D ONNE CHIESA MOND O - L'Osservatore Romano
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DONNE CHIESA MONDO DONNE CHIESA MONDO MENSILE DELL’OSSERVATORE ROMANO NUMERO 108 FEBBRAIO 2022 CITTÀ DEL VATICANO MENSILE DELL’OSSERVATORE ROMANO NUMERO 108 FEBBRAIO 2022 CITTÀ DEL VATICANO
www.vaticannews.va LE ULTIME NOTIZIE SU PAPA FRANCESCO LA SANTA SEDE E LA CHIESA NEL MONDO Un portale multimediale in 35 lingue che informa con tempestività e offre una lettura dei fatti alla luce del Vangelo
Numero 108 febbraio 2022 LE IDEE Donne in cammino E ssere cattoliche oggi vuol dire vivere la fede nel presente, nel mondo che cambia, nei ruoli che si modificano. Signi- fica stare nella Chiesa e vederla/volerla cambiare, decli- narla al femminile e contare di più. Non fermarsi alla tra- dizione, ma accettarne gli insegnamenti e andare avanti. In questo numero troverete le storie di alcune donne che hanno fat- to questo percorso. Sceglierle non è stato facile. Sono ormai tante quelle che, proprio testimoniando la loro fede, sono ispiratrici di cam- biamento sociale e culturale. Esempi di nuovi modi di stare e di vivere nella Chiesa. Come Elisabeth Schüssler Fiorenza, pioniera della teo- logia femminista, la studiosa che ne ha rivelato la non neutralità. Co- me Emilce Cuda, la prima donna capo ufficio della Pontificia com- missione per l’America latina, teologa che crede in una morale sociale D ONNE CHIESA MOND O che parte dal popolo. Teresa Forcades, la monaca benedettina che esplora con audacia Mensile de L’Osservatore Romano nuovi territori dell’etica e della conoscenza e che invita a conoscere e a riconoscere “la storia femminile” della Chiesa, siamo andate a trovarla Sito Web nel suo monastero, a Montserrat. WWW.OSSERVATOREROMANO.VA/IT/ D ONNE-CHIESA-MOND O.HTML Non è un terreno sempre facile quello su cui camminano le cattoli- che. Se molte difficoltà sono state superate, essere giovani nella Chie- Edizioni sa può essere faticoso, come testimonia Koketzo Mary Zomba, rap- Inglese presentante per l’Africa meridionale al Sinodo dei giovani. Ed è diffi- WWW.OSSERVATOREROMANO.VA/EN/ cile anche promuovere una leadership femminile, racconta Zuzanna WOMEN-CHURCH-WORLD.HTML Flisowska-Caridi, responsabile dell’ufficio di Roma di Voices of Faith. Spagnolo Ma le cattoliche vanno avanti. E con coraggio interpellano la Chie- WWW.OSSERVATOREROMANO.VA/ES/ sa. Maria Lía Zervino, presidente dell’Unione mondiale delle orga- MUJERS-IGLESIA-MUND O.HTML nizzazioni femminili cattoliche, chiede a Francesco un passo in più. Francese «Come donna mi sento in credito - gli ha scritto – non sono stati fatti WWW.OSSERVATOREROMANO.VA/FR/ progressi sufficienti per trarre vantaggio dalla ricchezza delle donne FEMMES-EGLISE-MONDE.HTML che costituiscono gran parte del popolo di Dio». Di questa ricchezza Portoghese fa parte il Coordinamento teologhe italiane. La presidente Lucia Van- WWW.OSSERVATOREROMANO.VA/PT/ tini scrive del ruolo e dei compiti del femminismo nella Chiesa, dello MULHER-IGREJA-MUND O.HTML sforzo di costruire una teologia che ospiti e valorizzi le differenze, che Tedesco scenda in campo contro stereotipi e resistenze patriarcali che rischia- WWW.OSSERVATOREROMANO.VA/DE/ no di distorcere il messaggio cristiano. Apriamo il giornale con Barba- FRAUEN-KIRCHE-WELT.HTML ra Jatta, direttore dei Musei Vaticani, la prima donna, in cinquecento Polacco anni, a coprire questo incarico. Mentre la seguiamo in un tour dell’a- WWW.OSSERVATOREROMANO.VA/PL/ nima tra le opere con soggetto femminile ci mostra come l’arte possa KOBIETY-KOSCIOL-SWIAT.HTML divenire parola evangelica. (DCM) D ONNE CHIESA MONDO 1
4 22 SOMMARIO INAPERTURA NUOVE GENERAZIONI Musei Vaticani, tour dell’anima La fatica di essere giovani con il direttore Barbara Jatta e cattoliche: testimonianza dal Sudafrica ELISA CALESSI I A PAG. 4 KOKETSO MARY ZOMBA A PAG. 22 INAGENDA NETWORKING Appuntamenti di febbraio Voices of Faith, la piattaforma VALERIA PENDENZA A PAG. 9 per la leadership delle credenti ZUZANNA FLISOWSKA-CARIDI A PAG. 24 CURIA CO ORDINAMENTO TEOLO GHE ITALIANE Cuda, la teologa Il nostro femminismo che parte dal popolo che parla alla Chiesa LUCIA CAPUZZI A PAG. 10 LUCIA VANTINI A PAG. 26 SGUARDIDIVERSI MOVIMENTI FEMMINILI Teresa Forcades: nella Chiesa Il coraggio di utilizzare c’è una storia tutta femminile la ricchezza delle donne MARÍA LÍA ZERVINO A PAG. 32 RITANNA ARMENI A PAG. 14 INCARICHI PASTORALI PIONIERE Maria Angela Mariano, la laica Elisabeth Schüssler Fiorenza che celebra le esequie: e la teologia non neutrale una esperienza in Germania ALICE BIANCHI A PAG. 19 PAOLA COLOMBO A PAG. 34 D ONNE CHIESA MONDO 2
36 D ONNE CHIESA MOND O COMITATO DI DIREZIONE RELIGIOSE Ritanna Armeni Francesca Bugliani Knox Elena Buia Rutt Valentina Sala, suora e ostetrica Yvonne Dohna Schlobitten Chiara Giaccardi a Gerusalemme Est Shahrzad Houshmand Zadeh nell’unico ospedale cattolico Amy-Jill Levine Marta Rodríguez Díaz ALESSANDRA BUZZETTI A PAG. 36 Giorgia Salatiello Carola Susani Rita Pinci (coordinatrice) LIBRI IN REDAZIONE Giulia Galeotti Le donne all’Anticoncilio Silvia Guidi FRANCESCO GRIGNETTI A PAG. 38 Valeria Pendenza REALIZZATO INSIEME A LIBRI Elisa Calessi, Lucia Capuzzi Laura Eduati, Romilda Ferrauto Federica Re David Intrighi a Bisanzio A PAG. 39 COPERTINA Anna Milano IMPAGINAZIONE Marco De Angelis LE IDEE PUBBLICAZIONE ON LINE Marco Sinisi ORGANIZZAZIONE Donne in cammino Maurizio Fontana A PAG. 1 CONTATTI Redazione redazione.donnechiesamondo.or@spc.va L’Apocalisse riletta Abbonamenti guardando alla vita osservatoreromano.it/pages/abbonamenti.html GIORGIA SALATIELLO A PAG. 40 abbonamenti.donnechiesamondo.or@spc.va 3 D ONNE CHIESA MOND O
A sinistra, Beato Angelico «Predica di santo Stefano e disputa nel Sinedrio» tra il 1447 il 1448 circa, Cappella Niccolina L’evangelizzazione attraverso l’arte Musei Vaticani, tour dell’anima con il direttore Barbara Jatta di ELISA CALESSI una delle sale dei quattrocenteschi. E' la Madon- L na col Bambino fra San Domenico e Santa Caterina d'A- a prima opera che Barbara Jatta lessandria. È attribuita al Beato Angelico, risale sceglie ha le dimensioni di una ico- al 1435. na: ventiquattro centimetri di al- Il nostro viaggio con il direttore dei Musei tezza per diciotto. È talmente pic- Vaticani, la prima donna a ricoprire questo in- cola che nella vastità delle opere carico (è stata nominata da Papa Francesco nel conservate nei Musei Vaticani, circa centocin- 2017) comincia da qui. Le abbiamo chiesto di quantamila pezzi, ed un percorso espositivo di scegliere alcune opere, con soggetto femminile, oltre sette chilometri, passa quasi inosservata. che più le piacciono. Quasi una mappa dell’a- Si trova nella Pinacoteca dei Musei Vaticani, in nima. Si parte, dunque, da questo quadretto D ONNE CHIESA MONDO 4
INAPERTURA Beato Angelico, «Madonna col Bambino fra San Domenico e Santa Caterina d'Alessandria», 1435 ca, Pinacoteca Vaticana 5 D ONNE CHIESA MOND O
del Beato Angelico. «Mi colpisce - spiega - per- Quando sono arrivata ai Musei, cinque anni fa, ché è una donna dolcissima, come solo la Ver- dei quasi 800 dipendenti il 50 per cento erano gine può essere, ma insieme decisa». Notiamo donne. Come dappertutto, la cosa importante, che lo sguardo della Madonna non è rivolto al a prescindere dal genere, è la professionalità. E Bambino, ma a chi guarda. «È un’opera picco- su questo, in Vaticano, non ci sono discrimina- la. Peraltro, era una delle opere a cui a Giovan- zioni». Ci indica la responsabile dell’Ufficio ni Paolo II era più devoto, tanto che l’abbiamo stampa, al suo fianco. «Una donna, Lucina mandata a Varsavia, di recente, per una mostra Vattuone, per esempio, cura un servizio impor- in occasione del centenario della sua nascita ed tante. Un uomo è il mio delegato per i reparti è stata scelta come copertina del catalogo. Que- scientifici e l’ho scelto perché reputavo fosse il sto dipinto è uno di quelli che più preferisco in più idoneo. Quando ho dovuto scegliere un ca- tutti i Musei». po laboratorio restauro per le pitture ho scelto Dolce, ma insieme determinata, appare an- una donna, ma per la sua professionalità». che Barbara Jatta, che pure ha giornate lunghe Riprendiamo il nostro viaggio. «Del Beato e intense, impegnata com’è tra lavoro e fami- Angelico abbiamo una meravigliosa cappella glia. Un marito pediatra («sono fortunata per- tutta affrescata, in cui si è avvolti completamen- ché mi ha aiutata molto quando i bambini era- te dalla sua pittura. Luminosa, ma al tempo no piccoli») e tre figli, ormai grandi (il maggio- stesso molto intima». Si trova nel cuore del Pa- re ha 30 anni, la seconda 28, il più piccolo 19). lazzo Apostolico. È la Cappella Niccolina, dal no- «Io penso che ognuno deve essere se stesso. È me del papa Niccolò V, che ne ordinò la costru- chiaro che quando ricopri dei ruoli come il mio zione. Al momento non è inserita nel normale ti devi un po’ corazzare... Ma è fondamentale percorso di visita, perché troppo piccola per non perdere la propria identità. Ricordo che, appena nominata, un grande manager di una società americana mi disse: “Ricordati sempre chi sei, non cosa sei”». Quando entrai in Biblioteca Vaticana, Certo, non deve essere facile lavorare in un ventisei anni fa, eravamo tre donne, tutti ambiente in gran parte maschile. «Ma non è tutto maschile - precisa - Quando entrai in Bi- gli altri erano uomini. Quando l'ho blioteca Vaticana, ventisei anni fa, eravamo tre lasciata, il 50% era composto da donne donne, tutti gli altri erano uomini. Quando l'ho lasciata, il 50 per cento era composto da donne. D ONNE CHIESA MONDO 6
Da sinistra: Michelangelo Buonarroti, «Sibilla Delfica e Sibilla Libica», realizzate tra il 1508 e il 1512 Cappella Sistina garantire il distanziamento. Dopo un percorso labirintico, ci troviamo davanti a una porticina. Appena varcata la soglia, siamo inondati da un bagno di luce dorata. La cappella è dedicata ai santi Stefano e Lorenzo. Nella lunetta della parte centrale, appena entrati sulla destra, ci in- dica un affresco che ritrae un episodio: Predica di Santo Stefano e disputa nel Sinedrio. Il santo è in piedi. Davanti a lui, sedute per terra, un grup- po di donne lo ascoltano. I volti hanno espres- sioni le une differenti dalle altre. Chi guarda at- tenta, chi si distrae. Sullo sfondo, gli uomini. BARBARA JATTA è direttore dei Musei Vaticani, nominata «Nei venti anni di Biblioteca - racconta il di- da Papa Francesco, dal 1 gennaio 2017. Cinquantanove anni, rettore - sono stata valorizzata da cinque cardi- storica dell’arte, è la prima donna a ricoprire questa carica in nali e tre prefetti. Non mi sono mai sentita di- cinquecento anni di storia delle collezioni pontificie. Nei Musei scriminata in quanto donna. Lo stesso quando ogni giorno operano circa mille persone, tra dipendenti e col- sono arrivata qua. È chiaro che, a volte, ti ac- laboratori. (Foto Umberto Pizzi) corgi di essere in minoranza. Tempo fa abbia- mo fatto una riunione del Governatorato e io ero l’unica donna. E la prima volta che sono verso le Sibille. Maestose figure di donne, af- andata ai saluti del Papa, a Natale, quando di- frescate da Michelangelo Buonarroti tra il 1508 ceva “fratelli e sorelle”, tutti si voltavano verso e il 1512. «Mi hanno sempre colpito perché so- di me perché ero l’unica donna. Ma negli ulti- no annunciatrici del Verbo e sono imponenti. mi anni le cose sono cambiate. Del resto, il Va- Se vogliamo, sembrano anche mascoline. La ticano è uno specchio della società attuale». Delfica, la Libica, le ho sempre trovate figure me- Proprio al Governatorato, a novembre, Papa ravigliose e molto incisive. Donne che parlano Francesco ha nominato Segretario Generale e vedono prima degli altri». Ci soffermiamo, in suor Raffaella Petrini, la prima donna a ricopri- particolare, a osservare la Delfica. Ha in mano re questa carica. un rotolo, ma volge la testa dalla parte opposta, Andiamo, ora, alla Cappella Sistina. Ma rispetto alla rotazione del corpo. Come se qual- non ci fermiamo davanti al Giudizio Universa- cosa o qualcuno l’avesse distratta, mentre era le. Barbara Jatta ci indica di guardare in alto, intenta a leggerlo. Torniamo nella Pinacoteca. In una sala in fondo, l’ottava, il direttore dei Musei Vaticani ci mostra un dipinto di grandi dimensioni: è la La prima volta che sono andata ai saluti Madonna di Foligno di Raffaello. «È una opera del Papa, a Natale, quando diceva “fratelli della maturità artistica, che guarda agli artisti veneti, ma anche alla plasticità di Michelange- e sorelle”, tutti si voltavano verso di me perché lo. Ha una dolcezza infinita. La trovo un’opera ero l'unica donna. Ma le cose sono cambiate bellissima». Gli occhi le brillano. «È un grande privilegio del mio lavoro, una grande benedi- zione, essere attorniata da questa bellezza. Per- 7 D ONNE CHIESA MOND O
mani dei Trattati Lateranensi del 1929, istituì la commissione edilizia che permise di costruire la rampa dell’ingresso e il portone principale e che consentì di far entrare i visitatori diretta- mente dall'Italia. Dal 1932 chiunque può paga- re un biglietto ed entrare facilmente. Prima, in- ché ti ricarica. Come mi ha detto poco tempo vece, dovevi entrare dal Palazzo. E i Musei era- fa Papa Francesco, l’arte aiuta ad andare avanti. no aperti solo per diplomatici, accademici. Pio Le difficoltà ci sono, ovviamente. Ma sono ri- XI capì, da uomo di cultura e di fede, la straor- pagate. Questa bellezza ti dà la forza di conti- dinaria potenzialità di evangelizzazione rac- nuare con passione, ma anche con devozione, chiusa in queste collezioni». con senso di responsabilità per questo ruolo co- E, in questo trionfo di bellezza, la donna è sì delicato e importante. Un ruolo di conserva- centrale. «Non c’è dubbio che le figure femmi- zione e condivisione di un patrimonio non solo nili sono notevoli in tutte le collezioni. La Ver- di storia e di arte, ma anche di fede e di devo- gine è la rappresentazione per eccellenza nel- zione cristiana». l’arte cristiana. In alcuni casi, forse ancora di Le chiediamo come si intrecciano l’arte e la più del Cristo. Ma già nell'antichità la figura fede. «Questi - spiega - sono Musei dove l’i- femminile è estremamente valorizzata nelle Ve- dentità cristiana è talmente forte che l’attenzio- neri». Ce ne fa vedere due, in particolare. Si ne all’aspetto di evangelizzazione è preminen- trovano nel Museo Pio Clementino, Gabinetto te. Io sono una storica dell’arte, ma in questo luogo le considerazioni sono e devono essere diverse. Le faccio un esempio: io faccio parte di un consesso di direttori di musei internazionali, Sento di essere portatrice di una identità Louvre, National Gallery, eccetera. Ma sento diversa, quella cristiana. Qui si fa un'opera fortemente di essere portatrice di una identità diversa, che è quella cristiana. Quella che si fa non solo di educazione artistica e storica, qui è un’opera non solo di educazione artistica ma di evangelizzazione attraverso l'arte e storica, ma di evangelizzazione attraverso l’arte. Lo aveva capito Pio XI quando, all’indo- D ONNE CHIESA MONDO 8
Da sinistra: Raffaello, «Madonna di Foligno», 1511-12, Pinacoteca Vaticana «Afrodite di Doidalsas», copia romana da originale greco del III secolo a.C Afrodite Cnidia di Prassitele, copia romana da originale del 360 a.C. ca. entrambe Museo Pio-Clementino «Niobide Chiaramonti», Museo Gregoriano Profano INAGENDA “Sinodalità è il nome della Chiesa” Sabato 5 febbraio a Firenze, presso il Convento dei Frati Minori Francescani, si tiene l’incontro della Vita Consacrata dal titolo «Sinodalità è il nome della Chiesa» nell'ottica del cammino sinodale che la Chiesa ha intrapreso e nel contesto della XXV Giornata Mondiale della Vita Consacrata. La donna nelle comunità induiste «Oltre lo stereotipo: la donna nell’induismo fra apparenti paradossi e stratificate complessità» è il titolo della conferenza che la professoressa Maria Angelillo, professore delle Maschere. La prima è una copia dell'Afro- di Lingua Hindi e cultura indiana presso dite di Doidalsas. «Guardi il volto, la dolcezza l’Università degli Studi di Milano, tiene dei movimenti». La seconda, nella stessa stan- lunedì 7 febbraio nell’ambito della rassegna za, è una copia romana dell'Afrodite Cnidia di Le religioni e la donna a Genova nella Sala del Prassitele. In piedi, le fattezze morbide, l’e- Maggior Consiglio di Palazzo Ducale. spressione seria. «Ci sono tante Veneri meravigliose nel Mu- Giornata mondiale di preghiera seo Pio Clementino. E c’è una scultura femmi- e riflessione contro la tratta di persone nile bellissima nel Museo Gregoriano Profa- «La forza della cura – donne, economia, no». È la Niobide Chiaramonti. La statua, una co- tratta di persone» è il tema scelto per l’VIII pia di età adrianea, raffigura una delle figlie di Giornata mondiale di preghiera e riflessione Niobe mentre tenta di fuggire dalle frecce di contro la tratta di persone promossa dalle Apollo e Artemide. Manca la testa, è rimasto Unioni Internazionali delle Superiori e dei solo il corpo. «È una donna forte, ma in movi- Superiori Generali e il cui coordinamento è mento. E ha un panneggio splendido, mosso affidato a Talitha Kum, la rete dal vento», ci invita a osservare. Effettivamen- internazionale impegnata contro la tratta di te, a guardarla, colpisce questo moto di tutto il persone. corpo, come se lo scultore avesse catturato l’i- La data è l’8 febbraio, la giornata in cui si stante in cui fugge. «L’abbiamo messa al centro celebra la memoria liturgica di santa della sala. Del resto, anche la Niobide è una di- Giuseppina Bakhita, suora sudanese, che da vinità». bambina fece la drammatica esperienza della C’è una continuità «tra l'arte antica e quella schiavitù e divenuta il simbolo universale cristiana: la donna è espressione di un canone dell'impegno della Chiesa contro la tratta. di dolcezza, di bellezza. Con il cristianesimo, Il 6 febbraio marcia a Roma da Castel poi, il soggetto femminile ha uno sviluppo Sant’Angelo a Piazza San Pietro per la esponenziale, per il ruolo che la Vergine ricopre partecipazione all’Angelus. nella vita». L’8 febbraio: maratona on-line di preghiera Il nostro viaggio è finito, ci dirigiamo verso e riflessione l’uscita. Non prima di aver dedicato un ultimo sguardo alla Niobide fuggente. a cura di Valeria Pendenza 9 D ONNE CHIESA MOND O
EMILCE CUDA Capo ufficio Pcal ARGENTINA La teologa “atipica” che parte dal popolo EMILCE CUDA nominata nel luglio del 2021 dal Papa capo ufficio nella Pontificia Commissione per l’America Latina (Pcal), è la prima donna a ricoprire una tale posizione esecutiva. Nel bollettino della sala stampa della Santa Sede che ne dava la notizia, veniva qualificata "docente di Teologia presso la Pontificia Universidad Católica Argentina e la St. Thomas University (Stati Uniti d’America)", ma la storia di Emilce Cuda si veste anche di altro. Classe 1965, nata a Buenos Aires, sposata, due figli, è la prima donna argentina ad aver conseguito un dottorato pontificio in Teologia morale e ha anche una formazione politica, avendo studiato Filosofia politica alla Northwestern University , una delle università più famose e più prestigiose degli Stati Uniti, con il filosofo Ernesto Laclau. Ed è considerata la donna che meglio conosce il pensiero del Papa della fine del mondo, poiché discepola del gesuita Juan Carlos Scannone - teorico della Teologia Popolare e docente anche di Bergoglio - nonchè autrice del libro “Leggere Francesco”, prima analisi approfondita delle radici teologiche argentine del pensiero del Pontefice. Con la sua nomina, contestuale a quella del filosofo messicano Rodrigo Guerra López, come segretario, Papa Francesco intende rilanciare la Pcal, un organo della Curia istituito da Pio XII nel 1958 per ascoltare e sostenere le Chiese di quel continente. La commissione è presieduta dal Prefetto della Congregazione per i vescovi, cardinale Marc Ouellet. (foto Wikimedia Commons) D ONNE CHIESA MONDO 10
CURIA N di LUCIA CAPUZZI* on lasciamoci disciplinare. Mai. Continuiamo ad essere appassionate, seduttive, a parlare con il linguaggio della parola e del corpo. Conti- nuiamo ad incantare. Ora più che mai è necessario tornare ad incantare il mondo. Certo, correremo il rischio di essere definite matte, come fe- cero con le beghine secoli fa. Ma ne vale la pena. Per questo ripeto: non lasciamoci disciplinare». Questo è il sogno per le donne, dentro e fuori dalla Chiesa, di Emilce Cuda, la “teologa che sa leggere papa France- sco”. Così la chiamano ormai. “Colpa” di una recensione al suo libro Leggere Francesco, pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri. «È stato Austen Ivereigh, giornalista, amico e profondo conoscitore delle vicen- de vaticane, a definirmi così, giocando sulle parole del titolo…», sorri- de, scostando i capelli nerissimi sciolti sulle spalle, la capo ufficio della Pontificia commissione per l’America Latina, designata lo scorso lu- glio dal Papa insieme al nuovo segretario, il messicano Rodrigo Guer- ra. È la prima donna a ricoprire tale incarico. «Un posto dal forte valo- re simbolico, indipendentemente dalla funzione reale e dalla capacità operativa. Il che conferma l’attitudine del Papa nei confronti del mon- do femminile». Francesco e le donne, una questione su cui si dibatte fin dall’ini- zio del Pontificato. Alcuni lo accusano di gattopardismo o immobili- smo, altri di eccessive e pericolose aperture. «Il Santo Padre avvia pro- cessi. È questo che conta per lui», afferma la teologa “che lo sa legge- re”. «Non ho mai avuto né ho la pretesa di “interpretare” il Papa. Con il saggio e con i miei interventi al riguardo, cerco solo di spiegare ai letto- ri, soprattutto ai non specialisti, il contesto sociale, culturale, ecclesia- le, politico dell’Argentina in cui si è formato Jorge Mario Bergoglio. Una sorta di traduzione culturale non linguistica affinché l’opinione pubblica possa comprendere nel profondo le sue parole». Quasi un dovere morale per una porteña – cioè nata a Buenos Aires – doc. E non una porteña qualunque: Emilce Cuda è una delle maggiori esperte di Teologia del popolo, di peronismo, di populismo, di movimenti popo- lari e articolazioni sindacali. Una vastità di interessi in linea con il suo curriculum accademico, del tutto peculiare: la neo-capo ufficio della Pcal ha studiato in parallelo Teologia e Filosofia per poi dedicarsi a tempo pieno alla prima. E conseguire – fatto inedito a quel tempo per una donna - il dottorato in Teologia morale alla Pontificia università cattolica argentina (Uca). «Morale sociale», precisa Emilce Cuda. «Spesso si circoscrive la morale cattolica alla bioetica. In realtà, questa è solo uno dei due settori. L’altro è la morale sociale. Dedicarvisi impli- ca lo studio della politica, dell’economia, della società, per poi pronun- 11 D ONNE CHIESA MOND O
ciarsi, dal punto di vista della dottrina cattolica, su tali questioni. Quando lo facciamo, specialmente se parliamo in difesa degli esclusi, però, spesse volte, veniamo accusati di “fare politica”. In realtà, stiamo solo facendo ciò che ci compete: i teologi di morale sociale. In questo mi sono specializzata». Il titolo di Emilce Cuda, oltretutto, è firmato dal cardinal Bergoglio, al tempo gran cancelliere della Uca di Buenos Aires. Uno dei tanti fili rossi che unisce la “teologa atipica” e il primo Papa argentino della cattolicità, insieme all’amore per Buenos Aires, il tango, la frequentazione degli ambienti popolari e della Chiesa incar- nata in essi. Sono state le religiose della Divina Pastora ad insegnare al- la futura accademica a leggere la Dottrina sociale della Chiesa. «E que- sto ha segnato la mia vita - sottolinea - Ho sempre avuto il desiderio di mettere a disposizione le mie conoscenze per alleviare le sofferenze del- le persone più svantaggiate. Io stessa provengo da una famiglia umile, Emilce Cuda dunque conosco bene i sacrifici del popolo lavoratore per sopravvivere «Leggere Francesco giorno dopo giorno». Teologia, etica e politica» «Non ho necessità che mi raccontino che cosa significhi lavorare (Bollati Boringhieri) con le mani, l’ho fatto anche io». So che cosa vuol dire quando ti fa male il corpo e non puoi fermarti. È un’altra cosa rispetto al lavoro in- tellettuale. Ora io sono impegnata dal lunedì al lunedì ma non è para- gonabile», dice Emilce Cuda che, prima di essere una stimata docente e ricercatrice, è stata sarta e disegnatrice di moda, come dimostra l’ele- ganza impeccabile e il gusto per abiti insieme sobri e originali. Allo stu- dio della Teologia, però, non è arrivata solo per fede, bensì per «in- quietudine disciplinare-scientifica». «Distinguo sempre gli ambiti: da una parte c’è il credo, il lavoro pastorale e missionario, dall’altro lo stu- dio». Per accedere alla facoltà di Filosofia, pubblica e gratuita presso la prestigiosa università di Buenos Aires (Uba), era necessario superare un test ultra-selettivo. Confezionato a misura degli ex allievi dei licei pubblici e privati riservati ai rampolli dell’ élite e non di chi, come Emilce Cuda, aveva frequentato le scuole cattoliche di periferia. L’al- ternativa era optare per gli studi in Teologia presso la Uca. «Ma era pri- vata e non potevo permettermela». Il vicolo cieco, inaspettatamente, s’è trasformato in una doppia possibilità. «Ho saputo, quasi contem- poraneamente, di aver superato la prova di ammissione alla Uba e di aver ricevuto, grazie all’intervento di Lucio Gera, pilastro della Teolo- gia del popolo, una borsa di studio per la Uca». Invece di scegliere, Emilce Cuda ha deciso di raddoppiare, frequentando entrambe le fa- coltà. «Questo mi ha dato un vantaggio enorme. Avevo a disposizione due biblioteche. Quella “canonica” della Cattolica e quella secolare della Uba». Solo al termine di questo percorso duplice, è arrivata l’op- D ONNE CHIESA MONDO 12
zione definitiva per la Teologia e il lungo apprendistato con maestri del calibro di Ernesto Laclau alla Northwestern e Juan Carlos Scannone al Colegio Máximo di San Miguel. «Non potevo, dunque, che occupar- mi di morale sociale». Ambito che l’ha portata a confrontarsi con uni- versi considerati “maschili”, come i movimenti politici e i sindacati. Ol- tre che a battagliare per ritagliarsi uno spazio nelle strutture ecclesiasti- che, all’epoca ben poco inclusive nei confronti delle donne. «Nel mon- do secolare, come teologa non mi prendevano sul serio. Quando ho presentato il mio progetto sulla Teologia del popolo al principale isti- tuto di ricerca argentino, l’hanno respinto su due piedi definendolo un “programma di auto-aiuto” più che un’indagine scientifica». Da quello studio è stato tratto uno dei primi articoli sulla figura di Jorge Mario La bioetica è solo uno Bergoglio, dopo l’elezione. A dispetto delle difficoltà, Emilce Cuda crede che l’alleanza fra i generi sia la chiave per uno sviluppo armonico dei due settori della società. E della Chiesa. «Quest’ultima condivide i medesimi pro- della morale cattolica. blemi della società in un contesto di globalizzazione. «La radice dell’esclusione femminile è la medesima dell’esclusio- L’altro è la morale ne dei poveri», afferma la teologa. E, come per essi, la prima forma di sociale. Quando ci scarto è l’invisibilizzazione. «Prendiamo la manodopera informale, ca- tegoria in cui rientrano due miliardi di persone. Il loro lavoro, svolto a pronunciamo giornata per sopravvivere, dà un apporto fondamentale all’economia ma non viene contabilizzato. Nelle statistiche ufficiali, non esistono. in questo ambito, Per la stessa ragione, spesso, si dice che non ci sono donne nella Chiesa. specialmente se parliamo A volte lo dicono le stesse donne, rafforzando questa narrativa invisibi- lizzante. Dipende che cosa intendiamo per Chiesa. Se è solo la gerar- in difesa degli esclusi, chia, è vero. Ma se, come afferma il concilio Vaticano II, è il Popolo di spesso veniamo accusati Dio, allora le donne ci sono eccome. Sono loro a incaricarsi di trasmet- tere la fede e sostenere anche materialmente la Chiesa. A chi obietta che di “fare politica”. l’assenza riguarda i posti decisionale, rispondo che c’è una questione In realtà, stiamo solo previa da affrontare: riconoscere le tante lavoratrici già presenti, spesso senza salario. Perché le mansioni umili finiscono sempre per farle le facendo ciò donne?». che ci compete Come i poveri, tuttavia, per Emilce Cuda le donne hanno la virtù teologale della speranza. È questa la dinamo che le «mette in moto», la forza che consente loro di «curare e riciclare la vita». «Non solo la ri- producono, la mantengono viva fra la nascita e la morte. Per questo, so- gno che le donne non smettano mai di essere donne. La loro capacità di sedurre e incantare è importante per la redenzione, nella politica, nella Chiesa, nella società. Dobbiamo re-innamorarci di un progetto comu- ne. Chi può farci re-innamorare se non le donne?». * Giornalista di Avvenire 13 D ONNE CHIESA MOND O
TERESA FORCADES Monaca benedettina SPAGNA Nella Chiesa c’è una storia tutta femminile TERESA FORCADES I VILA, monaca benedettina nel Monastero di Montserrat, nata a Barcellona 56 anni fa, è medico con specializzazione in Medicina interna conseguita a Buffalo (Usa), teologa con un master a Harvard, femminista e attivista politica. Cresciuta in una famiglia non credente, scopre la fede alla scuola della suore dove i suoi genitori l’avevano iscritta. Legge il Vangelo per la prima volta a 15 anni. Nel 1995, prima di tornare negli Stati Uniti, decide di trascorrere alcune settimane presso il monastero di Montserrat per preparare un importante esame di medicina. È lì che capisce di volersi fare suora: in quel monastero costruito sulla montagna di Monistrol de Montserrat, piccolo centro della comunità autonoma della Catalogna, di cui rappresenta un simbolo, e che è anche un importante sito di pellegrinaggio. È monaca di clausura dal 1997. Nel 2012 fonda il movimento politico Procés Constituent insieme a Arcadi Oliveres, economista, accademico e at- tivista sociale spagnolo, presidente di "Justícia i Pau", un gruppo pacifista cristiano. Propongono di ottenere l'indipendenza della Catalogna attraverso un nuovo modello politico e sociale basato sull'auto-organizzazione e la mobilitazione sociale. Nel 2015, mentre si avvicinano le elezioni regionali della Catalogna, riceve il permesso dal suo superiore e dalla Santa Sede di lasciare la clausura per tre anni, e poter entrare così in campagna elettorale candidandosi alla presidenza della regione. Nel 2018 torna in monastero per riprendere la sua vita come contemplativa (foto Alchetron). D ONNE CHIESA MONDO 14
SGUARDI DIVERSI C di RITANNA ARMENI on Teresa Forcades - monaca benedettina, femminista, teologa queer, mistica, indipendentista catalana, laureata in medicina, attivista per i diritti degli omosessuali, scrittrice di libri sulla fede, sul corpo, sosteni- trice di tesi audaci e controverse dentro e fuori la Chiesa, ci sono dav- vero molti argomenti di conversazione e di intervista. E quando l’in- contro avviene in un monastero benedettino, conficcato su quelle montagne del Montserrat che sono il simbolo della Catalogna indomi- ta, luogo potente e magico in cui il profumo della fede si mischia a quello della libertà, la tentazione di lasciarsi andare al fascino dell’a- scolto e del confronto è tanta. E poi Teresa Forcades con la sua allegria, il pensiero audace, le parole amabili sa affascinare. Il suo buonumore è contagioso. La sua capacità di andare senza remore al fondo delle que- stioni, di ”sparigliare”, di distruggere luoghi comuni e stereotipi è indi- scutibile. Ma non lo facciamo. Non cediamo alla tentazione di parlare di tutto. Preferisco – glielo dico subito – affrontare con lei una sola que- stione, quella del rapporto fra le donne e la Chiesa, del patriarcato nel- l’istituzione ecclesiastica, delle donne che sono ancora ai margini quando non apertamente discriminate, delle lotte che si tentano per cambiare. «Certo, parliamone – mi dice - ma a partire da un punto cui tengo molto, che voglio sottolineare, che è importante e non detto. Perché che il patriarcato sia forte è evidente, così evidente che non vale neppure la pena di sottolinearlo. Chi non l’ha capito?» Invece da che cosa, che finora non è stato detto, vale la pena di cominciare? La chiesa cattolica, in cui appunto il patriarcato è forte, è, tuttavia, l’istituzione che più di ogni altra ha preservato la presenza, la storia e la memoria delle donne. Se questa è viva, se oggi sappiamo che cosa tante donne in luoghi e tempi diversi hanno fatto, sentito, pensato lo dob- biamo al cattolicesimo che ogni giorno e in ogni parte del mondo cele- bra il nome e ricorda le opere di una di loro. Dico Chiara, Ildegarda, Teresa, potrei fare centinaia di altri nomi. Le donne ci sono state e ci so- no. Non senza conflitto, ovviamente. Ma è avvenuto e va detto subito. Con enfasi, con convinzione, con forza. Aggiungo che non solo ci sono state e hanno agito ma hanno creato comunità e queste sono vive anco- ra oggi. Insomma hanno costruito nella Chiesa una storia propria, una storia femminile. E questo è difficile, sappiamo che è difficile, difficilis- simo non solo in una istituzione cattolica. È così nel mondo. Quando nel 1990 mi sono laureata in medicina ho studiato che due uomini, Ja- mes Watson e Francis Crick avevano scoperto la struttura del Dna, una rivelazione scientifica enorme che ha posto le basi della moderna bio- 15 D ONNE CHIESA MOND O
logia molecolare. Solo pochi anni fa ho imparato che la prima a scopri- re la struttura del Dna era stata una donna, Rosalind Franklin. La sua figura si era dissolta, si era cancellata. La storia non la comprendeva. Mi sta dicendo che la Chiesa cattolica ha costruito, ha preservato una presenza e una cultura femminile più di altre religioni? Non faccio polemiche. Può darsi che la mia sia ignoranza ma le chiedo: in quale cultura, in quale paese, in quale religione, dove trovia- mo scritti e opere femminili come nella Chiesa cattolica? Teresa Forcades «Forte come Oggi però per molti il cambiamento nella Chiesa è più lento, le resistenze più forti ri- la morte è questo amore» spetto a altre istituzioni. Perché? (Castelvecchi) Si dice che la Chiesa non sia preparata… che debba ancora lavorare. Forse è vero. Credo, però, che se una cosa è giusta si debba fare. Bene, con ponderatezza e con diplomazia, se è necessario, ma si debba fare. Lei è nota anche per essere una sostenitrice dell’ordinazione sacerdotale femminile. La Santa Sede dice che il sacerdozio è riservato agli uomini. Viene considerata oggi la questione delle questioni. Se ne è discusso anche in passato, e si è opposto un rifiuto. Il mio parere è che non vi siano ostacoli teologici nella Scrittura. Con Francesco qualcosa si muove per le donne nella Chiesa? E cosa? Francesco per prima volta ha dato alle donne posti di responsabilità Teresa Forcades nella curia romana. Per la prima volta, in alcuni casi, sono nell'organi- «Il corpo gioia di Dio» gramma della curia vaticana in posizioni superiori ad alcuni vescovi. (Gabrielli) Mi pare un dato nuovo e importante. Eppure pare che la parola “femminismo” provochi ancora l’orticaria non solo a uomini ma anche a donne della Chiesa. Mi sa spiegare perché? La Chiesa cattolica è formata da donne, la maggioranza è femmini- le. Quindi viviamo una situazione davvero strana. Un’istituzione, una realtà in grandissima parte, al settanta, l’ottanta per cento, nella quale le donne contano poco o niente. Non mi stupisce che una situazione così strana, così singolare provochi ansia, inquietudine, incertezza, paura. Gli uomini della Chiesa sanno bene che se le donne la abbando- nassero semplicemente cesserebbe di esistere. Voglio raccontarle un episodio. Elisabeth Schüssler Fiorenza, la teologa, biblista e femminista statunitense, un giorno durante una fun- Teresa Forcades zione religiosa ha chiesto alle donne di andare via e di riunirsi fuori dal- «Per amore della giustizia» la Chiesa. Con un gesto simbolico voleva dimostrare che senza di loro (Castelvecchi) il sacerdote rimaneva solo. Esattamente quello che avvenne e che av- D ONNE CHIESA MONDO 16
Il monastero di Montserrat è a 720 metri sopra il livello del mare. Il nucleo originario dell’abbazia benedettina risale IX secolo. E’ a circa 60 km da Barcellona verrebbe in qualunque chiesa, in qualunque funzione religiosa. Quindi il femminismo è riuscito a introdursi e a scalfire il patriarcato della Chiesa? Non solo questo. Oggi possiamo parlare di una teologia femminista nella storia. Di un femminismo che non si definisce tale ma che c’è sta- to, c’è e fa delle scelte anche in una società, una istituzione, un pensiero dominante che esclude le donne. Glielo dimostro con semplicità. Noi denunciamo come sistema patriarcale quello in cui le donne – anche una sola di loro - vengano escluse o discriminate. E possiamo definire femminista qualunque azione – di una donna o di un uomo - denunci questa esclusione. Gregorio di Nazianzo, teologo del IV secolo osservò, a proposito Francesco dell’adulterio, che se questo era commesso da una donna su di lei si scaricava tutto il peso della legge che la puniva fino alla morte, se com- per prima volta messo dall’uomo non c’era punizione. Non è giusto, fece notare, per- ha dato alle donne ché le scritture, il comandamento dicono “onora il padre e la madre”. Chiedono lo stesso comportamento per l’uomo e per la donna. Quindi posti di responsabilità le leggi applicate per punire l’adulterio – ne dedusse- non sono le leggi di Dio. È una critica al patriarcato, non le pare? Ma Gregorio di Na- nella curia romana. zianzo andò oltre. Si chiese perché questo avvenisse, perché fosse pos- Per la prima volta, sibile. Il motivo stava nel fatto – spiegò - che la legge era stata scritta dagli uomini, non dalle donne. Come vede la posizione di un teologo in alcuni casi, del IV secolo è già critica nei confronti del patriarcato. Possiamo già sono parlare di teologia femminista nella storia. nell'organigramma Ma il femminismo per lei, Teresa Forcades, che cosa è? della curia vaticana Anche questo è semplice. Non ci vuole molto per definirlo. Sono tre o quattro punti. Primo: il femminismo è individuare la discriminazio- in posizioni superiori ne. Non tutti la vedono. Gregorio nel IV secolo l’ha vista, altri neppure ad alcuni vescovi. oggi, lo fanno. Secondo: prendere coscienza della ingiustizia di questa discriminazione. Insomma assumere con chiarezza una posizione con- Mi pare un dato traria. Neanche questo però basta: contro la discriminazione bisogna nuovo e importante agire, lottare per eliminarla. Per fare teologia femminista c’è un quarto punto. Deve esserci chiaro che la discriminazione non viene dalla natu- ra, non viene da Dio, non viene dai sacri testi. Quindi va criticata e re- spinta la teologia che teorizza la discriminazione perché la ritiene volu- ta da Dio. Esiste nella Chiesa e nel cristianesimo la forza per abbattere discriminazioni così pro- fonde come quelle che lo stesso Francesco quotidianamente denuncia? Credo di sì. Altre volte è avvenuto. Pensi a che cosa era il matrimo- nio prima del cristianesimo. Una questione economica che riguardava 17 D ONNE CHIESA MOND O
Teresa Forcades nel 2014 (foto facebook.com/Forcades) la proprietà: di chi era, a chi doveva essere lasciata. E quindi di chi era il figlio. Questo presupponeva il controllo e la subordinazione della donna. Nel mondo antico il matrimonio era un contratto fra due uomi- ni, il padre e il marito. Per la chiesa cattolica il matrimonio è l’incontro d’amore fra un uomo e una donna che si scelgono e si uniscono. Un cambiamento radicale rispetto alla cultura allora dominante. Anche nella tradizione giudaica, del resto, la donna non è la madre del figlio dell’uomo ma “carne della sua carne”. Se dovesse dare un suggerimento alle donne che sono a disagio nella Chiesa e vogliono superare una situazione di stallo, che cosa direbbe? Non farei discorsi generali. Non ho un programma da suggerire. So L’inizio vero però, per esperienza diretta, che le donne devono porsi sempre una do- del femminismo manda che non sono – non siamo – abituate a farci: io, proprio io, che cosa penso? Qual è il mio desiderio più profondo, che cosa voglio dav- con la convenzione vero? Che cosa è giusto? La Chiesa ha una storia straordinaria di forza di Seneca Falls e di resistenza femminile. Dobbiamo studiarla, valorizzarla, raccontar- la. Ci sono donne che queste domande se le pongono ogni giorno, tan- nel 1848 sui diritti te che se le sono poste nel passato. Nel mio monastero le monache sono delle donne negli Usa. entrate in conflitto, ci sono state le barricate quando dopo il concilio di Trento la chiesa chiedeva una clausura più rigida per le donne. Le donne hanno ripetuto che la Bibbia Posso concludere questa conversazione dicendo che lei è ottimista e fiduciosa nella pos- sibilità che le donne cambino la Chiesa e che la Chiesa cambi grazie alle donne. era stata interpretata Si dice che il femminismo cominci agli inizi del secolo, con la riven- in modo patriarcale dicazione dei diritti politici. C’è poi una seconda ondata negli anni Settanta. L’inizio vero a mio parere è con la convenzione di Seneca Fal- e ne hanno tratto le ls nel 1848 sui diritti delle donne negli Usa. Donne come Elizabeth Ca- conseguenze politiche. dy Stanton non solo hanno ripetuto che la Bibbia era stata fino ad al- lora interpretata in modo patriarcale e che questa non era la vera lettu- È già successo per gli ra dei testi sacri, ma ne hanno tratto le conseguenze politiche. È già schiavi afroamericani successo per gli schiavi afroamericani. Gli schiavi hanno appreso il cri- stianesimo dai loro padroni ma poi, quando hanno imparato a leggere, hanno capito che il messaggio vero delle Scritture non era quello che veniva inviato dai loro oppressori, che la Bibbia non giustificava schia- vitù e diseguaglianza. È avvenuto allora qualcosa di straordinario. In genere – sappiamo - l’oppresso rifiuta la religione dell’oppressore, in- vece tanti schiavi afroamericani sono rimasti fedeli al cristianesimo ma con una lettura diversa delle Scritture e hanno accusato i loro padroni di non aver letto correttamente la Bibbia. Per le donne sta avvenendo la stessa cosa. Nella fede e nelle Scritture c’è tutta la forza per combat- tere il patriarcato della Chiesa. D ONNE CHIESA MONDO 18
PIONIERE ELISABETH SCHÜSSLER FIORENZA Teologa STATI UNITI La teologia? Non è neutrale di ALICE BIANCHI* ELISABETH SCHÜSSLER FIORENZA è una L pioniera nella interpretazione biblica e nella teolo- a prima volta che incontrai il suo nome gia femminista. Teologa, statunitense nata in un non sapevo che fosse un nome, mostro sacro piccolo centro dell’attuale Romania, 83 anni, è vivente dell’esegesi femminista del XX se- laureata in Teologia pastorale e specializzata nel- colo. Cercavo libri di esegesi biblica e sto- lo studio del Nuovo Testamento. Insegnante alla ria della chiesa antica, e l’algoritmo del catalogo del- Harvard Divinity School, è stata la prima don- la Rete bibliotecaria suggerì In memoria di lei. Una rico- na a essere eletta presidente della Society of Bibli- struzione femminista delle origini, un libro poco più vec- cal Literature. Suo il libro considerato una pietra chio di me – io classe ’94, lui ’83 (ma la traduzione ita- miliare: «In memoria di lei - Una ricostruzione liana è del ’90 per Claudiana) – ahimè introvabile femminista delle origini cristiane». Qui la rac- ovunque fuorché in biblioteca. L’autrice rintracciava conta una giovane teologa, che ancora non era la presenza delle donne nelle prime comunità cristia- nata quando il libro fu pubblicato nel 1983. (foto katolskvision.se) 19 D ONNE CHIESA MOND O
ne tra i silenzi della Scrittura e della tradizione. Così lia, Nilde Iotti presidente della Camera. Qualcosa lo prenotai, e qualche giorno dopo scorsi il dito sulla si muoveva, su molti fronti e a molte latitudini. Nel prima frase della prefazione: «Un libro non è mai 1987 Schüssler Fiorenza fu eletta alla carica annua- opera d’un solo autore anche se è responsabilità sol- le di presidente della Society of Biblical Literature, pre- tanto sua. Questo è vero in particolar modo per un’o- stigiosa associazione di indagine critica della Bib- pera teologica femminista come questa». Vedevo ne- bia, che nei centosette anni della sua storia aveva ro su bianco la teologia collettiva che avevo visto fare avuto un’interrotta guida maschile. a certe teologhe, l’anti-individualismo che avevo Nel giro di due anni, dall’83 all’85, Schüssler amato in loro e spero ancora di saper replicare. C’è Fiorenza: ottenne la massima visibilità con la pub- poi una seconda cosa che di quel libro ricordo, ed è blicazione di In memoria di lei; entrò nel Comitato di una Avvertenza nelle pagine introduttive. Dice, più o direzione della rivista internazionale di teologia meno: caro lettore, cara lettrice, la prima parte del li- Concilium come curatrice della nuova sezione di teo- bro è difficile, si entra nei dettagli del metodo critico logia femminista; e fondò con la teologa ebrea Ju- e può risultare scoraggiante per chi non è specialista dith Plaskow il Journal of Feminist Studies of Religion, della materia; se sei a digiuno di teologia, l’autrice oggi la più antica rivista accademica femminista in- stessa ti consiglia di cominciare dalla parte II e III. terdisciplinare e interreligiosa in studi religiosi. La Dunque un’opera disponibile a variazioni, compo- sua presenza così riconosciuta e riconoscibile, in un nibile come Lego. Era la prima volta che qualcuno mi mondo accademico che era ed è (come lei denuncia invitava a chiedermi che tipo di lettrice fossi e, in ba- tuttora) ad amplissima maggioranza maschile, se alla risposta, mi autorizzava a mischiare i pezzi. contraddiceva la presunta neutralità della ricerca: Per i puristi dell’accademia, per cui il rigore scientifi- una donna rendeva evidente che non fosse indiffe- co è fare tutto “dalla A alla Z” senza deviazioni, sa- rente essere maschi o femmine in contesto universi- rebbe un’istigazione al disordine. Io, anche se ero tario, perché le circostanze socio-culturali rendeva- studente di teologia e sarei sì stata in grado di leggere no disponibile in modo diverso l’oggetto di studio. la prima parte, ho cominciato dal fondo. Anche le università e le associazioni accademiche erano – sono? – invischiate in un sistema patriarcale In memoria di lei in cui le donne giocavano – giocano? – a regole fis- Allora è bene raccontarla a ritroso, Elizabeth sate da altri (la desinenza al maschile è necessaria), Schüssler Fiorenza, e muoversi in obliquo nella e ieri come oggi l’unico antidoto a uno studio inge- sua acuta riflessione di «teologa cattolica che ha nuo è riconoscere i propri condizionamenti, la pro- saputo leggere i segni dei tempi», come la definisce pria parzialità. La provocazione sull’attualità di Elizabeth Green che di lei ha scritto un profilo questa lettura non è oziosa. In teologia si trattereb- (Morcelliana). Oggi ha 83 anni e da trenta detiene be di verificare, per esempio, come la forma di una la cattedra di Nuovo Testamento in una delle più chiesa gerarchica – Schüssler Fiorenza direbbe famose università americane, la Harvard Universi- kyriarcale, per evidenziare i molteplici meccanismi ty Divinity School in Massachussetts. Le date fon- di potere che la intessono – influisce in ambito ac- damentali della sua carriera si concentrano negli cademico. Che spazio possono avere le donne co- anni Ottanta: il periodo dei primi corsi universitari me studiose e discepole di Cristo se, come lei so- in “storia delle donne” e “teologia femminista”, e stiene, la chiesa si è progressivamente “patriarcaliz- dei primi ruoli pubblici ricoperti o sfiorati da don- zata” lasciandole ai margini della sua storia ufficia- ne: Geraldine Ferraro candidata vicepresidente ne- le, o se la maschilità di Gesù finisce per coincidere gli Stati Uniti, e dall’altra parte dell’oceano, in Ita- con l’idolatria del maschile in quanto tale? D ONNE CHIESA MONDO 20
Bilinguismo e politica sti, inscrivere la teologia femminista nell’ambito Ma eravamo al 1983. Quando fu dato alle stam- della teologia della liberazione, cioè di quella teo- pe il suo capolavoro, Schüssler Fiorenza aveva 45 logia che assume i margini come punto di parten- anni, e da quindici si era trasferita negli Stati Uniti za e la giustizia sociale come orizzonte. Schüssler con il marito, anche lui teologo. Prima di allora Fiorenza lo fece presente spesso: la ricerca accade- aveva vissuto e studiato in Germania. È forse que- mica, teologica e no, ha sempre risvolti politici, sto il dato biografico più rilevante per riassumere il perché il modo di studiare, gli autori o le autrici suo pensiero, e simbolo della sua prassi femmini- interpellate, i contenuti sottolineati o ignorati, sta: il bilinguismo. Bilingue è infatti gran parte inevitabilmente promuovono o contrastano una della sua esperienza del mondo, non solo in quan- forma del mondo (e della chiesa), discriminatoria to madrelingua tedesca naturalizzata americana, oppure giusta. Esiste dunque un problema prati- ma anche come teologa cattolica che prima di Har- co che la teologia dovrebbe porsi: come evitare di vard ebbe occasione di insegnare in una facoltà relegarsi nel recinto accademico e religioso, e co- evangelica, nonché come donna dentro un sistema me situare il proprio studio a favore di un cambia- di stampo patriarcale. mento sociale? Tutte le donne sono come bilingui, «straniere È potente, per la teologia di oggi, interrogarsi residenti», e imparano una sorta di “arte della tra- su come non fingersi neutrale, e su come non sotto- duzione”, che non è loro eredità esclusiva, ma co- valutare i risvolti politici dello studio. Siccome so- mune a tutte le “non-persone” che faticano a tro- no entrambe domande femministe, troppo facil- vare adeguata cittadinanza nella religione e nella mente vengono squalificate in quell’alone di so- società, ciascuna più o meno in base alla propria spetto che ancora circonda la teologia di genere co- singolare esperienza. Il vissuto di una donna me volesse sottrarre qualcosa. Su questo pregiudi- bianca è ben distante da quello di una donna nera, zio si perpetua una marginalizzazione delle donne e non è la stessa cosa essere cattolica o musulma- nell’accademia e nella chiesa. Invece la teologia na, bracciante o ricca signora. L’identità è un in- delle donne, compresa quella di Elizabeth Schüs- treccio complesso di diversi vettori di potere: sler Fiorenza, offre quanto ha elaborato: se non so- estrazione sociale, disponibilità economica, na- luzioni, almeno un metodo di lavoro non solitario zionalità, sessualità, competenze, religione... Così che ammette le reciproche dipendenze di pensiero Schüssler Fiorenza adottò un approccio interse- come ricchezza e non come sconfitta di originalità, zionale, cioè ricettivo delle variegate esperienze e che punta a risultati costruttivi piuttosto che con- delle donne, sollecitando anche loro alla stessa clusivi e autoreferenziali. autocoscienza di parzialità che chiedeva agli uo- Il femminismo, sostiene Stella Morra leggendo mini: sapersi collocare, cercare di «interrompere e In memoria di lei (prossimo alla pubblicazione il suo nel contempo conte- commento per GBPress) sta nell’ottica di un’«in- stualizzare le tenden- clusione, il tentativo di uscire dalle polarizzazioni» ze universalizzanti e assumere «la complessità della realtà». Farsi in- delle proprie argo- sieme le domande di alcuni/e, questa sarebbe la mentazioni», ricono- priorità. Schüssler Fiorenza ne ha fatte di interes- scere i propri privile- santi, per cominciare. gi, notare chi è invisi- bile. Era naturale, *Dottoranda in Teologia Fondamentale con questi presuppo- e Coordinamento Teologhe Italiane 21 D ONNE CHIESA MOND O
Koketso Mary Zomba (foto da facebook.com/koketso.zomba) di KOKETSO MARY ZOMBA S ono nata cattolica, discendo da tre generazioni di donne cattoliche. In un certo senso il cattolicesimo mi è stato imposto, l’ho sempre cono- sciuto come il modo giusto di fare le cose. Man mano che cresco e la mia fede si evolve, la scelgo però ogni giorno perché l’ho identificata come il luogo in cui Dio mi par- la. Essere giovane donna cattolica Come giovane proveniente da un Paese de- mocratico, dove i diritti e le libertà dei cittadi- ni – in particolare quelli delle donne – non so- no solo racchiusi nella Costituzione, ma anche rispettati quotidianamente nella società, spesso trovo i miei valori personali in conflitto con i valori della Chiesa cattolica, che mi sono stati insegnati e con i quali sono cresciuta. Questo La fatica mi ha portata a provare una sensazione di in- certezza riguardo alla mia morale e a come “posizionarmi” in merito a alcune questioni. di essere giovani Penso che molti giovani possano riconoscersi in quello che dico. In questo mondo globalizzato in cui tutti e cattoliche sono così espliciti e supponenti su tutto, noi (giovani cattolici) spesso ci sentiamo interroga- re dai nostri compagni non cattolici e, a nostra Koketso Mary Zomba volta, mettiamo in discussione la nostra stessa fede, non avendo a chi rivolgerci per ricevere impegnata in Sudafrica le risposte precise di cui abbiamo bisogno, vi- sto che la Chiesa cattolica è strutturata in mo- do particolare e quindi non sempre dà risposte KOKETSO MARY ZOMBA è una donna giovane, laica, dirette. L’incertezza su alcune questioni mi ha cattolica. Ha 29 anni ed è nata a Pretoria, capitale ammi- portato ad un certo punto a sentire un grande nistrativa del Sudafrica. Segretario generale del Comitato in- vuoto, che non sapevo come colmare. Ero la terdiocesano per i giovani della Conferenza episcopale del Su- leader dei giovani e ho continuato a servire la dafrica e membro dei giovani del distretto pastorale di Tshepo Chiesa e la pastorale giovanile, ma il vuoto è ad Hammanskraal, è stata scelta per rappresentare la regione rimasto: non mi stavo ancora connettendo con dell’Africa meridionale (Sudafrica, Botswana e Swaziland) Dio nel modo in cui avevo bisogno. alle riunioni preparatorie a Roma del Sinodo dei vescovi sul tema “Giovani, fede e discernimento vocazionale”, che si è te- nuto nell'ottobre del 2018. Le abbiamo chiesto una riflessione sul suo essere cattolica e sulla Chiesa. D ONNE CHIESA MONDO 22
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