Maria
Abbadessa a Tommaso Cascella (Italia), da Nebojsa Bogdanovic (Serbia) a Ymer Shaqiri (Kosovo), da Maria
Fischbacher (Austria) a Ines Lenz (Svizzera), da Joachim Hiller a Friedericke Oeser (Germania) fino a Carolina
Gallois (Francia) e Andrew James (Inghilterra).

INCONTRI
Sei eminenti studiosi e un attore di qualità per tre incontri pomeridiani che non si baseranno sulle sintesi di
anni di studio sui temi danteschi, ma che apriranno una finestra su quel lavoro di ricerca. Gli Antichi Chiostri
Francescani ospiteranno infatti esperti che hanno offerto la propria disponibilità a spiegare quale sia il
“motore” che muove il loro interesse per il Sommo Poeta, nello spirito, appunto, di una indagine in
movimento su Dante.
Di grande rilievo l’incontro del 6 settembre, La Commedia: dai manoscritti alle edizioni scolastiche con
Rosario Coluccia, Marzio Porro e Paolo Trovato. Si tratta di alcuni fra i maggiori studiosi dei testi danteschi,
della poesia coeva e immediatamente precedente; affronteranno un tema decisivo, che il largo pubblico
spesso ignora o dimentica con facilità. Che cosa leggiamo in realtà quando apriamo un’edizione della
Commedia? Quale è il rapporto con l’originale uscito dalla penna di Dante e perduto da secoli? Il testo dei
nostri libri è frutto di un secolare processo “ricostruttivo”, mai concluso, basato sul confronto delle più
antiche testimonianze manoscritte. La Commedia che frequentiamo è dunque un testo permanentemente
vivo in un continuo “avvicinamento” alla volontà dantesca. Lo sforzo filologico è il motore di sempre maggiori
approfondimenti. A contrasto, e in armonica dissonanza, nella stessa occasione la compagnia Piccoli Principi
presenterà un breve spettacolo per burattini, Pulcinella all’Inferno: straniante confronto di tradizioni, lingue e
linguaggi diversi (di e con Alessandro Libertini e Véronique Nah).

Rosario Coluccia è docente dell’Università del Salento, Lecce; ha diretto l’edizione critica con commento dei
Poeti siculo‐toscani (vol. III dei Poeti della Scuola siciliana, Meridiani Mondadori, 2008). È autore di
numerosissime pubblicazioni scientifiche; si è occupato, fra l’altro, della tradizione lirica dei primi secoli; di
storia linguistica dell’Italia meridionale; del rapporto dialetto‐lingua.
Marzio Porro, storico della lingua, docente dell’Università degli Studi di Milano, si è occupato di sillogi di rime
amorose; di grande interesse i suoi studi sul problema testuale della Commedia e dei rapporti fra la
Commedia e i Rerum Vulgarium Fragmenta del Petrarca.
Paolo Trovato è docente all’Università di Ferrara. E’ uno dei massimi studiosi della tradizione manoscritta
della Commedia Fra le altre pubblicazioni si può segnalare “Il testo della ‘Vita nuova’ e altra filologia
dantesca”, Salerno editore (2000). Ha curato Nuove prospettive sulla tradizione della ‘Commedia’ , una guida
filologico‐linguistica al poema dantesco (Cesati 2007), frutto del lavoro di una agguerritissima équipe di
studiosi da lui coordinata.

Il secondo incontro, 7 settembre, vede l’originale dialogo “dantesco” tra Carlo Ossola, docente di Letterature
moderne dell’Europa neolatina al prestigioso Collège de France (Parigi), e l’attore Silvio Orlando, che si
dedicherà al “Purgatorio”. Il tema: Dante ‘testimone’ per l’eternità.

Carlo Ossola, filologo e ‘storico delle idee’, ha ottenuto nel 1997 il Premio Feltrinelli per la critica letteraria,
Accademia Nazionale dei Lincei, Roma. Accademico dei Lincei, ha di recente pubblicato Introduzione alla
Divina Commedia (Marsilio 2012). È docente sia al Collège de France (Parigi), sia all’Università Svizzera Italiana
di Lugano.
Silvio Orlando è uno fra i più intensi autori italiani. Ha collaborato con registi del calibro di Nanni Moretti, Pupi
Avati, Gabriele Salvatores, Daniele Luchetti, Paolo Virzì e altri ancora. Ha vinto due David di Donatello (nel
1998 come attore non protagonista; nel 2006 come miglior attore), oltre ad altri riconoscimenti prestigiosi:
Nastro d’Argento, Coppa Volpi. Ha anche diretto due opere teatrali.

Infine l’incontro dedicato alle Indagini su Francesca da Rimini, in programma sabato 8 settembre, sempre ai
Chiostri Francescani. Si cercherà di capire chi sia stata realmente Francesca, che conosciamo in realtà più per il
racconto della sua vicenda da parte di Boccaccio nel commento a Dante, che per i versi della Commedia
(Dante, nell’Inferno, nemmeno cita il nome di Paolo). Ne parleranno due importanti studiosi Lorenzo Renzi e
Luca Azzetta, di generazioni diverse, che per la prima volta si incontreranno, curiosi l’uno delle ricerche
dell’altro: dialogheranno, prendendo per mano il pubblico degli “amatori” di Dante che potranno apprezzare
con uno sguardo più consapevole uno fra i maggiori e più noti episodi dell’Inferno.

Lorenzo Renzi, docente all’Università di Padova (è ordinario di linguistica e filologia romanza), ha pubblicato,
fra l’altro Le conseguenze di un bacio. L’episodio di Francesca nella “Commedia” di Dante, il Mulino, 2007; e
Come cambia la lingua. L’italiano in movimento, il Mulino, 2012. È stato Presidente della Società di Linguistica
italiana (SLI) ed è membro del Bureau della Société de linguistique romane.
Luca Azzetta, ha recentemente pubblicato le Chiose alla “Commedia” di Andrea Lancia (1341‐1343), Salerno
editore 2012 e, in precedenza, Vicende d'amanti e chiose di poema: alle radici di Boccaccio interprete di
Francesca, in “Studi sul Boccaccio” (2009).
Nella stessa occasione sarà presentato “Per Francesca da Polenta”, un interludio musicale per voce, liuto,
salterio e percussioni proposto da Stefano Albarello (esperto di musica antica, docente di musica medievale)
e Marco Muzzati (percussionista, ricercatore ed etnomusicologo). Verranno eseguite musiche dell’epoca, che
Francesca poteva ascoltare quando viveva giovanetta a Ravenna, ed era “solo” Francesca da Polenta. Due
personaggi in uno; e due sguardi critici a confronto.

SPETTACOLI
Il viaggio nell’universo dantesco proposto nelle quattro giornate di Dante2021 offre l’opportunità di un
variegato itinerario, tra incontri, immagini, suoni, parole e spettacoli, che consente di avvicinarsi, o
riavvicinarsi, da diversi punti di vista, al sommo poeta.

Il percorso per immagini proposto dalle mostre che caratterizzano questa edizione del Festival, che si affianca
e si sovrappone a quello testuale, è l’occasione per un incontro con un’altra “possibilità di lettura”, quella
attraverso la musica che trova una prima espressione nel concerto “Attraverso il Novecento” – previsto
mercoledì 5 settembre alle 21 nei Chiostri Francescani ‐ frutto dell’appassionato intreccio collaborativo tra il
Conservatorio ‘Luigi Cherubini’ di Firenze (Ensemble Luigi Dallapiccola, diretto da Luciano Garosi) e l’Istituto
Superiore di Studi Musicali ‘Giuseppe Verdi’ di Ravenna (Ensemble Cameristico, coordinato da Luciano
Bertoni). Il programma presenta musiche di affermati musicisti del Novecento, come Sylvano Bussotti, Luigi
Dallapiccola, Romano Pezzati e Carlo Prosperi, che introducono e ‘abbracciano’ quattro nuove creazioni di
giovani compositori italiani dedicate a Dante, qui eseguite in prima assoluta,: “Già era 'l sole a l'orizzonte
giunto” di Alessandro Grandi (1989); “Dal Canto di Ulisse” di Marco Mannucci (1974); “Intorno a Dante” di
Emilio A. Pischedda (1984) e “Paolo e Francesca” di Nicola Menci (1974).

Nella seconda serata, il cuore della città, Piazza del Popolo (sempre alle 21) sarà la cornice per un duplice
appuntamento che avrà come protagonisti Virginio Gazzolo e Roger Eno. Già straordinario interprete lo
scorso anno di una rilettura d’attore del “De vulgari eloquentia” Gazzolo torna a Ravenna per presentare un
nuovo spettacolo, creato appositamente per il Festival: “Vita, costumi e studi di Dante, come li raccontò
Giovanni Boccaccio”. Si tratta di una raffinata e insieme ironica rivisitazione del “Trattarello in lode di Dante”
di Boccaccio in cui l’autore e protagonista porta in scena, facendoli interagire, i due autori, prosa contro
poesia, biografia reale contro leggenda quasi “agiografica”. A seguire, con tutt’altro “sguardo”, si volgerà a
Dante l’inglese Roger Eno (pianoforte) che eseguirà una sua composizione ispirata al poeta: “When I had
journeyed half of our life’s way / I found myself within a shadowed forest” [traduzione inglese dei primi due
versi della Commedia]. La musica discreta di Eno (con il vulcanico fratello Brian ha anche firmato brani inseriti
nelle colonne sonore di pellicole di successo come “Trainspotting”, “The Jacket” e “9 settimane e ½”) da
sempre sospesa fra elettronica e vocazione "colta", fra onirici tappeti sonori e una ricca vena melodica. Il
linguaggio musicale di Eno (che ha collaborato tra gli altri con Marianne Faithfull e Lou Reed) è il frutto di una
costante ricerca della cantabilità popolare attraverso mezzi che appartengono alla grande tradizione classica;
il suo album più noto ‘Voices’ mostra chiaramente la sua empatia con la musica di Erik Satie.

Venerdì 7 settembre, ancora in Piazza del Popolo, un’altra creazione per Dante2021, e nuovo terreno di
confronto: un viaggio all’Inferno e al Paradiso con gli occhi e le parole di una tradizione culturale diversa ma
‘parente’: quella dell’ebreo Immanuel Romano. Un mondo e una tradizione culturale e religiosa diversa ma
‘interagente’ con Dante, rivivono nella recitazione e nel canto di un interprete ideale: Moni Ovadia,
accompagnato dall’Ensemble Cantilena Antiqua, diretto da Stefano Albarello, che è anche l’ideatore dello
spettacolo. Immanuel Romano (o “Giudeo”), vissuto tra la seconda metà del XIII e il primo trentennio del XIV
secolo, appare come la figura principale della cultura letteraria ebraica italiana di quel tempo. Sul finire
dell’Ottocento si ipotizzò un’amicizia diretta con il suo contemporaneo Dante Alighieri per il quale compose
un sonetto in compianto della morte; i due sono certamente accomunati dalla realizzazione di un viaggio
letterario nell’al di là in cui effettivamente si notano comuni spunti e rimandi. Immanuel immagina un
percorso che dall’Inferno (Tofet) lo porterà al Paradiso (Eden), senza alcun passaggio dal Purgatorio (come in
Dante). Da quest’opera nasce ora uno spettacolo “L’Inferno e il Paradiso – Ha‐Tofet ve‐ha Eden – di
Immanuel Romano”, il primo realizzato in tempi moderni, che vede come protagonista naturale Moni Ovadia,
attore, musicista e intellettuale, naturale discendente di quella cultura illuminata ebraica di cui l’autore fu un
protagonista del suo tempo.
L’ambientazione scelta è quella della corte di Can Grande della Scala a Verona, luogo dove sia Immanuel che
Dante soggiornarono: un ambiente fervido di iniziative culturali e di incontro tra le culture monoteiste.
Sembra che in questo luogo entrambi gli autori siano venuti a conoscenza del Liber scalae Machometi che si
può ritenere tra le fonti delle due opere in questione. Per questo, la scelta dell’ideatore di questo spettacolo
(Stefano Albarello, esperto di cultura musicale e teatrale medievale) è stata quella di creare un contenitore di
suoni, parole ed immagini, legate al periodo storico del primo Trecento. Il testo dell’opera, interpretato da
Moni Ovadia, si alternerà con canti di tradizione medievale ebraica e cristiana eseguiti dall’Ensemble
Cantilena Antiqua, con strumenti dell’epoca. Faranno da scenografia al racconto una serie di suggestive
proiezioni di immagini tratte da manoscritti ebraici del XIV secolo provenienti dalle più importanti biblioteche
d’Europa, anche per sottolineare la radice europea di una certa cultura ebraica che almeno fino alla fine del
Quattrocento visse in armonia con la cristianità.

Sabato 8 settembre, ancora in piazza, la consegna del Premio “Dante Ravenna”, attribuito quest’anno al
grande Giorgio Albertazzi, decano degli interpreti danteschi, tanto in intimità coi versi della Commedia da
intitolare il suo intervento con una sorridente ‘capriola’: “Dante legge Albertazzi”, titolo anche di un suo
spettacolo di alcuni anni fa che, come sottolineava lo stesso Albertazzi, “non è tanto ‘dizione’ o ‘lettura’ dei
versi, delle prose o della filosofia dantesca, quanto un tentativo di scoprire Dante nella cultura, nelle opinioni,
nella cronaca della sua vita e nella storia del suo tempi. Un modo per dare del ‘tu’ al divino Alighieri, ma anche
per scovare i suo vizi e i suoi tic, insomma toglierlo dalla didascalia didattica”. Parole e ritmi danteschi
sapientemente proiettati ora nello specchio di una recitazione distillata e straordinariamente vitale di un
artista capace di scrivere “Ormai lo sanno tutti che sono contemporaneo di Dante!”.

Nella stessa serata la chiusura festosa di Dante2021 avrà la voce di Rosalba Pippa, in arte Arisa, l’artista
divenuta popolare con la vittoria sanremese del 2008 ma da allora sensibilmente cambiata nella persona e
nelle sonorità come avremo modo di vedere ed ascoltare, accompagnata al pianoforte da Giuseppe Barbera,
in Piazza del Popolo. Lontani i tempi di ‘Sincerità’, Arisa con “Amami”, l’album che presenterà a Ravenna,
mostrerà la sua dimensione ‘vera’, più intima. Musicalmente e stilisticamente molto preparata da anni di
studio assiduo, iniziata come interprete presso il CET di Mogol, passa delle esperienze del Festival della
Canzone Italiana, dove ottiene anche un secondo posto, al cinema con “Tutta colpa della musica” di Ricky
Tognazzi (in concorso a Venezia 2011) e “La peggior settimana della mia vita” di Alessandro Genovesi, in cui
lei stessa recita e per la colonna sonora incide il singolo “L'amor sei tu”. L’esordio come giudice alla quinta
edizione di X Factor e l’entrata nella sezione Big di San Remo con "La notte", duettato su "Que serà" ("Che
sarà") con José Feliciano, sanciscono la definitiva entrata di Arisa nel firmamento della canzone italiana.
Con "Amami", il suo terzo album, arrangiato e prodotto artisticamente da Mauro Pagani, Arisa propone una
nuova vocalità, la sua, fino a quel momento tenuta “sopita” a favore dell’orecchiabilità dei pezzi. Uno sforzo
enorme, come lei stessa ha confessato, che le aveva fatto rinunciare a tutte le fioriture del cantato che la
legavano ai suoi miti, Whitney Houston e Mariah Carey. Di questa sviluppo il suo ultimo lavoro è la
testimonianza. Un disco fatto di pezzi melodici in cui il tema dell’amore, tormentato, a volte inespresso o
perso, è il filo conduttore. Non solo amore però, ma anche ironia, quella di sempre in pezzi in cui critica la
società attuale e la situazione politica italiana.

Per consolidare il significato del “percorso” verso il VII centenario della morte di Dante, si inaugurerà la
collana Le conversazioni di “Dante2021”. Il primo volume, che sarà presentato nel corso dell’edizione 2012,
raccoglie gli interventi degli incontri dell’edizione 2011 (Federigo Bambi, Stefano Carrai, Vittorio Coletti, Maria
Antonietta Grignani, Lanfranco Gualtieri, Paola Manni, Nicoletta Maraschio, Bice Mortara Garavelli, Antonio
Patuelli, Mirko Tavoni, Gian Maria Varanini). L’opera, in collaborazione con la Fondazione e l’Accademia della
Crusca, sarà pubblicata dall’editore ravennate Longo.
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