CONTRO L'ARREMBAGGIO AL PETROLIO E AL METANO

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“CONTRO L’ARREMBAGGIO
AL PETROLIO E AL METANO”
Discorso alla Camera dei Deputati, 26 ottobre 1949

                    “I tentativi che interessi petroliferi italiani
             sembra stiano facendo per ottenere il monopolio
             dello sfruttamento delle risorse petrolifere e gassifere
             italiane sono considerati in circoli autorevoli come
             pericolosi per le relazioni economiche fra Italia e
             Stati Uniti, in quanto potrebbero perfino influenzare
             negativamente il programma ERP … e mettere in
             pericolo l’intero accordo di cooperazione economica
             fra Italia e USA firmato il 28 giugno 1948”
                                     New York Times, 16 luglio 1949

                   “1.Coloro che oggi parlano di grandi ricchezze
             sulle quali lo Stato vuol mettere le mani sono gli
             stessi che le negarono all’epoca della scoperta di
             Cortemaggiore;
                   2. i privati sostengono che la ricerca è troppo
             aleatoria per lo Stato, e poi si mostrano desiderosi di
             parteciparvi;
                   3. le ricerche non renderebbero nulla allo Stato,
             ma i privati si dicono disposti a pagarvi sopra delle
             royalties;
                   4. affermano che lo Stato non ha i mezzi per
             finanziare le ricerche, e poi dicono che ha già speso
             trenta miliardi;
                   5. secondo loro, lo Stato non potrebbe
             procurarsi l’enorme attrezzatura necessaria alle
             ricerche, ma intanto lo accusano di rubare, con una
             sua grande azienda, tutto lo spazio ai privati;
                   6 si parla di lentezze burocratiche, mentre
             l’AGIP non riesce a far assorbire dal mercato tutto il
             metano che potrebbe produrre;
                   7. si dice che lo Stato mancherebbe di elasticità,
             ma poi si accusa l’AGIP di comprare le sonde in
             America”.
                                      Enrico Mattei, dichiarazione al
                                Corriere della sera, 9 novembre 1949

                                                                  29
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                 APVE
                 EXPLO·
                                                                    I   Federico Barnaba
                                                                          Buja (Udine)         N. /
                                                                                                      l   t.,
                                                                                                           f
                 1056
                                   ENRICO MATTEI'
                                       DEPUTATO   AL PARLAMENTO

                   CONTRO L'ARREMBAGGIO
                 AL METANO E AL PETROLIO

I                         TIPOGRAFIA   DELLA      CAMERA DEI      DEPUTATI

I.
I..•
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I
!    't;.,''i.
f      .~".
DISCORSO   PRONUNCIATO
IN SED~ DI DISCUSSIONE   SUL BILANCIO DEL
MINISTERO  DELL' INDUSTRIA   E COMMERCIO
ALLA CAMERA DEI DEPUTATI IL 26 OTTOBRE 19'49
"   Onorevoli   Colleghi!   .
     Se dovessi giudicare dalla prima impres-
sione, dovrei compiacermi del carattere fin
troppo austero del bilancio dell'Industria     e
Commercio.
     Invero è molto modesto l'ammontare com-
plessivo di spesa ordinaria e straordinaria di
1367 milioni, messa a disposizione di un 01'-
gani~mo che, in uno Stato moderno, è carico
di gravi compiti e responsabilità. In partico-
lare mi appare molto modesto il capitolo ri-
guardante l'industria e le miniere al quale
sono attribuiti soltanto 150 milioni, ivi com-
presi alcuni conti d'ordine.
     Questa cifra poi si riduce di molto, se si
tiene conto che essa è in gran parte destinata
al funzionamento di istituti benemeriti, come
le stazioni sperimentali e quegli uffici mine-
rari che provvedono, fra le altre cose, alla
compilazione     delle statistiche della produ-
zione.
     Altrettanto modesti sono gli stanziamenti
stabiliti per il riconoscimento del sottosuolo
e per la carta geologica d'Italia, per inco-
raggiare studi, iniziative e ricerche scienti-
fiche, per far funzionare laboratori ed' isti-
tuti e infine per acquistare materiale scien-
tifico e bibliografìco,
     La situazione che risulta da queste cifre,
potrebbe però far credere a qualcuno che lo
Stato si lim1ta,in materia di produzione in-
dustriale,ad     una sorveglianza n.qunnto+ge-
nerica, avente lo scopo fondamentale di di-
6

fendere gli interessi collettivi e di. coordinare,
al fine di eliminare gli intralci, le opera-
zioni, per così dire, di contorno della attività
economica.
    In realtà, la cosa è completamente diversa
e data tale diversità anche la spesa per l'in-
dustria non è quella che appare dal bilancio.
Lo stato italiano, lungi dal disinteressarsi,
interviene in modo profondo e diretto nella
attività produttiva. lo mi guardo bene dal
criticare questo indirizzo, perché essovè con-
forme alla tendenza moderna di assegnare
alla produzione non più fini soltanto econo-
mici, ma anche sociali, i quali solo a volte
collimano con quelli dei privati, mentre più
spesso sarebbero con essi in contrasto se lo
stato non se ne desse carico. Ma le nuove
finalità comportano degli oneri e questi oneri
in Italia sono particolarmente     ingenti, anche
se non sono scritti nel bilancio del Ministero
dell'Industria.
    Nel suo discorso al Senato, il Ministro
Lombardo ha detto che nel 1948 il F .LM. ha
sovvenzionato industrie      meccaniche private
per un importo di 29 miliardi di lire. A tale
cifra bisogna aggiungere i 40 miliardi asse-
gnati alle aziende del gruppo LR.L
     Mi limito a citare questi elementi perché
si addicono all'ordine di grandezza del co-
sto che la collettività deve addossarsi affinché
lo Stato possa assegnare' all 'industria fini so-
ciali accanto a quelli puramente economici.
Gli italiani si rendono bene conto della neces-
sità di continuare, sulla medesima strada; sia
pure con l'augurio che gli oneri abbiano a
diminuire.

    E tuttavia un coro di scomposte proteste è
stato sollevato appena si è prospettata l'even-
tualità che lo Stato assumesse in proprio la
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   ricerca e la coltivazione dei giacimenti di
   idrocarburi naturali della Valle Padana.
       Orbene, se c'è un'industria    a favore della
   quale militano le ragioni classiche del pub-
  blico interesse, è quella dei gas e del pe-
  trolio, perché si riferisce ad una fonte di'
   energia ancora potenziale, per la quale non
  ci sono impianti e spese da riscattare (come
  potrebbe essere per l'industria elettrica), che
  ha costi di produzione differenziati e che por-
  terà ad una profonda trasformazione di tùtta
  la nostra economia.
       Prima di entrare in dettagli di discussione,
  vorrei far presente alla Camera che cosa può
  significare il fatto che l'enorme energia rap-
, presentata dal metano diventi esclusivo pos-
  sesso di gruppi privati. Per il mcmento, si
  hanno, ragioni per ritenere che i giacimenti
  principali si trovino nella Valle Padana. Tali
  giacimenti, ricchissimi    di gas, contengono
  anche petrolio; ma per estrarre il petrolio
  senza disperdere il gas, è necessario preoccu-
  parsi dell'utilizzazione   del gas, il cui im-
  piego è altrettanto importante che quello del
  petrolio. Il gas naturale, che fornisce circa
  9500 calorie al metro cubo è un combustibile
  di alto valore tecnico e di facile uso che an-
  drà a sostituire gradualmente,       su un piano
  veramente economico, i combustibili di im-
  portazione, come il carbone e la nafta. Per-
  ciò, la sua produzione, distribuzione ed uti-
  lizzazione costituiscono il centro del proble-
  ma industriale.
       Se le miniere venissero esercita da im-
  prenditori privati, essi avreJ::bero interesse a
  creare una concentrazione       industriale  nella
  Pianura Padana con una specializzazione de-
  terminata essenzialmente      dalla convenienza
  di impiegare sul luogo, cioè senza spesa di
  trasporto ed in mia zona già industrializ-
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zata, le nuove fonti di energie. Se, invece,
lo Stato mantiene il controllo del gas, esso ha
la possibilità, prescindendo da pure conside-
razioni di tornaconto, di stabilire quali pro-
duzioni intende sviluppare e, con l'impiego
del gas per la produzione di energia elettrica,
può anche provvedere al suo trasporto a no-
tevole distanza.
    Con il gas della Pianura Padana, lo stato,
e soltanto lo stato, può proporsi di stimolare
quella industrializzazione     del Mezzogiorno
che è stata finora irragiungibile,    perché si è
sperato, a torto, che essa entrasse nei calcoli
di convenienza di imprenditori privati. Con
un'energia elettrica ottenuta dal gas, portata
a buon mercato in qualche centro dell'Italia
Meridionale,     molte possibilità   e problemi
nuovi possono essere dischiusi alla volonte-
rosa iniziativa del Mezzogiorno.
    lo sono additato' come uno dei protagoni- "
sti tra i fautori della gestione statale dei gia-
cimenti di idrocarburi.     Forse mi si fa un
onore eccessivo, quando da molte parti mi si
addita al pubblico disprezzo per questo mio
indirizzo, perché la bontà della mia tesi è
dimostrata dalle tesi stesse e dal comporta-
mento di coloro che discordano,
    In questi giorni, una società estera ha in-
cominciato una campagna           pubblicitaria a
pagamento nei quotidiani e nei settimanali;
in una vignetta si vedono cinque torri di son-
da, quattro delle quali attraversate da due
linee in croce. « Un pozzo su cinque! » dice
il titolo messo sopra il disegnino, e la dida-
scalia che -Io accompagna spiega: « Le ricer-
che di petrolio e metano finora eseguite in
tutto il mondo dimostrano che solamente un
pozzo su cinque è produttivo. Per tale motivo
anche nei Paesi ove il sottosuolo è molto più
ricco di idrocarhuri del nostro - dagli Stati
9

  Uniti al Venezuela, dal Canada al Perù
  lo stato si assicura un'entrata      senza rischi
  tassando i prodotti e lasciando che centinaia
  di società private eseguano le ricerche ».
      Insomma, poiché l'impresa delle ricerche
  è rischiosa, 1(1 preoccupazione di questa So-
  cietà estera è tanto grande che non solo si
  mostra disposta, pur di evitare i rischi allo
_ Stato italiano ad accollarseli lei, i rischi delle
  ricerche, ..ma arriva perfino a spendere al-
  cuni milioni di pubblicità per convincere
  tutti, anche i lettori dei settimanali di attua-
  lità, di quanto sia importante salvare lo Stato
  italiano da così grave rischio! Come non
  sentirsi commossi da tanto disinteresse?
       Si aggiunge e si sostiene che l'attività mi-
  neraria, oltre che rischiosa è anche troppo
  cara, troppo di lunga lena, perché lo Stato
  ci si possa incamminare sacrifìcandovi sforzi
  e denaro. Ma nello stesso tempo 400 domande,
  ceme ha detto il Ministro Lombardo, sono
  state avanzate per la ricerca di idrocarburi
  in Italia. Vale adire ci sono almeno 400 ditte
  che vorrebbero rovinarsi in tale attività per
  risparmiare lo Stato italiano!
       Si dice pure che l'attività mineraria è
  troppo difficile perché lo Stato la possa in-
  traprendere in luogo dei privati, quasi che
  allo Stato italiano fosse impossibile organiz-
  zare enti economici efficienti ed assicurarsi
  tecnici di valore, come è stato fatto in molti
  Paesi con risultati altrettanto favorevoli quan-
  to da noi. E si finge di dimenticare che tutti
  i giacimenti di gas di grande importanza e
  l'unico giacimento di petrolio su scala indu-
  striale che sono stati fino ad oggi rinvenuti,
  appartengono alla gestione delle ricercheese-
  guite dall'A.G.LP. per conto dello Stato.
       :È una semplice constatazione difatto che,
  di fronte a questi risultati, quelli conseguiti
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 dai ricercatori che- più vantano Il mezzo di
 vignette stampate le loro benemerenze, si ri-
 ducono a cose di portata ben lieve.
     Con ciò non voglio assolutamente affer-
 mare la loro incapacità o irnpreparazione,
 ma mi limito soltanto a rilevare che, per
 quanto in possesso di mezzi finanziari note-
 voli, con macchinari      moderni ed efficienti,
 avendo a disposizione personale tecnico di
 esperienza mondiale, in 44 anni di ricerche
 questa grande impresa non è giunta a nessun
 ritrovamento la cui importanza sia, neppur
 lontanamente,     paragonabile   a quelli della
 Azienda dello stato.
      Sono occorsi molti anni di pazienti inda-
 gini prima che apparisse chiara la necessità
 di concentrare gli sforzi nella pianura, anti-
 stante l'Appennino Iornbardo-emiliano.     Tali
 sforzi erano stati lungamente infruttuosi e
 solo nella seconda metà del i9·i5 fu valcriz-
 zato il giacimento di Caviaga. Da allora,
 molto cammino è stato percorso, nuovi e più
 estesi giacimenti     sono stati messi' in luce
 dall'A.G.LP. e non è di certo azzardato usee-
 l'ire che oggi la fase più rischiosa è stata
_superata ed ormai,' comè bene ha affermato
 l'Onorevole Relatore, I'aleadellìmpresa    è in-
 dubbiamente molto limitata per la Pianura
 Padana (i).

   - (1) L'Onorevole Ingegnere Francesco Chieffi,
Presidente del Consiglio superiore delle miniere
e relatore del bilancio del Ministero dell' Industria
e Commercio, sulla: questione delle ricerche petro-
lifere così conclude:
     « Da molte parti viene affermato che lo sfrut-
« tamento    degli ìdrocarburì, liquidi e gassosi de-
« termina per il produttore     una quasi rendita e
((che lo Stato, disponendo della proprietà del
«sottosuolo, ha il dovere di intervenire per evi-
11

    Una valutazione, veramente molto pru-
dente, fa ascendere la riserva complessiva. di
gas dai soli quattro giacimenti attualmente
in fase di coltivazione e di sfruttamento da
parte della Azienda dello Stato, a circa 66
miliardi di metri cubi e quello estraibile- a
circa 29 miliardi di metri cubi corrispondenti
ad una erogazione per venti anni di 4 milioni
di metri cubi al giorno. Per dare un'idea del
valore di questa cifra si tenga presente che
4 milioni di metri cubi al giorno corrispon-
dono, come potere calorifico a circa 6 mila

«  tare il costituirsi di posizioni di privilegio con
«  grave danno dell'economia pubblica.
      « La vostra        Commissione condivide il parere
« che lo Stato non possa sottrarsi                al dovere di
« avocare a sé tutto           o gran parte dei guadagno
«derivante        dall'estrazione     del metano e del pe-
• trolio, né può consentìre laTormazicne                  di ren-
e dite di posizione         a favore di alcuni produttori
« rispetto ad altri coltivatori marginali: ma esprime
« la preoccupazione           che attraverso        la gestione
« dello Stato, sia diretta           che indiretta,      possano
«venire a mancare i mezzi finanziari occorrenti
«all'attività       di questo settore estrattivo.
      « L'alea     dell'impresa    è indubbiamente          molto
«limitata per la Pianura Padana ed i giacimenti
« rinvenuti       consentono già produzioni e guada-
« gni così elevati da limitare gli stanziamenti               che
« lo Stato       deve necessariamente          fare per esplo-
« rare la superficie di oltre 4300 chilometri                qua-
« drati che interessa          la ricerca dei gas naturali.
«Però sembra doveroso alla vostra Commissione
« sottolineare       che la valorizzazione del sottosuolo
« costituisce un interesse vitale per l'economia del
« nostro Paese, e che occorre procedere spedita-
« mente       all'esame dei provvedimenti              finanziari
« che si rendono indispensabili              all'attuazione     di
 « un programma           di ricerca, coltivazione e distri-
 « buzionè      degli idrocarburi        adeguato all'impor-
 « tanza dei risultati        che si debbono conseguire i,.
12
tonnellate       di carbone,     cioè al carico di un
 piroscafo
13
      Ho parlato finora del metano. Mail gas del
 giacimento di Cortemaggiore contiene anche
un'alta percentuale di gasolinae        di gas li-
quefacibili. Separando tali componenti è da
 attendere una produzione di idrocarburi di
 alto valore, di cui tanti esperti improvvisati
 non tengono conto e che invece si può valutare
 a circa un quinto dell'attuale consumo di ben-
 zma in Italia.
     Occorre aggiungere a tutto questo la pro-
 duzione di petrolio greggio, che, per quanta
non sia ancora esattamente- valutabile, si ag-
 girasu     un ordine di grandezza certamente
 maggiore di quello della gasolina e dei gas
 liquefacibili.
     Le strutture geologiche promettenti, indi-
viduate: fino a questo momento dall'Azienda
dello Stato nella sola regione Lombardo-Emi-
Iiana; corrispondente al primo sesto esplora-
to della Pianura Padana (chilometri quadra-
ti 6400) non sono solo queste, ma sono di-
ciotto .•
     lo non mi sofferrno a riferire le valutazio-
ni 'dei tecnici sulle possibilità produttive di
queste strutture per non alimentare inutili di-
spute. Dopo che l'A.G.LP. ha eseguito perfo-
razioni su quattro strutture soltanto, trovan-
dole tutte produttive, mi pare ragionevole cre-
dere che le rimanenti risulteranno, almeno in
buona parte, positive, data la loro strettaaf-
finità geologica.
     Per il restante territorio della pianura pa-
duno-veneta, cioè per un 'area di oltre 30.000
chilometri quadrati, sono ugualmente valide
le ipotesi geologiche che hanno portato alla
scoperta delle 18 strutture, nel primo sesto
della Valle Padana.
     Il riconoscimento del sottosuolo e la carta
geologica di tutta là. Valle Padana potranno
essere portati a termine dallo stato entro due-
14
tre anni. Data la conformazione del sotto-
suolo, è anche qui ragionevole prevedere che
nuove ed interessanti strutture saranno messe
in luce.
      In attesa delle sperate conferme, aspettia-
mo che i concorrenti si mettano d'accordo con
sé stessi, e stabiliscano se nel mondo un pozzo
 su cinque risulta produttivo, come dice la
loro propaganda sui nostri giornali, oppure
se è produttivo un pozzo su due, come la loro
stessa propaganda scrive nei giornali del Sud-
America. Nelle quattro strutture finora esplo-:
rate dall' Azienda dello stato, i pozzi fatti sono
quaranta, e quelli produttivi si trovano nella
proporzione di otto su nove. Ma non sono que-
sti particolari sui quali meriti soffermarsi. Né
si tratta qui di discutere in astratto, in linea
di principio, se lo Stato sappia o non sappia
fare l'industriale,    se debba o non debba im-      (
piegare denaro in attività da taluni conside-
rate ad esso estranee, ma semplicemente di
giudicare se le ricerche petrolifere per conto
dello Stato sono state gestite bene e se dell'at-
tività passata si possano o non si possano fare
confortanti previsioni sulla sua continuazio-
 ne e sui suoi sviluppi. Se è vero o non è vero
che mercé l'opera dei tecnici ricercatori per
 conto dello Stato, siano stati per la prima vol-
ta riconosciuti imponenti quantitativi di idro-
 carburi che, per il prossimo ventennio, po-
tranno influire profondamente sull'attività in-
dustriale del nostro paese. Se è vero o non è
vero che' .anche . oggi, benché le risorse sco-
 perte dall'Azienda dello Stato siano ancora
 all'inizio ed in gran parte allo stadio poteri-
,ziale, quasi il 60 per cento del metano utiliz-
 zato in Italia provenga dai giacimenti gestiti
 dallo Stato, mentre la percentuale sale all'85
 per cento se 'non si considerano i benemeriti
 produttori artigiani del Polesine.
Ho assunto le mie responsabilità nel 1945,
    quando la sfiducia generale nelle possibilità
    petrolifere nazionali aveva persuaso gli Orga-
    ni pubblici sull'opportunità    di interrompere
    le ricerche abbandonando i capitali già spesi
    e liquidando cantieri e macchinari.          Come
    Commissario straordinario      dell'A.G.LF.,   or-
    dinai la prosecuzione delle. perforazioni ed
    ebbi la soddisfazione di realizzare le splen-
    dide possibilità produttive di quel campo ga-
    sifero di Caviaga, che fu il primo della for-
    tunata serie di ritrovamentì importanti ·nella
    Valle Padana.
        Ho assunto le mie responsabilità nel gru-
    gno di quest'anno, denunciando la reale entità
    dei ritrovamenti di Cortemaggiore. Solo così
    facendo era possibile, porre la pubblica opi.
    nione di fronte ad un problema di tanta iru-
    portanza. Mi prendo oggi la stessa responsa-
                  o

    bilità, esponendo alla Camera il quadro delle
    brillanti prospettive del sottosuolo della Vn! le
    Padana. Spetta ora al Governo di prendere le
    sue decisioni sulla questione del petrolio,
    giunta ormai - anche per le polemiche che ha
    suscitato - ad una piena maturità nel Paese.
        Ricordo che dal 1945 la gestione delle Ri-
    cerche per conto dello stato si è autofìnanzia-
    ta e che, quindi, lo Stato non ha speso un cen-
o   tesimo.
        Ormai l'opinione pubblica reclama a gran
    voce che la nuova cospicua ricchezza scoperta
    nel nostro sottosuolo sia messa completamente
    e rapidamente in valore. Per accelerare i tem-
    pi occorrev-e lo ha detto l'Onorevole collega
    Relatore, mettere al più presto a disposizione i
    mezzi finanziari necessari per un rapido e va-
    sto sviluppo della coltivazione dei giacimenti,
16
 la quale dovrà estendersi su tutte le zone pIU
 interessanti, per evitare ogni forma di paras-
.sitismo. Bisogna che lo Stato si investa di que-
 sta opportunità e di questa pubblica aspettati-
 va, e affronti in pieno il grosso problema del
 potenziamento dei suoi cantieri.
     Così facendo, in brevissimo giro di tempo,
 non solo le somme spese l'i-entreranno, ma: si
 manifesterà un utile il cui ordine di gran-
 dezza è veramente rilevante, mentre i nuovi
 prodotti affluiranno in modo benefico e sen-
 sibile sul mercato.
     Con l'attuazione di tutto questo, non si vuo-
 le né mortificare né impedire I'inìziativa pri-
 vata e - del resto ~ l'Italia non è tanto pic-
 cola da non offrire terreno per altre feconde
 ed utili iniziative minerarie, oltre a quelle
 tanto promettenti della Pianura Padana, Il
 sottosuolo della Pianura Padana deve rimane-
 re allo Stato perché solo allo stato va il merito
 di avere individuato,       attraverso una sua
 azienda questa enorme ricchezza, patrimonio
 di tutta la Nazione.

    Un tecnico americano, visitando .i lahora-
tori, i cantieri ed i campi dell'Azienda dello·
Stato nella Pianura Padana, così incoraggiava
gli ingegneri italiani che lo accompagnavano:
 « Avete già la bestia per la coda, tirate e la
prenderete ».
     Con più meditate parole, nel suo discorso
al Senato, il ministro Lombardo affermava che
i ritrovamenti di Cortemaggiore, nei riguar-di
della nostra situazione relativa al fabbisogno
di combustibili e di energia, pongono l'Italia
su una base dalla quale si profila un concreto
avviamento alla graduale risoluzione dique-
sto grande problema.
17
    . Dai dati e dalle notizie che ho fornito ri-
sulta ben chiara sotto tutti gli aspetti, l'im-
portanza dello sfruttamento minerario degli
idrocarburi in corso nel nostro Paese.
      Coloro che giudicheranno      serenamente,
senza lasciarsi influenzare dalle propagande
interessate stimeranno se convenga interrom-
pere l' im presa e passar la ad avide mani, le
quali sanno bene che oggi c'è poco da ri-
schiaree      molto da raccogliere, accettando
l'eredità che reclamano il gran voce dallo
Stato.
-
             PETROLIO E METANO
             NELLA VALLE PADANA
     (Conversazione   radio trasmessa il 4-7 novembre 1949)

~-

l-

L
Una sotterranea ricchezza,       insospettata
fino a quattro areni addietro e che determine-
rà, a non lunga scadenza, una vera e propria
trasjormazione     dell' economia nazionale , è
stata messa in luce nella Pianura Padana. Il
metano e il petrolio, che zampillano dalle pà-
[orazioni eseguite dall'A.G.I.P., hanno eccita-
to l'interesse pubblico e, come avveniva per i
giacimenti d'oro, [rotte di speculatori si aoan-
zano xompaite, per reclamare una partecipa-
zione allo sfruttamento della nuova ricchezza.
    In questi giorni una Società petrolifera ha
incominciato una campagna pubblicitaria a
pagamento con una oiqnetta in cui si vedono
cinque torri per la perforazione dei pozzi di
petrolio. Quattro toni sono cancellate con una
croce, e una dicitura spiega che secondo una
 esperienza internazianaie Òsolo un pozzo su
cinque risulta produttivo. La pubblicità ag-
giunge che lo Stato potrebbe assicurarsi una
entrata senza rischi, tassando i prodotti e la-
sciando ai privati I'alea della ricerca.
    Insomma, poiché l'impresa delle ricerche
è rischiosa, la preoccupazione di questa So-
cietà estera è tanto grande che, non solo si mo-
stra 'disposta pur di evitare i rischi allo Stato
italiano; ad accouarseti lei, i rischi delle ri-
cerche, ma arriva perfino a spendere alcuni
milioni di pubblicità per conoincere tutti, an-
che i' l'ettari dei settimanali di attualità, di
quaruo sia importante salvare lo Stato italiano
da così grave rischio.
22
      Si domanderà perché mai Z 'Pretendenti
 alle ricerche minerarie si rivolgano allo Sta-
  to. Bisogna sapere che, in Italia, lo Stato è
 proprietario, per legge, dei prodotti del sot-
 tosuolo e potrebbe, se vuole, compiere un atto
 di liberalità offrendoli a chi glie li chiede.
 Ma sarebbe assurdo, ormai che i rischi della
 ricerca sono giunti a termine e si tratta sol-
 tanto di raccogliere un frutto maturo, che lo
 Stato cedesse al coro degli interessi privati e
 che regalasse loro i profitti della coltivazione
 mineraria, rinunciando -ai risultati faticosa-
 mente raggiunti con l'impiego del danaro pub-
  blico.
      La discussione che si agita su tutti i 'gior-
 nali è eccessivamente schematica. Infatti, non
 si tratta di stabilire se lo Stato debba esercita-
 re l'industria estrattiva degli idrocarburi in
 condizioni di monopolio o lasciarla alla libera
 iniziativa, ma si tratta semplicemente di af-
 fermare l'equo principio che lo Stato deve ri-
 servarsi i giacimenti da lui scoperti e quindi
 la Pianura Padana,
      Ciò non significa affatto impedire o morti-
-ficare   l'iniziativa privata alla quale' rimane
 aperto tutto il resto deua Penisola. Ma chi
  vuole impegnarsi nella ricerca del petrolio
 deve sapere in partenza che spetta a lui di
 conquistare con i .propri mezzi la ricchezza
 del sottosuolo ancora inesplorato.
      Diamo uno sguardo ai risultati finora con-
 seguiti dall'A.G.I.P. nelle ricerche e coltiva-
 zioni compiute per conto dello Stato.
      Le perforazi:oni sono ormai avanzate su
 quattro campi petroliieri, Valutando in modo
 molto prudente le riserve che. essi racchiu-
 dono, si prevede la possibilità di erogare, per
 la durata di almeno venti anni, 4 milioni di
 metri cubi di metano al qiorno, che corrispon-
 dono, come potere calorifero, ad un piroscafo
23
di carbone al giorno, vale a dire a circa un
quinto dell'attuale [abbisoqno di carbone.
    A Cortemaggiore, però, il metano esce ac-
compagnato da forti dosi di gas liquefacibili
e di gasolina (che è benzina). Di ciò molti
esperti improvvisati non tengono conto, men-
tre invece il quantitativo si aggirerà su circa
un quinto del fabbisogno nazionale di benzi-
na. Da aggiungere a tutto questo il petrolio
grezzo, la cui produzione sarà certamente di
un ordine di grandezza ben maggiore di quel-
lo della gasolina e dei gas liquejacibili,
    M a oltre ai quattro giacimenti finora per-
forati dall'A.G.I.P., sono stati individuati, in
un territorio che si limita ad Un sesto della
Pianura Padana, altre quattordici presumibili
zone petrolifere. Non è eccessivo ottimismo
confidare che quando si procederà alle perfo-
razioni, almeno un buona parte di esse ri-
sulteranno produttive. Sul resto della Pianura
Padana, non sappiamo molto, ma sappiamo
che la sua struttura geologica è molto simile
a quella della zona di Cortemaggiore è rac-
chiude promesse che non andranno deluse.
    Ma più che all'avvenire, guardiamo con
fiducia al presente. Il gas dei giacimenti del-
lo Stato non è bloccato alla bocca dei pozzi,
come insinua la propaganda. interessata, ma
già affluisce in qrarede quantità alle industrie
lombarde ed emiliane, alcune delle quali han-
no rinunciato ormai ai combustibili di impor-
tazione. Sono in via di realizzazione progetti
per impiegare il gas nella produsione della
energia elettrica e per raggiungere i consuma-
tori anche molto lontani. Quanto al trasporto
diretto, bisogna sapere che ai vecchi metano-
dotti, si sono aggiunti, neqli ultimi mesi, una
grande condotta che alimenta le industrie di
Dalmine e del Bergamasco, mentre un'altra
condotta di 25 centimetri di diametro ha raq-
,-

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qiunto Milano, che alimenterà ben presto COh
1.200.000 metri cubi di gas al giorno.
    Pe1' ottenere lutti questi risultati, dal 1945,
lo Stato non ha speso un centesimo, perché le
ricerche si sono auiofinanziate. Ed intanto af-
fluiscono nuovi mezz'i tecnici di ricerca e/di
perforazione acquistati nel paese ed all'estero,
che afireuerarma il momento in cui l'Italia po
 trà limitare [ortemente quella imqiortazione
di carburanti e combustibili di cui ha bisogno

sione,
                           .           .
là nostra industria moderna in continua espan-
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