5 Guida pratica e di riferimento per il negoziante
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Al primo posto Il misterioso mondo del gatto 8 tra i mammiferi da compagnia La convivenza tra uomo e gatto affonda le proprie radici nella storia più remota, spingendosi probabilmente fino a quel lontano tempo in cui l’uomo passò dal nomadismo e dalla caccia a una vita stanziale fatta di agricoltura e, successiva- mente, di civiltà. La necessità di proteggere il frutto del duro lavoro, ovvero le riser- ve alimentari, dagli insidiosi parassiti sinantropi (anche detti “roditori”) ha rivolto l’in- teresse dell’uomo verso il loro naturale predatore e, di conseguenza, la disponibi- lità di piccole prede (quindi di cibo) ha avvicinato il gatto all’uomo. Sembra che i primi ad avvalersi di questa collaborazione reciproca siano stati gli antichi egizi, oltre 3.500 anni fa: non a caso infatti nel pantheon egiziano era presente anche una venerata divinità dalle sembianze di gatto, la dea Bastet. Da quel momento in poi la storia dell’uomo e del gatto ha camminato di pari passo e le loro strade non si sono più divise, nel bene ma anche nel male: considerato già come animale da compagnia da greci e romani, senza mai perdere il suo status di protettore dei gra- nai, durante il Medioevo il gatto fu considerato un animale demoniaco, e pertanto guardato con sospetto. Ma non passò molto prima che la figura del felino dome- stico venisse riabilitata, per conquistare poi una popolarità sempre in ascesa. Ma al di là di quella che può essere la lunga tradizione di convivenza tra il gatto e l’uomo, un rapporto reciprocamente vantaggioso che si protrae da millenni, qual è la situazione attuale? Secondo quanto si legge nel rapporto annuale Assalco- Zoomark 2018, si stima che nel nostro Paese siano presenti oltre 60 milioni di pet e che circa il 67% degli italiani ne possegga almeno uno. Sul territorio dell’Unione Europea il numero di gatti detenuti come animali da compagnia si aggirerebbe intorno ai 74,4 milioni di esemplari mentre i cani sarebbero poco meno di 64 milio- ni: questo dato pone i felini domestici al primo posto tra i mammiferi da compa- gnia, superando il cane che si mantiene comunque in un’ottima seconda posizio- ne. In Italia questo divario di preferenza risulta meno netto, ma il gatto sembra comunque confermarsi come “più gettonato” anche dai nostri connazionali, con ben 7,5 milioni di soggetti contro i 7 milioni di cani. Come mai, dunque, siamo qui a parlare di gatti? Semplicemente perché, come suggeriscono i dati appena analizzati, il gatto è il primo animale da compagnia. Sempre più spesso il negoziante specializzato viene identificato come punto di riferimento per quel che riguarda i consigli sulla gestione quotidiana, pertanto conoscere alcune delle problematiche più frequenti in questa specie può risultare utile per una discussione costruttiva con il cliente e per elargire qualche buon sug- gerimento. 1
Sommario 8 4 Il mondo visto con occhi felini 12 Le malattie infettive e le vaccinazioni raccomandate 16 Il gatto e gli ectoparassiti 21 Il gatto e l’alimentazione 24 Stress e gioco: due aspetti importanti della vita del gatto 27 Il gatto anziano in 10 domande 30 Il gatto e la riproduzione 35 Prendiamoci cura del gatto di casa 38 Le malattie trasmissibili dal gatto all’uomo Dr. Cristiano Papeschi. È laureato in Medicina Veterinaria presso l’Università di Pisa e ha conseguito la specializzazione presso l’Università di Napoli. Attualmente è membro del consiglio direttivo di AIVPA e direttore scien- tifico della rivista AIVPA Journal. È anche socio della SIVAE (Società Italiana Vete- rinari per Animali Esotici) e dell’Unisvet (Unione Italiana Società Veterinarie). Ha tenuto numerose lezioni e seminari presso diverse Facoltà di Medicina Veterinaria e collabora con varie riviste a carattere scientifico e divulgativo, per le quali ha scritto oltre 400 articoli (La Settimana Veterinaria, Summa Animali da Reddito, Summa Animali da Compagnia, Praxis, Vita in Campagna, Zampotta, TerrAmica e Professione Avicunicoltore), con siti e forum su internet. Vanta precedenti collaborazioni con numerose altre riviste (Exotic Files, Cunicultura, Rivista di Coniglicoltura, Aquariophylia, Informatore Zootecnico, La Profes- sione Veterinaria, Hobby Zoo, Vimax Magazine, Amico Veterinario e Pets). Relatore in nume- rosi convegni, congressi e corsi di formazione, è attivo nel campo della ricerca avendo colla- borato a numerosi progetti ed è coautore di diverse pubblicazioni scientifiche e poster presen- tati a congressi nazionali e internazionali. Già autore di tre libri, conta numerose attività in vari campi della medicina veterinaria. Dr.ssa Linda Sartini. È laureata in Medicina Veterinaria presso l’Università di Pisa dove ha conseguito anche la specializzazione. Svolge da sem- pre attività di clinica e chirurgia e attualmente collabora con una Clinica Veterinaria a Viterbo. È coautrice di numerosi articoli di formazione continua in campo medi- co-veterinario, la maggior parte dei quali inerenti la medicina dei piccoli animali da compagnia, e di relazioni e poster presentati nell’ambito di eventi nazionali e inter- nazionali. 2
Il mondo visto con occhi felini IL GATTO È UN “UNIVERSO” DENSO DI MISTERO. UN ANIMALE AFFASCINANTE CHE CONVIVE CON L’ESSERE UMANO ORMAI DA MILLENNI MA NASCONDE ANCORA MOLTI SEGRETI, CON UN CARATTERE NON SEMPRE FACILE DA COM- PRENDERE Per conoscere un po’ meglio il comporta- mento del gatto di casa e il suo modo di interagire con l’ambiente, con l’uomo e con le altre specie abbiamo intervistato un Medico Veterinario esperto in Comporta- mento Animale che, grazie alla propria esperienza maturata in anni di professione e alla personale passione per la specie trattata, ci ha spiegato in maniera semplice e chiara alcuni aspetti generali della perso- nalità di questo fantastico pet. Abbiamo incontrato la Dr.ssa Elisabetta Piva (Medico Veterinario - Master in Medicina Comporta- mentale) che opera presso l’Ambulatorio La Dr.ssa Elisabetta Piva, Medico Veterinario - Master in Medicina Comportamentale Veterinario Vetpoint di Senigallia (An). Domanda: Ci chiediamo spesso come fare per rendere la casa “a misura di gatto”, ci può dare qualche indicazione? Elisabetta Piva: Una casa a misura di gatto è un ambiente arricchito e stimolante a 360 gradi. Mi spiego meglio: per prima cosa dobbiamo partire dal presupposto che il gatto, nonostante il lungo processo di domesticazione che lo ha portato a trasformarsi in un ottimo animale da compagnia, mantiene comunque gran parte della propria indole selvatica che lo rende preda e predatore al tempo stesso! Chiudere un gatto in casa è molto limitativo, pertanto per evitare noia e stress è necessario fornirgli un habitat ricco di stimoli. La prima regola è quella della “tridimensionalità”, poiché si tratta di un attento osservatore che ama scrutare dall’alto il ter- ritorio e gli elementi che lo compongono. La casa dovrebbe inoltre essere piena di giochi e arricchimenti ambientali che stimolino l’intelligenza enigmistica dell’animale ed è necessario concedere al gatto gli spazi vitali di cui ha bisogno per sentirsi al sicuro e rilassato. D.: Cosa si intende per “tridimensionalità”? E.P.: In natura il gatto adora arrampicarsi dove ritiene opportuno e per questo ama partico- larmente gli alberi che rappresentano un rifugio sicuro, un luogo dove isolarsi e un punto di Il gatto è un attento osservatore, che ama scrutare dall’alto il territorio e gli elementi che lo compongono 4
osservazione privilegiato sul mondo circostante. In casa è un po’ difficile, per ovvie ragioni, mettere a sua disposizione un albero, però esistono molte soluzioni alternative che consento- no al gatto di riprodurre questo comportamento. Un tiragraffi a più piani, una libreria facilmente accessibile o un pensile rappresentano ottime alternative… il gatto le apprezzerà di sicuro. D.: Ha accennato al tiragraffi: si tratta di un oggetto importante per il gatto oppure è un vezzo superfluo del proprietario? E.P.: Il tiragraffi è un oggetto tutt’altro che superfluo che non dovrebbe mai mancare in una casa abitata da uno o più gatti. Al di là delle forme e dimensioni - per le quali i proprietari possono oggi sbizzarrirsi come meglio credono scegliendo in base alla disponibilità econo- mica, al gusto personale o all’arredamento - per scegliere il materiale e la sede più adatta dove collocarlo è necessario comprendere la sua utilità e ragionare come un gatto. Innanzi- tutto il tiragraffi è quello strumento che salva la maggior parte dei divani e del mobilio di casa, catalizzando su di sé le attenzioni “graffiatorie” del felino. Il requisito essenziale e più importante è davvero semplice: deve essere di materiale adeguato a consentire la penetra- zione delle unghie, dunque né troppo duro né troppo morbido, e deve poter rendere il graffio ben visibile. Tutto ciò spesso si riduce a una tavoletta o a un cilindro di legno (molto gradito è quello di ulivo) o di plastica rivestita di corda, stoffa o moquette, da disporre in modo da sostenere il peso del gatto sia se posizionato in orizzontale che in verticale (meglio entrambe le opzioni), a seconda delle preferenze del gatto. Questo elemento, il tiragraffi vero e proprio, può essere incluso in una struttura più grande e articolata composta da più piani, amache, I tiragraffi più sono complessi e più riescono a soddisfare le esigenze etologiche del gatto in fatto di arricchimento ambientale ponti e nascondigli… Alcuni tiragraffi sono veri e propri capolavori di design, un grande pia- cere anche per gli occhi, ma al di là del lato estetico, più sono complessi e più riescono a soddisfare le esigenze etologiche del gatto in fatto di arricchimento ambientale. Esistono poi anche soluzioni più semplici ed economiche, come i tiragraffi realizzati in cartone. L’ideale sarebbe poterne scegliere più di uno, destinando a quello più bello e grande un posto d’o- nore in casa e utilizzando quelli più piccoli e meno appariscenti per salvare gli stipiti delle porte o il mobilio. Sarà dunque necessario piazzarli nei punti della casa per i quali il gatto ha mostrato maggior interesse e dove ha iniziato a fare danni. D.: Perché il gatto graffia o, come si dice volgarmente, “si fa le unghie”? E.P.: I motivi sono fondamentalmente due. Il più conosciuto è la necessità di farsi una sorta di “manicure”: il gatto ha bisogno di mantenere le unghie sempre affilate e ci riesce grazie al graf- fiamento di alcune superfici, operazione che ne facilita anche il ricambio favorendo la perdita della guaina. L’altro motivo, molto più importante, è la marcatura del territorio. Infatti attraverso il graffio il gatto effettua due tipi di marcatura distinti ma complementari: una di tipo visivo, ovvero i segni lasciati dalle unghie, e una olfattiva, grazie alle ghiandole che possiede nello spazio interdigitale. Per questo motivo il tiragraffi non andrebbe nascosto in un angolo remoto della casa, ma posizionato in un punto di passaggio. Quando il tiragraffi è ormai “massacrato” 5
8 L’importanza dell’erba gatta Fornire vegetali innocui da masticare (come erba gatta, avena, menta gatta, radici di valeriana essiccata o altro), magari nascosti e lasciati mordicchiare una volta trovati, può essere un ottimo arricchimento ambientale. L’erba gatta può avere infatti un effetto molto piacevole: stiamo parlando della Nepeta cata- ria che in alcuni soggetti, geneticamente più predisposti, può indurre manifestazioni comportamentali riconducibili al piacere (strofinamenti, vocalizzi, ecc.). è naturale il desiderio di sostituirlo con uno nuovo, ma bisogna tenere in considerazione che al gatto non importa dell’estetica ma delle sue marcature e un nuovo oggetto potrebbe essere temporaneamente destabilizzante. Ricordiamo inoltre che alcuni gatti adorano graffiare dopo aver mangiato o essere andati in “bagno”, per cui posizionare un tappetino di moquette in vici- nanza delle ciotole e della cassettina igienica può risultare cosa gradita. D.: Esistono altre forme di marcatura oltre al graffio? E.P.: Sì! Il gatto possiede diverse ghiandole odorifere e tra queste le più usate sono quelle presenti sul muso e sul mento. Ad esempio, quando il gatto si struscia insistentemente sulle gambe del proprietario lo sta marcando con i propri odori. Inoltre anche feci e urine possono essere utilizzate come strumenti di marcatura, ma in genere il gatto tende a nasconderle: quando vengono ritrovate fuori dalla cassettina o in giro per casa indicano in genere che qualcosa non va. D.: In che modo il gatto si diverte e quali sono i giochi che possiamo utilizzare? E.P.: Il gatto è un predatore. E gioca come tale. Pertanto i suoi giochi preferiti sono quelli che gli permettono di simulare una sequenza predatoria, ovvero l’agguato, l’inseguimento e la lotta. Per questo semplici oggetti come una pallina (ottima quella di carta stagnola) o un rotolino di cartone, già di per sé rappresentano un valido stimolo. Ancora meglio la classica asticella collegata da un filo a un topolino di plastica o a una piuma che, una volta in movi- mento, diventano una grande attrattiva per il micio. Insomma, basta un po’ di inventiva per realizzare giochi semplici e accattivanti. Il gatto è anche un esploratore per cui alcuni pro- blem solving, come il nascondere qualche crocchetta in giro per casa o all’interno di un con- tenitore di facile accesso, possono diventare degli interessanti arricchimenti ambientali. Avete mai fatto caso alla reazione del gatto quando si lascia sul pavimento la sportina della spesa oppure anche solo una busta o una scatola vuota? Il felino di casa non potrà fare a meno di andare a curiosare, per cui lasciateglielo fare… In commercio esistono poi moltis- sime soluzioni, più o meno sofisticate ma sempre a misura di gatto, il cui denominatore comune, indipendentemente dal costo, dal design e dal funzionamento, è quello di stimolare e stuzzicare l’istinto naturale del micio. Semplici oggetti, come la classica asticella collegata da un filo a un topolino di plastica o a una piuma, rappresentano un valido stimolo 6
D.: Esistono delle aree ben definite e con funzioni precise all’interno della casa? E.P.: Per i gatti che conducono una vita esclusivamente indoor, la casa corrisponde al terri- torio. Per una disposizione ottimale della casa in funzione alle esigenze del gatto, è neces- sario capire come lui ragiona. Iniziamo dall’area destinata ai “bisognini”: tutti sappiamo che il gatto necessita di una cassettina igienica, ma l’importante è sapere dove posizionarla. Considerando che nessuno, e questa regola vale anche per l’essere umano, ha piacere di essere disturbato in quel delicato momento di privacy e vulnerabilità, la cassetta dovrà esse- re ubicata in un punto della casa tranquillo e appartato. E poiché in natura il gatto è un ani- male molto pulito e non mangia con piacere nelle vicinanze del proprio “gabinetto”, la cas- settina dovrà essere lontana dalle ciotole del cibo. L’area destinata all’alimentazione, quindi alla ciotola del cibo e dell’acqua, dovrà essere realizzata sempre in un luogo tranquillo, ma non necessariamente isolato. Spesso si identifica nella cucina la stanza più adatta, ma molti gatti sono infastiditi magari dal rumore della lavastoviglie o della lavatrice, e questo fatto deve essere tenuto presente. Eventualmente le ciotole possono essere poste in alto, strate- gia molto valida soprattutto se in casa siano presenti altri animali (ad esempio un cane), ma dovranno essere di facile e comodo accesso sia per il gatto che per il proprietario. L’acqua per alcuni gatti rappresenta un notevole diversivo, quindi distribuire più punti di abbevera- mento o fornire delle fontanelle potrebbe essere un ulteriore valido arricchimento ambienta- le. Per quel che riguarda l’area relax si tratta di un ambiente più difficile da definire a priori, in quanto di solito è il gatto a sceglierla. All’interno di un appartamento possono essere indi- viduate diverse aree relax, che l’animale utilizzerà a seconda dello stato emotivo del momento. Il divano, il letto, uno dei piani del tiragraffi o il proprietario stesso… le possibilità All’interno di un appartamento possono essere individuate diverse aree relax, che l’animale utilizzerà a seconda dello stato emotivo del momento sono varie e dipendono dal desiderio di compagnia o di isolamento che l’animale prova in quel momento. Per facilitare la scelta è possibile posizionare delle tane chiuse, per i momen- ti di solitudine volontaria, o delle superfici sopraelevate pavimentate con moquette o stof- fa… in ogni caso sarà sempre il gatto a scegliere dove trascorrere il proprio tempo. Ultima, ma non certo per importanza, è l’area destinata al gioco e alla predazione, dove il gatto si dedicherà ai suoi passatempi preferiti. Per completare il quadro dobbiamo citare le “zone di passaggio”, ovvero quei tragitti ideali che il gatto percorre per spostarsi da un ambiente all’altro e che usa marcare sia con segnali olfattivi (feromoni) che visivi (graffi), nei quali potrebbe essere utile posizionare dei tiragraffi. Dare la possibilità di osservare il mondo esterno attraverso il vetro di una finestra, o meglio l’accesso a un terrazzo messo in sicu- rezza, è sempre consigliabile. D.: Ci può dare qualche consiglio sulla lettiera? E.P.: Abbiamo già accennato all’importanza del suo posizionamento. La prima regola “aurea” sulla lettiera riguarda la sua superficie, che deve essere proporzionata alle dimen- sioni del gatto in modo da consentirgli di compiere comodamente la seguente sequenza: entrare, girare su sé stesso, scavare, eliminare feci e urine, ricoprire e uscire. Come substra- to ne esistono in commercio di diversi tipi, tutti più o meno validi, l’importante è fornire al micio uno spessore di almeno 5/7 cm affinché possa nascondere i propri bisogni. Molte let- tiere sono aromatizzate, ma il profumo è più un’esigenza del proprietario che del gatto, il quale potrebbe anche esserne disturbato, per cui bisogna valutare le preferenze individuali. 8
8 Perché il gatto è sempre dalla parte sbagliata della porta? Capita spesso, quando il gatto si trovi di fronte a una porta chiusa, che chie- da con insistenza di entrare e, una volta aperta la porta, che rimanga sulla soglia oppure faccia un giretto veloce e poi esca. Il gatto non ama infatti le porte chiu- se, in quanto deve avere una visione completa dell’ambiente: gli piace osservare e deve essere in grado di gestire il territorio regolando lo spazio tra lui e gli altri che, in ogni caso, devono rimanere entro il suo campo d’osservazione. Nella sua mappa cognitiva della casa, dunque, porte chiuse e divieti di accesso non sono contemplati. Per quanto riguarda il discorso “cassettina aperta” vs “cassettina chiusa”, al gatto non fa molta differenza e la presenza di una copertura è, anche in questo caso, più che altro una necessità del proprietario. C’è da dire però che a molti gatti la porticina basculante può dare fastidio e che, soprattutto se la lettiera non viene pulita spesso, potrebbe decidere di non utilizzarla più ed espletare i propri bisogni altrove; in linea generale, nella scelta della cas- settina (ma anche della lettiera) bisogna andare per tentativi. Una cosa è importante da tene- re presente: se convivono più gatti è meglio lasciare a loro disposizione almeno due casset- tine igieniche (meglio tre) distanti tra loro, in modo che sia salvaguardata la privacy e la tran- quillità del singolo. D.: Come viene considerato dal gatto il proprio umano? E.P.: A differenza del cane, il gatto è un animale più solitario, sociale facoltativamente, che non riconosce l’essere umano come “capo branco”, bensì lo accetta all’interno del suo gruppo marcandolo con i propri odori. Quando il gatto si struscia sulle gambe o sulle mani del proprietario non lo sta semplicemente coccolando, in realtà sta manifestando affiliazio- ne e accettazione. Il ruolo dell’umano non è ben definito, stabile e immutabile come avvie- ne per il cane; al contrario può essere considerato contemporaneamente madre (quando il gatto fa la “pasta” sulla nostra pancia), figlio (quando ci porge una lucertola, un topolino o un uccellino per sfamarci), compagno (quando ci cerca e si addormenta a stretto contatto con noi), predatore (quando attacca le mani che si muovono per giocare), preda (quando scappa all’improvviso) e a volte anche albero (quando si arrampica sulle nostre gambe). Il ruolo dell’essere umano, ai suoi occhi, può cambiare molto rapidamente e più volte nello stesso momento, in funzione delle circostanze e del suo stato emotivo. La coccola e la carezza mimano il rapporto tra gatti, il grooming reciproco, e il lasciarsi accarezzare dipende molto da quanto è stato abituato a essere leccato dalla mamma e dal suo livello di socializzazione: per questo è molto importante che lo svezzamento avvenga nei tempi giusti. La coccola e la carezza mimano il rapporto tra gatti, il grooming reciproco 9
D.: Invitare al gioco il gatto muovendo la mano è sbagliato? E.P.: Io lo sconsiglio! Se il gattino identifica la mano o il piede come un gioco di predazione, lo considererà sempre come tale, anche quando non vogliamo, e il rischio di morsi o graffi anche profondi sarà molto concreto. Se il micio è particolarmente eccitato e vuole attaccare la mano bisogna interrompere la sequenza predatoria, aspettare che si calmi e poi proporre un gioco alternativo. D.: Quali sono i consigli per introdurre in casa un nuovo gatto? E.P.: Quando in casa sia già presente un gatto “padrone” del territorio, introdurre un nuovo soggetto non è semplice, ci vuole tempo e non sempre si riesce nell’intento poiché i due animali potrebbero non accettarsi mai vicendevolmente. Meglio evitare in prima battuta un incontro diretto, e fare in modo che i due soggetti si conoscano inizialmente in maniera “olfattiva”. Una buona strategia potrebbe essere quella di confinare in una stanza il nuovo arrivato e successivamente, in sua assenza, lasciare che il gatto residente entri nella stanza e faccia conoscenza dell’altro attraverso il suo odore per alcuni minuti; allo stesso modo si dovrà consentire al nuovo arrivato di girare per l’appartamento e annusare liberamente, sempre evitando “incontri ravvicinati”. I primi contatti potranno avvenire ponendo il nuovo gatto in un trasportino chiuso, in modo che l’altro possa girargli intorno e finalmente vederlo, Quando in casa sia già presente un gatto “padrone” del territorio, introdurre un nuovo soggetto non è semplice pur mantenendo una separazione fisica. A quel punto si osserveranno le reazioni: qualche rimostranza (soffio e tentativo di aggressione) è più che normale, ma bisogna sempre fare attenzione. Solo alla fine di questo lungo percorso, la cui durata è estremamente variabile, si potrà tentare un approccio fisico diretto, meglio in un ambiente quanto più possibilmente neutro (magari una stanza di scarso interesse dal punto di vista territoriale). Ovviamente l’in- contro tra un gatto adulto (residente) e un gattino (nuovo soggetto) è più semplice rispetto a quello tra due adulti, in quanto il giovane entro le 9/10 settimane di vita è in genere molto più malleabile. Un consiglio pratico è quello di aumentare tutte le risorse di un numero supe- riore al numero dei gatti: se i gatti sono due, posizionare tre cassettine igieniche, tre tiragraffi e tre ciotole per il cibo, in modo da ridurre al minimo i conflitti. D.: Quali sono i principali problemi comportamentali del gatto, quali le cause e le manifesta- zioni? E.P.: Il capitolo delle patologie comportamentali è davvero molto ampio. Volendo sintetizza- re, lo stress potrebbe essere individuato come uno dei fattori principali e può essere conse- guenza di diverse cause: dalla noia (ambiente chiuso e poco stimolante), alle modificazioni territoriali, fino ai conflitti sociali. Ad esempio un trasloco, dei lavori di ristrutturazione in casa o il cambio di mobilio rappresentano un trauma per il gatto che vede modificarsi, o cambiare del tutto, il proprio territorio mentre l’introduzione di un nuovo animale (come un altro gatto o un cane) provoca disagio e sconvolgimento nella struttura sociale. Il gatto stressato può manifestare questa condizione in diversi modi, dai cambiamenti nel proprio comportamento (tendenza a isolarsi di più, aumento dell’aggressività, eccessivo grooming, ecc.), fino a veri e propri segni di malattia come l’anoressia, i disturbi gastroenterici o urinari e la perdita di pelo. Un gatto che di punto in bianco inizia a fare i bisogni fuori dalla cassettina o a graffiare i mobili, non sta facendo un dispetto bensì sta manifestando un disagio che traduce, molto spesso, con una marcatura patologica del territorio. Pertanto non deve essere punito, bensì è necessario indagare le cause rivolgendosi a un veterinario comportamentalista. 10
Le malattie infettive e le vaccinazioni raccomandate IL GATTO, COME DEL RESTO QUALUNQUE ALTRA SPECIE ANIMALE, PUÒ ESSE- RE COLPITO DA DIVERSE MALATTIE INFETTIVE SPECIFICHE. TRA QUESTE LE MALATTIE VIRALI SONO SICURAMENTE QUELLE CHE PRESENTANO UN RISCHIO MAGGIORE IN QUANTO A DIFFUSIONE E POSSIBILITÀ DI CONTAGIO. LA VACCI- NAZIONE PREVENTIVA È UNA VALIDISSIMA ARMA IN NOSTRO POSSESSO, MA DEVE ESSERE USATA NELLA MANIERA GIUSTA Nella maggior parte dei casi i gatti vengono venduti (o acquistati) quando sono ancora pic- coli - comunque non entro i 60 giorni di vita - sicuramente il momento migliore per adattarsi alla casa e alla famiglia che li ospiteranno. Purtroppo il giovane gatto è esposto al rischio di contrarre alcune malattie infettive, in particolare quelle di natura virale. Poiché i primi inter- venti vaccinali di routine andrebbero eseguiti proprio in questa fascia di età, si ricorda che è bene vendere (o acquistare!) solamente soggetti già vaccinati oppure, qualora la prima vaccinazione non fosse ancora stata eseguita, provvedere comunque prima della vendita. Per quanto il negozio possa sembrare un ambiente “sicuro”, non è impossibile che durante la permanenza nella struttura il gattino possa essere contagiato da una malattia infettiva. Anche subito dopo la cessione, al momento dell’arrivo nella nuova casa, il giovane gatto potrebbe essere a rischio e una qualunque malattia infettiva potrebbe insorgere prima che il proprietario abbia potuto provvedere in questo senso, motivo in più per vendere un animale già “protetto”. Cerchiamo di capire insieme quali sono le principali malattie virali contro le quali è bene fare profilassi e come regolarsi con gli interventi vaccinali che, ricordiamo, devono essere eseguiti direttamente da un medico veterinario che provvederà anche a pia- nificare i richiami successivi e garantirà la buona esecuzione della procedura timbrando e firmando il libretto sanitario. Linee guida sulla vaccinazione Al fine di fornire una linea guida comune sulle vaccinazioni, il WSAVA (World Small Animal Veterinary Association) ha recentemente pubblicato un documento aggiornato in materia, oggi seguito dalla maggior parte delle strutture veterinarie. Nonostante le indicazioni di base, delle quali parleremo a breve, il protocollo vaccinale non è rigido, ma la sua pianifica- zione spetta in ultima analisi al veteri- nario curante che deve elaborare un piano di profilassi tenendo in conside- razione diversi elementi, tra i quali il rischio cui l’animale è esposto, lo stile di vita e l’epidemiologia delle diverse patologie contro le quali è necessario confrontarsi. Innanzitutto è necessario fare una distinzione tra vaccinazioni “core”, ovvero quelle suggerite per tutti gli animali, e “non core”, quelle facolta- tive la cui esecuzione dipende da uno stato di necessità o meno. Le vaccinazioni core nel gatto sono essenzialmente quelle contro la Pan- leucopenia felina (Feline Parvovirus - FPV), l’Herpesvirosi (FHV-1) e la Calicivirosi (FCV). Per queste patologie il protocollo base del WSAVA suggerisce nel gattino una prima vaccinazio- ne tra le 6 e le 8 settimane di vita con richiami ogni 2-4 settimane, fino al raggiungimento delle 16 settimane di vita circa. Il gatto potrà poi essere rivaccinato all’età di sei mesi o un anno e successivamente ogni tre anni ma, come già accennato, il protocollo andrà “aggiu- stato” dal medico veterinario una volta prese in considerazione le diverse variabili, valutando il singolo caso. Tra le vaccinazioni non core, ovvero quelle che vengono eseguite in partico- lari condizioni di rischio, sono incluse la Leucemia Felina e l’Immunodeficienza (FIV), entram- be virali, la Clamidiosi (Chlamydia felis) e la Bordetellosi (Bordetella bronchiseptica) che sono 12
Purtroppo il giovane gatto è esposto al rischio di contrarre alcune malattie infettive, in particolare quelle di natura virale invece malattie batteriche. La rabbia, altra patologia virale molto importante, merita un discorso a parte: nelle aree in cui la malattia è endemica la vaccinazione viene considerata core, ma è obbligatoria ai fini del rilascio del passaporto per l’espatrio o per l’importazione, esattamente come avviene per il cane e il furetto. Alla luce di queste considerazioni, risulta ormai chiaro quali siano i requisiti vaccinali per un animale che sarà ospitato in negozio. Vediamo insieme alcune particolarità delle patologie per le quali si esegue l’intervento vac- cinale. Panleucopenia felina Anche nota come gastroenterite virale felina, questa malattia è altamente contagiosa e spesso fatale. Il Parvovirus è molto resistente nell’ambiente (fino a 1 anno) e i soggetti più colpiti sono i gattini non vaccinati. Questo virus viene eliminato nell’ambiente prevalente- mente attraverso le feci ma anche altri fluidi corporei. L’infezione può avvenire per contatto diretto con animali infetti o le loro feci oppure per via indiretta frequentando ambienti con- taminati. I sintomi sono prevalentemente vomito e diarrea (spesso emorragica), febbre, scar- so appetito e depressione. Il termine panleucopenia deriva dal fatto che per la sua azione sul midollo osseo, il virus determina un notevole abbassamento dei globuli bianchi. Influenza felina Sotto la denominazione generica di “influenza felina”, malattia respiratoria molto contagiosa e in alcuni casi fatale, vengono comprese due patologie a eziologia virale molto importanti e frequenti nel gatto: l’Herpesvirus e il Calicivirus. Questi virus vengono dispersi nell’ambien- te attraverso l’aerosol, lo scolo nasale e oculare grazie ai quali possono essere rapidamente trasmessi agli animali sani sia per contatto diretto che indiretto. Come per la panleucopenia, anche per l’influenza felina i più colpiti sono gli animali giovani che manifestano inizialmente dei semplici starnuti; la patologia può evolvere in quadri clinici più o meno gravi in funzione dei ceppi virali coinvolti, delle condizioni generali degli animali colpiti e dello stato del siste- ma immunitario. Altri sintomi che compaiono di frequente sono febbre, depressione, ano- ressia, scolo oculo-nasale, possibile presenza di ulcere a carico della mucosa orale e perdita di saliva. Le infezioni batteriche secondarie a carico dell’apparato respiratorio possono complicare l’evoluzione della patologia e minare gravemente la sopravvivenza degli animali colpiti. Leucemia Felina La Leucemia Felina o FeLV è causata da un retrovirus che viene eliminato dagli animali infetti attraverso le feci, le urine ma soprattutto la saliva, che è uno strumento molto importante per la trasmissione del virus che può in questo modo infettare i gatti sani attraverso un morso, operazioni di grooming reciproco (gatti che si toelettano tra loro) o anche semplice- mente utilizzando la stessa ciotola per acqua e alimento. A differenza degli altri virus appena presi in considerazione, il virus della FeLV non sopravvive a lungo nell’ambiente esterno. I gatti che sviluppano la malattia sono quelli il cui sistema immunitario non riesce a far fronte 14
all’infezione: questi animali manifesteranno i sintomi in tempi variabili e il decesso, presto o tardi, è l’evoluzione più probabile. I sintomi più comuni che compaiono in corso di FeLV sono febbre, depressione, dimagrimento, aumento di volume dei linfonodi, pelo opaco e disordi- nato, problemi gastroenterici e respiratori nonché tempi più lunghi di guarigione da altre malattie (a causa dell’inefficienza del sistema immunitario). In molti gatti è presente anche anemia (mucose pallide) e sviluppo di tumori a carico di midollo osseo, linfonodi, intestino, reni o altri organi. Possono essere vaccinati i gatti che non abbiano contratto l’infezione, per- tanto prima dell’intervento è necessario eseguire un test sierologico che confermi l’assenza dell’infezione. I gattini possono essere infettati direttamente dalla madre, per cui è preferibile acquistare figli di madri “garantite”. Immunodeficienza felina Il virus dell’Immunodeficienza Felina (FIV o AIDS felino) provoca un indebolimento progressi- vo del sistema immunitario dell’animale che, di conseguenza, non riesce ad affrontare le altre malattie che lo minacciano, anche le più banali. Le modalità di trasmissione sono simili a quelle già descritte per la FeLV. Non esistono terapie specifiche e, a differenza delle altre patologie descritte, nel nostro Paese non sono attualmente disponibili presidi immunizzanti. Clamidiosi La clamidiosi felina è una malattia batterica causata da Chlamydophila felis che causa una congiuntivite persistente di gravità variabile, ma l’infezione può interessare anche il naso e le alte vie respiratorie (scolo nasale e starnuti) e in alcuni casi anche i polmoni. Febbre, depressione e perdita di appetito sono sintomi comuni in corso di clamidiosi. La patologia è altamente contagiosa e può colpire animali di tutte le età; i gattini sono più sensibili all’in- fezione che diventa spesso cronica e persistente. Raramente la clamidiosi porta a morte gli animali ma può aggravare altre patologie concomitanti o esserne aggravata. Il batterio non sopravvive a lungo nell’ambiente esterno e viene distrutto o inattivato dai comuni disinfet- tanti; la trasmissione avviene generalmente a seguito di contatto tra soggetti infetti e sani. Rabbia Quello della rabbia è un virus letale, che si trasmette attraverso il morso e porta inevitabil- mente a morte l’animale nel giro di alcuni giorni. Nel gatto la vaccinazione antirabbica è obbligatoria in caso di espatrio o di importazione dall’estero, pertanto gli animali acquistati da fornitori oltre confine dovranno essere accompagnati dal passaporto che attesti la rego- lare esecuzione della vaccinazione, effettuata non prima dei 3 mesi compiuti di età. Quali attenzioni in negozio? In negozio bisognerebbe accettare (e quindi rivendere!) solo animali di provenienza certa, accompagnati da libretto vaccinale e certificato sanitario. Qualora compaiano segni di malessere che facciano pensare a un problema sanitario, bisogna rivolgersi immediatamen- te a un veterinario che provvederà a diagnosticare la patologia in corso e a fornire le prescri- zioni per la cura dell’animale e per la salvaguardia degli altri soggetti eventualmente presenti in negozio, evitando così di vendere soggetti infetti o in fase di incubazione. I locali e le strut- ture all’interno delle quali vengono ospitati gli animali dovrebbero sempre essere accurata- mente igienizzate e disinfettante con regolarità, indicazione particolarmente valida soprat- tutto nel caso della comparsa di una qualunque malattia infettiva, dal momento che alcuni patogeni sono in grado di persistere nell’ambiente anche molto a lungo infettando in suc- cessione numerosi soggetti. 8 Il libretto sanitario Sul libretto sanitario bisognerà verificare che a ogni vaccinazione dichiarata corrispondano la data di esecuzione, la data prevista per il rischiamo, l’eti- chetta del prodotto utilizzato e che siano presenti sia la firma che il timbro di un veterinario regolarmente iscritto all’ordine. In presenza di un proprietario alla prima esperienza bisognerà ricordare la necessità di far eseguire i richiami previsti, al fine di garantire all’animale una copertura adeguata. Nel caso di soggetti di importazione, questi dovranno avere anche il passaporto che ne attesti l’importazio- ne legale e la regolare esecuzione della profilassi antirabbica. 15
Il gatto e gli ectoparassiti GLI ECTOPARASSITI RAPPRESENTANO UN PROBLEMA SOPRATTUTTO NEL PERIODO CALDO E PER L’ANIMALE CHE VIVE ALL’APERTO. NONOSTANTE CIÒ ANCHE I GATTI CON VITA ESCLUSIVAMENTE CASALINGA POSSONO ESSERE BER- SAGLIO DI DIVERSI OSPITI INDESIDERATI E IL CALDO PER MOLTI DI ESSI NON È PIÙ UN FATTORE DETERMINANTE. INOLTRE GLI ECTOPARASSITI, OLTRE A RAP- PRESENTARE ESSI STESSI UN PROBLEMA, POSSONO ESSERE VETTORI DI ALTRE PATOLOGIE: LA PREVENZIONE È LA PIÙ IMPORTANTE STRATEGIA DI DIFESA Un tempo erano considerati un problema di cui preoccuparsi con l’arrivo della bella stagio- ne, ma oggi la loro presenza è stata accertata anche nei periodi dell’anno considerati più proibitivi: stiamo parlando degli ectoparassiti, ospiti indesiderati che vivono sui nostri ani- mali o entrano in contatto con loro per sfruttarne le risorse e proliferare. I prodotti antiparassitari Il negoziante specializzato viene spesso interpellato su quale sia il prodotto più adatto da applicare sull’animale, pertanto una conoscenza di base dei principali ectoparassiti è fon- damentale per comprendere quale sia la migliore strategia di lotta. La maggior parte degli antiparassitari è di libera vendita, non necessita pertanto di prescrizione medica, ma spesso il proprietario, da solo, non è in grado di effettuare una scelta oculata e consapevole ed è quindi utile poter dare un buon consiglio. Il negoziante può ottenere le informazioni relative a ogni singolo prodotto prima di tutto leggendo le istruzioni riportate sulla confezione, che indicano lo spettro d’azione (ovvero per quali ectoparassiti sono registrate le molecole con- tenute all’interno del presidio), la specie sul quale il prodotto può essere impiegato e le modalità di utilizzo, ma anche confrontandosi con l’informatore di zona che saprà dare risposta a tutte le domande del caso. Nel suggerire un antiparassitario bisognerà prima di tutto capire quale sia la tipologia di prodotto più adatta all’animale e al proprietario: ad esempio non tutti i gatti sopportano il collarino, che in genere ha il vantaggio di risultare “comodo” grazie a una durata di diversi mesi, e non tutti i proprietari sono così attenti e meticolosi da ricordarsi di applicare con regolarità prodotti come spot-on o spray, che in genere richiedono una cadenza ben precisa. Poi bisogna prendere in considerazione la modalità di somministrazione: molti proprietari ignorano che, ad esempio, gli spot-on non 16
8 I gatti in negozio Prima di vendere od ospitare in negozio un gatto è buona regola che il nego- ziante si assicuri che sia privo di ectoparassiti che potrebbero infestare, nel giro di poco tempo, altri soggetti presenti o creare problemi al proprietario (e quindi proteste) nell’immediato post-vendita. È bene, a tale scopo, osservare con cura soprattutto l’interno del padiglione auricolare per verificare l’assenza di acari e di cerume, e la cute dell’animale, per assicurarsi che non vi siano “ospiti indesiderati” (come pulci o loro escrementi) o addirittura lesioni e arrossamenti sospetti. devono essere applicati sul pelo ma direttamente a contatto con la cute e che lavare l’ani- male a ridosso della somministrazione può vanificare l’efficacia del prodotto. Infine, quali sono gli “ospiti indesiderati” contro i quali si intende fare profilassi? Molti prodotti sono ad ampio spettro, ovvero prevengono contemporaneamente tutte le categorie di ectoparassiti, altri invece hanno uno spettro d’azione più limitato e infine, cosa che spesso viene poco considerata, alcuni sono registrati, e quindi efficaci, per la prevenzione o l’eliminazione anche di un certo numero di parassiti interni. Saper consigliare il prodotto giusto e dare indi- cazioni sulle modalità di utilizzo può essere utile per creare empatia con il cliente: sapevate, ad esempio, che contro le insidiosissime pulci, le quali tendono a sopravvivere nell’ambiente attraverso le loro forme immature, esistono prodotti da somministrare agli animali ma effica- ci anche per una lotta di tipo “ambientale”? Voi sicuramente si, ma il proprietario medio spesso ignora questo aspetto: perché non farglielo presente? Vediamo insieme, dunque, quali sono i principali ectoparassiti contro i quali ci dobbiamo confrontare. Una pulce (Ctenocephalides felis) Le pulci Tutti conosciamo le pulci, piccoli insetti grandi poco più di 2 millimetri, di colore brunastro e dotati di sottili e robuste zampe posteriori che consentono loro di spiccare salti centinaia di volte superiori alla lunghez- za del loro corpo. Le pulci possiedono un apparato buccale in grado di pungere la cute dell’ospite, con- sentendo loro di nutrirsi del sangue dell’animale. Il ciclo biologico di questo parassita è molto interes- sante: le pulci adulte vivono sugli animali infestati, si accoppiano e producono delle uova che cadono al suolo (contaminazione ambientale). Dalle uova fuoriesce una larva di primo stadio che, nell’ambiente esterno, matura fino a larva di terzo stadio per poi trasformarsi in pupa e sopravvivere protetta per mesi, fino a che le condizioni ambientali non siano idonee alla schiu- sa. A quel punto l’insetto adulto e affamato troverà un nuovo ospite sul quale nutrirsi e dar vita a numerose generazioni successive. Le larve hanno la tendenza a rifuggire la luce solare rin- tanandosi, in ambiente domestico, al riparo di tappeti, moquette, divani, letti, cucce e altri anfratti. L’adulto vive fino a un massimo di 100 giorni ed è in grado di produrre dalle 30 alle 50 uova al giorno: immaginiamo, nel caso di un’infestazione massiva, quante pulci potrebbero nascere in totale per ogni stagione favorevole! Quello appena descritto in maniera sommaria è il ciclo biologico di Ctenocephalides felis, la pulce più diffusa nel gatto e nel cane nel nostro Paese ma non l’unica, in quanto il micio può essere parassitato da numerose specie di puli- cidi, tra cui quelle caratteristiche di altre specie, come ad esempio Ctenocephlides canis, Archaeopsylla erinacei (pulce del riccio), Spilopsyllus cuniculi (pulce del coniglio), Pulex irri- tans, Echidnophaga gallinacea (pulce dei volatili) e diverse altre. Per osservare le pulci e veri- ficare pertanto la loro presenza, spesso basta spostare il pelo dell’animale per veder fuggire in tutta fretta il parassita, oppure è sufficiente individuare le feci dell’insetto che hanno l’aspet- to di “forforina” nera in mezzo al mantello. La presenza delle pulci sull’animale provoca reazioni cutanee di varia intensità, in alcuni casi veri e propri fenomeni aller- gici (scatenati dal contatto con la saliva del parassita), accompagnate da prurito e intenso grattamento. I pidocchi Anche il gatto ha i suoi pidocchi e, per quanto piutto- Felicola subrostratus sto rari nei gatti di casa, un po’ meno in quelli a vita 18
libera, è bene ricordare che esistono. Il pidocchio del gatto “per eccellenza” è Felicola subrostratus, un insetto di forma allungata (1-1,5 mm) che si localizza principalmente sulla cute di muso, orecchie e dorso dell’animale provocando dermatite, prurito e alopecia. Le zecche Una zecca Numerose sono le specie di zecca che possono infestare il gatto (e il cane) nel nostro Paese, in particolare quelle appartenenti ai generi Ixodes, Rhipicephalus, Dermacen- tor, Haemaphysalis e Hyalomma. Senza entrare nel detta- glio delle singole specie, una zecca si riconosce facilmen- te: sono acari di grosse dimensioni (2-4 mm circa) con corpo ovalare, otto arti nell’adulto (e nella ninfa) e sei nella larva, dotati di un rostro (apparato buccale o ipostoma) che spesso viene definito erroneamente “testa”, molto difficili da schiacciare. Una volta salita sull’animale, la zecca si porta sulla cute nella quale infigge il rostro e inizia a succhiare il san- gue. A differenza del maschio, la femmina durante il pasto si gonfia progressivamente fino a raggiungere la dimensione di un fagiolo: il nutrimento così ottenuto le servirà per produrre diverse centinaia di uova che verranno deposte nel terreno e daranno vita a una successiva generazione di piccole zecche. La puntura di questo parassita, che può rimanere attaccato all’animale per diversi giorni, causa fastidio, tanto che spesso il gatto riesce a staccarlo da sé grattandosi. La rimozione manuale della zecca deve essere eseguita con attenzione e da personale esperto, poiché il rischio di “rottura” dell’acaro è tutt’altro che remoto: l’apparato buccale potrebbe rimanere infisso nella cute causando una reazione di tipo granulomatoso. È meglio evitare l’uso di olio, alcool o qualunque altro rimedio “casareccio” e inappropriato, impiegando invece prodotti specifici e giocando sempre sulla prevenzione. Gli acari della cute Otodectes cynotis Oltre alle zecche esistono numerose altre specie di acari che possono parassitare la cute del gatto, ognuno dei quali presenta delle particolarità. Vedia- mone insieme alcuni. Il primo al quale accenneremo è Otodectes cynotis, un acaro lungo circa mezzo millimetro che siamo soliti rinvenire all’interno del condotto uditivo del cane e del gatto, sebbene possa occasionalmente localizzarsi anche in altre sedi. La sua presenza causa fastidio e prurito all’a- nimale che spesso tiene i padiglioni rivolti in posizione orizzontale in guisa di “aeroplanino” e tende a grattarsi con insistenza la base dell’orecchio, autoprovocando lesioni secondarie e infezioni. Osservando l’interno del padiglione e del condotto uditivo è spesso possibile notare Lesione periauricolare da Otodectes cynotis accumulo di cerume nerastro sul quale sono pre- senti dei puntolini biancastri (gli acari, per l’appun- to), visibili grazie all’utilizzo di un otoscopio o anche solo di una lente di ingrandimento. Un altro acaro di superficie, che vive dunque tra la cute e il pelo, in grado di provocare prurito e fastidio, è Cheyletiella blakei: questo acaro di piccole dimen- sioni (0,3-0,4 mm) interessa soprattutto il muso dell’animale ma anche altre regioni del corpo, cau- sando dermatite, prurito e accumulo di scaglie cor- nee (forfora). Sarcoptes scabiei e Notoedres cati sono invece acari “scavatori” che compiono parte del loro ciclo biologico all’interno dello spessore della cute dell’animale, realizzando gallerie entro le quali si nutrono e depongono le uova; la presenza del parassita causa irritazione cutanea, prurito, formazione di croste e alopecia. Molto meno frequenti sono invece i casi di demodicosi (Demodex cati e Demodex gatoi), un’altra acariasi che citiamo solo per completezza e che può interessare il gatto causando dermatite, prurito e desquamazione della cute. Ultima, ma non per importanza, la trombicu- losi (Neotrombicula autumnalis), una parassitosi cutanea causata dalla larva di un acaro che vive in aree boschive, prati e giardini e può infestare il gatto che si aggira in mezzo alla vege- tazione durante la bella stagione: queste piccole larve, di pochi millimetri di lunghezza, suc- chiano il sangue dell’animale (si presentano come un piccolo ammasso di corpuscoli aran- cioni sulla cute) per poi completare il proprio ciclo biologico nell’ambiente esterno. 19
8 I dermatofiti La tigna è una patologia fungina della pelle e del pelo del gatto che si mani- festa con alopecia, desquamazione cutanea e, in alcuni casi, prurito. Il der- matofita principalmente coinvolto in questa specie è Microsporum canis, un fungo che si nutre di cheratina. La patologia si presenta in forma evidente soprat- tutto nei gattini, nei soggetti anziani e in quelli debilitati; molto spesso i gatti adulti e in buona salute non mostrano segni clinici evidenti, pertanto possono rimanere portatori asintomatici e diffondere le spore del fungo (molto resistenti) in casa o nel negozio. Si tratta di una zoonosi, quindi di una malattia trasmissibile all’essere umano. In caso di sospet- to bisogna rivolgersi immediatamente al veterinario e prendere in considerazione la possibilità che l’ambiente all’interno del quale il gatto ha vissuto sia contaminato, così come gli altri animali eventualmente conviventi, che dovrebbero essere fatti monitorare. Particolare attenzio- ne deve essere posta anche in negozio, nel quale un gatto Tigna sul muso di un gattino affetto da tigna potrebbe spargere le spore del micete e contaminare la struttura e gli altri soggetti presenti. Parassiti dal cielo Quando pensiamo agli ectoparassiti del gatto, il pensiero si rivolge subito a pulci, zecche, acari e pidocchi. Nonostante ciò anche il gatto può essere vittima di parassiti “alati”, ovvero flebotomi, zanzare, mosche - e relative larve - principalmente durante il periodo caldo, nel quale questi insetti sopravvivono nella loro forma adulta, si nutrono e si riproducono. Pericoli collaterali Le infestazioni massive da ectoparassiti ematofagi (come pulci, zecche e pidocchi), oltre all’in- gente fastidio che possono provocare all’animale (dermatiti, prurito, formazione di croste, alo- pecia e infezioni secondarie), sono potenzialmente in grado di determinare anche un impor- tante depauperamento delle risorse corporee (ad es. anemia), soprattutto nei soggetti molto giovani, in quelli malati o debilitati. Ovviamente le infestazioni gravi sono davvero molto rare nei gatti di proprietà, soprattutto quando questi si trovino ancora in negozio, poiché si provve- de in genere all’applicazione preventiva di antiparassitari o al trattamento immediato in caso di insorgenza del problema. Rappresentano invece sicuramente un fenomeno più frequente negli animali di colonia, che possono però entrare in contatto (direttamente o indirettamente) anche con il gatto di casa. Alcuni parassiti esterni sono importanti dal punto di vista sanitario perché vettori di altre patologie che possono trasmettere attraverso il morso o la puntura. Le zecche, ad esempio, possono essere vettori di ehrlichiosi, anaplasmosi, rickettsiosi e tulare- mia, le pulci possono trasmettere la bartonellosi, i flebotomi la leishmaniosi e le zanzare la fila- riosi cardiopolmonare. Sempre le pulci, ma questa volta per ingestione dell’insetto stesso, possono determinare nel gatto l’infestazione da Dipylidium caninum. La prevenzione Il modo migliore per combattere gli ospiti indesiderati è quello di evitare che avvenga l’infe- stazione, anche per impedire la trasmissione di altre patologie che riconoscono nel parassita il proprio vettore. Molta attenzione deve essere posta, soprattutto nel caso di soggetti che abbiano accesso all’esterno, ai contatti dei gatti di casa con animali randagi o selvatici, con altre specie da compagnia che vivono in ambiente domestico ma che potrebbero essere vei- colo di ectoparassiti (come il cane che viene portato a spasso) ma anche con nuovi soggetti di recente acquisto, non controllati o trattati preventivamente. Nel suggerire un antiparassi- tario per il gatto bisogna sempre optare per un prodotto registrato per questa specie, salvo diversa indicazione del veterinario, poiché alcune molecole possono risultare tossiche per i felini sebbene di largo impiego nel cane (ad es. molti piretroidi). Inoltre nell’utilizzo del pre- sidio è indispensabile ricordare di seguire con attenzione le indicazioni della casa produttrice quanto a modalità di somministrazione o applicazione e per quel che riguarda la cadenza dei trattamenti, pena il rischio di vanificare l’intervento di profilassi: moltissimi sono i casi di inefficacia di un trattamento, per quanto il prodotto utilizzato sia davvero molto valido, a causa di una non corretta somministrazione. 20
Il gatto e l’alimentazione UNA CORRETTA ALIMENTAZIONE È IL PUNTO DI PARTENZA PER UNA BUONA SALUTE. CONOSCERE LE ABITUDINI ALIMENTARI DEL GATTO E I SUOI FABBISO- GNI, CHE VARIANO ANCHE NOTEVOLMENTE IN FUNZIONE DELL’ETÀ, DEL MOMEN- TO FISIOLOGICO E DELLO STILE DI VITA, È DI FONDAMENTALE IMPORTANZA Il vecchio e intramontabile detto “la salute inizia a tavola” riassume in sé un concetto fon- damentale secondo il quale alimentare i nostri animali in maniera corretta è un requisito indi- spensabile per garantire un buon accrescimento nei soggetti giovani, un adeguato mante- nimento negli adulti e una vecchiaia dignitosa negli anziani, poiché moltissime sono le pato- logie legate a squilibri nutrizionali o a una dieta inappropriata prolungata nel tempo. Cerchiamo adesso di chiarire alcuni punti salienti relativi al “gatto a tavola”. Il comportamento alimentare del gatto Il gatto è un carnivoro stretto che in natura si alimenta grazie alle sue spiccate doti di pre- datore. Allo stato selvatico si nutre di piccole prede (roditori, volatili, rettili, ecc.) e pertanto si è evoluto in modo da compiere numerosi pasti nell’arco del giorno (e della notte) per sod- disfare i propri fabbisogni. Per ogni pasto il gatto assume in media 25/30 kcal che corrispon- dono all’apporto energetico di un topolino o di un uccellino. Il gatto si è adattato dunque a una dieta ricca in proteine e grassi ma povera in carboidrati; il fabbisogno in proteine è molto più elevato rispetto alle specie non carnivore, e questo perché gli enzimi epatici responsabili del catabolismo proteico sono sempre in attività. Quando il gatto viene sottoposto a un regi- me dietetico inadeguato, nel quale soprattutto l’apporto proteico non sia sufficiente, le pro- teine costituenti l’organismo, in particolare le masse muscolari, vanno incontro a cataboli- smo endogeno cui consegue dimagrimento dell’animale e perdita progressiva della musco- latura. Il gatto non è in grado di digiunare, pertanto sono sufficienti anche 12-24 ore senza che si alimenti perché compaiano i primi segni di sofferenza organica. I fabbisogni alimentari I fabbisogni alimentari, qualunque sia la specie animale che si vuole prendere in considera- zione, devono tenere conto di diversi fattori, tra cui l’età (gattino in crescita, adulto o anziano), lo stato fisiologico (gravidanza, allattamento, ecc.), la condizione fisica (sottopeso, sovrappe- so, sterilizzato) e lo stile di vita (indoor, outdoor, sedentario, molto attivo, ecc.). In linea gene- rale si parte sempre da un fabbisogno di mantenimento, quello necessario per conservare la condizione fisica attuale in rapporto al peso, a cui vanno sommati gli eventuali fabbisogni necessari per l’accrescimento nel gattino, per lo sviluppo dei feti in gravidanza o per la pro- duzione di latte. Altre variabili che devono essere considerate nella pianificazione del regime alimentare dell’animale sono un aumento dell’apporto nutrizionale per gli animali molto magri, che devono quindi recuperare le forze, o per quelli molto attivi che tendono a consumare di più, mentre devono essere compiute delle notevoli “sottrazioni” qualora si possieda un ani- male sedentario o sterilizzato che tende naturalmente al sovrappeso o addirittura all’obesità. Bisogna fare attenzione a consigliare il mangime giusto a seconda della fascia di età, poiché i fabbisogni del gattino sono ben diversi da quelli dell’adulto o dell’anziano 21
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