CORONAVIRUS, CONFAGRICOLTURA ANNULLATE - ROMAGNA: Agricolae

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CORONAVIRUS, CONFAGRICOLTURA ANNULLATE - ROMAGNA: Agricolae
CORONAVIRUS, CONFAGRICOLTURA
E.    ROMAGNA:     ANNULLATE
PRENOTAZIONI     PASQUA    IN
AGRITURISMI. ISTITUIRE CABINA
REGIA
Quasi 1170 aziende agrituristiche di cui 76 con agricampeggio,
10 mila posti letto disponibili e 4 milioni e mezzo di pasti
somministrati nell’anno, sono i numeri dell’agriturismo
targato Emilia-Romagna che adesso rischia di non reggere
l’urto del coronavirus. In altre parole, un giro d’affari
annuo che ruota attorno a 154 mila turisti, con una
percentuale di stranieri in tendenziale crescita che si
attesta sul 24%. «Non stiamo parlando di ‘pioggia di
disdette’, ma di un totale annullamento delle prenotazioni in
agriturismo per le vacanze di Pasqua da parte di clienti
italiani e stranieri. È evidente che le strutture della
regione non possono andare avanti senza aiuti e sostegno»,
scandisce a chiare lettere Gianpietro Bisagni, presidente
degli agriturismi associati a Confagricoltura Emilia Romagna,
in rappresentanza del 50% circa delle strutture presenti sul
territorio.

«L’agriturismo è il primo comparto agricolo a lanciare
l’allarme rivelando dati che saltano all’occhio, tuttavia –
chiarisce il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna,
Marcello Bonvicini – siamo preoccupati per gli effetti che
questa emergenza si sta trascinando dietro, con inevitabili
ricadute sull’immagine complessiva dell’agroalimentare made in
Italy nel mondo, perché dall’Emilia Romagna, lo ricordiamo,
parte oltre il 15% dell’intero export di food&beverage del
Paese. Chiediamo con forza – prosegue il neo-presidente
dell’organizzazione degli imprenditori agricoli – di istituire
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in tempi rapidi una ‘regia unica’ regionale, in coordinamento
col Governo e con tutte le associazioni di categoria e le
organizzazioni sindacali coinvolte nel Patto per il Lavoro,
come richiesto dal governatore Bonaccini». Poi invita ad
«abbassare i toni affinché l’emergenza sanitaria non si
traduca in un vero e proprio incubo per l’economia e la tenuta
della struttura sociale». E a chi paragona l’emergenza
coronavirus a quella del drammatico terremoto dell’Emilia,
Bonvicini risponde: «Potrebbe essere peggio del sisma del
2012: ora ci sono meno risorse disponibili».

Confagricoltura, come ha sottolineato il presidente nazionale,
Massimiliano Giansanti, grazie alla capillare rete sul
territorio, ha costituito una task force che segue
attentamente la situazione e interviene sulle autorità
competenti affinché si riduca al massimo il disagio di imprese
e lavoratori. Trasporti, logistica, consegne dei prodotti sono
le questioni più urgenti: non potendo evadere gli ordini, le
aziende stanno subendo perdite importanti. È inaccettabile e
ingiustificato,    evidenzia   Confagricoltura,   qualsiasi
rallentamento dei nostri prodotti verso i mercati esteri.

CIBUS 2020 CONFERMA LA DATA:
SI TERRA’ A PARMA DALL’11 AL
14 MAGGIO
Fiere di Parma conferma le date previste per l’edizione 2020
di Cibus: si terrà regolarmente dall’11 al 14 maggio. La
decisione rafforza l’analoga conferma delle date di Vinitaly
in aprile.
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Fiere di Parma condivide pienamente le misure sanitarie e
preventive prese dal Governo e dalla Regione Emilia-Romagna
per contrastare la diffusione del virus COVID-19, tanto che ha
già disposto lo spostamento della manifestazione
“Mercanteinfiera” da marzo ad aprile, ma intende dare un
segnale di fiducia e ottimismo mantenendo le date di Cibus in
maggio.

Va anche sottolineato che il comparto della produzione
alimentare italiana, uno dei pochi ad aver registrato nel 2019
una crescita del 3%, con un incremento dell’export del 6,6%,
può essere un fattore importante per la ripresa economica su
cui l’Italia dovrà impegnarsi, tanto più dopo il rallentamento
causato dall’emergenza del CoronaVirus.

“Siamo sempre stati convinti che Cibus si dovesse tenere in
maggio, come da programma – ha dichiarato Antonio Cellie, ceo
di Fiere di Parma – e ci ha confortato l’analoga decisione di
Vinitaly. Si tratta delle due fiere italiane più importanti e
conosciute nel mondo del food and wine. Rappresentano un
comparto che potrà essere un driver decisivo per la ripresa.
Le aziende dell’alimentare e tutta la filiera ci hanno chiesto
di mantenere le date programmate”.

Gli uffici di Fiere di Parma hanno registrato flessioni
marginali nelle adesioni dei top buyer internazionali e la
conferma di tutti gli espositori, peraltro già iscritti da
mesi.
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SICCITA’,     ANBI:    CANALE
EMILIANO ROMAGNOLO ANTICIPA
IRRIGAZIONE PER L’ULTIMO ANNO
Il Consorzio per il Canale Emiliano Romagnolo, la più lunga
asta irrigua italiana (133 chilometri da Selvatonica di
Bondeno a Rimini), ha attivato tutti i suoi impianti di
sollevamento idraulico, portando a livelli “quasi estivi”, le
quote di risorsa idrica presenti all’interno dell’alveo, che
serve tutto il comparto      agricolo   di   Romagna   e   parte
dell’Emilia Orientale.

L’avvio dell’anno, come del resto già nel 2019, si è
dimostrato siccitoso e l’assenza perdurante di precipitazioni,
unita alle alte temperature per il periodo, rischiavano
infatti di compromettere le primissime coltivazioni di bietola
appena trapiantate, le semine di cipolla e le colture a foglia
invernali.

Questo scenario critico ha spinto il Consorzio C.E.R. ad
accelerare i lavori di manutenzione sul canale, consentendo
l’avvio anticipato dell’irrigazione a beneficio dell’intero
comparto agricolo.

Quest’anno le manutenzioni invernali sono state notevolmente
impattanti sulla funzionalità dell’asta irrigua:infatti, oltre
agli ordinari controlli di sicurezza sulle elettropompe, è
stato ricostruito integralmente un tratto di rivestimento
lungo circa 1 chilometro.

Tecnicamente la manutenzione invernale, realizzata quest’anno
e che proseguirà per altri cinque, impedisce il prelievo
delle acque dal fiume Po; il Consorzio C.E.R. ha quindi
individuato una soluzione alternativa, programmando nuove
immissioni durante l’inverno, in condizioni di sostanziale
emergenza, derivanti dai torrenti Santerno e Senio che,
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nonostante le modeste portate, hanno consentito di
incrementare i livelli idrici a favore delle irrigazioni
avviate già da 15 giorni soprattutto in Romagna.

Questa operazione ha risposto alle esigenze del territorio, ma
sarà impossibile ripeterla nei prossimi anni, poichè il
Consorzio C.E.R. dovrà effettuare importanti lavori di
rafforzamento ed implementazione dell’impianto idraulico
Palantone sul Po, ricostruendo diversi chilometri di
rivestimento nel tratto iniziale del canale.

Risulterà perciò impossibile avviare gli impianti irrigui
prima di Marzo. Al proposito saranno fornite tutte le
necessarie ed esaustive informazioni per pianificare le future
semine in tempi utili.

“Questo approccio conferma la responsabile attenzione dei
Consorzi di bonifica alle diverse esigenze del territorio,
promuovendo tempestivamente un’azione di resilienza, che
comporterà un’inevitabile riflessione sui cicli colturali”
commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione
Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del
Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).

“Quanto si sta profilando in Emilia Romagna – conclude Massimo
Gargano, Direttore Generale di ANBI – porta in primo
piano l’importanza delle aste irrigue, autentiche autostrade
dell’acqua, gestite dai Consorzi di bonifica e capaci di
trasformare l’economia di un territorio: accanto al Canale
Emiliano Romagnolo, lo storico canale Cavour in Piemonte ed il
canale Lessinio Euganeo Berico nel Veneto.
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CORONAVIRUS,      CIA:    NO
ALLARMISMI NELLA ZONA ROSSA,
SISTEMA AGRICOLO TIENE

Nessuno stop delle imprese zootecniche nelle regioni colpite,
la produzione di latte non è a rischio e sono garantiti gli
approvvigionamenti quotidiani. Queste le valutazioni di Cia-
Agricoltori Italiani dopo un attento monitoraggio
dell’emergenza Coronavirus nelle regioni colpite, confermato
anche da una nota della Regione Lombardia che tranquillizza il
sistema allevatoriale. La situazione è, dunque, sotto
controllo e gli allarmismi ingiustificati rischiano di
danneggiare pesantemente non solo i cittadini, ma anche le
imprese. In generale, la produttività delle imprese agricole
nelle aree colpite è sotto controllo ed è in grado di
assicurare il rifornimento di beni alimentari a tutti i
cittadini.

Secondo le stime Cia, tuttavia, si rileva un’indubbia ricaduta
dell’emergenza Coronavirus sulle aziende agricole del Paese.
L’impatto negativo è avvertito soprattutto da tutte le realtà
produttive che hanno rapporti commerciali con le aree colpite.
Anche sul versante export si registra una contrazione del
mercato, con ordinativi al ribasso e disdette causati da un
clima generale di sfiducia che sta contagiando i nostri
principali sbocchi commerciali all’estero. Cia segnala anche
ripercussioni nel settore agrituristico, con numerose disdette
dei turisti stranieri per i mesi di aprile, con le feste
pasquali, e di maggio.

I produttori Cia stanno comunque continuando a lavorare con
trasparenza vigilando sulla filiera e respingendo ogni
tentativo di speculazione sui prezzi dal campo alla tavola. Va
detto però -sottolinea Cia- che le difficoltà sono in costante
aumento e occorre risolvere i problemi legati alla logistica e
alla distribuzione che limitano l’attività delle strutture
produttive, a partire dalla cosiddetta zona rossa.

MADE    IN   ITALY,    ACETO
BALSAMICO TRADIZIONALE: ANNO
D’ECCEZIONE
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Palatipico a Modena l’annuale Assemblea dei Soci del Consorzio
Tutela Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, la DOP più
prestigiosa del territorio modenese, durante la quale i Soci
hanno approvato il bilancio dell’esercizio 2019.
Il Presidente del Consorzio, Enrico Corsini, nel presentare i
risultati dell’anno ormai chiuso ha voluto sottolineare che si
è trattato di un periodo di grandi successi per il Consorzio,
a cominciare dai volumi di imbottigliamento, che hanno
raggiunto un livello record per il consorzio, e che hanno
portato il totale delle preziose bottigliette da 100 ml di
Aceto Balsamico Tradizionale di Modena a oltre 100 mila unità:
“Si tratta di soli 10 mila litri, è vero, e quindi non
paragonabili ai milioni di litri prodotti dell’Aceto Balsamico
IGP, ma è pur vero che il nostro prodotto DOP è molto prezioso
– e quindi costoso – , dovendo sottostare a un invecchiamento
obbligatorio di almeno 12 o 25 anni. Ma il volume in crescita
conferma l’aumento della conoscenza del prodotto, specie sui
mercati stranieri, facendo ben sperare per il futuro”.

Il Presidente Corsini ha voluto inoltre sottolineare l’aumento
dei Soci del Consorzio, che nel 2019 ha dato il benvenuto a
tre grandi produttori e ha ribadito che un Consorzio coeso,
inclusivo e rappresentativo del maggior numero possibile di
operatori assicura sviluppo e successo al prodotto. Mario
Gambigliani Zoccoli, in rappresentanza di una delle nuove
aziende socie, ha raccolto il benvenuto e l’invito alla
partecipazione offerto dal Presidente, mettendo a disposizione
la propria esperienza. Questo è stato interpretato come una
svolta decisiva, per un settore che da decenni mostra buona
salute e contribuisce ad affermare il nome di Modena e del
suo territorio in tutto il mondo. Il Presidente Corsini ha poi
illustrato le numerose azioni promozionali messe in campo per
diffondere e sostenere la conoscenza del prodotto in Italia e
nel mondo, nonché le importanti attività di controllo e
vigilanza per difenderlo da contraffazioni e imitazioni.

Ricordando la stretta collaborazione instaurata da qualche
mese con il Consorzio dell’Aceto Balsamico di Modena IGP, il
Presidente Corsini ha inoltre annunciato che il Consorzio
parteciperà alla iniziativa intrapresa dalla Consorteria – il
cui presidente Maurizio Fini ha preso la parola per
illustrarla –    allo scopo di ottenere l’iscrizione dell’Aceto
Balsamico di     Modena nel registro dei Patrimoni Culturali
dell’Unesco,     che sancirebbe la originalità del prodotto
modenese agli    occhi del mondo intero.

CORONAVIRUS,   REGIONI  PIU
COLPITE   SONO  QUELLE  CHE
ESPORTANO PIU MADE IN ITALY
IN CINA. MA MERCATO ANCORA
MARGINALE.   ECCO   I  DATI
NOMISMA
                                   Per il Made in Italy si
                                   chiude un’altra finestra di
                                   mercato    dopo   l’embargo
                                   russo,    i  dazi    Usa   e
                                   l’incognita Brexit. E i
                                   conti con il Coronavirus
                                   rischiano di essere ‘salati’
ma non troppo.

Quello cinese rappresenta infatti un mercato strategico dal
punto di vista del potenziale ma non nei fatti. Sebbene
l’export made in Italy abbia avuto dei tassi di crescita molto
alti negli ultimi anni, la Cina è comunque ancora in una fase
in cui necessita le commodities per il fabbisogno primario piu
dei prodotti ad alto valore aggiunto.

L’Export di settore ha aumentato il dieci anni il suo flusso
nel Paese asiatico del 15 per cento. Il mercato globale dei
beni personali di lusso – riporta uno studio di Bain&Company
per MEI.com – vale 249 mld di euro nel 2016, di cui la Cina
rappresenta il 7%, ma i cinesi rappresentano invece ben il 30%
del totale. Motivo per cui il mercato cinese era visto –
almeno fino a un mese fa – come uno dei principali fattori di
crescita del prossimo decennio, per tutte le aziende che
sapranno approcciarlo con visione strategica.

Ma, da quanto emerge dai dati che AGRICOLAE ha chiesto a
Nomisma, la Cina pesa sull’export agroalimentare italiano per
l’1,2% del totale (a valori) mentre per il 2,2% sull’export
del solo vino. Si tratta quindi di percentuali ancora
marginali. La Cina infatti – che ha investito in terreni in
Africa, cosa che ha dato non poco fastidio agli Stati Uniti,
importa soprattutto commodity agricole di base come soia,
carne, latte, ecc. E infatti i primi due paesi fornitori della
Cina sono Brasile e Usa (che congiuntamente pesano per il 37%
sull’import AA cinese e che rappresentano i               top
produttori/esportatori mondiali di queste derrate.
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ort agroalimentare della Cina, l’Italia si trova al 29esimo
posto.

In cima alla lista il Brasile, con il 26 per cento del totale
e dagli Stati Uniti con l’11,3 per cento. A seguire il Canada,
con il 6,2 per cento; l’Australia, con il 5,5 per cento; la
Nuova Zelanda, con il 5,4 per cento; la Thailandia con il 4,5
per cento, l’Indonesia con il 4,1 per cento; la Francia con il
3 per cento; la Russia e il Vietnam a pari titolo con il 2,6
per cento; il Cile con il 2,5%; i Paesi Bassi con il 2,2 per
cento; la Malesia con l’1,9 per cento; la Germania con l’1,7
per cento. Fanalino di coda, assieme alla Gran Bretagna e il
Messico, l’Italia con lo 0,5 per cento.
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one, più o meno, per quanto riguarda il vino dove l’Italia è
al quarto posto con il 6,4 per cento dopo Australia, con il
35,4 per cento, la Francia, con il 28,7 per cento, il Cile,
con il 14,1 per cento. A seguire la Spagna, (5,9%); gli Stati
Uniti (1,6%); l’Argentina (1,1%); il Portogallo (1%); il
Sudafrica, Germania e Nuova Zelanda a pari merito con lo 0,9%.

Diversificata la mappa delle regioni italiane che esportano in
Cina.

Secondo quanto emerge dall’export agroalimentare in Cina delle
singole regioni con il peso sul totale Italia e sull’export
agroalimentare regionale, in cima alla lista c’è l’Emilia
Romagna, con il 17,5 per cento dell’export totale italiano in
Cina; la Lombardia con il 13,9%; il Veneto, con il 10,5 per
cento; il Piemonte (con il 13,6%). Poi la Toscana con il 9% e
la Liguria con il 5,8 per cento.
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lla Liguria dove le cifre sono sovrastimate a causa dei porti
da cui partono molti container per la Cina anche di merci non
liguri – tutte le regioni presentano un’incidenza della Cina
sul proprio export agroalimentare inferiore al 2%.

Può essere una casualità ma le regioni che esportano di più in
Cina sono quelle più colpite per ora dal Coronavirus: Emilia
Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto.

CORONAVIRUS ASSESSORE AGRICOLTURA, IN VENETO STANDARD ELEVATI
DI TUTELA SANITARIA E BIOSICUREZZA, INFONDATI ALLARMISMI SU
FILIERA ALIMENTARE

Posted by Redazione × Pubblicato il 25/02/2020 at 17:41
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lo ha affrontato negli ultimi anni delle gravi emergenze
sanitarie come l’influenza aviaria, la blu tongue o la peste
suina quindi il settore si è già dotato da tempo di protocolli
sanitari stringenti con controlli periodici e approfonditi.
Questo è garanzia del fatto che i nostri allevamenti hanno
i più elevati standard di tutela sanitaria e biosicurezza.
Rassicuriamo i cittadini sul fatto che il virus non si
trasmette attraverso gli alimenti, i    nostri prodotti sono
certificati e sani”.

E’ quanto dichiara l’assessore all’agricoltura dopo l’incontro
con le categorie economiche del Veneto e dopo il vertice in
videoconferenza con il ministro per le Politiche agricole e i
colleghi delle altre Regioni.

Nel confronto con le Regioni e il Governo l’assessore del
Veneto ha sollecitato che l’esecutivo nazionale affronti nel
prossimo decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri
alcuni temi cruciali per il settore:

• i danni diretti subiti dalle 250 aziende agricole nella
zona rossa, soprattutto allevamenti, a cui mancano gli
approvvigionamenti.
• il riconoscimento della cassa integrazione anche per i
lavoratori stagionali
• misure a sostegno degli agriturismi che stanno scontando
l’azzeramento delle prenotazioni
• proroghe dei mutui e stop al pagamento delle tasse
• vigilanza sulle speculazioni dei prezzi a cui già alcuni dei
prodotti agroalimentari sono andati soggetti
• Attenzione alle problematiche della logistica e dei
trasporti della filiera agroindustriale
“Chiedo infine che anche a livello nazionale si intraprenda
una campagna informativa ed incisiva per diffondere la
consapevolezza che i nostri prodotti non sono veicolo del
virus e che il rischio contagio non viaggia con i trasporti.

L’assessore ha infine annunciato che a breve convocherà il
Tavolo Verde con le categorie per fare il punto della
situazione e discutere richieste e proposte da presentare al
governo per affrontare le numerose problematiche create
dall’emergenza   e dai blocchi sanitari, comprese logistica e
trasporti.

MARCELLO   BONVICINI    NUOVO
PRESIDENTE DI CONFAGRICOLTURA
EMILIA     ROMAGNA.      ALLA
VICEPRESIDENZA IL RAVENNATE
ANDREA BETTI E IL FERRARESE
GIANLUCA VERTUANI
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concreto, a condurre Confagricoltura
Emilia        Romagnanel        prossimo
triennio. L’assemblea dell’organizzazione
agricola regionale, che si è svolta
stamattina a Bologna nel rispetto
dell’ordinanza emanata ieri dalla Regione
Emilia    Romagna,     ha    eletto    il
nuovo presidente, Marcello Bonvicini, che
dal 2015 ricopre la stessa carica in
Confagricoltura Reggio Emilia. «Sono
orgoglioso di questo incarico. Il senso
di   appartenenza      alla   cen tenaria
organizzazione agricola mi stimola a
proseguire l’impegno sindacale. Ora
lavorerò per darerisposte concrete
alle 12 mila aziende associate della
regione», ha detto fresco di nomina.
Bonvicini che dal 1996 guida “La Libertà”, cooperativa agricola produttrice di cereali, barbabietole
da zucchero, riso e orticole, con sede a Santa Vittoria di Gualtieri (RE), sarà affiancato dai
vicepresidenti Andrea Betti, attuale numero uno di Confagricoltura Ravenna e produttore di vini con
azienda di 20 ettari sulle colline di Riolo Terme e Gianluca Vertuani, al vertice di Confagricoltura
Ferrara, che gestisce aziende agricole con terreni in provincia di Ferrara e di Rovigo.

Il neo presidente ha voluto ringraziare la past-president, Eugenia
Bergamaschi, per l’attività sindacalesvolta prima nel Modenese a
capo dell’organizzazione provinciale e poi di Confagricoltura Emilia
Romagna, ricordando le iniziative dell’imprenditrice a
sostegnodell’innovazione e modernizzazione dell’agricoltura e per un
sistema Italia altamente competitivo, ma anche l’accento posto sulla
capacità di fare impresa e sulla necessità di guardare oltre confine
finanche ai più lontani mercati di sbocco, per una reale crescita
dell’agroalimentare del territorio.

«Mi aspettano sfide dure – ha aggiunto
infine Bonvicini – a partire dalla crisi
del   settore     frutticolo    passando
attraverso le esigenze imprevedibili
dell’agricoltura ai tempi del Climate
Change,
per finire con lapianificazione del Piano
di sviluppo rurale e la rilevanza
dell’azione sindacale da portare avanti
in maniera coordinata su più tavoli dal
regionale al nazionale fino a Bruxelles.
Chiederemo alla nuova giunta di viale
Aldo Moro di proseguire e intensificare
il    sostegno     agli    investimenti
aziendali, soprattutto in strutture e
conoscenza, e di affiancare le imprese
nel     processo     di     aggregazione
per     rafforzare       la     struttura
dell’agrifoodregionale e la capacità
di penetrazione commerciale all’estero».

LOTTA   AL  CAPORALATO   NEL
POMODORO, RABBONI (OI NORD):
“COMBATTIAMOLO           CON
CERTIFICAZIONI             E
COMUNICAZIONE”
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eriormente la produzione italiana di pomodoro da industria nel
mondo occorre togliere qualsiasi pretesto a chi associa il
caporalato al made in Italy, eradicando il fenomeno dove
esiste e, contemporaneamente, promuovendo una grande campagna
di comunicazione istituzionale sui valori reali che
caratterizzano la produzione nazionale. È inoltre necessario
che il Ministero delle Politiche agricole autorizzi la
possibilità di una certificazione facoltativa di ‘alta qualità
italiana’ per le filiere più virtuose dal punto di vista degli
standard ambientali, etico-sociali enutrizionali”.

Queste le proposte che Tiberio Rabboni, presidente dell’OI
Pomodoro da industria del Nord Italia, ha avanzato nella
giornata conclusiva di Tomato World di Piacenza.

“La filiera italiana – analizza Rabboni – ha difficoltà nel
far riconoscere ai mercati e ai consumatori la qualità che
esprime sul piano etico, sociale, ambientale e nutrizionale.
Ciò è dovuto sia alla carenza di adeguati strumenti
comunicativi e promozionali, sia all’impatto nazionale ed
internazionale degli episodi di caporalato e di illegale
sfruttamento della manodopera dei braccianti. Eradicare questi
episodi tempestivamente è una condizione di giustizia e di
civiltà ed è, allo stesso tempo, la condizione per riconoscere
maggiore valore all’Italia del pomodoro. Nell’Italia del
pomodoro da valorizzare una specificità va tuttavia
riconosciuta alle esperienze imprenditoriali caratterizzate
dalla costante ricerca dell’alta qualità ambientale, etico-
sociale e nutrizionale. Come possiamo garantire e assicurare
al consumatore questo plus di buone prassi di sostenibilità e
come possiamo valorizzarle? La nostra proposta è quella di
chiedere al Ministero per le Politiche agricole una
certificazione facoltativa di alta qualità – come l’Sqn, il
Sistema qualità nazionale – vincolata ad un disciplinare di
produzione stringente per regole ambientali, sociali,
produttive, trasparenza e governance condivisa di filiera”.

Alcune di queste sollecitazioni hanno peraltro già avuto un
primo riscontro nella lettera che la ministra dell’Agricoltura
Teresa Bellanova ha inviato all’OI del Nord e al Tomato World:
“Sono pronta a lavorare insieme alle organizzazioni
interprofessionali, alla filiera e alla distribuzione per far
conoscere il valore del pomodoro da industria italiano, per
dare dignità a migliaia di aziende che producono facendo
grande il made in Italy. È necessaria una campagna
istituzionale di comunicazione a livello nazionale e
internazionale”. E sul caporalato ha aggiunto: “Non esistono
filiere sporche. Ci sono aziende che commettono reati e come
tali vanno punite, anche duramente. Il caporale va battuto
dove è più forte: nell’offerta di un servizio semplice,
flessibile e completo. Il caporalato è criminalità organizzata
e non solo calpesta la dignità di lavoratrici e lavoratori, ma
mette a rischio le migliaia di aziende oneste che si trovano a
subire la concorrenza sleale di chi sfrutta. Combattiamo anche
contro le pratiche sleali di mercato e le aste al doppio
ribasso che sono caporalato in giacca e cravatta”.
CIBUS: RILANCIARE I CONSUMI
INTERNI
Cibus, grazie a Federalimentare ed ICE/ITA, intraprende un
percorso virtuoso che lo porterà ad essere sempre più la
piattaforma permanente del Food Authentic Italian. Si parte in
maggio con un’edizione che si preannuncia storica anche in
termini del flusso dei visitatori. Tenendo conto dei
provvedimenti presi da alcuni eventi fieristici che hanno
deciso di posticipare o annullare alcuni appuntamenti in
programma come forma di prevenzione per il Coronavirus, Cibus
2020 è destinato ad essere l’evento chiave per il food Made in
Italy sul panorama internazionale.

Sarà inaugurato lunedì 11 maggio con un evento chiave dedicato
al confronto tra industria alimentare e distribuzione per
elaborare, attraverso uno studio di settore condiviso, una
strategia di rilancio dei consumi alimentari interni,
fondamentali per consolidare gli straordinari progressi quali-
quantitativi della filiera agroalimentare. Considerando le
dinamiche che impattano i mercati internazionali, rendendoli
volatili, il rilancio dei consumi interni e la ricerca di
nuove geografie per l’export risultano azioni decisive per la
salute del settore.

In quest’ottica la strategia di Cibus è quella di assumere
sempre più un ruolo di booster del made in Italy alimentare,
sia promuovendo nuove iniziative volte al consolidamento del
settore del fuori casa italiano (come il nuovo evento Flavor,
a Firenze dal 4 al 6 ottobre) sia annualizzando Cibus per
favorire le scelte assortimentali dei buyers nazionali e
internazionali.

“Cibus è già l’unica grande fiera internazionale che espone
solo i prodotti alimentari italiani e la sua mission è anche
quella di fungere da volano per far crescere il consumo
interno – dichiara Antonio Cellie, ceo di Fiere di Parma –
Continuiamo a guardare ai mercati esteri, ed anzi abbiamo
potenziato budget e contenuti per l’incoming dei buyer esteri,
ma le gravi problematiche che affliggono il commercio
internazionale devono orientarci ad un recupero di quote nel
mercato nazionale. Una strategia che andremo a sviluppare con
la Distribuzione e i gli operatori del Fuori Casa”.

La quota di export del settore agroalimentare rappresenta un
motore di traino per l’industria agroalimentare. Infatti, nel
2019 l’export     è   cresciuto   del   6.6%   rispetto   all’anno
precedente.

“I dazi e la Brexit sono senza dubbio una minaccia perché
possono giocare un ruolo fondamentale nella nostra unica fonte
di crescita, l’export, a cui è ancorata la produzione
alimentare – spiega Vacondio, Presidente di Federalimentare –
ma è mia convinzione che i consumatori stranieri comprino il
cibo italiano perché è buono, unico ed inimitabile e
nonostante il prezzo. La vera minaccia, invece, ha a che fare
con la salute di tutti e si chiama Nutriscore. Con i suoi
principi semplicistici, discriminatori e penalizzanti,
peraltro senza alcun fondamento scientifico, cerca di minare i
pilastri della dieta mediterranea, spaventando al tempo stesso
il consumatore che, se è disposto a spendere di più per
comprare prodotti buoni, potrebbe non essere disposto a
spendere un centesimo per cibi che vengono bollati da questo
sistema di etichettatura come ‘non salutari’”.
Cibus rimarca la sua attenzione a supportare l’espansione sui
mercati internazionali, attraverso il lancio di un nuovo
progetto: M*EATING Italy a Expo di Dubai 2020 (aprile –
ottobre). Si tratta di uno spazio ristorazione innovativo nel
quale sarà possibile non solo apprezzare il meglio della
cucina italiana e delle eccellenze del Made In Italy ma che
rappresenterà un palcoscenico privilegiato per promuovere i
campioni della creatività italiana.

Il complesso agroalimentare ha saputo rispondere positivamente
alla richiesta dei consumatori di prodotti sempre più
sostenibili, sicuri, nutrienti e salubri. E Cibus 2020, che si
terrà a Parma dall’11 al 14 maggio, promette di presentare uno
spiccato profilo green, www.cibus.it. Nel Cibus Innovation
Corner verranno esposti i prodotti selezionati da un pool di
esperti per capacità innovativa nella valorizzazione del
territorio, ma anche della sostenibilità della filiera
produttiva. E non mancheranno i percorsi tra i corridoi della
fiera che guideranno i visitatori verso i prodotti Bio, Free
From e Vegani. Oltre 3.000 espositori presenteranno i nuovi
prodotti a più di 80 mila operatori commerciali, tra i quali
circa 3mila top buyer esteri.

SPANDIMENTO                              LIQUAMI,
CONFAGRICOLTURA                        E.ROMAGNA:
BASTA          AFFERMAZIONI
LEGAMBIENTE GENERALISTE
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