CONTRO L'ARREMBAGGIO AL PETROLIO E AL METANO
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“CONTRO L’ARREMBAGGIO AL PETROLIO E AL METANO” Discorso alla Camera dei Deputati, 26 ottobre 1949 “I tentativi che interessi petroliferi italiani sembra stiano facendo per ottenere il monopolio dello sfruttamento delle risorse petrolifere e gassifere italiane sono considerati in circoli autorevoli come pericolosi per le relazioni economiche fra Italia e Stati Uniti, in quanto potrebbero perfino influenzare negativamente il programma ERP … e mettere in pericolo l’intero accordo di cooperazione economica fra Italia e USA firmato il 28 giugno 1948” New York Times, 16 luglio 1949 “1.Coloro che oggi parlano di grandi ricchezze sulle quali lo Stato vuol mettere le mani sono gli stessi che le negarono all’epoca della scoperta di Cortemaggiore; 2. i privati sostengono che la ricerca è troppo aleatoria per lo Stato, e poi si mostrano desiderosi di parteciparvi; 3. le ricerche non renderebbero nulla allo Stato, ma i privati si dicono disposti a pagarvi sopra delle royalties; 4. affermano che lo Stato non ha i mezzi per finanziare le ricerche, e poi dicono che ha già speso trenta miliardi; 5. secondo loro, lo Stato non potrebbe procurarsi l’enorme attrezzatura necessaria alle ricerche, ma intanto lo accusano di rubare, con una sua grande azienda, tutto lo spazio ai privati; 6 si parla di lentezze burocratiche, mentre l’AGIP non riesce a far assorbire dal mercato tutto il metano che potrebbe produrre; 7. si dice che lo Stato mancherebbe di elasticità, ma poi si accusa l’AGIP di comprare le sonde in America”. Enrico Mattei, dichiarazione al Corriere della sera, 9 novembre 1949 29
I APVE EXPLO· I Federico Barnaba Buja (Udine) N. / l t., f 1056 ENRICO MATTEI' DEPUTATO AL PARLAMENTO CONTRO L'ARREMBAGGIO AL METANO E AL PETROLIO I TIPOGRAFIA DELLA CAMERA DEI DEPUTATI I. I..• i I ! 't;.,''i. f .~".
DISCORSO PRONUNCIATO IN SED~ DI DISCUSSIONE SUL BILANCIO DEL MINISTERO DELL' INDUSTRIA E COMMERCIO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI IL 26 OTTOBRE 19'49
" Onorevoli Colleghi! . Se dovessi giudicare dalla prima impres- sione, dovrei compiacermi del carattere fin troppo austero del bilancio dell'Industria e Commercio. Invero è molto modesto l'ammontare com- plessivo di spesa ordinaria e straordinaria di 1367 milioni, messa a disposizione di un 01'- gani~mo che, in uno Stato moderno, è carico di gravi compiti e responsabilità. In partico- lare mi appare molto modesto il capitolo ri- guardante l'industria e le miniere al quale sono attribuiti soltanto 150 milioni, ivi com- presi alcuni conti d'ordine. Questa cifra poi si riduce di molto, se si tiene conto che essa è in gran parte destinata al funzionamento di istituti benemeriti, come le stazioni sperimentali e quegli uffici mine- rari che provvedono, fra le altre cose, alla compilazione delle statistiche della produ- zione. Altrettanto modesti sono gli stanziamenti stabiliti per il riconoscimento del sottosuolo e per la carta geologica d'Italia, per inco- raggiare studi, iniziative e ricerche scienti- fiche, per far funzionare laboratori ed' isti- tuti e infine per acquistare materiale scien- tifico e bibliografìco, La situazione che risulta da queste cifre, potrebbe però far credere a qualcuno che lo Stato si lim1ta,in materia di produzione in- dustriale,ad una sorveglianza n.qunnto+ge- nerica, avente lo scopo fondamentale di di-
6 fendere gli interessi collettivi e di. coordinare, al fine di eliminare gli intralci, le opera- zioni, per così dire, di contorno della attività economica. In realtà, la cosa è completamente diversa e data tale diversità anche la spesa per l'in- dustria non è quella che appare dal bilancio. Lo stato italiano, lungi dal disinteressarsi, interviene in modo profondo e diretto nella attività produttiva. lo mi guardo bene dal criticare questo indirizzo, perché essovè con- forme alla tendenza moderna di assegnare alla produzione non più fini soltanto econo- mici, ma anche sociali, i quali solo a volte collimano con quelli dei privati, mentre più spesso sarebbero con essi in contrasto se lo stato non se ne desse carico. Ma le nuove finalità comportano degli oneri e questi oneri in Italia sono particolarmente ingenti, anche se non sono scritti nel bilancio del Ministero dell'Industria. Nel suo discorso al Senato, il Ministro Lombardo ha detto che nel 1948 il F .LM. ha sovvenzionato industrie meccaniche private per un importo di 29 miliardi di lire. A tale cifra bisogna aggiungere i 40 miliardi asse- gnati alle aziende del gruppo LR.L Mi limito a citare questi elementi perché si addicono all'ordine di grandezza del co- sto che la collettività deve addossarsi affinché lo Stato possa assegnare' all 'industria fini so- ciali accanto a quelli puramente economici. Gli italiani si rendono bene conto della neces- sità di continuare, sulla medesima strada; sia pure con l'augurio che gli oneri abbiano a diminuire. E tuttavia un coro di scomposte proteste è stato sollevato appena si è prospettata l'even- tualità che lo Stato assumesse in proprio la
7 ricerca e la coltivazione dei giacimenti di idrocarburi naturali della Valle Padana. Orbene, se c'è un'industria a favore della quale militano le ragioni classiche del pub- blico interesse, è quella dei gas e del pe- trolio, perché si riferisce ad una fonte di' energia ancora potenziale, per la quale non ci sono impianti e spese da riscattare (come potrebbe essere per l'industria elettrica), che ha costi di produzione differenziati e che por- terà ad una profonda trasformazione di tùtta la nostra economia. Prima di entrare in dettagli di discussione, vorrei far presente alla Camera che cosa può significare il fatto che l'enorme energia rap- , presentata dal metano diventi esclusivo pos- sesso di gruppi privati. Per il mcmento, si hanno, ragioni per ritenere che i giacimenti principali si trovino nella Valle Padana. Tali giacimenti, ricchissimi di gas, contengono anche petrolio; ma per estrarre il petrolio senza disperdere il gas, è necessario preoccu- parsi dell'utilizzazione del gas, il cui im- piego è altrettanto importante che quello del petrolio. Il gas naturale, che fornisce circa 9500 calorie al metro cubo è un combustibile di alto valore tecnico e di facile uso che an- drà a sostituire gradualmente, su un piano veramente economico, i combustibili di im- portazione, come il carbone e la nafta. Per- ciò, la sua produzione, distribuzione ed uti- lizzazione costituiscono il centro del proble- ma industriale. Se le miniere venissero esercita da im- prenditori privati, essi avreJ::bero interesse a creare una concentrazione industriale nella Pianura Padana con una specializzazione de- terminata essenzialmente dalla convenienza di impiegare sul luogo, cioè senza spesa di trasporto ed in mia zona già industrializ-
8 zata, le nuove fonti di energie. Se, invece, lo Stato mantiene il controllo del gas, esso ha la possibilità, prescindendo da pure conside- razioni di tornaconto, di stabilire quali pro- duzioni intende sviluppare e, con l'impiego del gas per la produzione di energia elettrica, può anche provvedere al suo trasporto a no- tevole distanza. Con il gas della Pianura Padana, lo stato, e soltanto lo stato, può proporsi di stimolare quella industrializzazione del Mezzogiorno che è stata finora irragiungibile, perché si è sperato, a torto, che essa entrasse nei calcoli di convenienza di imprenditori privati. Con un'energia elettrica ottenuta dal gas, portata a buon mercato in qualche centro dell'Italia Meridionale, molte possibilità e problemi nuovi possono essere dischiusi alla volonte- rosa iniziativa del Mezzogiorno. lo sono additato' come uno dei protagoni- " sti tra i fautori della gestione statale dei gia- cimenti di idrocarburi. Forse mi si fa un onore eccessivo, quando da molte parti mi si addita al pubblico disprezzo per questo mio indirizzo, perché la bontà della mia tesi è dimostrata dalle tesi stesse e dal comporta- mento di coloro che discordano, In questi giorni, una società estera ha in- cominciato una campagna pubblicitaria a pagamento nei quotidiani e nei settimanali; in una vignetta si vedono cinque torri di son- da, quattro delle quali attraversate da due linee in croce. « Un pozzo su cinque! » dice il titolo messo sopra il disegnino, e la dida- scalia che -Io accompagna spiega: « Le ricer- che di petrolio e metano finora eseguite in tutto il mondo dimostrano che solamente un pozzo su cinque è produttivo. Per tale motivo anche nei Paesi ove il sottosuolo è molto più ricco di idrocarhuri del nostro - dagli Stati
9 Uniti al Venezuela, dal Canada al Perù lo stato si assicura un'entrata senza rischi tassando i prodotti e lasciando che centinaia di società private eseguano le ricerche ». Insomma, poiché l'impresa delle ricerche è rischiosa, 1(1 preoccupazione di questa So- cietà estera è tanto grande che non solo si mostra disposta, pur di evitare i rischi allo _ Stato italiano ad accollarseli lei, i rischi delle ricerche, ..ma arriva perfino a spendere al- cuni milioni di pubblicità per convincere tutti, anche i lettori dei settimanali di attua- lità, di quanto sia importante salvare lo Stato italiano da così grave rischio! Come non sentirsi commossi da tanto disinteresse? Si aggiunge e si sostiene che l'attività mi- neraria, oltre che rischiosa è anche troppo cara, troppo di lunga lena, perché lo Stato ci si possa incamminare sacrifìcandovi sforzi e denaro. Ma nello stesso tempo 400 domande, ceme ha detto il Ministro Lombardo, sono state avanzate per la ricerca di idrocarburi in Italia. Vale adire ci sono almeno 400 ditte che vorrebbero rovinarsi in tale attività per risparmiare lo Stato italiano! Si dice pure che l'attività mineraria è troppo difficile perché lo Stato la possa in- traprendere in luogo dei privati, quasi che allo Stato italiano fosse impossibile organiz- zare enti economici efficienti ed assicurarsi tecnici di valore, come è stato fatto in molti Paesi con risultati altrettanto favorevoli quan- to da noi. E si finge di dimenticare che tutti i giacimenti di gas di grande importanza e l'unico giacimento di petrolio su scala indu- striale che sono stati fino ad oggi rinvenuti, appartengono alla gestione delle ricercheese- guite dall'A.G.LP. per conto dello Stato. :È una semplice constatazione difatto che, di fronte a questi risultati, quelli conseguiti
10 dai ricercatori che- più vantano Il mezzo di vignette stampate le loro benemerenze, si ri- ducono a cose di portata ben lieve. Con ciò non voglio assolutamente affer- mare la loro incapacità o irnpreparazione, ma mi limito soltanto a rilevare che, per quanto in possesso di mezzi finanziari note- voli, con macchinari moderni ed efficienti, avendo a disposizione personale tecnico di esperienza mondiale, in 44 anni di ricerche questa grande impresa non è giunta a nessun ritrovamento la cui importanza sia, neppur lontanamente, paragonabile a quelli della Azienda dello stato. Sono occorsi molti anni di pazienti inda- gini prima che apparisse chiara la necessità di concentrare gli sforzi nella pianura, anti- stante l'Appennino Iornbardo-emiliano. Tali sforzi erano stati lungamente infruttuosi e solo nella seconda metà del i9·i5 fu valcriz- zato il giacimento di Caviaga. Da allora, molto cammino è stato percorso, nuovi e più estesi giacimenti sono stati messi' in luce dall'A.G.LP. e non è di certo azzardato usee- l'ire che oggi la fase più rischiosa è stata _superata ed ormai,' comè bene ha affermato l'Onorevole Relatore, I'aleadellìmpresa è in- dubbiamente molto limitata per la Pianura Padana (i). - (1) L'Onorevole Ingegnere Francesco Chieffi, Presidente del Consiglio superiore delle miniere e relatore del bilancio del Ministero dell' Industria e Commercio, sulla: questione delle ricerche petro- lifere così conclude: « Da molte parti viene affermato che lo sfrut- « tamento degli ìdrocarburì, liquidi e gassosi de- « termina per il produttore una quasi rendita e ((che lo Stato, disponendo della proprietà del «sottosuolo, ha il dovere di intervenire per evi-
11 Una valutazione, veramente molto pru- dente, fa ascendere la riserva complessiva. di gas dai soli quattro giacimenti attualmente in fase di coltivazione e di sfruttamento da parte della Azienda dello Stato, a circa 66 miliardi di metri cubi e quello estraibile- a circa 29 miliardi di metri cubi corrispondenti ad una erogazione per venti anni di 4 milioni di metri cubi al giorno. Per dare un'idea del valore di questa cifra si tenga presente che 4 milioni di metri cubi al giorno corrispon- dono, come potere calorifico a circa 6 mila « tare il costituirsi di posizioni di privilegio con « grave danno dell'economia pubblica. « La vostra Commissione condivide il parere « che lo Stato non possa sottrarsi al dovere di « avocare a sé tutto o gran parte dei guadagno «derivante dall'estrazione del metano e del pe- • trolio, né può consentìre laTormazicne di ren- e dite di posizione a favore di alcuni produttori « rispetto ad altri coltivatori marginali: ma esprime « la preoccupazione che attraverso la gestione « dello Stato, sia diretta che indiretta, possano «venire a mancare i mezzi finanziari occorrenti «all'attività di questo settore estrattivo. « L'alea dell'impresa è indubbiamente molto «limitata per la Pianura Padana ed i giacimenti « rinvenuti consentono già produzioni e guada- « gni così elevati da limitare gli stanziamenti che « lo Stato deve necessariamente fare per esplo- « rare la superficie di oltre 4300 chilometri qua- « drati che interessa la ricerca dei gas naturali. «Però sembra doveroso alla vostra Commissione « sottolineare che la valorizzazione del sottosuolo « costituisce un interesse vitale per l'economia del « nostro Paese, e che occorre procedere spedita- « mente all'esame dei provvedimenti finanziari « che si rendono indispensabili all'attuazione di « un programma di ricerca, coltivazione e distri- « buzionè degli idrocarburi adeguato all'impor- « tanza dei risultati che si debbono conseguire i,.
12 tonnellate di carbone, cioè al carico di un piroscafo
13 Ho parlato finora del metano. Mail gas del giacimento di Cortemaggiore contiene anche un'alta percentuale di gasolinae di gas li- quefacibili. Separando tali componenti è da attendere una produzione di idrocarburi di alto valore, di cui tanti esperti improvvisati non tengono conto e che invece si può valutare a circa un quinto dell'attuale consumo di ben- zma in Italia. Occorre aggiungere a tutto questo la pro- duzione di petrolio greggio, che, per quanta non sia ancora esattamente- valutabile, si ag- girasu un ordine di grandezza certamente maggiore di quello della gasolina e dei gas liquefacibili. Le strutture geologiche promettenti, indi- viduate: fino a questo momento dall'Azienda dello Stato nella sola regione Lombardo-Emi- Iiana; corrispondente al primo sesto esplora- to della Pianura Padana (chilometri quadra- ti 6400) non sono solo queste, ma sono di- ciotto .• lo non mi sofferrno a riferire le valutazio- ni 'dei tecnici sulle possibilità produttive di queste strutture per non alimentare inutili di- spute. Dopo che l'A.G.LP. ha eseguito perfo- razioni su quattro strutture soltanto, trovan- dole tutte produttive, mi pare ragionevole cre- dere che le rimanenti risulteranno, almeno in buona parte, positive, data la loro strettaaf- finità geologica. Per il restante territorio della pianura pa- duno-veneta, cioè per un 'area di oltre 30.000 chilometri quadrati, sono ugualmente valide le ipotesi geologiche che hanno portato alla scoperta delle 18 strutture, nel primo sesto della Valle Padana. Il riconoscimento del sottosuolo e la carta geologica di tutta là. Valle Padana potranno essere portati a termine dallo stato entro due-
14 tre anni. Data la conformazione del sotto- suolo, è anche qui ragionevole prevedere che nuove ed interessanti strutture saranno messe in luce. In attesa delle sperate conferme, aspettia- mo che i concorrenti si mettano d'accordo con sé stessi, e stabiliscano se nel mondo un pozzo su cinque risulta produttivo, come dice la loro propaganda sui nostri giornali, oppure se è produttivo un pozzo su due, come la loro stessa propaganda scrive nei giornali del Sud- America. Nelle quattro strutture finora esplo-: rate dall' Azienda dello stato, i pozzi fatti sono quaranta, e quelli produttivi si trovano nella proporzione di otto su nove. Ma non sono que- sti particolari sui quali meriti soffermarsi. Né si tratta qui di discutere in astratto, in linea di principio, se lo Stato sappia o non sappia fare l'industriale, se debba o non debba im- ( piegare denaro in attività da taluni conside- rate ad esso estranee, ma semplicemente di giudicare se le ricerche petrolifere per conto dello Stato sono state gestite bene e se dell'at- tività passata si possano o non si possano fare confortanti previsioni sulla sua continuazio- ne e sui suoi sviluppi. Se è vero o non è vero che mercé l'opera dei tecnici ricercatori per conto dello Stato, siano stati per la prima vol- ta riconosciuti imponenti quantitativi di idro- carburi che, per il prossimo ventennio, po- tranno influire profondamente sull'attività in- dustriale del nostro paese. Se è vero o non è vero che' .anche . oggi, benché le risorse sco- perte dall'Azienda dello Stato siano ancora all'inizio ed in gran parte allo stadio poteri- ,ziale, quasi il 60 per cento del metano utiliz- zato in Italia provenga dai giacimenti gestiti dallo Stato, mentre la percentuale sale all'85 per cento se 'non si considerano i benemeriti produttori artigiani del Polesine.
Ho assunto le mie responsabilità nel 1945, quando la sfiducia generale nelle possibilità petrolifere nazionali aveva persuaso gli Orga- ni pubblici sull'opportunità di interrompere le ricerche abbandonando i capitali già spesi e liquidando cantieri e macchinari. Come Commissario straordinario dell'A.G.LF., or- dinai la prosecuzione delle. perforazioni ed ebbi la soddisfazione di realizzare le splen- dide possibilità produttive di quel campo ga- sifero di Caviaga, che fu il primo della for- tunata serie di ritrovamentì importanti ·nella Valle Padana. Ho assunto le mie responsabilità nel gru- gno di quest'anno, denunciando la reale entità dei ritrovamenti di Cortemaggiore. Solo così facendo era possibile, porre la pubblica opi. nione di fronte ad un problema di tanta iru- portanza. Mi prendo oggi la stessa responsa- o bilità, esponendo alla Camera il quadro delle brillanti prospettive del sottosuolo della Vn! le Padana. Spetta ora al Governo di prendere le sue decisioni sulla questione del petrolio, giunta ormai - anche per le polemiche che ha suscitato - ad una piena maturità nel Paese. Ricordo che dal 1945 la gestione delle Ri- cerche per conto dello stato si è autofìnanzia- ta e che, quindi, lo Stato non ha speso un cen- o tesimo. Ormai l'opinione pubblica reclama a gran voce che la nuova cospicua ricchezza scoperta nel nostro sottosuolo sia messa completamente e rapidamente in valore. Per accelerare i tem- pi occorrev-e lo ha detto l'Onorevole collega Relatore, mettere al più presto a disposizione i mezzi finanziari necessari per un rapido e va- sto sviluppo della coltivazione dei giacimenti,
16 la quale dovrà estendersi su tutte le zone pIU interessanti, per evitare ogni forma di paras- .sitismo. Bisogna che lo Stato si investa di que- sta opportunità e di questa pubblica aspettati- va, e affronti in pieno il grosso problema del potenziamento dei suoi cantieri. Così facendo, in brevissimo giro di tempo, non solo le somme spese l'i-entreranno, ma: si manifesterà un utile il cui ordine di gran- dezza è veramente rilevante, mentre i nuovi prodotti affluiranno in modo benefico e sen- sibile sul mercato. Con l'attuazione di tutto questo, non si vuo- le né mortificare né impedire I'inìziativa pri- vata e - del resto ~ l'Italia non è tanto pic- cola da non offrire terreno per altre feconde ed utili iniziative minerarie, oltre a quelle tanto promettenti della Pianura Padana, Il sottosuolo della Pianura Padana deve rimane- re allo Stato perché solo allo stato va il merito di avere individuato, attraverso una sua azienda questa enorme ricchezza, patrimonio di tutta la Nazione. Un tecnico americano, visitando .i lahora- tori, i cantieri ed i campi dell'Azienda dello· Stato nella Pianura Padana, così incoraggiava gli ingegneri italiani che lo accompagnavano: « Avete già la bestia per la coda, tirate e la prenderete ». Con più meditate parole, nel suo discorso al Senato, il ministro Lombardo affermava che i ritrovamenti di Cortemaggiore, nei riguar-di della nostra situazione relativa al fabbisogno di combustibili e di energia, pongono l'Italia su una base dalla quale si profila un concreto avviamento alla graduale risoluzione dique- sto grande problema.
17 . Dai dati e dalle notizie che ho fornito ri- sulta ben chiara sotto tutti gli aspetti, l'im- portanza dello sfruttamento minerario degli idrocarburi in corso nel nostro Paese. Coloro che giudicheranno serenamente, senza lasciarsi influenzare dalle propagande interessate stimeranno se convenga interrom- pere l' im presa e passar la ad avide mani, le quali sanno bene che oggi c'è poco da ri- schiaree molto da raccogliere, accettando l'eredità che reclamano il gran voce dallo Stato.
- PETROLIO E METANO NELLA VALLE PADANA (Conversazione radio trasmessa il 4-7 novembre 1949) ~- l- L
Una sotterranea ricchezza, insospettata fino a quattro areni addietro e che determine- rà, a non lunga scadenza, una vera e propria trasjormazione dell' economia nazionale , è stata messa in luce nella Pianura Padana. Il metano e il petrolio, che zampillano dalle pà- [orazioni eseguite dall'A.G.I.P., hanno eccita- to l'interesse pubblico e, come avveniva per i giacimenti d'oro, [rotte di speculatori si aoan- zano xompaite, per reclamare una partecipa- zione allo sfruttamento della nuova ricchezza. In questi giorni una Società petrolifera ha incominciato una campagna pubblicitaria a pagamento con una oiqnetta in cui si vedono cinque torri per la perforazione dei pozzi di petrolio. Quattro toni sono cancellate con una croce, e una dicitura spiega che secondo una esperienza internazianaie Òsolo un pozzo su cinque risulta produttivo. La pubblicità ag- giunge che lo Stato potrebbe assicurarsi una entrata senza rischi, tassando i prodotti e la- sciando ai privati I'alea della ricerca. Insomma, poiché l'impresa delle ricerche è rischiosa, la preoccupazione di questa So- cietà estera è tanto grande che, non solo si mo- stra 'disposta pur di evitare i rischi allo Stato italiano; ad accouarseti lei, i rischi delle ri- cerche, ma arriva perfino a spendere alcuni milioni di pubblicità per conoincere tutti, an- che i' l'ettari dei settimanali di attualità, di quaruo sia importante salvare lo Stato italiano da così grave rischio.
22 Si domanderà perché mai Z 'Pretendenti alle ricerche minerarie si rivolgano allo Sta- to. Bisogna sapere che, in Italia, lo Stato è proprietario, per legge, dei prodotti del sot- tosuolo e potrebbe, se vuole, compiere un atto di liberalità offrendoli a chi glie li chiede. Ma sarebbe assurdo, ormai che i rischi della ricerca sono giunti a termine e si tratta sol- tanto di raccogliere un frutto maturo, che lo Stato cedesse al coro degli interessi privati e che regalasse loro i profitti della coltivazione mineraria, rinunciando -ai risultati faticosa- mente raggiunti con l'impiego del danaro pub- blico. La discussione che si agita su tutti i 'gior- nali è eccessivamente schematica. Infatti, non si tratta di stabilire se lo Stato debba esercita- re l'industria estrattiva degli idrocarburi in condizioni di monopolio o lasciarla alla libera iniziativa, ma si tratta semplicemente di af- fermare l'equo principio che lo Stato deve ri- servarsi i giacimenti da lui scoperti e quindi la Pianura Padana, Ciò non significa affatto impedire o morti- -ficare l'iniziativa privata alla quale' rimane aperto tutto il resto deua Penisola. Ma chi vuole impegnarsi nella ricerca del petrolio deve sapere in partenza che spetta a lui di conquistare con i .propri mezzi la ricchezza del sottosuolo ancora inesplorato. Diamo uno sguardo ai risultati finora con- seguiti dall'A.G.I.P. nelle ricerche e coltiva- zioni compiute per conto dello Stato. Le perforazi:oni sono ormai avanzate su quattro campi petroliieri, Valutando in modo molto prudente le riserve che. essi racchiu- dono, si prevede la possibilità di erogare, per la durata di almeno venti anni, 4 milioni di metri cubi di metano al qiorno, che corrispon- dono, come potere calorifero, ad un piroscafo
23 di carbone al giorno, vale a dire a circa un quinto dell'attuale [abbisoqno di carbone. A Cortemaggiore, però, il metano esce ac- compagnato da forti dosi di gas liquefacibili e di gasolina (che è benzina). Di ciò molti esperti improvvisati non tengono conto, men- tre invece il quantitativo si aggirerà su circa un quinto del fabbisogno nazionale di benzi- na. Da aggiungere a tutto questo il petrolio grezzo, la cui produzione sarà certamente di un ordine di grandezza ben maggiore di quel- lo della gasolina e dei gas liquejacibili, M a oltre ai quattro giacimenti finora per- forati dall'A.G.I.P., sono stati individuati, in un territorio che si limita ad Un sesto della Pianura Padana, altre quattordici presumibili zone petrolifere. Non è eccessivo ottimismo confidare che quando si procederà alle perfo- razioni, almeno un buona parte di esse ri- sulteranno produttive. Sul resto della Pianura Padana, non sappiamo molto, ma sappiamo che la sua struttura geologica è molto simile a quella della zona di Cortemaggiore è rac- chiude promesse che non andranno deluse. Ma più che all'avvenire, guardiamo con fiducia al presente. Il gas dei giacimenti del- lo Stato non è bloccato alla bocca dei pozzi, come insinua la propaganda. interessata, ma già affluisce in qrarede quantità alle industrie lombarde ed emiliane, alcune delle quali han- no rinunciato ormai ai combustibili di impor- tazione. Sono in via di realizzazione progetti per impiegare il gas nella produsione della energia elettrica e per raggiungere i consuma- tori anche molto lontani. Quanto al trasporto diretto, bisogna sapere che ai vecchi metano- dotti, si sono aggiunti, neqli ultimi mesi, una grande condotta che alimenta le industrie di Dalmine e del Bergamasco, mentre un'altra condotta di 25 centimetri di diametro ha raq-
,- 24 qiunto Milano, che alimenterà ben presto COh 1.200.000 metri cubi di gas al giorno. Pe1' ottenere lutti questi risultati, dal 1945, lo Stato non ha speso un centesimo, perché le ricerche si sono auiofinanziate. Ed intanto af- fluiscono nuovi mezz'i tecnici di ricerca e/di perforazione acquistati nel paese ed all'estero, che afireuerarma il momento in cui l'Italia po trà limitare [ortemente quella imqiortazione di carburanti e combustibili di cui ha bisogno sione, . . là nostra industria moderna in continua espan-
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