DALLA REDAZIONE DELLE CLASSI 1 -2 -3 E NON SOLO - IC CAMERANO SCUOLA SECONDARIA 1 "S.PELLICO" a.s.2020-2021 - Istituto Comprensivo Camerano

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DALLA REDAZIONE DELLE CLASSI 1 -2 -3 E NON SOLO - IC CAMERANO SCUOLA SECONDARIA 1 "S.PELLICO" a.s.2020-2021 - Istituto Comprensivo Camerano
IC CAMERANO
    SCUOLA SECONDARIA 1° “S.PELLICO”
             a.s.2020-2021

DALLA REDAZIONE DELLE CLASSI 1^-2^-3^
             E NON SOLO…
DALLA REDAZIONE DELLE CLASSI 1 -2 -3 E NON SOLO - IC CAMERANO SCUOLA SECONDARIA 1 "S.PELLICO" a.s.2020-2021 - Istituto Comprensivo Camerano
PREMESSA (Prof.ssa Bartolini Ingrid Manuela – referente Giornalino e Biblioteca)

Anche quest’anno purtroppo è stato “eccezionale”, dunque anche il nostro giornalino ha
una veste “essenziale”: la redazione si è potuta riunire solo su meet (una prima volta
protagonisti alcuni alunni delle 3^, la seconda alcuni delle 2^ e 1^ ), gli articoli sono brevi
ed in numero ridotto, anche in virtù della rieditazione di tante attività consuete della
nostra scuola: soprattutto si è data voce alle riflessioni dei ragazzi sulle attività svolte
e sui temi affrontati – in particolar modo nel percorso di Educazione Civica - ed alla loro
immaginazione, tramite i loro racconti di genere, un modo per volare con la fantasia e
superare questo difficile periodo.
Buona lettura!

INDICE
-IL LABIRINTO INVISIBILE a cura di B.G. (2 A)
-LA MAISON DE REVE a cura di B.M. (1 C)
-PICCOLI GRANDI ARTISTI a cura della Redazione
-UN LUNGO VIAGGIO A SANTIAGO a cura di B.F. (2 A)
-NON ASPETTARE...INIZIA A CAMBIARE IN FRETTA a cura di D.C.G. (2C)
-CONSIGLI PER STARE MEGLIO A SCUOLA a cura di P.T. (2 D)
-SPORTELLO D’ASCOLTO a cura di P.L. (2C)
-TOGLITI IL CASCO MOSTRA IL TUO VOLTO… a cura di F.D. (1A)
-FANTASTICA AVVENTURA VISSUTA LEGGENDO UN LIBRO a cura di B.M.(1 C )
-LA MUSICA… ESPRIMERSI SENZA PAROLE! a cura di R.C. (3B)
-LA SCIENZA PER RAGAZZI a cura di M.C. (3B)
-KET O DELF? a cura di F.D. (3C)
-UN LAVORO DA “GRANDI” a cura di R.C. (3B)
-DAD!!!! a cura di M.C. (3B)
-AVETE MAI SENTITO PARLARE DELLA STREET ART? a cura di R.M. (3A)
-I DIRITTI DEI BAMBINI EDUCAZIONE CIVICA a cura di G.G. (3A)
-IL MONDO VISTO DA PIU’ PUNTI DI VISTA a cura di G.I. (3A)
-L’APARTHEID COS'È O COS’ERA? a cura di B.I. (3C)
-MA NOI SAPPIAMO VERAMENTE COS’È GIUSTO E COS’È SBAGLIATO? a cura di B.I. (3C)
-QUELLO CHE STIAMO VIVENDO: EMERGENZA COVID-19 a cura di G.G. (3A)

RACCONTI
-PROFUMI DI CASA a cura di F.D. (1 A)
-MAYA E IL SENSO MANCANTE a cura di B.E. (1 A)
-IL VECCHIO ATTACCAPANNI a cura di V.L. (1B)
-IL PROFONDO BLU a cura di P.V. (1B)
-TRA IL DISTRIBUTORE E LA STATALE a cura di C.D. (2B )
-TI AMO a cura di B.S. (2 B)
-IL LIBRO DELL’ISOLA DI WATER a cura di D.P.L. (2C)
-IL CIRCO DELLA GIADA a cura di F.A. (2C)
-LO SCUDO DI LUX a cura di C.T. (2D)
-OSPITI GIGANTI a cura di M.M. (3C)
-UNO STRANO ANIMALE DOMESTICO a cura di M.L. (3C)
-L’ALTRO MONDO a cura di C.V. (3 A)
-UN OGGETTO DEL FUTURO a cura di P.S. (3 A)
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IL LABIRINTO INVISIBILE a cura di B.G. (2 A)

Vi ricordate quando all’inizio dell’anno le classi seconde hanno svolto quella strana attività
nominata “labirinto invisibile”?
Beh, se non vi ricordate, vi rinfrescherò la memoria. Per svolgere questa attività
abbiamo dovuto installare un'applicazione sul nostro cellulare, Telegram, poi tramite un
bot abbiamo scansionato dei codici che ci hanno indicato la strada.
Abbiamo svolto questo lavoro con la professoressa Guazzaroni e gli altri insegnanti di
Matematica nel piazzale della scuola e sembrava di fare coding “reale” o comunque di
stare dentro un pc, infatti mi è piaciuto molto perchè è stata un'attività diversa ed
innovativa.

LA MAISON DE RÊVE a cura di B.M. (1 C)

La prof.ssa Maria Giuliana Giri ha avuto un'idea bellissima per il compito di realtà di
Francese! Ci siamo divisi in sei gruppi e abbiamo dovuto costruire un modellino della
nostra casa dei sogni: la maison de rêve.
La mia esperienza è stata assolutamente positiva anche se è stato molto faticoso. Nel
mio gruppo abbiamo avuto la fortuna di poter dedicare molto tempo ai particolari visto
che avevamo già una struttura, infatti in questo modo siamo potuti subito passare alla
parte creativa. Ci siamo sbizzarriti a cercare stoffe colorate, a disegnare piante e
decorazioni sui muri della casa, utilizzando le cose più impensabili per riuscire a rendere
l’idea di un oggetto!
E’ stato davvero divertente! Nella lezione in cui abbiamo esposto i nostri lavori ho anche
avuto la possibilità di capire come gli altri avevano interpretato il progetto e come
avevano lavorato in base ai materiali che avevano... delle nostre compagne hanno
addirittura costruito la loro magnifica casa all'interno di una valigetta di legno. Io
personalmente sono stata molto orgogliosa della nostra casa e penso anche gli altri!
Grazie prof.
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PICCOLI GRANDI ARTISTI a cura della Redazione(ilrestodelcarlino.it 8/11/2020)

Un torneo delle Illustrazioni di “Ickabog”, fiaba di J.K. Rowling – conosciuta autrice della
saga di Harry Potter -, un’iniziativa scoperta navigando su internet durante il lockdown
del 2020 per passare il tempo in un periodo così difficile, una ragazza con una passione
sfrenata per il disegno da quando aveva sei anni e le venne regalato un corso di pittura:
ecco gli ingredienti di questa storia, magica come la fiaba da cui tutto ha inizio e con un
happy end.
Caterina è brava, disegna su tutto, dai fogli ai sassi, e da grande vorrebbe fare la
fumettista. E’ sua l’illustrazione di Capitan Bonomo, un personaggio buono, come dice il
nome stesso, che speriamo le porti “BUONA FORTUNA”!
Ed ha portato fortuna anche alla nostra scuola, perché oltre alla grande soddisfazione
di averla tra gli studenti, abbiamo potuto arricchire la biblioteca d’istituto con vari libri
arrivati come premio!

UN LUNGO VIAGGIO A SANTIAGO a cura di B.F. (2 A)

All'inizio, appena la prof ci ha fatto vedere un video che ci spiegava il cammino di
Santiago, ero curioso di questo compito di Spagnolo che infatti poi mi è piaciuto
particolarmente. E’ un cammino lungo 800 Km che i pellegrini ogni anno percorrono: si
svegliano all’alba per fare una mattinata di camminata, nel cammino ci sono molte città
che nei secoli sono state attraversate; ma la cosa più bella del viaggio è la cattedrale,
la meta finale, infatti arrivare ad ammirarla è la soddisfazione di molti.
A me e venuta la curiosità di farlo e di vedere queste città di persona!
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ASPETTARE... INIZIA A CAMBIARE IN FRETTA a cura di D.C.G. (2C)

Sapete cos’è che ad oggi ci colpisce maggiormente? Che ci sta ostacolando? Sì! E’ proprio
il riscaldamento globale causato da molti fattori come ad esempio la siccità, la
desertificazione, lo scioglimento dei ghiacci, l’innalzamento degli oceani... ma soprattutto
l’inquinamento! Con l’inquinamento ormai conviviamo da anni e nessuno purtroppo sta
agendo! Parliamo di rivoluzionare il mondo ma anche da una semplice lattina o
bottiglietta buttata a terra possiamo rovinare completamente quello che ci è stato
donato… la Terra! Ce l’hanno data per trattarla con cura e per poi darla alla generazione
futura che dovrà fare lo stesso, ma così facendo non ci sarà un seguito…
Con la professoressa Dubini abbiamo trattato questo argomento in classe, credo sia
molto importante conoscerlo fin da ragazzi dato che già da questo momento della nostra
vita siamo costretti a prendere una strada.
Noi del mio gruppo abbiamo voluto parlare di questo problema in modo ironico, quasi
scherzoso per coinvolgere maggiormente i ragazzi a cui verrà lasciato in mano questo
mondo un domani, per non farlo sembrare noioso perchè a volte, sentendo parlare
dell’inquinamento, verrebbe quasi un senso di noia, perciò magari con una battuta o una
frase ironica possiamo lasciare dentro un ragazzo un qualcosa che lo porti a cambiare e
con cui riesca a capirne un senso.
Dobbiamo imparare a fare il nostro piccolo come ad esempio riciclare una bottiglia di
plastica in qualcosa di carino e utile, anziché portare a scuola le bottiglie di plastica
potremmo portare una borraccia, anziché usare le buste di plastica per la spesa si
potrebbero usare delle buste riutilizzabili... Vi lascio con questa ultima frase …
”L’UNICO MOTIVO PER CUI IL RISCALDAMENTO GLOBALE SEMBRA
INARRESTABILE E’ PERCHE’ NON ABBIAMO ANCORA PROVATO A
FERMARLO!!!!!”

CONSIGLI PER STARE MEGLIO A SCUOLA a cura di P.T. (2 D)

NON CI DEVONO ESSERE DIFFERENZE TRA I PROF
Quando con un prof un po’ più severo la classe si comporta benissimo e non parla con il
compagno, invece con un prof un po’ più buono si fa confusione, per me primo non è
corretto, secondo ogni prof è uguale. Non si dovrebbe “sfruttare” la bontà di un prof
perchè ognuno sa essere severo a suo modo. Magari se una classe sta affrontando un
argomento difficile con un prof buono e la classe fa confusione, è possibile che il prof non
riesca a spiegare. Io ci provo sempre a far capire ai miei compagni il problema ma non
tutti mi ascoltano. Quindi chiedo soltanto agli alunni di tutta la scuola di comportarsi
allo stesso modo con tutti i prof.
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RISPETTO PER I PROF
Rispetto ai prof: i prof vanno rispettati primo perchè loro a scuola si prendono cura di
noi e inoltre loro si prendono le responsabilità se ci succede qualcosa… in poche parole ci
vogliono bene.
RISPETTIAMOCI TRA COMPAGNI
Rispetto tra compagni: qualcuno potrebbe credere che il rispetto si debba avere
soltanto per i prof. Ma i compagni, pur avendo la vostra stessa età, si devono rispettare
perché qualunque persona ha bisogno di essere rispettata, anche perché, se una persona
vede che nessuno la rispetta, potrebbe perdere la stima in se stesso.
RISPETTO PER I COLLABORATORI SCOLASTICI
Rispetto per i collaboratori scolastici: quando noi alunni lasciamo l’aula sporca, con tutti
i banchi spostati ed in disordine, puliscono i collaboratori che probabilmente hanno pure
una famiglia che dopo una giornata di lavoro vorrebbero incontrare. Quindi possiamo
aiutarli: basterebbe buttare la carta, all’uscita rimettere in ordine i banchi e lasciare
pulito il bagno; questo aiuterebbe i collaboratori scolastici e aiuterebbe anche noi stessi
sapendo che abbiamo aiutato qualcuno.

SPORTELLO D’ASCOLTO a cura di P.L. (2C)

E’ molto triste passare tutto l’anno con un peso sulle spalle, è addirittura più duro della
scuola in generale. Diventa difficile vivere la scuola con un problema che ci affligge, e può
essere per qualsiasi motivo, dal più banale al più difficile. Sta a noi decidere in che modo
affrontare le difficoltà, e le persone più deboli spesso fanno più fatica. Questo poi
influisce anche sul nostro rendimento, e si parla di tutti, perché ognuno ha problemi
diversi. Per questo motivo la scuola ha avuto la splendida idea di aiutare noi ragazzi con
il supporto di una psicologa, e devo dire che ha aiutato molto anche me, che soffrivo di
ansia per via della scuola. Facevo fatica a mantenere il mio autocontrollo, e se non
prendevo un voto maggiore di otto e mezzo, impazzivo. Avevo provato a cambiare
metodo di studio, magari per prendere più alla leggera questa scuola che fa paura un
po’ a tutti. Poi ho provato con la psicologa. Ed è stata una rivelazione. In tre sole sedute
con lei ho imparato a vivere la scuola in modo più leggero. Spesso è difficile aprirsi con gli
altri, soprattutto con gli adulti, perché siamo sicuri che non possono capire. Va così, anche
io ho questo enorme problema. E’ una caratteristica di quasi tutti i ragazzi. Con la
psicologa, poi, l’imbarazzo si intensifica. Perché mai si dovrebbe raccontare un nostro
cruccio, un nostro problema, il nostro tallone d’Achille, ad una sconosciuta? Ma la psicologa,
di ragazzi e dei loro talloni d’Achille, ne avrà sicuramente visti a palate. Sa come
comportarsi con noi, ci sa mettere a nostro agio. E’ bello, potersi confidare con qualcuno,
è già un passo avanti per scrollarci di dosso i nostri pesi. Di problemi che si possono avere
ce ne sono milioni, e quando si va alla deriva, beh, tornare nella spiaggia è davvero difficile,
quando si è soli. Ecco, in quel momento, nel momento in cui non sai come fare, come tornare
a riva… ecco. Quello è il momento in cui la barca viene a salvarti. E la barca di noi studenti
è la psicologa!

TOGLITI IL CASCO E MOSTRA IL TUO VOLTO, ALLE STELLE CI ARRIVERAI
COMUNQUE a cura di F.D. (1A)

Il libro che vorrei consigliarvi per l’estate è “Wonder” di J.Palacio.
Per coloro che hanno visto solo il film consiglio di leggerlo perchè, come al solito, è tutta
un’altra cosa.
La storia narra di Auggie, un bambino nato con una grave deformazione facciale. Dopo
anni di insegnamenti in casa da parte della mamma, si trova ad affrontare con coraggio
il mondo della scuola. Sarà escluso o accettato dai compagni? Riuscirà a far conoscere il
vero volto che ha dentro e non fuori?
Un protagonista tenace, una famiglia protettiva e pochi amici veri che lo aiuteranno
durante questo primo anno scolastico.
In “Wonder” ho trovato temi importanti affrontati con molta delicatezza. C’è la paura
verso il diverso, c’è il coraggio di iniziare un nuovo percorso contando solo su se stessi, ci
sono il bullismo e l’importanza dell’amicizia.
Credo che la maggior parte di noi abbia paura di mostrarsi per quello che è e il
protagonista ce l’ha più di tutti, perché il suo viso lo identifica prima ancora di farsi
conoscere. Leggendo ho capito che molti usano le parole per ferire senza pensare che
un’espressione a volte è molto più diretta ed incisiva.
Questo libro è stato molto piacevole come lo sono stati i libri successivi con la stessa
vicenda iniziale e il punto di vista su Auggie da parte di Christopher, Julian e Charlotte.
Il personaggio che ho preferito è stata Summer, la sua prima vera amica che si è
dimostrata leale fino alla fine nei confronti del protagonista. Ho apprezzato anche il
professor Browne che ogni mese consegna ai suoi alunni un insegnamento da far proprio.
Io metto il mio “principio” alla fine di questa recensione, invitandovi a leggere “Wonder”
e i libri successivi partendo dal presupposto che non è un libro strappa-lacrime per
bambini che parla di una delle tante vicende d’emarginazione, ma un libro che ci mette in
discussione per primi.
Precetto : “Togliti il casco mostra il tuo volto, alle stelle ci arriverai
                                        comunque”

FANTASTICA AVVENTURA VISSUTA LEGGENDO UN LIBRO a cura di B.M. (1 C )

Durante di Alighiero degli Alighieri detto semplicemente Dante Alighieri fu il padre della
Lingua Italiana che scrisse un affascinante e fantastico viaggio nei tre regni
dell’oltretomba: l’Inferno, il Purgatorio e infine il Paradiso.
Questa straordinaria avventura guidata dal poeta Virgilio è ambientata nel 1300,
quando Papa Bonifacio VIII volle concedere ai credenti il perdono di tutti i peccati; è
durata un giorno e una notte per attraversare l’Inferno, tre giorni, tre notti e parte
di una giornata per attraversare il Purgatorio ed infine poco più di un giorno per il
Paradiso.
Questo libro arricchisce molto la cultura del nostro territorio ed aiuta ad imparare
l’origine del nostro Italiano visto che è scritto in “Volgare”.
E’ veramente molto interessante perché spiega come vengono puniti i peccati
nell’Inferno (ad esempio i simoniaci vengono messi a testa in giù nella melma mentre i
loro piedi bruciano nel fuoco e i traditori sono immersi nel cocito con braccia e gambe
congelate e dei cristalli all’interno dei loro occhi) e come vengono premiate le anime del
Paradiso (ad esempio cantano e danzano).
Consiglio a tutti questo libro perché è come viaggiare in un mondo immaginario ed è anche
molto scorrevole perchè quello che ho letto è scritto per i ragazzini come noi e i capitoli
sono sempre più interessanti andando avanti.

LA MUSICA… ESPRIMERSI SENZA PAROLE! a cura di R.C. (3B)

La musica… esprimersi senza parole o in modo diverso dalle parole.
Qui a scuola da tre anni attraverso dei corsi pomeridiani di pianoforte ci insegnano ad
usare la musica per esprimerci, cosa che spesso mette in difficoltà noi ragazzi, questi
incontri sono anche un'opportunità per confrontarsi con qualcuno con gli stessi interessi
e imparare a fare qualcosa di diverso in modo semplice e divertente.
La professoressa Caggiano ci ha seguito per tre anni con passione, in presenza ed anche
a distanza, e speriamo di poter continuare a coltivare questa esperienza musicale e di
vita!

LA SCIENZA PER RAGAZZI a cura di M.C. (3B)

Sei un appassionato di scienze? Ti piacciono le materie scientifiche? Sai tutto di cellule
ed osmosi? Vorresti essere un novello Archimede o un piccolo Galileo? Vuoi sfidare la tua
capacità di risolvere problemi ed enigmi? Allora potrebbero interessarti le Giochi delle
Scienze Sperimentali, per mettere in evidenza il ruolo fondamentale assolto dalla scuola
secondaria di primo grado per la cultura scientifica di base e per la formazione della
persona, ma soprattutto per stimolare le tue capacità insieme ad altri compagni che,
come te, desiderano mettersi in gioco!

KET O DELF? a cura di F.D. ( 3C)

Vuoi studiare e approfondire le conoscenze nella lingua?
Iscriviti ai corsi di lingue organizzati dalla nostra scuola.
Il ket, cioè il Cambridge Kay English Test, è rivolto a coloro che hanno un primo livello di
lingua inglese, ed è molto importante nel mondo di oggi. Inoltre per esperienza personale
io consiglio di partecipare anche al Delf, certificazione con comprensione, espressione orale
e scritta in lingua francese, per imparare scherzando: abbiamo riprodotto delle scenette
presenti nel libro e la nostra prof. ci ha coinvolto facendo delle battute riguardanti
l’argomento trattato in quel momento. Grazie prof ed in bocca al lupo a tutti per gli
esami in lingua!
UN LAVORO DA “GRANDI” a cura di R.C. (3B)

Se vuoi sperimentare come lavora un sindaco, un consigliere o un assessore e vedere che
cosa si prova a gestire e organizzare eventi, il Consiglio Comunale dei Ragazzi fa al caso
tuo, imparerai a esporre le tue idee e a confrontarle con quelle degli altri. Quest'anno è
stato il CCR ad organizzare incontri per ricordare date importanti come la Giornata
della Memoria, del Ricordo o la Festa delle donne, non invitando esperti esterni ma
approfondendo personaggi, letture o filmati e presentandoli poi nelle varie classi. La cosa
divertente ?! E’ tutto organizzato dai ragazzi!

DAD!!!! a cura di M.C. (3B)

Caro diario,
ormai da un pò di giorni io e i miei compagni, non potendo andare a scuola, siamo impegnati
nella didattica a distanza. Come ogni mattina anche oggi, dopo una rapida colazione, mi
sono seduta davanti alla scrivania e ho acceso il computer per entrare in videolezione.
Vedere i miei amici attraverso uno schermo non è una sensazione nuova poiché già
vissuta ad inizio pandemia nello scorso anno, ma certo ora è più dura, non c’è l’effetto
novità … anzi per la nostra classe non è neppure la prima volta quest’anno, ci stiamo
quasi abituando, se così si può dire! Ma cerchiamo di tenere duro e presto torneremo in
presenza, finalmente a rivedere prof, compagni e collaboratori, a sentire la campanella,
ad incontrarci con gli alunni di altre classi, a fare lezione nella nostra aula o la doppia
ricreazione di fuori in cortile … mi manca tutto ciò!
A presto

AVETE MAI SENTITO PARLARE DELLA STREET ART? a cura di R.M. (3 A)

La Street Art è un modo di comunicare e lanciare messaggi attraverso i graffiti oppure
dei murales.
I graffiti sono delle scritture, che si esprimono attraverso dei segni o delle lettere.
I murales sono dei dipinti sui muri che rappresentano dei temi e denunciano dei problemi
presenti oggi nel mondo, come la violenza sulle donne.
Un artista famoso che ha dipinto tanti murales è Banksy; ne ha realizzati tantissimi
su argomenti che abbiamo anche affrontato a scuola come i bambini-soldato e ce n’è uno
che mi è piaciuto particolarmente: ci sono raffigurati tre bambini, due di loro con la mano
destra sul cuore, un’altra dietro la schiena; poi c’è l’altro che attraverso una corda tiene
una bandiera.
Anche noi abbiamo realizzato dei murales sui temi dei diritti negati ai bambini.

                                 di P.L. (3 A)

I DIRITTI DEI BAMBINI a cura di G.G. (3A)

Vi siete mai chiesti quali sono i diritti dei bambini?
Io sì e oggi ne parleremo.
Nei Paesi africani i bambini vengono sfruttati al fine di farli diventare bambini soldato,
ossia dei bambini che già da piccoli vanno a combattere la guerra.
Come noi sappiamo, questo non è quello di cui i bambini hanno bisogno, anzi essi
necessitano di istruzione, cioè devono andare a scuola per imparare, poi il diritto al gioco
e il diritto a una vita sana e dignitosa.
Purtroppo tutto ciò non si verifica sempre, ad esempio molti bambini vengono obbligati,
anche con uso di droghe o con la violenza, a diventare dei bambini soldato e tutto questo
può causare danni psicologici e cicatrici che resteranno per sempre incise sulla pelle di
questi bambini. Questo è un tema che mi ha colpito molto e spero di aver dato il mio
piccolo contributo anche solo parlandone in questo breve articolo.

IL MONDO VISTO DA PIU’ PUNTI DI VISTA a cura di G.I. (3 A)

  Camerano, 5 Febbraio 2021
Caro J.,
come stai? Tutto bene lì? Ci manchi e la tua decisione di trasferirti ha stupito tutti,
eri uno di noi.
In questo ultimo periodo abbiamo intrapreso un percorso di Eucazione Civica con la prof.
di Italiano e la prof. di Arte e Immagine, riguardante vari temi sociali, mi ha colpito
moltissimo e sono sicura che anche tu lo avresti gradito. Abbiamo parlato soprattutto
di discriminazione e razzismo e dell’arte nei muri, la Street Art: è un'arte per abbellire
gli spazi urbani (facciate dei palazzi, muri, …), gli artisti di strada con le loro opere
vogliono trasmettere un’emozione, raccontare una storia, denunciare e ironizzare su
problemi della società che riguardano tutti noi. In questo modo acquistano una
particolare bellezza le periferie, spesso distrutte, delle città. Ci siamo soffermati su un
artista, Banksy: è uno dei maggiori esponenti della Street Art, abbiamo, infatti,
analizzato molte delle sue opere e mi sono piaciute tutte, dalla prima all’ultima,
semplicemente perché i suoi murales sono opere di denuncia e di critica che hanno per
tema la povertà degli uomini, la crisi nel nostro pianeta, l’immigrazione, la guerra, ma
tutto ciò lo fa con “umorismo”. Fantastico!
Come ho già detto, la street art raffigura i problemi della società e ci siamo soffermati
su uno in particolare: il razzismo.
Il razzismo è una forma di disprezzo verso i diversi. Proprio così, ancora oggi esistono
persone che discriminano coloro che hanno un colore diverso dal proprio, caratteristiche
fisiche diverse... provo disgusto nel sapere che ancora oggi qualcuno ha paura di un colore
diverso, ha paura della diversità.
Dico “ancora” perché il razzismo è sempre esistito ed esisterà per sempre, il razzismo
non è solo la discriminazione di una persona nera, ma prendiamo in considerazione la
dittatura di Adolf Hitler, per lui solo la “razza” ariana era perfetta, tutte le altre
erano inferiori: gli ebrei, gli zingari, i neri, tutti tranne gli ariani. Per Hitler erano così
inferiori, che magari pensò di ucciderli, di distruggerli, di farli soffrire...e ci è riuscito.
Il razzismo è dentro ad ognuno di noi, o meglio loro, dentro di me il razzismo non c’è…
come potrei essere razzista o provare strane sensazioni nel vedere una persona bianca
o nera, se non sono nessuna delle due... Come ci ha detto Vittorio Zucconi nel testo “Siamo
tutti Stranieri”, per i bianchi sarà strano vedere un nero, con le sue bellissime
caratteristiche dal naso grande, occhi scuri e a mandorla, bocca grande e pelle scura;
mentre per i neri sarà strano vedere un bianco con il suo stupendo naso sottile e
sporgente, gli occhi grandi e la bocca piccola, DIPENDE TUTTO DAL PUNTO DI
VISTA… ad esempio se stiamo in una scuola europea alle spalle degli alunni ci sarà una
cartina geografica con al centro l’Europa, in Cina ci sarà al centro la Cina, in America ci
sarà al centro l’America, ma la terra è come una sfera, non ha un inizio, né una fine,
tanto meno non ha un centro.
Il razzismo si ha perché si pensa che tutti siamo diversi, ma basta che si studi la
genetica, e rimaniamo stupiti, siamo tutti uguali, deriviamo tutti da una singola razza,
la razza umana, non vi è la razza dei neri, dei bianchi, degli asiatici, ecc...
Ma soffermiamoci sulla parola razza, è davvero brutto classificare delle persone per la
loro etnia, ecco la parola etnia è molto meglio, non siamo un gruppo di animali, siamo degli
esseri umani.
Il razzismo ha portato a costruire anche dei confini tra un territorio all’altro, solo
perchè si è diversi, come veri e propri muri, come il muro che separa Israele dalla
Palestina, un sistema di barriere fisiche costruito da Israele in Cisgiordania: dal punto
di vista israeliano è considerato una barriera contro il terrorismo e chiamato “muro
salvavita”, mentre dal punto di vista palestinese è visto come muro di separazione
razzista ed è chiamato “muro della vergogna”.
Però i confini non sono solo dei muri tra un paese e l’altro, come abbiamo visto nel film
“Freedom Writers”: Erin Gruwell è una giovane docente che decide di insegnare
inglese alla Woodrow Wilson Classical High School, una scuola superiore dove è iniziato un
corso di riabilitazione e di educazione ai giovani, anche di diverse etnie, criminali e
ragazzi a rischio. Ho voluto specificare che sono di etnie diverse proprio perchè dentro
la classe si formano dei veri e propri gruppi, tutti piccoli paesi, da una parte i latini,
dall’altra gli afroamericani, dall’altra i cambogiani, si discriminano l’uno con l’altro per le
loro caratteristiche, ma questo non solo in classe o a scuola, ma nella vita di tutti i giorni,
arrivano da diverse parti del mondo ma ancora non sanno di avere molto in comune.
Ed è stato coinvolgente anche il gioco di ruolo “Chi sta da una parte… chi sta dall’altra
parte del muro” che ci ha un po’ permesso di immedesimarci in questi ragazzi dalle storie
così diverse ma così simili, come la “demolizione” del muro che copriva il “murales”
Guernica, che ci ha portato da una visione limitata ad una visione illimitata del grande
dipinto di Picasso: anche nella vita di tutti i giorni non dovremmo fermarci alle nostre
idee ma aprirci ad orizzonti più grandi.
E’ stato parecchio difficile parlare più o meno tutti i giorni in classe di questo
argomento… perché spesso io la vedevo da un altro punto di vista, ma proprio il confronto
e lo scambio possono abbattere i muri invisibili nella nostra società!
Saluti… a presto.

L’APARTHEID COS'È O COS’ERA? a cura di B.I. (3C)

L’Apartheid sembra un problema lontano, ma in realtà è abbastanza vicina a noi, infatti
fa strano pensare che verso la fine del 900’ c’era ancora questa grande differenza tra
le persone per via del colore della loro pelle.
Gli Africani si sono trovati con molte leggi o restrizioni: se prima andavano tutti in una
stessa scuola da un giorno all’altro si sono ritrovati tutti separati, ovviamente i bianchi
e i neri, oppure non potevano salire sui mezzi pubblici o i biglietti si erano sopravvalutati.
L’Apartheid è una cosa recente quindi non da dimenticare né tantomeno da ripetere.
Un film che aiuta molto a capire il vero senso dell’Apartheid è “Invictus” che parla dell'ex
presidente del Sudafrica Nelson Mandela che è riuscito a far migliorare la situazione dei
suoi connazionali neri grazie allo sport oppure ai suoi discorsi importanti.

SAPPIAMO VERAMENTE COS’È GIUSTO E SBAGLIATO? a cura di B.I. (3C)

Fin dall'antichità l’uomo si è imposto delle leggi così da distinguere cos’era giusto o
cos’era sbagliato. Ma noi lo sappiamo veramente cos’è giusto? Per esempio, in alcuni
stati americani c’è ancora la pena di morte anche se sappiamo che c’è una legge per cui
le persone non possono essere uccise… quindi è giusto o sbagliato, mi chiedo?
Oppure quando estraiamo il petrolio o generalmente le risorse non rinnovabili anche se
sappiamo che oggi possiamo usare energie inesauribili e pulite o che grazie alle tecnologie
di oggi si potrebbe produrre energia meccanica con diversi mezzi… è giusto o sbagliato?
I dubbi sarebbero molti altri, quindi vi lascio con un quesito in sospeso: ancora oggi
sappiamo distinguere le azioni giuste da quelle sbagliate?

QUELLO CHE STIAMO VIVENDO: EMERGENZA COVID-19 a cura di G.G. (3 A)

Adesso parleremo di un tema di attualità ossia quello che gli adolescenti stanno vivendo
in questo periodo un po’ particolare… se non si fosse capito mi riferisco al tempo del covid.
Come ben sappiamo, il covid è un virus che si è sviluppato in Cina e che è arrivato nel
nostro Paese e ci sta portando via tutte le cose a cui teniamo.
A me per esempio ha tolto la felicità, ma la felicità intesa come gli amici, per me loro
sono tutto quello di cui ho bisogno.
Ormai non si può più fare niente di tutto quello che prima potevamo fare: ad esempio
possiamo uscire ma non in tanti e bisogna sempre portare la mascherina, non puoi
abbracciare i tuoi amici, insomma, non ti senti libero ed è brutto quando ti privano della
libertà.
Ma con questo fatto ho capito anche quanto è importante stare con un amico. All’inizio
pensavo “non voglio andare a scuola, è una noia” e ora invece dico l’opposto perché ho
vissuto sulla mia pelle che è molto meglio vedere i tuoi amici nella vita reale che
attraverso uno schermo.
Ora faccio una domanda ai lettori: come state vivendo questo periodo?
Comunque voglio concludere con un pensiero ottimista e sperare che con i vaccini, l’arrivo
della stagione calda e soprattutto con il buon senso si possa tornare a respirare un po’
di sana “normalità”!!!!
RACCONTI
PROFUMI DI CASA a cura di F.D. (1 A)

Ogni settimana, quando vado da mia nonna, appena apro il portone che dà sulle scale
cerco di capire che cosa si mangerà per pranzo.
In inverno questo “gioco” è più difficile perché Pluto, il cane da caccia di mio nonno, ci
segue su per le scale e l’odore forte di cane bagnato copre anche gli altri odori. Il cane e
la sua puzza rimangono per fortuna sul pianerottolo fuori dalla porta di casa, mentre
noi entriamo.
L’odore ora prende forma, mia nonna mi abbraccia e io respiro un misto di verdure
fresche, un aroma dolce di zucchero e il suo profumo. Sento l'affetto in quell'abbraccio
che sembra non finire mai.
Arriviamo sempre in anticipo, quindi io e mia sorella siamo presto reclutati per aiutare.
La scorsa settimana mi ricordo che dovevamo fare la frittata ed a me toccava rompere
le uova. Io non sapevo come si distinguesse un uovo buono da uno cattivo, ma lei mi ha
fermato un attimo prima che lo rompessi nella ciotola. L’uovo era aperto nelle mie mani
quando nonna mi ha chiesto di annusarlo e di dirle che odore avesse. Io non sapevo cosa
risponderle, non distinguevo alcun odore, ma lei dietro i suoi occhiali mi guardava attenta
e aspettava una risposta… “Uovo, sa di uovo!” ho risposto. Nonna è scoppiata a ridere
e mi ha detto che l’uovo se è fresco e buono non deve odorare di niente.
Un pomeriggio della scorsa estate dopo pranzo siamo saliti in soffitta dove c’è una
grande terrazza con lunghi fili per stendere i panni bagnati. Ero andato di sopra per
sentire se i teli del divano si fossero asciugati. Ancora li vedo ondeggiare leggeri al soffio
della brezza; nonna ha iniziato a toccarli ed ad annusarli. Capivo perché li toccasse, ma
non perché li annusasse. In soffitta ci sono le lavatrici e tutto l’ambiente odora di
sapone, di pulito, di bucato, ma quei teli emettevano un odore di fresco, di aria e - come
dice mia nonna - sapevano di sole.
Mia nonna prepara sempre dei piatti speciali, come il salame al cioccolato. Quando
andiamo a cena da lei mi tocca sempre preparare la tavola o cucinare svariati piatti.
Ogni volta che devo preparare questo dolce mi ricordo una scena molto divertente: per
Pasqua l’intera famiglia, qualche anno fa, aveva scelto di avere per dessert il salame al
cioccolato. Io insieme a mia sorella, i miei cugini e mia nonna stavamo preparando le
ultime cose. I maschi tagliavano la frutta, invece le femmine preparavano l’impasto per
il dolce. Mia nonna aveva in mano la ciotola dove c’era il cioccolato che avremmo messo
quando l’impasto sarebbe stato pronto. Mia cugina maggiore Gaia le ha chiesto dove
erano i pistacchi, così mia nonna si è girata per indicarle dove fossero.
Mia sorella, inciampando sul suo lungo grembiule, è finita dritta su mia nonna che le ha
rovesciato tutto il cioccolato addosso. Ci siamo messi tutti a ridere per una decina di
minuti. Colei che faceva più rumore era proprio mia nonna! Non era per niente
preoccupata di dover rifare il cioccolato anche quando mancavano venti minuti al pranzo,
inoltre non si poteva dilungare oltre quel tempo se no la carne si sarebbe raffreddata.
Io, se fossi stata lei, sarei andato in ansia perché sapevo di avere poco tempo e, se
avessi sbagliato un piccolissimo passaggio, non avrei avuto il tempo di rimediare. Lei
tranquillissima ha preso il cacao e lo ha mescolato. Non so con quale magia è riuscita a
fare il cioccolato in cinque minuti spaccati.
Per fortuna non ci sono stati altri imprevisti ed è andato tutto per il meglio. Mi sa che
una goccia è caduta sui miei pantaloni, perché su un paio molto simile a quelli c’è una
macchia che non va via. Sfortunatamente non odora più, ma mi sembra di annusare
l’odore di cioccolato fondente che aveva riempito la cucina quel lontano e bel giorno.
Grazie a questo senso, da me sottovalutato e considerato quasi inutile, posso tornare a
ricordare cose belle della vita come le persone care e i loro cibi, l’odore di sole e l’odore di
niente che porterò sempre nel mio cuore come un filo invisibile che mi collega a lei.

MAYA E IL SENSO MANCANTE a cura di B.E. (1 A)
Maya, una graziosa ragazza, cresciuta in una tribù delle Ande, nacque senza l’olfatto e
quindi non riusciva a sentire gli odori che la circondavano. Si era sempre chiesta che odori
avessero le cose che lei mangiava ed i fiori con cui decorava i suoi capelli. La nonna,
vedendo che Maya soffriva per questa cosa, le raccontò di aver sentito parlare di un
essere che aiutava a guarire qualsiasi malattia, ma solo a chi se lo meritava veramente.
Nessuno conosceva dove abitasse, la leggenda parlava solo di un fiume e di una radura
nella foresta.
Un giorno con i suoi amici, durante il gioco, trovò vicino a dei cespugli delle fragoline di
bosco, tutti felici iniziarono a mangiarle. Maya si rattristò quando sentì i suoi amici
parlare di come erano profumati questi frutti selvatici, anzi risero di lei quando chiese
se le raccontavano il profumo. “Che sciocca, profumano di fragole! Le banane profumano
di banane, il caffè profuma di caffè!”.
La notte non dormì e prese la decisione di partire all’alba, in cerca di chi la poteva guarire.
Prese un sacchetto con delle cose e mise nel suo cestino del pane croccante, che la mamma
aveva cucinato la sera e un pezzo di papaia. Chissà se il pane profuma di pane e la
papaia profuma di papaia? Partì e si incamminò nella foresta. La notte aveva piovuto.
Dalle foglie cadevano goccioline di pioggia e il muschio su cui camminava era bagnato.
Chissà se anche la foresta profumava? Si spaventò sentendo un rumore dietro ad un
cespuglio. Sorrise quando vide spuntare un piccolo coniglio con il pelo tutto bagnato. Lo
prese in braccio e si accorse che il piccoletto aveva una spina nella zampetta. La tolse e
se lo portò vicino alla gota per sentire la morbidezza della sua pelliccia. Anche i conigli
profumano di coniglio? Mise il coniglio nella sua sacca, così si sarebbe anche asciugato. La
sera, quando si fermò per dormire, per la sua sicurezza decise di salire su un albero.
Mentre lo stava facendo, vide sull’erba un piccolo uccellino che si stava agitando. Alzò gli
occhi verso i rami e vide il suo nido, con la mamma disperata che guardava giù il suo
piccoletto che era caduto. Con delicatezza lo prese, se lo mise in tasca e poi si arrampicò.
Lo depose nel piccolo nido, poi trovò un ramo adatto a lei per dormire. Accarezzando il
suo piccolo coniglio, pensò: “Anche gli uccellini profumano di uccellini?” La mattina
seguente, quando scese dall’albero, i suoi piedi si ritrovarono su un tappeto di viole della
foresta. Ne raccolse un mazzetto e lo mise nel suo cestino. Anche le viole, profumano di
viole? Quante emozioni stava perdendo non sentendo i profumi? Era sempre più convinta
che si stava perdendo una grande cosa. Maya tirò fuori dal cestino il coniglietto ormai
asciutto e guarito. Lo mise a terra pensando che sarebbe corso via, invece le rimase
vicino e la seguì saltellando. Ad un certo punto a Maya venne fame e, frugando nel suo
cestino, trovò solo una carota. La ragazza diede tutta la carota all’animaletto e
proseguì il cammino. Nel pomeriggio si fermò a riposare. Sotto un cespuglio trovò delle
tenere foglie, le diede al coniglio che se le mangiò tutte, tranne l’ultima che teneva
stretta tra i suoi dentini e scuoteva la testa a destra e sinistra. Maya si chiedeva cosa
volesse dire questo gesto e gli andò vicino per capire se gli si fosse incastrato qualcosa
da qualche parte. L’animaletto si avvicinò al viso della ragazza e le strofinò la foglia sul
naso. Maya sentì all’improvviso un prurito, nella sua testa esplosero mille stelle, fece due
grandi sternuti, qualcosa di nuovo stava avvenendo in lei. Cosa è questa cosa nuova che
provava? Odore di bagnato. Odore di frutta matura. Odore di corteccia umida. Odore
di muschio bagnato Ohhhh!!!! Anche il coniglietto aveva un odore. Odore di caramello, lo
sciroppo di linfa che la mamma riscaldava! Maya si rese conto di dire parole strane, di
cose mai provate, capì che aveva trovato il senso dell’olfatto. Guardò negli occhi il piccolo
compagno, che strano, gli sembrò che avesse fatto un sorriso! Per ringraziarlo, se lo
strinse al petto, ma… si accorse di non stringere nulla, il suo morbido coniglietto era
sparito.
Capì che non si devono volere le cose, ma si devono meritare.

IL VECCHIO ATTACCAPANNI a cura di V.L. (1B)

Anche quella notte Jim sentì degli strani scricchiolii, come se un ladro dai passi pesanti
camminasse per la casa, ma i rumori non provenivano da sopra bensì da sotto.
Il ragazzino guardò verso il letto di sua sorella, la cui sagoma pareva immobile sotto la
coperta, balbettò il suo nome : “Luc… Luc… Lucy?”, ma non ricevendo alcuna risposta,
rimase in silenzio e trattenne il respiro, fino a sentire il battito del proprio cuore, poi
scivolò fuori dal letto ed avanzò sulla moquette a passi felpati; aprì leggermente la
porta della camera e scrutò bene in ogni direzione.
La lampada accesa del corridoio gli permise di intravedere un’ombra sulle scale: aveva
una forma assai strana: aveva un colore nero spettrale, la sua forma astratta si
muoveva attraverso la parete del muro proprio come una saponetta che sfugge dalle
mani; aveva tutte le sembianze di quelle ombre cinesi che tanto odiava vedere ogni volta
che sua sorella gliele proiettava in camera...
Vedendo quell’ombra sgattaiolò di nuovo sotto le coperte, dallo scricchiolio che si faceva
sempre più forte sentiva che l’ombra si stava avvicinando. Jim si sentiva il cuore in
gola, sudava e tremava come una fogliolina, voleva chiamare la sua mamma ma dalla
sua bocca non usciva alcun suono, era come pietrificato!
Ad un certo punto nella sua cameretta regnava un silenzio tombale come se il tempo si
fosse fermato…
Sembrava quasi che quell’orribile ombra se ne fosse andata, Jim allora provò ad uscire
dalle coperte facendo la massima attenzione a non fare rumore, ma l’ombra era ancora
lì, in quel momento se ne stava immobile davanti a lui e quindi Jim trovò il coraggio di
dirgli: “Ehi tu chi sei? Perché sei nella mia stanza??”…ma dall’ombra nessuna risposta…
D’improvviso però una folata di vento la fece di nuovo muovere. Jim stanco di questa
situazione corse ad accendere la luce…
Con gran sorpresa si ritrovò di fronte il suo attaccapanni!!
Era proprio lui che si muoveva a causa del vento per via della finestra che era rimasta
aperta…
Jim tirò un sospiro di sollievo e tra sé e sé pensò: “Che stupido… me la sono quasi fatta
sotto per un vecchio attaccapanni!!!”

IL PROFONDO BLU a cura di P.V. (1B)

La guerra era iniziata e in cuor mio temevo che non sarebbe mai finita.
Non mi sono mai sentita così in pericolo, pensavo solo alla vita! Fu un periodo terribile in
cui la sopravvivenza era essenziale e i pericoli erano molti e dietro ad ogni angolo! Ti
voglio raccontare cosa successe nel periodo in cui ero una giovane sirena adolescente.
Torniamo indietro circa all’età della Preistoria.
Noi sirene e tritoni bambini dovevamo essere protetti per creare una nuova civiltà,
perché quella vecchia era ormai senza speranza e stavamo per estinguerci.
La mia famiglia era stata mangiata da un Megalodonte e le altre persone morte o in
terraferma o in acqua erano state divorate dai predatori circostanti. Tanti bambini
erano orfani come me e non saremmo sopravvissuti senza l’aiuto di alcuni tritoni.
Ci affidarono a tre tutori: Cinta, Alfa ed Esachit.
Cinta era un ragazzo con dei capelli biondi che scendendo diventavano sempre più scuri e
con degli occhi gialli che sembravano quelli di un serpente; non era un tritone normale, era
metà squalo, di una razza rara che veniva chiamata squalo dal collare, e a me sembrava
una murena. Eravamo perplessi sulle sue origini, ma aveva dimostrato la sua fedeltà
uccidendo uno squalo bianco per salvare i bambini a lui affidati.
Alcuni lo avevano visto piangere, e voi direte come fa a piangere sott’acqua??? … be’
noi piangiamo con delle bolle d’ossigeno che salgono verso l’alto, quindi è ben evidente
quando uno piange.
Ma torniamo a noi, successivamente c’era Alfa, un adulto muscoloso con una barba
arancione come i suoi capelli e degli occhi azzurri che si confondevano con il paesaggio
marino; un tritone normale a tutti gli effetti con una coda che andava dal rosso al verde
con tutte le sue sfumature stupende, tre volte vincitore del tritone più bello.
Infine c’era Esachit, un tritone gentile con il cuore d’oro e molto protettivo; una volta
era riuscito a salvare un bambino da uno squalo tigre; Esachit era un ragazzo di 1800
anni, giovane ma responsabile quanto un adulto, veniva da un’altra popolazione limitrofa,
ma era un tritone abbastanza normale, con la coda e tutto il resto però le sue squame
non si fermavano solo alla coda, arrivando, invece fino alle guance e aveva le mani
palmate; le squame andavano dal viola sulle guance fino a un blu intenso sulla punta della
sua coda.
Io fui assegnata, assieme ad altri ventinove ragazzi, alla protezione di Cinta, anche se
avrei preferito andare con Esachit.
Cinta ci tenne sicuri in un castello fatto di sabbia che aveva una porta sigillata e le
scorte di cibo erano in cantina sotto terra. Era una casa colossale con all’interno migliaia
di giochi e trenta letti.
Io non sapevo se fidarmi o meno, Cinta era strano, mentre dormiva parlava e ormai era
un’abitudine sentirlo ogni sera. All’udirlo qualche volta ridevamo, altre volte eravamo
dispiaciuti per lui e per quello che raccontava del suo passato. Una volta ci aveva
spaventato. Noi eravamo convinti che i brutti sogni venivano a tutti, ma se era vero
quello che diceva quell’ essere su di noi, non avremmo avuto speranza.
Nutrivo sentimenti di odio nei suoi confronti, c’era qualcosa che non mi tornava quando
piangeva per lo squalo morto, oppure quando rideva in modo crudele mentre mangiavamo;
qualcosa mi diceva che non stava bene quel ragazzo!
I giorni passarono, quando i bambini più piccoli e deboli iniziarono a sentirsi male. Così
cominciai a capire che lui aveva avvelenato il loro cibo. I miei sospetti erano confermati!
Avevo ragione a non fidarmi di lui.
Andai nella sua camera per parlargli, ma non lo trovai. Spaventata mi diressi verso le
stanze e presi i bambini più piccoli, poi quelli poco più grandi di loro e alla fine svegliai i
ragazzi.
Visto che Cinta mi aveva eletto come capo mi ascoltarono tutti senza indugi.
Percorsi tutte le stanze dalla prima all'ultima poi mi accorsi che nel suo ufficio c’era una
porticina che conduceva fino alla sommità del castello. Vidi abbastanza per capire tutto!!!
C’era uno squalo che girava in una sorta di cupola trasparente.
Tornai giù da dove ero venuta per togliere il pesante sigillo della porta. Fortunatamente
riuscimmo a spostarlo grazie all’aiuto di tutti i ragazzi. Una volta usciti pensai che
dovevamo di nuovo chiudere la porta e rimettere il sigillo, in modo che, finite le scorte di
cibo, lo squalo e Cinta sarebbero morti di fame.
Io avevo paura ancora dei predatori, ma quando uscimmo mi accorsi che non c’era quasi
nessuna cosa o animale pericoloso ad eccezione di un paio di animali marini
innocenti.
Noi trovammo rifugio da Esachit insieme ai suoi cento ragazzi e con quelli di Alfa
eravamo più di duecento. Riuscimmo a creare una nuova società.
“Nonna! Ma allora è solo grazie a te che siamo tutti qui!”
“Amore di nonna, tu devi capire che, se non avessi salvato tutti, la società avrebbe
cominciato ad evolversi anche senza quei trenta ragazzi, però in quei trenta ragazzi io
incontrai tuo nonno e anche ad altri capitò così. Tanti si sposarono e crearono famiglie.
La società può nascere anche solo da due persone.”
“Nonna sei fantastica!!!!! “

TRA IL DISTRIBUTORE E LA STATALE a cura di C.D. (2B )

Una ragazza sta guidando la sua macchina lungo la statale. È tarda sera e in giro ci
sono poche auto. In macchina con lei non c’è nessuno, ma si sente l’autoradio che passa
un po’ di vecchia musica rock. Ad un certo punto la musica s’interrompe per un notiziario.
L’annunciatrice dà la notizia di un brutale omicidio, avvenuto a pochi chilometri da lì: il
killer, ancora ignoto, ha barbaramente ucciso il personale di un ristorante lungo una
strada secondaria; i testimoni temono che l’assassino possa nascondersi lì attorno e
avverte tutti di prestare molta attenzione.
La ragazza però ha un problema. La benzina nel suo serbatoio sta finendo e, se non
vuole rimanere a piedi, deve per forza fermarsi a un distributore. Per fortuna ce n’è uno
all’orizzonte e decide di entrare, cercando di fare tutto il più in fretta possibile.
Dopo quello che ha sentito alla radio, non le piace rimanere in giro. Alla pompa di benzina
trova un uomo, vestito con la divisa della compagnia petrolifera. È vecchio e malridotto,
oltre che brusco, ma non sembra pericoloso. Gli chiede di farle il pieno.
Lei rimane seduta dentro alla vettura, guardando di continuo gli specchietti retrovisori
per tenere sott’occhio il benzinaio. Tutto appare normale, ma la ragazza non si fida di
quel tipo. Attorno non sembra esserci nessun altro, anche se nell’edificio di fianco al
distributore c’è una luce accesa e forse dentro c’è qualcuno. Toc toc. Si gira di soprassalto
e vede il benzinaio che bussa al finestrino. Le prende il crepacuore, ma l’uomo non ha in
mano nessuna arma. Anzi, le indica qualcosa, forse proprio quell’auto blu. Che avesse
sentito anche lui il notiziario?
La ragazza tira giù il finestrino, lentamente. «Sì?», chiede. Per pagare deve andare là
dentro. La cassa è là, le spiega l’uomo. E, detto questo, va a sedersi su una sedia qualche
metro più in là.
La ragazza prende la borsetta e scende lentamente dall’auto, guardandosi
continuamente attorno. Ormai sta facendo buio e l’illuminazione è scarsa. Comunque, il
fatto che il benzinaio non la stia accompagnando significa che là drentro c’è qualcun altro
e che i due non sono soli. Quando entra, infatti, vede una vecchia signora, forse la moglie.
Il posto funge anche da minimarket, però, e la ragazza si accorge che c’è un uomo sulla
quarantina che si aggira tra gli scaffali. Lo fissa per qualche secondo, anche perché
sembra non stia comprando nulla. «Deve pagare la benzina?», le chiede la signora alla
casa, distraendola dai suoi pensieri. «Sì – dice la ragazza, girando le spalle all’uomo –.
Quanto le devo?»
Qualche minuto dopo nello stesso distributore entra un’auto. Procede molto lentamente.
Alla guida c’è un ragazzo. Va alla pompa di benzina ma non vede nessun commesso. Si
chiede se si tratti di un distributore self-service, ma non vede la macchinetta in cui
introdurre il denaro. C’è però un’altra auto ferma lì. Un’auto blu.
Prova a guardare dentro al finestrino ma l’abitacolo è vuoto. Decide allora di andare
verso l’edificio a pochi metri di distanza, da dove arriva una luce.
Quando è quasi alla porta si vede piombare addosso un’ombra che sta uscendo di corsa.
Mi scusi, io cercavo… La persona non risponde e corre via. Il ragazzo si tocca la spalla
dove è appena stato colpito e vede una macchia di sangue.
A quel punto, ignaro del killer, entra nell’edificio. A terra, crivellati di colpi, vede l’anziana
cassiera, il benzinaio e l’uomo che prima stava girando tra gli scaffali. Mentre la
ragazza-killer, con la sua pistola nella borsetta, continua a girare per la statale.
TI AMO a cura di B.S. (2 B)
Ciao, mi chiamo Marco, ho tanti amici e insieme formiamo un team, ci divertiamo a
prendere in giro un ragazzo gay, William, lo facciamo in modo scherzoso ma lui se la prende
troppo, dice che sono solo un omofobo che non capisce niente; un giorno abbiamo scritto
‘mentecatto’ sulla sua macchina e scarabocchiato i muri della sua abitazione, scherzi
che si fanno tra ragazzi, no? E’ uscito fuori urlandoci che avevamo devastato la sua
casa, abbiamo riso come matti, lui un po’ meno, ma è stato comunque divertente. Quando
usciva con il suo fidanzato gli dicevo che erano ributtanti e che sarebbe stato meglio se
fossero rimasti a casa, si è messo a piangere, è troppo permaloso e sensibile per i miei
gusti, ma io ho solo detto la verità. Mi diceva spesso che i miei vestiti erano ‘anonimi’,
soprattutto quando lo prendevo in giro per le sue gonne, bah i miei vestiti sono stupendi
e costano più di tutti i suoi stracci messi insieme. A scuola era molto bravo, parlava poco
però. I professori dicevano che era probo, introspettivo e che scriveva testi molto belli,
avrebbe potuto fare lo scrittore, invece di me dicevano che ero gaglioffo e sbruffone,
non ero chiaramente il preferito, o almeno non come William. Durante le lezioni di
informatica ero il più bravo. Un giorno il suo computer ebbe un bug, i prof mi chiesero se
potevo aiutarlo e così andai da lui, strappai il mouse dalle sue mani e sistemai il problema;
non sembrava molto felice del mio aiuto, che ingrato! Dopotutto se il computer
funzionava era solo grazie a me. A scuola mancava spesso e non capivo il motivo,
giravano delle voci che dicevano che gli avevano diagnosticato la depressione, si sentiva
la sua assenza, mancò per una settimana, mi ero preoccupato quindi decisi di andare a
trovarlo. Arrivai davanti casa sua, era tutto perfetto, aveva anche pulito i muri e la
macchina, suonai al campanello per non sembrare scortese ma non rispondeva, decisi
quindi di chiamarlo al cellulare, ‘servizio di segreteria telefonica...’, mi iniziai a
preoccupare seriamente, cercai delle chiavi nascoste sotto lo zerbino, riuscii ad aprire la
porta cigolante, intravidi il suo corpo allampanato appeso con una corda al soffitto, si
era suicidato, rimasi basito a fissare il suo cadavere fino a quando non vidi una missiva
sul tavolo, la scrittura era astrusa, probabilmente mentre scriveva stava tremando.
Mi affrettai a chiamare la polizia e l’ambulanza. In mano avevo una lettera per lui con
scritto “ti amo”.

IL LIBRO DELL’ISOLA DI WATER a cura di D.P.L.(2C)

Era quasi sera, un tramonto dalle sfumature rosse e viola incombeva dietro le colline
dell’America Centrale, l’ora perfetta per fare una bella cena in famiglia. Gli Hidalgo erano
sempre stati puntuali a quell’ora nel tornare a casa, visto che il loro paesino sorgeva su
una pianura molto estesa e si poteva perfettamente intravedere la luce del sole che
pian piano calava, come se fosse una specie di segnale per il ritorno a casa dei lavoratori,
dei bambini e dei ragazzi.
Nathaniel rientrò esausto, con i suoi capelli nero carbone tutti sporchi e arruffati, perché
era stato tutto il pomeriggio ad aiutare la sua migliore amica Theresa a raccogliere il
grano dai campi che le loro due famiglie condividevano. Nel suo paesino era abbastanza
raro condividere i campi tra due famiglie, dovevano essere molto strette per poter
gestire tutto il complesso: dalla seminazione, coltivazione e raccolta di grano alla
bancarella che si teneva ogni mattina al mercato nel paese e ovviamente il guadagno da
dividersi ogni sera. Quando Nathaniel varcò la soglia della porta di casa vide che c’era
una certa tensione: “Sarà successo qualcosa di brutto?” pensò preoccupato mentre
guardava i visi spenti della famiglia. Sua madre Charlotte stava cucinando il pesce,
comprato al mercato del paese per qualche moneta d’oro quella stessa mattina, aveva
la bocca serrata, c’era sicuramente qualcosa che non andava visto che ogni sera
raccontava ai propri figli delle storie dei viaggi che il padre aveva compiuto prima di
morire; ormai erano passati 18 anni da quando aveva perso la vita in una tempesta in
mare. Grace invece, la sorella maggiore dai capelli d’oro e ricci, stava seduta a tavola
leggendo un libro foderato di cuoio che Nate aveva riconosciuto all’istante, era lo stesso
per cui stava per scoppiare una rissa tra lui e un altro ragazzo che voleva comprarlo al
mercato, vista la sua rarità, ma alla fine, dopo avergli dato un pugno nell’occhio, scappò
insieme a Grace confondendosi tra la folla verso i campi. Nathaniel posò la cesta, ricca
del grano raccolto vicino l’entrata e si sedette nel posto vicino a quello di sua sorella, così
Charlotte con aria indignata disse: “Mi è giunta voce che quando avrai diciotto anni ti
trasferirai in un’isola che neanche esiste insieme a Tessa…”. Water Island non era
un’isola conosciuta nell’America Centrale, era situata troppo lontano dalla loro terra per
vederla dalla terra ferma e quei pochi che si avvicinavano ad essa scomparivano, senza
fare più ritorno dalla loro famiglia. Nate sentendosi un po' infastidito ribatté: “Vuoi dire
che te lo hanno riferito Jessamine e Axel? Madre, quell’isola è reale più di quanto
immagini ed ha anche un nome, Water Island”. Jessamine e Axel erano i genitori di Tessa
ed erano molto legati alla madre di Nathaniel fin da quando erano ragazzi. “Nate, mi
sta bene tutto, ma non voglio che tu parta senza avere una destinazione precisa! Se
papà fosse stato qui avrebbe detto la stessa cosa!!” esclamò Grace gettando il libro sul
tavolo. “Ma per favore Gres, non hai mai menzionato nostro padre in questi ultimi anni
e ora credi di sapere cosa avrebbe detto e non detto?!” Disse Nate pieno di rabbia, con i
suoi occhi azzurri in lacrime e urlò: “Me ne vado!” e, così dicendo, si alzò bruscamente dalla
tavola e uscì di casa sbattendo la porta, dirigendosi verso quella di Tessa, ovviamente
sapeva sempre dove trovarla. Theresa stava seduta per terra davanti alla sua casa;
da quando sua nonna era morta di malaria era molto più distaccata dalla famiglia, perché
dava la colpa ai genitori per non averla curata. Stava leggendo un libro ben foderato,
dalle pagine giallastre e spesse, il famoso libro dal quale i due ragazzi avevano scoperto
Water Island: di quel tomo ce ne erano veramente poche copie visto che quasi nessuno
lo comprava, la maggior parte delle persone pensava che fosse una specie di storia
inventata e anche inutile da far leggere. “Attivo il piano giallo” disse Nate con
determinazione. I due amici erano molto creativi e progettavano diversi piani, da come
rubare qualche pagnotta di pane al mercato, a cosa dire ai genitori quando tornavano
tardi a casa per esser stati troppo tempo a giocare o leggere il libro, così ogni piano
aveva un colore di riconoscimento diverso per distinguersi. Tessa riconobbe
immediatamente il piano. “Ne sei sicuro?? Pensavo avessimo stabilito che saremmo
partiti a diciott’anni e poi non mi sono neanche preparata per questa partenza così
improvvisa!” esclamò la ragazza, “Non c’è più tempo, credo che Jessamine ci abbia
scoperti e l’abbia detto a mia madre, dobbiamo andarcene”. Così Nathaniel prese il
braccio destro dell’amica (perché in quello sinistro vi era il libro) e insieme corsero verso
la costa. “Dobbiamo essere prudenti Nat, se ci beccano passeremo grossi guai!” disse
Tessa riprendendo fiato dopo la lunga corsa che aveva fatto; Theresa a volte avrebbe
potuto persino odiare Nate per tutte le sue pazzie e i suoi piani improvvisi, ma in fondo
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