D ONNE CHIESA MOND O - L'Osservatore Romano

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D ONNE CHIESA MOND O - L'Osservatore Romano
DONNE CHIESA MONDO
DONNE CHIESA MONDO
    MENSILE DELL’OSSERVATORE ROMANO       NUMERO     108   FEBBRAIO    2022   CITTÀ DEL VATICANO

MENSILE DELL’OSSERVATORE ROMANO       NUMERO   108   FEBBRAIO   2022    CITTÀ DEL VATICANO
D ONNE CHIESA MOND O - L'Osservatore Romano
www.vaticannews.va

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     LA SANTA SEDE
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         e offre una lettura dei fatti
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D ONNE CHIESA MOND O - L'Osservatore Romano
Numero 108
febbraio 2022

                                                                                       LE IDEE

                                                 Donne in cammino

                                     E
                                                   ssere cattoliche oggi vuol dire vivere la fede nel presente,
                                                   nel mondo che cambia, nei ruoli che si modificano. Signi-
                                                   fica stare nella Chiesa e vederla/volerla cambiare, decli-
                                                   narla al femminile e contare di più. Non fermarsi alla tra-
                                                   dizione, ma accettarne gli insegnamenti e andare avanti.
                                        In questo numero troverete le storie di alcune donne che hanno fat-
                                     to questo percorso. Sceglierle non è stato facile. Sono ormai tante
                                     quelle che, proprio testimoniando la loro fede, sono ispiratrici di cam-
                                     biamento sociale e culturale. Esempi di nuovi modi di stare e di vivere
                                     nella Chiesa. Come Elisabeth Schüssler Fiorenza, pioniera della teo-
                                     logia femminista, la studiosa che ne ha rivelato la non neutralità. Co-
                                     me Emilce Cuda, la prima donna capo ufficio della Pontificia com-
                                     missione per l’America latina, teologa che crede in una morale sociale
D ONNE CHIESA MOND O                 che parte dal popolo.
                                        Teresa Forcades, la monaca benedettina che esplora con audacia
Mensile de L’Osservatore Romano      nuovi territori dell’etica e della conoscenza e che invita a conoscere e a
                                     riconoscere “la storia femminile” della Chiesa, siamo andate a trovarla
                     Sito Web        nel suo monastero, a Montserrat.
     WWW.OSSERVATOREROMANO.VA/IT/
        D ONNE-CHIESA-MOND O.HTML       Non è un terreno sempre facile quello su cui camminano le cattoli-
                                     che. Se molte difficoltà sono state superate, essere giovani nella Chie-
                      Edizioni       sa può essere faticoso, come testimonia Koketzo Mary Zomba, rap-
                          Inglese    presentante per l’Africa meridionale al Sinodo dei giovani. Ed è diffi-
     WWW.OSSERVATOREROMANO.VA/EN/    cile anche promuovere una leadership femminile, racconta Zuzanna
        WOMEN-CHURCH-WORLD.HTML      Flisowska-Caridi, responsabile dell’ufficio di Roma di Voices of Faith.
                        Spagnolo        Ma le cattoliche vanno avanti. E con coraggio interpellano la Chie-
     WWW.OSSERVATOREROMANO.VA/ES/    sa. Maria Lía Zervino, presidente dell’Unione mondiale delle orga-
        MUJERS-IGLESIA-MUND O.HTML   nizzazioni femminili cattoliche, chiede a Francesco un passo in più.
                         Francese    «Come donna mi sento in credito - gli ha scritto – non sono stati fatti
     WWW.OSSERVATOREROMANO.VA/FR/    progressi sufficienti per trarre vantaggio dalla ricchezza delle donne
         FEMMES-EGLISE-MONDE.HTML    che costituiscono gran parte del popolo di Dio». Di questa ricchezza
                      Portoghese     fa parte il Coordinamento teologhe italiane. La presidente Lucia Van-
     WWW.OSSERVATOREROMANO.VA/PT/    tini scrive del ruolo e dei compiti del femminismo nella Chiesa, dello
        MULHER-IGREJA-MUND O.HTML    sforzo di costruire una teologia che ospiti e valorizzi le differenze, che
                         Tedesco     scenda in campo contro stereotipi e resistenze patriarcali che rischia-
     WWW.OSSERVATOREROMANO.VA/DE/    no di distorcere il messaggio cristiano. Apriamo il giornale con Barba-
          FRAUEN-KIRCHE-WELT.HTML    ra Jatta, direttore dei Musei Vaticani, la prima donna, in cinquecento
                         Polacco     anni, a coprire questo incarico. Mentre la seguiamo in un tour dell’a-
     WWW.OSSERVATOREROMANO.VA/PL/    nima tra le opere con soggetto femminile ci mostra come l’arte possa
        KOBIETY-KOSCIOL-SWIAT.HTML   divenire parola evangelica. (DCM)

                                                                                    D ONNE CHIESA MONDO      1
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4                                              22

     SOMMARIO

INAPERTURA                                             NUOVE   GENERAZIONI

Musei Vaticani, tour dell’anima                        La fatica di essere giovani
con il direttore Barbara Jatta                         e cattoliche:
                                                       testimonianza dal Sudafrica
                        ELISA CALESSI   I A PAG.   4
                                                                    KOKETSO MARY ZOMBA     A PAG.   22

INAGENDA
                                                       NETWORKING

Appuntamenti di febbraio                               Voices of Faith, la piattaforma
                      VALERIA PENDENZA   A PAG.    9   per la leadership delle credenti
                                                               ZUZANNA FLISOWSKA-CARIDI    A PAG.   24

CURIA
                                                       CO ORDINAMENTO TEOLO GHE      ITALIANE

Cuda, la teologa                                       Il nostro femminismo
che parte dal popolo                                   che parla alla Chiesa
                        LUCIA CAPUZZI   A PAG.   10
                                                                           LUCIA VANTINI   A PAG.   26

SGUARDIDIVERSI                                         MOVIMENTI    FEMMINILI

Teresa Forcades: nella Chiesa                          Il coraggio di utilizzare
c’è una storia tutta femminile                         la ricchezza delle donne
                                                                       MARÍA LÍA ZERVINO   A PAG.   32
                      RITANNA ARMENI    A PAG.   14

                                                       INCARICHI   PASTORALI
PIONIERE
                                                       Maria Angela Mariano, la laica
Elisabeth Schüssler Fiorenza                           che celebra le esequie:
e la teologia non neutrale                             una esperienza in Germania
                        ALICE BIANCHI   A PAG.   19                      PAOLA COLOMBO     A PAG.   34

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                                                              D ONNE
                                                              CHIESA
                                                              MOND O
                                                         COMITATO       DI DIREZIONE

RELIGIOSE                                                       Ritanna Armeni
                                                           Francesca Bugliani Knox
                                                                Elena Buia Rutt
Valentina Sala, suora e ostetrica                         Yvonne Dohna Schlobitten
                                                               Chiara Giaccardi
a Gerusalemme Est                                        Shahrzad Houshmand Zadeh
nell’unico ospedale cattolico                                   Amy-Jill Levine
                                                            Marta Rodríguez Díaz
               ALESSANDRA BUZZETTI   A PAG.    36
                                                               Giorgia Salatiello
                                                                 Carola Susani
                                                           Rita Pinci (coordinatrice)
LIBRI
                                                                IN   REDAZIONE

                                                                 Giulia Galeotti
Le donne all’Anticoncilio
                                                                  Silvia Guidi
               FRANCESCO GRIGNETTI   A PAG.    38               Valeria Pendenza

                                                           REALIZZATO       INSIEME A
LIBRI                                                   Elisa Calessi, Lucia Capuzzi
                                                       Laura Eduati, Romilda Ferrauto
                                                             Federica Re David
Intrighi a Bisanzio
                                     A PAG.    39
                                                                  COPERTINA
                                                                  Anna Milano

                                                               IMPAGINAZIONE
                                                               Marco De Angelis
  LE    IDEE
                                                         PUBBLICAZIONE        ON LINE
                                                                  Marco Sinisi

                                                              ORGANIZZAZIONE
  Donne in cammino                                             Maurizio Fontana
                                  A PAG.   1
                                                                   CONTATTI
                                                                 Redazione
                                                    redazione.donnechiesamondo.or@spc.va
  L’Apocalisse riletta
                                                                  Abbonamenti
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            GIORGIA SALATIELLO   A PAG.   40         abbonamenti.donnechiesamondo.or@spc.va

                                                                        3     D ONNE CHIESA MOND O
D ONNE CHIESA MOND O - L'Osservatore Romano
A sinistra, Beato Angelico
                                                                                        «Predica di santo Stefano
                                                                                        e disputa nel Sinedrio»
                                                                                        tra il 1447 il 1448 circa,
                                                                                        Cappella Niccolina

         L’evangelizzazione
          attraverso l’arte
Musei Vaticani, tour dell’anima con il direttore Barbara Jatta
              di ELISA CALESSI                      una delle sale dei quattrocenteschi. E' la Madon-

L
                                                    na col Bambino fra San Domenico e Santa Caterina d'A-
             a prima opera che Barbara Jatta        lessandria. È attribuita al Beato Angelico, risale
             sceglie ha le dimensioni di una ico-   al 1435.
             na: ventiquattro centimetri di al-         Il nostro viaggio con il direttore dei Musei
             tezza per diciotto. È talmente pic-    Vaticani, la prima donna a ricoprire questo in-
             cola che nella vastità delle opere     carico (è stata nominata da Papa Francesco nel
conservate nei Musei Vaticani, circa centocin-      2017) comincia da qui. Le abbiamo chiesto di
quantamila pezzi, ed un percorso espositivo di      scegliere alcune opere, con soggetto femminile,
oltre sette chilometri, passa quasi inosservata.    che più le piacciono. Quasi una mappa dell’a-
Si trova nella Pinacoteca dei Musei Vaticani, in    nima. Si parte, dunque, da questo quadretto

D ONNE CHIESA MONDO    4
D ONNE CHIESA MOND O - L'Osservatore Romano
INAPERTURA

Beato Angelico, «Madonna col Bambino fra San Domenico e Santa Caterina d'Alessandria», 1435 ca, Pinacoteca Vaticana

                                                                                 5    D ONNE CHIESA MOND O
D ONNE CHIESA MOND O - L'Osservatore Romano
del Beato Angelico. «Mi colpisce - spiega - per-     Quando sono arrivata ai Musei, cinque anni fa,
ché è una donna dolcissima, come solo la Ver-        dei quasi 800 dipendenti il 50 per cento erano
gine può essere, ma insieme decisa». Notiamo         donne. Come dappertutto, la cosa importante,
che lo sguardo della Madonna non è rivolto al        a prescindere dal genere, è la professionalità. E
Bambino, ma a chi guarda. «È un’opera picco-         su questo, in Vaticano, non ci sono discrimina-
la. Peraltro, era una delle opere a cui a Giovan-    zioni». Ci indica la responsabile dell’Ufficio
ni Paolo II era più devoto, tanto che l’abbiamo      stampa, al suo fianco. «Una donna, Lucina
mandata a Varsavia, di recente, per una mostra       Vattuone, per esempio, cura un servizio impor-
in occasione del centenario della sua nascita ed     tante. Un uomo è il mio delegato per i reparti
è stata scelta come copertina del catalogo. Que-     scientifici e l’ho scelto perché reputavo fosse il
sto dipinto è uno di quelli che più preferisco in    più idoneo. Quando ho dovuto scegliere un ca-
tutti i Musei».                                      po laboratorio restauro per le pitture ho scelto
    Dolce, ma insieme determinata, appare an-        una donna, ma per la sua professionalità».
che Barbara Jatta, che pure ha giornate lunghe          Riprendiamo il nostro viaggio. «Del Beato
e intense, impegnata com’è tra lavoro e fami-        Angelico abbiamo una meravigliosa cappella
glia. Un marito pediatra («sono fortunata per-       tutta affrescata, in cui si è avvolti completamen-
ché mi ha aiutata molto quando i bambini era-        te dalla sua pittura. Luminosa, ma al tempo
no piccoli») e tre figli, ormai grandi (il maggio-   stesso molto intima». Si trova nel cuore del Pa-
re ha 30 anni, la seconda 28, il più piccolo 19).    lazzo Apostolico. È la Cappella Niccolina, dal no-
«Io penso che ognuno deve essere se stesso. È        me del papa Niccolò V, che ne ordinò la costru-
chiaro che quando ricopri dei ruoli come il mio      zione. Al momento non è inserita nel normale
ti devi un po’ corazzare... Ma è fondamentale        percorso di visita, perché troppo piccola per
non perdere la propria identità. Ricordo che,
appena nominata, un grande manager di una
società americana mi disse: “Ricordati sempre
chi sei, non cosa sei”».                               Quando entrai in Biblioteca Vaticana,
    Certo, non deve essere facile lavorare in un      ventisei anni fa, eravamo tre donne, tutti
ambiente in gran parte maschile. «Ma non è
tutto maschile - precisa - Quando entrai in Bi-          gli altri erano uomini. Quando l'ho
blioteca Vaticana, ventisei anni fa, eravamo tre       lasciata, il 50% era composto da donne
donne, tutti gli altri erano uomini. Quando l'ho
lasciata, il 50 per cento era composto da donne.

D ONNE CHIESA MONDO    6
D ONNE CHIESA MOND O - L'Osservatore Romano
Da sinistra:
Michelangelo Buonarroti, «Sibilla Delfica
e Sibilla Libica», realizzate tra il 1508 e il 1512
Cappella Sistina

garantire il distanziamento. Dopo un percorso
labirintico, ci troviamo davanti a una porticina.
Appena varcata la soglia, siamo inondati da un
bagno di luce dorata. La cappella è dedicata ai
santi Stefano e Lorenzo. Nella lunetta della
parte centrale, appena entrati sulla destra, ci in-
dica un affresco che ritrae un episodio: Predica
di Santo Stefano e disputa nel Sinedrio. Il santo è in
piedi. Davanti a lui, sedute per terra, un grup-
po di donne lo ascoltano. I volti hanno espres-
sioni le une differenti dalle altre. Chi guarda at-
tenta, chi si distrae. Sullo sfondo, gli uomini.         BARBARA JATTA è direttore dei Musei Vaticani, nominata
    «Nei venti anni di Biblioteca - racconta il di-      da Papa Francesco, dal 1 gennaio 2017. Cinquantanove anni,
rettore - sono stata valorizzata da cinque cardi-        storica dell’arte, è la prima donna a ricoprire questa carica in
nali e tre prefetti. Non mi sono mai sentita di-         cinquecento anni di storia delle collezioni pontificie. Nei Musei
scriminata in quanto donna. Lo stesso quando             ogni giorno operano circa mille persone, tra dipendenti e col-
sono arrivata qua. È chiaro che, a volte, ti ac-         laboratori. (Foto Umberto Pizzi)
corgi di essere in minoranza. Tempo fa abbia-
mo fatto una riunione del Governatorato e io
ero l’unica donna. E la prima volta che sono             verso le Sibille. Maestose figure di donne, af-
andata ai saluti del Papa, a Natale, quando di-          frescate da Michelangelo Buonarroti tra il 1508
ceva “fratelli e sorelle”, tutti si voltavano verso      e il 1512. «Mi hanno sempre colpito perché so-
di me perché ero l’unica donna. Ma negli ulti-           no annunciatrici del Verbo e sono imponenti.
mi anni le cose sono cambiate. Del resto, il Va-         Se vogliamo, sembrano anche mascoline. La
ticano è uno specchio della società attuale».            Delfica, la Libica, le ho sempre trovate figure me-
Proprio al Governatorato, a novembre, Papa               ravigliose e molto incisive. Donne che parlano
Francesco ha nominato Segretario Generale                e vedono prima degli altri». Ci soffermiamo, in
suor Raffaella Petrini, la prima donna a ricopri-        particolare, a osservare la Delfica. Ha in mano
re questa carica.                                        un rotolo, ma volge la testa dalla parte opposta,
    Andiamo, ora, alla Cappella Sistina. Ma              rispetto alla rotazione del corpo. Come se qual-
non ci fermiamo davanti al Giudizio Universa-            cosa o qualcuno l’avesse distratta, mentre era
le. Barbara Jatta ci indica di guardare in alto,         intenta a leggerlo.
                                                             Torniamo nella Pinacoteca. In una sala in
                                                         fondo, l’ottava, il direttore dei Musei Vaticani
                                                         ci mostra un dipinto di grandi dimensioni: è la
  La prima volta che sono andata ai saluti               Madonna di Foligno di Raffaello. «È una opera
 del Papa, a Natale, quando diceva “fratelli             della maturità artistica, che guarda agli artisti
                                                         veneti, ma anche alla plasticità di Michelange-
e sorelle”, tutti si voltavano verso di me perché        lo. Ha una dolcezza infinita. La trovo un’opera
 ero l'unica donna. Ma le cose sono cambiate             bellissima». Gli occhi le brillano. «È un grande
                                                         privilegio del mio lavoro, una grande benedi-
                                                         zione, essere attorniata da questa bellezza. Per-

                                                                                   7     D ONNE CHIESA MOND O
D ONNE CHIESA MOND O - L'Osservatore Romano
mani dei Trattati Lateranensi del 1929, istituì la
                                                     commissione edilizia che permise di costruire la
                                                     rampa dell’ingresso e il portone principale e
                                                     che consentì di far entrare i visitatori diretta-
                                                     mente dall'Italia. Dal 1932 chiunque può paga-
                                                     re un biglietto ed entrare facilmente. Prima, in-
ché ti ricarica. Come mi ha detto poco tempo         vece, dovevi entrare dal Palazzo. E i Musei era-
fa Papa Francesco, l’arte aiuta ad andare avanti.    no aperti solo per diplomatici, accademici. Pio
Le difficoltà ci sono, ovviamente. Ma sono ri-       XI capì, da uomo di cultura e di fede, la straor-
pagate. Questa bellezza ti dà la forza di conti-     dinaria potenzialità di evangelizzazione rac-
nuare con passione, ma anche con devozione,          chiusa in queste collezioni».
con senso di responsabilità per questo ruolo co-         E, in questo trionfo di bellezza, la donna è
sì delicato e importante. Un ruolo di conserva-      centrale. «Non c’è dubbio che le figure femmi-
zione e condivisione di un patrimonio non solo       nili sono notevoli in tutte le collezioni. La Ver-
di storia e di arte, ma anche di fede e di devo-     gine è la rappresentazione per eccellenza nel-
zione cristiana».                                    l’arte cristiana. In alcuni casi, forse ancora di
    Le chiediamo come si intrecciano l’arte e la     più del Cristo. Ma già nell'antichità la figura
fede. «Questi - spiega - sono Musei dove l’i-        femminile è estremamente valorizzata nelle Ve-
dentità cristiana è talmente forte che l’attenzio-   neri». Ce ne fa vedere due, in particolare. Si
ne all’aspetto di evangelizzazione è preminen-       trovano nel Museo Pio Clementino, Gabinetto
te. Io sono una storica dell’arte, ma in questo
luogo le considerazioni sono e devono essere
diverse. Le faccio un esempio: io faccio parte di
un consesso di direttori di musei internazionali,     Sento di essere portatrice di una identità
Louvre, National Gallery, eccetera. Ma sento         diversa, quella cristiana. Qui si fa un'opera
fortemente di essere portatrice di una identità
diversa, che è quella cristiana. Quella che si fa     non solo di educazione artistica e storica,
qui è un’opera non solo di educazione artistica        ma di evangelizzazione attraverso l'arte
e storica, ma di evangelizzazione attraverso
l’arte. Lo aveva capito Pio XI quando, all’indo-

D ONNE CHIESA MONDO    8
Da sinistra: Raffaello, «Madonna di Foligno», 1511-12, Pinacoteca Vaticana
                                             «Afrodite di Doidalsas», copia romana da originale greco del III secolo a.C
                                             Afrodite Cnidia di Prassitele, copia romana da originale del 360 a.C. ca.
                                             entrambe Museo Pio-Clementino
                                             «Niobide Chiaramonti», Museo Gregoriano Profano

                                                           INAGENDA

                                                           “Sinodalità è il nome della Chiesa”
                                                           Sabato 5 febbraio a Firenze, presso il
                                                           Convento dei Frati Minori Francescani, si
                                                           tiene l’incontro della Vita Consacrata dal
                                                           titolo «Sinodalità è il nome della Chiesa»
                                                           nell'ottica del cammino sinodale che la
                                                           Chiesa ha intrapreso e nel contesto della
                                                           XXV Giornata Mondiale della Vita
                                                           Consacrata.

                                                           La donna nelle comunità induiste
                                                           «Oltre lo stereotipo: la donna nell’induismo
                                                           fra apparenti paradossi e stratificate
                                                           complessità» è il titolo della conferenza che
                                                           la professoressa Maria Angelillo, professore
delle Maschere. La prima è una copia dell'Afro-            di Lingua Hindi e cultura indiana presso
dite di Doidalsas. «Guardi il volto, la dolcezza           l’Università degli Studi di Milano, tiene
dei movimenti». La seconda, nella stessa stan-             lunedì 7 febbraio nell’ambito della rassegna
za, è una copia romana dell'Afrodite Cnidia di             Le religioni e la donna a Genova nella Sala del
Prassitele. In piedi, le fattezze morbide, l’e-            Maggior Consiglio di Palazzo Ducale.
spressione seria.
    «Ci sono tante Veneri meravigliose nel Mu-             Giornata mondiale di preghiera
seo Pio Clementino. E c’è una scultura femmi-              e riflessione contro la tratta di persone
nile bellissima nel Museo Gregoriano Profa-                «La forza della cura – donne, economia,
no». È la Niobide Chiaramonti. La statua, una co-          tratta di persone» è il tema scelto per l’VIII
pia di età adrianea, raffigura una delle figlie di         Giornata mondiale di preghiera e riflessione
Niobe mentre tenta di fuggire dalle frecce di              contro la tratta di persone promossa dalle
Apollo e Artemide. Manca la testa, è rimasto               Unioni Internazionali delle Superiori e dei
solo il corpo. «È una donna forte, ma in movi-             Superiori Generali e il cui coordinamento è
mento. E ha un panneggio splendido, mosso                  affidato a Talitha Kum, la rete
dal vento», ci invita a osservare. Effettivamen-           internazionale impegnata contro la tratta di
te, a guardarla, colpisce questo moto di tutto il          persone.
corpo, come se lo scultore avesse catturato l’i-           La data è l’8 febbraio, la giornata in cui si
stante in cui fugge. «L’abbiamo messa al centro            celebra la memoria liturgica di santa
della sala. Del resto, anche la Niobide è una di-          Giuseppina Bakhita, suora sudanese, che da
vinità».                                                   bambina fece la drammatica esperienza della
    C’è una continuità «tra l'arte antica e quella         schiavitù e divenuta il simbolo universale
cristiana: la donna è espressione di un canone             dell'impegno della Chiesa contro la tratta.
di dolcezza, di bellezza. Con il cristianesimo,            Il 6 febbraio marcia a Roma da Castel
poi, il soggetto femminile ha uno sviluppo                 Sant’Angelo a Piazza San Pietro per la
esponenziale, per il ruolo che la Vergine ricopre          partecipazione all’Angelus.
nella vita».                                               L’8 febbraio: maratona on-line di preghiera
    Il nostro viaggio è finito, ci dirigiamo verso         e riflessione
l’uscita. Non prima di aver dedicato un ultimo
sguardo alla Niobide fuggente.                             a cura di Valeria Pendenza

                                                                                   9    D ONNE CHIESA MOND O
EMILCE
    CUDA
    Capo ufficio
       Pcal

    ARGENTINA

         La teologa “atipica”
        che parte dal popolo
   EMILCE CUDA nominata nel luglio del 2021 dal Papa capo ufficio nella Pontificia Commissione per l’America Latina
   (Pcal), è la prima donna a ricoprire una tale posizione esecutiva. Nel bollettino della sala stampa della Santa Sede che
   ne dava la notizia, veniva qualificata "docente di Teologia presso la Pontificia Universidad Católica Argentina e la St.
   Thomas University (Stati Uniti d’America)", ma la storia di Emilce Cuda si veste anche di altro. Classe 1965, nata a
   Buenos Aires, sposata, due figli, è la prima donna argentina ad aver conseguito un dottorato pontificio in Teologia morale
   e ha anche una formazione politica, avendo studiato Filosofia politica alla Northwestern University , una delle università
   più famose e più prestigiose degli Stati Uniti, con il filosofo Ernesto Laclau. Ed è considerata la donna che meglio
   conosce il pensiero del Papa della fine del mondo, poiché discepola del gesuita Juan Carlos Scannone - teorico della
   Teologia Popolare e docente anche di Bergoglio - nonchè autrice del libro “Leggere Francesco”, prima analisi approfondita
   delle radici teologiche argentine del pensiero del Pontefice. Con la sua nomina, contestuale a quella del filosofo messicano
   Rodrigo Guerra López, come segretario, Papa Francesco intende rilanciare la Pcal, un organo della Curia istituito da
   Pio XII nel 1958 per ascoltare e sostenere le Chiese di quel continente. La commissione è presieduta dal Prefetto della
   Congregazione per i vescovi, cardinale Marc Ouellet. (foto Wikimedia Commons)

D ONNE CHIESA MONDO     10
CURIA

N
                          di LUCIA CAPUZZI*

on lasciamoci disciplinare. Mai. Continuiamo ad essere appassionate,
seduttive, a parlare con il linguaggio della parola e del corpo. Conti-
nuiamo ad incantare. Ora più che mai è necessario tornare ad incantare
il mondo. Certo, correremo il rischio di essere definite matte, come fe-
cero con le beghine secoli fa. Ma ne vale la pena. Per questo ripeto: non
lasciamoci disciplinare». Questo è il sogno per le donne, dentro e fuori
dalla Chiesa, di Emilce Cuda, la “teologa che sa leggere papa France-
sco”. Così la chiamano ormai. “Colpa” di una recensione al suo libro
Leggere Francesco, pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri. «È stato
Austen Ivereigh, giornalista, amico e profondo conoscitore delle vicen-
de vaticane, a definirmi così, giocando sulle parole del titolo…», sorri-
de, scostando i capelli nerissimi sciolti sulle spalle, la capo ufficio della
Pontificia commissione per l’America Latina, designata lo scorso lu-
glio dal Papa insieme al nuovo segretario, il messicano Rodrigo Guer-
ra. È la prima donna a ricoprire tale incarico. «Un posto dal forte valo-
re simbolico, indipendentemente dalla funzione reale e dalla capacità
operativa. Il che conferma l’attitudine del Papa nei confronti del mon-
do femminile».
    Francesco e le donne, una questione su cui si dibatte fin dall’ini-
zio del Pontificato. Alcuni lo accusano di gattopardismo o immobili-
smo, altri di eccessive e pericolose aperture. «Il Santo Padre avvia pro-
cessi. È questo che conta per lui», afferma la teologa “che lo sa legge-
re”. «Non ho mai avuto né ho la pretesa di “interpretare” il Papa. Con il
saggio e con i miei interventi al riguardo, cerco solo di spiegare ai letto-
ri, soprattutto ai non specialisti, il contesto sociale, culturale, ecclesia-
le, politico dell’Argentina in cui si è formato Jorge Mario Bergoglio.
Una sorta di traduzione culturale non linguistica affinché l’opinione
pubblica possa comprendere nel profondo le sue parole». Quasi un
dovere morale per una porteña – cioè nata a Buenos Aires – doc. E non
una porteña qualunque: Emilce Cuda è una delle maggiori esperte di
Teologia del popolo, di peronismo, di populismo, di movimenti popo-
lari e articolazioni sindacali. Una vastità di interessi in linea con il suo
curriculum accademico, del tutto peculiare: la neo-capo ufficio della
Pcal ha studiato in parallelo Teologia e Filosofia per poi dedicarsi a
tempo pieno alla prima. E conseguire – fatto inedito a quel tempo per
una donna - il dottorato in Teologia morale alla Pontificia università
cattolica argentina (Uca). «Morale sociale», precisa Emilce Cuda.
«Spesso si circoscrive la morale cattolica alla bioetica. In realtà, questa
è solo uno dei due settori. L’altro è la morale sociale. Dedicarvisi impli-
ca lo studio della politica, dell’economia, della società, per poi pronun-

                                                 11   D ONNE CHIESA MOND O
ciarsi, dal punto di vista della dottrina cattolica, su tali questioni.
                               Quando lo facciamo, specialmente se parliamo in difesa degli esclusi,
                               però, spesse volte, veniamo accusati di “fare politica”. In realtà, stiamo
                               solo facendo ciò che ci compete: i teologi di morale sociale. In questo
                               mi sono specializzata». Il titolo di Emilce Cuda, oltretutto, è firmato
                               dal cardinal Bergoglio, al tempo gran cancelliere della Uca di Buenos
                               Aires. Uno dei tanti fili rossi che unisce la “teologa atipica” e il primo
                               Papa argentino della cattolicità, insieme all’amore per Buenos Aires, il
                               tango, la frequentazione degli ambienti popolari e della Chiesa incar-
                               nata in essi. Sono state le religiose della Divina Pastora ad insegnare al-
                               la futura accademica a leggere la Dottrina sociale della Chiesa. «E que-
                               sto ha segnato la mia vita - sottolinea - Ho sempre avuto il desiderio di
                               mettere a disposizione le mie conoscenze per alleviare le sofferenze del-
                               le persone più svantaggiate. Io stessa provengo da una famiglia umile,
       Emilce Cuda             dunque conosco bene i sacrifici del popolo lavoratore per sopravvivere
    «Leggere Francesco         giorno dopo giorno».
 Teologia, etica e politica»       «Non ho necessità che mi raccontino che cosa significhi lavorare
   (Bollati Boringhieri)       con le mani, l’ho fatto anche io». So che cosa vuol dire quando ti fa
                               male il corpo e non puoi fermarti. È un’altra cosa rispetto al lavoro in-
                               tellettuale. Ora io sono impegnata dal lunedì al lunedì ma non è para-
                               gonabile», dice Emilce Cuda che, prima di essere una stimata docente
                               e ricercatrice, è stata sarta e disegnatrice di moda, come dimostra l’ele-
                               ganza impeccabile e il gusto per abiti insieme sobri e originali. Allo stu-
                               dio della Teologia, però, non è arrivata solo per fede, bensì per «in-
                               quietudine disciplinare-scientifica». «Distinguo sempre gli ambiti: da
                               una parte c’è il credo, il lavoro pastorale e missionario, dall’altro lo stu-
                               dio».
                                   Per accedere alla facoltà di Filosofia, pubblica e gratuita presso la
                               prestigiosa università di Buenos Aires (Uba), era necessario superare
                               un test ultra-selettivo. Confezionato a misura degli ex allievi dei licei
                               pubblici e privati riservati ai rampolli dell’ élite e non di chi, come
                               Emilce Cuda, aveva frequentato le scuole cattoliche di periferia. L’al-
                               ternativa era optare per gli studi in Teologia presso la Uca. «Ma era pri-
                               vata e non potevo permettermela». Il vicolo cieco, inaspettatamente,
                               s’è trasformato in una doppia possibilità. «Ho saputo, quasi contem-
                               poraneamente, di aver superato la prova di ammissione alla Uba e di
                               aver ricevuto, grazie all’intervento di Lucio Gera, pilastro della Teolo-
                               gia del popolo, una borsa di studio per la Uca». Invece di scegliere,
                               Emilce Cuda ha deciso di raddoppiare, frequentando entrambe le fa-
                               coltà. «Questo mi ha dato un vantaggio enorme. Avevo a disposizione
                               due biblioteche. Quella “canonica” della Cattolica e quella secolare
                               della Uba». Solo al termine di questo percorso duplice, è arrivata l’op-

D ONNE CHIESA MONDO      12
zione definitiva per la Teologia e il lungo apprendistato con maestri del
calibro di Ernesto Laclau alla Northwestern e Juan Carlos Scannone al
Colegio Máximo di San Miguel. «Non potevo, dunque, che occupar-
mi di morale sociale». Ambito che l’ha portata a confrontarsi con uni-
versi considerati “maschili”, come i movimenti politici e i sindacati. Ol-
tre che a battagliare per ritagliarsi uno spazio nelle strutture ecclesiasti-
che, all’epoca ben poco inclusive nei confronti delle donne. «Nel mon-
do secolare, come teologa non mi prendevano sul serio. Quando ho
presentato il mio progetto sulla Teologia del popolo al principale isti-
tuto di ricerca argentino, l’hanno respinto su due piedi definendolo un
“programma di auto-aiuto” più che un’indagine scientifica». Da quello
studio è stato tratto uno dei primi articoli sulla figura di Jorge Mario
                                                                                La bioetica è solo uno
Bergoglio, dopo l’elezione. A dispetto delle difficoltà, Emilce Cuda
crede che l’alleanza fra i generi sia la chiave per uno sviluppo armonico       dei due settori
della società. E della Chiesa. «Quest’ultima condivide i medesimi pro-
                                                                                della morale cattolica.
blemi della società in un contesto di globalizzazione.
    «La radice dell’esclusione femminile è la medesima dell’esclusio-           L’altro è la morale
ne dei poveri», afferma la teologa. E, come per essi, la prima forma di
                                                                                sociale. Quando ci
scarto è l’invisibilizzazione. «Prendiamo la manodopera informale, ca-
tegoria in cui rientrano due miliardi di persone. Il loro lavoro, svolto a      pronunciamo
giornata per sopravvivere, dà un apporto fondamentale all’economia
ma non viene contabilizzato. Nelle statistiche ufficiali, non esistono.
                                                                                in questo ambito,
Per la stessa ragione, spesso, si dice che non ci sono donne nella Chiesa.      specialmente se parliamo
A volte lo dicono le stesse donne, rafforzando questa narrativa invisibi-
lizzante. Dipende che cosa intendiamo per Chiesa. Se è solo la gerar-
                                                                                in difesa degli esclusi,
chia, è vero. Ma se, come afferma il concilio Vaticano II, è il Popolo di       spesso veniamo accusati
Dio, allora le donne ci sono eccome. Sono loro a incaricarsi di trasmet-
tere la fede e sostenere anche materialmente la Chiesa. A chi obietta che
                                                                                di “fare politica”.
l’assenza riguarda i posti decisionale, rispondo che c’è una questione          In realtà, stiamo solo
previa da affrontare: riconoscere le tante lavoratrici già presenti, spesso
senza salario. Perché le mansioni umili finiscono sempre per farle le
                                                                                facendo ciò
donne?».                                                                        che ci compete
    Come i poveri, tuttavia, per Emilce Cuda le donne hanno la virtù
teologale della speranza. È questa la dinamo che le «mette in moto», la
forza che consente loro di «curare e riciclare la vita». «Non solo la ri-
producono, la mantengono viva fra la nascita e la morte. Per questo, so-
gno che le donne non smettano mai di essere donne. La loro capacità di
sedurre e incantare è importante per la redenzione, nella politica, nella
Chiesa, nella società. Dobbiamo re-innamorarci di un progetto comu-
ne. Chi può farci re-innamorare se non le donne?».

* Giornalista di Avvenire

                                                                                13   D ONNE CHIESA MOND O
TERESA
FORCADES
   Monaca
  benedettina

       SPAGNA

    Nella Chiesa c’è
una storia tutta femminile
   TERESA FORCADES I VILA, monaca benedettina nel Monastero di Montserrat, nata a Barcellona 56 anni fa, è
   medico con specializzazione in Medicina interna conseguita a Buffalo (Usa), teologa con un master a Harvard, femminista
   e attivista politica. Cresciuta in una famiglia non credente, scopre la fede alla scuola della suore dove i suoi genitori l’avevano
   iscritta. Legge il Vangelo per la prima volta a 15 anni. Nel 1995, prima di tornare negli Stati Uniti, decide di trascorrere
   alcune settimane presso il monastero di Montserrat per preparare un importante esame di medicina. È lì che capisce di volersi
   fare suora: in quel monastero costruito sulla montagna di Monistrol de Montserrat, piccolo centro della comunità autonoma
   della Catalogna, di cui rappresenta un simbolo, e che è anche un importante sito di pellegrinaggio. È monaca di clausura dal
   1997. Nel 2012 fonda il movimento politico Procés Constituent insieme a Arcadi Oliveres, economista, accademico e at-
   tivista sociale spagnolo, presidente di "Justícia i Pau", un gruppo pacifista cristiano. Propongono di ottenere l'indipendenza
   della Catalogna attraverso un nuovo modello politico e sociale basato sull'auto-organizzazione e la mobilitazione sociale. Nel
   2015, mentre si avvicinano le elezioni regionali della Catalogna, riceve il permesso dal suo superiore e dalla Santa Sede di
   lasciare la clausura per tre anni, e poter entrare così in campagna elettorale candidandosi alla presidenza della regione. Nel
   2018 torna in monastero per riprendere la sua vita come contemplativa (foto Alchetron).

D ONNE CHIESA MONDO      14
SGUARDI DIVERSI

C
                         di RITANNA ARMENI

on Teresa Forcades - monaca benedettina, femminista, teologa queer,
mistica, indipendentista catalana, laureata in medicina, attivista per i
diritti degli omosessuali, scrittrice di libri sulla fede, sul corpo, sosteni-
trice di tesi audaci e controverse dentro e fuori la Chiesa, ci sono dav-
vero molti argomenti di conversazione e di intervista. E quando l’in-
contro avviene in un monastero benedettino, conficcato su quelle
montagne del Montserrat che sono il simbolo della Catalogna indomi-
ta, luogo potente e magico in cui il profumo della fede si mischia a
quello della libertà, la tentazione di lasciarsi andare al fascino dell’a-
scolto e del confronto è tanta. E poi Teresa Forcades con la sua allegria,
il pensiero audace, le parole amabili sa affascinare. Il suo buonumore è
contagioso. La sua capacità di andare senza remore al fondo delle que-
stioni, di ”sparigliare”, di distruggere luoghi comuni e stereotipi è indi-
scutibile. Ma non lo facciamo. Non cediamo alla tentazione di parlare
di tutto. Preferisco – glielo dico subito – affrontare con lei una sola que-
stione, quella del rapporto fra le donne e la Chiesa, del patriarcato nel-
l’istituzione ecclesiastica, delle donne che sono ancora ai margini
quando non apertamente discriminate, delle lotte che si tentano per
cambiare. «Certo, parliamone – mi dice - ma a partire da un punto cui
tengo molto, che voglio sottolineare, che è importante e non detto.
Perché che il patriarcato sia forte è evidente, così evidente che non vale
neppure la pena di sottolinearlo. Chi non l’ha capito?»

Invece da che cosa, che finora non è stato detto, vale la pena di cominciare?
    La chiesa cattolica, in cui appunto il patriarcato è forte, è, tuttavia,
l’istituzione che più di ogni altra ha preservato la presenza, la storia e la
memoria delle donne. Se questa è viva, se oggi sappiamo che cosa tante
donne in luoghi e tempi diversi hanno fatto, sentito, pensato lo dob-
biamo al cattolicesimo che ogni giorno e in ogni parte del mondo cele-
bra il nome e ricorda le opere di una di loro. Dico Chiara, Ildegarda,
Teresa, potrei fare centinaia di altri nomi. Le donne ci sono state e ci so-
no. Non senza conflitto, ovviamente. Ma è avvenuto e va detto subito.
Con enfasi, con convinzione, con forza. Aggiungo che non solo ci sono
state e hanno agito ma hanno creato comunità e queste sono vive anco-
ra oggi. Insomma hanno costruito nella Chiesa una storia propria, una
storia femminile. E questo è difficile, sappiamo che è difficile, difficilis-
simo non solo in una istituzione cattolica. È così nel mondo. Quando
nel 1990 mi sono laureata in medicina ho studiato che due uomini, Ja-
mes Watson e Francis Crick avevano scoperto la struttura del Dna, una
rivelazione scientifica enorme che ha posto le basi della moderna bio-

                                                 15    D ONNE CHIESA MOND O
logia molecolare. Solo pochi anni fa ho imparato che la prima a scopri-
                               re la struttura del Dna era stata una donna, Rosalind Franklin. La sua
                               figura si era dissolta, si era cancellata. La storia non la comprendeva.

                               Mi sta dicendo che la Chiesa cattolica ha costruito, ha preservato una presenza e una
                               cultura femminile più di altre religioni?
                                   Non faccio polemiche. Può darsi che la mia sia ignoranza ma le
                               chiedo: in quale cultura, in quale paese, in quale religione, dove trovia-
                               mo scritti e opere femminili come nella Chiesa cattolica?

Teresa Forcades «Forte come    Oggi però per molti il cambiamento nella Chiesa è più lento, le resistenze più forti ri-
 la morte è questo amore»      spetto a altre istituzioni. Perché?
       (Castelvecchi)              Si dice che la Chiesa non sia preparata… che debba ancora lavorare.
                               Forse è vero. Credo, però, che se una cosa è giusta si debba fare. Bene,
                               con ponderatezza e con diplomazia, se è necessario, ma si debba fare.

                               Lei è nota anche per essere una sostenitrice dell’ordinazione sacerdotale femminile. La
                               Santa Sede dice che il sacerdozio è riservato agli uomini.
                                   Viene considerata oggi la questione delle questioni. Se ne è discusso
                               anche in passato, e si è opposto un rifiuto. Il mio parere è che non vi
                               siano ostacoli teologici nella Scrittura.

                               Con Francesco qualcosa si muove per le donne nella Chiesa? E cosa?
                                  Francesco per prima volta ha dato alle donne posti di responsabilità
      Teresa Forcades          nella curia romana. Per la prima volta, in alcuni casi, sono nell'organi-
  «Il corpo gioia di Dio»      gramma della curia vaticana in posizioni superiori ad alcuni vescovi.
         (Gabrielli)           Mi pare un dato nuovo e importante.

                               Eppure pare che la parola “femminismo” provochi ancora l’orticaria non solo a uomini
                               ma anche a donne della Chiesa. Mi sa spiegare perché?
                                   La Chiesa cattolica è formata da donne, la maggioranza è femmini-
                               le. Quindi viviamo una situazione davvero strana. Un’istituzione, una
                               realtà in grandissima parte, al settanta, l’ottanta per cento, nella quale
                               le donne contano poco o niente. Non mi stupisce che una situazione
                               così strana, così singolare provochi ansia, inquietudine, incertezza,
                               paura. Gli uomini della Chiesa sanno bene che se le donne la abbando-
                               nassero semplicemente cesserebbe di esistere.
                                   Voglio raccontarle un episodio. Elisabeth Schüssler Fiorenza, la
                               teologa, biblista e femminista statunitense, un giorno durante una fun-
      Teresa Forcades          zione religiosa ha chiesto alle donne di andare via e di riunirsi fuori dal-
 «Per amore della giustizia»   la Chiesa. Con un gesto simbolico voleva dimostrare che senza di loro
       (Castelvecchi)          il sacerdote rimaneva solo. Esattamente quello che avvenne e che av-

D ONNE CHIESA MONDO      16
Il monastero di Montserrat
                                                                                           è a 720 metri
                                                                                           sopra il livello del mare.
                                                                                           Il nucleo originario
                                                                                           dell’abbazia benedettina
                                                                                           risale IX secolo.
                                                                                           E’ a circa 60 km da Barcellona

verrebbe in qualunque chiesa, in qualunque funzione religiosa.

Quindi il femminismo è riuscito a introdursi e a scalfire il patriarcato della Chiesa?
    Non solo questo. Oggi possiamo parlare di una teologia femminista
nella storia. Di un femminismo che non si definisce tale ma che c’è sta-
to, c’è e fa delle scelte anche in una società, una istituzione, un pensiero
dominante che esclude le donne. Glielo dimostro con semplicità. Noi
denunciamo come sistema patriarcale quello in cui le donne – anche
una sola di loro - vengano escluse o discriminate. E possiamo definire
femminista qualunque azione – di una donna o di un uomo - denunci
questa esclusione.
    Gregorio di Nazianzo, teologo del IV secolo osservò, a proposito
                                                                                           Francesco
dell’adulterio, che se questo era commesso da una donna su di lei si
scaricava tutto il peso della legge che la puniva fino alla morte, se com-                 per prima volta
messo dall’uomo non c’era punizione. Non è giusto, fece notare, per-
                                                                                           ha dato alle donne
ché le scritture, il comandamento dicono “onora il padre e la madre”.
Chiedono lo stesso comportamento per l’uomo e per la donna. Quindi                         posti di responsabilità
le leggi applicate per punire l’adulterio – ne dedusse- non sono le leggi
di Dio. È una critica al patriarcato, non le pare? Ma Gregorio di Na-
                                                                                           nella curia romana.
zianzo andò oltre. Si chiese perché questo avvenisse, perché fosse pos-                    Per la prima volta,
sibile. Il motivo stava nel fatto – spiegò - che la legge era stata scritta
dagli uomini, non dalle donne. Come vede la posizione di un teologo
                                                                                           in alcuni casi,
del IV secolo è già critica nei confronti del patriarcato. Possiamo già                    sono
parlare di teologia femminista nella storia.
                                                                                           nell'organigramma
Ma il femminismo per lei, Teresa Forcades, che cosa è?                                     della curia vaticana
    Anche questo è semplice. Non ci vuole molto per definirlo. Sono tre
o quattro punti. Primo: il femminismo è individuare la discriminazio-
                                                                                           in posizioni superiori
ne. Non tutti la vedono. Gregorio nel IV secolo l’ha vista, altri neppure                  ad alcuni vescovi.
oggi, lo fanno. Secondo: prendere coscienza della ingiustizia di questa
discriminazione. Insomma assumere con chiarezza una posizione con-
                                                                                           Mi pare un dato
traria. Neanche questo però basta: contro la discriminazione bisogna                       nuovo e importante
agire, lottare per eliminarla. Per fare teologia femminista c’è un quarto
punto. Deve esserci chiaro che la discriminazione non viene dalla natu-
ra, non viene da Dio, non viene dai sacri testi. Quindi va criticata e re-
spinta la teologia che teorizza la discriminazione perché la ritiene volu-
ta da Dio.

Esiste nella Chiesa e nel cristianesimo la forza per abbattere discriminazioni così pro-
fonde come quelle che lo stesso Francesco quotidianamente denuncia?
   Credo di sì. Altre volte è avvenuto. Pensi a che cosa era il matrimo-
nio prima del cristianesimo. Una questione economica che riguardava

                                                                                           17   D ONNE CHIESA MOND O
Teresa Forcades nel 2014
                           (foto facebook.com/Forcades)

                            la proprietà: di chi era, a chi doveva essere lasciata. E quindi di chi era il
                            figlio. Questo presupponeva il controllo e la subordinazione della
                            donna. Nel mondo antico il matrimonio era un contratto fra due uomi-
                            ni, il padre e il marito. Per la chiesa cattolica il matrimonio è l’incontro
                            d’amore fra un uomo e una donna che si scelgono e si uniscono. Un
                            cambiamento radicale rispetto alla cultura allora dominante. Anche
                            nella tradizione giudaica, del resto, la donna non è la madre del figlio
                            dell’uomo ma “carne della sua carne”.

                            Se dovesse dare un suggerimento alle donne che sono a disagio nella Chiesa e vogliono
                            superare una situazione di stallo, che cosa direbbe?
                                Non farei discorsi generali. Non ho un programma da suggerire. So
          L’inizio vero
                            però, per esperienza diretta, che le donne devono porsi sempre una do-
       del femminismo       manda che non sono – non siamo – abituate a farci: io, proprio io, che
                            cosa penso? Qual è il mio desiderio più profondo, che cosa voglio dav-
    con la convenzione
                            vero? Che cosa è giusto? La Chiesa ha una storia straordinaria di forza
       di Seneca Falls      e di resistenza femminile. Dobbiamo studiarla, valorizzarla, raccontar-
                            la. Ci sono donne che queste domande se le pongono ogni giorno, tan-
   nel 1848 sui diritti     te che se le sono poste nel passato. Nel mio monastero le monache sono
delle donne negli Usa.      entrate in conflitto, ci sono state le barricate quando dopo il concilio di
                            Trento la chiesa chiedeva una clausura più rigida per le donne.
       Le donne hanno
 ripetuto che la Bibbia     Posso concludere questa conversazione dicendo che lei è ottimista e fiduciosa nella pos-
                            sibilità che le donne cambino la Chiesa e che la Chiesa cambi grazie alle donne.
 era stata interpretata         Si dice che il femminismo cominci agli inizi del secolo, con la riven-
   in modo patriarcale      dicazione dei diritti politici. C’è poi una seconda ondata negli anni
                            Settanta. L’inizio vero a mio parere è con la convenzione di Seneca Fal-
   e ne hanno tratto le     ls nel 1848 sui diritti delle donne negli Usa. Donne come Elizabeth Ca-
  conseguenze politiche.    dy Stanton non solo hanno ripetuto che la Bibbia era stata fino ad al-
                            lora interpretata in modo patriarcale e che questa non era la vera lettu-
 È già successo per gli     ra dei testi sacri, ma ne hanno tratto le conseguenze politiche. È già
 schiavi afroamericani      successo per gli schiavi afroamericani. Gli schiavi hanno appreso il cri-
                            stianesimo dai loro padroni ma poi, quando hanno imparato a leggere,
                            hanno capito che il messaggio vero delle Scritture non era quello che
                            veniva inviato dai loro oppressori, che la Bibbia non giustificava schia-
                            vitù e diseguaglianza. È avvenuto allora qualcosa di straordinario. In
                            genere – sappiamo - l’oppresso rifiuta la religione dell’oppressore, in-
                            vece tanti schiavi afroamericani sono rimasti fedeli al cristianesimo ma
                            con una lettura diversa delle Scritture e hanno accusato i loro padroni
                            di non aver letto correttamente la Bibbia. Per le donne sta avvenendo
                            la stessa cosa. Nella fede e nelle Scritture c’è tutta la forza per combat-
                            tere il patriarcato della Chiesa.

D ONNE CHIESA MONDO   18
PIONIERE

ELISABETH
SCHÜSSLER
FIORENZA
          Teologa

    STATI UNITI

                        La teologia?
                       Non è neutrale
                                                                       di ALICE BIANCHI*
ELISABETH SCHÜSSLER FIORENZA è una

                                                        L
pioniera nella interpretazione biblica e nella teolo-               a prima volta che incontrai il suo nome
gia femminista. Teologa, statunitense nata in un                    non sapevo che fosse un nome, mostro sacro
piccolo centro dell’attuale Romania, 83 anni, è                     vivente dell’esegesi femminista del XX se-
laureata in Teologia pastorale e specializzata nel-                 colo. Cercavo libri di esegesi biblica e sto-
lo studio del Nuovo Testamento. Insegnante alla         ria della chiesa antica, e l’algoritmo del catalogo del-
Harvard Divinity School, è stata la prima don-          la Rete bibliotecaria suggerì In memoria di lei. Una rico-
na a essere eletta presidente della Society of Bibli-   struzione femminista delle origini, un libro poco più vec-
cal Literature. Suo il libro considerato una pietra     chio di me – io classe ’94, lui ’83 (ma la traduzione ita-
miliare: «In memoria di lei - Una ricostruzione         liana è del ’90 per Claudiana) – ahimè introvabile
femminista delle origini cristiane». Qui la rac-        ovunque fuorché in biblioteca. L’autrice rintracciava
conta una giovane teologa, che ancora non era           la presenza delle donne nelle prime comunità cristia-
nata quando il libro fu pubblicato nel 1983. (foto
katolskvision.se)

                                                                                    19    D ONNE CHIESA MOND O
ne tra i silenzi della Scrittura e della tradizione. Così    lia, Nilde Iotti presidente della Camera. Qualcosa
lo prenotai, e qualche giorno dopo scorsi il dito sulla      si muoveva, su molti fronti e a molte latitudini. Nel
prima frase della prefazione: «Un libro non è mai            1987 Schüssler Fiorenza fu eletta alla carica annua-
opera d’un solo autore anche se è responsabilità sol-        le di presidente della Society of Biblical Literature, pre-
tanto sua. Questo è vero in particolar modo per un’o-        stigiosa associazione di indagine critica della Bib-
pera teologica femminista come questa». Vedevo ne-           bia, che nei centosette anni della sua storia aveva
ro su bianco la teologia collettiva che avevo visto fare     avuto un’interrotta guida maschile.
a certe teologhe, l’anti-individualismo che avevo                Nel giro di due anni, dall’83 all’85, Schüssler
amato in loro e spero ancora di saper replicare. C’è         Fiorenza: ottenne la massima visibilità con la pub-
poi una seconda cosa che di quel libro ricordo, ed è         blicazione di In memoria di lei; entrò nel Comitato di
una Avvertenza nelle pagine introduttive. Dice, più o        direzione della rivista internazionale di teologia
meno: caro lettore, cara lettrice, la prima parte del li-    Concilium come curatrice della nuova sezione di teo-
bro è difficile, si entra nei dettagli del metodo critico    logia femminista; e fondò con la teologa ebrea Ju-
e può risultare scoraggiante per chi non è specialista       dith Plaskow il Journal of Feminist Studies of Religion,
della materia; se sei a digiuno di teologia, l’autrice       oggi la più antica rivista accademica femminista in-
stessa ti consiglia di cominciare dalla parte II e III.      terdisciplinare e interreligiosa in studi religiosi. La
Dunque un’opera disponibile a variazioni, compo-             sua presenza così riconosciuta e riconoscibile, in un
nibile come Lego. Era la prima volta che qualcuno mi         mondo accademico che era ed è (come lei denuncia
invitava a chiedermi che tipo di lettrice fossi e, in ba-    tuttora) ad amplissima maggioranza maschile,
se alla risposta, mi autorizzava a mischiare i pezzi.        contraddiceva la presunta neutralità della ricerca:
Per i puristi dell’accademia, per cui il rigore scientifi-   una donna rendeva evidente che non fosse indiffe-
co è fare tutto “dalla A alla Z” senza deviazioni, sa-       rente essere maschi o femmine in contesto universi-
rebbe un’istigazione al disordine. Io, anche se ero          tario, perché le circostanze socio-culturali rendeva-
studente di teologia e sarei sì stata in grado di leggere    no disponibile in modo diverso l’oggetto di studio.
la prima parte, ho cominciato dal fondo.                     Anche le università e le associazioni accademiche
                                                             erano – sono? – invischiate in un sistema patriarcale
In memoria di lei                                            in cui le donne giocavano – giocano? – a regole fis-
    Allora è bene raccontarla a ritroso, Elizabeth           sate da altri (la desinenza al maschile è necessaria),
Schüssler Fiorenza, e muoversi in obliquo nella              e ieri come oggi l’unico antidoto a uno studio inge-
sua acuta riflessione di «teologa cattolica che ha           nuo è riconoscere i propri condizionamenti, la pro-
saputo leggere i segni dei tempi», come la definisce         pria parzialità. La provocazione sull’attualità di
Elizabeth Green che di lei ha scritto un profilo             questa lettura non è oziosa. In teologia si trattereb-
(Morcelliana). Oggi ha 83 anni e da trenta detiene           be di verificare, per esempio, come la forma di una
la cattedra di Nuovo Testamento in una delle più             chiesa gerarchica – Schüssler Fiorenza direbbe
famose università americane, la Harvard Universi-            kyriarcale, per evidenziare i molteplici meccanismi
ty Divinity School in Massachussetts. Le date fon-           di potere che la intessono – influisce in ambito ac-
damentali della sua carriera si concentrano negli            cademico. Che spazio possono avere le donne co-
anni Ottanta: il periodo dei primi corsi universitari        me studiose e discepole di Cristo se, come lei so-
in “storia delle donne” e “teologia femminista”, e           stiene, la chiesa si è progressivamente “patriarcaliz-
dei primi ruoli pubblici ricoperti o sfiorati da don-        zata” lasciandole ai margini della sua storia ufficia-
ne: Geraldine Ferraro candidata vicepresidente ne-           le, o se la maschilità di Gesù finisce per coincidere
gli Stati Uniti, e dall’altra parte dell’oceano, in Ita-     con l’idolatria del maschile in quanto tale?

D ONNE CHIESA MONDO      20
Bilinguismo e politica                                     sti, inscrivere la teologia femminista nell’ambito
    Ma eravamo al 1983. Quando fu dato alle stam-          della teologia della liberazione, cioè di quella teo-
pe il suo capolavoro, Schüssler Fiorenza aveva 45          logia che assume i margini come punto di parten-
anni, e da quindici si era trasferita negli Stati Uniti    za e la giustizia sociale come orizzonte. Schüssler
con il marito, anche lui teologo. Prima di allora          Fiorenza lo fece presente spesso: la ricerca accade-
aveva vissuto e studiato in Germania. È forse que-         mica, teologica e no, ha sempre risvolti politici,
sto il dato biografico più rilevante per riassumere il     perché il modo di studiare, gli autori o le autrici
suo pensiero, e simbolo della sua prassi femmini-          interpellate, i contenuti sottolineati o ignorati,
sta: il bilinguismo. Bilingue è infatti gran parte         inevitabilmente promuovono o contrastano una
della sua esperienza del mondo, non solo in quan-          forma del mondo (e della chiesa), discriminatoria
to madrelingua tedesca naturalizzata americana,            oppure giusta. Esiste dunque un problema prati-
ma anche come teologa cattolica che prima di Har-          co che la teologia dovrebbe porsi: come evitare di
vard ebbe occasione di insegnare in una facoltà            relegarsi nel recinto accademico e religioso, e co-
evangelica, nonché come donna dentro un sistema            me situare il proprio studio a favore di un cambia-
di stampo patriarcale.                                     mento sociale?
    Tutte le donne sono come bilingui, «straniere              È potente, per la teologia di oggi, interrogarsi
residenti», e imparano una sorta di “arte della tra-       su come non fingersi neutrale, e su come non sotto-
duzione”, che non è loro eredità esclusiva, ma co-         valutare i risvolti politici dello studio. Siccome so-
mune a tutte le “non-persone” che faticano a tro-          no entrambe domande femministe, troppo facil-
vare adeguata cittadinanza nella religione e nella         mente vengono squalificate in quell’alone di so-
società, ciascuna più o meno in base alla propria          spetto che ancora circonda la teologia di genere co-
singolare esperienza. Il vissuto di una donna              me volesse sottrarre qualcosa. Su questo pregiudi-
bianca è ben distante da quello di una donna nera,         zio si perpetua una marginalizzazione delle donne
e non è la stessa cosa essere cattolica o musulma-         nell’accademia e nella chiesa. Invece la teologia
na, bracciante o ricca signora. L’identità è un in-        delle donne, compresa quella di Elizabeth Schüs-
treccio complesso di diversi vettori di potere:            sler Fiorenza, offre quanto ha elaborato: se non so-
estrazione sociale, disponibilità economica, na-           luzioni, almeno un metodo di lavoro non solitario
zionalità, sessualità, competenze, religione... Così       che ammette le reciproche dipendenze di pensiero
Schüssler Fiorenza adottò un approccio interse-            come ricchezza e non come sconfitta di originalità,
zionale, cioè ricettivo delle variegate esperienze         e che punta a risultati costruttivi piuttosto che con-
delle donne, sollecitando anche loro alla stessa           clusivi e autoreferenziali.
autocoscienza di parzialità che chiedeva agli uo-              Il femminismo, sostiene Stella Morra leggendo
mini: sapersi collocare, cercare di «interrompere e        In memoria di lei (prossimo alla pubblicazione il suo
                                nel contempo conte-        commento per GBPress) sta nell’ottica di un’«in-
                                stualizzare le tenden-     clusione, il tentativo di uscire dalle polarizzazioni»
                                ze universalizzanti        e assumere «la complessità della realtà». Farsi in-
                                delle proprie argo-        sieme le domande di alcuni/e, questa sarebbe la
                                mentazioni», ricono-       priorità. Schüssler Fiorenza ne ha fatte di interes-
                                scere i propri privile-    santi, per cominciare.
                                gi, notare chi è invisi-
                                bile. Era naturale,        *Dottoranda in Teologia Fondamentale
                                con questi presuppo-       e Coordinamento Teologhe Italiane

                                                                                     21   D ONNE CHIESA MOND O
Koketso Mary Zomba
                      (foto da facebook.com/koketso.zomba)

         di KOKETSO MARY ZOMBA

S
            ono nata cattolica, discendo da tre
            generazioni di donne cattoliche. In
            un certo senso il cattolicesimo mi è
            stato imposto, l’ho sempre cono-
            sciuto come il modo giusto di fare
le cose. Man mano che cresco e la mia fede si
evolve, la scelgo però ogni giorno perché l’ho
identificata come il luogo in cui Dio mi par-
la.

Essere giovane donna cattolica
   Come giovane proveniente da un Paese de-
mocratico, dove i diritti e le libertà dei cittadi-
ni – in particolare quelli delle donne – non so-
no solo racchiusi nella Costituzione, ma anche
rispettati quotidianamente nella società, spesso
trovo i miei valori personali in conflitto con i
valori della Chiesa cattolica, che mi sono stati
insegnati e con i quali sono cresciuta. Questo
                                                                 La fatica
mi ha portata a provare una sensazione di in-
certezza riguardo alla mia morale e a come
“posizionarmi” in merito a alcune questioni.
                                                             di essere giovani
Penso che molti giovani possano riconoscersi
in quello che dico.
   In questo mondo globalizzato in cui tutti
                                                                e cattoliche
sono così espliciti e supponenti su tutto, noi
(giovani cattolici) spesso ci sentiamo interroga-
re dai nostri compagni non cattolici e, a nostra
                                                                Koketso Mary Zomba
volta, mettiamo in discussione la nostra stessa
fede, non avendo a chi rivolgerci per ricevere
                                                               impegnata in Sudafrica
le risposte precise di cui abbiamo bisogno, vi-
sto che la Chiesa cattolica è strutturata in mo-
do particolare e quindi non sempre dà risposte               KOKETSO MARY ZOMBA è una donna giovane, laica,
dirette. L’incertezza su alcune questioni mi ha              cattolica. Ha 29 anni ed è nata a Pretoria, capitale ammi-
portato ad un certo punto a sentire un grande                nistrativa del Sudafrica. Segretario generale del Comitato in-
vuoto, che non sapevo come colmare. Ero la                   terdiocesano per i giovani della Conferenza episcopale del Su-
leader dei giovani e ho continuato a servire la              dafrica e membro dei giovani del distretto pastorale di Tshepo
Chiesa e la pastorale giovanile, ma il vuoto è               ad Hammanskraal, è stata scelta per rappresentare la regione
rimasto: non mi stavo ancora connettendo con                 dell’Africa meridionale (Sudafrica, Botswana e Swaziland)
Dio nel modo in cui avevo bisogno.                           alle riunioni preparatorie a Roma del Sinodo dei vescovi sul
                                                             tema “Giovani, fede e discernimento vocazionale”, che si è te-
                                                             nuto nell'ottobre del 2018. Le abbiamo chiesto una riflessione
                                                             sul suo essere cattolica e sulla Chiesa.
D ONNE CHIESA MONDO    22
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