Design per la fruizione digitale del patrimonio culturale.
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Corso di laurea in Design e comunicazione visiva Anno accademico 2020/21 Design per la fruizione digitale del patrimonio culturale. Analisi di strumenti, competenze, e nuovi ruoli del designer nei processi di valorizzazione dei beni culturali attraverso il mezzo digitale. Candidato: Valerio Obino Relatore: Marco Bozzola Correlatore: Lorenzo Savio 1
Introduzione L’Italia è il paese con il maggior numero di siti UNESCO patrimonio dell’umanità. Questo dato è indicativo dell’importanza del patrimonio culturale del nostro paese, non solamente per la quantità di beni riconosciuti estremamente elevata, ma anche per le opportunità che ciò offre. Saper sfruttare al meglio il patrimonio, infatti, significa contribuire allo sviluppo di una società sotto vari punti di vista; a partire dal grado di istruzione e di consapevolezza dei cittadini, passando per la maggiore coscienza della propria cultura, fino ad arrivare al ritorno economico che, come si è dimostrato, è possibile ottenere da una buona gestione del patrimonio culturale. La valorizzazione del patrimonio, dunque, deve evolvere e saper sfruttare tutte le possibilità offerte dal mondo contemporaneo per riuscire a comunicare i propri valori ad un pubblico sempre più vasto e globale e rendersi accessibile a tutte le classi sociali al fine di contribuire al miglioramento dell’intera società. Nel periodo storico che stiamo vivendo, reso unico dall’attuale crisi sanitaria, molti settori hanno sfruttato le possibilità offerte dagli strumenti digitali disponibili e il settore della cultura non è stato da meno. Questa situazione infatti ha rappresentato un forte impulso all’implementazione dell’utilizzo di tali strumenti per i musei che intendono portare avanti la propria mission anche se gli utenti non possono usufruire di esperienze dirette. Lo scopo dello studio è quello di analizzare in primo luogo lo stato della digitalizzazione del patrimonio culturale italiano messa in atto da parte dei musei e successivamente descrivere quali sono in particolare le strategie che sfruttano strumenti digitali per migliorare l’esperienza da parte degli utenti, per arrivare a definire quali sono le competenze e i ruoli dei designer che operano in questo ambito. Partendo dai risultati di questa mappatura sono individuate le competenze e gli ambiti di specializzazione richieste ai designer al fine di operare in questo campo e quali sono le principali professionalità con cui confrontarsi. 3
INDICE Introduzione 3 Capitolo 1 IL PATRIMONIO CULTURALE 1.1 Definizione di patrimonio e 9 beni culturali 1.2 Normativa di riferimento 14 Evoluzione storica della normativa Normativa nazionale Normativa comunitaria Normativa internazionale 1.3 Enti preposti alla tutela del 22 patrimonio 1.4 I musei in Italia 24 Il sistema museale nazionale – SMN 4
Capitolo 2 STRATEGIE DIGITALI 2.1 Stato attuale della 31 digitalizzazione 2.2 Casi studio 36 Iniziative durante il lockdown Strategia digitale dei musei 2.3 Mappatura strumenti digitali 59 Capitolo 3 RUOLO DEL DESIGNER 3.1 Ruolo del designer nella 65 progettazione e realizzazione degli strumenti digitali. 3.2 Progettare l’esperienza 69 3.3 Design come risorsa per gli 74 istituti culturali Conclusioni 78 5
1.1 Definizione di La definizione di patrimonio culturale è complessa ed è stata oggetto di lunghi patrimonio e beni dibattiti, ma fornire una definizione univoca, per un concetto così remoto e che si è evoluto insieme alle società culturali nel tempo, potrebbe dimostrarsi un compito meno semplice di quanto si possa immaginare. Un valido punto di partenza per la definizione del concetto può essere l’analisi etimologica. In latino il termine patrimonium nasce dall’unione di pater, ‘padre’, con il suffisso -monium riconducibile ad alimonium, ‘nutrimento’ (àlere, ‘nutrire’), ed era usato per indicare l’insieme delle cose possedute dal pater familias (il ‘padre di famiglia’) destinate a diventare poi nutrimento, in senso lato, per i suoi eredi. Dunque, il passato che si conserva per essere trasmesso ai figli, alle generazioni future. La parola cultura è anch’essa di origine latina e va ricondotta al verbo còlere, ‘coltivare’, da cui deriva il vocabolocultus che tra i suoi significati annovera, sì, la ‘coltivazione dei campi’ da una parte e il ‘culto’ in senso religioso dall’altro, ma anche il ‘modo di vivere’, la ‘civiltà’. Dunque, osservando i significati affiancati di entrambi i termini, il patrimonio culturale è l’eredità posseduta da una società, la memoria di ciò che questa ha prodotto e trasmesso nel tempo. Ogni civiltà costruisce il proprio futuro partendo da questa eredità, sulla quale si basano i contributi contemporanei che ne garantiscono l’avanzamento. A partire dal periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale1 il dibattito sul significato di bene culturale è tornato centrale, anche a seguito delle massicce distruzioni del patrimonio, 1 La Convenzione per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato adottata all’Aia nel 1954 a seguito della massiccia distruzione del patrimonio culturale durante la seconda guerra mondiale, è il primo trattato in- ternazionale a vocazione mondiale riferito esclusivamente alla tutela del patrimonio culturale in caso di conflitto armato. 9
dibattito che ha progressivamente coinvolto un numero sempre maggiore di nazioni. Durante un’assemblea dell’ICOMOS2 nel 1999 è stata elaborata una definizione del concetto di patrimonio culturale che ancora oggi rappresenta un punto di riferimento per la comunità internazionale che opera nel settore: «Il patrimonio culturale è un concetto ampio che include l’ambiente naturale cosìcome quello culturale. Comprende paesaggi, luoghi storici, siti e ambienti costruiti dall’uomo, così come la biodiversità, le collezioni, le pratiche culturali del passato e del presente, le esperienze di vita e la conoscenza. Esso registra ed esprime i lunghi processi di sviluppo storico, che formano l’essenza delle diverse identità nazionali, regionali, indigene e locali ed è parte integrante della vita moderna. È un punto di riferimento dinamico e uno strumento positivo per la crescita e il cambiamento. Il patrimonio culturale specifico e la memoria collettiva di ciascuna località o comunità non è sostituibile ed è una base importante per lo sviluppo presente e futuro.» L’ICOMOS, fondato nel 1964 in seguito alla stesura della Carta di Venezia3, è una organizzazione internazionale non governativa che ha principalmente lo scopo di promuovere la teoria, la metodologia e le tecnologie applicate alla conservazione, alla protezione e alla valorizzazione dei monumenti e dei siti di interesse culturale e fornisce consulenza al Comitato del patrimonio mondiale dell’UNESCO sui Patrimoni dell’umanità. Dell’ICOMOS fanno parte più di 10.000 membri attivi, provenienti da nazioni diverse ed esperti in diversi settori come la storia, la storia dell’arte, dell’architettura, l’archeologia, l’antropologia e la geografia per citare solamente i più comuni. 2 Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti, è un’organizzazione non governativa advisory body dell’U- NESCO. 3 La Carta di Venezia per il restauro e la conservazione di monumenti e siti del 1964 è un documento redatto con l’intento di fissare un codice di standard professionali e le linee guida che costituissero un quadro di riferimento internazionale per disciplinare le modalità con cui condurre interventi di conservazione e restauro di monumenti e ma- nufatti architettonici, e di siti storici e archeologici. 10
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manoscritti, monumenti, ma anche porzioni di territorio rurale o urbano; In Italia l’espressione “bene culturale” i beni che fanno parte di questa inizia ad essere utilizzato con categoria possono essere ancora frequenza a partire dal 1963, anno distinti in beni materiali mobili, beni in cui la commissione Franceschini che possono essere spostati senza viene incaricata dal governo pregiudicarne l’integrità strutturale, dell’epoca di stilare un primo elenco ed immobili, che sono stabilmente per la definizione del patrimonio ancorati al suolo e non possono culturale nazionale. Il valore di questa essere spostati. La categoria dei beni commissione sta anche nell’aver immateriali, entrata a far parte della formulato una nuova definizione di classificazione dei beni culturali solo patrimonio culturale, “testimonianza di recente4, è composta invece da beni materiale avente valore di civiltà” che non dotati di una dimensione fisica, ha rappresentato il punto di partenza che esistono soltanto nel momento in per tutta la legiferazione degli anni cui avvengono ma che rappresentano successivi. comunque una testimonianza di civiltà come tradizioni, espressioni orali, consuetudini sociali, eventi rituali e festivi. Queste pratiche descrivono la Una volta definito cosa si intende scansione della vita in uno specifico in maniera generica per patrimonio territorio, rappresentano le origini culturale, veniamo alla definizione di una comunità e come questa si è dei singoli elementi che costituiscono adattata ed evoluta per sfruttare al il patrimonio. Esso comprende un meglio le caratteristiche del contesto insieme estremamente eterogeneo ambientale in cui si è stabilita. e ampio di singoli “beni” che Inoltre, i beni culturali possono essere rappresentano una testimonianza categorizzati e catalogati in base alla concreta della cultura, storia e loro tipologia secondo macrogruppi tradizione prodotta da una società di quali: beni storici e artistici, archivistici un determinato territorio e periodo e librari, archeologici, architettonici, storico. Definire cosa può far parte del paesaggistici, etnoantropologici, patrimonio culturale non è sempre fotografici e cinematografici, musicali, una operazione univoca, poiché naturalistici, numismatici, scientifici e epoche e contesti differenti generano tecnologici. necessariamente differenti sistemi di valori sociali, dunque anche i beni considerati degni di far parte del patrimonio culturale variano in base al Operare nel campo del patrimonio contesto. culturale presuppone come prima azione la tutela del patrimonio: le Oggi il vasto e diversificato insieme azioni di tutela partono sempre dal di beni che compone il patrimonio riconoscimento di un determinato culturale di una nazione o territorio bene come valido testimone di può essere categorizzato secondo civiltà e dunque il riconoscimento diverse declinazioni. La prima di questo come portatore di valore distinzione viene fatta tra i beni per la società. Una volta individuato materiali e i beni immateriali, due il bene culturale si procede quindi categorie dotate di caratteristiche con strategie che ne garantiscano chiaramente molto diverse tra loro; la protezione, la conservazione, nella prima rientrano tutti i beni dove necessario il restauro e la che hanno una dimensione fisica valorizzazione. La conservazione definita e stabile, ossia opere d’arte, comprende ogni attività svolta con 4 L’UNESCO ha adottato nel 2003 la Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio culturale immateriale, ratifi- cata dall’Italia nel 2007. 12
lo scopo di mantenere l’integrità fisica e funzionale di un artefatto in maniera coerente e programmata, i passaggi principali della conservazione di un bene sono solitamente: studio (conoscenza approfondita del bene), prevenzione (azioni che minimizzano le situazioni di rischio connesse al bene e al contesto in cui si colloca), manutenzione (monitoraggio costante delle condizioni del bene), restauro (intervento diretto sul bene al fine di recuperarne parte dell’integrità fisica). Preservare fisicamente il patrimonio è sicuramente il primo imprescindibile passo della conservazione, ma non può essere certo l’unica azione da compiere; è infatti fondamentale promuovere e garantire la fruizione del patrimonio al pubblico; promuovere la cultura, infatti significa diffondere la conoscenza del proprio patrimonio e storia. Con il termine valorizzazione si intende qualsiasi attività svolta con lo scopo dimigliorare le condizioni di conoscenza del patrimonio culturale e ad incrementarne la fruizione da parte del pubblico, così da diffondere i valori rappresentati da un determinato bene. 13
1.2 Normativa di Evoluzione storica riferimento della normativa Come detto nel precedente paragrafo, da sempre si è discusso di patrimonio culturale, di quale fosse il suo valore e come tutelarlo al meglio. Già in epoca romana le statue e i marmi in generale venivano considerati “res populi romani”, da cui deriva la loro inalienabilità anche nel caso in cui fossero di proprietà privata. In tempi più recenti, chi ha governato il territorio italiano si è sempre confrontato con la presenza di un massiccio patrimonio culturale. Nel periodo medievale, ad esempio, ci si rese conto dell’importanza di cui si faceva portatore il patrimonio culturale, valori non solo artistici e storici ma anche etici e civili. Fu questa considerazione a portare all’idea che i monumenti e i beni culturali costituivano la rappresentazione della città in cui si trovavano. Nel 1347 Francesco Petrarca denunciò1 la condizione di degrado in cui si trovavano le opere, specialmente quelle architettoniche, della città di Roma, sollecitando l’intervento tempestivo del governo pontificio. Il primo a ricoprire il ruolo di soprintendente delle antichità della città di Roma fu Raffaello Sanzio, nominato da Papa Leone X nel 1514. Raffaello evidenziò subito il pessimo lavoro svolto dai pontefici passati dal punto di vista della tutela del patrimonio che aveva contribuito a rendere famoso ovunque il nome della città di Roma. La prima azione di Raffaello come soprintendente fu quella di procedere con la stesura di un elenco e mappatura al fine di salvaguardare le architetture storiche che in quel periodo venivano sfruttate per ricavare materiale da costruzione. 1 Lettere a Cola di Rienzo. 14
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Infatti, è dal sedicesimo secolo che già citata commissione Franceschini vennero promulgate diverse leggi per formula una nuova e importante la salvaguardia del patrimonio artistico definizione di patrimonio culturale4; e storico, specialmente nello stato nel 1974 viene istituito il Ministero per pontificio che ha tracciato la linea per i Beni culturali e ambientali5, più di questo tipo di intervento, seguita più venti anni dopo è diventato il Ministero o meno fedelmente dagli altri stati per i Beni e le attività culturali6, dell’Italia preunitaria. ampliandone significativamente l’ambito di competenza. Nel 1999 viene Altro punto fondamentale emanato il Testo Unico7, che riuniva nell’evoluzione della normativa dei in 166 articoli tutto l’ordinamento beni culturali è sicuramente l’editto in materia. Fino ad arrivare del Cardinale Pacca, promulgato all’introduzione nel 2004 del Codice a Roma il 7 aprile 1820, primo dei Beni culturali e del paesaggio8 provvedimento ufficiale riguardante tuttora in vigore. espressamente “sopra le antichità e gli scavi” concentrato intorno ai tre punti principali: catalogazione del patrimonio, divieto di esportazione dei beni, e proprietà statale delle opere rinvenute nel sottosuolo. Questo editto ha posto le basi per tutto il successivo ordinamento. Successivamente all’unificazione dell’Italia, la prima legge emanata che ordinò e definisce il settore dei beni culturali è stata la legge Rosadi-Rava2, che riprese i principi dell’editto Pacca quasi un secolo dopo. Durante il Ventennio fascista vennero promulgate due leggi che hanno costituito la base dell’ordinamento italiano fino al 1999: la prima è la legge Bottai3, riguardante “la tutela delle cose di interesse artistico e storico”, mentre la legge 1497/1939 ordina “la protezione delle bellezze naturali”. Nel periodo successivo all’emanazione della Costituzione dalla Repubblica italiana sono stati diversi gli interventi legislativi che riguardano l’ambito del patrimonio culturale. Nel 1963 la 2 Legge 364/1909 3 legge 1089/1939 4 «Appartengono al patrimonio culturale della Nazione tutti i beni aventi come riferimento alla storia della civiltà. Sono assoggettati alla legge i beni di interesse archeologico, storico, artistico, ambientale e paesistico, archivistico e librario e ogni altro bene che costituisca testimonianza materiale avente valore di civiltà». 5 d.P.R. 805/1975 6 d. lg. 368/1998 7 d.lg. 490/1999 8 d.lg. 42/2004 16
Normativa nazionale «sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro Tra i principi fondamentali della ente ed istituto pubblico e a persone Costituzione italiana9 è importante giuridiche private senza fine di notare che è presente, nell’articolo 9, lucro, che presentano interesse un articolo che definisce la posizione artistico, storico, archeologico o dello Stato italiano riguardo al etnoantropologico […] le raccolte patrimonio culturale. Questo recita: di musei, pinacoteche, gallerie e altri luoghi espositivi dello Stato, “La Repubblica promuove lo sviluppo delle regioni, degli altri enti pubblici della cultura e la ricerca scientifica territoriali, nonché di ogni altro e tecnica. Tutela il paesaggio e il ente ed istituto pubblico; gli archivi patrimonio storico e artistico della e i singoli documenti dello Stato, Nazione.” delle regioni, degli altri enti pubblici territoriali, nonché di ogni altro Lo Stato italiano, dunque, annovera ente ed istituto pubblico; le raccolte tra i suoi compiti principali quelli di librarie delle biblioteche dello Stato, protezione e valorizzazione del proprio delle regioni, degli altri enti pubblici patrimonio culturale, riconoscendone il territoriali, nonché di ogni altro ente valore. e istituto pubblico; le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico particolarmente Il riferimento normativo che regola importante [....]; gli archivi, i singoli l’amministrazione del patrimonio documenti, le raccolte librarie, culturale oggi è il Codice dei appartenenti a privati, di eccezionale beni culturali e del paesaggio, interesse culturale; le cose immobili e a cui ci riferiremo d’ora in avanti mobili, a chiunque appartenenti, che semplicemente come “Codice”, rivestono un interesse particolarmente emanato con il decreto legislativo importante a causa del loro numero 42 del 22 gennaio 2004, esso riferimento con la storia politica, attribuisce al Ministero della Cultura militare, della letteratura, dell’arte e i compiti di tutelare, conservare e della cultura in genere, ovvero quali valorizzare il patrimonio culturale testimonianze dell’identità e della italiano. Il Codice è composto da 184 storia delle istituzioni pubbliche, articoli e un allegato, strutturato in collettive o religiose; le collezioni o serie cinque parti: le disposizioni generali, di oggetti, a chiunque appartenenti, i beni culturali, i beni paesaggistici, le che, per tradizione, fama e particolari sanzioni e le disposizioni transitorie; caratteristiche ambientali, rivestono l’allegato elenca beni soggetti a come complesso un eccezionale specifiche disposizioni sulla loro interesse artistico o storico.» circolazione. Il Codice riprende l’ordinamento precedente e introduce Si tratta di un insieme molto vasto alcune novità, come l’unificazione per che comprende elementi dotati di la prima volta delle nozioni di beni caratteristiche estremamente diverse culturali e beni paesaggistici. Inoltre, tra loro, ma che hanno in comune il è interessante prestare attenzione alla fatto di rappresentare l’evoluzione definizione di cosa viene considerato culturale di una società o di un bene culturale secondo il Codice; territorio. nell’Art. 10 si afferma che: 9 I primi dodici articoli della costituzione italiana. 17
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Normativa Il trattato di Maastrict11 (1992) e le sue successive modifiche, con un titolo comunitaria dedicato appositamente alla cultura, ha consentito all’Unione europea di stabilire dei programmi per la tutela, divulgazione e sviluppo della cultura I doveri di uno stato riguardo la tutela in Europa. In questo contesto le azioni del proprio patrimonio culturale dell’Unione europea mirano a favorire derivano non soltanto dalle leggi la cooperazione tra gli operatori dei nazionali, ma anche da convenzioni diversi stati membri e ad integrare internazionali. I testi legislativi di le loro iniziative, nel rispetto delle questo tipo impongono l’osservanza diversità nazionali o territoriali, al fine di di certi principi sia agli stati che hanno valorizzare il patrimonio comune. contribuito alla loro formulazione, sia agli stati che intendono sottostarvi. Quando lo Stato italiano ratifica una Il regolamento CEE 3911/92 prevede il convenzione internazionale, esso decide controllo preventivo riguardo l’uscita di sottostare alla sua applicazione come dei beni culturali dal territorio europeo. se il testo normativo fosse prodotto Il regolamento prevede la possibilità di autonomamente dall’Italia. negare l’autorizzazione al trasferimento di un bene “qualora i beni culturali siano contemplati da una legislazione Il sistema legislativo europeo non che tutela il patrimonio nazionale ha prodotto una definizione di avente valore storico, archeologico, bene culturale, per questo motivo nello Stato membro di cui trattasi”. occorre fare riferimento a cosa viene considerato bene culturale Con la direttiva 93/7/CEE la Comunità dall’ordinamento italiano. europea si è dotata di uno strumento per attuare la restituzione di beni Il diritto comunitario regola l’ambito dei culturali usciti illecitamente dal beni culturali secondo diversi aspetti. territorio di uno stato. Innanzitutto, vanno citate le norme riguardanti la circolazione delle merci all’interno dei confini dell’Unione europea, regolate dal trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE)10, che garantisce la libertà di circolazione per le merci dei paesi membri. L’Art. 30 del trattato, però, dà la possibilità agli stati di porre dei limiti alla libera circolazione di merci in casi specifici, in base a: «giustificati motivi di moralità pubblica, di ordine pubblico, di sicurezza pubblica di tutela della salute della vita della persone e degli animali o di preservazione dei vegetali di protezione del patrimoni artistico, storico o archeologico nazionale o di tutela della proprietà industriale o commerciale». Grazie a questo articolo i singoli stati membri possono esercitare un maggiore controllo sopra il proprio patrimonio culturale. 10 Il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, insieme al trattato sull’Unione europea, è uno dei trattati fon- damentali dell’Unione europea. Assieme costituiscono le basi fondamentali del diritto primario nel sistema politico dell’UE. 11 Trattato di Maastricht, o Trattato sull’Unione europea (TUE), definisce i tre pilastri dell’Unione europea, fissan- do le regole politiche e i parametri economici e sociali necessari per l›ingresso dei vari Stati aderenti nella suddetta Unione. 19
Normativa per limitare i traffici illeciti ha visto come parte attiva sia l’UNESCO che internazionale UNIDROIT 14. Il 24 giugno 1995 è stata firmata a Roma la Convenzione UNIDROIT per favorire A livello interazionale l’approccio la restituzione di beni culturali esportati verso le politiche che si occupano di illecitamente. L’Italia ne ha disposto beni culturali manifestano posizioni l’esecuzione con la legge numero 233 spesso molto distanti. Il principale del 7 giugno 1999. punto di confronto si manifesta tra stati che possiedono un patrimonio culturale importante e che di La convenzione UNESCO del 197215 conseguenza mirano a politiche di riguarda la protezione del patrimonio protezionismo commerciale e altri culturale e naturale mondiale. Le azioni stati, principalmente acquirenti, con stabilite da questa convenzione si un approccio più liberista ed ostile alle basano sull’impiego di liste. Infatti, è politiche di restituzione. stata compilata la “lista del patrimonio mondiale” nella quale vengono inseriti Il diritto internazionale per i beni i siti di eccezionale valore universale culturali è caratterizzato sia da sia per il patrimonio culturale che per convenzioni internazionali che si quello naturale. Ad essa viene affiancata occupano di tutela diretta dei beni la “lista del patrimonio mondiale in culturali, sia da altri trattati che pericolo” che identifica i beni minacciati indirettamente ne influenzano la dal pericolo di distruzione e per i quali disciplina; tra questi rientrano gli è richiesto l’intervento nazionale ed accordi istitutivi di organizzazioni internazionale. internazionali come l’UNESCO12, che ha svolto sia un ruolo di raccomandazione Il bisogno di porre regole per impedire agli stati che di promotore delle il danneggiamento dei beni del convenzioni internazionali rivolte patrimonio culturale emerge con alla protezione dei beni culturali, forza in caso di conflitti armati tra prevenzione e repressione del traffico paesi. Tra le convenzioni che hanno illecito. come oggetto la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato, La convenzione UNESCO del 197013 va citata la convenzione dell’Aja del riguarda la proibizione e prevenzione 1954, con i relativi protocolli per vietare di importazioni ed esportazioni illecite l’esportazione dei beni dal territorio di di beni culturali. Le categorie di beni un Paese occupato. Tale convenzione si da considerare beni culturali sono applica anche alla parte in guerra che inserite nell’allegato della convenzione, non ha aderito. Il trattamento dei beni dunque considerati tali a prescindere culturali durante i conflitti è regolato dalle singole definizioni statali. I sia in caso di conflitto interno che Paesi firmatari riconoscono che la internazionale. movimentazione dei beni culturali senza l’osservanza dei dispositivi della convenzione è illecita. Tale convenzione però si è dimostrata carente nel sistema di controllo e nelle procedure di restituzione. L’impegno internazionale 12 Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura. 13 Convenzione internazionale di Parigi del 14 novembre 1970, ratificata con la Legge 30 ottobre 1975, n. 873 14 Istituto internazionale per l’unificazione del diritto privato, è un’organizzazione internazionale che persegue l’armonizzazione del diritto internazionale privato. 15 Convenzione di Parigi del 21 novembre 1972 recante «tutela del patrimonio culturale e naturale mondiale», ratificata con la Legge 6 aprile 1977 n. 184. 20
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1.3 Enti preposti Il Ministero per i Beni Culturali e ambientali fu istituito nel 19751 alla tutela del per opera del suo primo ministro, Giovanni Spadolini. Lo scopo per cui è stato istituito era quello di patrimonio concentrare competenze e funzioni che riguardavano il patrimonio culturale e ambientale, fino ad allora divise tra il ministero della Pubblica Istruzione, degli Interni, e Presidenza del Consiglio dei ministri. Questo per garantire la gestione integrata ed efficace di un settore estremamente rilevante per lo sviluppo della nazione. Oggi il ministero prende il nome di Ministero per la cultura2, al suo capo è posto il ministro Dario Franceschini. Il ministero ha una struttura piuttosto complessa e comprende uffici in sua diretta collaborazione, uffici propri e uffici periferici. Le strutture centrali, ossia uffici in collaborazione diretta con il ministero sono: ufficio del gabinetto, la segreteria del ministro, ufficio legislativo, ufficio stampa e comunicazione e le segreterie dei sottosegretari. Gli organi centrali del ministero comprendono un segretariato generale e undici direzioni generali. Per il ministero, inoltre, operano quattro diversi organi consultivi di carattere tecnico-scientifico e sette comitati tecnico-scientifici che forniscono servizi di consulenza e monitoraggio. L’organizzazione degli organi periferici è piuttosto complessa, da precisare il fatto che il ministero, fatta eccezione per i beni archivistici, non ha competenza sulle tre regioni autonome Sicilia, Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta. Al vertice della struttura perifierica si trovano i diciassette segretariati regionali che coordinano le attività in ogni regione, coinvolgendo le soprintendenze di archeologia, belle arti e paesaggio, gli archivi di stato, le biblioteche pubbliche statali, le diciassette direzioni regionali dei musei e la direzione musei statali della città di Roma. Esistono, infine, 1 Decreto-legge 14 dicembre 1974, n. 657 , convertito nella legge 29 gennaio 1975 n. 5. 2 Decreto-legge 1 marzo 2021, n. 22 22
diciassette soprintendenze archivistiche e bibliografiche che esercitano competenza su tutte le regioni italiane. Il ministero vigila anche su una serie di enti pubblici ed esercita diritti di azionista per una serie di attività, le cui azioni sono possedute dal ministero dell’economia e delle finanze. 23
1.4 Analisi L’Italia è dotata di un patrimonio culturale estremamente vasto e sono scenario: i musei presenti nel territorio nazionale alcuni dei musei più importanti al mondo, sia per quanto riguarda la composizione in Italia delle collezioni che per il numero di visitatori sia italiani che stranieri che ogni anno visitano i musei italiani, sia quelli più famosi sia quelli più piccoli. Innanzitutto, è utile fornire una definizione di cosa si intende per museo e quali sono le sue funzioni: “Il museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società, e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali ed immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, e le comunica e specificatamente le espone per scopi di studio, educazione e diletto, promuovendone la conoscenza presso il pubblico e la comunità scientifica”. Questa definizione è stata formulata da ICOM1 durante l’assemblea generale di Vienna nel 2007 ed è stata ripresa dalla normativa italiana2, con la precisazione finale riguardo la promozione. I nuclei originali di quelli che sono oggi i maggiori musei italiano hanno origine dalle collezioni appartenenti alle corti europee e alle famiglie nobili oppure alla chiesa, formate a partire dal Quattrocento, periodo in cui l’arte antica viene riscoperta e rivalutata. Nel 1700 nascono i primi musei pubblici3, mentre il primo museo moderno, ossia aperto a chiunque a prescindere dalla estrazione sociale che offriva a chiunque la possibilità di esercitare il proprio diritto di fruire del patrimonio culturale, è stato il museo del Louvre, aperto al pubblico il 19 settembre 1792 per opera del ministro francese Roland, che decretò il passaggio di proprietà delle collezioni d’arte dalla famiglia reale alla nazione francese. Il sistema delle collezioni private ha 1 Organizzazione internazionale dei musei e dei professionisti museali. 2 Decreto ministeriale MIBAC 23 dicembre 2014. 3 British Museum di Londra, inaugurato nel 1753 e la Galleria degli Uffizi, donata al popolo di Firenze da Anna Maria Luisa de’ Medici nel 1737. 24
fatto in modo che attorno ad esse si che hanno una popolazione inferiore a sviluppassero professionalità e know- 2.000 abitanti, e circa un terzo di tutti how per la cura delle collezioni, che si i musei italiani ha sede in comuni con sono evolute nelle figure professionali popolazione tra i 2.000 e 10.000 abitanti. preposte alla gestione dei musei Le regioni con il maggior numero di odierni. Per le ragioni storiche da cui musei in Italia sono la Toscana (553), hanno origine, gran parte dei maggiori L’Emilia-Romagna (454) e la Lombardia musei italiani hanno sede in edifici (433); mentre i comuni con più musei d’epoca come regge, palazzi nobiliari ed sono Roma (121), Firenze (69) e Torino ecclesiastici. (49). La partecipazione sempre maggiore Nel 2019 il numero complessivo di da parte dell’Italia nel dibattito visitatori dei musei italiani è stato di internazionale sulla funzione del 54 milioni e 805 mila, il 45% del totale patrimonio culturale e dei musei e la di questi visitatori hanno pagato un bibliografia specifica prodotta hanno biglietto per la visita al museo, gli introiti favorito la definizione di museo come lordi derivati dalla bigliettazione sono di un servizio universale, precisando stati di 242milioni e 225 mila euro. che la mission di un museo deve Nonostante la fama dei musei italiani essere orientata verso l’esperienza del e il prestigio delle collezioni, nella visitatore. classifica annuale redatta da “the art newspaper” il primo museo italiano per In questo momento sono attivi sul numero di visitatori si attesta solamente territorio nazionale 4.908 musei e alla ventiseiesima posizione a livello istituti similari tra privati, pubblici, mondiale per l’anno 2019, prima che la statali e non statali. I musei sono crisi sanitaria globale costringesse alla 3.882 e rappresentano il 79,1% del chiusura temporanea innumerevoli totale, esistono 630 monumenti attività, tra cui, appunto, i musei. che costituiscono il 12,8% della cifra complessiva, le aree archeologiche sono 327 (6,7%) inoltre sono attivi anche 69 ecomusei (1,4%)4. Nel caso dei musei, questi vengono suddivisi in undici categorie, definite dall’UNESCO in un documento del 1984; queste categorie si distinguono in base al tipo di offerta che il museo fornisce e comprendono: i musei d’arte, di storia e archeologia, storia e scienze naturali, della scienza e della tecnica, etnografie e antropologia, musei specializzati, territoriali, generali, monumenti storici e aree archeologiche, giardini zoologici e orti botanici e musei che non rientrano in nessuna delle categorie elencate. I musei in Italia hanno una diffusione capillare nel territorio, secondo i dati Istat, infatti, esiste un museo ogni 12.000 abitanti, ogni 50 chilometri quadrati, ogni tre comuni. Questi dati confermano la presenza di numerosi musei anche al di fuori delle principali città: il 16% delle strutture di tipo museale si trova nel territorio di comuni 4 Dati Istat – L’Italia dei musei. 25
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Il sistema museale sui “livelli uniformi di qualità”, formulati dalla commissione per l’attivazione nazionale – SMN del SMN e ispirati alle good practices di rilevanza internazionale, questi individuano i livelli minimi di qualità necessari per accreditare un museo Il Sistema Museale Nazionale è un nel Sistema e sono divisi in tre ambiti: progetto avviato ufficialmente nel organizzazione, collezioni e rapporti 2018, quando vengono ufficializzate le con il territorio, a loro volta i tre macro “prime modalità di organizzazione e ambiti sono articolati in diverse funzionamento del sistema museale sezioni che descrivono ogni attività nazionale” 5, ma le prime azioni per necessaria al funzionamento ottimale arrivare alla costituzione del SMN sono di un museo. Il progetto mira, inoltre, da ricercare più indietro nel tempo. Nel a creare economie di scala attraverso 2004 vengono fissati i livelli minimi di la condivisione di competenze tra gli qualità per le attività di valorizzazione istituti che ne fanno parte. del patrimonio culturale nel Codice dei beni culturali e del paesaggio6; nel 2014 La scelta di un museo di fare richiesta la “riforma Franceschini” ha introdotto per essere accreditato nel Sistema numerose novità, tra cui l’istituzione del avviene su base volontaria e i musei Sistema museale nazionale. Tra il 2015 sprovvisti dei requisiti minimi per e il 2018 una commissione apposita l’accesso non vengono comunque svolge il lavoro di preparazione per esclusi, ma collegati ad altri musei già stabilire i livelli di qualità e gli standard accreditati grazie ai quali iniziano un minimi di funzionamento dei musei. percorso di miglioramento al fine di Infine, nel 2018 vengono stabiliti gli raggiungere i livelli minimi. obiettivi e le funzioni del Sistema museale nazionale7: viene stabilita la La piattaforma in cui tutti gli istituti procedura per l’accreditamento dei che fanno parte del Sistema possono musei all’interno del Sistema8 e istituita condividere politiche, conoscenze e la commissione per il SMN9. metodi operativi, dovrebbe essere attivata entro il 2021. L’obiettivo del Sistema museale nazionale è quello di creare un network a cui tutti i musei italiani, a prescindere dalla proprietà e dalla dimensione delle collezioni, possano aderire per migliorare la propria offerta secondo principi condivisi improntati alla sostenibilità, all’innovazione e alla partecipazione condivisa, oltre al potenziamento della protezione e promozione di tutto il patrimonio culturale italiano attraverso la definizione di livelli omogenei e di codici di comportamento e linee di politica museale condivise, comunque nel rispetto dell’autonomia dei singoli istituti e della loro varietà. Il sistema basa i l suo funzionamento 5 Decreto 20 giugno 2018. 6 Dlgs n. 42/2004. 7 D.M. 113/2018. 8 Decreto del 20 giugno 2018. 9 D.M. 9 Agosto 2018. 27
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2 STRATEGIE DIGITALI 29
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2.1 Stato Con il termine “rivoluzione digitale” si indica il processo di transizione, iniziato dal secondo dopoguerra nei paesi attuale della industrializzati e in atto ancora oggi, attraverso il quale le tecnologie meccaniche digitalizzazione e analogiche vengono gradualmente sostituite da tecnologie digitali. Il termine rivoluzione è impiegato per sottolineare l’impatto che questi cambiamenti comportano nella vita di tutti i giorni. Gli strumenti digitali, accessibili a fasce di popolazione molto vaste nei paesi avanzati, ne hanno modificato radicalmente la quotidianità, specialmente per quello che riguarda l’accesso all’informazione. La rivoluzione digitale non ha modificato soltanto i comportamenti dei singoli cittadini, ma l’assetto di intere società, determinando un aumento di produttività e di ricchezza degli stati e di conseguenza anche degli stili di vita degli individui. La digitalizzazione, dunque, si presenta come un fenomeno altamente pervasivo poiché ha ripercussione su tutti gli aspetti della vita quotidiana. 31
Con il termine “digitalizzazione” musei. si intende l’atto di traduzione di informazioni fisiche in formati Iniziative che riguardano la elettronici a cui è possibile accedere digitalizzazione e l’utilizzo di attraverso diverse tipologie di dispositivi. strumenti digitali nell’ambito culturale provengono non soltanto dalle L’enciclopedia Treccani definisce la istituzioni, ma anche da alcuni tra digitalizzazione come: gli istituti a carattere museale più importanti a livello nazionale. Sono diversi i musei che hanno avviato “Digitalizzare un suono, un’immagine ormai da diverso tempo progetti in o un testo significa trasformarli in una questo senso, sia in modo autonomo sequenza di numeri espressi in formato che in collaborazione di atenei molto binario, vale a dire in un segnale che importanti. può essere archiviato o modificato con La digitalizzazione permette la un computer, conservato più a lungo, creazione di una versione digitale o trasmesso a distanza in modo più (digital double) di un bene culturale efficiente.” che può essere arricchita da altre tipologie di informazione. Il primo passo nel processo di digitalizzazione del La crisi sanitaria che ha costretto a patrimonio culturale è la traduzione periodi di chiusura alternati, anche dello stato dei beni che lo compongono piuttosto lunghi, innumerevoli settori da analogico a digitale, ma non può ha certamente fornito un forte essere l’unico, è necessario gestire impulso di accelerazione ai processi di non solo i beni digitali ma anche le digitalizzazione anche nel settore dei loro relazioni. Si tratta di operazioni musei, i quali hanno dovuto iniziare, se complesse che derivano da un progetto non lo avevano già fatto, a offrire i propri organico che risponde a esigenze per servizi online per poter raggiungere i le quali è necessaria la digitalizzazione propri utenti nei periodi di lockdown. dei beni culturali. Questi processi richiedono l’intervento di figure Progetti per incentivare l’avanzamento professionali con competenze nuove della digitalizzazione del settore e specifiche che possono cambiare culturale in Italia sono stati avviati già in base alle finalità dei processi di prima dell’inizio della crisi sanitaria. digitalizzazione. A tale proposito va citato il piano triennale per la digitalizzazione La digitalizzazione nel campo dei dei musei italiani, pubblicato dal beni culturali ha diversi effetti, mibact nel 2019 con l’obiettivo di innanzitutto impone un ripensamento definire strumenti e indirizzi utili delle modalità di accesso, fruizione, alle istituzioni museali, formulare un valorizzazione e conservazione, sia programma operativo per indicare una onsite che online. I vantaggi offerti programmazione di tutte le iniziative da questo processo sono diversi, previste e arrivare a garantire l’adozione vanno dalla possibilità di diffusione del piano più vasta e partecipata aumentata (è possibile raggiungere possibile. fasce di utenza estremamente diversificate e fisicamente lontane Il piano punta a raggiungere cinque dalla sorgente), dal lato accademico il obiettivi molto specifici: migliorare vantaggio sta nell’immediato scambio la capacità dei musei nella gestione di informazioni (confrontarsi tra del patrimonio, migliorare la proposta professionisti, analizzare dettagli delle culturale fornita dai musei italiani, opere, confrontare opere provenienti rendere i musei spazi di condivisione da collezioni diverse), il digitale aperti a chiunque (visitatori, studiosi rappresenta un vantaggio anche per e altri musei), attivare nuove forme di quanto riguarda la conservazione e accesso e fruizione e infine incentivare protezione dei beni (monitoraggio il settore produttivo privato a fornire costante, riduzione dell’esposizione a prodotti e servizi che possano rischi dell’opera originale, maggiore aumentare il valore dell’offerta dei efficienza nella catalogazione). 32
Ma qual è lo stato dell’arte riguardo la digitalizzazione del patrimonio culturale? E quale è stata la reazione dei musei quando non è stato più possibile l’accesso fisico degli utenti al loro interno? Sono state condotte diverse ricerche sia a livello nazionale che internazionale per rilevare le attività e le iniziative dai musei. L’Italia non è il paese che fa da apripista in questo campo, infatti, i dati mostrano chiaramente che lo stato della digitalizzazione dei musei italiani è al di sotto della media europea, ma esistono comunque iniziative degne di nota a livello internazionale “L’Italia dei musei” è una indagine censuaria condotta dall’Istat in collaborazione con il ministero, le regioni e le provincie autonome, con cadenza annuale utile per avere un quadro di riferimento aggiornato e dettagliato riguardo lo stato dei musei e di tutte le istituzioni a carattere museale attivi in Italia. Secondo quanto rilevato dall’Istat nel 2018 soltanto un museo su dieci (11,5%) disponeva di un catalogo scientifico digitale dove sono elencate tutte le opere che fanno parte delle proprie collezioni, di questi soltanto il 20,8% ha effettuato la traduzione in formato digitale di tutto il materiale posseduto, il 43,4% ha digitalizzato più della metà e il35,8% meno della metà della propria collezione. Il 6,1% dei musei totali ha reso accessibile gratuitamente il proprio catalogo online, mentre i musei che hanno messo a disposizione sul proprio sito web una visita virtuale sono il 9,8% di quelli che hanno ultimato i processi di digitalizzazione delle collezioni. Soltanto il 23,5% dei musei offre la possibilità ai propri visitatori di acquistare anticipatamente il biglietto di ingresso online. Dal lato della comunicazione i dati sono più incoraggianti anche se non ancora totalmente soddisfacenti, infatti il 43,7% dei musei in Italia possiede un proprio sito web e il 65,9% ha un account sui principali social network. Fino al 2019 si è osservata una crescita costante del numero di visitatori con una media di crescita di 1,7 milioni all’anno tra il 2010 e il 2019 e i periodi 33
di chiusura fisica di molti settori e di strumento digitale al suo interno. limitazione agli spostamenti personali hanno fatto sì che questa tendenza si Il 22% dei musei ha sperimentato invertisse. Secondo quanto stimato, l’adozione di modelli a pagamento di infatti, il calo dei visitatori rispetto a contenuti digitali, in particolare per quelli previsti è stato di 19 milioni nei soli attività didattiche e tour virtuali (13%) mesi di marzo, aprile e maggio del 2020, o di un pacchetto di servizi (9%). Meno per un totale di mancati incassi pari a rilevanti sono stati, invece, strategie circa 78 milioni di euro. che ricorrono all’uso di pubblicità e sponsorizzazioni o abbonamenti. L’impulso alla accelerazione dei processi di digitalizzazione dei musei ha portato Per quanto riguarda il livello di a risultati e iniziative molto diversi gradimento di questo tipo di iniziative tra loro. Secondo la ricerca effettuata l’86% dei musei si dice soddisfatto dei dall’Osservatorio Innovazione Digitale feedback ricevuti per la proposta di nei Beni e Attività Culturali della School contenuti digitali gratuiti e il 62% per i of Management del Politecnico di contenuti a pagamento. Milano e presentata in occasione del convegno “Extended Experience: la sfida per l’ecosistema culturale” il 25 maggio 2021, soltanto il 24% dei musei ha elaborato un piano strategico per l’innovazione digitale. La ricerca ha analizzato le diverse iniziative messe in atto dai musei, da quelle nate per essere esperienze effettuate in loco poi riprogettate per garantirne la fruizione online a quelle studiate appositamente per l’ambiente digitale. Oggi circa la metà dei musei propone attività didattiche e laboratori online (48%) e tour e visite virtuali (45%), mostrando una forte crescita in questi settori. Anche il numero di musei che ha reso disponibile sul sito web la versione digitale delle collezioni ha fatto notare una forte crescita, arrivando a coinvolgere il 69% dei musei totali; il 13% dei musei ha invece creato dei podcast per arrivare alla propria utenza; anche il campo della comunicazione dei musei ha fatto registrare importanti cambiamenti, la percentuale di musei che possiede un sito web oggi arriva al 95% del totale e l’83% ha un account ufficiale sui maggiori social network, Instagram in testa. Cresce anche il numero di musei che offre il servizio di biglietteria online (39%). Le opportunità offerte dagli strumenti digitali non riguardano solamente la fruizione e la comunicazione online ma anche onsite, infatti, determinati strumenti digitali possono essere utili per arricchire l’esperienza dei visitatori anche all’interno del museo; infatti, il 70% dei musei adotta almeno uno 34
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2.2 Casi studio La tesi procede ora con l’analisi di due diverse tipologie di casi studio: la prima categoria raccoglie le diverse iniziative che si sono osservate durante il periodo di lockdown attraverso le quali i musei hanno cercato di rimanere in contatto con la propria utenza e continuare a offrire il proprio servizio e gli strumenti digitali utilizzati all’interno dei musei; nella seconda categoria sono stati analizzati due importanti musei, le Gallerie degli Uffizi a Firenze e il Museo Egizio di Torino, in maniera approfondita per mettere a fuoco la loro strategia digitale complessiva. Vediamo prima una serie di casi studio diversi che forniscono un esempio concreto di come il mondo dei beni culturali possa sfruttare le caratteristiche degli strumenti digitali per raggiungere e comunicare con i suoi utenti, creare una comunità ma anche per fornire contenuti culturali a distanza o implementare l’esperienza di visita all’interno delle sale di un museo. Esistono molti strumenti diversi e ognuno ha caratteristiche e potenzialità che possono essere sfuttate secondo strategie differenti. 36
LOUVRE X UNIQLO Collezione nata dalla collaborazione tra Uniqlo e il museo del Louvre firmata da Peteer Saville. Tema della collezione è la rappresentazione della donna e le sue variazioni tra le opere possedute dal museo francese. MOMA X SWATCH L’azienda di orologi svizzera da tempo guarda al mondo dell’arte per creare i propri modelli; la collaborazione con il MoMA prevede una edizione speciale di sei modelli ispirati ad altrettante opere esposte al museo di New York. 37
“LA FERITA” PALAZZO STROZZI Installazione dell’artista frencese JR sulla facciata di palazzo Strozzi a Firenze. Lo scopo è invitare alla discussione riguardo l’accessibilità al patrimonio culturale durante il periodo di lockdown e nelle fasi di graduale riapertura. “ART CHALLENGE” GETTY MUSEUM Iniziativa del museo di Los Angeles che, per coltivare il legame conl’utenza, ha chiesto a chiunque di riprodurre una famosa opera d’arte e inviare al museo una fotografia che viene ripostata sui canali ufficiali del museo. 38
ANIMAL CROSSING X METROPOLITAN MUSEUM OF ART Basta accedere al catalogo della collezione d’arte del museo e condividere l’opera scelta per poterne avere una copia digitale da esporre negli ambienti virtuali del videogioco. L’iniziativa mira a far entrare l’arte nella vita quotidiana. FATHER AND SON Primo serious game pubblicato da un museo archeologico, il MANN di Napoli, nel 2017. Il Museo ha un ruolo cruciale nella storia del gioco, con le sue celebri opere e l’architettura dei suoi luoghi, divenendo fulcro di piccole e grandi storie attraverso il tempo. 39
THE QUEEN AND THE CROWN Mostra virtuale nata dalla collaborazione tra Netflix e il Brooklyn Museum. Vengono presentati diversi outfit delle due famose serie tv e ne vengono raccontati storia, riferimenti e contestualizzazione. SENSING THE UNSEEN Step into Goassert’s Adoration La mostra, costretta alla chiusura subito dopo l’inaugurazione, è stata l’occasione per creare la prima mostra progettata appositamente per essere fruita da smartphone creata dalla National Gallery di Londra. 40
L’ARA COM’ERA Racconto in realtà aumentata e virtuale. Storia e tacnologia per una visita immersiva e multisensoriale dell’Ara Pacis. Personaggi, gesti, divinità e animali si animano in 3D per illustrare le origini di Roma. Terminata nel 2019. LA CITTÀ PROIBITA VR Il MAO presenta un’esperienza immersiva dentro la Città Proibita di Pechino. Un progetto innovativo tra la Fondazione Torino Musei e LD Multimedia, start-up torinese, leader europea nella produzione di scenari di realtà virtuale. 41
MAUA - MUSEO DI ARTE URBANA AUMENTATA Un museo a cielo aperto per le periferie delle città. Il museo diffuso di street art aumentata, percorso attraverso le opere scelte dagli abitanti dei quartieri. L’esperienza prosegue in forma digitale: inquadrata con lo smartphone, l’opera si trasforma in un lavoro di digital art, animata in realtà aumentata. THE SPEAKING CELT App di supporto alla visita del museo della cultura celtica di Salisburgo. Il personaggio virtuale compare ogni volta che viene inquadrato un codice Qr per svolgere compiti assolti tradizionalmente dalla guida del museo. 42
BRERA ON AIR A partire dal 6 novembre 2020 la biblioteca e la pinacoteca di Brera sono state chiuse. L’istituzione ha programmato una serie di video per rimanere in contatto con l’utenza, dove curatori e altri professionisti illustrano le opere più celebri del museo. STORIE A PORTE CHIUSE Le storie più belle del Museo hanno continuato a uscire anche nel periodo di chiusura al pubblico. #storieaportechiuse ha raccontato infatti il Museo, le sue collezioni, i suoi laboratori interattivi, l’attualità scientifica, i dietro le quinte, gli archivi e depositi con pillole video, immagini e documenti inediti. 43
LA RIVOLUZIONE DI CARAVAGGIO Il regista Paolo Benvenuti presenta le scoperte su Caravaggio destinate ad aprire scenari inattesi. A partire dalle indagini sul Seppellimento di Santa Lucia è possibile immergersi dietro le quinte del quadro e entrare nello studio dell’artista alle prese con una sua personale, empirica camera ottica. CORSI D’ARTE ONLINE In risposta al lockdown il MoMA, una delle istituzioni di arte moderna più prestigiose al mondo, ha lanciato 5 corsi d’arte online gratuiti per dare a chiunque la possibilità di approfondire aspetti importanti e stimolanti di questo settore. 44
A VOZ DA ARTE La pinacoteca di San Paolo insieme a IBM ha sviluppato nel 2017 un sistema di intelligenza artificiale basato sull’autoapprendimento, in grado di rispondere a qualsiasi domanda da parte dei visitatori. L’obiettivo del museo è avvicinare anche chi potrebbe non sentirsi all’altezza di questo. SUONI PER VEDERE Il progetto, selezionato tra i migliori progetti digitali italiani legati alle attività museali nel 2014, consiste nell’inserimento di un’ambientazione sonora collegata alle opere in mostra. Ogni traccia tridimensionale è creata per ricostruire i suoni e i rumori dell’ambiente e dell’epoca dalla quale l’opera proviene. 45
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