Lo Stagno magazine gennaio 2020 n 5 mensile ufficiale de Lo Stagno di Ranocchiate - Nexilia
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Lo Stagno magazine | GENNAIO 2020 INDICE EDITORIALE GAME OF APPIANO LA STORIA DEL MESE MITT ZONE LA RANA ROSA L’ANGOLO TATTICO PRODOTTO UFFICIALE DI RANOCCHIATE
Lo Stagno magazine | GENNAIO 2020 Editoriale – Ottimismo costruttivo by Mario Gedeone È stato un 2019 fantastico. Entrato a far parte della famiglia di Ranocchiate ad agosto del 2018, ho completato un anno solare con questo splendido gruppo, in questo splendido gruppo. Il mio 2019 con Ranocchiate è iniziato con Lo Stagno dello Sport a pieno regime, prodotto richiesto e appuntamento fisso del gruppo, con la Rassegna Stagna che è cresciuta sempre di più, grazie a voi, come sempre. Proprio dallo schifo offerto dalla nostra stampa di regime è nata l’esigenza in estate di dare un ulteriore mezzo, un ulteriore prodotto: Lo Stagno dello Sport – magazine che da oggi diventa semplicemente Lo Stagno magazine, un nome, una garanzia (si spera). Avrete notato un cambio di stile, vogliamo somigliare il più possibile ad una rivista, ma distaccandoci totalmente da quello che è lo stile degli altri. L’intenzione è quella di crescere sempre di più, rubrica dopo rubrica per offrirvi davvero un prodotto che parli di noi, della nostra passione con l’ironia che identifica da sempre Ranocchiate ma anche con serietà e informazione vera (editoriale del numero di dicembre). Questo 2020 inizia dunque con il botto (mi auguro), con il nuovo magazine e con l’imminente Stagnremo 2020 che vedrà un’organizzazione migliore rispetto a quella dello scorso anno (la prima edizione che ha visto trionfare Mannarino feat. Nainggolan). Fatta questa breve introduzione sull’anno che ci accingiamo a vivere insieme, arrivo al tema del mese. La nuova stagione sta fomentando l’ambiente in maniera giusta. Giusta perché vedo fra i membri del gruppo e anche fuori un ottimismo costruttivo. Ci sta, siamo stati abituati ad anni bui (consiglio la lettura de La storia del mese, alto contenuto di feels soprattutto per chi quel decennio lo ha iniziato, il nostro Andrea), anni bui che hanno forgiato il nostro spirito. Chi è interista sa che non si può mai stare tranquilli, sa che vincendo 2-0 può finire benissimo 2-3 per gli avversari, sa che essere in cima fino a dicembre può significare concludere quarti o quinti. Mi piace parlare di ottimismo costruttivo perché le precedenti stagioni hanno portato tanta delusione e soprattutto illusione. Ci siamo illusi tante volte ma, pensandoci, le illusioni e le delusioni dovevano essere messe in conto perché non si riusciva a percepire un gioco, un ingranaggio funzionale. Invece no, siamo caduti nel tranello, abbiamo esaltato nomi importanti che non hanno lasciato impronte, abbiamo creduto di poter portare a casa qualche titolo con allenatori mediocri e campagne acquisti esagerate dal punto di vista economico. Siamo arrivati ad una nuova maturazione, siamo cresciuti. Siamo coscienti dei nostri mezzi, siamo coscienti di ciò che abbiamo ma non ci esaltiamo. Questo è ciò che intendo per ottimismo costruttivo. L’ottimismo è partito con l’ingaggio di quell’uomo che vedete in copertina, quello che sovrasta tutti gli altri, Antonio Conte. Ho scelto lui perché è l’uomo che ha rivoluzionato il nostro sistema di gioco, noi abituati alla difesa a quattro, ad una sola punta. Ha chiesto, ha preteso e sta ottenendo. Ha fatto bene ovunque è andato ma quell’ottimismo costruttivo ci mantiene con i piedi per terra e il pari con il Lecce lo dimostra. Paradossalmente l’1-1 appena ottenuto al Via del Mare è l’emblema del fatto che non ci si può rilassare mai. Conte è il simbolo del “testa bassa e pedalare”, il leone che va a destra e sinistra per tenere sotto controllo il branco. PRODOTTO UFFICIALE DI RANOCCHIATE
Lo Stagno magazine | GENNAIO 2020 Il branco appunto che ha visto l’inserimento di pedine importanti quest’anno, pedine che suddivido in due categorie. Pedine come Lukaku, giocatori già affermati, che sono stati corteggiati per entrare a far parte della famiglia Inter, che cercavano nuovi lidi in cui imporre le loro qualità. Lukaku veniva da una difficile situazione allo United e aveva il bisogno di trovare motivazioni importanti: Conte chiama, Lukaku risponde e segna, trova intesa con Lautaro (definitivamente esploso con l’arrivederci di Icardi). Non mi stupisce che segni e imponga la sua fisicità, mi stupisce che riesca a trovare il goal facilmente in un campionato che è difensivamente evoluto (non come la Premier League). Parte del merito del suo rendimento è anche dato da chi gli sta dietro, giocatori che appartengono alla seconda categoria di cui parlavo prima, cioè quelli che hanno visto nell’Inter un’occasione per crescere: Barella e Sensi, due giovanissimi (il primo classe 97, il secondo classe 95) che vengono da due piccoli club come Cagliari e Sassuolo, che non hanno mai giocato nell’Europa “che conta” e che sin da subito sono entrati nel cuore di noi tifosi diventando titolari inamovibili. Piedi buoni, geometrie, fisicità nei contrasti, velocità e, negli ultimi mesi, infortuni. Infortuni che li hanno tenuti lontani dal campo ma solo Dio sa quanto ci servono giocatori così, soprattutto in queste fasi del campionato, fasi in cui ci sembra di perdere terreno, fasi che ci ricordano la crisi. Altro elemento che ho voluto inserire in copertina è il giocatore simbolo dell’Inter Femminile: Eleonora Goldoni. Lei insieme a Marinelli e Tarenzi sta facendo vivere il sogno della Serie A al movimento femminile a tinte nerazzurre. Il 2020 dell’Inter deve partire anche da qui, la società si è imposta con la prima squadra, con le giovanili che non ci hanno mai deluso (anche in tempi bui) e deve ora trovare continuità anche in questa nuova realtà. L’Inter Femminile è attualmente a 17 punti dalla capolista (e campione in carica) Juventus. Questo non deve abbatterci, siamo solo all’inizio e da neopromossi dobbiamo fare qualche sacrificio in più. Vi lascio alla lettura del nuovo nuovissimo ‘Lo Stagno magazine’, più completo, più professionale, più vicino al nostro universo. PRODOTTO UFFICIALE DI RANOCCHIATE
Lo Stagno magazine | GENNAIO 2020 Game of Appiano - Cambiamenti by Viviana Borrelli Gennaio è arrivato e le valli di Appiano Gentile sono strette nella morsa del gelo. Con grande gioia di tutti nello spogliatoio dell’Inter il Natale è finalmente passato, portandosi via feste di squadra, regali forzati e finti sorrisi, e si ritorna alla vita di sempre. Sul campo si rivedono anche Sanchez e Sensi lo Sterminatore, rimasti per un po’ in infermeria per curare le ferite rimediate in battaglia. Non si vede ancora però il Temibile Barella, e Ranocchia chiede preoccupato al Saggio Berni: “Saggio, Tu che tutto sai e tutto vedi, dimmi, dov’è Nicolò? Sta ancora male?” “No, Capitano, Nicolò sta benissimo, vedrai che arriverà presto!” In quel momento, in lontananza, si sente il rombo di una macchina potente e una canzone sparata a tutto volume: IGRAJ MOJA HRVATSKA KAD TE VIDIM JA SRCE MI GORI SRCE MI GORI!!!! “Ah vabbè, sta tornando EpicBrozo, in ritardo, come al solito”, dice Padelli dagli occhi di ghiaccio. Con una sgommata EpicBrozo ferma il macchinone davanti ai cancelli di Appiano, e scende sfoggiando un sorriso beffardo: “Alora, Ranochio, sicuro di avere tutta tua squadra?” E proprio in quel momento dall’auto di EpicBrozo, che è praticamente un carro armato, scende il Temibile Barella. Ranocchia lo guarda incredulo e dice: “Ma Nicolò, cosa ci fai tu con EpicBrozo?!” E il Temibile risponde: “Io non sono Nicolò, io Nikola Barellović, fedele brate di Grande Madre Hrvatska IDEMOOOOOOOOO!” PRODOTTO UFFICIALE DI RANOCCHIATE
Lo Stagno magazine | GENNAIO 2020 Ranocchia non riesce a credere ai suoi occhi. “CHE COSA GLI HAI FATTO?”, chiede a EpicBrozo. “Io? Niente! Ha solo fatto regalo Natale!” E Samir, che stava osservando la scena, in quel momento capisce. Il bersaglio bratizzante di EpicBrozo ha funzionato e il Temibile Barella è ormai un Brate dal passaporto croato. Quello che Samir ancora non sa è che EpicBrozo ha deciso di puntare anche al capo del clan sudamericano, el Torito, e ha mandato anche a lui, in forma anonima, lo stesso regalo. Sarà difficile però per EpicBrozo arrivare a Lautaro, poiché il cuore dell’argentino è stato già rapito da Lukaku. Il perfido e infido Romelu, dopo essersi assicurato il cuore del piccolo principe Esposito, ha messo nel mirino il capo argentino, ed è riuscito, grazie alle sue arti, ad assicurarsi l’affetto e l’appoggio del Toro e quindi dei sudamericani. I gruppi, le alleanze, vecchie e nuove, sono però a gennaio fragili come il sottile strato di ghiaccio che la mattina copre l’erba di Appiano, perché gennaio significa anche nuova campagna arruolamenti. Il generale Marotta sembra intenzionato a grandi cambiamenti, con partenze e nuovi innesti provenienti soprattutto dall’estero, e non si sa ancora nulla con certezza, solo voci di corridoio che si rincorrono e non lasciano nessuno tranquillo. Samir è comunque intenzionato ad accogliere come si deve i nuovi arrivati e decide di organizzare una festa di benvenuto, affidando a ognuno un compito, sperando così di sfruttare l’occasione e di unire finalmente lo #spogliatoiospaccato. Lukaku si occupa delle bevande, e ha già preparato I suoi filtri d’amore da mettere dentro a tradimento; EpicBrozo si occupa della musica, selezionando tutte le playlist Hrvatska My Love che è riuscito a trovare ed ha anche organizzato un torneo di freccette con una decina di bersagli bratizzanti. I dolcissimi #DeVrijniar, invece, passano il tempo a decorare la sala, con festoni e scritte di benvenuto in varie lingue. Skriniar chiede a Samir: “Ma, secondo te, dobbiamo metterlo anche in danese?” “Forse, Skriniar, forse…” Tante figure sono all’orizzonte, ma chi avrà alla fine il coraggio di varcare i cancelli di Appiano? PRODOTTO UFFICIALE DI RANOCCHIATE
Lo Stagno magazine | GENNAIO 2020 La storia del mese – Che decennio è stato? by Isidoro Gedeone Dunque, dove eravamo rimasti? Il secondo decennio del ventunesimo secolo è passato ed è stato uno dei più difficili e sofferti della storia interista. Otto stagioni di questo decennio sono finite senza titoli, cinque ci hanno visto esclusi dalle prime quattro forze del nostro campionato e abbiamo registrato posizioni quali settimi, ottavi e noni al termine delle trentotto giornate. Siamo stati esclusi dall’Europa che conta per sei stagioni e abbiamo collezionato brutte figure nell’Europa che conta di meno ma che avrebbe potuto darci molte più soddisfazioni. Abbiamo vissuto un drammatico e travagliato cambio societario: nell’autunno 2013 il nostro presidente Massimo Moratti cede il 70% delle quote all’imprenditore indonesiano Erick Thohir. La sua esperienza dura ben cinque anni, i più bui del decennio: la pecunia è latitante, i mercati improbabili e gli allenatori al di sotto delle aspettative. La vera svolta avviene con l’avvento di Steven Zhang nell’ottobre 2018 che porta con sé Marotta, una linea societaria finalmente decisa e lungimirante e, a fine decennio, Antonio Conte. Questa situazione già problematica è stata resa ancora più difficile da digerire perché il decennio era iniziato nel segno di quella gloriosa squadra che aveva compiuto l’impresa del triplete. Però, nel giro di pochi anni, molti eroi della stagione 2009- 2010 lasciano la squadra fra cui i veterani Esteban Cambiasso, Diego Milito, Walter Samuel e, dulcis in fundo, il nostro mito vivente, il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene: Javier Zanetti. Nel 2014, dopo 18 stagioni, dopo aver battuto record su record, dopo essere diventato il capitano più vincente nella storia dell’Inter, non prima di averla presa per mano nei momenti difficili, Zanetti si ritira dal calcio giocato, lasciando un vuoto incolmabile e un’eredità pesantissima. Ma un altro argentino ha segnato il nostro decennio nel bene e nel male: Mauro Icardi. Nel giro di sei stagioni arriva a insidiare e superare Bobo Vieri nella classifica dei marcatori neroazzurri della storia, punisce diverse volte la Juventus e, per l’intera stagione 2017-2018 e metà della successiva, trascina la squadra alla tanto agognata Champions League. “Maurito” nel corso degli anni assume diversi comportamenti che gettano sospetti sulla possibilità che possa essere un capitano modello: si scontra con la tifoseria, spesso lavora poco per la squadra e, nell’ultimo periodo, sono troppo insistenti le voci sulle sue cessioni, avallate dalla moglie e procuratrice Wanda Nara. È un bomber dalle tante qualità ma quella che aveva i presupposti per essere una bella storia d’amore finisce malamente fra gli egoismi e le pretese dell’allora capitano argentino che, inevitabilmente, si scontrano con una società che dopo l’avvento di Zhang è più presente, vuole prendere decisioni importanti senza farsi influenzare dagli interessi dei PRODOTTO UFFICIALE DI RANOCCHIATE
Lo Stagno magazine | GENNAIO 2020 singoli e che si presenta compatta nella sua linea insieme all’allenatore Luciano Spalletti. Come non ricordare quest’ultimo: anche lui nel bene e nel male, con il suo non-gioco ed in entrambe le stagioni per il rotto della cuffia, ci porta per due anni consecutivi in Champions League. Indimenticabile la vera e propria finale vinta contro la Lazio all’Olimpico all’ultima giornata. Parlando di protagonisti, in questo decennio ne abbiamo avuto uno fondamentale e silenzioso, Samir Handanović. L’unico top player costante, il giocatore che ha salvato più punti di tutti, colui che ha sacrificato il momento migliore della sua carriera fra gli alti e bassi dell’Inter quando, da top player nel suo ruolo, avrebbe potuto giocare in squadre più ambiziose in quel periodo. Viene premiato con la fascia di capitano nel 2019, in ritardo rispetto ai suoi meriti. Non si può dimenticare l’esperienza unica di Andrea Ranocchia con questa maglia: dopo una grande stagione al Bari, arriva come giovane di buone speranze in un’Inter che ancora non sa di dover affrontare alcuni degli anni più difficili e grigi della sua storia. Durante la prima stagione partecipa all’ultima vittoria di un titolo riportata dall’Inter, la Coppa Italia 2010- 2011, e colleziona presenze in Champions League. Poi arriva la lunga crisi dell’Inter che trascina lui come tanti altri campioni nelle sabbie mobili. Viene dato in prestito a Sampdoria e Hull City, ma lui torna e, pur essendo di fatto una riserva, diventa un simbolo e fonte di motivazione per la squadra grazie al suo attaccamento alla maglia. Come ogni periodo di crisi, questo decennio ha piantato i semi per la rinascita, le fondamenta sulle quali costruire la squadra del futuro. Parlo, in particolare, di Milan Škriniar, Marcelo Brozović e Danilo D’Ambrosio. Škriniar diventa subito un punto fermo della difesa neroazzurra, tanto da doverlo difendere dalle diverse brame dei maggiori club europei: è forte come una roccia, ha senso della posizione, è preciso negli interventi e soprattutto è un leader. La storia di Brozović è più controversa: è spesso discontinuo ma, anche lui, sempre «lì nel mezzo», sempre per l’Inter e poi è un titolare della grande Croazia che ha rischiato di sorprendere tutti e vincere i mondiali in Russia. D’Ambrosio è un altro simbolo di attaccamento e umiltà: sicuramente non il terzino più forte del mondo ma è tutto cuore e sudore, diventa un meme perché dà filo da torcere a tutti i rivali di ruolo che arrivano all’Inter ma soprattutto dà letteralmente un calcio allo spettro della mancata qualificazione in Champions nell’ultima giornata dello scorso campionato alle spese dell’Empoli. Il bilancio di questi ultimi dieci anni non è positivo, non può che essere così dal momento che siamo fra i club che hanno scritto la storia di questo sport, ma li ricorderemo quando torneremo in alto perché anche loro ci avranno permesso di tornare in alto e perché avrà ancora più gusto essere interisti. PRODOTTO UFFICIALE DI RANOCCHIATE
Lo Stagno magazine | GENNAIO 2020 Mitt Zone – Attaccanti “mittini” by Daniele Zizzi | https://www.facebook.com/lavignettainterista/ Grande momento per i nostri piccoli “mittini” azzurri e nerazzurri dotati di senso del gol: le selezioni nazionali brulicano di giovani interisti a tutti i livelli, e in particolar modo i reparti offensivi stanno offrendo molte soddisfazioni. A cominciare dai ragazzi della primavera: Vergani e Fonseca, entrambi classe 2001, entrambi convocati con la nazionale U19. Il primo, in particolare, è stato protagonista con un gran gol nel pareggio per 1-1 contro la forte Spagna. Nel gruppo dell'U19 azzurra manca all'appello Seba Esposito, che è un 2002, ma ha già bruciato le tappe arrivando nel giro dell'U21, mentre, invece, nella selezione U18 gioca in attacco l'altro nostro primavera Gaetano Oristanio (altro 2002). Non delude nemmeno l'U17 azzurra, dove sono convocati in attacco Gnonto e Magazzù (entrambi 2003), né la selezione U15, dove gioca come punta il figlio d'arte Kevin Martins (2005). Ma il grande apporto ai gol azzurri fornito dal nostro vivaio non finisce qui: non dimentichiamoci i più conosciuti Pinamonti e Salcedo. Il primo, classe 1999 in via di riscatto verso Genoa, è stabilmente in U21, mentre Salcedo, che è addirittura un 2001, è già nel giro dei più grandi da molto tempo, seppur ora sia alle prese con un infortunio piuttosto grave. È difficile ricordare, negli ultimi decenni, un simile momento per i nostri giovani attaccanti azzurri e nerazzurri: i tempi delle critiche per l'eccessivo numero di stranieri sembrano passati e, in ottica azzurra, vanno fatti grandi complimenti al nostro vivaio, a Samaden e a tutto lo staff. Il futuro, in attacco, è roseo. Anzi, è nero e azzurro! PRODOTTO UFFICIALE DI RANOCCHIATE
Lo Stagno magazine | GENNAIO 2020 La Rana Rosa – I 4 casi antropologici nel calciomercato by Letizia Spataro Vi vedo, eh. Siete tutti lì con il cellulare che alle 10 è al 100% ed alle 11:30 è al 20. Grazie, non puoi refreshare la pagina “Inter Eriksen” mille volte al secondo su Google. “Finisce come Modric”. Alt. State parlando con una che la scorsa estate dopo un “LOADING” scritto da Griezmann sotto la foto di Godin aveva scritto una canzone per il folletto francese. Per cui, io sono la meno adatta per dispensare consigli sul non illudersi in sessione di calciomercato. Ci sono diversi tipi umani nel calciomercato: ① L’ansioso IO. Gianluca di Marzio è il tuo spirito guida, Fabrizio Romano il tuo mentore. Sei aggiornato al secondo e qualsiasi notizia che TU vuoi sentire è un motivo per essere in preda a crisi isteriche. Sei una piaga per chi ti sta intorno, se qualcuno ti resta accanto è perché ti ama davvero. ② Lo scettico Non sta a sentire il calciomercato, “tanto dicono solo cazzate, io guardo le ufficialità”. Poi però è il primo che con fare apparentemente distratto ti chiede “Oh ma… novità su...?” NO A TE NON LE DO LE NOVITÀ. MI DICI CHE SONO PESANTE SEMPRE IO E IL CALCIO, IL CALCIO E IO? ORA TI FREGHI. ③ Il sapientone “Ma no, ma quello nel 433 non ci azzecca niente”, “ma quello è rotto” “ma quello non gioca da un anno” “ma quello non sa stoppare un pallone”. Pretendiamo tutti il massimo, va bene, ma vediamolo giocare almeno una volta. Specialmente se ha le treccine ed è nero. ④ Il nostalgico “Eh ma questi giocatori di oggi quanto costano… Snejider lo abbiamo preso a 16 milioni”. Bene, il danese lo stiamo prendendo a 18 ora, DOV’È IL PROBLEMA? Il mercato è cambiato tantissimo, i prezzi sono decuplicati e non è con commenti inutili che si cambia la situazione. Quando vi sentite tristi pensate che esiste una squadra in grado di piazzare Mandragora a 30 milioni. Ah, ma è l’Udinese? Quella che ha esaltato il gol di Dybala su Twitter? Ma non è mica una succursale della Juve, no. Che malpensanti che siete. Scommetto che siete gli stessi che davano a Marotta del gobbo infiltrato, maledetti. PRODOTTO UFFICIALE DI RANOCCHIATE
Lo Stagno magazine | GENNAIO 2020 L’angolo tattico – Il match del mese dell’Inter by Redazione Time-Out | https://www.facebook.com/timeoutita/ La diciottesima giornata ha portato in dote match interessanti. L’Inter risponde al perentorio 4-0 della Juventus sul Cagliari imponendosi contro il Napoli al San Paolo, confermandosi squadra tremendamente efficace e sempre più ad immagine e somiglianza del suo allenatore. Come l’Inter conferma il trend di successi che mostra la bontà di questa squadra, il Napoli conferma il trend che la vede faticare maledettamente tra le mura amiche. I partenopei non colgono un successo al San Paolo da ottobre; un’eternità. La mano di Gattuso ancora non si è vista, se non in piccoli spezzoni, ma bisogna dare tempo al tecnico ex-Milan di lavorare sulla testa dei calciatori per provare ad invertire una stagione che per ora assume i connotati di un incubo per i tifosi azzurri. PRODOTTO UFFICIALE DI RANOCCHIATE
Lo Stagno magazine | GENNAIO 2020 Una delle chiavi della fase offensiva neroazzurra è sicuramente il lavoro richiesto alle due punte, un lavoro di grande generosità in cui Lautaro e Lukaku si stanno dimostrando grandi interpreti. Conte chiede loro di abbassarsi a fasi alterne, dialogare con i centrocampisti e gli esterni, mentre l’altro attaccante e la mezz’ala attaccano con ferocia la profondità. Nell’occasione del secondo gol dell’Inter è L. Martinez che si abbassa a centrocampo a duettare con Biraghi e Brozovic, scavalcando di fatto l’intero centrocampo azzurro e lanciando a rete Lukaku. La potenza del tiro del n.9 ed un imperfetto Meret contribuiranno non poco all’esito finale dell’azione. Sono numerosi tuttavia gli esempi sia nella partita sia nel corso dell’intera stagione in cui è stato Lautaro il principale terminale offensivo, ruolo che l’argentino ricopre sovente in nazionale con ottimi risultati, mentre Lukaku agevolava l’uscita palla al piede dei suoi compagni abbassandosi fin sulla linea di centrocampo. Insomma la coppia Lukaku-Lautaro funziona anche perché ognuno è pronto a sacrificarsi per l’altro, e di questa alchimia ne sta beneficiando tutta la squadra. Al Napoli sembra mancare maledettamente un regista, come lo era stato Jorginho nello scacchiere di Sarri, ma anche come lo era stato all’occorrenza Hamsik per Ancelotti nella scorsa stagione. In questo ruolo vengono adattati a fasi alterne nella stessa gara Allan Ruiz e persino Zielinski senza ottenere risultati di rilievo. Allan e Ruiz hanno infatti perso rispettivamente 6 e 2 palloni in fase di impostazioni, peggiori insieme a Insigne in questa statistica. Come si evince nella Heatmap dei tre centrocampisti c’è poca predisposizione ad PRODOTTO UFFICIALE DI RANOCCHIATE
Lo Stagno magazine | GENNAIO 2020 abbassarsi per prendere il pallone, tipica di un regista come Jorginho, mentre si tende maggiormente a proiettarsi in avanti ottenendo il risultato di allungare la squadra e sfilacciare il centrocampo. La finestra di mercato può essere un’occasione per fornire al nuovo mister un regista di ruolo che possa dettare i ritmi di un centrocampo sempre più in difficoltà. L’aspetto conclusivo non poteva che essere un elogio all’agonismo di questa squadra, tipica delle squadre di Conte. L’Inter ha oramai assimilato il diktat tattico di aggredire alto le squadre e non aspettarle nella propria metacampo, così da aumentare notevolmente le possibilità di rendersi pericolosi. E in questo contesto fondamentali si stanno rivelando le interpretazioni degli esterni come dei centrocampisti che non solo devono impostare ma devono essere anche dei validi incontristi. Per Brozovic sono ben 2 i contrasti e 4 le palle recuperate, per Vecino in questa statistica addirittura 5, con Biraghi, prova solida e ordinata la sua, che ha contribuito con 3 palloni recuperati e 2 contrasti. Per dare un’idea di queste statistiche basti pensare che nel Napoli solo Di Lorenzo ha statistiche paragonabili, ma è un terzino, mentre nell’Inter a fare questo lavoro sono i centrocampisti, segno di una squadra audace sempre pronta ad attaccare. Insomma un avvertimento molto chiaro alla Juventus in ottica scudetto. PRODOTTO UFFICIALE DI RANOCCHIATE
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