CORONAVIRUS, CONFAGRICOLTURA ANNULLATE - ROMAGNA: Agricolae
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CORONAVIRUS, CONFAGRICOLTURA E. ROMAGNA: ANNULLATE PRENOTAZIONI PASQUA IN AGRITURISMI. ISTITUIRE CABINA REGIA Quasi 1170 aziende agrituristiche di cui 76 con agricampeggio, 10 mila posti letto disponibili e 4 milioni e mezzo di pasti somministrati nell’anno, sono i numeri dell’agriturismo targato Emilia-Romagna che adesso rischia di non reggere l’urto del coronavirus. In altre parole, un giro d’affari annuo che ruota attorno a 154 mila turisti, con una percentuale di stranieri in tendenziale crescita che si attesta sul 24%. «Non stiamo parlando di ‘pioggia di disdette’, ma di un totale annullamento delle prenotazioni in agriturismo per le vacanze di Pasqua da parte di clienti italiani e stranieri. È evidente che le strutture della regione non possono andare avanti senza aiuti e sostegno», scandisce a chiare lettere Gianpietro Bisagni, presidente degli agriturismi associati a Confagricoltura Emilia Romagna, in rappresentanza del 50% circa delle strutture presenti sul territorio. «L’agriturismo è il primo comparto agricolo a lanciare l’allarme rivelando dati che saltano all’occhio, tuttavia – chiarisce il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello Bonvicini – siamo preoccupati per gli effetti che questa emergenza si sta trascinando dietro, con inevitabili ricadute sull’immagine complessiva dell’agroalimentare made in Italy nel mondo, perché dall’Emilia Romagna, lo ricordiamo, parte oltre il 15% dell’intero export di food&beverage del Paese. Chiediamo con forza – prosegue il neo-presidente dell’organizzazione degli imprenditori agricoli – di istituire
in tempi rapidi una ‘regia unica’ regionale, in coordinamento col Governo e con tutte le associazioni di categoria e le organizzazioni sindacali coinvolte nel Patto per il Lavoro, come richiesto dal governatore Bonaccini». Poi invita ad «abbassare i toni affinché l’emergenza sanitaria non si traduca in un vero e proprio incubo per l’economia e la tenuta della struttura sociale». E a chi paragona l’emergenza coronavirus a quella del drammatico terremoto dell’Emilia, Bonvicini risponde: «Potrebbe essere peggio del sisma del 2012: ora ci sono meno risorse disponibili». Confagricoltura, come ha sottolineato il presidente nazionale, Massimiliano Giansanti, grazie alla capillare rete sul territorio, ha costituito una task force che segue attentamente la situazione e interviene sulle autorità competenti affinché si riduca al massimo il disagio di imprese e lavoratori. Trasporti, logistica, consegne dei prodotti sono le questioni più urgenti: non potendo evadere gli ordini, le aziende stanno subendo perdite importanti. È inaccettabile e ingiustificato, evidenzia Confagricoltura, qualsiasi rallentamento dei nostri prodotti verso i mercati esteri. CIBUS 2020 CONFERMA LA DATA: SI TERRA’ A PARMA DALL’11 AL 14 MAGGIO Fiere di Parma conferma le date previste per l’edizione 2020 di Cibus: si terrà regolarmente dall’11 al 14 maggio. La decisione rafforza l’analoga conferma delle date di Vinitaly in aprile.
Fiere di Parma condivide pienamente le misure sanitarie e preventive prese dal Governo e dalla Regione Emilia-Romagna per contrastare la diffusione del virus COVID-19, tanto che ha già disposto lo spostamento della manifestazione “Mercanteinfiera” da marzo ad aprile, ma intende dare un segnale di fiducia e ottimismo mantenendo le date di Cibus in maggio. Va anche sottolineato che il comparto della produzione alimentare italiana, uno dei pochi ad aver registrato nel 2019 una crescita del 3%, con un incremento dell’export del 6,6%, può essere un fattore importante per la ripresa economica su cui l’Italia dovrà impegnarsi, tanto più dopo il rallentamento causato dall’emergenza del CoronaVirus. “Siamo sempre stati convinti che Cibus si dovesse tenere in maggio, come da programma – ha dichiarato Antonio Cellie, ceo di Fiere di Parma – e ci ha confortato l’analoga decisione di Vinitaly. Si tratta delle due fiere italiane più importanti e conosciute nel mondo del food and wine. Rappresentano un comparto che potrà essere un driver decisivo per la ripresa. Le aziende dell’alimentare e tutta la filiera ci hanno chiesto di mantenere le date programmate”. Gli uffici di Fiere di Parma hanno registrato flessioni marginali nelle adesioni dei top buyer internazionali e la conferma di tutti gli espositori, peraltro già iscritti da mesi.
SICCITA’, ANBI: CANALE EMILIANO ROMAGNOLO ANTICIPA IRRIGAZIONE PER L’ULTIMO ANNO Il Consorzio per il Canale Emiliano Romagnolo, la più lunga asta irrigua italiana (133 chilometri da Selvatonica di Bondeno a Rimini), ha attivato tutti i suoi impianti di sollevamento idraulico, portando a livelli “quasi estivi”, le quote di risorsa idrica presenti all’interno dell’alveo, che serve tutto il comparto agricolo di Romagna e parte dell’Emilia Orientale. L’avvio dell’anno, come del resto già nel 2019, si è dimostrato siccitoso e l’assenza perdurante di precipitazioni, unita alle alte temperature per il periodo, rischiavano infatti di compromettere le primissime coltivazioni di bietola appena trapiantate, le semine di cipolla e le colture a foglia invernali. Questo scenario critico ha spinto il Consorzio C.E.R. ad accelerare i lavori di manutenzione sul canale, consentendo l’avvio anticipato dell’irrigazione a beneficio dell’intero comparto agricolo. Quest’anno le manutenzioni invernali sono state notevolmente impattanti sulla funzionalità dell’asta irrigua:infatti, oltre agli ordinari controlli di sicurezza sulle elettropompe, è stato ricostruito integralmente un tratto di rivestimento lungo circa 1 chilometro. Tecnicamente la manutenzione invernale, realizzata quest’anno e che proseguirà per altri cinque, impedisce il prelievo delle acque dal fiume Po; il Consorzio C.E.R. ha quindi individuato una soluzione alternativa, programmando nuove immissioni durante l’inverno, in condizioni di sostanziale emergenza, derivanti dai torrenti Santerno e Senio che,
nonostante le modeste portate, hanno consentito di incrementare i livelli idrici a favore delle irrigazioni avviate già da 15 giorni soprattutto in Romagna. Questa operazione ha risposto alle esigenze del territorio, ma sarà impossibile ripeterla nei prossimi anni, poichè il Consorzio C.E.R. dovrà effettuare importanti lavori di rafforzamento ed implementazione dell’impianto idraulico Palantone sul Po, ricostruendo diversi chilometri di rivestimento nel tratto iniziale del canale. Risulterà perciò impossibile avviare gli impianti irrigui prima di Marzo. Al proposito saranno fornite tutte le necessarie ed esaustive informazioni per pianificare le future semine in tempi utili. “Questo approccio conferma la responsabile attenzione dei Consorzi di bonifica alle diverse esigenze del territorio, promuovendo tempestivamente un’azione di resilienza, che comporterà un’inevitabile riflessione sui cicli colturali” commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI). “Quanto si sta profilando in Emilia Romagna – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – porta in primo piano l’importanza delle aste irrigue, autentiche autostrade dell’acqua, gestite dai Consorzi di bonifica e capaci di trasformare l’economia di un territorio: accanto al Canale Emiliano Romagnolo, lo storico canale Cavour in Piemonte ed il canale Lessinio Euganeo Berico nel Veneto.
CORONAVIRUS, CIA: NO ALLARMISMI NELLA ZONA ROSSA, SISTEMA AGRICOLO TIENE Nessuno stop delle imprese zootecniche nelle regioni colpite, la produzione di latte non è a rischio e sono garantiti gli approvvigionamenti quotidiani. Queste le valutazioni di Cia- Agricoltori Italiani dopo un attento monitoraggio dell’emergenza Coronavirus nelle regioni colpite, confermato anche da una nota della Regione Lombardia che tranquillizza il sistema allevatoriale. La situazione è, dunque, sotto controllo e gli allarmismi ingiustificati rischiano di danneggiare pesantemente non solo i cittadini, ma anche le imprese. In generale, la produttività delle imprese agricole nelle aree colpite è sotto controllo ed è in grado di assicurare il rifornimento di beni alimentari a tutti i cittadini. Secondo le stime Cia, tuttavia, si rileva un’indubbia ricaduta dell’emergenza Coronavirus sulle aziende agricole del Paese. L’impatto negativo è avvertito soprattutto da tutte le realtà produttive che hanno rapporti commerciali con le aree colpite. Anche sul versante export si registra una contrazione del mercato, con ordinativi al ribasso e disdette causati da un clima generale di sfiducia che sta contagiando i nostri principali sbocchi commerciali all’estero. Cia segnala anche ripercussioni nel settore agrituristico, con numerose disdette dei turisti stranieri per i mesi di aprile, con le feste pasquali, e di maggio. I produttori Cia stanno comunque continuando a lavorare con trasparenza vigilando sulla filiera e respingendo ogni tentativo di speculazione sui prezzi dal campo alla tavola. Va
detto però -sottolinea Cia- che le difficoltà sono in costante aumento e occorre risolvere i problemi legati alla logistica e alla distribuzione che limitano l’attività delle strutture produttive, a partire dalla cosiddetta zona rossa. MADE IN ITALY, ACETO BALSAMICO TRADIZIONALE: ANNO D’ECCEZIONE S i è t e n u t a p r e s s o i l Palatipico a Modena l’annuale Assemblea dei Soci del Consorzio Tutela Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, la DOP più prestigiosa del territorio modenese, durante la quale i Soci hanno approvato il bilancio dell’esercizio 2019.
Il Presidente del Consorzio, Enrico Corsini, nel presentare i risultati dell’anno ormai chiuso ha voluto sottolineare che si è trattato di un periodo di grandi successi per il Consorzio, a cominciare dai volumi di imbottigliamento, che hanno raggiunto un livello record per il consorzio, e che hanno portato il totale delle preziose bottigliette da 100 ml di Aceto Balsamico Tradizionale di Modena a oltre 100 mila unità: “Si tratta di soli 10 mila litri, è vero, e quindi non paragonabili ai milioni di litri prodotti dell’Aceto Balsamico IGP, ma è pur vero che il nostro prodotto DOP è molto prezioso – e quindi costoso – , dovendo sottostare a un invecchiamento obbligatorio di almeno 12 o 25 anni. Ma il volume in crescita conferma l’aumento della conoscenza del prodotto, specie sui mercati stranieri, facendo ben sperare per il futuro”. Il Presidente Corsini ha voluto inoltre sottolineare l’aumento dei Soci del Consorzio, che nel 2019 ha dato il benvenuto a tre grandi produttori e ha ribadito che un Consorzio coeso, inclusivo e rappresentativo del maggior numero possibile di operatori assicura sviluppo e successo al prodotto. Mario Gambigliani Zoccoli, in rappresentanza di una delle nuove aziende socie, ha raccolto il benvenuto e l’invito alla partecipazione offerto dal Presidente, mettendo a disposizione la propria esperienza. Questo è stato interpretato come una svolta decisiva, per un settore che da decenni mostra buona salute e contribuisce ad affermare il nome di Modena e del suo territorio in tutto il mondo. Il Presidente Corsini ha poi illustrato le numerose azioni promozionali messe in campo per diffondere e sostenere la conoscenza del prodotto in Italia e nel mondo, nonché le importanti attività di controllo e vigilanza per difenderlo da contraffazioni e imitazioni. Ricordando la stretta collaborazione instaurata da qualche mese con il Consorzio dell’Aceto Balsamico di Modena IGP, il Presidente Corsini ha inoltre annunciato che il Consorzio parteciperà alla iniziativa intrapresa dalla Consorteria – il cui presidente Maurizio Fini ha preso la parola per
illustrarla – allo scopo di ottenere l’iscrizione dell’Aceto Balsamico di Modena nel registro dei Patrimoni Culturali dell’Unesco, che sancirebbe la originalità del prodotto modenese agli occhi del mondo intero. CORONAVIRUS, REGIONI PIU COLPITE SONO QUELLE CHE ESPORTANO PIU MADE IN ITALY IN CINA. MA MERCATO ANCORA MARGINALE. ECCO I DATI NOMISMA Per il Made in Italy si chiude un’altra finestra di mercato dopo l’embargo russo, i dazi Usa e l’incognita Brexit. E i conti con il Coronavirus rischiano di essere ‘salati’ ma non troppo. Quello cinese rappresenta infatti un mercato strategico dal punto di vista del potenziale ma non nei fatti. Sebbene l’export made in Italy abbia avuto dei tassi di crescita molto alti negli ultimi anni, la Cina è comunque ancora in una fase in cui necessita le commodities per il fabbisogno primario piu dei prodotti ad alto valore aggiunto. L’Export di settore ha aumentato il dieci anni il suo flusso
nel Paese asiatico del 15 per cento. Il mercato globale dei beni personali di lusso – riporta uno studio di Bain&Company per MEI.com – vale 249 mld di euro nel 2016, di cui la Cina rappresenta il 7%, ma i cinesi rappresentano invece ben il 30% del totale. Motivo per cui il mercato cinese era visto – almeno fino a un mese fa – come uno dei principali fattori di crescita del prossimo decennio, per tutte le aziende che sapranno approcciarlo con visione strategica. Ma, da quanto emerge dai dati che AGRICOLAE ha chiesto a Nomisma, la Cina pesa sull’export agroalimentare italiano per l’1,2% del totale (a valori) mentre per il 2,2% sull’export del solo vino. Si tratta quindi di percentuali ancora marginali. La Cina infatti – che ha investito in terreni in Africa, cosa che ha dato non poco fastidio agli Stati Uniti, importa soprattutto commodity agricole di base come soia, carne, latte, ecc. E infatti i primi due paesi fornitori della Cina sono Brasile e Usa (che congiuntamente pesano per il 37% sull’import AA cinese e che rappresentano i top produttori/esportatori mondiali di queste derrate.
P e r q u a n t o r i g u a r d a l ’ i m p ort agroalimentare della Cina, l’Italia si trova al 29esimo posto. In cima alla lista il Brasile, con il 26 per cento del totale e dagli Stati Uniti con l’11,3 per cento. A seguire il Canada, con il 6,2 per cento; l’Australia, con il 5,5 per cento; la Nuova Zelanda, con il 5,4 per cento; la Thailandia con il 4,5 per cento, l’Indonesia con il 4,1 per cento; la Francia con il 3 per cento; la Russia e il Vietnam a pari titolo con il 2,6 per cento; il Cile con il 2,5%; i Paesi Bassi con il 2,2 per cento; la Malesia con l’1,9 per cento; la Germania con l’1,7 per cento. Fanalino di coda, assieme alla Gran Bretagna e il Messico, l’Italia con lo 0,5 per cento.
S t e s s a s i t u a z i one, più o meno, per quanto riguarda il vino dove l’Italia è al quarto posto con il 6,4 per cento dopo Australia, con il 35,4 per cento, la Francia, con il 28,7 per cento, il Cile, con il 14,1 per cento. A seguire la Spagna, (5,9%); gli Stati Uniti (1,6%); l’Argentina (1,1%); il Portogallo (1%); il Sudafrica, Germania e Nuova Zelanda a pari merito con lo 0,9%. Diversificata la mappa delle regioni italiane che esportano in Cina. Secondo quanto emerge dall’export agroalimentare in Cina delle singole regioni con il peso sul totale Italia e sull’export agroalimentare regionale, in cima alla lista c’è l’Emilia Romagna, con il 17,5 per cento dell’export totale italiano in Cina; la Lombardia con il 13,9%; il Veneto, con il 10,5 per cento; il Piemonte (con il 13,6%). Poi la Toscana con il 9% e la Liguria con il 5,8 per cento.
M a – e s c l u d e n d o i l c a s o d e lla Liguria dove le cifre sono sovrastimate a causa dei porti da cui partono molti container per la Cina anche di merci non liguri – tutte le regioni presentano un’incidenza della Cina sul proprio export agroalimentare inferiore al 2%. Può essere una casualità ma le regioni che esportano di più in Cina sono quelle più colpite per ora dal Coronavirus: Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto. CORONAVIRUS ASSESSORE AGRICOLTURA, IN VENETO STANDARD ELEVATI DI TUTELA SANITARIA E BIOSICUREZZA, INFONDATI ALLARMISMI SU FILIERA ALIMENTARE Posted by Redazione × Pubblicato il 25/02/2020 at 17:41
“ I l m o n d o a g r i c o lo ha affrontato negli ultimi anni delle gravi emergenze sanitarie come l’influenza aviaria, la blu tongue o la peste suina quindi il settore si è già dotato da tempo di protocolli sanitari stringenti con controlli periodici e approfonditi. Questo è garanzia del fatto che i nostri allevamenti hanno i più elevati standard di tutela sanitaria e biosicurezza. Rassicuriamo i cittadini sul fatto che il virus non si trasmette attraverso gli alimenti, i nostri prodotti sono certificati e sani”. E’ quanto dichiara l’assessore all’agricoltura dopo l’incontro con le categorie economiche del Veneto e dopo il vertice in videoconferenza con il ministro per le Politiche agricole e i colleghi delle altre Regioni. Nel confronto con le Regioni e il Governo l’assessore del Veneto ha sollecitato che l’esecutivo nazionale affronti nel prossimo decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri alcuni temi cruciali per il settore: • i danni diretti subiti dalle 250 aziende agricole nella zona rossa, soprattutto allevamenti, a cui mancano gli approvvigionamenti. • il riconoscimento della cassa integrazione anche per i
lavoratori stagionali • misure a sostegno degli agriturismi che stanno scontando l’azzeramento delle prenotazioni • proroghe dei mutui e stop al pagamento delle tasse • vigilanza sulle speculazioni dei prezzi a cui già alcuni dei prodotti agroalimentari sono andati soggetti • Attenzione alle problematiche della logistica e dei trasporti della filiera agroindustriale “Chiedo infine che anche a livello nazionale si intraprenda una campagna informativa ed incisiva per diffondere la consapevolezza che i nostri prodotti non sono veicolo del virus e che il rischio contagio non viaggia con i trasporti. L’assessore ha infine annunciato che a breve convocherà il Tavolo Verde con le categorie per fare il punto della situazione e discutere richieste e proposte da presentare al governo per affrontare le numerose problematiche create dall’emergenza e dai blocchi sanitari, comprese logistica e trasporti. MARCELLO BONVICINI NUOVO PRESIDENTE DI CONFAGRICOLTURA EMILIA ROMAGNA. ALLA VICEPRESIDENZA IL RAVENNATE ANDREA BETTI E IL FERRARESE
GIANLUCA VERTUANI S a r à u n r e g g i a n o , s chietto e concreto, a condurre Confagricoltura Emilia Romagnanel prossimo triennio. L’assemblea dell’organizzazione agricola regionale, che si è svolta stamattina a Bologna nel rispetto dell’ordinanza emanata ieri dalla Regione Emilia Romagna, ha eletto il nuovo presidente, Marcello Bonvicini, che dal 2015 ricopre la stessa carica in Confagricoltura Reggio Emilia. «Sono orgoglioso di questo incarico. Il senso
di appartenenza alla cen tenaria organizzazione agricola mi stimola a proseguire l’impegno sindacale. Ora lavorerò per darerisposte concrete alle 12 mila aziende associate della regione», ha detto fresco di nomina. Bonvicini che dal 1996 guida “La Libertà”, cooperativa agricola produttrice di cereali, barbabietole da zucchero, riso e orticole, con sede a Santa Vittoria di Gualtieri (RE), sarà affiancato dai vicepresidenti Andrea Betti, attuale numero uno di Confagricoltura Ravenna e produttore di vini con azienda di 20 ettari sulle colline di Riolo Terme e Gianluca Vertuani, al vertice di Confagricoltura Ferrara, che gestisce aziende agricole con terreni in provincia di Ferrara e di Rovigo. Il neo presidente ha voluto ringraziare la past-president, Eugenia Bergamaschi, per l’attività sindacalesvolta prima nel Modenese a capo dell’organizzazione provinciale e poi di Confagricoltura Emilia Romagna, ricordando le iniziative dell’imprenditrice a sostegnodell’innovazione e modernizzazione dell’agricoltura e per un sistema Italia altamente competitivo, ma anche l’accento posto sulla capacità di fare impresa e sulla necessità di guardare oltre confine finanche ai più lontani mercati di sbocco, per una reale crescita dell’agroalimentare del territorio. «Mi aspettano sfide dure – ha aggiunto infine Bonvicini – a partire dalla crisi del settore frutticolo passando attraverso le esigenze imprevedibili dell’agricoltura ai tempi del Climate Change, per finire con lapianificazione del Piano di sviluppo rurale e la rilevanza dell’azione sindacale da portare avanti in maniera coordinata su più tavoli dal regionale al nazionale fino a Bruxelles. Chiederemo alla nuova giunta di viale Aldo Moro di proseguire e intensificare il sostegno agli investimenti
aziendali, soprattutto in strutture e conoscenza, e di affiancare le imprese nel processo di aggregazione per rafforzare la struttura dell’agrifoodregionale e la capacità di penetrazione commerciale all’estero». LOTTA AL CAPORALATO NEL POMODORO, RABBONI (OI NORD): “COMBATTIAMOLO CON CERTIFICAZIONI E COMUNICAZIONE”
“ P e r v a l o r i z z a r e u l t eriormente la produzione italiana di pomodoro da industria nel mondo occorre togliere qualsiasi pretesto a chi associa il caporalato al made in Italy, eradicando il fenomeno dove esiste e, contemporaneamente, promuovendo una grande campagna di comunicazione istituzionale sui valori reali che caratterizzano la produzione nazionale. È inoltre necessario che il Ministero delle Politiche agricole autorizzi la possibilità di una certificazione facoltativa di ‘alta qualità italiana’ per le filiere più virtuose dal punto di vista degli standard ambientali, etico-sociali enutrizionali”. Queste le proposte che Tiberio Rabboni, presidente dell’OI Pomodoro da industria del Nord Italia, ha avanzato nella giornata conclusiva di Tomato World di Piacenza. “La filiera italiana – analizza Rabboni – ha difficoltà nel far riconoscere ai mercati e ai consumatori la qualità che esprime sul piano etico, sociale, ambientale e nutrizionale. Ciò è dovuto sia alla carenza di adeguati strumenti
comunicativi e promozionali, sia all’impatto nazionale ed internazionale degli episodi di caporalato e di illegale sfruttamento della manodopera dei braccianti. Eradicare questi episodi tempestivamente è una condizione di giustizia e di civiltà ed è, allo stesso tempo, la condizione per riconoscere maggiore valore all’Italia del pomodoro. Nell’Italia del pomodoro da valorizzare una specificità va tuttavia riconosciuta alle esperienze imprenditoriali caratterizzate dalla costante ricerca dell’alta qualità ambientale, etico- sociale e nutrizionale. Come possiamo garantire e assicurare al consumatore questo plus di buone prassi di sostenibilità e come possiamo valorizzarle? La nostra proposta è quella di chiedere al Ministero per le Politiche agricole una certificazione facoltativa di alta qualità – come l’Sqn, il Sistema qualità nazionale – vincolata ad un disciplinare di produzione stringente per regole ambientali, sociali, produttive, trasparenza e governance condivisa di filiera”. Alcune di queste sollecitazioni hanno peraltro già avuto un primo riscontro nella lettera che la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova ha inviato all’OI del Nord e al Tomato World: “Sono pronta a lavorare insieme alle organizzazioni interprofessionali, alla filiera e alla distribuzione per far conoscere il valore del pomodoro da industria italiano, per dare dignità a migliaia di aziende che producono facendo grande il made in Italy. È necessaria una campagna istituzionale di comunicazione a livello nazionale e internazionale”. E sul caporalato ha aggiunto: “Non esistono filiere sporche. Ci sono aziende che commettono reati e come tali vanno punite, anche duramente. Il caporale va battuto dove è più forte: nell’offerta di un servizio semplice, flessibile e completo. Il caporalato è criminalità organizzata e non solo calpesta la dignità di lavoratrici e lavoratori, ma mette a rischio le migliaia di aziende oneste che si trovano a subire la concorrenza sleale di chi sfrutta. Combattiamo anche contro le pratiche sleali di mercato e le aste al doppio ribasso che sono caporalato in giacca e cravatta”.
CIBUS: RILANCIARE I CONSUMI INTERNI Cibus, grazie a Federalimentare ed ICE/ITA, intraprende un percorso virtuoso che lo porterà ad essere sempre più la piattaforma permanente del Food Authentic Italian. Si parte in maggio con un’edizione che si preannuncia storica anche in termini del flusso dei visitatori. Tenendo conto dei provvedimenti presi da alcuni eventi fieristici che hanno deciso di posticipare o annullare alcuni appuntamenti in programma come forma di prevenzione per il Coronavirus, Cibus 2020 è destinato ad essere l’evento chiave per il food Made in Italy sul panorama internazionale. Sarà inaugurato lunedì 11 maggio con un evento chiave dedicato al confronto tra industria alimentare e distribuzione per elaborare, attraverso uno studio di settore condiviso, una strategia di rilancio dei consumi alimentari interni, fondamentali per consolidare gli straordinari progressi quali- quantitativi della filiera agroalimentare. Considerando le dinamiche che impattano i mercati internazionali, rendendoli volatili, il rilancio dei consumi interni e la ricerca di nuove geografie per l’export risultano azioni decisive per la salute del settore. In quest’ottica la strategia di Cibus è quella di assumere sempre più un ruolo di booster del made in Italy alimentare, sia promuovendo nuove iniziative volte al consolidamento del settore del fuori casa italiano (come il nuovo evento Flavor, a Firenze dal 4 al 6 ottobre) sia annualizzando Cibus per favorire le scelte assortimentali dei buyers nazionali e
internazionali. “Cibus è già l’unica grande fiera internazionale che espone solo i prodotti alimentari italiani e la sua mission è anche quella di fungere da volano per far crescere il consumo interno – dichiara Antonio Cellie, ceo di Fiere di Parma – Continuiamo a guardare ai mercati esteri, ed anzi abbiamo potenziato budget e contenuti per l’incoming dei buyer esteri, ma le gravi problematiche che affliggono il commercio internazionale devono orientarci ad un recupero di quote nel mercato nazionale. Una strategia che andremo a sviluppare con la Distribuzione e i gli operatori del Fuori Casa”. La quota di export del settore agroalimentare rappresenta un motore di traino per l’industria agroalimentare. Infatti, nel 2019 l’export è cresciuto del 6.6% rispetto all’anno precedente. “I dazi e la Brexit sono senza dubbio una minaccia perché possono giocare un ruolo fondamentale nella nostra unica fonte di crescita, l’export, a cui è ancorata la produzione alimentare – spiega Vacondio, Presidente di Federalimentare – ma è mia convinzione che i consumatori stranieri comprino il cibo italiano perché è buono, unico ed inimitabile e nonostante il prezzo. La vera minaccia, invece, ha a che fare con la salute di tutti e si chiama Nutriscore. Con i suoi principi semplicistici, discriminatori e penalizzanti, peraltro senza alcun fondamento scientifico, cerca di minare i pilastri della dieta mediterranea, spaventando al tempo stesso il consumatore che, se è disposto a spendere di più per comprare prodotti buoni, potrebbe non essere disposto a spendere un centesimo per cibi che vengono bollati da questo sistema di etichettatura come ‘non salutari’”.
Cibus rimarca la sua attenzione a supportare l’espansione sui mercati internazionali, attraverso il lancio di un nuovo progetto: M*EATING Italy a Expo di Dubai 2020 (aprile – ottobre). Si tratta di uno spazio ristorazione innovativo nel quale sarà possibile non solo apprezzare il meglio della cucina italiana e delle eccellenze del Made In Italy ma che rappresenterà un palcoscenico privilegiato per promuovere i campioni della creatività italiana. Il complesso agroalimentare ha saputo rispondere positivamente alla richiesta dei consumatori di prodotti sempre più sostenibili, sicuri, nutrienti e salubri. E Cibus 2020, che si terrà a Parma dall’11 al 14 maggio, promette di presentare uno spiccato profilo green, www.cibus.it. Nel Cibus Innovation Corner verranno esposti i prodotti selezionati da un pool di esperti per capacità innovativa nella valorizzazione del territorio, ma anche della sostenibilità della filiera produttiva. E non mancheranno i percorsi tra i corridoi della fiera che guideranno i visitatori verso i prodotti Bio, Free From e Vegani. Oltre 3.000 espositori presenteranno i nuovi prodotti a più di 80 mila operatori commerciali, tra i quali circa 3mila top buyer esteri. SPANDIMENTO LIQUAMI, CONFAGRICOLTURA E.ROMAGNA:
BASTA AFFERMAZIONI LEGAMBIENTE GENERALISTE
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