Digital Europe Il ritorno dell'Unione e l'occasione dell'Italia - Startmag
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Il magazine dedicato all’innovazione e alla crescita economica Quadrimestrale anno IV° n. 3/2020 Novembre 2020/Febbraio 2021 Digital Europe Il ritorno dell'Unione e l'occasione dell'Italia Lucio Caracciolo, Jean-Pierre Darnis, Marcel Fratzscher, Emilia Garito, Enrico Letta, Paola Liberace, Alessandro Napoli, Ferdinando Nelli Feroci, Francesco Saraceno, Michele Valensise, Lea Zicchino
EDITORIALE EDITORIALE EDITORIALE EDITORIALE EDITORIALE EDITORIALE EDITORIALE EDITORIALE EDITORIALE EDITO Il Continente dei destini incrociati di Pierluigi Mennitti La rivista che avete sottomano può essere sforzo comune potesse aiutare gli Stati mem- considerata il secondo capitolo del grande bri a imbroccare la risalita. E l'Europa a indivi- romanzo del nostro tempo, dedicato all'im- duare un percorso per trovare il proprio spazio patto della pandemia sulla società globale. nel mondo post-pandemico, dominato dall'a- Seguiamo passo passo i cambiamenti che scesa cinese e da un'America non più disposta questo evento epocale, ancora in corso men- a mettere il cappello sulle sicurezze europee. tre scriviamo, sta imponendo alle nostre vite, Lo sforzo comune si è concretizzato per ora alle nostre economie e ai nostri sistemi politici, in un piano di sostegno da 750 miliardi di euro utilizzando gli strumenti di un quadrimestrale: che punta sulla digitalizzazione e ingloba il approfondimento, analisi, riflessione. New Green Deal per un futuro sostenibile. E Se nel volume precedente abbiamo affrontato per la prima volta contempla in maniera espli- le trasformazioni dei grandi scenari internazio- cita una forma di condivisione dei rischi. Che nali - i rapporti di forza geopolitici, la globa- sia una svolta destinata a costituire un prece- lizzazione, i paradigmi economici - in quello dente, o una decisione una tantum per reagire attuale puntiamo l'attenzione su due focus alla più profonda crisi economica dal dopo- specifici: l'Europa e la digitalizzazione. I due guerra, è il dilemma cui cercano di rispondere i temi si intrecciano strettamente e costituisco- nostri autori. Molto dipenderà anche da come i no due pilastri del nostro futuro come nazione Paesi stessi utilizzeranno tali risorse. E nella va- e comunità. Del nostro futuro come italiani e, in lutazione complessiva della reazione europea quanto tali, come europei. va compreso il ruolo assunto dalla Banca cen- Dopo un decennio in cui l'Unione europea è trale europea, così diverso da quello osservato parsa soccombere sotto i colpi della crisi finan- ai tempi della crisi finanziaria del 2008 e della ziaria prima, di quella dell'euro poi, il colpo di crisi greca. frusta della pandemia sembra averla risveglia- Questa è la finestra che l'Europa ha aperto per ta dal lungo torpore. Alla cacofonia egoistica passare dalla crisi al rilancio, recuperando il ri- degli Stati è succeduta una reazione comune, tardo digitale che affligge l'intero Continente. E nella consapevolezza di essere un Continen- questa finestra porta aria fresca anche all'Italia, te dai destini incrociati. Il percorso non è stato chiamata a cogliere l'opportunità presentando sempre lineare e non mancheranno nuove re- un piano preciso, concreto, mirato, per traspor- sistenze. Ma l'aggressione del virus ha eviden- tare economia e amministrazione nell'era digi- ziato come le vie nazionali fossero inadatte a tale. Le competenze tecniche per prepararlo combattere i contagi, figuriamoci le sfide del non mancano, come dimostrato con il piano dopo, drammatiche sul piano economico e Colao finito immeritatamente nel dimentica- sociale. Dalle settimane delle chiusure arbitra- toio. Ora si deve aggiungere la competenza rie dei confini nazionali e del reciproco gioco a politica, che consiste nella definizione delle nascondino con le mascherine si è passati alla priorità secondo una chiara idea di moderniz- consapevolezza che solo uno straordinario zazione del Paese. EDITORIALE EDITORIALE EDITORIALE EDITORIALE EDITORIALE EDITORIALE EDITORIALE EDITORIALE EDITORIALE EDITOR
StartMag è un prodotto di Innovative Publishing S.r.l. www.startmag.it www.innovativepublishing.it Direttore Editoriale Chiara Rossi Michele Guerriero Francesco Saraceno Maurizio Stefanini Direttore Responsabile Matteo Tacconi Pierluigi Mennitti Michele Valensise Ubaldo Villani-Lubelli Redazione Lea Zicchino Via Sicilia 141, 00187 Roma T. +39 06 87758077 info@startmag.it Immagini Giulia Alfieri Tutte le immagini sono Michele Arnese in creative commons (direttore www.startmag.it) CC0 by unsplash.com Giusy Caretto Marco Dell'Aguzzo Progetto grafico Valerio Giardinelli Grafica Internazionale Roma Giuseppe Mancini (Istanbul) Illustrazione copertina: Manuela Mollicchi Stefano Navarrini INFORMATIVA PRIVACY (ART.13 (segreteria di redazione) REGOLAMENTO UE 2016/679). Maria Teresa Protto Distribuzione La rivista Start Magazine Chiara Rossi FDC Services viene distribuita gratuitamente Alessandro Sperandio Via Ernesto Nathan, 55 (Roma) e per finalità divulgative. L’invio della pubblicazione In questo numero Stampa prevede un trattamento hanno scritto Grafica Internazionale Roma di dati personali che avviene Alessandro Albanese Ginammi www.graficainternazionale.it nel rispetto delle procedure Alessandro Alviani di sicurezza, protezione Uski Audino Editore e riservatezza dei dati. Lucio Caracciolo Innovative Publishing srl La informativa completa Giusy Caretto IP srl sulle finalità, modalità, durata Alessandro Carpinella Via Sardegna 22, 00187 Roma del trattamento e sui diritti Jean-Pierre Darnis C.F. 12653211008 esercitabili dall’interessato Marcel Fratzscher è disponibile cliccando su Emilia Garito Registrazione Tribunale di Roma http://www.startmag.it/ Stefano Grazioli n .197/2017 del 21.12.2017 wp-content/uploads/GdpR- Michele Guerriero ROC n. 26146 startmag.pdf. Enrico Letta Titolare del trattamento Paola Liberace Chiuso in redazione è Innovative Publishing srl, Giuseppe Mancini 26 ottobre 2020 sede legale via Sardegna, 22 Alessandro Napoli 00187 Roma - redazione Ferdinando Nelli Feroci Stampa via Sicilia, 147 – 00187 - Roma. Gianguido Piani ottobre 2020 Indirizzo mail: info@startmag.it
SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO S 4 La vera posta in gioco del New Generation Ue intervista a Enrico Letta 39 Avanti adagio su politica estera e di sicurezza comune intervista a Ferdinando Nelli Feroci di Michele Guerriero di Alessandro Albanese Ginammi 8 Occasione irripetibile di Alessandro Napoli 43 Il Grande Gioco delle terre di mezzo di Stefano Grazioli 11 Bce, l'avanguardia della convergenza europea di Lea Zicchino e Alessandro 46 All'Italia serve un approccio pragmatico Carpinella intervista a Michele Valensise di Ubaldo Villani-Lubelli Compiuto un primo passo verso 16 l'unione fiscale intervista a Marcel Fratzscher di Uski Audino 48 L'anno zero dell'Europa digitale di Gianguido Piani 20 L'Europa ritrovata intervista a Francesco Saraceno 51 Il digitale elettrizza il mondo dell'energia di Giuseppe Mancini 52 Il digital first dell'Italia di Paola Liberace 25 Berlino scopre l'europragmatismo di Alessandro Alviani 55 Ma anche le aziende devono fare la loro parte 28 Il ritorno di Parigi di Jean-Pierre Darnis intervista a Emilia Garito di Chiara Rossi 31 Da capannone a startup. La via digitale dell'Europa centrale di Matteo Tacconi 59 Quei finanziamenti europei che l'Italia non spende di Giusy Caretto 34 Ma dalla pandemia l'Unione europea non esce vincitrice intervista a Lucio Caracciolo 63 Gli autori di Maurizio Stefanini SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO S
4 La vera posta in gioco del New Generation Ue Se saremo in grado di far funzionare questo meccanismo, sarà più efficace la spinta ad abbattere i veti nazionali su politiche fiscali comuni. Un'opportunità come questa si presenta una volta sola nell'arco di una generazione intervista a Enrico Letta di Michele Guerriero I prossimi passi che l'Italia compirà in Euro- ta, già presidente del Consiglio e ministro pa saranno determinanti per il corso della in diversi governi, che attualmente dirige nostra storia e di quella europea. Non solo la Scuola di Affari Internazionali dell'Istitu- il Recovery Fund, che ormai tutti tirano in to di studi politici di Parigi. ballo in ogni dibattito e in ogni premessa di L'Italia, secondo Letta, dovrà coinvolgere le ragionamento politico ed economico, ma migliori energie e tutti gli attori sociali per anche la costruzione di meccanismi quali raggiungere un risultato conseguente a la politica fiscale comune, o la politica di quello che definisce un “accordo politico difesa comune. storico”, riferendosi al programma Next Per capire meglio quali sono le sfide che Generation Eu. Ma vediamo meglio cosa attendono il nostro Continente abbiamo ci ha detto l'ex presidente del Consiglio, deciso di chiedere un parere ad Enrico Let- Letta.
INTERVISTA A ENRICO LETTA INTERVISTA A ENRICO LETTA INTERVISTA A ENRICO LETTA INTERVISTA A ENRICO LETTA INTERVISTA A ENRICO LETTA INTERVISTA A ENRICO L 5 Con il Consiglio europeo dello scorso Si discute di come utilizzare le risorse, luglio, che ha dato avvio al cosiddetto ingenti, provenienti dal Recovery Fund. Recovery Fund, ritiene che l'Europa abbia Quali pericoli corriamo come Paese che scelto davvero di entrare nell'età della storicamente ha peccato di mancanza di maturità? programmazione, per esempio, sui fondi comuni europei? In quel momento l'Europa si è trovata a scegliere tra la vita e la morte, e ha scelto Serve una visione unitaria che sappia tenere la prima. Ha scelto di unirsi e superare alcu- insieme progetti di diversa portata. Non c’è ni dei suoi tabù esistenziali, come l'ingente dubbio, ci troviamo in una situazione senza emissione di debito comune europeo da di- precedenti negli ultimi decenni: mai ci siamo stribuire in base alle necessità dei vari Paesi. trovati con una disponibilità così ampia di A quell'accordo politico storico, adesso è fondi pubblici da investire in così poco tem- cruciale fare seguire una rapida messa a ter- po. Per questo è vitale coinvolgere tutte le ra e un’attenta implementazione; e tutto ciò energie del Paese, a partire dalle associazio- non è scontato. Serve massima attenzione ni di categoria e le parti sociali, che durante e non può mancare uno scrutinio democra- la pandemia hanno dimostrato di giocare un tico di questo processo: per questo credo ruolo fondamentale. nell'importanza del ruolo di controllo assun- to dal Parlamento europeo.
INTERVISTA A ENRICO LETTA INTERVISTA A ENRICO LETTA INTERVISTA A ENRICO LETTA INTERVISTA A ENRICO LETTA INTERVISTA A ENRICO LETTA INTERVISTA A ENRICO L 6 Su quali settori dell'economia pensa Venendo ad un altro capitolo importante, sia opportuno investire le risorse ovvero la difesa comune, nello specifico che l'Europa ci mette a disposizione, la sicurezza telematica, la cyber security: chiedendoci di raddoppiare la nostra non rischiamo come europei di rimanere crescita economica? stritolati nella cyber guerra tra Usa e Cina? Next Generation Eu insiste sui due pilastri della sostenibilità e della digitalizzazione. Sono proprio i sempre più numerosi e preoc- Perché queste due transizioni siano un suc- cupanti scenari di instabilità geopolitica nel cesso, è necessario gestire in maniera atten- mondo che possono agire da catalizzatore ta il loro impatto economico e sociale, che per un'autonomia strategica europea. Mai sarà tutt'altro che uniforme, con significativi come oggi vediamo che la difesa dei valori effetti redistributivi. Per questo, serve ag- europei coincide con la promozione dei no- giungere un terzo pilastro: un ripensamento stri interessi comuni: lo vediamo per la tec- del nostro sistema di welfare per accompa- nologia, ma anche nel campo della sosteni- gnare al meglio queste grandi transizioni, a bilità e nella difesa della democrazia e dello partire dalla formazione. Stato di diritto. Passo imprescindibile, però, è dotare l'Ue delle competenze necessarie Se guardiamo all'ambito economico che per essere efficace nella sua azione geopo- l'Europa si troverà ad affrontare, non litica esterna. crede che sia giunto il momento che il Vecchio Continente si doti di una politica Un Paese come la Germania, per fare un fiscale comune? esempio, forza trainante del Continente, è stato fondamentale per la risoluzione Pur essendo di natura provvisoria, Next Ge- del Consiglio europeo di luglio. Ma allo neration Eu rappresenta un embrione di stesso tempo sulle politiche energetiche politica fiscale comune: il fatto che la Com- si muove da solo, come dimostra la missione dovrà valutare i 27 piani di rilancio costruzione del gasdotto North Stream 2 e nasce proprio dalla necessità di assicurare l'accordo in esclusiva con la Russia. Pensa che gli investimenti dei Paesi membri siano che le due anime della Germania, quale anche coerenti per rafforzare il mercato uni- leader dell'Unione europea e "solista", co. Allora, se saremo in grado di far funziona- possano convivere? re questo meccanismo, sarà la dimostrazio- ne più efficace per contribuire ad abbattere Next Generation Eu è la dimostrazione che la i veti nazionali su politiche fiscali comuni. Germania ritiene che un'Europa unita, forte e Un'opportunità come questa si presenta una prospera sia una condizione necessaria per volta nell'arco di una generazione. Questa è il suo modello economico, che non può più la posta in gioco. basarsi esclusivamente sulle esportazioni. Al tempo stesso, va detto che non saremmo mai arrivati a questo risultato senza il sistema di alleanze costruito dall'asse dei tre grandi Paesi del Mediterraneo: Italia, Francia e Spa- gna. Questa è la forza dell'Europa: creare alleanze per raggiungere risultati altrimenti irrealizzabili.
8 Occasione irripetibile Le risorse europee sono un’opportunità per affrontare i nodi strutturali che da qualche decennio tengono l’economia italiana prigioniera e per costruire le basi di un Paese nuovo e competitivo di Alessandro Napoli Alle più immediate conseguenze economiche IL SALTO DI QUALITÀ EUROPEO e sociali della pandemia i governi dei Paesi eu- ropei, specie quelli del Continente, hanno rea- Ciò che ai fini del ragionamento che qui se- gito con provvedimenti che hanno tamponato guiamo conta è comunque classificarli come gli effetti più distruttivi dell’emergenza. Hanno provvedimenti di emergenza, di respiro tattico, impegnato risorse considerevoli per stendere tutt’altro che strategico. Il capitolo dei prov- una rete a protezione di cittadini, lavoratori e vedimenti pubblici di emergenza a sostegno imprese in linea con i principi basilari del ca- dell’occupazione e delle piccole imprese po- pitalismo temperato, che è il tratto distintivo tremmo dunque archiviarlo entro il tomo delle del patto sociale fondante delle democrazie cose più o meno ben fatte. Di tamponi neces- dell’Europa continentale. sari si è certamente trattato, ma per l’appunto Attribuire a tali provvedimenti una valenza semplicemente di tamponi. strategica sarebbe invece una forzatura. Di L’allentamento (uso questo sostantivo per provvedimenti-tampone si è trattato, infatti, prudenza) del Patto di Stabilità e soprattutto che neppure nelle intenzioni dichiarate dei le risorse aggiuntive deliberate dal Consiglio parlamenti e dei governi che li hanno adottati europeo in forza dell’iniziativa di spinta fran- pretendevano di assumere tale valenza. Cre- co-tedesca possono essere invece finalizzati do invece che, se valutati entro un perimetro a un cambio di passo strutturale nella storia di soluzioni di breve periodo, per non dire tat- dell’economia dell’Unione e dei singoli Stati tiche, e in rapporto ai fini che si erano proposti, membri. Perché i problemi da affrontare sono abbiano complessivamente funzionato de- strutturali, molto più che congiunturali, e molto centemente. Sia pure con più o meno visto- più strutturali in alcuni Paesi che in altri: fra i se differenze da Paese a Paese, tali differenze grandi, soprattutto in Italia. essendo da attribuire alla diversa efficienza Veniamo dunque all’Italia e ai suoi problemi attuativa dei Paesi che li hanno adottati. strutturali. Da tre decenni il Pil italiano cresce
9 a ritmi annui inferiori a quello medio degli al- riflette anche sul piano dell’importanza dell’I- tri Paesi maggiormente sviluppati (per capirci, talia nel commercio internazionale, indicatore dei Paesi membri dell’Ocse), Paesi “di avan- di competitività del Paese. Siamo un Paese guardia” inclusi. Questo significa che la distan- leader nell’alimentare, nell’abbigliamento- za fra l’Italia e gli altri Paesi del club dei mag- calzature, nel legno-arredo. Oltre che in settori giormente sviluppati si è allargato. “tradizionali” come quelli, occupiamo poi posi- zioni di tutto rispetto in alcuni settori cosiddet- L'ITALIA PRIGIONIERA ti “maturi”, in primis in quello delle macchine utensili. Posizioni significative in alcuni settori Perché la dinamica del Pil italiano si mostra innovativi di nicchia come la robotica, l’aero- “storicamente” più modesta di quella media spaziale, la cantieristica navale, le attrezzature degli altri Paesi Ocse? Le spiegazioni sono va- medicali non riequilibriano il quadro generale: rie, ma un peso decisivo nella determinazione l’Italia resta “prigioniera” di una dipendenza da di queste differenze sta nella struttura dell’e- un sentiero di sviluppo che non la colloca nel conomia italiana, diversa da quella di altri Paesi gruppo dei front runner. del club e soprattutto da quella dei Paesi che Un altro fattore che spiega da un lato la per- occupano posizioni di testa, sia per quel che manenza di una struttura dell’economia sbi- riguarda le variazioni percentuali annue del Pil lanciata verso i settori tradizionali, dall’altro sia per quel che riguarda, in definitiva, il Pil pro la connessa crescita modesta del Pil, è rap- capite. L’economia italiana resta infatti domi- presentato dalla modesta presenza di grandi nata dalla prevalenza del contributo di settori imprese. Dove ci sono poche grandi imprese ad alta intensità di lavoro. Molto più modesto ci sono solo mezzi residuali per fare ricerca e invece il contributo di settori ad alta intensità produrre (non solo comprare) applicazioni in- di capitale, ad alta intensità di tecnologia e so- novative, sia sul piano tecnologico, sia su quel- prattutto ad alta intensità di conoscenza. Ciò si lo organizzativo, che incidano positivamente
10 sulla produttività complessiva del sistema. approntare un Piano operativo. Lascio a un’al- Non è stato sempre così, anzi. Uno dei fattori tra occasione lo spazio per esprimere i miei trainanti del boom economico della seconda dubbi sui tempi entro i quali siamo chiamati metà degli anni Cinquanta e della prima dei ad approntarlo, così come su una serie di temi Sessanta fu infatti in Italia una capacità genui- aperti legati all’assenza di un regolamento namente rivoluzionaria in settori ad alta inten- che disciplini sia la costruzione del Piano sia sità di ricerca: pensiamo alla chimica dei poli- la gestione delle risorse del Ngf. Per esem- meri o alle tecnologie del nucleare civile, due pio riguardo le priorità, le politiche e le azioni, settori in cui l’Italia si posizionava su un ideale il quadro finanziario, il quadro organizzativo- podio internazionale. amministrativo, le modalità di disimpegno E questo fu possibile grazie a due attori: la automatico in caso di risorse non spese entro grande impresa e l’intervento pubblico. Van- tempi prestabiliti (quali saranno?). Spero che taggi che l’Italia ha dissipato nel tempo, e per dai servizi della Commissione vengano rispo- varie ragioni, ma soprattutto per la sottovalu- ste ai temi aperti e ai relativi interrogativi. tazione dell’importanza della grande impre- Nel momento in cui scrivo, questi temi e i re- sa e dell’intervento pubblico per lo sviluppo lativi interrogativi non trovano risposte, così economico. Smantellati strumenti essenziali in come non mi è chiaro chi e come realizzerà questo senso quali erano state le “prime” par- quel Piano, senza il quale pensare di attingere tecipazioni statali fra i Cinquanta e i Sessanta, alle risorse del Ngf mi pare vaneggiamento. a quei tempi in mano a tecnocrati di alto livello Concentrandomi invece su una generale stra- che condizionavano il personale politico inve- tegia di fondo, credo di dover invitare a andare ce di esserne condizionati, e in assenza di una al di là della lista di priorità generiche e di ge- politica industriale, abbiamo progressivamen- nerici obiettivi che tocca al momento ascolta- te perduto la capacità e i mezzi finanziari, orga- re. Vorrei un Piano che sia un Piano, costruito nizzativi e tecnici per investire in futuro. Da pio- secondo un quadro logico di obiettivi, politi- nieri siamo diventati progressivamente prima che, azioni, strumenti attuativi. Che non sia, per buoni corrridori, poi inseguitori e infine spetta- dirla in sintesi, una lista della spesa ma, per tori in un mondo che cambia costantemente e l’appunto, un Piano. Su un punto però insisto: dove chi non è capace di correre, o non vuole se le risorse del Ngf sono, e hanno da esse- correre, nel miglior caso può aspirare solo a un re, l’occasione per cambiare strada affrontan- dignitoso e decoroso prepensionamento. do i nodi strutturali che da qualche decennio tengono l’economia italiana prigioniera di una QUEL CHE DOBBIAMO FARE path dependence, è proprio sull’identificazio- ne precisa e lo scioglimento di quei nodi che Vorrei davvero invitare a non confondere l’e- il Piano dovrà concentrarsi. E non sulle chiac- mergenza dei tempi del lockdown e le sue chiere di una vulgata alla moda. Abbiamo bi- conseguenze da tamponare con il ritardo sogno di una politica industriale che ci svincoli che ci portiamo dietro da decenni prima del dalla condizione di Paese di piccole imprese lockdown e che va invece aggredito agendo tradizionali senza campioni nazionali produt- sui fattori di debolezza strutturale. A me pare tori di ricerca e applicatori di innovazioni tec- che tra allentamento del Patto di Stabilità e ri- nologiche e organizzative, di un ruolo dello sorse del New Generation Fund (Ngf) siamo Stato promotore e investitore, di grandi impre- a due passi dal poter profittare di mezzi che se in grado di competere a scala internazio- ci permettano non di tamponare falle, ma di nale, di un sistema nazionale di istruzione che imprimere una svolta. Non mi piace l’espres- spenda meno in spese correnti e che investa, sione “cambiare il modello di sviluppo”, perché invece, per far superare all’Italia la sua condi- la trovo tanto altisonante quanto vuota di con- zione di arretratezza macroscopica in materia tenuti, quanto ancora persino stupida perché di disponibilità di forza lavoro ad alta e altis- lo sviluppo economico non è qualcosa su cui sima qualificazione. Sono queste le basi per si possa agire con esperimenti di laboratorio costruire una nuova Italia, un’Italia competitiva. come l’espressione che citavo lascerebbe intendere. Ma se può servire come messag- gio accessibile e in grado di mobilitare risorse umane e materiali, ebbene che la si pronunci, al pari di come si è fatto in passato con altre espressioni sloganistiche come New Deal o Ricostruzione. Per accedere alle risorse del Ngf dobbiamo
11 Bce, l'avanguardia della convergenza europea Il punto di rottura della crisi finanziaria, il “whatever it takes” di Draghi, la risposta nell'emergenza pandemica. Ora la Banca centrale è di fronte a nuove sfide, non ultima quella con la politica di Lea Zicchino e Alessandro Carpinella Qualcuno che abbia lavorato alla Banca cen- guidance – è essa stessa uno strumento di trale europea prima della crisi finanziaria del politica monetaria. 2008 e che fosse stato su un altro pianeta per Prima della crisi finanziaria c’era stata una lun- gli ultimi 12 anni, tornando sulla terra sarebbe ga fase di ridotta volatilità dell’attività econo- sicuramente disorientato dai cambiamen- mica e dell’inflazione, per questo definita della ti avvenuti nel frattempo alla sua istituzione. “Grande Moderazione”. In questo periodo, le Innanzitutto, c’è un nuovo indirizzo per la po- Banche centrali, quasi tutte in regime di infla- litica monetaria, mentre alla vecchia Euroto- tion targeting, sembravano avere gioco facile wer ha preso posto una nuova entità, che ha nel perseguire il proprio mandato e nel raffor- in carico la vigilanza delle banche più grandi zare quindi la propria credibilità di guardiani dell’Eurozona. E la politica monetaria non si fa della stabilità dei prezzi. E l’attività di vigilanza più solo con interventi sui tassi di interesse ma del settore bancario proseguiva senza grosse con una pletora di nuovi strumenti, identificati difficoltà, guidata anche da un insieme di rego- da acronimi non sempre facili da ricordare o le internazionali messe a punto dal Comitato di pronunciare. Basilea, che era arrivato a produrre una nuo- va versione dell’accordo (Basilea II). La crisi COME SI È ARRIVATI AL CAMBIAMENTO iniziata nel 2007 e diventata più grave con la bancarotta Lehman di settembre 2008 ha de- La crisi finanziaria ha segnato un punto di terminato un brusco cambio nella conduzione rottura tra un prima, in cui le banche centra- della politica monetaria così come nell’attività li, affidatesi all’inflation targeting (obiettivi di di supervisione del settore bancario. inflazione programmata) e alla maggiore tra- La risposta iniziale delle banche centrali, e in sparenza nella comunicazione, riservavano particolare della Federal Reserve e della Bce, poche sorprese, e un dopo, in cui le banche si è stata simile. Si sono ridotti i tassi di interesse sono spinte dove mai si sarebbe immaginato al minimo per cercare di contrastare gli effetti e in cui la comunicazione – diventata forward depressivi della crisi finanziaria. Gli interventi
12 diretti sul sistema bancario sono stati invece diversi. Men- tions), seguito all’ormai famoso “whatever it tre negli Stati Uniti, nonostante la frammentazione delle takes” di Draghi. La nuova misura, che rendeva autorità di supervisione, il governo centrale è intervenuto possibile l’acquisto di titoli di Stato, ma solo di con una serie di misure, tra cui il Tarp (Troubled Asset Re- Paesi in conclamata difficoltà macroeconomi- lief Program), nato come fondo per l’acquisto degli asset ca e che avessero avviato un programma di tossici delle banche ma poi diventato lo strumento per ri- aiuto finanziario con il Meccanismo europeo di capitalizzare il settore, gli interventi nell’area euro sono stati stabilità, pur se mai implementata, è stata suf- decisi a livello nazionale ed eterogenei: il sostegno sotto ficiente a ridimensionare il cosiddetto rischio forma di capitalizzazioni e altre misure di sostegno è anda- di ridenominazione (ossia di riconversione del to da meno dell’1 per cento del Pil, come nel caso di Italia e debito in una valuta nazionale) pagato sui tito- Francia, a oltre il 30%, nel caso dell’Irlanda. Dopo una prima li di Stato dei Paesi periferici dell’Eurozona. E fase di taglio drastico dei tassi, anche la politica monetaria infine, nel 2015, arriva anche per la Bce il pro- ha iniziato a divergere. Mentre la Fed introduceva il Quan- gramma di acquisto di titoli pubblici, dopo che titative Easing (Qe), ossia un programma di acquisto di titoli neppure l’aver portato i tassi di politica mone- di Stato e di titoli privati, la Bce si affidava ad altre misure taria in territorio negativo era stato sufficiente non convenzionali, principalmente offerta di finanziamenti a contrastare il rischio di deflazione nell’area. al settore bancario e programmi di acquisto di soli titoli co- vered e asset-backed, mentre veniva anche colpita da una LA RIVOLUZIONE DI FRANCOFORTE nuova crisi, questa volta tutta europea, e in parte dovuta proprio alla difficoltà per la Banca centrale dell’Eurozona di Una rivoluzione per Francoforte, inimmagi- intervenire nel mercato dei titoli di Stato come fatto dalla nabile anche solo qualche anno prima, resa Federal Reserve, dalla Banca d’Inghilterra e dalla Banca necessaria dalla minaccia alla stessa soprav- del Giappone. vivenza dell’Unione monetaria e delle sue La crisi greca, partita nel 2010 con la rivelazione di numeri istituzioni, verso cui era ormai diventato forte sul debito pubblico maggiori di quelli fino ad allora dichia- lo scetticismo di gran parte dei cittadini euro- rati dalle statistiche ufficiali, ha determinato una crisi di fi- pei, soprattutto i più fiaccati dalla crisi econo- ducia degli investitori nella capacità degli Stati più deboli e mica e dalla mancanza di prospettive di una indebitati dell’Unione monetaria di far fronte ai propri ob- ripresa solida. blighi senza il sostegno di una politica fiscale comune e di L’acquisto di titoli di Stato per la Bce era sta- una Banca centrale che potesse intervenire direttamente to fino ad allora un tabù per una parte dei sul mercato sovereign. Paesi dell’Eurozona, tradizionalmente “fruga- Un deciso cambio di passo arriva anche per la Bce nel li”, a partire dalla Germania, che resistevano 2012, con il programma Omt (Outright Monetary Transac- all’idea di condividere i rischi fiscali sul bilan-
13 cio della Banca centrale o attraverso l’emissione di debi- LA NUOVA NORMALITÀ E IL RUOLO FUTURO to comune (eurobond). In realtà, anche se in modo meno DELLA BCE esplicito, con l’offerta di liquidità alle banche e la chiusura del mercato interbancario, a una forma di condivisione dei Dopo il forte cambiamento degli ultimi anni, rischi si era già arrivati, attraverso il sistema di pagamenti la domanda sul ruolo e gli strumenti che le Target2. I saldi Target rappresentano i crediti e le passività banche centrali potranno utilizzare in futuro è delle banche centrali nazionali dell'area euro nei confronti arrivata dagli stessi rappresentanti delle isti- della Bce derivanti dai flussi di pagamento transfrontalie- tuzioni. Seguendo la Federal Reserve, che ha ri. Ad esempio, se un investitore con un conto presso una appena concluso il suo percorso di revisione banca tedesca vende un Btp a una controparte italiana, della strategia di politica monetaria, anche la questa operazione comporta un aumento del saldo Tar- Bce ha avviato un lavoro di ripensamento del- get2 della Bundesbank e una contemporanea riduzione le modalità con le quali persegue il suo man- di quello della Banca d'Italia. Quindi i saldi Target misu- dato, che dovrebbe concludersi a metà del rano l’entità e la direzione dei flussi di capitale all’interno prossimo anno. dell’area, e dall’inizio della crisi finanziaria sono diventati È stato lo stesso Powell nel suo discorso a significativamente positivi per le banche centrali dei Paesi Jackson Hall di fine agosto a elencare i cam- verso cui si sono diretti i flussi di capitale (Germania prin- biamenti strutturali all’economia che hanno cipalmente) e negativi per tutti i Paesi della periferia, tra messo fortemente in discussione l’impalca- cui l’Italia. L’uscita dell’area euro di un Paese con un saldo tura utilizzata finora dalle banche centrali per negativo potrebbe rendere inesigibili i crediti delle ban- raggiungere i propri obiettivi. Sembra infatti che centrali con saldi attivi. Quindi l’introduzione stessa essersi fortemente indebolita la connessione dell’euro e di un sistema centralizzato di regolazione dei tra l'attività reale e la dinamica dei prezzi (la flussi di pagamento ha creato implicitamente un meccani- relazione che è sintetizzata dalla cosiddetta smo di condivisione dei rischi. “curva di Phillips”). Questo è stato reso eviden- Più evidente, e più difficile politicamente, è la condivisione te dal fatto che anche in fasi di mercato del dei rischi sui bilanci della Bce attraverso l’acquisto di titoli lavoro molto buone, non si sono manifestati di Stato. Il programma, recentemente ampliato in risposta effetti significativi sul tasso di inflazione. Le alla crisi covid, ha definitivamente ridimensionato i premi al potenziali spiegazioni per questo fenomeno rischio sui titoli di debito sovrano, che non sono più tornati sono svariate: la globalizzazione del mercato ai livelli del 2011-2012. Appare evidente che, a cinque anni del lavoro, il ruolo ridotto dei sindacati nella dall’inizio del Qe e nonostante i distinguo critici di qual- negoziazione salariale, l'aumento della con- che membro del Consiglio direttivo, difficilmente si potrà centrazione dell'industria, e altri ancora. La tornare indietro, a una politica monetaria fatta solo con curva di Phillips sembra quindi essersi ap- variazione dei tassi, tanto più che l’introduzione del Reco- piattita e questo rende l’azione della politica very Fund da finanziare con emissione di debito europeo monetaria meno efficace, con la conseguenza – seppur temporaneo e legato all’emergenza pandemica che per avere un impatto significativo occorre – costituisce un ulteriore passo, questa volta direttamen- aumentare la potenza di fuoco. te dei governi e quindi della politica, verso una maggiore La implicazione di questo cambiamento condivisione dei rischi. strutturale è che, con tassi di interesse molto bassi o negativi, la Bce potrebbe essere co- stretta a continuare a usare ancora a lungo
14 tutti gli strumenti non convenzionali di politica moneta- voluto imprimere, sin dall’inizio del suo man- ria fin qui adoperati (ed eventualmente anche di nuovi): dato, alla Banca come protagonista nella quindi l’utilizzo dell’attivo della Banca centrale e della transizione verso una economia più sosteni- forward guidance resterà verosimilmente necessario per bile. Nella revisione della strategia in corso ancora molto tempo. di discussione saranno valutati anche quattro Una conseguenza invece delle due crisi finanziarie e della ambiti nei quali la Banca centrale potrà dare risposta data con l’unione bancaria è che la Bce continuerà un contributo alle altre istituzioni europee nel ad avere il ruolo di preservare la stabilità finanziaria dell’Eu- raggiungimento degli obiettivi di riduzione dei rozona. Questo sarà fatto non solo ex post, con il nuovo fra- rischi climatici. Essi saranno inclusi nei modelli mework di gestione delle crisi, ma anche ex ante, grazie ai macroeconomici e nelle previsioni; la vigilanza nuovi standard regolamentari introdotti in risposta alla crisi accerterà che anche essi siano gestiti in modo finanziaria. E forse si arriverà a riconoscere esplicitamente appropriato dalle banche; le misure di politi- anche l’espansione dell’attivo della Banca centrale come ca monetaria, ad esempio gli acquisti di titoli uno strumento di stabilità finanziaria, poiché in grado di ri- o la valutazione del collaterale delle banche, durre la frammentazione dei mercati nazionali, soprattutto terranno conto anche del profilo di sostenibi- dei titoli sovrani e delle obbligazioni bancarie, in assenza di lità degli asset; saranno misurati e comunicati unione fiscale, di un’unione bancaria completa e di un’unio- i rischi di tipo climatico alla stabilità del siste- ne dei mercati dei capitali. ma finanziario dell’Area. Sarà in grado la Bce di Un effetto della crisi covid 19, probabilmente con impatti “difendere” un fronte così lungo, su un terreno duraturi, è che la politica prudenziale ha operato in accordo che non le è congeniale per esperienza? con quella monetaria come mai era successo in passato. La terza questione è connessa al rapporto, per La anomalia e gravità dello shock che ha colpito l’econo- definizione precario e dialettico, ma necessa- mia con lo scoppio della pandemia è stato tale da richiede- rio, tra la Banca centrale, le opinioni pubbliche, re una risposta congiunta. Anche in questo caso si è forse la politica. La Banca centrale e le sue scelte in così stabilito il principio che, almeno in alcune fasi partico- risposta alla grande crisi finanziaria sono state larmente critiche, è necessario un coordinamento tra i due ritenute (sostanzialmente a torto, e soprattut- ruoli della Banca centrale, affinché le misure di stimolo mo- to in alcuni Paesi dell’Eurozona), responsabili netario abbiano una maggiore possibilità di successo e non dei bassi tassi di interesse e quindi della bas- siano invece, come forse è avvenuto in passato, indebolite sa redditività dei risparmi nell’Eurozona. Ne è dalla prociclicità dei requisiti prudenziali. nata una spirale di dissenso che è uscita dal Eppure, il percorso evolutivo della Banca centrale europea terreno appropriato dello scontro politico per non può essere rappresentato come una strada tracciata indirizzarsi direttamente verso la Banca cen- una volta per tutte. Ostacoli e prove potrebbero rendere trale. Preservarne come bene supremo l’indi- tortuoso e non scontato il percorso stesso. Almeno tre sfi- pendenza dalla politica, come parte decisiva de, in questo senso, sembrano attendere la Banca centrale dell’architettura costituzionale europea, sarà nella sua prossima evoluzione. forse il compito più delicato cui dovranno por- In primo luogo, la capacità di stimolare una più ampia re mano i gruppi dirigenti, anche ricorrendo convergenza bancaria. Con un settore bancario patrimo- a forme di comunicazione meno convenzio- nialmente più sano rispetto a dieci anni fa, ma con intatti nali. Se si mostrerà all’altezza di queste sfide, problemi di redditività, la Bce sarà chiamata ad interpretare la Banca centrale potrà continuare a rappre- il proprio ruolo di vigilanza in maniera più elastica, e in fon- sentare, come è stata nell’ultimo decennio, do anche più creativa. Alla tentazione del consolidamento l’avanguardia istituzionale della lunga lotta per esclusivamente nazionale dei sistemi bancari (esemplificati la convergenza europea. dalla nuova ondata di fusioni tra banche dello stesso Pae- se che sembra profilarsi, dopo il caso Intesa-Ubi in Italia e quello Caixa-Bankia in Spagna), sarà in grado la vigilanza Bce, sotto la guida di Enria, di favorire e accompagnare an- che quelle fusioni bancarie cross border che restano l’u- nica soluzione realistica alla difficoltà delle grandi banche generaliste di creare valore per i propri azionisti, e quindi per tornare ad attrarre capitali per innovare e crescere? Ci sono segnali che la Bce intenda percorrere, con coraggio, questa strada, e sappiamo che non sarà semplice. Una seconda questione, che travalica i cambiamenti strut- turali dell’economia globale e la dinamica della crisi, sta nella capacità di impegnarsi in un campo più lontano da quello della politica monetaria e della stabilità finanziaria. È infatti evidente la spinta che la presidente Lagarde ha
16 Compiuto un primo passo verso l'unione fiscale Il finanziamento comune intervista a Marcel Fratzscher di Uski Audino per progetti comuni appartiene alla sfera Economista eterodosso eppure alla guida di uno degli istituti di ricerca più influenti del- di un'unione fiscale. la Germania, Marcel Fratzscher è la persona indicata per capire se la crisi scatenata dalla La crisi del covid ha pandemia stia cambiando il paradigma eco- nomico che muove le politiche europee e segnato un cambiamento per indagare se le posizioni del governo te- desco rappresentino davvero la svolta au- di paradigma economico: spicata da molti. Dalla sede del Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung (Diw) di Ber- è la pietra tombale lino Fratzscher, che insegna Macroeconomia all'Università Humboldt della capitale, appro- del neoliberismo fondisce con Start Magazine il dibattito che lui stesso ha avviato in patria.
INTERVISTA A MARCEL FRATZSCHER INTERVISTA A MARCEL FRATZSCHER INTERVISTA A MARCEL FRATZSCHER INTERVISTA A MARCEL FRATZSCHER INTERVISTA A MARCE 17 dell'unione fiscale. Per esempio, è auspicabile che ci possano essere fonti di entrata comu- ne non solo nella forma di contributi ma anche di imposte, come la digital tax. Certo, ci sono già regole condivise come il Patto di Stabilità e crescita, ma il finanziamento comune per pro- getti comuni appartiene alla sfera di un'unione fiscale. Ritiene possibili tasse comuni in Europa? Credo che siano necessarie. Naturalmente i Paesi membri hanno posizioni diverse sull'u- nione fiscale e sul Recovery Fund, e io vedo già le critiche che arrivano dalla Germania: non ci si può soltanto indebitare insieme, ma biso- gna assicurarsi che le entrate siano appropria- te, che i debiti si possano finanziare. Quindi ri- tengo necessario che, oltre a spese comuni, ci siano anche entrate comuni e non solo contri- buti. Questo per me sarebbe un logico secon- do passo. Quanto sia realistico è difficile dire, ma sappiamo tutti che nell'Unione europea gli sforzi sono lenti e le cose hanno bisogno di molto tempo. La Germania allora non è più un freno per l'Europa? Penso che la Germania negli ultimi due anni sia stata molto più attiva e proattiva nell'agen- da economico-politica. Cinque anni fa è stata decisa l'Unione bancaria ma molti punti non sono stati applicati. Ad esempio il fondo di ga- ranzia dei depositi, congelato da diversi Paesi tra cui la Germania, o la riforma delle regole Dopo il Consiglio europeo che ha varato sull'indebitamento. Anche in Banca centrale il Next Generation Eu Lei ha scritto: "Il europea c'è stata una forte resistenza tedesca programma del Recovery Fund potrebbe sulla politica monetaria. Ma penso che qual- essere una pietra miliare per l'unione cosa sia cambiato e che l'attuale fondo di ri- fiscale europea". Cosa intendeva? costruzione sia un grande merito del governo tedesco, della cancelliera e del ministro delle Intendo dire che la possibilità per la Ue di fare Finanze Olaf Scholz, naturalmente insieme alla debito comune è un primo passo verso un'u- Francia e molti altri. Ma la Germania è stata ed nione fiscale. Questa possibilità, cioè questi è un motore trainante. Un secondo esempio è oltre 500 miliardi di euro finanziati per la prima la protezione dei crediti bancari: l'anno scorso volta da debiti comuni, è stata pensata come il ministero delle Finanze ha dato il via a una una manovra temporanea e una tantum. Ma il nuova iniziativa per compiere passi in avanti ministro delle Finanze tedesco ha sottolinea- sull'Unione bancaria. Già questo indica come to che potrebbe anche essere usata in futuro. la posizione della Germania sia cambiata su Quindi è un primo passo per attivare un finan- diverse questioni. Certo, c'è ancora molta re- ziamento comune finalizzato a compiti impor- sistenza sulla politica monetaria, ma osservo tanti e regolarlo nel tempo attraverso debiti che con la presidenza del semestre europeo, comuni Ue. Ma questo è solo un elemento la Germania porta avanti alcune riforme.
18 Per il ministro delle Finanze Scholz il Ritiene che la crisi economica generata Recovery Fund "è un vero passo avanti per dal covid 19 abbia determinato un la Germania e per l'Europa da cui non si può cambiamento di paradigma economico in tornare indietro", mentre per il portavoce Europa? E in Germania vede uno slittamento di Angela Merkel è una risposta a “una dall'ordo-liberalismo al neo-keynesismo? crisi estrema e momentanea, chiaramente delimitata nelle dimensioni e nel tempo e Per me questa crisi è la pietra tombale del finalizzata a superare la crisi”. Che cosa ne neoliberismo e dell'ordo-liberalismo, il pensie- pensa, è una svolta temporanea o duratura? ro politico-economico tedesco, perché mostra che la cosa più importante è avere istituzioni Dove ha ragione il ministro delle Finanze è statali funzionanti. È stata questa la forza che nel fatto che ora esiste un meccanismo, uno ha permesso alla Germania di affrontare la cri- strumento, un esempio di come fare e quindi si meglio di quanto si fosse temuto. E si è di- in futuro non dovrà essere tutto contrattato ex ventati consapevoli che in passato molte cose novo, ma si potrà dire: “L'abbiamo già fatto”. Per sono andate storte perché non si è regolato di più il tempo di restituzione del debito è di a sufficienza: ci sono stati molti abusi anche trent'anni, una fase molto lunga. Per cui in ogni nell'economia di mercato, come testimoniato caso per trent'anni si dovrà far parte dell'Unio- dallo scandalo Wirecard, in cui le autorità di ne europea. Certo, si può discutere se avremo vigilanza non hanno vigilato abbastanza. Una ancora bisogno o meno di questo strumento e crisi come quella determinata dal covid dimo- a quali condizioni, se si può usare regolarmen- stra l'importanza del sostegno sociale, le risor- te per sostenere determinate spese. Queste se per la cassa integrazione o per i lavoratori sono domande aperte sulle quali si discuterà. autonomi evitano crisi peggiori. Per me è un Ma il dato di fatto è che si tratta di un prece- chiaro cambiamento di paradigma: uno Stato dente e questo è di grande incoraggiamento. forte, con istituzioni statali efficienti, è essenzia- Sappiamo dal passato che quando certe cose le non solo per attraversare una crisi, ma anche sono introdotte, poi possono essere riutilizzate per ottenere la crescita. con buon senso. È un'opinione condivisa della maggioranza Su questo tema Cdu e Spd hanno opinioni dei suoi colleghi economisti? diverse, secondo Lei quale posizione prevarrà alla fine? No. In Germania ci sono sempre grandi liti su questo punto. Ci sono naturalmente gli ordo- Lo vedremo nei prossimi anni, anzi il prossimo liberali, i Marktliberalen che criticano l'indebi- anno quando ci saranno le elezioni federali. tamento statale e ritengono che lo Stato non Ci sarà un nuovo governo che probabilmente dovrebbe finanziare la cassa integrazione ma sarà completamente diverso dall'attuale non lasciar fallire le aziende. Molti di loro continua- solo per le persone ma anche per i partiti. Non no a ritenere che il mercato ne sappia di più, ma dobbiamo dimenticare che la Germania ha io credo che la crisi abbia confutato in modo avuto fasi diverse. Negli anni Novanta Helmut abbastanza chiaro questa tesi e che loro siano Kohl è stato uno dei grandi sostenitori dell'eu- diventati una minoranza. Naturalmente esiste ro che senza il suo governo conservatore oggi anche il fronte opposto, quello di coloro che non ci sarebbe. La Germania in diverse fasi è vorrebbero statalizzare le banche e le imprese, stata anche precorritrice di riforme importan- puntando a una democrazia socialista. A mio ti. Ora, chissà cosa accadrà tra 5 anni. I Verdi parere, entrambe le posizioni sono estreme e potrebbero far parte del prossimo governo, sbagliate. Bisogna scegliere una strada inter- nei sondaggi sono davanti all'Spd, ma sono media: negli anni Novanta e Duemila ci sono uno dei partiti più europeisti. E anche fra i con- stati eccessi nell'economia di mercato, abusi servatori ci sono politici favorevoli a un'unione nel sistema fiscale, nella concorrenza, nelle fiscale. Non sempre deve piacere quel che vie- banche che adesso devono essere corretti e lo ne dalla Germania, ma negli ultimi 70 anni essa Stato deve svolgere un ruolo più forte per evi- ha avuto un ruolo costruttivo e positivo per l'in- tarli. Su questo credo che ci sia un largo con- tegrazione europea. E credo che continuerà ad senso. Guardiamo al governo tedesco della averlo anche dopo le elezioni. grande coalizione: due grandi partiti di massa hanno dato il via libera al più grande program- ma congiunturale mai fatto, dando il mag- gior sostegno possibile per la stabilizzazione dell'economia e dell'occupazione. Quindi non
INTERVISTA A MARCEL FRATZSCHER INTERVISTA A MARCEL FRATZSCHER INTERVISTA A MARCEL FRATZSCHER INTERVISTA A MARCEL FRATZSCHER INTERVISTA A MARCE 19 è solo la mia posizione, c'è un cambiamento. C'è la consapevolezza che abbiamo bisogno di un forte Stato sociale, di istituzioni statali forti per agire in una crisi come questa. D'accordo, ma Lei crede che questo cambiamento di orientamento proseguirà una volta superata la pandemia? La mia speranza è che sia un cambiamento permanente di consapevolezza: un Paese con istituzioni statali ben funzionanti ha risultati mi- gliori nella crisi di quelli che non ne hanno. La Germania tornerà alla politica del pareggio di bilancio? In tempi di crescita il pareggio di bilancio, la fa- mosa schwarze Null, è giusto e necessario, in modo che in tempi di crisi si abbia sufficiente margine di manovra. Immagino che tra due-tre anni si tornerà al freno sul debito ma non cre- do che la schwarze Null verrà reintrodotta nei prossimi 5 anni. Ed è giusto così. Cosa deve fare l'Italia per convincere i partner europei della sua affidabilità? È importante che l'Italia rimanga sulla strada intrapresa. In Germania si è riconosciuto come il governo italiano si sia comportato in maniera molto intelligente e giusta durante la crisi e stia portando avanti una politica economica solida e responsabile. La chiave è continuare sul- la strada delle riforme. Si guarda all'Italia con grande preoccupazione perché non c'è cresci- ta da almeno vent'anni, non solo da dopo la cri- si globale finanziaria, e la responsabilità è an- che dei governi italiani dell'epoca. Ma oggi, per la pandemia, nessuno è responsabile. Quindi non è necessario un cambiamento radicale: si tratta di portare avanti le riforme e rendere l'economia più flessibile in modo da generare maggiore crescita. È l'unica cosa che può tirare l'Italia fuori dal grande indebitamente pubbli- co e dalla disoccupazione. La Germania vuole che l'Italia esca dalla crisi. La legittima preoc- cupazione tedesca è che l'Italia, un Paese im- portante dell'Ue, si trovi in una situazione come quella della Grecia di dieci anni fa. La vicenda greca è stata molto dolorosa per i greci e per l'Unione europea, ma una situazione simile in Italia sarebbe una catastrofe per l'intera Euro- pa, anche per la Germania. Non intendo dire che l'Italia stia arrivando alla situazione della Grecia, di questo ne sono convinto, ma in Ger- mania si è persuasi che si debba fare di tutto per evitarlo.
20 L'Europa ritrovata Le risposte nazionali La crisi economica scatenata dal covid, le rispo- durante la crisi e l'ombrello ste delle istituzioni europee, le prospettive di ri- presa e rilancio. Ne abbiamo parlato col profes- di difesa della Bce. Ma ora sor Francesco Saraceno, docente alla Luiss e a Sciences Po di Parigi, che ha analizzato quasi in il Next Generation Eu è presa diretta gli eventi dirompenti del 2020 nel suo ultimo libro appena uscito: La riconquista. un'innovazione significativa, Perché abbiamo perso l’Europa e come possia- mo riprendercela (edito dalla Luiss University potenzialmente Press). Il volume era già in cantiere e ha un respi- ro molto più ampio rispetto alla stretta attualità: un game-changer. presenta una sintetica e precisa storia dell'euro coi suoi peccati originali e di crescita, esamina Che l'Italia non la “grande recessione” iniziata nel 2008-2009 e le ricette fornite da Bruxelles e da Francoforte, deve sprecare individua nella tenaglia ideologica tra neolibe- risti e populisti un impedimento alle necessarie riforme, esplicita una visione alternativa di ciò che andrebbe fatto per assicurare alla moneta unica un futuro apprezzabile. Su quest'analisi di intervista a Francesco Saraceno fondo Saraceno ha innestato osservazioni spe- di Giuseppe Mancini cifiche sulla crisi in atto.
INTERVISTA AFRANCESCO SARACENO INTERVISTA AFRANCESCO SARACENO INTERVISTA AFRANCESCO SARACENO INTERVISTA AFRANCESCO SARACENO INTERVISTA AFR 21 Qual è stato l'impatto della pandemia Come spiega le differenze tra la risposta sull'Eurozona e sul resto dell'Ue? alla crisi del 2008 e a quella del 2020? L'impatto sull'economia europea non è sta- Nel 2008 la Bce e la Commissione sono state to diverso da quello sperimentato dalle altre sostanzialmente inerti e non hanno facilitato economie: un violentissimo shock allo stes- lo sforzo dei Paesi membri. Inoltre, una volta so tempo di domanda e di offerta. L'offerta è passata la fase acuta della crisi, le istituzioni stata falcidiata dalla chiusura di interi settori, europee sono state tra le più veementi nel dal diffondersi della pandemia tra i lavoratori, richiedere un ritorno alla disciplina di bilan- dalla disarticolazione delle catene del valo- cio. Questa sottovalutazione della persisten- re internazionali; la domanda, dall'improv- za della crisi, il ricorso prematuro a politiche viso aumento dell'incertezza, dal calo dei di austerità e a politiche monetarie restritti- redditi, ovviamente dalle restrizioni imposte ve, ha un ruolo importante nello spiegare la dalla quarantena. Il risultato di questo dop- seconda recessione dell'Eurozona, nel 2012. pio shock è stato un calo del Pil che fa im- La reattività di oggi e il sostegno alle politi- pallidire tutte le crisi precedenti, comprese che di bilancio espansive dei Paesi membri la grande recessione degli anni '30 e la crisi possono almeno in parte essere spiegate dal finanziaria globale del 2008-2009 desiderio di non ripetere gli errori compiuti in occasione della crisi del debito sovrano. Come ha risposto l'Europa? In questo contesto, l'euro si è rivelato Non essendo l’Eurozona un sistema di tipo un'ulteriore complicazione o uno federale, dotata cioè di una capacità di stabi- strumento prezioso? lizzazione propria, le prime risposte alla crisi, non potevano che essere adottate a livello L'euro non ha giocato un ruolo significativo nazionale. Fin dall’inizio, l’obiettivo di governi nella fase acuta della crisi, se non – in po- e banche centrali è stato tentare di evitare sitivo – nel consentire anche a Paesi con fi- che difficoltà temporanee portassero al falli- nanze pubbliche più "problematiche" come mento imprese fondamentalmente sane, so- il nostro di usufruire dello scudo protettivo prattutto le piccole e le medie che non erano della Banca centrale. È tutto da dimostrare in grado di far fronte ai loro impegni finanziari. che con una moneta sovrana la Banca d'Italia La Bce dal canto suo ha fatto tutto il neces- avrebbe avuto lo stesso successo della Bce sario per proteggere i Paesi dell’Eurozona, in nel tenere i tassi di interesse sul nostro debi- particolare quelli più fragili come il nostro, da to pubblico bassi. possibili pressioni dei mercati. Fin dai primi di marzo l’istituto di Francoforte ha aperto Che giudizio dà dei singoli strumenti un ombrello protettivo rilanciando il pro- adottati dall'Ue per contrastare la crisi? prio programma di acquisti di titoli pubblici e affiancandogli un programma speciale, il La Commissione ha proposto di mettere in Temporary Pandemic Emergency Purchase piedi, in tutta fretta, tre diversi meccanismi Programme. Fino ad almeno la metà del 2021 per sostenere le spese straordinarie affron- la Bce acquisterà titoli pubblici, tenendo i fa- tate dagli Stati membri. Il primo è la linea di migerati spread sotto controllo e consenten- credito (Pandemic Crisis Support) specifica- do ai governi nazionali di concentrarsi sulle mente dedicata alla gestione della crisi co- misure necessarie per rilanciare l’economia vid 19 nel quadro del meccanismo europeo senza temere la speculazione. di stabilità. L'importo assegnato a questa Se la Banca centrale si è mossa rapidamen- linea di bilancio sarà dell'ordine del 2% del te, le autorità di Bruxelles non sono state a Pil di ciascuno Stato membro, i famosi 36 mi- guardare. La Commissione ha per la prima liardi per il nostro Paese. Riguardo al surreale volta nella sua storia, il 20 marzo scorso, atti- dibattito sulle condizionalità, le condizio- vato la clausola di sospensione delle regole ni "leggere" del Mes non esistono, essendo di bilancio europee, il Patto di Stabilità e il Fi- esplicitamente costruito per dare alle istitu- scal Compact. Negli stessi giorni venivano di zioni europee il potere di condizionare le po- molto alleggerite le regole comunitarie sugli litiche nazionali. Detto questo, la questione aiuti di Stato, per far sì che i Paesi membri non è giuridica ma politica (la facoltà di im- potessero liberamente sostenere il settore porre l'austerità non significa che questa sarà produttivo. necessariamente imposta), per cui non sarei scandalizzato se l'Italia, sperabilmente insie-
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