Contrari Nuove favole per comprendere nuove realtà - Trenta Ore per la Vita
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Il mondo dei Contrari Nuove favole per comprendere nuove realtà Illustrazioni di Alberto Ruggieri Favole di Fabrizio Luciani Ideazione e supervisione del progetto editoriale Silvio Testi
Cura e progettazione editoriale “C’ Edoardo Novelli VIS – Volontariato Internazionale per lo Sviluppo Via Appia Antica, 126 - 00179 Roma Tel 06 516291 - Fax 06 51629299 Numero verde 800 123456 volint@volint.it www.volint.it Si ringraziano per la collaborazione Giulia Pigliucci, Stefania Collet era una volta...” sembra una parola Associazione di’Dee Via Tuscolana, 4 magica che apre le porte a paesi lontani, a tempi diversi... a un tempo che 00182 Roma Tel 06 70309498 non ha tempo. A situazioni dove reale e fantastico permettono da sempre ai I dati presenti nel volume sono tratti da: Unicef www.unicef.it bambini di ogni generazione il primo approccio con la realtà, un percorso Save the Children www.savethechildren.it Stop all’uso dei bambini soldato www.bambinisoldato.it indispensabile di crescita. Attraverso il linguaggio fantastico delle favole si Peace report www.peacereporter.org Amnesty www.amnesty.org apprende la differenza tra il bene e il male, tra i buoni e i cattivi, tra la vita © 2005 Rai Radiotelevisione Italiana e la morte; attraverso la potenza dei simboli si affrontano i problemi dell’u- Editoria Periodica e Libraria Viale Mazzini, 14 – 00195 Roma manità, le paure e le preoccupazioni di ogni popolazione. rai-eri@rai.it Un vero processo d’iniziazione alla vita dove s’impara a non com- Segretariato Sociale e Rapporti con il Pubblico segretariatosociale@rai.it portarsi come il cattivo “orco”, bensì come il “principe” buono, che alla fine www.segretariatosociale.rai.it viene premiato con il bacio della “principessa” per vivere insieme “felici e Art director Franco De Vecchis contenti”. Realizzazione Ervin srl – Roma Andando con il pensiero ad alcune tra le fiabe più note, è facile Stampa ricordare un protagonista che rischia la propria vita per il bene altrui e come ????????????????????? la bontà sia ripagata.
La realtà, purtroppo, non è sempre fatta di cose belle e felici, e In particolare i fondi saranno destinati alla Cité des Jeunes, alle porte prima o poi il bambino ci si dovrà confrontare. Scoprirà che bambini della della capitale del Burundi, Bujumbura. sua stessa età muoiono di fame, altri vivono in mezzo ai rifiuti, altri passa- no la loro infanzia lavorando come schiavi o, peggio ancora, uccidono e si L’ultima storia, la decima, è un po’ particolare. Racconta, sempre con fanno uccidere in guerre che non hanno voluto ma che gli sono state impo- il linguaggio fantastico, una favola che si è avverata. È quella di Trenta Ore ste da adulti che non sono buoni e premurosi come i loro genitori. Chissà, per la Vita, associazione nata nel 1994, che ha compiuto i suoi primi dieci forse perché questi adulti hanno dimenticato i valori insegnati dalle fiabe… anni di attività. Questo libro ci è sembrato il modo più giusto per festeggiare questo Come reagiranno i bambini? Da principio saranno traumatizzati, compleanno e nello stesso tempo per testimoniare alcune delle molte cose alla fine assuefatti, come lo siamo noi grandi ogni volta che immagini di fatte in questi dieci anni, grazie al vostro aiuto. dolore ci appaiono alla televisione. Basta cambiare canale e la vita continua. La nostra. Rita Salci Presidente Associazione Trenta Ore per la Vita Onlus Ed ecco dunque l’importanza delle fiabe per raccontare anche queste realtà. Il linguaggio di fantasia, i loro personaggi incredibili, lanciano input che i piccoli recepiscono e assimilano molto facilmente, suscitando in loro i primi “perché”. Il libro punta proprio a questo. Un modo per affacciarsi tutti, bam- bini, genitori, insegnanti, alle tante facce della realtà, anche a quelle più tri- sti e rifletterci insieme. Si tratta di nove fiabe illustrate, presentate da per- sonaggi del mondo dello spettacolo, dello sport e della cultura e ispirate a storie e persone vere, che ci sono state documentate dal VIS – Volontariato Internazionale per lo Sviluppo – storie che non sempre hanno avuto il lieto fine con cui terminano invece le favole. Tanti dei piccoli protagonisti di queste drammatiche vicende sono stati accolti nei Centri per l’infanzia del VIS sparsi in ogni parte del mondo. A loro, perché possano sperare in un futuro migliore, vogliamo dedicare que- sto libro oltre, naturalmente, i proventi che ne deriveranno dalle vendite.
Paolo Bonolis L’orchestra di Borgo Lercio Pag. 8 Laura Pausini La Città dei Contrari 18 Alex Zanardi La leggenda del genio Trastullo 28 Loretta Goggi La danza della sposa 38 Marco Columbro Il piccolo soldato e la guerra degli orchi 50 Isolde Kostner La gazzella d’ebano 62 Piero Angela I telai magici 72 Fabrizio Frizzi Il piccolo giocattolaio 82 Fiorello La nave delle ombre 92 Lorella Cuccarini Il Gran Circo del Cuore 102 30 Ore per la Vita nel Mondo 2 Trenta Ore per la Vita nel mondo 118 30 Ore per la Vita Network 2 Le associazioni del network Trenta Ore per la Vita 120 Progetto VIS Bujumbura 2 La Cité des Jeunes, progetto VIS di Bujumbura 124 Il VIS nel Mondo 2 Il VIS nei paesi delle favole 126
Foto di Gianmarco Chieregato/Photomovie L L’orchestra 9 Paolo Bonolis eggere le favole oppure osservare l’esistenza è un po’ la stessa cosa; quello che spariglia le carte e cambia il risultato della par- di Borgo Lercio tita è il soggetto attraverso il quale le storie vengono scritte o la vita viene vissuta. Guardando il mondo, non solo di oggi ma di Paolo Bonolis è nato a Roma sempre, vediamo che è sempre stato pieno di il 14 giugno 1961. persone felici e infelici, di ricchi e di poveri, di Ha esordito aprendo una casa gioie e di disgrazie, di malvagità e di tanto di produzione e realizzando un amore. In un modo o nell’altro a tutti viene data la stessa quantità di ghiaccio. Qualcuno cortometraggio che ha ricevuto potrebbe obiettare che sì, è vero, ma ai ricchi il il “Premio qualità”. ghiaccio viene commissionato d’estate, ai pove- A vent’anni ha condotto il suo ri d’inverno. Forse. Ho conosciuto uomini primo programma Rai: eccellenti e pieni di amore che hanno attraver- Tre due uno contatto... game. Poi ha presentato Bim bum bam sato infanzie e adolescenze dolorosissime, ma Nella Terra dei Leoni dalla Criniera Azzurra viveva ho anche incontrato esseri spregevoli per ari- su Italia 1 per sette anni. dità dell’anima che hanno vissuto in famiglie Benjamin, un ragazzino vispo come un grillo e con un grande In seguito, ha presentato piene d’amore. Ho conosciuto ricchi dal cuore spettacoli come I Cervelloni, grande e poveri schiumanti infamità. E ho sogno nella testa: diventare un grande musicista. Era Beato tra le donne, Tira e molla conosciuto anche il contrario di tutto ciò. e Ciao Darwin, alternandosi fra una passione che aveva ereditato dall’amato nonno Insomma qual è il catalizzatore o il reagente dei le reti Rai e Fininvest/Mediaset. mille elementi chimico-esistenziali che com- che gli suonava con la chitarra delle bellissime melo- Oggi conduce con successo pongono l’alchimia della nostra vita? Cosa Affari tuoi su Rai Uno. determina la nostra serenità o felicità, come die per farlo addormentare, fin da quando era preferite? Alla fine di questa favola la risposta è in una fata, insomma qualcosa di non-umano. nella culla. Quando crebbe gli insegnò a suona- Io vedo il segreto invece in qualcosa di molto umano. Non pensiamo sempre che il mondo sia re. Ora il nonno non c’era più e la vecchia fatto solo di miserie inguaribili. Se possiamo chitarra era tutto quello che gli rimaneva di riconoscerle come tali allora già noi siamo diversi e, credetemi, siamo tanti. Ecco, noi. Noi lui. Purtroppo Benjamin viveva in una cata- non abbiamo bisogno delle fate per superare gli orrori che possiamo incontrare. Fata è chiun- pecchia con il patrigno che non sopportava la que di noi. Chiunque possa scorgere la propria felicità nel sorriso di un altro. musica. Veramente non sopportava avere Paolo Bonolis Benjamin attorno e ogni scusa era buona per
Paolo Bonolis L’orchestra di Borgo Lercio picchiarlo. “Invece di perdere tempo a strimpellare, vai a lavorare!” gli gri- misura che accordò con molta pazienza. 10 dava sempre. Così Benjamin era costretto a suonare di nascosto. Finché un Non era certo la chitarra del nonno, ma a giorno il patrigno, rientrando a casa ubriaco, trovò il bambino mentre suo- Benjamin piaceva lo stesso. nava. La collera gli diede alla testa, afferrò la chitarra e la fece in mille pezzi! “Adesso è buona solo per il camino!” disse. Per Benjamin fu un colpo Cominciò a suonare finalmente libero da al cuore. Fece un fagotto con le sue poche cose e scappò via di casa. paure. E le note rendevano un po’ meno triste la dura vita nella discarica. Presto la notizia Decise di andare a vivere a Borgo Lercio. Era la discarica della città del musicista di Monte Pattume si sparse per dove i più poveri tra i poveri vivevano alle pendici di una montagna di spaz- tutto il Borgo. Alcuni ragazzi si arrampicaro- zatura che la gente chiamava Monte Pattume. Gli abitanti si nutrivano degli no fin sulla cima per conoscerlo. Anche loro avanzi raccattati tra i rifiuti, si vestivano con gli stracci scovati nella spaz- amavano la musica e volevano suonare assie- zatura e vivevano in un villaggio di baracche. Benjamin non me a lui. Benjamin fu felice di accoglierli. si perse d’animo. Decise di costruire la sua capanna in Costruirono altri strumenti con i rifiuti: cima al Monte Pattume. Ma non volle rinunciare alla percussioni fatte con zucche vuote, sua passione. Così si costruì una chitarra con i rifiu- barattoli e pentole; flauti e ti che a Borgo Lercio non mancavano di certo. trombe con ossi e canne di Con il legno di un vecchio mobile ci fece il bambù e così via. Da manico e la cassa. Per le corde utilizzò fili mattina a sera i piccoli delle canne da pesca di diversa musicisti suonavano
Paolo Bonolis L’orchestra di Borgo Lercio ininterrottamente allietando con le loro melodie tutto il quartiere. Molte Al termine la Contessa applaudì. “Bravissimi – disse – non avevo 12 persone venivano da fuori per assistere ai concerti di quella che ormai era mai sentito suonare così bene. Vorrei che partecipaste al Gran Festival delle 13 conosciuta come l’orchestra di Borgo Lercio. Orchestre, dove si esibiscono tutti i musicisti del paese. Sono sicura che farete un gran figurone!” “Ma noi non abbiamo i soldi per iscriverci, Un giorno si arrampicò sulla cima del Monte un tipo dall’aria stra- Contessa”, obiettò Benjamin. “Di questo non na. Vestiva una livrea rossa e disse di essere il maggiordomo della Contessa dovrete preoccuparvi. Ci penserò io.” Doremì. “La mia padrona ha sentito parlare molto bene di voi – spiegò –. I ragazzi non potevano credere alle loro Ma essendo inferma non può venire ad ascoltarvi, perciò vi invita a tenere orecchie. Avrebbero partecipato all’evento un concerto nel suo palazzo.” I musicisti accettarono. La sera stessa si pre- musicale più importante del paese. sentarono al palazzo della Contessa. Era un edificio grandissimo. Il mag- giordomo li accompagnò in un grande salone luminoso. I piccoli non ave- vano mai visto tanto lusso prima di allora. La sala era vuota, a parte la Contessa, un’anziana signora su una sedia a rotelle. I ragazzi vinsero l’im- barazzo, tirarono fuori i loro bizzarri strumenti e iniziarono il con- certo.
Paolo Bonolis L’orchestra di Borgo Lercio Arrivò il giorno del Festival. I ragazzi erano molto emozionati. Da suonati, erano lì davanti a loro. E quando fecero per chiedere una spiega- 14 dietro le quinte potevano vedere la vasta platea di spettatori che assisteva zione, Doremì si alzò dalla sedia a rotelle e si rivelò per quello che era: una 15 allo spettacolo. Molte orchestre si stavano avvicendando sul palco. Erano fata. Allora i ragazzi presero coraggio ed entrarono in scena. Eseguirono il tutte molto brave, ma soprattutto eleganti. Benjamin e gli altri ne ammira- più bel concerto al quale il pubblico avesse mai assistito, che applaudì per rono gli abiti e gli strumenti. Poi guardarono i loro, così poveri e bizzarri. due ore di fila. Grazie a quel successo avrebbero potuto girare il mondo. Ma Gli avrebbero riso dietro. E manco a dirlo si sentirono dire: “Ma che razza i ragazzi decisero di tornare a Borgo Lercio con Doremì. Da allora vissero di ridicoli strumenti avete?”. Erano i musicisti della Filarmonica di nel suo palazzo a insegnare musica ai bambini del Borgo. Vanagloria, i cui membri erano tra i più ricchi e arroganti del paese. “Siete per caso l’orchestra di Borgo Lercio?” chiese il loro direttore, il famoso Altero de Boria. “Sì” risposero. Li scrutò col suo monocolo d’oro: “Ce ne siamo accorti dalla puzza!” E risero tutti. “Non vorrete davvero salire sul nostro stesso palco e appestarlo del vostro lerciume? – aggiunse –. Non lo permetteremo!” Detto ciò, gli strapparono gli strumenti e li fracassarono tutti. Dopodiché se ne andarono sghignazzando. A Benjamin e i ragazzi non restava che fare fagotto e tornare indietro. Quando apparve le Contessa Doremì. “Allora? Non vorrete andarvene prima di suonare?” chiese. “E come possiamo? Ci hanno distrutto tutti gli strumenti!” disse Benjamin. “Davvero? E quelli cosa sono?” rispose indicando dietro di loro. I ragazzi si voltarono e … meraviglia! Una serie di strumenti bellissimi, che non aspettavano altro che di essere
I NUMERI DELL’ANALFABETISMO NEL MONDO 130 milioni i bambini che non hanno mai visto un’aula scolastica, di questi oltre 17 il 60% sono femmine. 140 milioni i minori che abbandonano la scuola prima di finire le scuole pri- marie. Legenda Terra dei Leoni dalla Criniera Azzurra: Angola. L’orchestra di Borgo Lercio: i ragazzi che vivono nella discarica e che cercano di uscirne e avere una vita dignitosa. Filarmonica di Vanagloria e Altero de Boria: la minoranza dell’Angola ricca e pre- potente che impedisce ai poveri di migliorare le proprie vite. Contessa Doremì: i volontari che aiutano i ragazzi della discarica a reinserirsi nella società. Nella realtà Benjamin è Manuel, un ragazzo che vive nel municipio di Cacuaco, alla periferia di Luanda. Quando era piccolo il padre violento lo picchiava spesso. Un giorno, tornato da scuola, il padre s’arrabbiò perché aveva rotto dei piatti. Lo picchiò per l’ennesima volta e lo cacciò di casa. Manuel aveva tredici anni. Andò a vivere a Roque Santeiro dove, frugando nella discarica, riusciva a trovare qualcosa da mangiare o da vendere per poter sopravvivere. Dopo un po’ di tempo, incontrò un gruppo di ragazzi che lo portò al Centro di prima accoglienza dei Salesiani di Don Bosco, dove Manuel riuscì a studiare. Dopo circa un anno, poiché aveva dato Dario Mitidieri - Archivio VIS tratta dal volume Un mondo possibile buoni risultati, lo fecero entrare in una casa famiglia mentre nel frattempo i responsabili del Centro cercavano suo padre; a dicembre del 2003 è tornato a vivere con lui. Ora Manuel frequenta una scuola e ha organizzato con alcuni amici un gruppo musicale.
Foto di Gianmarco Chieregato/Photomovie L La Città 19 Laura Pausini eggere è necessario; attraverso un racconto, qualsiasi genere si sia scelto, siamo portati a riflettere, a confrontare, a con- dei Contrari frontarci e a immaginare. Stimolare alcuni sensi, quali il tatto e la vista, soprattutto quan- do si è molto giovani, mi ha insegnato nel Laura Pausini è nata il 16 tempo a diventare una persona curiosa, che maggio 1974 a Solarolo (RA). vive alla ricerca del senso più che dell’appa- Ha iniziato giovanissima la renza. Ho letto libri che ancora oggi rappre- carriera di cantante. Il grande sentano colori, profumi, atmosfere, dai quali a successo è arrivato con Sanremo volte ho tratto l’ispirazione per scrivere canzo- ’93, quando ha vinto la sezione ni. La lettura, in questo caso attraverso la Nuove Proposte fiaba, porta i più piccoli a cominciare ad approcciare la realtà, un primo prendere atto con La Solitudine, brano incluso di quanto a volte possa essere anche dura, per- nel suo album d’esordio Laura Pausini. L’anno seguente, sino crudele. Un passo prima o poi necessario, Manuelito viveva nella città più grande del Paese una via colorata per raccontar loro di storie, sempre al Festival, ha ottenuto dei Grandi Altopiani. Non aveva una casa né una famiglia. che, anche agli occhi di noi grandi, fanno tal- il terzo posto tra i big con Strani mente male da diventare quasi irraccontabili. Amori. Da allora la cantante Spero che questa favola possa aiutare tanti Da quando i genitori erano morti il piccolo, senza nessuno che si ha scalato le classifiche di tutto bambini e tanti genitori che oggi, invece di rac- il mondo, diventando una star occupasse di lui, era finito in mezzo alla strada. contare loro storie che mai potranno “vivere” internazionale e ottenendo da grandi, possono raccontar loro di avventu- prestigiosi riconoscimenti come Dormiva dove capitava: nelle fogne, alla stazione d’inverno, nei par- re, fatti, vite e momenti realmente accaduti, il World Music Award. Oggi attraverso la leggerezza e il lieto fine tipici chi in estate. Viveva di piccoli furti, elemosina e, quando capitava, lavoran- si prepara a raccogliere nuovi della fiaba. Buona lettura. successi con Resta in ascolto, Laura Pausini do come lavapiatti o raccogliendo cartoni e stracci da riciclare. Si era il nuovo album uscito nel mondo il 22 ottobre 2004. unito a un gruppo di ragazzi, come lui orfani e abbandonati. Assieme a loro spesso compiva i furti più audaci, per poi dileguarsi nelle vie di Borgoscuro, il quartiere più malfamato della città, dove gli inseguitori non osavano entrare. Alla sera si ritrovavano e
Laura Pausini La Città dei Contrari bivaccavano, raccontandosi le loro disavventure. Tutta la città li conosceva Aspide Collotorto, il famigerato imbroglione conosciuto in tutto Borgoscuro. 20 come i Monelli di Borgoscuro. Lo riconobbe dal suo cilindro ammaccato e dall’irrinunciabile monocolo che 21 gli dava un’aria distinta, nonostante il vestito rattoppato. Manuelito era sem- Quando era triste Manuelito guardava sempre verso i monti tra i pre rimasto affascinato da lui. L’uomo aveva il fiatone e il volto pallido. quali si trovava il Castello della Speranza, dove si diceva che i Cavalieri che “Aiutami ragazzo – disse sbuffando – mi stanno inseguendo!” Manuelito lo vi abitavano accoglievano i bambini che compivano buone azioni. Il picco- fece nascondere nel bidone della spazzatura. Fece appena in tempo che arri- lo aveva sempre sognato di diventare un Cavaliere della varono due gendarmi. “Ehi – chiesero al piccolo – hai visto un tipaccio Speranza. “Ma quando mai vorreb- con un cilindro in testa che correva a perdifiato?” “Sì. Era diretto verso bero un ladruncolo come me!” dice- le mura della città.” Quando i gendarmi si allontanarono, il va sempre il bambino. furfante uscì dal fetido nascondiglio. “Ti sono grato figliolo. Un giorno passeggiando gli E per dimostrartelo ti farò un dono” e tirò si parò davanti un uomo. Era fuori uno strano alambicco. “Dentro c’è
Laura Pausini La Città dei Contrari una pozione magica. L’ho rub... ehm, me l’ha data un mago e ha il potere di 22 condurre nella Città dei Contrari.” “E che cos’è?” chiese curioso Manuelito. 23 “È un posto dove tutto funziona alla rovescia rispetto a questo mondo. Laggiù i ricchi sono poveri e i poveri sono ricchi. Tu sei un trovatello, giu- sto? Beh, lì avrai tutto ciò che qui non hai. Basta solo annusare la pozione.” Gli consegnò l’alambicco e se ne andò. Avrai tutto ciò che qui non hai… quelle parole gli riecheggiavano nella testa. “Attento piccolo, – disse una vocina – Collotorto è un imbroglione.” Contrari non si esce più!” Il rischio Manuelito si girò intorno ma non vide nessuno. “Non era dunque grosso, ma il piccolo pensava puoi vedermi, sono piccolissima – fece la voce – alle notti all’addiaccio, alla fame e alla solitudi- sono la Pulce Sapientina. Mi avvicino all’orec- ne in cui viveva. “Nella Città dei Contrari non soffri- chio dei bambini per dispensare buoni consigli. rei più. Sono stufo di questa vita triste!” gridò. Allora Ascolta: una volta entrati nella Città dei stappò l’alambicco. Era pieno di una strana pasta, appiccicosa come il miele e luccicante. Avvicinò il naso e l’annusò. Aveva un forte odore. D’un tratto la testa cominciò a girare veloce, sempre più veloce. Come fosse sull’ottovolante. E chiuse gli occhi. Quando rinvenne si trovò in un mondo a dir poco strano. Una città dalle case con i tetti rivoltati. Un cane portava a passeggio il padrone; un vetturino tirava la sua carrozza mentre il cavallo sedeva sopra e leggeva il giornale, alla rovescia naturalmente; un gendarme arrestava un derubato, mentre il ladro se ne andava via con la bicicletta del poliziotto. Tutto sem-
Laura Pausini La Città dei Contrari brava meraviglioso. Manuelito incontrò una coppia di persone molto ele- riconsegna non autorizzata!” “Vergogna – gridava la gente 24 ganti che gli offrì ospitalità. Era felice. Lo portarono in una casa grande accorsa – arrestatelo!” “Ma non ho fatto nulla di male” si giu- come una reggia. “È ora di pranzo” disse l’uomo. E lo condussero in un salo- stificò il piccolo. “Proprio per questo – disse l’agente – hai fatto ne grandissimo. Al centro c’era un lungo tavolo. A un’estremità si sedette la la cosa giusta! Il peggior reato nella Città dei signora, all’altra il signore. “Qual è il mio posto?” chiese Manuelito non Contrari.” vedendo altre sedie. “Quello laggiù naturalmente” fecero i due indicando un Detto questo un turbine luminoso pentolone che bolliva sotto un bel fuoco, mentre il maggiordomo vi girava catturò Manuelito. Girava veloce, sempre il mestolo. “Vedi nella città dei contrari non sono gli adulti a nutrire i pic- più veloce. Manuelito chiuse gli occhi. coli, – spiego il papà strofinando il coltello con la forchetta – sono i piccoli a nutrire gli adulti! E tu devi essere parecchio gustoso!” Manuelito terroriz- Quando li riaprì era ritornato alla zato scappò via. Si ritrovò sul marciapiede e rischiò di essere investito da realtà. Il piccolo non stava più dalla gioia. una carrozza perché in quel mondo le carrozze non marciano per strada. “Hai visto? – esordì nuovamente la Pulce “Aiuto! Qui sono tutti pazzi! Sapientina ti prego aiutami, voglio tornare – Hai fatto la cosa contraria nella Città dei indietro!” “Ahimè – rispose la pulce – ti avevo avvertito. Non si può torna- Contrari. Hai fatto la cosa giusta!” “Ora re indietro da qui. L’unico modo per spezzare l’incantesimo è fare una cosa porta la Pozione magica al Castello della contraria nella Città dei Contrari.” E sparì. Speranza, affinché nessun bambino possa più utilizzarla.” Manuelito obbedì. Cos’era una cosa contraria nella Città dei Contrari? Si chiese Laggiù i Cavalieri della Speranza pre- Manuelito. Capì che doveva risolvere l’enigma. A un certo punto vide una sero in consegna l’alambicco. Ma signora. Dalla sua borsa cadde un sacchetto tintinnante di monete. fecero di più: per premiarne il Manuelito raccolse il sacchetto. Poi si diresse dalla signora. “Tenga signora, coraggio, accolsero Manuelito l’aveva perduto.” La signora si scandalizzò: “Come osi ridarmi il sacchetto, tra loro. E il piccolo ebbe giovanotto?” Giunse un gendarme. “Ragazzo – disse – sei in arresto per finalmente una casa.
I NUMERI DEI BAMBINI DI STRADA NEL MONDO 100 milioni i bambini di strada. 27 40 milioni i bambini di strada in America Latina dove la povertà del continente rende la condizione di 187 milioni di bambini e ragazzi a rischio. Circa 1 milione i bambini di strada nella Federazione russa (60.000 nella sola Mosca); tra i 10.000 e i 12.500 a Budapest (Ungheria); 10.000 in Lettonia e altrettanti in Lituania. Legenda Paese dei Grandi Altopiani: la Bolivia. Borgoscuro: i quartieri poveri delle città. Pozione magica: la colla, il cui odore forte i ragazzi annusano per inebriarsi e sfuggi- re alla realtà. Castello della Speranza: le case d’accoglienza dei bambini di strada. Nella realtà Manuelito è Johnny, undici anni, boliviano. Di mattina lavorava come lavapiatti e il pomeriggio cantava negli autobus, raccontando la sua storia di bimbo senza famiglia in cerca di qualche elemosina. La notte la passava sotto i ponti o sui marciapiedi. Era uno dei tanti ragazzi di strada, soli e sfruttati, abbandonati dai genitori o orfani. Spesso, per dimenticare le loro tristi storie e distrarsi un po’, questi ragazzi cominciano ad annusare sostanze pericolose come la colla, droghe da cui poi non riescono facilmente a staccarsi. A causa del freddo, un pomeriggio Johnny si avvicinò alla casa d’accoglienza not- turna dei Salesiani di Don Bosco Techo Pinardi, a Santa Cruz de la Sierra, dove fu Foto di Beatrice Giorgi accolto e curato perché anche lui aveva in mano il suo barattolino di colla. Oggi Johnny frequenta un corso professionale e sogna di trovare presto un lavoro.
Foto: Assist Group C La leggenda 29 Alex Zanardi ari Genitori, La leggenda del genio Trastullo è la realtà fil- trata di quello che purtroppo accade attorno a del genio Trastullo noi e che troppo spesso, nella ricerca di un po’ di serenità interiore, chiudiamo nell’armadio delle cose che non vogliamo vedere. Alex Zanardi è nato il 23 I bambini hanno il dono della meraviglia, per- ottobre 1966 a Bologna. ché sono alla scoperta del mondo e raramente A quattordici anni ha debuttato rimangono mentalmente sconcertati dalla sor- nel Campionato Italiano Cart, presa di un racconto, bello o brutto che sia, perché la loro stessa vita è una continua sor- specialità in cui ha vinto tre presa. Campionati Italiani e un titolo Negar loro l’evidenza del mondo che ci circon- europeo. Ha conquistato podi da, è a mio avviso una forma illusoria di prote- nel Campionato Italiano di zione, perché presto o tardi quell’armadio si Formula 3, e ha corso in Formula 1 con la Minardi. riaprirà e allora saranno travolti dalle cose che Il dottor Stanabacilli tastò il polso di vi abbiamo accumulato dentro. Nel 2001 un terribile incidente Spero di non suonare retorico, ma credo che un Joana. Poi sbuffando sui suoi baffoni così durante l’American Memorial giorno i nostri figli si troveranno a dover salda- nell’Eurospeedway a Lausitziring re un conto estremamente salato, anche per il lunghi da coprire la bocca, borbottò: “È debole… (Germania) gli ha fatto perdere nostro modo di vivere col paraocchi. entrambe le gambe. Ma Alex È giusto filtrare, trovare un linguaggio a loro molto debole”. Joana era una bella bambina dai Zanardi non si è mai perso comprensibile, ma con La leggenda del genio d’animo: oggi corre grandi occhi neri che viveva nel Paese del Popolo Trastullo, possiamo iniziare a mettere in tasca nell’European Touring Car ai nostri figli qualche spicciolo per saldare que- d’Ebano. Era stata abbandonata sull’uscio della Championship. sto conto… porta della Casa dei Buoni Propositi, abitata Alex Zanardi dagli Zelanti, una tribù nota in tutto il Paese perché si prendeva cura degli orfanelli. Aveva le guance scavate e il visino pal- lido. Ma ciò che impressionò di più gli Zelanti era la profonda tristezza dei suoi occhi. Chiamarono subito il dottor
Alex Zanardi La leggenda del genio Trastullo Stanabacilli, il medico del villaggio. Dopo un lungo e accurato esame, il cli- stette Gaia. “L’unica 30 nico si tolse i suoi spessi occhiali, scrollò la testa e fece la sua diagnosi: speranza è renderla felice. Deve 31 “Povera bambina – borbottò – è affetta dal morbo del sanguemesto, una ridere. Solo così il sanguemesto sarà scon- grave malattia che porta il paziente a uno stato di profonda malinconia. Gli fitto. Ma non è semplice. La malattia è molto forte.” ammalati diventano inguaribilmente tristi, piangono sempre, non mangiano Detto ciò Stanabacilli prese la sua borsa e se ne andò più e lentamente le forze li abbandonano. Tutto ciò finché non sopraggiun- borbottando. ge la morte”. Lo sgomento colpì tutti. “Ma non esiste una cura?” chie- L’impresa era ardua, ma tutti se Gaia, una degli Zelanti. “Ci sono delle medicine – spiegò alla Casa dei Buoni Propositi si Stanabacilli inforcando gli occhiali – ma si trovano soltan- diedero da fare. Cercarono di to nelle Terre del Nord e sono molto molto costose e, farla mangiare, cucinando purtroppo, il nostro è un paese molto povero, non può succulenti leccornie. permettersele.” “Ma allora che possiamo fare?” insi- Provarono a farla ridere con i burattini e cantando filastroc- che. Ma niente da fare! Joana non accennava nean- che un sorriso. Allora Gaia, che più di tutti aveva preso a cuore la bambina, le si avvicinò e chiese sconfortata: “Dimmi piccolina. Hai un desiderio che vorresti realizzare?”. Joana con una voce flebile rispose: “Mi piacerebbe incontrare il genio Trastullo…”. Gaia si meravigliò. Burlo Trastullo era il genio dei giochi. Narrava la
Alex Zanardi La leggenda del genio Trastullo leggenda che di notte entrasse nelle stanze dei bambini per giocare con loro prese una carota che somigliasse al lungo naso di Burlo Trastullo. 32 per poi sparire alle luci dell’alba. Ma come poteva far incontrare Joana con Di notte, così combinata, entrò nella stanza di Joana con una lan- 33 Burlo Trastullo, personaggio di fantasia? terna dalla luce azzurra. Grazie a quel tenue bagliore la piccola si svegliò. “Se lei vuole vederlo, lo vedrà!” disse decisa Gaia. Ebbe un’idea. “Ciao bambina – disse Gaia, camuffando la voce – Mi riconosci?” Gli occhi Cucì un vestito sgargiante di color giallo, rosso e azzurro, come quello del di Joana si illuminarono. “Sei Burlo Trastullo!” “Esatto! E sono qui per te.” genio. Comprò un cilindro e ci aggiunse i sonagli, proprio come quello di Il finto genio si profuse in giochi di prestigio, scherzi e risate. Trastullo. Si dipinse la faccia da clown come il genio e, dulcis in fundo, Quando vide che le labbra della bambina accennavano a un impercettibile sorriso, Gaia non stette più dalla gioia e diede un bacio sulla fronte a Joana. La bambina stavolta sorrise sul serio. “Ora devi farmi una promessa – disse Gaia – se farai la brava bambina e ti sforzerai di mangiare, io tornerò ogni notte a giocare con te.” Joana fece un cenno di assenso col capo. Trastullo allora spense la lanterna e nel buio sgusciò fuori dalla stanza. Il giorno dopo Joana chiese del latte tra lo stupore di tutti. Gaia era felicissima. Da allora ogni notte si travestiva da Burlo Trastullo e allietava la piccola malata. Di giorno in giorno Joana andava continuamente miglio- rando. Col tempo la piccola cominciò a mangiare regolarmente ed era sem- pre più serena. Il dottor Stanabacilli non riusciva a spiegarsi il miracolo ma sotto i baffi rideva soddisfatto, nonostante i soliti borbottii. Gaia però cominciava a sentire la stanchezza per tutte le notti inson- ni passate al capezzale di Joana. Era un duro sforzo. Ogni volta inventava un gioco diverso. Una notte le portò in camera persino un pony, maschera- to da unicorno, e lo fece cavalcare da Joana. Giocava tutta la notte con la
Alex Zanardi La leggenda del genio Trastullo piccola e poi, dopo il bacio della – aggiunse Joana –. Però stavolta non mi ha voluto dare il bacio della buo- 34 buonanotte, spariva. Finché una nanotte. Io gli ho chiesto perché e lui ha sorriso. Poi ha risposto che 35 sera, mentre si accingeva a indos- non spettava a lui. ‘Il bacio è una sare la maschera, la stanchezza magia che può fare solo chi ebbe il sopravvento e Gaia crollò ti ama davvero’ ha sul letto esausta, addormentandosi detto. Eppure le altre profondamente. sere me lo dava: non lo trovi strano?” Gaia com- Il mattino dopo, quando si svegliò, si mossa non disse una parola. rese conto di ciò che era accaduto e corse dalla Abbracciò la bambina e le bambina con il cuore in gola. Temeva che senza diede il bacio sulla fronte. Joana Trastullo la piccola sarebbe ricaduta nella malattia. non disse nulla. Sorrise come mai aveva fatto Ma quando entrò la piccola era intenta a bere tranquillamente il prima e si abbandonò tra le braccia di Gaia. suo latte. Quando Joana vide Gaia le sorrise e le disse: “Trastullo è tor- Adesso era davvero felice. nato anche stanotte!”. Gaia non riusciva a crederci. “Davvero?” “Sì – Più che le magie del finto o del vero rispose – mi ha preso per la mano e siamo volati via dalla finestra. Siamo genio dei giochi, furono i baci e l’affetto sin- andati in alto, fino a toccare le stelle!” Gaia non sapeva più cosa dire. Aveva cero a guarire la piccola Joana. volato. Solo il vero genio poteva fare tanto. “Poi mi ha riportato nel mio letto
I NUMERI DELL’AIDS NEL MONDO 13 milioni i bambini con meno di quindici anni che hanno perduto uno o 37 entrambi i genitori a causa dell’AIDS. 700.000 i bambini infettati dall’HIV/AIDS solo nel 2003. Legenda Il Paese del Popolo d’Ebano: l’Etiopia. Morbo del sanguemesto: è la malattia AIDS che porta all’isolamento dagli altri e, spesso, alla morte. Zelanti della Casa dei Buoni Propositi: chi accoglie e cura i bambini malati. Terre del Nord: l’Europa e il resto dell’Occidente che hanno le medicine che i Paesi del Terzo Mondo non possono permettersi. Nella realtà Joana è Maria, una bimba di tre anni. Nel dicembre del 2002, quando aveva poco più di un anno, le venne diagnosticato il virus HIV, che provoca la grave malattia chiamata AIDS. Purtroppo a questa malattia si univa anche una grande debolezza della bambina, che aveva bisogno di molto sangue. Però, nonostante tutto, Maria continuava a crescere, anche se la mamma non si prendeva abba- stanza cura di lei. Chi si è occupata (e si occupa tuttora) di Maria è infatti una volontaria che opera nello studio medico dove ogni quindici giorni la piccola viene portata per i controlli. Foto di Beatrice Giorgi Grazie a questo aiuto, oggi Maria conduce una vita quasi normale.
Foto di Marinetta Saglio C La danza 39 Loretta Goggi i sono paesi in cui essere bambini è un lusso. La vicenda della piccola protagoni- sta della fiaba che presento altro non è che della sposa una delicata metafora del mercato del sesso, dove migliaia di bambini sono costretti a rinunciare alla loro innocenza, alla loro infan- Loretta Goggi è nata a Roma zia, venduti come schiavi a gente senza scru- il 29 settembre 1950. poli in tanti paesi del mondo. Qualcuno Ha debuttato prestissimo nel potrebbe chiedersi se sia giusto o meno mondo dello spettacolo, diretta mostrare ai nostri bambini, seppur attraverso da Anton Giulio Majano nel il filtro del linguaggio fantastico delle favole, giallo televisivo Sotto Processo. vicende così raccapriccianti, dure da mandar Loretta Goggi passa, da allora, giù anche per noi adulti. La risposta è sì. È inutile nascondersi dietro un di successo in successo sia come dito. È inutile nascondere ai nostri figli che il attrice (ricordiamo La freccia nera e I Miserabili), come mondo non è sempre bello come glielo abbia- Mae Nam abitava nel Paese dai Tetti a Punta, assieme mo dipinto. È giusto rivelare loro che l’uomo cantante, (Maledetta primavera, nero e l’orco cattivo in fondo esistono davvero. alla mamma e ai suoi dieci fratelli. Era una famiglia molto Io nascerò e tanti altri successi), Ma è anche giusto spiegare loro che c’è chi si come imitatrice e presentatrice impegna a salvare questi bambini da una sorte povera che viveva coltivando riso. La piccola Mae Nam come tutti gli altri al timone di Canzonissima 72, così dura. È un modo per riflettere su cosa li Fantastico e addirittura suoi fratelli aiutava la mamma nei campi, ma la sua passione era la danza. circonda, e noi con loro. E chissà che così i Sanremo ‘86. Gli ultimi suoi nostri figli non riescano a fare del mondo un Sognava di diventare una brava bal- successi sono due musical: Hello posto migliore di quello che noi gli abbiamo Dolly e Molto rumore senza lasciato. lerina e di girare il mondo e rispetto per nulla, attualmente Loretta Goggi nei maggiori teatri italiani. riscuotere gli applausi del pub- blico di ogni città. Si esercita- va appena aveva un momento libero dal duro lavoro della piantagione. Non aveva un grammofono e per ballare seguiva il canto degli uccellini che per lei intonavano le loro più belle melodie. Col tempo era diventata davvero brava.
Loretta Goggi La danza della sposa Il suo pubblico erano gli animali della foresta. 40 Lepri, topolini, persino le belve feroci, si assiepavano 41 davanti a lei per ammirare la sua danza soave. E quando cominciava rimanevano estasiati. Un giorno il pubblico della foresta era più numeroso del solito. Si era sparsa la voce che la piccola ballerina avrebbe interpretato una danza particolare. “Eseguirò la danza della sposa – disse – una danza che la sposa balla soltanto davanti al suo sposo. Nessun uomo oltre lui dovrà mai assi- stere perché è una danza d’amore.” Un’orchestra di grilli, cicale e uccellini attaccò una musica dolcissima e Mae Nam iniziò. Era un danza delicata, leg- giadra, da sogno. Gli animali non poterono che innamorarsi di quei passi leggeri e poetici.
Loretta Goggi La danza della sposa Ma mentre la piccola danzava, un uomo che passava di lì vide la bal- remo davanti ai Ladroni della 42 lerina e, nascosto dietro un albero, osservò quella che doveva essere una Contea.” A quella notizia Mae danza segreta. Sul suo volto comparve un ghigno e con la mano accarezzò Nam scoppiò a piangere. Si dice- la sua barba e i suoi mustacchi mentre negli occhi balenò una scintilla che va che i Ladroni fossero gente non prometteva nulla di buono. rozza e crudele, i peggiori briganti di tutto il paese. Quando la bimba terminò, l’uomo la seguì fino a casa, una piccola Arrivati a destinazio- capanna di legno e paglia, e bussò alla porta. Gli aprì la mamma di Mae Nam. ne, Meschino diede alla “Buongiorno signora – disse cordialmente l’uomo – permetta che mi presen- bambina un vestito. Era una ti: sono Meschino, il mercante più ricco del Paese. So che ha una figlia che è veste fatta di veli sottilissimi e di una brava ballerina. Io sto cercando giovani artisti in tutta la regione per farli colori vivaci. “Lo indosserai stase- esibire nei più eleganti teatri del mondo. Sono disposto a pagare molto bene” ra quando eseguirai la tua danza aggiunse facendo tintinnare un sacchetto pieno di monete. della sposa!” ordinò l’uomo. “Come sai della danza della La donna non sapeva cosa pensare. Guardò la figlioletta, poi volse sposa?” chiese stupita la lo sguardo verso i fratellini. Erano magri e vestiti di stracci. Il lavoro nei giovane. “Ti ho visto nel campi non basta a sfamarli – pensò – quei soldi ci farebbero davvero como- bosco – rispose ghignando il do e poi la piccola vivrà sicuramente in un posto migliore di questo. E così mercante – e adesso la a malincuore accettò. A nulla valsero i pianti e le suppliche della bambina. vedrà anche il pubblico del Meschino la fece montare sulla sua carrozza e partì. Teatro. Ma con una variante: per Dentro c’erano altri bambini che come lei erano stati comprati dal ogni moneta che getteranno sul palco tu toglierai un velo. E quando fini- mercante. “Dove ci porta?” chiese Mae Nam. “Andiamo al Teatro dei Sogni ranno i veli, finirà la danza!” E scoppiò in una grossa risata. La bambina Perduti – disse rassegnato uno di loro – un luogo ripugnante dove ci esibi- non ebbe tempo di neanche di dire una parola che Meschino l’apostrofò:
Loretta Goggi La danza della sposa “Bada a te se non mi ubbidirai. Ti frusterò così tanto che non riuscirai nem- La giovane cominciò la sua danza al tempo di una musica stonata 44 meno più a camminare!”. che non aveva paragoni con la melodia dell’orchestra del bosco. Ma agli 45 La sera stessa Mae Nam si trovò sola sul palco con indosso quel spettatori sembrava non interessare la musica. Volevano solo divertirsi. vestito di veli davanti a una platea infernale di ladroni ubriachi che urlava- Qualcuno buttò sul palco uno zecchino e la danzatrice, secondo gli ordini, no, ridevano sguaiatamente e si picchiavano per un nonnulla. si tolse un velo. Un altro zecchino, un altro velo e poi un altro e poi un altro
Loretta Goggi La danza della sposa ancora … fino a rimanere senza nulla, mentre tutti gridavano e ridevano. canta con questa malinconia?” “È una bella danzatrice 46 Dagli occhi di Mae Nam iniziarono a uscire tante lacrime, talmente tante da prigioniera di un uomo malvagio che la costringe a esibirsi 47 creare un fiume che quasi allagava il locale. per denaro” disse un topolino del bosco. “Voglio liberarla! Ma dove si trova?” chiese il cavaliere. “Ti Ogni sera la piccola si esibiva dinanzi alla folla guiderò io, giovane cavaliere!” E il di ladroni mentre il giorno restava chiusa nei sotterra- topolino lo guidò al Teatro dei nei del Teatro. Mae Nam nella sua prigione cantava una Sogni Perduti. Ma l’oscuro edificio era nenia dolce ma triste. E il suo canto si diffondeva nell’a- chiuso da un enorme portone impossibile da ria, le caverne ne facevano eco e le canne di bambù lo abbattere. Allora il topolino s’intrufolò nella serra- irradiavano nelle pianure. Gli animali del bosco lo ascol- tura e rosicchiando i suoi congegni l’aprì. Il cavaliere tavano e si commuovevano. si catapultò dentro brandendo la sua spada. Uccise Meschino e molti ladroni colti di sorpresa, mentre gli altri Un giorno un cavaliere udì questo dolce canto. “Che bella fuggirono. Poi liberò Mae Nam dai sotterranei assieme agli voce – disse – ma che triste melodia. Chi sarà mai la fanciulla che altri bambini prigionieri. Da quel giorno Mae Nam danzò solo per il suo sposo.
I NUMERI DELLO SFRUTTAMENTO SESSUALE DEI MINORI NEL MONDO 1 milione si calcola che siano i bambini che ogni anno vengono introdotti nel 49 commercio sessuale. 500.000 sono in India le prostitute bambine. 50.000 ragazze nepalesi sono state vendute e mandate in India per essere costrette a lavorare nei bordelli di Bombay. I minori lavoratori del sesso sono 25.000 nella Repubblica Dominicana; 35.000 Legenda nell’Africa occidentale, 800.000 in Thailandia, 400.000 nelle Filippine, 2 milio- Paese dai Tetti a Punta: la Cambogia e i Paesi del sud-est asiatico. ni in Brasile, 60.000 in Russia. Meschino il mercante: i mercanti che sfruttano i bambini comperandoli dai genitori, approfittando della povertà delle famiglie. Ladroni della Contea: i turisti che, ignobilmente, pagano per divertirsi con le bambine. Il topolino e gli animali del bosco: le associazioni che trovano e aiutano le piccole vendute ai trafficanti. Nella realtà Mae Nam è Vitha, cambogiana. A undici anni è stata venduta dalla famiglia. Ancora non sapeva nulla di come sarebbe stata la sua vita. La madre non le aveva spiegato perché dovesse andar via con quelle persone. Vitha non pensava che la donna che l’aveva comprata le avrebbe fatto conoscere un mondo triste, fatto di dolore e violenza. Sono anni durissimi quelli che trascorre in Cambogia, Vietnam e Thailandia. La casa dove è rinchiusa è circondata dal filo elettrico e lei non può scappare dagli uomini che la trattano come un giocattolo. Vitha è stata fortuna- ta, la mamma, pentita, è poi tornata da lei e l’ha portata in un luogo segreto affi- dandola a un centro sociale. Oggi sta frequentando un corso di formazione pro- Foto di Beatrice Giorgi fessionale per imparare un lavoro e potersi mantenere onestamente.
Foto di Gianmarco Chieregato/Photomovie Q Il piccolo soldato 51 Marco Columbro uesta bella favola è un’allegoria di come vanno le cose nel nostro e la guerra travagliato mondo. Prima di tutto, l’autore evidenzia come le due fazioni di orchi siano condizionate da false cre- denze, con lo scopo di creare volutamente degli orchi Marco Columbro è nato a discordia e violenza. Poi ci mostra come ogni Viareggio il 28 giugno 1950. guerra sia, in sé, una stupida follia. L’autore ci Ha iniziato la sua carriera mette in guardia dai condizionamenti mentali, artistica in teatro con che in questo caso provengono da un certo Arturo Corso, braccio destro credo religioso, ma che nella nostra società pos- di Dario Fo. sono essere anche politici, culturali, scientifici. La popolarità è arrivata con la Tutto questo porta solo a una meta: il fanati- smo, la vera piaga di questo secolo. televisione, dove ha condotto Fate attenzione bambini, sapete cos’è che risol- il primo programma mattutino della tv italiana: Buongiorno ve tutti questi problemi? Il discernimento di un Nella terra della Giungla Oscura da tempo immemorabile bambino, il pensare con la propria testa, senza Italia su Canale 5. Ha presentato, a fianco di farsi condizionare o pilotare da credenze, o si combatteva una guerra terribile tra gli orchi Narcisi e i Vanesi. dogmi di qualunque genere. Questo è in sinte- Lorella Cuccarini, Buona si il bellissimo messaggio di questa fiaba. Le due fazioni lottavano per stabilire chi fosse il degno Domenica. Con lei ha condotto Ricordate bambini che c’è una grande unica quattro edizioni di Trenta religione ed è quella della verità. Sì, perché sol- erede dell’antico re Modestino. I due schieramenti apparte- Ore per la Vita e varie tanto la verità ci può rendere veramente liberi. di Paperissima. nevano alla stessa specie di orchi: avevano grossi avambracci Bambini, crescete liberi nella mente e nello spi- Nel 1994 è tornato al suo rito, perché solo allora sarete degni di chia- pelosi, sopracciglia folte e mandibole pronunciate dalle quali grande amore, il teatro, marvi esseri umani. chiamato dal compianto Marco Columbro sporgevano i lunghi denti canini. Si differenziavano soltanto produttore Lucio Ardenzi. Columbro da oltre venticinque nell’acconciatura dei capelli. I Narcisi pettinavano le chiome anni si interessa di ricerca spirituale, che gli ha fatto con la riga a destra. I Vanesi, viceversa, a sinistra. Ma cia- incontrare importanti maestri, scuna fazione era convinta di acconciare i capelli come tra cui il Dalai Lama. faceva il grande monarca e quindi di essere nel giusto. E soltanto al giusto spettava il potere. Per secoli si combatterono accanitamente senza
Marco Columbro Il piccolo soldato e la guerra degli orchi che uno avesse ragione sull’altro. La guerra li aveva decimati e ridotti alla loro genitori non si addentreranno mai, perché sanno che la foresta è così 52 fame. Tuttavia nessuno dava segni di cedimento. Che fare? fitta e pericolosa che senza conoscere il giusto sentiero potrebbero perdersi 53 Un giorno i Narcisi ebbero un’idea: “Perché non prendiamo dei per sempre.” Tutti furono entusiasti. Era la prima volta dopo secoli che le bambini? – proposero ai Vanesi – Li arruoliamo, li addestriamo e poi li fac- due fazioni si trovavano d’accordo. ciamo combattere al posto nostro. Sarà come giocare con i soldatini. Così a Detto fatto, gli orchi attraversarono la foresta, giunsero nei villaggi noi non resterà che vedere chi vince”. “Ma dove li prendiamo i bambini?” e cominciarono a rapire i bambini. chiesero gli altri. “Li rapiremo nei villaggi al di là della Giungla Oscura. I Poco distante dal suo villaggio il piccolo Kibabi stava dipingendo su
Marco Columbro Il piccolo soldato e la guerra degli orchi una roccia mentre il suo gregge era al pascolo. Il suo sogno era di diventare 54 un grande pittore e di affrescare tutti i muri delle città del mondo. D’un trat- 55 to sentì un braccio peloso afferrarlo e in un battibaleno si ritrovò dentro una gabbia sul dorso di una zebra. L’orco condusse l’animale e il suo carico den- tro la giungla. “Dove mi porti?” chiese Kibabi. L’orco, che era un Narciso, raccontò della guerra contro i Vanesi. “E come fate a essere sicuri di avere ragione?” chiese Kibabi. L’orco rispose: “È tutto scritto nel sacro libro di Modestino che si trova chiuso nel Tempio della Conoscenza, ai margini della foresta”. “Ma perché allora non pren- dete il libro e non lo consultate? – chiese ancora Kibabi – Così vedrete chi ha ragione e la guerra finirà.” “Come osi dire a noi cosa dobbiamo fare? – disse infuriato l’orco – Nessuno può consultare il libro sacro! Soltanto un re può farlo. E guai a chi profana il tempio che lo custodisce! E poi – aggiunse – nessuno di noi sa leggere. Tutte
Marco Columbro Il piccolo soldato e la guerra degli orchi le scuole sono state distrutte dalla guerra”. Infine continuò: “Voi bambini i segnali colorati sugli alberi e arriverai fino a casa. Io cercherò di distrarre 56 sarete i nostri soldati. Chi si rifiuta verrà torturato orribilmente e lasciato gli orchi”. Nyame obbedì, mentre il fratello cambiò strada e corse fino ad 57 morire di fame”. arrivare al Tempio della Conoscenza. Sentendo avvicinarsi gli inseguitori Kibabi non si perse d’animo. Aveva ancora nelle tasche un pennello s’intrufolò nell’edificio. Là dentro non avrebbero mai osato entrare. e dei colori. Sporse il suo braccino fuori dalle sbarre della gabbia e tracciò All’interno tutto era fatiscente, pieno di polvere e ragnatele, testimonianza su ogni albero che incontrava lungo il percorso una striscia di colore. di secoli di abbandono. D’un tratto vide su un altare il libro sacro. Sperava che qualcuno, seguendo i segnali, lo avrebbe potuto ritrovare. Incuriosito si avvicinò, soffiò via la polvere e lo aprì. Scorse le pagine e a un certo punto vide ritratto il grande Modestino. E, sorpresa, il re era calvo! Una volta radunati tutti i bambini cominciò il duro addestramento. Le piccole reclute dovettero subire angherie d’ogni sorta. Chi sbagliava o si lamentava veniva severamente punito. Il cibo era poco e di notte le pance vuote facevano così tanto rumore da non riuscire a dormire. Venne il giorno del battesimo del fuoco. I piccoli soldati furono schierati sul campo di battaglia gli uni di fronte agli altri. Ovviamente uno schieramento era pettinato con la riga a destra e l’altro a sinistra. Dalle altu- re i Narcisi e i Vanesi si erano appostati per ammirare lo spettacolo e tifa- re come se fosse una partita di calcio. Nella mischia Kibabi si trovò davanti come avversario il fratellino Nyame. Era troppo. Kibabi gettò a terra il fucile e prese per mano Nyame. Approfittando del caos della battaglia scapparono. Ma la sorpresa durò poco. Gli orchi si accorsero dei fuggitivi e si gettarono all’inseguimento. Quando arrivarono ai margini della foresta Kibabi disse al fratellino: “Segui
Marco Columbro Il piccolo soldato e la guerra degli orchi Altro che riga a destra e a sinistra. Kibabi pensò: “Se lo mostro agli orchi 58 finalmente smetteranno di combattere e noi bambini potremo ritornare a 59 casa!”. Si fece coraggio e uscì. Fuori lo aspettavano gli inseguitori. Kibabi tirò fuori il libro: “Ecco, guardate, questo è il ritratto del vostro re. È calvo! La vostra guerra è dunque inutile!”. Gli orchi rimasero senza fiato. Ma poi uno gridò: “Non è vero. È un falso! Distruggiamolo!”. La folla si mise a urlare. Strappò il libro dalle mani di Kibabi e lo bruciò. “E ora faremo lo stesso con te!” Tutto sembrava perduto, quando tanti a riprendere i bambini. Scoppiò una feroce battaglia, ma in breve d’improvviso irruppero centinaia di tempo gli uomini ebbero ragione. Presero gli orchi superstiti e su consiglio uomini. Nyame era tornato al villaggio di Kibabi li raparono tutti. “Così ora siete tutti uguali al vostro re!” e aveva condotto nella foresta gli abi- Gli uomini riportarono i piccoli finalmente a casa. Ma non ci fu pace tra gli orchi. I Narcisi asserirono infatti che Modestino portava una lunga barba. Per i Vanesi, invece, il re si radeva tutti i giorni. Così la guerra ripre- se, nonostante i tentativi da parte degli abitanti del villaggio di aiutarli a vivere da buoni fratelli.
I NUMERI DEI BAMBINI SOLDATO NEL MONDO 300.000 i bambini che combattono nelle guerre che insanguinano il pianeta, di 61 cui 120.000 in Africa e 15.000 nella sola Liberia. 130 dei 150 conflitti armati combattuti negli ultimi sessanta anni si sono svolti nei Paesi in via di sviluppo. Legenda La Terra della Giungla Oscura: la Repubblica Democratica del Congo, il Myanmar (ex Birmania) e tutti gli altri Paesi in cui vengono utilizzati i bambini soldato. Gli orchi Narcisi e Vanesi: gli eserciti contrapposti che combattono guerre insensate. Re Modestino: i motivi spesso futili o pretestuosi per cui le diverse fazioni si fanno guerra. Nella realtà Kibabi è Damasene, nato nel 1992 in un piccolo villaggio vicino a Masisi, a 90 km da Goma nell’est della Repubblica Democratica del Congo, che si chiama appunto Kibabi. È il più piccolo di sei fratelli; i genitori coltivano la terra. Tutti i problemi sono cominciati quando gli Interhamwe, militari di un paese confinan- te, il Ruanda, hanno attaccato il villaggio. Damasene viene fatto prigioniero e obbligato a diventare un militare. Insieme a centinaia di bambini ha vissuto nella foresta, lontano dalla famiglia, a contatto con le molte malattie, tra violenza e profonda solitudine. Dopo sei mesi di addestramento e un anno di combattimenti, è stato autorizza- to a lasciare l’esercito e portato al Centro Don Bosco Ngangi di Goma. EPA PHOTO/AFP FILES/KITTIWONGSAKUL/ANSA
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