Come girano i Soldi Claudio Scardovi - La finanza spiegata da un insider

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Claudio Scardovi

                          Come girano i soldi
                                     La finanza spiegata da un insider

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Si ringrazia Massimo Mazzoni per la collaborazione

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                                                 di Claudio Scardovi
                                                 Collezione Comefare

                                                ISBN 978-88-04-62669-5

                                    © 2013 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano
                                                I edizione febbraio 2013

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Indice

                   9 Parola di insider
                  13	I sei pilastri della finanza
                  33 Benvenuti a Moneyland
                  45	Il buono, il brutto e il cattivo
                  61	L’isola di Robinson
                  81 Soldi dal cielo
                  97 Chi ha credito non chieda credito
                 117	Gli esami non finiscono mai (neanche per i professori)
                 147 Wall Street Confidential
                 175	Angeli o demoni
                 197 Capitalismo per tutti
                 213	La grande crisi
                 233	Il buio alla fine del tunnel?
                 255	La tempesta perfetta

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Come girano i soldi

                                                  a Benedetta, Alessia, Cristina e Carla

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Premessa
                                         Parola di insider

                È finito il tempo in cui potevi disinteressarti della finanza.
                Indici di Borsa, andamento dei tassi, aridi tecnicismi come
                spread o rating...
                   C’è stata un’epoca (felice?) in cui molti di noi potevano
                tranquillamente saltare le pagine dedicate sul quotidiano,
                o cambiare canale durante la rubrica finanziaria del tele-
                giornale. Quell’epoca è preistoria, ormai, benché ce ne se-
                parino solo pochi anni.
                   Perché se oggi commetti la leggerezza di ignorare la finan-
                za (e l’economia), sarà lei che verrà a cercarti, per trascinar-
                ti fuori di casa, via dal tuo posto di lavoro. Letteralmente.
                   Questo stato di cose ha radici più lontane, ma è appar-
                so evidente con terrificante chiarezza agli addetti ai lavo-
                ri, come il sottoscritto, nei giorni di fine estate 2008. Quan-
                do all’improvviso un’intera galassia è crollata di schianto,
                implodendo su se stessa e risucchiando tutto quanto den-
                tro un immenso buco nero.
                   Io lavoravo in una nota banca d’affari, al tempo, perciò
                ho vissuto gli inizi della catastrofe dall’interno, dal centro
                di quella galassia. E posso testimoniare che non fu piace-
                vole, con tutti gli errori e le leggerezze che possono essere
                imputati a questo settore, divenuto così essenziale e dun-
                que pericoloso per la sopravvivenza quantomeno del mon-
                do occidentale capitalistico.

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10          Come girano i soldi

                    Non è esagerato parlare di sopravvivenza, perché la fi-
                nanza, in modo spettacolare e pervasivo, domina ormai le
                nostre esistenze, come individui e come collettività.
                    Per questo penso che non possa più essere ignorata dal-
                le persone, anche le più digiune di questi argomenti. Per-
                ché sapere cos’è veramente, con i suoi meccanismi e retro-
                scena, e cosa succede nelle stanze dei bottoni di New York,
                Londra e Hong Kong è prima di tutto un modo per impa-
                rare a difendersi.
                    Chi sono in realtà i grandi speculatori internazionali?
                E cosa significano appunto spread, rating, subprime, termi-
                ni che sono entrati nel nostro vocabolario quotidiano? Dai
                crac epocali di Enron e Lehman Brothers alla protesta di
                Occupy Wall Street, la finanza è sulla bocca di tutti e sulle
                prime pagine dei giornali.
                    Ma è davvero il motore occulto del pianeta? E soprattut-
                to, è realmente l’origine di tutti i mali? Se la benzina ti costa
                come l’oro, i tuoi risparmi di una vita sono andati in fumo,
                il lavoro è diventato un miraggio per chi non ce l’ha e an-
                che per chi ce l’aveva... è proprio tutta colpa della finanza?
                    In questo nostro viaggio partiremo dall’ABC dei concet-
                ti fondamentali, passando in rassegna gli intermediari fi-
                nanziari, i mercati e i prodotti, per parlare di politica mo-
                netaria, iperinflazione e guerre valutarie. Scopriremo chi
                sono e cosa fanno i Gordon Gekko delle banche d’affari e
                di altre entità più misteriose come gli hedge funds e i fon-
                di avvoltoio, fino a ripercorrere la storia della crisi attual-
                mente in corso, disegnando i possibili scenari evolutivi di
                una sua risoluzione. Perché la crisi prima o poi finirà, per
                quanta luce o buio siamo oggi in grado di intravedere alla
                fine del tunnel.
                    Come parte del sistema, come attore protagonista (o, più
                mestamente, quale mero, piccolo ingranaggio) del sistema
                finanziario globale sono stato nel tempo consulente strate-
                gico, industriale e finanziario di grandi banche e assicura-
                zioni, poi managing director di alcune banche d’affari, e an-
                che partner di fondi di private equity, di incubatori e di fondi
                di ristrutturazione. E sono stato imprenditore, sempre in

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Parola di insider   11

                ambito finanziario, occupandomi di molte cose: dallo start
                up di banche internet alle ristrutturazioni bancarie, al recu-
                pero dei crediti in sofferenza e degli immobili a garanzia.
                   Sono dunque il primo a dover premettere di aver visto
                le cose dal di dentro ma anche, per lo stesso motivo, di po-
                ter essere accusato di interessi di parte o, per dirla in ger-
                go, di “conflitti d’interesse”. Sono però anche stato sempre
                interessato a capire i fenomeni e a cercare di identificarne
                le verità più nascoste, per poi condividerle in termini più
                o meno semplici a beneficio di tutti, a partire dagli studen-
                ti universitari di secondo anno a cui insegno Sistemi finan-
                ziari (alla Bocconi), fino alle persone “qualunque”, come i
                miei genitori, che non hanno avuto l’opportunità e il pri-
                vilegio di studiare la finanza internazionale e fanno anco-
                ra fatica a capire bene di cosa mi occupo realmente nel mio
                lavoro. Alle persone come mio nonno, che dopo aver semi-
                nato il suo orto aspettava giorno dopo giorno il prossimo
                raccolto sapendo, per la cura che aveva dedicato, che sa-
                rebbe stato ancora migliore del precedente, come mai nes-
                sun altro prima di quello. E che applicava così, inconsa-
                pevolmente, il principio della finanza, cioè impiegare del
                capitale nel modo migliore attendendo che nel tempo dia
                i frutti promessi.
                   Ecco, vorrei che anche le persone come loro, attraverso
                questo libro, capissero meglio e di più in che modo la fi-
                nanza le condiziona, e magari anche cosa fanno di preci-
                so quelli come me.
                   E con questo obiettivo, spero che alla fine del nostro viag-
                gio ognuno potrà sentirsi un po’ più attrezzato per com-
                prendere, grazie a un bagaglio di conoscenza che oggi è
                anche un vero e proprio kit di sopravvivenza, luci e ombre
                del magico e oscuro mondo della finanza.
                                                              Claudio Scardovi
                Abu Dhabi, 12 novembre 2012

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I sei pilastri della finanza

                   Cos’è, perché l’abbiamo inventata e perché adesso
                  (nonostante tutto) non ne possiamo più fare a meno

                Finanza suona oggi come una parola sospetta, con forti con-
                notati negativi. Immateriale, oscura, oggetto di potenti in-
                teressi, giocati sempre al limite dei labili confini tra politi-
                ca e affari, correnti religiose e divergenti visioni del mondo.
                E in più ampiamente incompresa, anche da parte degli ad-
                detti ai lavori: non si capisce perché sia stata inventata e se
                abbia una propria legittimità di esistere. Qualcuno dice che
                tutti i problemi dell’economia reale derivano dalla finan-
                za, e che se potessimo farne a meno tutto andrebbe meglio.
                   A sentire qualche hippie di ultima generazione (quel-
                li di Occupy Wall Street, per esempio), la finanza globa-
                le è un grande cancro che divora il mondo. Un’arma nu-
                cleare, anzi un gas nervino che agisce quasi impercettibile,
                impalpabile, invisibile se non nelle sue manifestazioni più
                grossolane (il denaro è in larga parte intangibile, nessuno
                di noi ha mai visto più di qualche centinaia di euro “fisi-
                ci” messi insieme; sono invece ben visibili i grattacieli di
                Canary Wharf, a Londra, e le limousine che ancora sfrec-
                ciano per Manhattan).
                   Fossero solo hippie, o leader populisti di qualche regime
                sudamericano o africano che ancora resiste, non ci sarebbe
                da preoccuparsi. A far paura sono i richiami di politici ma-
                gari diventati ministri dell’Economia o presidenti della Re-
                pubblica di qualche Stato europeo. Secondo loro, è stata la
                finanza a provocare la devastante crisi globale degli ultimi

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                cinque anni; è stata la finanza a produrre le disuguaglianze
                e la disoccupazione nel mondo; è stata la finanza a causare
                suicidi e forse guerre a venire; è stata la finanza, infine, a
                far crescere un debito spropositato che minaccia di far sal-
                tare l’intero sistema bancario europeo, e con esso la nostra
                amata (amata?) moneta unica.
                   Non è così.
                   Non solo non possiamo farne a meno, ma senza la finan-
                za saremmo tutti più poveri e meno civilizzati, più arretra-
                ti nei modi di vivere e pensare, meno democratici nelle for-
                me di governo.
                   Per sfatare certe leggende, si potrebbe intanto cominciare
                raccontando cos’è veramente, come si sviluppa e articola,
                quali obiettivi dovrebbe perseguire e come potremmo uti-
                lizzarla al meglio.

                Da strega a fata
                La finanza, trovereste in un comune dizionario, è la disci-
                plina economica che studia i processi con cui individui, im-
                prese, enti pubblici e privati e Stati gestiscono i loro flussi
                monetari (ovvero la raccolta, l’allocazione e l’utilizzo fina-
                le dei loro “soldi”) nel tempo e nello spazio.
                   Se l’economia si definisce come la scienza che studia le
                modalità di allocazione di risorse limitate tra usi alternati-
                vi, al fine di massimizzare la propria soddisfazione utilita-
                ristica, analogamente la finanza può essere definita come
                la scienza che studia le modalità di allocazione del denaro
                tra usi alternativi, al fine di massimizzare la propria sod-
                disfazione utilitaristica. Per “utilitarismo” intendiamo il
                ridurre l’obiettivo di massima felicità di un individuo al
                raggiungimento di benessere materiale realizzabile con la
                ricchezza (ho più beni da consumare, posso oziare perché
                ho soldi da parte).
                   In questa definizione canonica c’è un’ipotesi “buonista”
                di fondo: che alla fine, attraverso i meccanismi del mercato
                libero e competitivo (la “mano invisibile” di Adam Smith,
                economista scozzese del Settecento), il perseguimento del-

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I sei pilastri della finanza   15

                la soddisfazione dei singoli conduca al massimo “bene so-
                ciale” (materiale) ottenibile. Se ci diamo una mano, Dio (il
                mercato) ci darà l’altra e la società in cui viviamo sarà più
                ricca, ovvero più civilizzata e democratica.
                   Ovviamente, questa ipotesi ha forti limiti nella realtà, e
                la mano invisibile tenderà a comportarsi meglio se riceve-
                rà bacchettate sulle dita ogni volta che il suo utilizzatore
                di turno cercherà di infilarla nella marmellata, per proprio
                immediato godimento e a danno degli altri.
                   Nel Dizionario del diavolo di Ambrose Bierce, la finan-
                za è definita come l’arte o scienza di gestire il denaro, ov-
                vero i redditi (nuovi flussi) e il capitale accumulato (vec-
                chio stock), per il massimo beneficio non del proprietario,
                o della società, ma del gestore del medesimo (banca d’af-
                fari, banca commerciale, fondo di private equity, o lo stesso
                Stato che raccoglie il denaro pubblico tramite le tasse e lo
                spende poi teoricamente a beneficio dell’intera comunità).
                   Cercheremo ora di chiarire perché la finanza e il sistema
                finanziario globale (che comprende, oltre alla moneta, gli
                intermediari finanziari come banche centrali, banche com-
                merciali e d’investimento, private equities e asset managers,
                hedge funds, assicurazioni vita e danni, fondi pensione; gli
                strumenti finanziari utilizzati, cioè azioni, obbligazioni, de-
                rivati, titoli di Stato; i mercati dove gli strumenti vengono
                utilizzati dagli intermediari per fare business, ovvero Borse
                azionarie, mercato interbancario, mercato dei titoli di Stato)
                sono indispensabili, oltre che utili. A meno di non voler tor-
                nare a vivere nelle grotte, nutrendoci della cacciagione uc-
                cisa con le nostre mani e dei frutti spontanei del territorio.
                   Dimentichiamoci per un momento della ricerca di un ca-
                pro espiatorio e dei businessman col sigaro in bocca e un
                pacchetto di banconote nel taschino della giacca, e proviamo
                a rispondere a qualche domanda basilare.
                   Perché è stata inventata la finanza? E quali funzioni svol-
                ge, in maniera sempre più sofisticata, a beneficio di tutti e
                non solo di quell’1 per cento giustamente criticato (almeno
                in parte) da movimenti come Occupy Wall Street?
                   Cominceremo vedendo quali sono queste funzioni, che

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16          Come girano i soldi

                ci aiuteranno a capire in che modo i comportamenti even-
                tualmente sbagliati dei protagonisti (banche, assicurazioni,
                fondi d’investimento) abbiano potuto determinare una per-
                formance negativa del sistema finanziario globale, e come
                dovrebbero modificarsi per trasformare in futuro la finan-
                za da strega a fata (o da ranocchio in principe azzurro).

                Pochi, sporchi e subito
                Secondo un’interpretazione elaborata dalla Harvard Univer-
                sity, le funzioni principali della finanza sono sei. Vediamo-
                le tutte insieme, per poi guardare meglio dentro ciascuna.
                    Uno, trasferire la ricchezza nel tempo e nello spazio.
                    Due, permettere lo sviluppo di transazioni commerciali
                a livello globale con un sistema sicuro di pagamenti e di
                consegna delle merci e dei servizi.
                    Tre, definire attraverso meccanismi di mercato libero ed
                efficiente i prezzi, che sono contenuti sintetici del valore
                delle cose e che esprimono di fatto la media ponderata del-
                la valutazione soggettivamente espressa dai diversi parte-
                cipanti al mercato.
                    Quattro, permettere la realizzazione di mega progetti in-
                divisibili che necessitano di risorse così ingenti da render-
                li impossibili per la sola ricchezza di una o poche contro-
                parti (per esempio, la diga sul Nilo che coinvolge risorse
                finanziarie che sarebbero altrimenti disperse).
                    Le ultime due funzioni sono più sottili, ma altrettanto
                rilevanti.
                    Cinque, gestire il rischio, cioè l’opportunità di condivi-
                dere rischi importanti tra più agenti economici, ovvero di
                trasferirli a fronte di una ricompensa, ovvero di permet-
                terne la diversificazione attraverso il perseguimento di in-
                vestimenti e progetti in più paesi e settori industriali e con
                più controparti.
                    E sei, superare o ridurre i conflitti informativi che si svi-
                luppano nel mercato, a partire da situazioni di asimmetria
                informativa e di conflitti d’interesse (che spiegheremo nel
                prosieguo).

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I sei pilastri della finanza   17

                   Lo svolgimento efficace di queste funzioni attraverso il si-
                stema finanziario globale permette di raggiungere un obiet-
                tivo cruciale: l’efficiente allocazione delle risorse scarse a li-
                vello mondiale. Il che determina la maggiore creazione di
                ricchezza possibile.
                   Insomma, questa “maledetta” finanza aiuta alla fin
                fine il mondo a produrre al meglio, e a ottimizzare l’uti-
                lizzo della ricchezza potenziale che ha date risorse scar-
                se a disposizione: le risorse naturali, dal petrolio alla le-
                gna, dall’acqua ai minerali preziosi; ma anche le persone,
                per la loro forza e intelligenza, per le loro competenze e
                attitudini; e la conoscenza tecnica, dalla nanotecnologia
                all’elettromeccanica.
                   Pensiamo davvero di poterne fare a meno?
                trasferire la ricchezza nel tempo e nello spazio

                Se non ci fosse la finanza, e soprattutto il credito, non po-
                tremmo trasferire risorse nel tempo, soldi ovvero capaci-
                tà d’acquisto.
                   La società sarebbe fondamentalmente patriarcale: il pa-
                dre sfama i figli cacciando la preda e condividendola con
                loro, e quando sarà vecchio e incapace di cacciare, spera
                che i figli faranno altrettanto per lui. Ma non potrebbe dare
                in eredità facilmente la carne delle prede cacciate, o il net-
                work di televisioni (di pietra) che ha costruito nel tempo li-
                bero. Potrebbe accumulare pesche e albicocche, ma anche
                traducendole in marmellata perderebbero di valore. Potreb-
                be concentrarsi sulla cacciagione affumicando la carne, ma
                gli verrebbe la gotta. Allo stesso modo, il figlio difficilmen-
                te potrebbe abitare la sua grotta indipendente, se non gliela
                regalasse il padre (non esistendo mutui).
                   Il sistema finanziario globale, attraverso il meccanismo
                del credito, ci permette di spendere e consumare quan-
                do siamo giovani e di belle speranze ma senza un euro (lo
                stesso vale per un’azienda, che può svilupparsi e investire
                anche quando è piccola o appena nata, accedendo al cre-
                dito bancario). Ci permette poi di consumare quando sare-
                mo vecchi (o quando l’azienda sarà sufficientemente ma-

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                tura da non dover o poter crescere più). Grazie al credito
                insomma trasferiamo la ricchezza (il valore delle cose di
                proprietà di qualcuno) nel tempo con grande efficacia, per-
                mettendone una nuova moltiplicazione a livello mondiale,
                perché abbiamo proiettato il valore economico delle cose
                da quel semplice punto che è l’oggi (hic et nunc) all’intero
                diagramma spazio temporale.
                   Una teoria economica detta del “ciclo di vita” spiega le
                scelte finanziarie dell’individuo medio (agente razionale,
                non lo scialacquatore incallito o lo spilorcio fatto e finito)
                come una serie di decisioni orientate a stabilizzare nel tem-
                po la propria capacità di acquisto e consumo.
                   Quando sei studente, hai molte idee e pochi soldi, quin-
                di niente decappottabile e neppure il villino al lago. Quan-
                do sei vecchio hai finito le idee e hai più soldi, magari an-
                che la decappottabile (che non puoi usare per la cervicale)
                e il villone al lago. Grazie alla finanza e al denaro, puoi da
                giovane dare un seguito alle tue idee tramite un prestito al
                consumo e da vecchio puoi anche girare in Ferrari California
                (cappotta chiusa) godendo i frutti del tuo lavoro di una vita.
                   Se non ci fosse la finanza, poi, non potremmo neanche
                trasferire risorse nello spazio tanto facilmente. Ve lo imma-
                ginate l’ex premier thailandese nonché magnate delle tele-
                comunicazioni Thaksin fuggire dalla Thailandia per Dubai
                nottetempo, con quaranta aerei cargo pieni di cavi e ser-
                ver? O voi stessi partire per l’America con le vostre mar-
                mellate e carni affumicate, da barattare con un certo libro
                che vi interessa e che oggi ordinereste via internet con un
                semplice clic?
                   Lo stesso vale per le aziende. Per costruire una nuova
                fabbrica in Cina, un’azienda italiana dovrebbe percorrere
                la via di Marco Polo con camion carichi di pasta, scarpe e
                altri beni made in Italy.
                   O ancora, per comprare Chrysler, Fiat avrebbe dovuto far
                viaggiare per mare navi merci traboccanti di oro, diaman-
                ti e altre pietre preziose.

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pagare in sicurezza

                Il commercio, locale e globale, di ogni oggetto materiale e
                immateriale che produciamo, è nato con il baratto, per poi
                passare all’utilizzo di oggetti con un valore durevole di ri-
                ferimento (pietre appuntite, oro, sale).
                   Ma è solo con la moneta (ovvero la finanza) che l’eco-
                nomia si è sviluppata moltiplicando la ricchezza prodotta
                dall’umanità per un numero impressionante: forse per cen-
                tinaia, migliaia o decine di migliaia di volte.
                   Il sistema finanziario, attraverso i meccanismi di incas-
                so e pagamento, di negoziazione e consegna, ci garantisce
                che possiamo utilizzare la moneta per comprare o vende-
                re cose per noi utili o interessanti con una certa sicurezza.
                Usiamo un semplice pezzo di plastica (la carta di credito)
                per pagare un’azienda in America, certi di ricevere quel fa-
                moso libro via posta qualche giorno dopo.
                   Grazie alla finanza è possibile comprare e vendere cose
                senza dover ricorrere al baratto, riducendo di molto il ri-
                schio di farsi pagare con monete d’oro che in realtà den-
                tro sono di bronzo, o con carta moneta che in realtà è carta
                straccia (tipo banconote false o assegni scoperti).
                   È grazie alla finanza se esistono gli assegni circolari, i bo-
                nifici bancari, le rimesse elettroniche e, oggi sempre di più,
                il denaro digitale, che è possibile creare e utilizzare su in-
                ternet e che moltiplica l’offerta del denaro “tradizionale”.
                Quest’ultimo è un capitolo molto interessante e ricco di svi-
                luppi possibili. Per esempio, tu apri un account su un sito
                social e puoi depositare 50 euro e vederteli convertiti in 100
                e-soldini, che puoi poi spendere per servizi web (guardi un
                film) o per finanziare un altro utente che scrive canzoni e
                che alla fine ti ripaga in e-soldini.
                   Questo denaro “nuovo” gira sul web moltiplicandosi,
                potendo essere scambiato e condurre a investimenti che lo
                riducono o moltiplicano, o ad atti di consumo finali. Do-
                podiché potrebbe essere riconvertito in euro, oppure ri-
                manere per sempre sul web, moltiplicandosi o riducendo-
                si attraverso modalità e percorsi totalmente disaccoppiati

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20          Come girano i soldi

                dall’andamento della moneta reale (euro), potendo quindi
                generare inflazione, o deflazione, a seconda dei comporta-
                menti dei suoi utilizzatori digitali.
                   Oggi molte carte di credito permettono di creare “porta-
                fogli digitali”, dove il consumatore conserva online lo stori-
                co dei suoi acquisti, gli eventuali coupon di sconto, le carte
                fedeltà, persino i suoi (o degli amici) giudizi sul gradimento
                circa le cose acquistate o il particolare fornitore che gliele ha
                vendute. Vi piacerebbe sapere cosa avete mangiato a cena
                il 15 agosto di tredici anni fa? E che tipo di esperienza ave-
                te provato? E se il prezzo era troppo alto? O scoprire che
                qualcuno sulla rete ha un coupon per comprare un abito
                griffato ed è disposto a cedervelo per 5 e-soldini?
                   Tanto più alla luce delle innovazioni tecnologiche, insom-
                ma, la moneta e gli strumenti per incassi e pagamenti faci-
                litano enormemente gli scambi, quindi il commercio inter-
                nazionale e i nostri consumi.
                Definire i prezzi

                I prezzi stanno ai consulenti finanziari come Google sta a
                una infoline telefonica. Volete sapere dove si trova un buon
                negozio di abbigliamento per bambini nel vostro quartiere.
                Digitate su Google e troverete una risposta certa, forse più
                d’una: quello più vicino; quello che vende la tale marca;
                quello con più stellette da parte dei consumatori. In ogni
                caso risposte puntuali, specifiche e soprattutto sintetiche.
                Telefonate all’infoline e (sempre che riusciate a parlare con
                qualcuno) alla fine ne saprete poco più di prima, e la vo-
                stra bolletta ne risentirà.
                   Se volete sapere come sta andando una certa azienda
                quotata, le sue prospettive future o la sua performance pas-
                sata, allo stesso modo potete consultare un sito web di in-
                formazioni di mercato e ottenere un prezzo, o un indicato-
                re di eps (Earnings Per Share, dividendi per azione) previsti
                per l’anno prossimo, oppure il roe (Return On Equity, red-
                ditività sul capitale) dell’anno scorso: pochi numeri, sin-
                tetici, assoluti. Se chiedete a un promotore finanziario o a
                qualche intenditore da bar, farete la fine dell’esempio pre-

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I sei pilastri della finanza   21

                cedente, perdendo due ore del vostro tempo se va bene, e
                i vostri soldi investiti male se va peggio.
                   Ecco, i prezzi rispondono in maniera molto sintetica alla
                domanda: quanto vale un’azienda, o una sua azione (il va-
                lore dell’azienda diviso per il numero di azioni)? I prezzi
                sintetizzano la storia, il presente e il futuro dell’impresa. E
                catturano tutti gli elementi informativi pubblicamente di-
                sponibili, oggettivi e numerici, ma pur sempre soggettiva-
                mente interpretati dagli operatori dei mercati.
                   Sarebbe bello avere prezzi per tutto... Quanto la ami? 17.
                Quanto ti piace questo piatto? 13 e mezzo. Sei stanco? 68!
                Quanto ti piace correre al parco? 53. Sarebbe tutto molto
                più efficiente e chiaro, e allocheremmo i nostri sentimenti
                e tempo libero in modo ottimale, perdendone forse in ro-
                manticismo e passione. Ma ai valori non si può dare un va-
                lore, e all’amore non si comanda. Non è forse per questo che
                i banchieri d’affari – si dice – conoscono il prezzo di tutto,
                ma non apprezzano il valore di niente?
                   Il sistema finanziario globale ci permette di sapere il valo-
                re (economico) delle cose, ovvero quanto in media la gente
                sarebbe disposta a comprarlo o a venderlo per poterlo pos-
                sedere o consumare. La moneta, ovvero la finanza, ci per-
                mette di dire con un’informazione massimamente sintetica
                quanto vale una cosa, o una persona (sul mercato del lavo-
                ro), o un’azienda: quel libro costa X euro, Luigi guadagna
                Ymila euro l’anno, la Fiat vale Z miliardi. In questo sem-
                plice numero, i Z miliardi della Fiat, si trova il condensato
                delle analisi di migliaia di analisti professionisti, investito-
                ri speculatori e gestori del risparmio, consulenti strategi-
                ci, banchieri d’affari, e altro ancora; il loro giudizio sul pre-
                sente della grande azienda e soprattutto sul suo futuro; su
                quanto noi (i consumatori) apprezzeremo il nuovo modello
                di auto che sarà lanciato l’anno prossimo, e su quanto sare-
                mo disposti a pagare date alcune ipotesi sul costo di produ-
                zione; sulla credibilità del piano industriale, e via dicendo.
                   Questo ci permette di essere sintetici e molto informati,
                potendo oggettivizzare il valore di ogni cosa e senza tan-
                ti preamboli. Il prezzo espresso dal mercato non sarà cer-

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22          Come girano i soldi

                tamente perfetto né vero in assoluto, ma rappresenta la
                migliore approssimazione oggettiva disponibile. Proprio
                attraverso la finanza (come strumento e non come fine) po-
                tremmo ridurre i rischi del gestore (quello di Ambrose Bier-
                ce), perché costui si approfitta di noi poveri risparmiato-
                ri o ingenue aziende se ha più informazioni di noi. Cioè se
                esistono, come si dice in gergo, “asimmetrie informative”.
                    Se il banchiere d’affari sa che la nuova Fiat 500 ha un pro-
                blema al cambio, o un certo hedge fund ha saputo che Mar-
                chionne ha l’influenza, entrambi potranno trarne beneficio
                ricavando un facile guadagno. E tuttavia, attraverso il con-
                seguente movimento (in ribasso) del prezzo sul mercato,
                tale informazione, anche se non nota al pubblico esplicita-
                mente, diverrà nota implicitamente: sarà contenuta nel nu-
                merello del valore di Borsa di una singola azione Fiat, che
                rappresenta una piccolissima, quasi infinitesimale, quota
                di proprietà di quell’azienda.
                    È quindi attraverso i prezzi, i mercati, gli strumenti e gli
                intermediari finanziari che si possono gestire al meglio le
                asimmetrie informative. Non perché servano a convincere
                bankers, investitori e analisti a comportarsi come angeli, ma
                limitandone le capacità di approfittarsene come demoni.
                    I mercati mettono una catena al collo della volpe; ad altri
                il compito (impossibile) di convincersi a diventare un cane
                pastore. Ad altri ancora (i regolatori, i governi che a livel-
                lo domestico e internazionale definiscono le regole di base
                del sistema finanziario internazionale) la responsabilità, e
                il buon senso, di non mettere la volpe a guardia del pollaio.
                realizzare mega progetti indivisibili

                Il sistema finanziario globale ci permette anche di perse-
                guire progetti e investimenti indivisibili talmente grandi
                che nessuno, da solo, potrebbe riuscire a finanziarli.
                   Si pensi alla classica diga sul Nilo: non potrebbe pagarla
                tutta intera neppure lo Stato egiziano. Ma la si potrebbe co-
                struire organizzando un finanziamento a cui possano par-
                tecipare investitori da tutto il mondo (purché questi signori
                abbiano la ragionevole certezza di vedersi ripagati i propri

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I sei pilastri della finanza   23

                soldi, ovviamente accresciuti nel tempo da un interesse).
                Oppure si pensi a un’azienda grande e ricca come Apple, o
                come Disney: nessuno potrebbe esserne l’unico proprietario.
                   I mercati dei capitali e gli strumenti finanziari ci permet-
                tono di mettere insieme le ricchezze, i risparmi di milioni di
                persone che non si conoscono, che non sanno di ingegne-
                ria civile, di computer o di cartoon, trasformandoli in cre-
                ditori della diga in costruzione, ovvero in proprietari (pro
                quota, in funzione dei soldi investiti) di Apple o Disney. Il
                sistema finanziario globale è dunque un traduttore globale
                della babele delle lingue del mondo: il tritacarne che per-
                mette a tutti di contribuire o di ricevere qualcosa, parten-
                do da posizioni completamente eterogenee.
                   La bomba atomica è stata costruita da migliaia di uomini
                che hanno potuto investire oltre 30 miliardi di euro (al va-
                lore di oggi) per vincere una guerra standosene molto lon-
                tano dal fronte. Un uomo è sbarcato sulla Luna solo perché
                molti altri ci hanno investito vite e denari molto prima di
                lui, addirittura con parecchi secoli di anticipo. Oggi stiamo
                ipotizzando e sviluppando nuove forme di locomozione e
                di riscaldamento indipendenti dal petrolio, che solo i no-
                stri figli o nipoti potranno utilizzare appieno; e lo possiamo
                fare solo perché gli Stati stanno investendoci dei soldi, vista
                l’utilità sociale intergenerazionale che ne deriverà.
                   Il pooling (messa in comune o raccolta) di risorse disper-
                se tra molteplici investitori o addirittura micro-orizzonti
                temporali (per esempio, investire il 2 per cento del pil per
                vent’anni) può avvenire grazie al denaro, ai mercati e al
                sistema finanziario. Le banche stesse organizzano finan-
                ziamenti in pool. Una fa da capofila a una cordata di grandi
                banche commerciali e di altre più piccole per raccogliere le
                ingenti somme richieste da investimenti molto importanti.
                   La finanza è in un certo senso un meccanismo democra-
                tico molto efficace: mette d’accordo milioni di controparti
                (investitori/azionisti), tutti a loro modo decisori e tutti por-
                tatori di un interesse personale, rendendo possibile l’intra-
                presa di opere ciclopiche che neanche un faraone si sareb-
                be potuto permettere ai suoi tempi.

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