Il Cantico - Fraternità Francescana Frate Jacopa
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
il Cantico ISSN 1974-2339 4/2019 MENSILE DELLA FRATERNITÀ ANNO 86 - 4/2019 FRANCESCANA POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN A.P. - D.L. 353/2003 COOPERATIVA SOC. FRATE JACOPA (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1, ROMA AMM.NE: PIAZZA CARD. FERRARI 1C - 00167 ROMA
SOMMARIO 3 Editoriale 19 L’Europa che vogliamo. Saliamo alla Pasqua. Piero Badaloni p. Lorenzo Di Giuseppe TRASPARENZA IN ASCOLTO 15 Giustizia, economia, politica. 5 Le beatitudini come strada di santità. Maria Rosa Caire Don Stefano Culiersi 13 Quale politica?. FRATERNITÀ Lucia Baldo 8 Una mediazione di pace in terra africana. Incontro con il Vescovo Zuppi. ORME DELLO SPIRITO 11 Il Cantico. 4 Memoria e devozione. 14 Sostegno a distanza. Clinica Infantile Graziella Baldo Club Noel Colombia. 20 Sostieni anche tu un mondo di pace. ATTUALITÀ 21 Assemblea CDAL di Bologna. 9 Stefano Zamagni nominato presidente Alfredo Atti della Pontificia Accademia delle Scienze 22 L’uomo e i cambiamenti climatici. Sociali. Gennaro Formisano Intervista di Antonella Ferruccio 10 Non abbiamo più tempo. Maria Rosaria Restivo 3a di copertina: “Francesco l’ospite folle”. 12 L’acqua potabile negata a due miliardi di Un libro di Giuseppe Buffon. persone. Roberta Gisotti 18 Rapporto Oxfam: i numeri della vergo- Fotografie di copertina: Piero Della gna. Francesca “Resurrezione”. Marc Chagall Giulio Albanese “Crocifissione bianca”. IL CANTICO 4/2019 MENSILE DELLA FRATERNITÀ FRANCESCANA COOPERATIVA SOC. FRATE JACOPA DIRETTORE RESPONSABILE: Argia Passoni REDAZIONE: Argia Passoni, Graziella Baldo, Lorenzo Di Giuseppe, Loretta Guerrini, Lucia Baldo, Maria Rosaria Restivo, Giorgio Grillini, Nicola Simonetti. GRAFICA: Maurizio Magli. EDITORE: Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa 00167 Roma - Piazza Cardinal Ferrari, 1c - Codice fiscale 09588331000 Tel. 06 631980 - info@coopfratejacopa.it - www.coopfratejacopa.it - www.fratejacopa.net - http://ilcantico.fratejacopa.net Abbonamenti € 25 (Abbonamento estero € 30) da versare sul ccp n. IBAN IT-37-N-07601-02400-000002618162 intestato a: Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - Roma. Nella quota associativa è compreso l’abbonamento. La collaborazione è gratuita. Manoscritti e foto non sono restituiti anche se non pubblicati. Ai sensi del Codice in materia di protezione dati personali la Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa garantisce che i dati personali relativi agli abbonati a “Il Cantico” sono custoditi nel proprio archivio elettronico con le opportune misure di sicurezza e sono utilizzati esclusivamente per l’invio della rivista. Registrazione Tribunale di Roma n. 9717 del 10.03.1964 Anno 86 - n. 4/2019 - Poste italiane S.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1, Roma Stampa: Legatoria Corti di Fabrizio Salvatore - Via Federico Ozanam, 110 - 00152 Roma - Tel. 06 58230362 Finito di stampare il 9 aprile 2019
ISSN 1974-2339 3 SALIAMO ALLA PASQUA L’immagine delle migliaia di abeti rossi sradicati o noi si manifesti la “nuova creazione” e così il creato spezzati e gettati a terra l’uno sull’altro nel Trentino e stesso possa fare Pasqua: aprirsi a cieli nuovi e a terra nel Veneto il giorno dopo il passaggio di quella distrut- nuova: il vento, il fuoco, l’acqua riprendano il loro trice tempesta, rimane ancora negli occhi di molti di ruolo di fratelli e sorelle come canta S. Francesco. noi. Negli istanti dell’immane disastro un urlo terrifi- Saliamo dunque con Gesù che si affretta verso cante dovette attraversare le foreste investite dalla vio- Gerusalemme per vivere la Pasqua e ricostruire la lenza del vento. Ma a chi era indirizzato quel grido? comunione con Dio, con i fratelli e con tutte le creatu- Quanti di noi esseri umani ci siamo sentiti responsabi- re. Usciamo dalla schiavitù, dalla menzogna che ha li di quella distruzione? Negli stessi giorni Papa distrutto il piano di Dio in noi e intorno a noi. Appaia la Francesco ci ha mandato il Messaggio per la Quaresima nostra vera natura di figli di Dio: il cammino verso la 2019 con il titolo “L’ardente aspettativa della creazione Pasqua ci chiama ad accogliere l’opera di Dio in noi, a è protesa verso la liberazione dei figli di Dio”. Papa lasciarci rinnovare dalla presenza dello Spirito Santo Francesco, sul solco di S. Paolo, ci ammonisce per ren- mandato in noi da Gesù risorto dalla morte, a restaura- derci consapevoli che c’è una sofferenza del creato: la re il disegno di Dio Creatore che ci ha voluti responsa- nostra madre terra è soggetta a profonde ferite che a bili della bellezza del creato. Venga in noi tutta la ric- volte manifesta con distruzioni e disastri che sono come chezza della grazia del mistero pasquale, venga la vita il suo urlo. E tutto questo a causa di sconsiderati nostri nuova che riceviamo dalla Resurrezione di Gesù che comportamenti che hanno creato come una sconfinata farà germogliare la pace tra tutte le creature di Dio. schiavitù nel nostro cuore e in tutto il creato. P. Lorenzo Di Giuseppe Il peccato fin dal suo apparire nella vita degli uomini ha interrotto la comunione con Dio, ha distrutto l’amore, l’amicizia con Dio. E questo ha comportato un danno ed uno sconvolgimento universale: “Rompendosi la comunione con Dio, si è venuto a incrinare anche l’ar- monioso rapporto degli esseri umani con l’ambiente in cui sono chiamati a vivere, cosi che il giardino si è tra- sformato in un deserto. Si tratta di quel peccato che porta l’uomo a ritenersi dio del creato, a sentirsene il padrone assoluto e a usarlo non per il fine voluto dal Creatore, ma per il proprio interesse, a scapito delle creature e degli altri” (Messaggio Quaresima 2019). Il peccato che abita nel cuore dell’uomo si manifesta nei pensieri e nelle azioni come avidità, brama per uno smodato benessere, selvaggio sfruttamento delle risor- se della terra. Per questo il creato subisce una grande sofferenza e a volte anche uno smarrimento. Il creato ha un’ardente aspettativa della conversione e della guarigione del cuore dell’uomo e attraverso un suo linguaggio particolare, attraverso fatti disastrosi e spesso portatori di morte e distruzione, ci grida che ognuno di noi faccia Pasqua, si liberi dalla schiavitù, La Pasqua sconfigga il nostro peccato, fran- diventi nuova creazione, diventi figlio di Dio, ritrovi tumi le nostre paure e ci faccia vedere le tri- una rinnovata comunione con Dio, una rinnovata rela- stezze, le malattie, i soprusi, e perfino la zione con i fratelli e quindi un rinnovato rapporto con il creato, che in questo modo viene liberato anche esso morte, dal versante giusto: quello del “terzo dal disordine e dalla schiavitù. giorno”. Da lì le sofferenze del mondo non Perciò, seguendo Gesù, anche noi affrettiamoci a sali- saranno più i rantoli dell’agonia, ma i trava- re alla Pasqua per restaurare il nostro vivere secondo gli del parto. E le stigmate lasciate dai chio- il progetto di Dio e per distruggere le schiavitù causa- te da noi stessi: “Il cammino verso la Pasqua ci chia- di nelle nostre mani saranno le feritoie attra- ma proprio a restaurare il nostro volto e il nostro cuore verso le quali scorgeremo fin d’ora le luci di di cristiani, tramite il pentimento, la conversione e il un mondo nuovo». (Don Tonino Bello) perdono, per poter vivere tutta la ricchezza della gra- zia del mistero pasquale” (Messaggio Quaresima 2019). L’impazienza, l’attesa, l’anelito del creato è perché ci liberiamo dal peccato e da una vita sbaglia- Santa Pasqua di Resurrezione! ta e riprendiamo la dignità di figli del Padre. Che in
ISSN 1974-2339 MEMORIA E DEVOZIONE “Della memoria della Passione di Cristo” Crocifisso, inaugurato da Francesco, ha dato all’arte, In Quaresima la Chiesa attraverso la Via Crucis, che già all’indomani della morte del santo, un potente appartiene alla tradizione francescana, ci fa incontrare impulso.” (H. Thode, Francesco d’Assisi e le origini l’amore di Dio nel ricordo della sua passione. Tale dell’arte del Rinascimento in Italia, Ed. Donzelli 1993, ricordo è importante per scuotere la nostra affettività p. 373). contemplando l’amore del Crocifisso. Lo percepiamo I Crocifissi del sec. XIII, che furono fatti quasi tutti per recitando le preghiere di S. Francesco davanti al le chiese francescane, rappresentano una nuova conce- Crocifisso (FF 276-277) o l’Ufficio della Passione del zione tutta “naturalistica” del Crocifisso che non è più Signore (FF 279-ss). “dritto e irrigidito” come nelle pitture anteriori. “Il viso non è più raffigurato di fronte, con gli occhi aperti, per- ché il pittore ora si sforza di esprimere il peso del corpo che grava verso il basso per mezzo di una leggera fles- sione delle membra, e la testa, con gli occhi chiusi, è chinata sulla spalla. Ecco così costituito il nuovo modello che d’ora in poi si manterrà costante nel Cristo in croce: Gesù viene rappresentato morto!” (ibidem, p. 374). Nelle precedenti rappresentazioni si voleva indicare l’immortalità di Dio, ora si cede il posto alla compas- sione per l’indicibile sofferenza del Figlio dell’uomo. La scena, densa di amore e di drammaticità, è resa ancora più emozionante e coinvolgente dal dolore di Nicola Pisano - Pulpito del Duomo di Siena. Maria: Cristo è morto da uomo dopo aver patito soffe- renze indicibili e sua madre ha patito con Lui e sviene, sopraffatta dal dolore. S. Bonaventura ritiene che, siccome il fervore della Tali rappresentazioni artistiche ci aiutano a fare memo- devozione viene nutrito e conservato nell’uomo dal ria della Passione di Cristo. ricordo frequente della passione di Cristo, è necessario Di fronte alle nuove crocifissioni sparse nel mondo che l’uomo abbia dinanzi agli occhi del cuore Gesù in grazie all’influenza di S. Francesco, dopo averle con- croce morente e che voglia mantenere accesa e inestin- template con stupore non resta che concludere con le guibile la devozione (cfr. S. Bonaventura, Opuscoli parole di S. Bonaventura: “E se mai ti accadrà tristez- Mistici. Della vita perfetta, EBF, 1995, p. 452). za, dolore, tedio, amarezza, oppure proverai qualche Il teologo francescano si rivolge al fedele invitandolo a volta nausea e disgusto nel bene, ricorri subito a Gesù lasciarsi trasformare “dall’ardentissimo amore del crocifisso che pende dalla croce… Credimi, dopo tale Crocifisso” (S. Bonaventura, ibidem) fino ad amarlo osservazione, subito, ogni cosa triste troverai lieta…” “di tutto cuore, con tutta l’anima e la mente” (ibidem, (S. Bonaventura, ibidem, p. 458). p. 456). E poi spiega: “Amare Dio con tutto il cuore, Graziella Baldo significa che il cuore tuo non sia rivolto ad amare qualcuno più di Dio; che nulla ti diletti più di Dio, non le bellezze monda- ne, non gli onori e neppure i tuoi cari… Ami Dio con tutta l’anima quando fai volentieri e senza nessuna opposizione non ciò che tu vuoi, non ciò che consiglia il mondo, non ciò che suggeriscono i sensi, ma ciò che tu sai che Dio vuole… E non solamente con tutto il cuore e con tutta l’a- nima, ma ancora con tutta la mente ama lo sposo tuo Gesù Signore… Amare Dio con tutta la mente vuol dire amarlo con tutta la memoria senza dimenticarlo mai” (ibidem, p. 460-461). La crocifissione Nel secolo XIII si nota un capovolgimento nelle rappresentazioni artistiche che indu- cono alla contemplazione del Cristo soffe- rente invece che del Cristo risorto. Oltre alla crocifissione “non c’è altro sog- getto, in tutta la storia cristiana, che abbia risentito così profondamente dell’influen- za di S. Francesco. Il culto stesso del Giotto - Basilica Inferiore S. Francesco in Assisi.
ISSN 1974-2339 5 LE BEATITUDINI COME STRADA DI SANTITÀ Ritiro di Quaresima della Zona Pastorale Fossolo (Bologna, 10 marzo 2019) Questo momento di spiritualità della nostra zona pastorale conclude da un lato una serie di eventi pro- mossi sulla Gaudete et exultate di papa Francesco, dall’altro apre questo tempo di Quaresima come tempo di conversione. Cerchiamo nella meditazione, nel silenzio, nella pre- ghiera, di dare un po’ di eco a questo documento del Papa sulla santità per mettere a tema la nostra santità personale e non renderla un fatto accessorio della nostra vita cristiana. Le parole di questa meditazione vogliono essere un approfondimento del tema della santità, delle beatitudini, non tanto seguendo il com- mento del testo, quanto piuttosto un approfondimento del nostro rapporto spirituale con la proposta di felici- tà che ci fa il Signore. Santità e felicità sono sinonimi. Una affermazione così netta e chiara da un lato ci incoraggia, dall’altro ci imbarazza perché siamo abi- tuati ad immaginare la santità come un cammino eroi- co fatto di tante privazioni, martirii, sofferenze.. in fondo tutto pensiamo di un santo, tranne che sia una con entusiasmo sentiamo che la sua presenza è davve- persona felice. ro capace di gioia. Lontano da Lui ci sentiamo perdu- «La parola “felice” o “beato” diventa sinonimo ti, soli, senza prospettiva, senza speranza, senza un di santo perché esprime la persona fedele a Dio posto dove stare e sentirci accolti. Puntando lo sguar- che vive la sua parola e raggiunge la vera beati- do verso di Lui ci sentiamo voluti bene, siamo inco- tudine nel dono di sé» (GE 64). raggiati, sentiamo che c’è speranza. È il legame con il Queste parole del papa sono molto profonde, tratteg- Signore che ci incoraggia in questo. giano un itinerario di conversione molto importante. Se noi purifichiamo la nostra idea di santità da questi C’è una necessità di felicità che abbiamo, che passa sentimenti eroici e la facciamo entrare nel volgere lo attraverso il dare se stessi, il dono della propria vita. sguardo al Signore, nel correre incontro al Signore, La santità non è l’io solitario che mostra resistenza recuperiamo anche l’originaria potenza di gioia che è incredibile, ma una persona che ha fatto della sua vita presente nel cammino di santità. E quando ci sentiamo un dono, e proprio per questo fa anche cose ammira- smarriti e tristi, lontani da casa, ricordiamoci di torna- bili, ma prima di quelle ha sbilanciato la sua esistenza re verso il Signore, incontro al Signore, recuperiamo verso gli altri e proprio per questo è felice, perché è le origini della nostra felicità. Il “dono di sé” comin- riuscito ad essere un dono. cia in questo sguardo rivolto al Signore e non più a se Questo obiettivo di santità come dono ci sta davanti e stessi, prima ancora di ogni altro passo successivo. noi non possiamo che sentirci un po’ lontani da questo traguardo. Noi che solitamente abbiamo il timore di La casa è altrove e lontana la via. rimetterci, di perderci, ci tratteniamo dal “dono di sé”. Nelle beatitudini ci rendiamo conto che c’è un compi- Allo stesso tempo ci rendiamo conto che essere felici mento di felicità e di realizzazione che uno non si dà è difficile, come nel caso del giovane ricco, che si pre- da solo. Non saranno le proprie risorse e i propri senta al Signore chiedendo vita e alla fine, davanti alla mezzi a realizzare la propria vita, perché questa è, in questione centrale delle ricchezze, la smentita del realtà, affidata a qualcun altro, non è qui, è altrove. dono di sé si traduce in tristezza (Cfr. Mc 10,17-22). Nelle beatitudini c’è quasi un bisogno di tornare a Perché la nostra tristezza possa mutarsi in gioia, casa per sentirsi finalmente arrivati. abbiamo bisogno di un cammino di conversione in cui 1. Vedendo le folle, Gesù salì sul monte e si pose torniamo a dirigerci e a tendere verso il Signore. Il a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. giovane ricco infatti corre con gioia incontro al 2. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: Signore. Ancora non sa la fatica della scelta e il dono 3. «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il di sé che gli viene chiesto, però intanto va incontro a regno dei cieli. Lui e pieno di speranza si getta ai suoi piedi. Nel 4. Beati quelli che sono nel pianto, perché momento in cui continuiamo ad andare incontro a Lui saranno consolati.
ISSN 1974-2339 6 5. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. da che nel legame con il cielo è l’assicurazione della 6. Beati quelli che hanno fame e sete della giu- felicità. Se dimentichiamo questo legame allora cer- stizia, perché saranno saziati. chiamo il compimento della nostra vita quaggiù. Lo 7. Beati i misericordiosi, perché troveranno cerchiamo assecondando quella avidità che ci divora, misericordia. che sottrae con violenza e ingiustizia, e fa del proprio 8. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. desiderio il diritto da esigere anche contro gli altri. In 9. Beati gli operatori di pace, perché saranno questa conflittualità nella storia non c’è nessuna pace, chiamati figli di Dio. ne felicità, ne beatitudine. Noi abbiamo bisogno di 10. Beati i perseguitati per la giustizia, perché orizzonti più ampi verso la felicità, per elevarci verso di essi è il regno dei cieli. il cielo e da quel legame riconoscere la possibilità 11. Beati voi quando vi insulteranno, vi perse- della nostra felicità. Il nostro compimento comincia guiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di adesso, nell’itinerario al cielo ma non finisce qui. Nel male contro di voi per causa mia. momento in cui riesco a riconoscere la presenza del 12, Rallegratevi ed esultate, perché grande è la Signore, io riconosco che il Signore comincia a riem- vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perse- pire il mio cuore di gioia, rilanciando allo stesso guitarono i profeti che furono prima di voi» (Mt tempo il compimento in una dimensione ulteriore. 5,1-11). Il percorso è lento. Noi siamo per strada, noi siamo incamminati. Siamo come quei discepoli che lungo il L’Esortazione apostolica prende il suo titolo da qui: cammino di Emmaus ancora non sanno che saranno “rallegratevi ed esultate” (Mt 5,12) anche in condizio- colmati di gioia, però intanto sono col Signore e intan- ni umanamente drammatiche, perché non manca la to le sue parole scaldano il cuore (Lc 24,13-35). Non ricompensa, il premio è al sicuro, è assicurato nei cieli sanno che l’unità frantumata dei discepoli sta per presso il Signore. ricomporsi ma intanto loro sono di nuovo uniti. C’è allora un altrove rispetto alla nostra esistenza che Scaglie di cielo, della presenza e dell’efficacia del sono i cieli. C’è qualcuno che è Dio, oltre questa risorto, sono disseminate nella nostra notte come stel- nostra vita, che è il compimento di felicità che ci le nel cielo e ci permettono di cogliere che il nostro attende. Allora si comprende che il programma delle compimento si realizza oltre. È vero che il percorso è Beatitudini diventa come una scala, un itinerario per lento, ed io ho bisogno di essere accompagnato, tra- raggiungere il cielo, perché è lì che il Signore offre sportato verso il cielo, ma l’essere in questo cammino davvero il premio. L’anticipo, la sua presenza già è già legame con il cielo che si affaccia su di me, adesso, l’azione del suo Spirito, diventa già adesso garanzia della beatitudine. motivo di sollievo, di gioia. Questo itinerario ci ricor- Fascino e paura. Queste beatitudini, questa possibilità di felicità anche nelle condizioni più tribolate (e che il mondo conside- ra più disgraziate) hanno un fascino incredibile. Sentiamo un desiderio grande di questa felicità, specie quando abbiamo toccato con mano la frustrazione della povertà, del pianto, della fame. della sete; abbia- mo toccato con mano quei momenti in cui ci siamo sentiti perduti, venendo meno le condizioni esterne a cui eravamo legati e noi stessi ci siamo sentiti rovina- ti. Ma questo fascino è misto anche ad una grande paura. Spaventano le Beatitudini perché non ci sentiamo così pronti a mettere la nostra felicità nelle mani del Signore e a lasciarci colmare da Lui. Una briciola di sicurezza umana la vogliamo sempre conservare. La soddisfazione di riuscire con i nostri mezzi, a prende- re, vendicarsi, capire ogni cosa, ha un suo fascino. E quindi sentiamo il bisogno di comprendere come è possibile che questa fiducia nel Signore ci permetta davvero di mettere nel nostro programma di felicità la presenza del Signore così impalpabile. E’ la domanda che si fa anche Pietro nel Vangelo dopo l’episodio del giovane ricco, davanti al commento amaro di Gesù: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!. È più faci- le che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio» (Mc 10,23.25).
ISSN 1974-2339 7 Perché questo accanimento nei confronti della ricchez- za? Da un atteggiamento che cerca sicurezza in se stessi, nelle proprie forze, energie, intraprendenza Gesù passa all’ esclusione dal Regno. C’è qualcosa di Adamo in que- sto: nel momento in cui egli decide di prendere - ma era già tutto suo!- di stendere la mano indipendentemente dal comando e dalla volontà di Dio, di essere lui l’arbitro del mondo invece che accogliere il Signore, in quel momen- to Adamo perde tutto. L’atteggiamento di stendere la mano e prendere per essere autosufficiente rispetto a Dio nei confronti del mondo, questo è l’atteggiamento che fa perdere il Regno. E impossibile possedere il Regno di Dio quando si vuole prendere. E questo atteggiamento impossibile agli uomini, torna ad essere possibile al Signore. Allora, nel momento in cui io smetto di prende- re ma comincio ad offrire, a lasciare, io riconquisto tutto. E ai suoi apostoli Gesù ricorda un destino glorioso, un Regno, un esercizio della regalità di questi apostoli insie- me con Lui, in un possesso smisurato, centuplicato. A coloro che lasciano e rischiano in questa libertà per met- tere il Signore come il proprio compimento, non manca più niente. Abbiamo bisogno di mettere “a bilancio” il Signore, la sua parola. Se noi togliamo dal bilancio del pro e del contro il Signore, i conti non torneranno mai: le cose che io voglio sono perdute, altre non ne arrivano. Se invece mi fido del Signore e della sua parola, io mi rendo conto che si tratta di rinunciare ad un’esperien- È la voce del Signore che chiama e proprio per questo za limitata, meschina della vita, per una partecipazio- la riconosciamo, la voce di chi ci ama, di chi ha dato ne alla vita sua, di Figlio di Dio e quindi del suo la vita per noi, è la voce del pastore che porta ai pasco- Regno, della sua gloria. È importante che facciamo li giusti. questo passaggio. Ci vuole questo atto di fede con cui, Ma non basta la voce del Signore. C’è un altro aiuto per seguire lui, noi non temiamo di rimanere “fregati” che è lo Spirito che gonfia le vele, vento capace di tra- dall’affidamento al Signore. sportare. Non è la nostra forza a fare il cammino, ma la potenza del Signore: la forza dello Spirito che ci Percorso di liberazione, percorso di crescita, conduce al suono della voce del Figlio di Dio è capa- sospinti dallo Spirito. ce di portarci a quel compimento. Sentiamo l’esigen- Per percorrere questa scala verso il cielo, dobbiamo za dell’invito del Signore e della potenza del Signore davvero avere fiducia nel Signore, sbilanciandoci su di che è capace davvero di farci prendere il largo e farci Lui, un po’ come fanno i bambini che imparano a cam- progredire? minare e devono imparare a buttarsi in avanti perché Nel Messaggio per la Quaresima Papa Francesco ha sanno di poter contare sul genitore che li prende, li riconosciuto che la creazione sta aspettando che i figli accoglie. C’è qualcosa del genere nel nostro percorso di Dio si rivelino per quello che sono perché ne ha un verso la felicità. Un percorso di liberazione è un per- beneficio tutta la creazione. Così il deserto fiorisce. La corso di crescita. Anche l’Antico Testamento paragona potenza dello Spirito fa questo attorno a noi. questo imparare a camminare al percorso dell’Esodo. «Quelli che vivono secondo la carne tendono Osea presenta una pedagogia di Dio che come un Padre verso ciò che è carnale, quelli che vivono ha insegnato a camminare ai suoi figli e proprio per secondo lo spirito tendono verso ciò che è spiri- questo, Lui ha preso per mano e dall’Egitto ha chiama- tuale. La carne tende alla morte mentre lo to suo figlio perché imparasse a camminare e per con- Spirito tende alla vita e alla pace. Ciò a cui durlo alla terra promessa (Os 11,3-4): cammino di libe- tende la carne è contrario a Dio perché non si razione basato su questa fiducia in Colui che chiamava sottomette alla legge di Dio. Quelli che si alla libertà. Un cammino difficile dove ci sono stati lasciano dominare dalla legge non possono pia- ripensamenti, tentazioni, rimpianti per avere lasciato cere a Dio» (Rm 8,5-8). una terra di tombe, di schiavitù, di morte, mentre il Capiamo molto bene dove vuole arrivare S. Paolo. Signore accompagnava in questo cammino. Lasciarsi dominare da quella condizione che era di Anche noi che sentiamo nel cuore il fascino del pec- Adamo, per cui prendo io per me a qualsiasi prezzo per- cato, dell’avidità, dell’ingiustizia per realizzare noi ché ne sento il bisogno (qualunque sia la modalità), que- stessi con metodo sbrigativo, facile, piuttosto che sta tensione la potremmo chiamare “la carne”. Questo fidarsi nel Signore, capiamo la fatica di questo cam- non porta alla vita ma alla morte; non piace a Dio per- mino che il Signore ci propone, un cammino che è ché Dio vuole il bene, vuole la vita. Ma non c’è soltan- possibile perché da lì ci fidiamo di Colui che chiama. to questa forza a tirare: c’è anche la forza del Signore.
ISSN 1974-2339 8 “Voi non siete sotto il dominio della carne ma dello ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi”. paura, ma avete ricevuto uno spirito che vi «Ora se Cristo è in voi e il corpo è morto per il rende figli, per mezzo del quale gridiamo peccato, ma lo Spirito è vita per la giustifica- “Abbà, Padre!”. Lo stesso Spirito assieme al zione e se lo Spirito di Dio abita in voi, colui nostro spirito attesta che siamo figli di Dio. E se che ha resuscitato Cristo dai morti darà vita siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, anche ai vostri corpi mortali mediante lo Spirito coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo che abita in voi» (Rm 8,10-11). alle sue sofferenze per partecipare anche alla Noi abbiamo un’altra potenza che ci spinge verso la sua gloria» (Rm 8,14-17). pace e la vita, che ci libera da altri desideri, portando- Come ha fatto Gesù, così anche noi, perché incoraggia- ci verso quella condizione, verso quell’itinerario che ti da Lui abbiamo la potenza dello Spirito che ci libera ci spinge verso il principio. Non siamo consegnati dalle nostre paure, che ci rendono avidi e che ci voglio- solo alle nostre forze, siamo invece sostenuti dalla no portare a tendere autonomamente al nostro compi- forza dello Spirito. mento, senza fiducia nell’altro, senza traguardi ulteriori. Siamo una vela che quando c’è lo Spirito, raggiunge Lasciamo che lo Spirito ci incoraggi e sospinga e sco- velocità fortissime. Non viene meno l’invito e la priremo che abbiamo un Padre che ci attira. Abbiamo potenza del Signore a camminare nella sua via. Sono un compimento, una pienezza di cui sentiamo il biso- le nostre vele che sono ammainate, raccolte. Il nostro gno, e che il Signore ci offre, se lo Spirito ci sospinge percorso di liberazione è sostenuto dal Signore. La a vivere il dono di sé. nostra felicità è richiamata da Lui. Noi abbiamo solo Don Stefano Culiersi, bisogno di assecondare il dominio dello Spirito. moderatore della Zona Pastorale Fossolo «Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete Immagini di Bernadette Lopez “Le Beatitudini”. “UNA MEDIAZIONE DI PACE IN TERRA AFRICANA” Incontro con il Vescovo di Bologna a conclusione del Ciclo “Incontrare la pace” Il Ciclo “Incontrare la pace”, promosso dalla Fraternità Francescana Frate Jacopa e dalla Parrocchia S. Maria Annunziata di Fossolo si concluderà domenica 14 aprile 2019 con l’incontro con S.E. Mons. Matteo Zuppi sul tema “Una mediazione di pace in terra afri- cana”. Dopo aver approfondito nel primo appuntamento con Mons. Mario Toso la necessità per il farsi della pace della rigenerazione della politica da riconsegnare alla sua finalità di servizio al bene comune ed aver con- siderato nel secondo appuntamento “Religioni in dia- logo nella città plurale” con il Prof. Simone Morandini l’esigenza del dialogo interreligioso e del cammino ecumenico per un’etica della convivenza capace di ospitalità, l’appuntamento con il Vescovo sarà prezio- sa opportunità per aprire il cuore all’ampio orizzonte del prendersi cura della pace. Siamo chiamati infatti al riparare le condizioni della pace portando nel nostro quotidiano l’inter-esse per ogni pace negata, uscendo dalla rassegnazione e dall’indifferenza com- plice per porci nella prospettiva della fraternità, pro- pria della famiglia umana. A partire dall’incontro con Cristo nostra pace, l’operare la pace richiede infatti il vivere in presenza dell’ “altro”, lo stare in situazione, come ci insegna S. Francesco che ha sempre “osato” l’incontro con l’altro per pervenire a nuovi patti di pace. Per info: info@coopfratejacopa.it - www.fratejacopa.net - http://ilcantico.fratejacopa.net
ISSN 1974-2339 9 STEFANO ZAMAGNI NOMINATO PRESIDENTE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE SOCIALI Il primo accademico italiano a ricoprire questa carica Docente ordinario di Economia politica all’Università di Bologna, vice direttore del senior adjunct professor of International Political Economics (Sais) a Bologna, promotore dell’economia civile, accademico pontifi- cio e membro del Consiglio dell’Accademia, Stefano Zamagni è il nuovo presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. La Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, istitui- ta da Giovanni Paolo II nel 1994 e composta da 40 accademici, nasce per promuovere lo studio e il pro- gresso delle scienze sociali, principalmente l’econo- mia, la sociologia, il diritto e le scienze politiche, per offrire alla Chiesa gli elementi di cui avvalersi per lo sviluppo della sua Dottrina e riflettere sull'applicazio- ne della Dottrina stessa nella società contemporanea. Prof. Zamagni, cosa ha pensato rispetto ai motivi che hanno spinto il papa a sceglierla? Certamente mi sono chiesto qual è la ratio di una decisione di questo tipo e sono arrivato alla conclu- sione che la mia nomina sia legata all’impostazione Quali gli ambiti di intervento in cui le indicazioni teologica-filosofica a cui – a differenza dei suoi pre- della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali decessori – è legato Papa Bergoglio, quella del “rea- potranno incidere? lismo storico”. Gli esempi sono vari e tutti molto importanti in que- sto momento storico: basti pensare alla questione Può spiegarci meglio di cosa si tratta? ambientale, o a quella della finanza internazionale. Mentre altri papi privilegiavano l’approccio Top- Nel maggio scorso è uscito un bellissimo documento Down e cioè dai principi primi della teologia cattoli- della Congregazione per la Dottrina per la Fede pro- ca facevano derivare tutta una serie di conseguenze prio sulla questione finanziaria: non era mai succes- di ordine pratico, questo papa si muove a rovescio, so in 2000 anni perché si diceva “La Dottrina della parte cioè dalla constatazione di ciò che capita nel fede si deve occupare di fede”, mentre oggi si è occu- mondo – ecco perché si chiama realismo storico – e pata di finanza speculativa. Un ulteriore esempio: la da lì, alla luce dei principi cristiani, cerca di dare lunga intervista che Papa Bergoglio ha rilasciato non solo una lettura, ma soprattutto delle linee di alcuni mesi fa al Sole 24 ore. Un papa che concede azione. Se noi guardiamo i documenti scritti dal Papa una intervista al principale quotidiano economico e la sua Enciclica Laudato si’, vediamo che nell’ulti- italiano! L’intervista è stata tradotta in tutte le lingue ma parte si trova sempre un capitolo che ha come e fatta oggetto di discussioni. Un ulteriore problema titolo: “Linee di azione per…”. Prima di Papa di questi tempi che sta molto a cuore al papa è la trat- Francesco non era così: ci si limitava alla lettura ta degli esseri umani, un fenomeno che sta aumentan- delle “Res Novae” e ad una loro interpretazione, do anno dopo anno: non basta più dire: “questo è un senza arrivare a dei suggerimenti di azione. Questo peccato!”, bisogna avere il coraggio di denunciare e modo di agire del papa è una conseguenza della proporre linee di azione. In conclusione, a parer mio, “divisa metodologica” che ha sempre seguito. Detto con questa nomina il papa vuol dare ai lavori della questo posso capire che il papa abbia scelto un eco- Pontificia Accademia delle Scienze Sociali una dire- nomista che dialoga con le altre discipline in parti- zione di marcia che tenda a privilegiare non solo il colare con la Sociologia, la Filosofia, la Psicologia “factum” (quello che è stato fatto) ma il “facendum” ma partendo dalla considerazione dei nodi che afflig- (quello che si deve fare) dimostrando così di aver gono le nostre società di oggi. In altre parole l’impo- compreso che non solo per i cristiani ma anche per stazione del Realismo storico, esige una Pontificia gli uomini di buona volontà, il tempo della sola Accademia che fornisca non solo ottime elaborazioni denuncia non è più sufficiente, occorre passare al dei principi ma si spinga a indicare linee di interven- “fare”. to. Dall’intervista di Antonella Ferrucci, EDC
ISSN 1974-2339 10 NON ABBIAMO PIÙ TEMPO Maria Rosaria Restivo Global strike for climate è stata chiamata la mobilitazio- Il cambiamento climatico è la sfida chiave del nostro ne giovanile che, partita in sordina, è diventata un vero e tempo: la nostra generazione è la prima a sperimentare proprio movimento, lo Youth for Climate al grido di «A il rapido aumento delle temperature in tutto il mondo e noi ragazzi non rimarrà niente». Non è troppo tardi per probabilmente l’ultima che effettivamente possa com- salvare la Terra, ma occorre far presto, perché ogni gior- battere l’imminente crisi climatica globale. no che passa è un giorno perso nella lotta ai cambiamen- Gli effetti del cambiamento climatico sono ben docu- ti climatici. L’Onu calcola che ogni anno muoiono per mentati e si avvertono ovunque nel mondo: il dram- malattie legate all’inquinamento ambientale 6-7 milioni matico aumento di ondate di calore, con inondazioni, di persone. Gli scienziati avvertono che siamo giunti ad siccità e frane, lo scioglimento dei ghiacciai e l’innal- un vero bivio: se continuiamo sulla strada attuale, ci zamento del livello dei mari. Carenze di risorse idri- aspetta un futuro terribile per l’umanità, pertanto è neces- che e crisi dei raccolti sono solo alcuni dei risultati sario impegnarsi su un percorso di sviluppo più sosteni- immediati. bile e radicalmente differente. L’allarme sui rischi per il Alcuni storcono il naso di fronte all’esposizione mediati- pianeta chiede misure concrete per arrivare entro il 2050 ca e all’aura di celebrità che si è creata attorno a Greta ad emissioni zero di gas serra. Thunberg, proposta già da qualcuno per l’assegnazione del Nobel per la Pace. Ma Greta non è il capo di un movimento. Greta è un’ispi- razione. È un simbolo. O, se vogliamo, un esempio. Per evitare comunque che la nar- razione mediatica si concentri sulla sua figura, per non cade- re in personalizzazioni e inopportune celebrazioni per- sonali, allora non parliamo di lei, ma di ciò che il suo esem- pio ha ispirato. Parliamo del movimento contro i cambiamenti clima- tici. Le ragioni e gli obiettivi di questo movimento vanno Il rapporto dell’Onu – il sesto Global Environmental ben al di là delle iniziative di una singola persona, per Outlook, un volume di 740 pagine redatto negli ultimi quanto carismatica. La questione climatica è importan- cinque anni da 250 scienziati di oltre 70 paesi – spiega te ed urgente perché si basa su una scienza solida e con- che siamo in enorme ritardo. Anche se venissero taglia- divisa, non sulla biografia, sulla simpatia, sulle idee di te le emissioni di gas serra in linea con l’accordo di questo o quell’attivista. Stiamo assistendo a una straor- Parigi del 2015 – cosa molto improbabile visto che alcu- dinaria opportunità di mobilitazione collettiva che ni Paesi, come gli Stati Uniti, hanno poi rigettato l’inte- potrebbe portare a compiere azioni decisive per il sa e gli obiettivi nazionali fissati sono del tutto flessibili clima. Anche un aumento della temperatura globale di – le temperature invernali nell’Artico aumenteranno di mezzo grado centigrado in più può essere rilevante per 3-5 gradi entro il 2050 e di 5-9 entro il 2080, devastan- gli effetti ambientali che può causare. In una lettera do l’area e provocando l’innalzamento del livello dei pubblicata sul sito della rivista Scientific American, mari in tutto il mondo, con conseguenze disastrose. 240 scienziati hanno dato il loro sostegno al movimen- Lo studio conferma, inoltre, che l’inquinamento atmo- to globale degli studenti. Questo passaggio della lettera sferico è la principale causa di malattie e provoca è eloquente: “Gli studenti di oggi delle scuole elemen- milioni di morti premature. Anche gli inquinanti nel- tari e delle superiori hanno vissuto le loro brevi vite su l’acqua dolce sono un grandissimo rischio: le infezio- un pianeta sensibilmente diverso da quello in cui ha ni resistenti ad antimicrobici e antibiotici possono vissuto qualsiasi altra generazione nella storia della moltiplicarsi e diventare fra le principali cause di civiltà umana. Ogni anno della loro vita è stato uno dei morte in tutto il mondo entro il 2050, con un impatto 20 anni più caldi da quando si è iniziato a registrare le anche sulla fertilità maschile e femminile e sullo svi- temperature e hanno anche assistito a eventi meteoro- luppo neurologico dei bambini. logici estremi sempre più frequenti, eccezionali e costo-
ISSN 1974-2339 11 si”. La generazione che in queste settimane in tutto il crede nella democrazia rappresentativa e nel suo pote- mondo manifesta per il clima è nata ed è vissuta nel re di cambiamento molto più dei suoi detrattori, molto pieno dell’accelerazione del riscaldamento globale che più di quanto faccia oggi ciascuno di noi. si è verificata negli anni più recenti. È proprio per que- In un mondo in cui i giovani vengono accusati da noi sto che la sua mobilitazione è particolarmente signifi- adulti di rimanere inebetiti dietro i grandi e i piccoli cativa. Ed è per la stessa ragione che dovrebbe costitui- schermi, questa ragazzina dalle semplicissime e splen- re per tutti noi un monito: non abbiamo più tempo. Tra dide treccine che non acquista abiti nuovi se non l’altro è una mobilitazione che non nasce dal nulla, ma necessari, mentre le sue coetanee si travestono ogni da anni di attivismo e impegno di movimenti, associa- sabato sera da burlesque, ci dà la speranza che nasce zioni e scienziati. Invece di considerare tutto questo, dall’azione, dalla forza del pensiero. E questo ci dà molti si rivolgono accuse reciproche. Ditemi, dunque: fastidio, diciamolo, perché ci pone innanzi la nostra perché non siamo stati noi più grandi in questi anni a mediocrità. Ci dà la speranza che qualcosa di buono fare quello che hanno fatto gli studenti in questi giorni? siamo ancora capaci di realizzare, ci fa credere che Perché non siamo stati noi, oggi adulti, a iniziare un’a- possiamo cambiare le cose e lottare per un futuro zione di massa? Perché non abbiamo chiesto noi, per migliore. Ci fa volare alti, lontani dalla bassezza della primi, che il clima e altri temi ambientali entrassero inamovibilità di chi si nasconde dietro le responsabi- veramente nell’agenda dei potenti? Tanti di quelli che lità dei potenti per cui “noi” non possiamo far nulla. manifestano in queste settimane non hanno neanche La cultura dell’apparenza, che ci induce a vivere per l’età per votare ed erano bambini quando, anni fa, già le cose che passano, è un grande inganno. Perché è non si faceva quello che si sarebbe dovuto fare, quando come una fiammata: una volta finita, resta solo la gli allarmi rimanevano inascoltati. I giovani di cenere. L’ uomo è spesso tentato di fermarsi alle cose #FridaysForFuture sono cresciuti in un mondo in cui piccole, quelle che danno una soddisfazione ed un pia- troppi adulti hanno rimandato, ignorato, sottovalutato, cere “a buon mercato”, a quelle che appagano in un spesso perfino negato e boicottato. Ora chiedono il momento, cose tanto facili da ottenere, quanto ultima- conto. Mi pare cristallino e ineccepibile. mente illusorie. Le cose finite possono dare barlumi di soddisfazione o di gioia, ma solo l’infinito può riem- Solo un mondo asfittico e rancoroso può guardare pire il cuore dell’uomo. Dio è venuto al mondo per all’ipotesi di un complotto pianificato per manipolare risvegliare in noi la sete di cose grandi. l’opinione pubblica invece di vedere la bellezza di La battaglia per il clima ha questo sapore. E’ arrivato questi ragazzi, la loro grande maturità, la visione il momento di mobilitarsi tutti per il futuro dei nostri ampia e la capacità di riconoscere con forza la legitti- figli e delle nuove generazioni. Mi auguro che mia mità e la responsabilità delle istituzioni e del potere figlia crescendo si lasci ispirare da tali esempi piutto- legislativo ed esecutivo. Greta manifesta davanti al sto che dall’effimera convinzione che la modaiola e parlamento svedese e parla nelle Conferenze delle botulinica apparenza conti più dell’essere e dell’agire. Parti sul Clima delle Nazioni Unite e lo fa perché ■ IL CANTICO “Il Cantico” continua la sua storia a servizio del messaggio francescano nella convinzione di poter offrire così un servizio per la promozione della digni- tà di ogni uomo e di tutti gli uomini. Per ricevere “Il Cantico” versa la quota di abbona- mento di € 25,00 sul ccp intestato a Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - Roma IBAN IT-37-N-07601-02400-000002618162. Riceverai anche Il Cantico on line! Invia la tua email a info@coopfrateJacopa.it. Con l’abbonamento sostenitore di € 40,00 darai la possibilità di diffondere “Il Cantico” e riceverai in omaggio il volume “Seminare speranza nella città degli uomini”, Ed. Coop. Sociale Frate Jacopa, Roma 2016. Visita il sito del Cantico http://ilcantico.fratejacopa.net e la relativa pagina Facebook Il Cantico.
L’ACQUA POTABILE ISSN 1974-2339 NEGATA A 2 MILIARDI DI PERSONE “Non lasciamo nessuno indietro”: il monito dell’Onu nel Rapporto 2019 sullo sviluppo idrico nel mondo, presentato a Ginevra, in vista della Giornata mondiale dell’Acqua Sono diritti umani riconosciuti dalle Nazioni Unite dal Le donne africane più distanti dall’acqua 2010: acqua potabile e servizi igienico-sanitari ma a tut- Più della metà delle persone che bevono da fonti insi- t’oggi 2 miliardi e 100 milioni di persone non hanno acces- cure vivono nell’Africa subsahariana, dove solo il 24 so all’acqua potabile e 4 miliardi e mezzo non dispongo- per cento ha accesso all’acqua potabile e il 28 per no di strutture sanitarie gestite in sicurezza. Eppure l’Onu cento a servizi igienici non condivisi con altre famiglie. ha inserito nell’Agenda per lo sviluppo sostenibile l’ambi- Tre quarti degli abitanti dei Paesi di questa regione zioso obiettivo di garantire a tutta la popolazione mondia- devono procurarsi l’acqua con fatica, incombenza che le acqua e servizi sicuri entro il 2030. ricade principalmente sulle donne, che impiegano mediamente oltre 30 minuti in ogni viaggio per l’acqua. È lontano l’obiettivo dall’acqua sicura per tutti “Senza acqua e servizi igienici sicuri e accessibili – “Il mondo è ancora fuori strada per raggiungere questo sottolinea il Rapporto – è probabile che queste perso- importante traguardo”, denuncia il Rapporto 2019 sullo ne affrontino molteplici sfide, tra cui cattive condizioni sviluppo idrico, pubblicato a cura dell’Unesco, in colla- di salute e di vita, malnutrizione e mancanza di oppor- borazione con le 32 istituzioni dell’Onu e i 41 enti inter- tunità per l'istruzione e l'occupazione”. nazionali che compongono l’agenzia UnWater, fondata nel 2003, a 10 anni dalla proclamazione della Giornata Rifugiati e sfollati più penalizzati mondiale dell’Acqua per coordinare le attività di tutela di Drammatica la situazione di rifugiati e sfollati all’interno questo bene primario e i programmi igienico sanitari. dei propri Paesi che devono spesso affrontare gravi ostacoli per approvvigionarsi di acqua e servirsi di servi- Un diritto vitale per la dignità delle persone zi igienico-sanitari. Quasi 70 milioni di persone nel 2017 “L’accesso all’acqua è un diritto vitale per la dignità di ogni sono state costrette a fuggire dalle loro case. Oltre 25 persona”, sottolinea il direttore generale dell’Unesco Audrey Azoulay, sollecitando nella comunità internaziona- milioni in media ogni anno migrano a seguito di disastri le “una determinazione collettiva” per includere “quanti naturali, il doppio rispetto agli inizi degli anni ’70, un sono stati lasciati indietro nei processi decisionali, che numero che si teme aumenterà per effetto dei cambia- potrebbero rendere questo diritto una realtà” per tutti. menti climatici in atto. Degrado ambientale pone a rischio patrimonio idrico Aumentano le guerre per l’acqua Grande preoccupazione esprime Gilbert F. Houngbo, E mentre dal 1980 il fabbisogno idrico è aumentato ogni direttore di UnWater e presidente dell’Ifad, il Fondo anno dell’1 per cento, sono cresciute anche le guerre dell’ONU per lo sviluppo agricolo. “I numeri parlano da per l’acqua: 94 dal 2000 al 2009 e 263 dal 2010 al 2018. soli” – avverte – “se il degrado dell’ambiente naturale e I conflitti per accaparrarsi fonti idriche si sono dunque tri- la pressione insostenibile sulle risorse idriche globali plicati da un decennio all’altro. continueranno ai tassi attuali, il 45 per cento del Prodotto interno lordo e il 40 per cento della produzione Investire in risorse idriche e servizi sanitari di cereali, a livello globale, saranno a rischio entro il Il Rapporto dimostra infine che investire nell'approvvi- 2050”. gionamento idrico e nei servizi igienico-sanitari ha un’ot- tima resa economica; il ritorno è stimato globalmente Un milione e mezzo di vittime per acqua contaminata doppio per gli investimenti per l’acqua potabile ed oltre L’Onu stima che 1 milione e 400 milioni di persone, in cinque volte per i servizi igienico-sanitari. gran parte bambini, perdano la vita ogni anno per pato- Roberta Gisotti – Città del Vaticano logie contratte a causa di acqua conta- minata, come documentato nella recen- te Conferenza sull'Ambiente, a Nairobi, dall’11 al 15 marzo scorso. Disparità colpisce poveri e classi di- sagiate La disparità di accesso all’acqua colpisce i più poveri tra gli Stati e tra gli abitanti negli stessi Paesi, oltre che le categorie socialmente più deboli, come le donne, i bambini, gli anziani e soprattutto i profu- ghi, a significare che il diritto all’acqua non è separato dal godimento di altri dirit- ti umani’, cosicché, ad esempio, nei cen- tri urbani gli abitanti delle periferie più degradate arrivano a pagare l’acqua potabile dai venditori ad un prezzo 10/20 volte superiore al costo sostenuto dagli abitanti nelle zone più ricche.
ISSN 1974-2339 13 QUALE POLITICA? Riflessioni dal Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2019 Il servizio con l’altro (cf Msg 7), anche se lontano dalla nostra Nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace visione del mondo. Pensiamo a S. Francesco che osò 2019 (Msg) - La buona politica è al servizio della pace incontrare perfino il sultano, il lupo, i briganti! – emerge che la politica è bene se è un “servizio” (Msg Nel vero dialogo il nostro esprimerci si deve confrontare 2), ovvero non è affermazione di se stessi, ma ha come con l’espressione dell’altro per non cancellare il suo scopo il bene della “collettività umana”. Altrimenti “può mondo reale che è il mondo del difetto, dell’inadeguato, diventare strumento di oppressione, di emarginazione e del dolore, della compassione, piuttosto che dell’efficien- persino di distruzione”. Non c’è un compromesso o una za, dell’assoluto. Per comunicare bisogna guardare la possibilità di mediazione tra il servizio e l’esercizio del realtà così come essa si presenta nella sua mutevolezza, potere per arricchirsi o trarre altri vantaggi temporali: evitando di ripetere slogan di politici a caccia di consen- l’uno è volto a “costruire la cittadinanza e le opere del- so, che vogliono catturare l’altro piuttosto che ascoltarlo. l’uomo”, mentre l’altro è distruttivo. Dire che la buona politica deve partire dalla realtà così come essa si manifesta, significa anche introdursi nella storia fatta di passato, presente e futuro. Se la politica è volta solo al presente, non si apre al futuro, non pensa all’eredità da lasciare ai posteri, è miope e inefficace. Se non si fonda sulle basi di un passato costruito da altri, riconoscendone elementi di validità, è senza radici, superficiale e instabile. Abolire la continuità con il pas- sato e non curarsi degli effetti a lunga scadenza delle pro- prie azioni, significa mirare solo al proprio utile imme- diato. Significa non tendere al bene, perché il bene ha bisogno di tempo per diffondersi e produrre opere che siano costruttive e, quindi, capaci di futuro, di attrattiva e di speranza. La storia nella sua triplice dimensione di passato, presente e futuro, è “pienezza”, il momento pre- sente “è espressione del limite che si vive in uno spazio circoscritto” (EG 222) e, come tale, non può bastare a I credenti impegnati in politica per M. Toso sono realizzare l’umano e a diffondere il bene. “Da qui emer- “servi inutili, ossia persone consapevoli non solo di ge un primo principio per progredire nella costruzione di aver eseguito il proprio dovere (cf Lc 17,7-10), ma un popolo: il tempo è superiore allo spazio” (ibidem). anche del fatto che non sta a loro salvare il mondo, Pertanto non è buona quella politica che cerca solo la dis- benché chiamati a collaborare per migliorarlo. Non continuità col passato e non sa valorizzare e “ri-conosce- debbono caricarsene tutto il peso sulle spalle. Solo re” quanto di positivo è stato fatto da chi è venuto prima, Dio salva e dà la pace” (M. Toso, Cattolici e politica, per proseguire in vista di un miglioramento ulteriore. Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa, p. 103). Anche S. Francesco chiama i frati minori “servi inuti- La libertà di scelta li” con un’espressione evangelica che indica l’atteg- La buona politica, per S. Paolo VI, dovrà altresì rico- giamento di chi fa umilmente il proprio dovere senza noscere il valore della “libertà di scelta” non intesa vantarsene e non pone al vertice della scala di valori il come spesso accade oggi in senso qualunquistico, proprio benessere o utile, subordinando ad esso le sue ovvero valorizzando la possibilità di scegliere qualun- scelte, ma cerca solo la gloria e l’onore di Dio. que cosa indipendentemente dalla distinzione tra ciò che è bene e ciò che è male. Si può credere di essere Riconoscere la realtà concreta liberi scegliendo, ma è possibile, invece, che questa Il Messaggio della Giornata Mondiale della Pace 2019 scelta sia arbitrio, ovvero scelta di ciò che detta l’istin- cita S. Paolo VI che pone come preliminare per un eser- to più forte o lo stimolo più gradito. Dire che si è liberi cizio serio della politica, il “riconoscere la realtà con- quando si fa quello che si vuole, è dire una falsità, per- creta” (OA 46). Per far questo occorre saper vedere la ché se noi facciamo quello che vogliamo, siamo schia- realtà tutta intera e non limitarsi a presentarne un volto vi delle nostre comodità. Al contrario siamo liberi deformato e abnorme secondo gli interessi di parte. quando non scegliamo in vista di una nostra utilità. Occorre ascoltare l’altro, saper vedere la sua diversità e “La verità ci farà liberi”, ha detto Gesù (Gv 8,32). La farne motivo di crescita per noi; ma significa anche libertà di scelta richiede di conoscere come stanno le cose, offrire all’altro la possibilità di crescere e di ampliare i senza rimanere intrappolati nella rete dei condizionamen- suoi orizzonti, attraverso l’ascolto. Ciò è possibile solo ti e delle menzogne mediatiche che vorrebbero polarizza- se ci formiamo un’identità capace di “osare l’incontro” re il nostro pensiero intorno a poche idee che non rispec-
Puoi anche leggere