STUDIO DI FATTIBILITA' SOCIO-ECONOMICA PER LA REALIZZAZIONE DI UN SISTEMA DI OSPITALITA' RURALE DIFFUSA NEI COMUNI DI ALTA VALLE E CENTRO VALLE ...

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Cristina Proserpio - consulente – P.I. 03633380138 – Cell.3470408016 – mail: cri.proserpio@gmail.com

   STUDIO DI FATTIBILITA’ SOCIO-ECONOMICA
          PER LA REALIZZAZIONE DI UN
    SISTEMA DI OSPITALITA’ RURALE DIFFUSA
                NEI COMUNI DI
       ALTA VALLE E CENTRO VALLE INTELVI

                                                                                              Autore:
                                                                                   Cristina Proserpio

                                                                                     Committenti:
                                                         Comuni di Alta Valle e Centro Valle Intelvi

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Cristina Proserpio - consulente – P.I. 03633380138 – Cell.3470408016 – mail: cri.proserpio@gmail.com

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Introduzione                                                                                                 3

REALIZZAZIONE DI UN SISTEMA DI OSPITALITA’ DIFFUSA: DEFINIZIONE E CRITERI METODOLOGICI                       5
Albergo diffuso                                                                                              5
Ospitalità diffusa (il paese-albergo)                                                                        6
Da cosa è determinato il successo del progetto di ospitalità diffusa?                                        7
Il caso lombardo                                                                                             8
I Comuni turistici                                                                                       10
Ospitalità diffusa e turismo esperienziale                                                               12

ANALISI DI CONTESTO SOCIO-ECONOMICO TERRITORIALE                                                         15
Il contesto turistico italiano                                                                           16
Il turismo in Lombardia                                                                                  17
La ricettività in Lombardia                                                                              19
Il Lago di Como GAL: caratteristiche di un territorio periferico                                         21
Crescita delle strutture extra-alberghiere                                                               22
Due poli di riferimento: Porlezza e Tremezzina                                                           25
Alta Valle e Centro Valle: due comunità per un unico progetto d ospitalità diffusa                       28
Il sistema di accoglienza                                                                                41
Il potenziale sociale e gli eventi di comunità                                                           42
La promozione dei punti di interesse                                                                     44

PROPOSTE OPERATIVE                                                                                       45
Il modello                                                                                               48
    1. Identità del sistema di ospitalità diffusa                                                        48
    2. Il target                                                                                         49
    3. La basi del progetto                                                                              51
    4. Il soggetto giuridico                                                                             52
    5. Servizi e indicazioni operative                                                                   53
    6. Opportunità di finanziamento                                                                      64

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INTRODUZIONE

Il presente studio di fattibilità si pone un obiettivo preciso: dare concrete indicazioni operative per una
reale fattibilità di un sistema di ospitalità rurale diffusa nei territori comunali di Alta Valle Intelvi e Centro
Valle Intelvi. Il progetto viene elaborato e redatto in maniera congiunta rispetto ai due Comuni, in un’ottica
di collaborazione, di condivisione di obiettivi, di ottimizzazione/valorizzazione delle risorse ambientali,
umane, economiche.

Per arrivare a tale obiettivo abbiamo articolato il percorso in tre step, per poter schematizzare in maniera
organica e lineare le informazioni e accompagnare la committenza nel focalizzare le indicazioni operative
all’interno dell’attuale contesto turistico:

    -     Nella PARTE 1 si introdurranno concetti chiave che stanno alla base della nascita e gestione di
          sistemi di ospitalità diffusa. Verranno altresì definiti i criteri metodologici per lo svolgimento dello
          studio.
    -     Nella PARTE 2 si prenderanno in esame gli aspetti socio-economici territoriali, con un’attenzione
          particolare alle dinamiche turistiche (partendo dai dati nazionali fino ad arrivare a quelli locali); già
          da questa fase sarà possibile fare una prima verifica delle condizioni necessarie per la realizzazione
          del progetto di ospitalità rurale diffusa nei due borghi.
    -     La PARTE 3 incrocia i dati emersi ed analizzati nelle prime due fasi del lavoro. Sarà quindi possibile
          elaborare conclusioni operative e fare proposte concrete per la reale implementazione del
          progetto.

L’idea di ospitalità diffusa è un concetto ampio, che abbraccia diversi modelli sperimentati in diversi
territori italiani. Le esigenze a cui in prima battuta si è voluto dare una risposta sono:

    -     Riscoprire e rilanciare un patrimonio artistico, culturale, ambientale e di tradizione poco
          valorizzato, in un’ottica turistica.
    -     Evitare il progressivo (a volte esponenziale) spopolamento dei borghi periferici e montani
    -     Recuperare un prezioso patrimonio edilizio storico a rischio degrado a causa dello spopolamento
          dei territori periferici a favore di centri urbani di maggiori dimensioni

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Il modello di ospitalità diffusa nasce in Italia all’inizio degli anni ’90 in Friuli Venezia Giulia. Il primo cenno
all’albergo diffuso risale addirittura all’inizio degli anni ’80 quando, a seguito del grave terremoto in Carnia,
si presentò l’esigenza di ricostruire case e borghi ripensando interamente il territorio in chiave anche
turistica. L’obiettivo principale fu allora quello di far rinascere le comunità intorno a progetti di
valorizzazione del territorio; per questo fu fondamentale unire le forze e creare sinergie tra i diversi attori
per costruire una nuova forma di benessere collettivo.
Il modello di albergo diffuso venne poi adottato in Sardegna, a seguito della riconversione turistica del
territorio all’inizio degli anni ’90, e a seguire in altre Regioni Italiane. Pochissimi sono gli esempi di alberghi
diffusi in Lombardia, peraltro con modelli di stampo imprenditoriale, legati all’acquisto e recupero di
immobili da parte di un unico proprietario (spesso società), in un’ottica di sola attività commerciale.

Il modello che si cercherà di sviluppare nel presente studio ha caratteristiche diverse e parte dal
presupposto che gli abitanti siano i primi attori dello sviluppo del territorio. Chi vive il paese, ne conosce le
specificità, ne testimonia le eccellenze, ne esprime l’orgoglio. L’identità di luogo è acceleratore del processo
di rilancio dei borghi.

Pertanto l’aggregazione sociale attorno ad un progetto condiviso, quale vuole essere quello qui presentato,
risulta elemento fondamentale per il successo dell’iniziativa.

In sintesi, un progetto condiviso e partecipato, i cui elementi caratterizzanti saranno sviluppati insieme
appunto agli abitanti dei paesi, cercando di favorire processi di coesione sociale e condivisione di obiettivi.

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REALIZZAZIONE DI UN SISTEMA DI OSPITALITÀ DIFFUSA:
              DEFINIZIONI E CRITERI METODOLOGICI

  La ricettività diffusa si caratterizza nell’offerta di servizi di ricevimento, pernottamento e di
  ospitalità al pubblico in unità abitative, localizzate in organismi edilizi separati, con ingressi
  indipendenti.
  Le forme di ricettività diffusa sono così articolate:
  ‐ la tipologia dell’albergo diffuso, struttura ricettiva alberghiera atta a fornire alloggio e
  servizi complementari in unità abitative localizzate nello stesso centro storico o nelle sue
  immediate vicinanze;
  ‐ la denominazione aggiuntiva di “ospitalità o ricettività diffusa”, attribuita a strutture
  turistico ricettive sviluppate in unità abitative localizzate in più borghi, nuclei o edifici singoli
  nello stesso comune ovvero in più comuni.

  Il contesto della ricettività diffusa è inoltre caratterizzato da:
  - presenza di elementi della tradizione e della cultura suscettibili di valorizzazione;
  - presenza di una volontà collettiva e di una politica di valorizzazione, promozione e
  animazione del patrimonio storico-culturale locale.

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ALBERGO DIFFUSO

Così come definito dalla maggioranza delle leggi regionali in vigore in Italia, gli alberghi diffusi
appartengono alla categoria delle strutture alberghiere. Se per albergo diffuso intendiamo un albergo
orizzontale, con le identiche modalità di gestione dell’albergo vero e proprio, la classificazione è calzante,
anche se ciò pone un problema di competizione sul territorio con gli alberghi tradizionali che potrebbero
sentirsi minacciati dal nuovo modello. Bisogna quindi che sia chiaro che il concetto che sta alla base
dell’albergo diffuso è molto diverso rispetto all’accoglienza alberghiera vera e propria. Alloggiare presso un
albergo diffuso significa abitare e vivere il borgo con le sue tradizioni, cultura e specificità, gustando il Km 0.

OSPITALITA’ DIFFUSA (IL PAESE-ALBERGO)

Se nel caso dell’albergo diffuso si assiste necessariamente ad un’uniformità nell’allestimento degli immobili
e spesso ad un unico proprietario (anche se la legge regionale prevede che possano esserci diversi
proprietari), in un sistema di ospitalità diffusa (o paese-albergo) diversi soggetti (già esistenti o nuove
strutture) si aggregano per offrire servizi di ospitalità ai turisti, inclusi animazione del borgo, proposte di
escursioni, degustazioni enogastronomiche, in modo sistemico, ovvero coordinato e condiviso. Diversi
comuni italiani hanno individuato proprio nell’ospitalità diffusa la possibile molla per innescare questo
processo di rivitalizzazione sociale, culturale ed economica. In alcune regioni, come il Friuli, i progetti hanno
avuto successo ed ottenuto i risultati sperati, sebbene con correttivi in corso d’opera. Vogliamo così
prendere spunto da esperienze già affrontate per facilitare l’implementazione di progetti di ospitalità
diffusa. Parliamo qui di ospitalità diffusa e non di albergo diffuso perché, nella nostra esperienza, sono
spesso i Comuni (e non imprenditori) a voler promuovere i progetti e a fare da traino per coinvolgere i
diversi attori del territorio. Vogliamo dunque che il nostro progetto non sia iniziativa di carattere
meramente imprenditoriale, ma abbia anche un obiettivo ulteriore: accompagnare la comunità in una
presa di coscienza delle opportunità che la valorizzazione del territorio può portare.
L’idea è quella di utilizzare il progetto di paese ospitale per favorire lo sviluppo di una coscienza collettiva e
di un senso di appartenenza forte, che permettano di conseguenza un potenziamento dell’attrattività
turistica. Si tratta del superamento della logica economica commerciale individuale, in favore di un modello
sostenibile dal punto di vista sociale. Stiamo insomma ragionando in uno degli ambiti più interessanti e
pieni di potenzialità dell’attuale scenario economico: quello dell’economia civile1.

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    https://it.wikipedia.org/wiki/Economia_civile#Beni_relazionali_e_imprese_civili
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DA COSA E’ DETERMINATO IL SUCCESSO DI UN PROGETTO DI OSPITALITA’ DIFFUSA?

Per verificare la fattibilità di un progetto di ospitalità diffusa applicato ai comuni di Alta Valle e Centro Valle,
individuiamo una griglia di valutazione elencando le caratteristiche della ricettività diffusa. Tali
caratteristiche sono state estrapolate da una analisi comparata delle diverse legislazioni regionali in vigore
che sul territorio nazionale hanno disciplinato la materia, tenendo conto delle singole peculiarità. In tutti i
casi studiati la normativa è stata approvata successivamente ad esperienze nate sul territorio. Dalla
comparazione di queste esperienze è possibile stabilire caratteristiche comuni. Esperienza reale e
normativa regionale rappresentano un punto di convergenza coerente con l’obiettivo primario di favorire in
modo innovativo lo sviluppo locale. Le caratteristiche comuni si possono riassumere secondo la seguente
tabella di valutazione:

                                   ATTRATTIVITA' TURISTICO-AMBIENTALE
presenza di elementi della tradizione e della cultura suscettibili di valorizzazione
presenza di manifestazioni ricorrenti (rappresentazioni storiche o momenti di vita contadina)
presenza di strutture espositive legate alla tradizione produttiva locale (eco-musei)
esistenza di un punto di informazione o accoglienza
organizzazione di visite guidate, edizione di guide o opuscoli promozionali
esistenza di una segnaletica direzionale e informativa
                                            VIABILITA’ E TRASPORTI
chiusura permanente o temporanea del centro storico alla circolazione automobilistica
organizzazione di parcheggi esterni
efficacia dei collegamenti viari offerto dal trasporto collettivo
presenza di un circuito di percorsi ciclo-pedonali di richiamo almeno regionale
                                     CURA E VALORIZZAZIONE DEL BORGO
trattamento estetico del borgo, mimetizzazione delle linee aeree elettriche e telefoniche
recupero degli edifici nel rispetto delle tipologie, tecnologie e materiali di finitura tradizionali
trattamento e studio particolare dell'illuminazione pubblica
                       VOCAZIONE ECONOMICA E PROMOZIONE DELLE FILIERE CORTE
presenza di attività artigianali legate al territorio ed alle sue tradizioni produttive
commercializzazione di produzioni artigianali, alimentari ed enogastronomiche locali
attività di ristorazione con cucina regionale e prodotti locali
presenza di attività agro-pastorali per lo sviluppo e la promozione delle filiere corte

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IL CASO LOMBARDO

La Lombardia presenta caratteristiche e necessità specifiche, comparabili solo per alcuni aspetti a quelle di
altre Regioni che già hanno affrontato il tema degli alberghi diffusi.

La nostra Regione è infatti caratterizzata da una grande varietà e disomogeneità dal punto di vista
geomorfologico, paesaggistico, storico, culturale e turistico. Si passa dalle zone montane della fascia alpina,
a quella prealpina dei grandi laghi, alle grandi città d’arte, ai borghi di pianura, fino alle colline del pavese.

Risulta chiaro che di fronte alle esigenze di territori così vari, bisogna proporre modelli flessibili ed
adattabili, che permettano uno sviluppo turistico sostenibile e coerente con le identità territoriali.

Inoltre, al di là dell’aspetto strettamente geografico e paesaggistico, possiamo a ragion veduta dividere i
comuni lombardi in tre categorie:

• COMUNI TURISTICI:
   quelli che – per vocazione - da sempre sono stati attenti alla tematica del turismo e per i quali
   quest’ultimo rappresenta una delle maggiori fonti di sostentamento per l’economia locale; in questi
   paesi, l’albergo diffuso si potrebbe affiancare alle tradizionali strutture alberghiere;

• COMUNI INDUSTRIALIZZATI:
   quelli che - soprattutto nelle zone del milanese e della Brianza - spesso hanno perso il proprio centro
   storico e nei quali è difficile pensare di proporre una forma di ospitalità diffusa. L’albergo diffuso, invece,
   potrebbe risultare una buona formula per il recupero di abitati periferici (si pensi anche solo alle vecchie
   corti e cascine);

• COMUNI PERIFERICI:
   quelli con potenziale turistico ancora totalmente o parzialmente inespresso. I paesi che rientrano in
   questa categoria sono moltissimi, probabilmente la maggior parte di quelli che si trovano nelle nostre
   valli, sui laghi (sponda lombarda del Verbano, molti dei comuni del Lario, del Ceresio, del Sebino) e fuori
   dai circuiti turistici tradizionalmente proposti.

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Questo dunque il contesto territoriale degli enti locali nel territorio lombardo.
Quale è invece – sempre in territorio lombardo – la normativa che potrebbe consentire nei nostri Comuni
un progetto di ospitalità diffusa?
Vediamo nel dettaglio la normativa.

              ALBERGO DIFFUSO: NORMATIVA REGIONALE

              l.r. 1 ottobre 2015, n.27:

              “Sono alberghi diffusi le strutture ricettive caratterizzate da servizi di
              ricevimento e accoglienza centralizzati e dalla dislocazione degli altri servizi ed
              eventualmente delle sale comuni, ristorante, spazio vendita in particolare di
              prodotti tipici locali e delle camere o alloggi, in uno o più edifici separati, anche
              con destinazione residenziale, purché situati nel medesimo ambito definito ed
              omogeneo. Per le aree montane nella individuazione dell'ambito definito e
              omogeneo si tiene conto delle peculiarità del territorio e in particolare della
              necessità di valorizzazione degli antichi nuclei. Le strutture centrali e gli edifici
              adibiti a camere o alloggi possono essere di proprietà di soggetti distinti a
              condizione che venga garantita la gestione unitaria di albergo.”

Da notare che la L.R. 01 ottobre 2015, n.27 classifica l’albergo diffuso come “struttura alberghiera”, quindi
soggetta ad una serie di regole molto stringenti relativamente agli immobili. Dato che il modello di
ricettività diffusa applicabile nei territori periferici si discosta molto da quello alberghiero, nel presente
studio si lavorerà su un modello di “ospitalità diffusa” o “ricettività diffusa”.

Il regolamento attuativo della L.R. 27 relativamente alla tematica dell’ ”albergo diffuso” non è ancora stato
emanato; siamo quindi in una fase di vuoto normativo, con la conseguenza che il nostro modello sarà
completamente costruito “su misura” rispetto alle esigenze e realtà concrete dei due comuni interessati dal
progetto.

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I COMUNI TURISTICI

Ai nostri fini occorre identificare il posizionamento dei Comuni di Alta Valle e Centro Valle Intelvi rispetto
alla sopra citata classificazione.

Nonostante essi presentino alcune caratteristiche tipiche dei comuni periferici (non fosse altro che per la
posizione geografica), è altresì vero che la Val d’Intelvi ha da sempre una chiara, marcata e tuttora presente
vocazione turistica. Si consideri ad esempio che l’ex Comune di S. Fedele conta poco meno di 2000 abitanti
ma ne raggiunge 5.000/6.000 nei mesi estivi.
Siamo del resto su un territorio privilegiato dal punto di vista geografico e paesaggistico (basti pensare agli
innumerevoli punti panoramici, come il Generoso, o a mt 1320 la Sighignola - definita “il balcone d’Italia”).

Sarebbe però riduttivo circoscrivere la vocazione turistica di questi Comuni alla sola bellezza paesaggistica o
al mero consolidato storico di “località di villeggiatura”. Vi è un insieme di caratteristiche e di specificità che
– se considerate e gestite in maniera realmente sistemica – possono rendere questi Comuni all’altezza della
sfida di un nuovo turismo, di un turismo che guarda alla ricca interezza del territorio, alla sua anima, alla
sua vera essenza (nel paragrafo qui sotto approfondiamo questo nuovo concetto di turismo, quello dove il
villeggiante vuole vivere un’esperienza “dentro” la comunità che lo ospita).

Quali sono questi elementi da mettere a sistema?

    -     La tradizioni

    -     I prodotti tipici

    -     I ritrovamenti archeologici

    -     L’architettura tradizionale dei centri storici

    -     Le arti e i mestieri

    -     Decine e decine di storie che aspettano solo di essere scoperte, diffuse, valorizzate.

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Ciò che prima di tutto serve è innescare un sistema economico autosostenibile che renda possibile questo
nuovo turismo. Tale obiettivo strategico ha poi una serie di ricadute operative su più fronti:

    - mantenere e recuperare un patrimonio materiale e immateriale unico

    - destagionalizzare il turismo

    - creare occasioni di lavoro e realizzazione professionale per i giovani.

In un siffatto contesto va attivata una leva fondamentale, ovvero il coinvolgimento delle persone. Se il tema
di fondo è un turismo basato su una nuova esperienza dell’ “anima” del luogo, chi meglio degli abitanti
(persone, associazioni, amministratori, …) può contribuire a riscoprirla, valorizzarla, potenziarla?

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OSPITALITA’ DIFFUSA E TURISMO ESPERIENZIALE

Prendendo in esame i casi di contesti turistici di successo degli ultimi anni, è evidente – indipendentemente
dalle peculiarità geografiche o paesaggistiche - un fattore comune: la centralità dell’ “esperienza di viaggio”
per il turista. Oggi più che mai è fondamentale per il viaggiatore gustare l’esperienza del viaggio in maniera
immersiva.

Cosa intendiamo esattamente?

Il trend sempre più emergente in Italia (e in primis in Lombardia - andremo comunque nel capitolo 2 del
presente documento più nel dettaglio relativamente ai flussi turistici nella nostra Regione e più nel Lario),
anche in località dotate di consolidati sistemi turistici tradizionali, è quella di riconvertire o innovare i propri
servizi per venire incontro a questa nuova esigenza del turista di “vivere in maniera vera e piena il
territorio”.

Si pensi ad esempio anche a uno solo dei tanti elementi qualificanti dell’esperienza turistica, ovvero
l’offerta enogastronomica. Per quanto importante, diventa una delle tante leve - al pari delle altre - per
vivere il territorio: secondo il “Primo rapporto sul turismo enogastronomico italiano 2018” il 63% dei turisti
italiani “valuta importante la presenza di un’offerta enogastronomica o di esperienze tematiche. Elementi
discriminanti nella scelta sono la qualità e la sostenibilità, non solo delle produzioni agroalimentari e
vitivinicole, ma anche per le strutture ricettive e gli eventi (…). Durante il soggiorno partecipano a un’ampia
varietà di esperienze, anche molto differenti tra loro (…). Si sentono più coinvolti, vogliono sperimentare
l’enogastronomia a 360°, affiancando spesso altre proposte attive (…). La vacanza enogastronomica è
legata alla vacanza culturale, la scoperta del cibo e delle bevande locali è una forma di fruizione del
patrimonio culturale di un territorio”2.

Questa nuova e crescente forma di turismo non è quindi la mera sommatoria di vecchi o nuovi elementi
turistici: vedere bei luoghi, mangiare bene, fare interessanti escursioni, …
C’è qualcosa in più, in grado di entusiasmare e coinvolgere (anche in processi di co-creazione
dell’esperienza stessa) il turista, e il locale oltre a lui.

2
    Impresa Cultura – 14° Rapporto Annuale Federculture 2018
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Il successo crescente del turismo esperienziale non è in sintesi la sommatoria di più o meno nuove attività e
servizi offerti, ma è dato da un approccio nuovo, che incrocia tre ambiti:

Aspettative del turista:
quali sono i suoi bisogni? Quali le sue esigenze immediate? Quali le sue esigenze profonde? Quali
informazioni possiede già sul territorio? Su quali siti o guide si è formato un’idea di ciò che lo attende? (va
da sé che è necessario partire dal punto di vista del turista, ed avere passione per il suo “mondo”).

Peculiarità del luogo:
cosa abbiamo da offrire al turista? Quali sono gli aspetti che “dicono” l’unicità del nostro territorio? (va da
sé che non dobbiamo dare nulla per “scontato” o “ovvio”: spesso ciò che fa la differenza non è il
sensazionale ma l’ordinario dei nostri borghi e delle nostre valli).

Passione per il territorio:
occorre essere profondamente innamorati e orgogliosi delle nostre comunità, delle nostre tradizioni, della
nostra gente (va da sé che se nutriamo passione per il nostro territorio, ciò diventa contagioso anche per il
turista, poiché tale passione emergerà in tutto ciò che offriamo, dagli alloggi alle attività al modo stesso di
proporre e di comunicare).

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In questo senso i sistemi di Ospitalità Diffusa sposano in maniera attuale e centrata questo nuovo trend:
vivere il borgo. Non uno slogan, ma la possibilità di vivere l’esperienza turistica parlando con i suoi abitanti,
gustando i prodotti locali, scoprendo i luoghi meno conosciuti. Tutte esperienze che l’albergo diffuso o il
borgo ospitale offrono in maniera strutturale ai visitatori. Forse una volta il viaggio era concepito
soprattutto come una sosta, una fuga, un momento di stacco, ma oggi le cose sono cambiate. Oggi il viaggio
è soprattutto un momento di ricerca attiva di esperienza autentica.

E’ chiaro che l’esperienza proposta in ciascun borgo deve essere studiata e progettata in un’ottica
sistemica, per valorizzare tutti gli aspetti del luogo ospitante in maniera coerente con tutto il territorio e la
sua identità, senza forzature.

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ANALISI DI CONTESTO SOCIO-ECONOMICO TERRITORIALE

  Uno sguardo d’insieme sui trend turistici nazionali, regionali e provinciali ci consente di
  posizionare idealmente i territori di Alta Valle e Centro Valle a livello turistico, per valutarne
  l’adeguatezza rispetto alle richieste turistiche potenziali.
  Le dinamiche che si sviluppano nel macroambiente in cui i due Comuni si trovano offrono una
  visione in prospettiva di quello che potrà accadere nell’ipotesi di implementazione del sistema
  di ospitalità diffusa nei comuni oggetto del presente studio.
  Troveremo inoltre importanti dati di evidenza rispetto alla provenienza dei turisti (target
  potenziale) e alle tendenze di ricettività (adeguatezza dell’offerta).

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IL CONTESTO TURISTICO ITALIANO

Dall’analisi dei dati sugli arrivi dei turisti stranieri in Italia, si può cogliere come - oltre ai tradizionali Paesi di
provenienza - si stiano affacciando nuovi target potenzialmente aggredibili, che in prospettiva si
configureranno come interessanti interlocutori dal punto di vista turistico.

Si tratta ovviamente di una tendenza su scala nazionale, da declinare in base alle preferenze turistiche, sui
singoli territori.

       Principali Paesi di provenienza per l'Italia             Nuovi mercati di domanda turistica potenziale

Germania                         Giappone                    Panama                       Gabon
Stati Uniti                      Belgio                      Malesia                      Albania
Francia                          Polonia                     Pakistan                     Laos
Regno Unito                      Australia                   Finlandia                    Taiwan
Cina                             Brasile                     Islanda                      Corea del Sud
Svizzera e Liechtenstein         Canada                      Filippine                    Bangladesh
Austria                          Repubblica Ceca             Australia                    Norvegia
Paesi Bassi                      Svezia                      Singapore                    Kuwait
Spagna                           Danimarca                   India                        Slovacchia
Russia                           Corea del Sud               Brunei                       Indonesia
                                                             Fonte: T.R.A.V.E.L. Simulazione basata su: crescita
                                                             prevista GDP 2017-2021 e Import di servizi 2017-2021
Dati sugli arrivi turistici Fonte Istat                      + e media GDP procapite 2014-2016.

Fonte: Regione Lombardia – Turismo oggi

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IL TURISMO IN LOMBARDIA

Il turismo si è configurato come attività economicamente rilevante in Lombardia a partire dagli anni 2000.
In particolare, il potenziale attrattivo lombardo si è consolidato definitivamente nel 2015 con Expo Milano
(si pensi ad esempio agli accessi a uno dei simboli del nostro territorio, il Duomo di Milano: il flusso di
visitatori si attestava intorno ai 750.000 all’anno; il post- Expo parla di circa 2.200.000 visitatori all’anno). In
generale, la tendenza è rimasta positiva anche nel periodo a seguire. Tra il 2013 e il 2017 gli arrivi sul
territorio lombardo hanno registrato un aumento pari al 21,5% e le presenze pari al +15,8%.

                Arrivi e presenze negli esercizi ricettivi – Italia e Lombardia – anni 2000‐2017 (numeri indice)

In Lombardia dunque negli ultimi 17 anni l’aumento di arrivi e presenze è stato molto più incisivo
rispetto al dato nazionale. Se poi analizziamo questo trend nel dettaglio, troviamo3 che larga parte
di questa crescita è data da nuove forme di turismo, quali la scoperta di tesori nascosti, la
riscoperta di luoghi soggetti a cambiamenti, i percorsi enogastronomici, l’avventura. In sintesi, un
segnale forte del cambiamento nel tipo di esperienza che il turista cerca in Italia: non solo mare e
città d’arte, ma riscoperta del territorio e delle sue bellezze nascoste.

3
    Cfr Regione Lombardia – Turismo oggi – 2016/17

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Come è posizionata la Lombardia – che spesso sottovalutiamo - rispetto alle altre Regioni Italiane?
Sorprendentemente, risulta essere la seconda regione Italiana per arrivi turistici. E il trend è
positivo, tanto che la Lombardia ambisce ad essere a breve la prima Regione turistica in Italia.

       Fonte: Regione Lombardia – Turismo oggi

Il turismo lombardo ha sempre avuto forte connotazione internazionale; a partire dal 2008 i turisti
stranieri hanno rafforzato la loro presenza, crescendo ad un ritmo superiore rispetto agli italiani.
L’incidenza del turismo straniero in Lombardia passa dal 46,4% del 2008 al 55,5% del 2017 (arrivi).
A livello nazionale, abbiamo indicato nel paragrafo precedente quali siano i principali Paesi
interessati e potenzialmente interessati all’esperienza di viaggio in Italia. Facciamo ora una breve
panoramica della provenienza dei turisti in Lombardia.

Fonte: Regione Lombardia – Turismo oggi (Dati Osservatorio SEA‐Liuc)

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LA RICETTIVITA’ IN LOMBARDIA

I dati Istat riferiti alla ricettività sul territorio lombardo mostrano che, accanto alla tradizionale ricettività
negli esercizi alberghieri, negli ultimi anni c’è stata forte crescita delle presenze turistiche negli esercizi
extralberghieri.

                        Arrivi e presenze dei turisti negli esercizi ricettivi extralberghieri.
                              Incidenza percentuale – Lombardia – Anni 2013‐2017

Su fronte dell’offerta, questo dato trova riscontro nella crescita numerica delle strutture extralberghiere. In
particolare, nel periodo 2013-2017, è aumentato in maniera considerevole il numero di B&B, ostelli, ma
soprattutto di case e alloggi vacanza gestiti in maniera imprenditoriale e non imprenditoriale.
Nello stesso tempo, limitatamente al comparto alberghiero, sono diminuiti gli alberghi di fascia bassa, a 1 e
2 stelle.

È fondamentale – ai fini del nostro studio - mettere in relazione questi due fenomeni: i clienti degli alberghi
1 e 2 stelle si spostano verso strutture extralberghiere che garantiscono lo stesso target di prezzo, ma con
standard di servizio e livelli esperienziali e di ospitalità superiori.

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Fonte: Regione Lombardia – Turismo oggi

Nel 2017 si è assistito al quasi pareggio dei posti letto offerti dalle strutture extralberghiere rispetto a quelli
offerti dagli esercizi alberghieri.
Solo questione economica? Solo attenzione al risparmio?
O non piuttosto un indicatore molto concreto di mutate esigenze e stili di viaggio del turista?

                     Numero e posti letto delle strutture ricettive – Lombardia – Anno 2017

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IL LAGO DI COMO GAL: CARATTERISTICHE DI UN TERRITORIO “PERIFERICO”

Un ulteriore elemento da considerare nel progetto è dato dall’appartenenza dei due Comuni
al gruppo di azione locale (GAL) nell’ambito del progetto europeo LEADER che sostiene lo
sviluppo nelle aree rurali particolarmente svantaggiate. Il nuovo piano di sviluppo locale
(PSL) per il programma 2014/2020 è stato finanziato da Regione Lombardia e prevede tre
assi di finanziamento per favorire lo sviluppo delle attività agricole, l’ottimizzazione del
comparto agro-forestale, il sostegno di una importante azione di ospitalità diffusa per il
rilancio dell’intero territorio del GAL. Ciò è indubbiamente una grande occasione per poter attingere sia sul
fronte pubblico che quello privato a finanziamenti a fondo perduto per lo sviluppo del progetto oggetto del
presente studio.
Di seguito presentiamo un sintetico estratto dell’analisi socio-economica del GAL per avere un quadro
preciso di contesto nel quale innestare le dinamiche progettuali legate all’insediamento di un sistema di
ospitalità diffusa.

        IL SETTORE TURISTICO – ANALISI DEL TERRITORIO G.A.L.
        Il settore del turismo è uno dei punti di forza del territorio del PSL e rappresenta
        storicamente il fattore trainante dell’economia locale, con un’offerta turistica riconosciuta
        a livello mondiale: l’area del PSL e in generale tutta la provincia di Como confermano l’alto
        livello di attrattività turistica e di ospitalità in termini di numero di posti letto offerti
        rispetto ai cittadini residenti (6 posti letto ogni 100 abitanti).
        La capacità ricettiva
        Nell’area del PSL sono presenti 113 esercizi alberghieri (2013), egualmente distribuiti fra le
        due aree del Lario Intelvese e del Triangolo Lariano, che complessivamente offrono 5.923
        posti letto (pari quasi al 4% degli alberghi in Lombardia, e poco più del 3% dei posti letto
        regionali).
        L’offerta ricettiva extra-alberghiera vede la presenza di 70 esercizi complementari (3.254
        posti letto) a cui si aggiungono 63 Bed & Breakfast con una disponibilità di 331 posti letto.
        I posti letto negli esercizi extra alberghieri differenziano nettamente la struttura turistica
        nelle due aree del Lario Intelvese e del Triangolo Lariano dovuto alla presenza di campeggi,
        poi gli alloggi in affitto e, in numero decrescente, rifugi alpini. Gli esercizi extralberghieri
        hanno confermato il notevole dinamismo degli ultimi anni con un incremento delle unità
        grazie ai bed & breakfast e agli alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale. La
        tipologia prevalente in termini di camere e soprattutto di posti letto rimane di gran lunga

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        quella dei campeggi e villaggi turistici, che valgono ancora il 70% delle camere disponibili e
        dei posti letto. Nel Triangolo Lariano maggiore è la presenza di Bed & Breakfast e di
        agriturismi; in Valle d’Intelvi i campeggi caratterizzano l’offerta turistica di Castiglione
        d’Intelvi, Claino con Osteno, Lanzo d’Intelvi e, in parte, di Lenno., mentre nel Triangolo
        Lariano si concentrano a Pognana e a Sormano. I posti letto nei rifugi alpini sono localizzati
        a Faggeto Lario e a Brunate nel Triangolo Lariano.
        Si rileva l’importante presenza nelle montagne interne e lungo la Via dei Monti Lariani e
        della Dorsale del Triangolo Lariano di agriturismi, rifugi, alpeggi la presenza di agriturismi,
        di alpeggi, mentre in numerosi nuclei rurali si diffonde la presenza di Bed & Breakfast, di
        punti per la vendita di prodotti lattiero caseari e di ristoranti con cucina tipica.
        Il turismo nel territorio del PSL si concentra in particolare in tre poli turistici principali che
        sono Bellagio, Cernobbio e Tremezzo, con una clientela internazionale. In tutti i comuni
        sulle due sponde del lago il turismo è prevalentemente straniero mentre nelle aree più
        interne (Lanzo d’Intelvi, Castiglione d’Intelvi, Albavilla e, in parte, Erba) prevale la presenza
        italiana. All’interno dell’area del PSL si rilevano differenze significative in termini di
        andamento degli arrivi e presenze turistiche nei diversi centri, mentre nel Lario Intelvese
        dominano Cernobbio (con oltre 90 mila presenze, di cui quasi l’80% stranieri) e Tremezzo
        (70 mila presenze, di cui 90% stranieri) e poi in misura decrescente, Moltrasio, Lenno,
        Castiglione d’Intelvi, Mezzegra, e, più distanziato, Lanzo d’Intelvi; nel Triangolo Lariano i
        poli turistici sono sostanzialmente tre: anzitutto Bellagio (oltre 140 mila presenze, di cui il
        90% stranieri), quindi Albavilla e Erba ( 30 mila presenze, di cui il 50% stranieri).

CRESCITA DELLE STRUTTURE EXTRALBERGHIERE IN -PROVINCIA DI COMO

Come già accennato parlando di turismo sostenibile, insieme alle modalità di viaggio e vacanza cambiano
anche le modalità di soggiorno ed i servizi richiesti.
I dati turistici (fonte Osservatorio turistico Lago di Como – CCIAA di Como), mostrano in modo evidente un
aumento considerevole delle presenze presso le strutture extralberghiere sul Lario negli ultimi anni.
I piccoli proprietari di immobili, spesso inutilizzati, si sono attivati per offrire nuovi posti letto, grazie alla
sempre crescente richiesta dal mercato turistico, in particolare dal pubblico straniero.
Dal grafico seguente si può notare l’andamento delle presenze turistiche nelle strutture alberghiere ed
extralberghiere.

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Due i dati interessanti che vale la pena di sottolineare:

-   La crescita di arrivi e presenze in provincia di Como è in costante aumento, con dati assolutamente
    positivi a livello di sistema turistico
-   I maggiori aumenti si registrano nelle strutture extralberghiere. Un’ulteriore conferma di quanto già
    rilevato in fase di analisi del contesto lombardo.

Ma c’è di più: la vera impennata nel 2017, percepibile a vista d’occhio nel grafico, è quella delle presenze
negli esercizi extralberghieri. Cosa ci indica questo dato? Esattamente quanto a noi interessa ai fini dello
studio di fattibilità del sistema di ospitalità diffusa. Entriamo nel merito.
Le presenze turistiche indicano la propensione del turista a soggiornare più giorni sul territorio. Uno dei
problemi cronici del sistema turistico Lago di Como è la bassa permanenza dei turisti. Un vero peccato, vista
la ricchezza culturale e ambientale dei nostri paesi. La permanenza media, data dal rapporto tra presenze e
arrivi, nelle strutture alberghiere ha avuto negli anni un valore costante, di 2.25 giornate. Quanto basta per
visitare un paese, forse due.
Se passiamo invece ad analizzare la permanenza nelle strutture extralberghiere notiamo che la permanenza
è molto superiore, di 4 giornate nel 2014, di 3.6 giornate nel 2017. Un caso? Certamente no. Ci
ricolleghiamo qui a quanto già evidenziato in precedenza: il turista che soggiorna nelle strutture
extralberghiere ha una maggiore propensione all’esperienza e alla scoperta del territorio.

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Se confrontiamo la percentuale di crescita degli arrivi nelle strutture alberghiere 2014-2017, con quella
delle strutture extralberghiere, riscontriamo un +12% (alberghi), contro un +91% (altre strutture)!

In sintesi i turisti che del Lago preferiscono sempre più gli esercizi extralberghieri e si fermano più volentieri
e per più giorni in queste strutture, per vivere e gustare al meglio il territorio.
E’ da notare anche che attualmente i nostri territori presentano un’offerta turistica di base, dove le
proposte sono limitate ai soli eventi organizzati nei paesi; sono pochissime le offerte di “esperienze” sul
territorio (visite guidate organizzate e strutturate, pacchetti esperienziali, come biking e trekking ecc.).
Il potenziale è dunque enorme e c’è molto da lavorare sull’offerta turistica (non solo ricettiva) per cogliere
le opportunità che i trend di mercato offrono al nostro territorio. Il sistema di ospitalità diffusa integra il
concetto di esperienza di viaggio, con quello di soggiorno in strutture extralberghiere e con un elemento
importantissimo, troppe volte ignorato: quello di offerta di un’identità paesaggistica e culturale locale.

Sul fronte dell’offerta ricettiva sul territorio comasco la situazione è la seguente:

Se in Lombardia si è assistito al quasi pareggio dei posti letto offerti dagli esercizi extralberghieri rispetto a
quelli alberghieri, in provincia di Como i posti letto negli esercizi extralberghieri sono ampiamente superiori
a quelli degli esercizi alberghieri. Il dato interessante, tuttavia, è quello legato al dinamismo delle strutture
extralberghiere: tra il 2007 e il 2016 si è verificato un aumento considerevole del numero di strutture e dei
posti letto, contrariamente alla staticità del settore alberghiero. In prevalenza per il turista che soggiorna in
Valle 3-4 giorni, per poi dirigersi a Milano così come a Como così come in Svizzera così come in Toscana.

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DUE POLI DI RIFERIMENTO: PORLEZZA E TREMEZZINA

Il brand “Lake Como” è sicuramente un punto di forza del territorio lariano. Sotto il cappello del brand
individuiamo vari elementi, alcuni già concreti – e già leva di turismo – altri potenziali. Tra i primi ci sono la
bellezza del lago, il richiamo di alcuni eventi di successo,
Tra quelli potenziali abbiamo l’ambito serico (Como città della Seta), la cultura scientifica (pensiamo anche
solo al comasco Alessandro Volta), l’enogastronomia, la bellezza dei piccoli borghi, …
Si tratta ora di invertire la tendenza, e pensare all’attrattività di Lake Como non come a un “concorrente”
ma come a un attrattore dei turisti anche verso la Valle.
In questo senso la Tremezzina può giocare un ruolo determinante: con le sue ville (Balbianello, Carlotta, …),
l’isola Comacina, il Sacro Monte, i piccoli borghi, è un attrattore naturale. Nel 2017 Tremezzina ha ospitato
183.000 turisti (nell’ultimo triennio l’incremento è stato del 19%), con un trend crescente di stranieri e un
lievi calo degli italiani.
Il nostro sistema di ospitalità diffusa dovrà assumere questa sfida: “utilizzare” tale polo come driver per
portare turisti in Valle.

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                   Il Turismo in Provincia e Comune di Como 2017, Camera di Commercio Como

Medesimo discorso va fatto per l’altro lago, quello di Lugano. L’attrattore è il paese di Porlezza, rinomata
meta turistica (è la seconda località turistica della Provincia di Como) non solo estiva ma anche primaverile
e autunnale. Dopo un periodo critico (2013-15), nel 2017 le presenze turistiche sono cresciute del 16%,
superando 277.000 pernottamenti, 170.000 dei quali in strutture extralberghiere. Sono comunque in
aumento sia gli stranieri (+ 15%) sia italiani (+ 18%).

                   Il Turismo in Provincia e Comune di Como 2017, Camera di Commercio Como

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Sulla base del contesto descritto ed analizzato fino a qui, abbiamo ora gli elementi per poter identificare le
caratteristiche (punti di forza e criticità) e le potenzialità (le prospettive di sviluppo) di Alta Valle e Centro
Valle Intelvi in ordine al progetto di ospitalità diffusa.

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ALTA VALLE E CENTRO VALLE INTELVI:
DUE COMUNITA’ PER UN UNICO PROGETTO DI OSPITALITA’ DIFFUSA

CARATTERISTICHE, PUNTI DI FORZA, AREE DI MIGLIORAMENTO IN ORDINE AL CONTESTO E AGLI
OBIETTIVI SOPRA DESCRITTI

I due Comuni sono il risultato dei recenti (2017 e 2018) iter di fusione amministrativa dei paesi di:

    -     Alta Valle Intelvi: Lanzo d’Intelvi con Scaria, Pellio, Ramponio Verna.
    -     Centro Valle Intelvi: Casasco d’Intelvi, Castiglione d’Intelvi, S. Fedele Intelvi.

Essi costituiscono quel percorso che rende la Val d’Intelvi punto di attrazione per il turista: miniera di
bellezze paesaggistiche, sintesi tra passato e presente (si pensi anche solo a tutta la tradizione dei maestri
comacini), collegamento tra Lario e Ceresio.

Diventano quindi fondamentali dialogo e collaborazione per sviluppare insieme idee e progetti capaci di
potenziare l’attrattività di un territorio così interessante da molti punti di vista.

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IL COMUNE DI ALTA VALLE INTELVI

Alta Valle si sviluppa su un territorio di circa 25 Kmq, e conta poco meno di
3000 abitanti (2958 al 31.3.2018, secondo il dato Istat, ma comunque in un
trend di crescita).
Un territorio che permette un’esperienza turistica a 360°, e che nel tempo si è dotato all’uopo di
servizi e infrastrutture (pensiamo anche solo all’attività sportiva: si trovano in territorio di Alta
Valle maneggi, piste per sci nordico, tracciati per escursioni con le ciaspole, biking, lanci col
parapendio, …).
Vediamo nel dettaglio caratteristiche, peculiarità, punti di eccellenza, criticità di ognuna delle
realtà locali che lo compongono.

LANZO D’INTELVI

Lanzo d’Intelvi – con l’annesso borgo di Scaria – sorge su un pianoro a 950 m/slm. Conta circa 1500
abitanti, ed è la sede del nuovo Comune. A un nucleo abitato in cui sorgono piccoli tesori
architettonici (come la romanica chiesa di S. Siro o la chiesa della Beata Vergine di Loreto, che
vedremo nel dettaglio fra poco, o le numerose ville liberty) fanno da contorno – raggiungibili
facilmente attraverso una strutturata sentieristica – punti di eccellenza naturali (la vetta

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Sighignola, i massi cupelliformi, i resti archeologici, …) e culturali (il museo di arte sacra, il museo
dei fossili, le trincee della Linea Cadorna, …).

Il centro di Lanzo è caratterizzato da una buona riqualificazione – sia nella
pavimentazione che più in generale nel decoro urbano – nel rispetto dei
vari stili architettonici e urbanistici che si sono susseguiti nel tempo. In
esso è ben leggibile l’impianto rurale originario del borgo.
Interessante l’architettura sacra. Partiamo dalla chiesa parrocchiale, che
è dedicata a S. Siro, che risale al XV secolo (ma costruita sui resti di un
antico edificio di culto), con ampi rifacimenti del XIX secolo. Segnaliamo –
è una costante in tutta la Valle – i particolari (in questo caso i paliotti) in
scagliola, espressione tipica dell’arte locale.

                                                   Altro edificio di culto degno di nota è la chiesa
                                                   della Beata Vergine di Loreto, un piccolo gioiello
                                                   del XVII secolo (ma sorto sulla base di una cappella
                                                   del secolo precedente) raggiungibile a piedi in
                                                   cinque    minuti    dal   centro.    Al   di   là   delle
                                                   caratteristiche architettoniche e artistiche, va
                                                   segnalato anche un altro aspetto. Attorno a questa
                                                   chiesa è nata e si è consolidata – da almeno un
secolo - una tradizione di religiosità popolare, che è la festa della Madonna Nera, vero e proprio
momento di coinvolgimento di tutti gli abitanti. E’ il “luogo del cuore” di Lanzo.

L’architettura civile di Lanzo è contraddistinta innanzitutto dalle numerose
e conservate ville Liberty.
Un cenno a sé merita Villa Turconi, costruita all’inizio degli anni Venti, con
un largo utilizzo dell’opera dei locali “picapreda”. Si caratterizza per lo stile
neomedievale e per i numerosi particolari decorativi, specificamente per
l’abbondante utilizzo delle pietre policrome. Oggi sede di mostre e
ricevimenti (donata dagli eredi alla Fabbrica del Duomo, acquistata poi dal
Comune), è aperta al pubblico in estate per eventi.
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L’annesso borgo di SCARIA – Comune a sé stante fino al 1928 – sorge a un’altezza di 789 m/slm.
Un piccolo gioiello che però ha visto una crescita esponenziale del fenomeno dello spopolamento.

L’architettura religiosa presenta – fra i tanti - due elementi di rilievo.
Innanzitutto la chiesa di S. Maria, gioiello nel centro del borgo (centro la
cui pavimentazione dovrebbe essere a breve oggetto di riqualificazione).
La sua costruzione è legata alla fioritura artistica intelvese nell'età del
barocco e del rococò. E’ di origine quattrocentesca. Notevoli gli affreschi
del secolo XVI e il bell’altare del XV. L'attuale volto barocco è il frutto
dell'impegno di diversi esponenti della famiglia Carloni affiancati da altre
maestranze artistiche locali

                                          Altro edificio di culto degno di nota è la chiesa dei S.S.
                                          Nazaro e Celso. Essa si trova - con l’annesso cimitero
                                          cittadino – al di fuori del centro abitato, a circa 15 minuti a
                                          piedi, percorso in cui si ammirano bei palazzi come la Casa
                                          del Podestà e diverse cappelline votive - ed è una
                                          testimonianza      importante     della    storia   e   dell'arte
vallintelvese del Medioevo e del Rinascimento (la chiesa è di fondazione romanica – si veda il
campanile – ma più volte rimaneggiata tra il XV e il XVII secolo). Interessante il portichetto
seicentesco e gli affreschi del XVI secolo (sia quelli dell’abside sia quelli all’esterno verso il
cimitero). Viene aperta solo il giorno dedicato ai due santi. Dal cimitero si scende in un paio di
minuti al Masso Avello.

Nel piccolo borgo di Scaria hanno sede due elementi di spicco del locale sistema museale: il
Museo di Arte Sacra e il Museo Intelvese dei Fossili.
Il Museo di Arte Sacra (creato nel 1966 ma riaperto
nel 2015 dopo molti anni di chiusura, e gestito da
una associazione che raduna quasi 300 soci) è un
piccolo scrigno che raccoglie, conserva e valorizza
testimonianze del patrimonio artistico non solo del
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borgo ma anche di altri borghi intelvesi come Laino (con un ampio spaccato sulle opere dei
magistri intelvesi in Italia e in Europa). Nel 2018 ha avuto 600 visitatori.

Il Museo dei Fossili (creato nel 1993, e anch’esso riaperto solo di recente – 2014 – dopo anni di
abbandono) anche se piccolo riveste una notevole importanza nella divulgazione scientifica (con
laboratori anche per bambini), in quanto i reperti esposti coprono un arco di tempo che va da 310
milioni a 12mila anni fa). E’ aperto in estate (giugno-settembre). Dal museo dei Fossili parte un
tracciato che in pochi minuti porta a Ramponio, passando per la bella Villa Deaglio.

E’ presente in Scaria la vecchia stazione della funivia,
che si potrebbe prestare come reception per
l’ospitalità diffusa (ma vedremo che anche Centro
Valle presenta un paio di edifici che potrebbe avere la
stessa funzione; si pensi ad esempio agli immobili in
cui vi erano i municipi prima delle fusioni, in
particolare quello di Pellio e quello di Castiglione).

PELLIO INTELVI

Diviso tra borgo Superiore e Inferiore, Pellio – posto a un’altitudine tra i 740 e gli 800 m/slm -
conta circa 1.000 abitanti (trend in forte crescita: dal 1991 al 2012 vi è stato un aumento del 44%).

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L’architettura religiosa ci propone – in
posizione     assolutamente      panoramica     –
l’imponente complesso della Chiesa di S.
Giorgio     nel   borgo   superiore;   nata    su
precedenti resti romanici, viene menzionata
già in documenti del XII secolo, anche se la
configurazione attuale risale al XVII-XIX
secolo,      dopo     continui     e     costanti
rimaneggiamenti. E’ aperta in maggio e nelle domeniche d’estate.
Adiacente alla chiesa vi è una area archeologica – ancora da riqualificare in maniera complessiva
ma comunque segnalata e illustrata adeguatamente - che presenta i resti di un antico castello
medievale.

                      Di rilievo è anche la chiesa di S. Maria, situata nel centro abitato (centro
                      molto ben riqualificato nonostante la presenza stridente di diversi tipi di
                      pavimentazione, tra acciottolato, asfalto e sanpietrini). La chiesa è di origine
                      medievale, è stata fortemente rimaneggiata nei secoli successivi (consacrata
                      per come la vediamo ora nel XVI secolo). In essa sono presenti dipinti ed
                      affreschi dal XVI secolo, e un prezioso fonte battesimale.

A Pellio Inferiore troviamo la chiesa di San Michele, del XVII
secolo (ma già documentata nel XII sec.), con adiacente un
antico cimitero.
Si segnala inoltre l’ex Oratorio della Madonna del Fiume
(detto di Garello), nato dalla trasformazione seicentesca di
una precedente cappella romanica, della quale si conserva
l’abside (da vedere all’interno un affresco cinquecentesco,
una scagliola, notevoli stucchi). Oggi è sede dell’associazione Appacuvi.

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RAMPONIO VERNA

Posto a circa 700 /slm, Ramponio Verna (due Comuni distinti fino al 1928) conta circa 400 abitanti
(un lieve incremento negli ultimi anni, dopo un costante spopolamento).

All’ingresso di Ramponio incontriamo – anche in questo borgo è molto ricca la presenza di
architettura religiosa - la chiesa di san Benedetto, del XVI secolo (ma un primo nucleo è già
testimoniato nel 1186): vi troviamo un interno riccamente decorato e arredato, basti pensare
all’altare a tarsie marmoree e l’affresco sulla volta.

Oltre all'oratorio di San Giovanni Nepomuceno
(XVIII sec.) e quello coevo di San Gaetano,
segnaliamo il santuario di San Pancrazio, che sorge
lungo l'antichissima mulattiera che permette di
raggiungere Osteno con una piacevole passeggiata.
Risalente al XIV-XV secolo (su un antico nucleo del
XI secolo), è teatro della tradizionale festa del mese
di maggio.

                                Da Ramponio si sale a Verna, che è in una suggestiva posizione
                                panoramica. All’ingresso del paese troviamo la piazzetta con un ben
                                conservato antico lavatoio (costruzioni queste presenti in tutti i
                                borghi e sicuramente meritevoli di essere valorizzati) e il Museo
dedicato al pittore Gauli (aperto solo in agosto), altra piccola perla del sistema museale della Valle.
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