IL PAESE EREMITA - Andrea Cattaneo

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IL PAESE EREMITA - Andrea Cattaneo
IL PAESE EREMITA
L’ARTE NELLA COREA DEL NORD E LA COREA DEL NORD ATTRAVERSO L’ARTE

                  La prima grande mostra in Occidente
        di opere della Repubblica Popolare Democratica di Corea

                                   a cura di
                            Pier Luigi Tazzi

                              un progetto di
                     Pier Luigi ed Eugenio Cecioni
                    Associazione culturale studi nordcoreani

                            in collaborazione con

                        Mansudae Art Studio
                              Pyongyang, DPRK

                             Andrea Cattaneo
                                Genova/Londra

                   Pa l a zzo C at tane o Ad or n o
                           via Garibaldi, 10 - Genova

                      dal 19 maggio al 17 giugno 2007
IL PAESE EREMITA - Andrea Cattaneo
Il paese eremita

QUALE FUTURO PER LA COREA DEL NORD?
di Maurizio Riotto

La Repubblica Popolare Democratica di Corea (DPRK), più comunemente conosciuta come Corea del Nord, ha
un’estensione di circa 122.000 km² e una popolazione di quasi ventitre milioni di abitanti. Con capitale P’yŏng’yang
(circa due milioni di abitanti), occupa la parte settentrionale della penisola coreana, confinando a nord con la Repubblica
Popolare Cinese e, per un breve tratto, con la Russia. A sud, una triste frontiera la separa dalla Corea del Sud. La
nazione venne costituita il 9 settembre del 1948 dopo che meno di un mese prima, il 15 agosto, nella parte meridionale
della penisola era stata proclamata la Repubblica di Corea (ROK) con capitale Seoul.
Due anni dopo la drammatica divisione così sancita, la penisola coreana dovette confrontarsi con quello che può essere
considerato l’evento più tragico della sua pur infelice storia: una catastrofica guerra civile (1950-1953) che peraltro non
riuscì a mutare l’assetto politico finendo col ribadire, anzi, lo status quo precedente lo scoppio delle ostilità. Oggi, se
si esclude Cipro (ma in questo caso si tratta di due etnie diverse), la Corea è l’unico paese del mondo a rimanere ancora
diviso.
La Corea del Nord si è da allora più che mai ritrovata dalla parte “sbagliata” ed è diventata facile bersaglio per un nugolo
di commentatori, politologi, giornalisti, tutti (o quasi) completamente ignoranti in fatto di storia e cultura coreana.
Non è certo questa la sede più adatta per disquisire intorno ai torti e alle ragioni, ai trattati mai rispettati, ai motivi che
hanno portato all’esistenza stessa del sistema politico nordcoreano, alle responsabilità dei coreani e degli stranieri, alle
strategie internazionali che troppo spesso hanno coscientemente lavorato non in favore ma a danno della situazione
nella penisola coreana. Quel che è certo è che oggi la Corea del Nord è un paese assediato, della cui sopravvivenza o
estinzione si discute sui tavoli della diplomazia internazionale ai quali spesso i nordcoreani non si siedono neppure.
Oggi una parte della Corea è tornata ad essere il “Paese eremita” del tardo XIX secolo. Meno di un secolo e mezzo fa
l’apertura (forzata) della Corea all’estero fu devastante: al saccheggio delle risorse del Paese da parte delle varie potenze
seguì la spietata colonizzazione giapponese (1910-1945) e poi ancora la divisione e la guerra civile. I nordcoreani te-
mono il ripetersi della storia: i loro tentativi di contrastare militarmente lo strapotere occidentale sono drammatici e
patetici insieme, mentre il popolo cerca di resistere ad ogni avversità nella convinzione di difendere una cultura e
un’identità troppo spesso calpestate. Resistere orgogliosamente lì dove molti altri si piegano, a dispetto di ogni pres-
sione: è anche questo che dà paradossalmente forza al sistema nordcoreano, anche se nessun osservatore sembra sia
in grado di notarlo e capirlo.
Eppure i coreani del nord sono pur sempre coreani: un popolo fiero e al contempo mite, che giustamente si vanta di
non aver mai compiuto una guerra d’aggressione in tutta la propria storia. Un paese dove già mille anni fa si accedeva
alle cariche pubbliche per concorso, un popolo che ha coltivato gli studi e la cultura e li ha posti sopra ogni altra cosa
(e per questo ha inventato la stampa con caratteri mobili di metallo, due secoli prima di Gutenberg), un popolo capace
di bandire ogni teocrazia e di affidare lo stato a un pragmatico laicismo per centinaia di anni, salvo poi venerare i
“Grandi Antenati”, ossia i fondatori di una dinastia o comunque di un nuovo ordine morale e civile: proprio quello che
è accaduto in Corea del Nord.
Paese dalla natura incredibilmente bella, la Corea. Chi la definisce “Svizzera d’Oriente” non dice certo uno sproposito.
Proprio in Corea del Nord si trovano le montagne più famose: si tratta del massiccio del Kŭmgang, i Monti dei diamanti,
dei quali si dice che non possano essere dimenticati neppure in sogno. Ad essi, da secoli, si ispira un intero filone pit-
torico. Ma la Corea del Nord trasuda anche storia: a P’yŏng’yang si fermò Tan’gun, il mitico fondatore della nazione
coreana, i dolmen testimoniano una fiorente civiltà protostorica, le meravigliose tombe affrescate datate fra il IV e il
VII secolo parlano della grandezza dell’antico regno coreano di Koguryŏ, i cui confini superavano abbondantemente
a nord il corso del fiume Yalu addentrandosi profondamente nell’attuale Manciuria. E avvicinandosi all’era moderna
non si può tacere del contributo dato all’arte e alla letteratura nazionale dalla parte nord del Paese: “nordcoreana”, fra
gli altri, sarebbe stata la splendida Hwang Chini (prima metà del XVI secolo), la più grande poetessa coreana d’ogni
tempo, la perla di Kaesŏng, l’antica capitale del regno di Koryŏ (918-1392).
In conclusione: che sarà della Corea del Nord? Da coreanista, mi auguro solo che a decidere siano i coreani e che il
popolo coreano possa tornare prima di tutto libero e unito come nei suoi giorni migliori. A quel punto, il colore della
sua bandiera sarà un dettaglio del quale ogni osservatore straniero dovrà semplicemente prendere atto e basta.
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Il paese eremita

La mostra

                          Hwang Hak, Stazione in tempo di guerra. Korean painting, cm 82 x 205

Per la prima volta in Occidente, la mostra propone un’ampia rassegna della produzione pittorica e gra-
fica contemporanea della Corea del Nord nelle sue molteplici forme, alcune delle quali del tutto origi-
nali. Le opere provengono dal Mansudae Art Studio di Pyongyang, il principale centro di produzione
d’arte del paese.
Il Paese eremita costituisce un progetto che si sviluppa su più mostre di cui questa di Genova è la prima.
Mostre successive, affiancate da iniziative diverse a seconda della sede, si terranno a Roma e a Milano.
Il progetto è maturato nel 2005 dai colloqui tenutisi in Corea del Nord fra Pier Luigi Cecioni, presidente
dell’Associazione culturale studi nordcoreani di Firenze, e Pak Hyo Song, responsabile del dipartimento
esteri del Mansudae Art Studio e rinomato pittore. L’accordo è stato firmato a Pyongyang nel gennaio
2006, ben prima degli esperimenti missilistici e ato-
mici nordcoreani che tanto clamore hanno suscitato,
e ha esclusive finalità culturali. L’arte tuttavia è da
sempre un grande veicolo di comprensione e di co-
municazione: con il suo linguaggio universale può
chiarire e stimolare, può avvicinare, far capire e ac-
cettare le differenze. Può contribuire ad aprire
strade, anche al di fuori della sua specificità. Questa
mostra, oltre a presentare una vastissima e inedita
produzione di grande interesse formale, può quindi
offrire l’opportunità di attenuare ulteriormente,
dopo le recentissime aperture fatte dal paese in re-
lazione al suo programma nucleare, il pericoloso
isolamento del popolo nordcoreano. A tale scopo
sarà affiancata e integrata da iniziative che inten-
dono favorire il dialogo promuovendo la cono-
scenza della cultura e della complessiva situazione
nordcoreana .
Questa mostra potrebbe contribuire a ridare all’Ita-
lia il ruolo preminente che aveva nelle relazioni con
la Corea del Nord, dopo essere stata, nel 2000, la
prima nazione occidentale a instaurare con quel               Won Sye Bong, Tigre. Jewel painting, cm110 x 90
paese rapporti diplomatici.
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Le opere
La mostra di Genova presenta oltre 150 opere realizzate negli ultimi vent’anni: oli, dipinti su carta
(Korean paintings), acrilici, acquarelli, xilografie, disegni, jewel paintings (pittura con minerali pol-
verizzati, per questo detta anche powder painting), originali per poster e ricami.
Le opere, anche di grandi dimensioni, sono tutti figurative – in Corea del Nord non esiste arte astratta
o concettuale – e i soggetti sono paesaggi, ritratti, temi politico/sociali, propaganda (soprattutto nei
poster), rappresentazioni della vita quotidiana, animali, fiori e piante, temi tradizionali. Una curiosità
è la serie di dipinti dedicata alla partita Corea del Nord-Italia dei campionati del mondo di calcio del
1966 nella quale l’Italia venne sorprendentemente sconfitta.
In tal modo la mostra fornisce un’esauriente rassegna dell’attuale produzione pittorica della Corea del
Nord e consente di avvicinare per la prima volta qui in Occidente artisti molto apprezzati nel loro
paese, assai più vicini di quanto non facciano supporre le distanze formali, politiche e geografiche.

     Kim Chol, Una buona pesca.                 Ri Gyong Ok, Fiore di Kim Il Sung e        Pak Gum Song,
        Xilografia, cm 38 x 26                         fiore di Kim Jong Il.          Accanto a un campo dorato.
                                                      Ricamo, cm 103 x 71                 Grafite, cm 60 x 44

                       Kim Hung Il, I nostri successori.                                Kim Ryong, Cascata.
                           Acquarello, cm 46 x 74                                         Olio, cm 91 x 64
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Il Mansudae Art Studio

Tutti i lavori esposti sono opera di artisti del Man-
suadae Art Studio. Fondato nel 1959, con i suoi circa
4000 addetti, di cui circa 1000 artisti, il Mansudae
Art Studio è di gran lunga il più importante centro di
produzione artistica della Corea del Nord e uno dei
più grandi al mondo. Non si tratta di un’accademia
o di una scuola: la grandissima maggioranza di chi
vi opera è laureata all’università di Pyongyang (in-
cidentalmente, per i nordcoreani la scuola dell’ob-
bligo è rigorosamente fino a 17 anni e il loro tasso di
alfabetizzazione è superiore a quello italiano).
Per sottolineare il livello del Mansudae Art Studio,
in tutto il paese ci sono circa 200 Merit Artists e 50-
60 People’s Artists, i due riconoscimenti che ven-
gono assegnati agli artisti che si sono distinti; di
questi, rispettivamente, circa 100 e circa 30 fanno
parte del Mansudae Art Studio.
Il centro è suddiviso in una decina di dipartimenti fra cui Korean painting (la pittura a inchiostro su
carta), pittura a olio, scultura, mosaico, stampe e poster, murali, ceramica, jewel painting, design e arti
applicate. Il dipartimento più importante è quello di Korean painting, con circa 150 artisti. La produzione
del Mansudae Art Studio va dai ricami ai quadri alle ceramiche alle grandi statue in bronzo, come quella
alta 20 metri di Kim Il Sung, il padre della patria, che sovrasta Pyongyang. Dal centro sono usciti anche
gli spettacolari mosaici delle stazioni della metropolitana di Pyongyang, la stele della Juche, che rap-
presenta la filosofia nazionale del paese e, con i suoi 170 metri, è la più alta torre in pietra al mondo, e
per rimanere alle opere più imponenti, il dipinto commemorativo di Kim Il Sung L’anno delle lacrime
amare, realizzato nel 1994 nel secondo anniversario della morte e lungo 82 metri.
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Il curatore

Il curatore della mostra è Pier Luigi Tazzi, uno dei massimi critici italiani.
Tazzi ha una conoscenza specifica di arte orientale, approfondita quando è stato curatore di Happiness,
A Survival Guide for Art and Life, la mostra che nell’ottobre del 2003 ha inaugurato il Mori Art Museum
di Tokyo. In occasione di questo progetto, iniziato nel giugno del 2001 e conclusosi nel febbraio del
2004, ha viaggiato estensivamente in Asia Orientale per ricerche sulla produzione artistica e sulla cul-
tura della regione. Le seguenti sono alcune fra le moltissime esperienze di Pier Luigi Tazzi:

Membro del gruppo teatrale Il Carrozzone, poi Magazzini criminali (1976/1981)
Docente di Decorazione, poi Strumenti e tecniche della comunicazione visiva, alla facoltà di Architettura
dell’Università di Firenze, (1976/1987)
Ideatore e organizzatore dei convegni CRITICA, Montecatini Terme (1978/1984)
Ideatore, fondatore e segretario scientifico del CID/Arti Visive, Prato (1983/1988)
Redattore e corrispondente delle riviste d’arte Artforum (New York), Wolkenkratzer (Frankfurt a. M.)
e Museumjournaal (Amsterdam) (1984/1992)
Curatore alla XLII Biennale di Venezia (1988)
Condirettore di Documenta IX, Kassel (1989/92)
Membro del consiglio direttivo della Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (1990/91)
Professore ospite alla GHK University, Kassel (1992/93)
Guest Curator al Moderna Museet, Stoccolma (1997/98)
Presidente della Fondazione Lanfranco Baldi onlus, Pelago (FI) (dal 1998)
Curatore di Spread in Prato (dal 2001)
Guest Curator al Mori Art Museum di Tokyo (2002/2004)
Curatore della residenza per artisti Boundary Lines, Thessaloniki (dal 2006)
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I promotori
Pier Luigi Cecioni, editore, è stato direttore di svariate testate in campi disparati, autore di libri e di nu-
merosissimi articoli. Come presidente dell’orchestra classica Florence Symphonietta ha partecipato al Fe-
stival dell’Amicizia di Primavera tenuto a Pyongyang nell’aprile 2005. Membro del consiglio direttivo di
numerose associazioni, attivo in campo artistico soprattutto come curatore ed editore di libri e cataloghi,
consulente economico/finanziario, in particolare nei rapporti fra Italia e Stati Uniti dove ha studiato e vis-
suto per anni e che frequenta regolarmente, è stato il primo ideatore della mostra insieme a Pak Hyo Song
del Mansudae Art Studio.

Pak Hyo Song, responsabile del dipartimento esteri del Mansudae Art Studio di Pyongyang, è abile or-
ganizzatore e rinomato pittore, autore di molti dipinti ufficiali, alcuni di grandissime dimensioni. Ha ope-
rato anche a Malta, in Namibia ed è frequentemente a Pechino. E’ stato l’ideatore della mostra da parte
coreana.

Andrea Cattaneo, dopo una prima esperienza lavorativa a Tokio al termine della quale, a metà degli
anni Ottanta, ha collaborato con il comune di Genova per la mostra sulle arti figurative giapponesi, ha
intrapreso una carriera bancaria a Londra specializzandosi in prestiti ai governi dei paesi dell’aerea so-
cialista. In quell’ambito ha curato il primo prestito mai fatto al Vietnam dopo la fine dell’omonima
guerra. Quell’attività lo ha portato a visitare anche la Corea del Nord. Abbandonata la finanza, è diven-
tato imprenditore in ambito internazionale continuando a visitare e a mantenere rapporti con quei paesi.
Abita fra Londra e Genova.

Eugenio Cecioni, docente all’Accademia di Belle Arti dal 1982, attualmente presso quella di Firenze,
dopo essere stato per 14 anni all’Accademia di Brera di Milano. Dal 2000 è direttore del Gabinetto dei
Disegni e delle Stampe e del centro espositivo “Villa Pacchiani” del comune di Santa Croce sull’Arno
(Pi); ha inoltre ideato e dirige il premio nazionale biennale Santa Croce Grafica giunto alla terza edi-
zione e il premio internazionale biennale Ex libris piccola grafica. Tra le decine di mostre da lui pro-
gettate e in gran parte curate per il centro che dirige:
Suoni della Terra, in collaborazione con il Museo nazionale di Antropologia e Etnologia di Firenze,
febbraio 2001; L’isola delle figure, antologica di Roberto Innocenti, settembre 2001; Oltre il passo,
opere di Marco Bagnoli, catalogo realizzato in collaborazione con il Castello di Rivoli di Torino,
maggio 2002; La maschere nell’antichità, in collaborazione con il Centro maschere e strutture ge-
stuali di Padova, marzo 2003; Novecento un secolo di grafica e di cultura, in collaborazione con la
Fondazione Spadolini – Nuova antologia di Firenze, novembre 2003; Maschere e gioielli dei Dogon,
giugno 2004; Remo Salvadori, opere di Remo Salvadori, ottobre 2004; Dino Battaglia, mostra anto-
logica, maggio 2005; Carlo Cantini, foto di Carlo Cantini, febbraio 2006.
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Comitato scientifico
Maurizio Riotto è il massimo esperto sulla penisola coreana in Italia, professere di Lingua e Letteratura
coreane presso la facolta di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi L’orientale di Napoli, è mem-
bro dell’AKSE (Association for Korean Studies in Europe) e della Korean Archaeological Society. Au-
tore di 16 libri e più di 100 articoli sulla Corea, traduttore di letteratura coreana contemporanea, nel 1995
ha vinto il premio dalla Korean Culture & Arts Foundation per la traduzione in italiano del romanzo Il
poeta di Yi Munyol.

Massimo Urbani, medico chirurgo, specialista in chirurgia generale e ginecologia e ostetricia, diplo-
mato in pianoforte al conservatorio, è il rappresentante consolare italiano a Pyongyang e decano del
corpo diplomatico nella nazione dove ha vissuto per 10 anni come coordinatore dei programmi di
emergenza, funzionario delle Nazioni Unite e con incarchi diplomatici. Precedentemente ha operato
in programmi di emergenza e sanitari in molti fra i paesi più pericolosi del mondo dal punto di vista
bellico e sanitario quali Iran, Algeria, Somalia, Cameron, R. D. Congo, Rwanda, Uganda. E’ l’occi-
dentale che ha vissuto più a lungo in Corea del Nord.
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La produzione della mostra

La mostra è prodotta dall’Associazione culturale studi nordcoreani in collaborazione con Andrea Cat-
taneo.

Come recita il suo statuto, l’Associazione culturale studi nordcoreani non ha fini di lucro ed è del
tutto indipendente dal governo e da qualsiasi istituzione della Corea del Nord. E’ inoltre indipendente
da qualsiasi altro governo e istituzione nazionale, italiana o straniera, e da qualsiasi partito politico,
italiano o straniero.
L’Associazione ha per scopo l’approfondimento di tutti gli aspetti della Corea del Nord e degli eventi
che riguardano quella nazione, anche per offrire strumenti per meglio valutare la situazione socio-po-
litica della regione e per promuovere i rapporti con il popolo nordcoreano, nella convinzione che la co-
noscenza favorisce la pace e lo sviluppo. L’Associazione può perseguire lo scopo sociale attraverso
ogni iniziativa che ritenga idonea, in Italia o all’estero, e in particolare tramite

a) l’organizzazione di incontri, convegni, conferenze e simili;
b) l’organizzazione di mostre, spettacoli, concerti e simili;
c) la promozione di contatti di natura culturale e/o economica;
d) la realizzazione di libri, periodici, dischi, prodotti informatici, programmi radiofonici, programmi
   televisivi e simili;
e) la collaborazione con istituzioni pubbliche e private, italiane e/o straniere, per la realizzazione e ge-
   stione di iniziative culturali ed economiche;
f) l’organizzazione di viaggi, scambi di delegazioni e simili;
g) lo sviluppo di rapporti fra università, istituti artistici, istituti di ricerca e simili.

L’associazione è stata costituita nel maggio 2005 e ha sede a Sieci, nei sobborghi di Firenze. Presidente
è Pier Luigi Cecioni. Nel gennaio 2006, presso la sede del Mansudae Art Studio a Pyongyang, l’As-
sociazione, rappresentata dal suo presidente, ha firmato un accordo esclusivo per tenere una serie di mo-
stre in Europa di quella qui presentata è la prima.
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La sede della mostra

La mostra si terrà a Genova nel Palazzo Cattaneo Adorno, uno dei palazzi costruiti fra il 1550 e il 1600
nella Strada Nuova, oggi via Garibaldi.
Il 20 gennaio 2007 è stato consegnato alla città di Genova il certificato di iscrizione delle Strade Nuove
e del sistema dei Palazzi dei Rolli nella lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco. E’ questo l’ultimo
sito italiano inserito in quell’esclusivo elenco. Come nota l’Unesco, costituisce il primo esempio in Eu-
ropa di un progetto di sviluppo urbano unitario, con i lotti venduti all’asta dalle istituzioni e con un si-
stema di “ospitalità pubblica” regolato dalla legge. I palazzi dei Rolli eretti sulla Strada Nuova vennero
costruiti dalle famiglie aristocratiche più ricche e potenti della Repubblica genovese al culmine della
sua potenza finanziaria e marittima. La Strada Nuova divenne il quartiere della nobiltà che, con la co-
stituzione del 1528, aveva assunto il governo della Repubblica.
L’influenza di quel modello urbanistico è evidenziata dalla letteratura italiana ed europea dei decenni
successivi. I palazzi mostrano una straordinaria varietà di soluzioni, adattandosi alle caratteristiche del
luogo e alle esigenze di un’organizzazione sociale ed economica specifica. Offrono anche un esempio
originale di dimore di ospitalità pubblica: come decretato dal Senato nel 1576, quei palazzi erano inseriti
in un elenco (i Rolli) ed erano obbligat, estratti a sorte, a ospitare le visite di Stato. In tal modo hanno
contribuito a diffondere la conoscenza di un modello architettonico e di una cultura residenziale che at-
trasse viaggiatori e artisti famosi, la testimonianza più significativa dei quali è una raccolta di disegni
di Rubens.
Il palazzo Cattaneo Adorno è ai numeri 8 e 10 di via Garibaldi. Edificato tra il 1583 e il 1588 per due
cugini, fu l’ultimo dei fabbricati eretti sui terreni della Strada Nuova. La doppia proprietà originaria e
per i suoi primi anni di vita fa sì che sia l’unico costituito da due dimore distinte speculari con tanto di
portoni separati. Attualmente è di proprietà della famiglia Cattaneo.
Il Paese eremita è innanzi tutto e soprattutto una mostra d’arte ma è anche una finestra su uno dei paesi
meno conosciuti al mondo. Sembra quindi particolarmente appropriato che si tenga in una città che per
secoli ha dato impulso alle esplorazioni e in un palazzo che, per legge, doveva ospitare visite di Stato.
.
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Il catalogo

La mostra sarà documentata da un corposo catalogo bilingue (italiano e inglese) con una veste grafica
di livello internazionale. Oltre a rappresentare qualche centinaio di opere, fra cui tutte quelle esposte
– naturalmente con informazioni su autori, tecniche, date di realizzazione ecc. – il catalogo fornirà stru-
menti per avvicinarsi all’arte nordcoreana, tanto da divenire libro di critica oltre che catalogo. Fra gli
autori dei testi, Pier Luigi Tazzi, Maurizio Riotto, Eugenio Cecioni. Il catalogo verrà diffuso in Italia
e all’estero.
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Il programma

Il seguente programma è provvisorio e indicativo

19 maggio
ore 12.00
inaugurazione a inviti alla presenza del curatore, di autorità, di artisti nordcoreani e di rappresentanti
delle istituzioni nordcoreane e italiane coinvolte e dei giornalisti..
ore 19.00
inaugurazione al pubblico

20 maggio -10 giugno
apertura al pubblico
dal martedì alla domenica

15 giugno
ore 18
finissage della mostra

Data e luogo da definirsi
Convegno sulla Corea del Nord: studiosi, e conoscitori del paese e del contesto politico e culturale si
confrontano su aspetti della nazione.
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Il piano di comunicazione
Il seguente piano è provvisorio e indicativo e si basa sulle date previste per la mostra dal 12 maggio
al 10 giugno 2007

Un mese prima dell’inaugurazione
• Conferenza stampa di presentazione della mostra in una sede istituzionale da definirsi: oltre ai gior-
   nalisti e alle testate che si occupano di arte contemporanea saranno invitati giornalisti di attualità,
   politica e costume.
• Distribuzione di biglietti save the date e cartelle stampa.
• Invio della prima mailing elettronica
• Attivazione del sito web

Due settimane prima dell’inaugurazione
• Invio della seconda mailing elettronica
• Inizio della campagna affissioni
• Distribuzione di locandine e cartoline in punti di affluenza mirata (gallerie, bookshop, negozi, bar)
• Invio degli inviti cartacei

Il giorno dell’inaugurazione
• Preview per i giornalisti: come per la conferenza stampa, saranno invitati giornalisti di vari settori
     dell’informazione

Varie
• È prevista la realizzazione di un sito che raccolga, oltre a una panoramica esaustiva della mostra,
    anche contenuti di approfondimento sulla storia, sull’arte e sulla cultura della Repubblica Popolare
    Democratica di Corea.
• Oltre al catalogo è prevista la produzione di una brochure/guida alla mostra disponibile per i visi-
    tatori.
Il paese eremita

Contatti

Andrea Cattaneo
via Garibaldi 10 – 16124 Genova
tel. 393 9126251
fax 010 2461697

Associazione culturale studi nordcoreani
via di Valle, 2 - 50069 Sieci (Fi)
tel 393 9154488
fax 02 700414102
email info@nordcorea.org
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