IL BLOG COME STRUMENTO DI TRASMISSIONE DI CONOSCENZA CONNETTIVA E COLLETTIVA - Cattedra di Psicotecnologie
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Cattedra di Psicotecnologie Anno accademico 2005/2006 IL BLOG COME STRUMENTO DI TRASMISSIONE DI CONOSCENZA CONNETTIVA E COLLETTIVA Corio Eleonora Paolicelli Delia Quaranta Ester Rota Filomena 1
Abstract Il presente lavoro fornisce un approfondimento sul mondo del weblog, tratteggiato secondo le diverse prospettive proposte dagli illustri studiosi Pierre Levy, Derrik De Kerckhove e Giuseppe Granirei. Tale elaborato si articola attraverso l’apporto del teorico francese Levy, che considera la blogosfera come l’effettiva realizzazione dello “Spazio del Sapere”, condiviso e distribuito, in grado di generare un’intelligenza collettiva. Si sviluppa, poi, considerando l’opinione dell’illustre professore De Kerckhove, che ritiene il blog la trasposizione della coscienza individuale nello spazio virtuale, argomentando che il “diario on line” è la massima forma di espressione del pensiero connettivo in rete. Infine, questo percorso, si conclude con la posizione del noto studioso Granirei, secondo cui il blog è un atto di generosità il cui guadagno consiste nell’accrescimento della conoscenza collettiva. Tale strumento è in grado di stimolare il senso critico del lettore piuttosto che invitarlo asetticamente ad uniformarsi all’opinione proposta. 2
Indice: 1. Cos’è un blog – aspetti tecnici 4 2 Blog e rivoluzione 5 3 Pierre levy, l’intelligenza collettiva e il blog 7 4 Derrick de Kerchkove, l’intelligenza connettiva e il blog 10 5 Vantaggi della blogosfera 15 6 Conclusione 16 Bibliografia 18 Sitografia 19 3
1. COS’È UN BLOG? ASPETTI TECNICI La parola blog è una crasi del termine web-log dove log, che sta per diario, è il termine inglese che identifica i registri su cui sono annotati gli eventi. La traduzione più adatta quindi sarebbe “diario di bordo”, definizione che tenderebbe a sottolineare il criterio cronologico che prevale sulla struttura del blog (come sostenuto da Maistrello)1. In realtà il blog è un sito web che permette la pubblicazione dei propri scritti e che richiede al suo autore capacità tecniche minime. E’ molto simile alle pagine personali ma è differente dai siti amatoriali realizzati con i comuni editor di siti Web che richiedono di scrivere i testi, impaginare i contenuti multimediali, modificare l’aspetto intervenendo manualmente sul codice di programmazione (in generale l’html ). I blog esprimono tratti dinamici e flessibili. Per quanto riguarda la struttura interna al blog, quella che viene prima della visualizzazione sul web, esistono ampi margini di personalizzazione per i quali sarebbe auspicabile da parte dell’autore una minima conoscenza del linguaggio html su cui si basano le pagine web. Ogni blog ha il suo indirizzo (URL)2 raggiungibile da chiunque disponga di una connessione ad internet. Per capire il meccanismo con cui gli scritti vengono pubblicati possiamo vedere il blog come un sistema per la gestione dei contenuti, noto come Content Managment System (CMS); il modello concettuale che sta alla base de CMS è così riassumibile: il testo, le immagini e gli altri contenuti sono raccolti in un database (un magazzino virtuale). Al momento della generazione della pagina i contenuti vengono disposti sulla pagina finale in base a ciò che l’autore chiede di consultare. E’ il modello della pagina, o template, a guidare la procedura di posizionamento dei vari elementi contenuti nel database. Il template è una pagina vuota dove viene stabilita la struttura esterna del blog. 1 Uno dei maggiori studiosi italiani del fenomeno weblog e autore del libro Come si fa un blog. Notizie sempre aggiornate sulla blogosfera sono disponibili sul blog dell’autore: http://www.comesifaunblog.it 2 Uniform Resource Locator – in genere si tratta di un dominio di terzo livello (nomeblog.nomeservizio.com) o quarto livello (nomeblog.sezione.nomeservizio.com) 4
Un blog, per essere visto, necessita di una piattaforma che lo ospiti. Tale piattaforma mette a disposizione il CMS che permetterà l’editing degli scritti. Alcuni tra gli operatori più famosi che offrono piattaforme al supporto di blog sono Splinder, Blogger, Clarence, Iobloggo ecc… 2. BLOG E RIVOLUZIONE I blog rappresentano il prodotto più genuino che la cultura della rete abbia sfornato nell’ultimo decennio. Per capire meglio lo sviluppo dei blog può essere utile presentare un breve excursus sull’evoluzione storica di Internet. Il risvolto sociale della rete immaginato da diversi teorici e sviluppatori, non si è fermato allo stadio delle idee, ma come insegna la storia della rete, si è sviluppato praticamente già nel corso degli anni ’70, quando ARPANET era ancora attiva. In quegli anni la rete viene estesa all’ambito universitario per scopi di ricerca, permettendo la circolazione del sapere accademico tra i diversi campus americani. Quella scientifica non è però l’unica informazione a circolare: grazie all’e-mail viene curata anche la comunicazione privata fra gli utenti, potenziata, poco più tardi, dall’introduzione della BBS, il primo servizio amatoriale pensato per la socializzazione attraverso la rete e per il file sharing, e dal MUD, antesignano della moderna chat. La nascita di Internet nel 1992 e la progressiva commercializzazione della rete hanno permesso di estendere la connettività a livello mondiale, confermando e potenziando il ruolo assunto dal web nella comunicazione interpersonale. Un ruolo che però passa in secondo piano con l’emergere del potenziale economico della rete. Ciò non significa che internet perde quel significato sociale lungamente agognato dai suoi ideatori; semplicemente esso è meno pubblicizzato, probabilmente anche indesiderato, dato che prevede la condivisione di quel sapere che altri avrebbero voluto vendere. Ma non per questo meno vivace. Gli utenti continuano a comunicare e a cooperare nel cyberspazio, formano comunità virtuali, implementano i mezzi per l’interazione e lo scambio di conoscenze, in maniera solidale e disinteressata. La successiva decadenza della New Economy restituirà intatta la dimensione sociale del 5
World Wide Web, permettendole di risalire nuovamente alla ribalta, come uno degli effetti più interessanti e genuini, generati dalla tecnologia informatica. Il blog è uno strumento user friendly che consente a chiunque di pubblicare qualsiasi tipo di contenuto, con la possibilità, grazie all’estensione globale della rete internet, di renderlo potenzialmente visibile al pubblico più vasto che un medium abbia mai conosciuto. In questo senso rappresentano una piccola rivoluzione sotto molteplici punti di vista: una rivoluzione nel metodo, perché facilitano il processo di immissione dei contenuti nel circuito della rete, attraverso la semplificazione delle procedure e all’automatizzazione della maggior parte dei passaggi tecnici. Anche chi possiede scarse competenze informatiche ha la possibilità, in pochi minuti, di aprire una pagina web ed aggiornarla con estrema scioltezza tutte le volte che gli pare. In secondo luogo sono una rivoluzione sociale, perché contribuiscono alla moltiplicazione delle occasioni di interazione tra gli individui e favoriscono il recupero dell’identità personale nella comunicazione mediata da computer. Trattandosi di un personal medium il blog consente a ciascuno di tratteggiare con ricchezza di particolari l’immagine veicolata agli altri, sia essa esplicita come nel caso dei weblog autobiografici, o implicita. Contestualmente i lettori possono inferire la personalità dell’autore attraverso le informazioni contenute nei post pubblicati, riducendo così l’incertezza sulla percezione del loro interlocutore. Ciò contribuisce allo sviluppo della comunicazione interpersonale nella blogosfera, ponendo le basi della socializzazione tra i suoi membri e del dialogo paritario e costruttivo che la contraddistingue. Infine sono una rivoluzione per i processi di trattamento e comunicazione delle informazioni: i weblog nascono come strumenti di filtro che favoriscono la segnalazione e l’emersione dei contenuti pubblicati online ed offline. Per mezzo di essi è possibile portare all’attenzione della comunità connessa tutto quanto sia ritenuto degno di nota, compresi i temi non trattati dai media tradizionali, offrendo all’autore la possibilità di dichiarare i motivi per cui i materiali pubblicati costituiscono una fonte d’interesse. La natura relazionale della blogosfera, inoltre, favorisce una circolazione inusitata dei contenuti emergenti, fruibili da tutti liberamente, ovunque e in qualunque momento. Tali 6
contenuti difficilmente mantengono una forma stabile: i partecipanti alla Grande Conversazione interessati ad informazioni specifiche non le accettano acriticamente, ma sfruttano tutte le possibilità offerte dalla rete per contribuire al miglioramento del materiale proposto: lo verificano, lo criticano, lo sviluppano o lo semplificano. La blogosfera è un luogo che nasce dalla relazione e senza discussione tra i blogger non potrebbe esistere a prescindere. L’influenza che questa particolare impostazione ha sul modo in cui l’informazione viaggia all’interno dello spazio condiviso, evidenzia un’ulteriore differenza dalla mediasfera: i weblog adottano lo schema del narrowcasting, cioè ricorrono ad un modello di comunicazione del tipo molti a molti. I mass media tradizionali fanno invece ricorso a quello del broadcasting. La differenza, per altro ovvia, è che mentre i big media generano un flusso di informazione che va in un solo senso, cioè da uno a molti, nella blogosfera, grazie agli strumenti che implementano l’interazione, il lettore può diventare produttore a sua volta: le informazioni in entrata possono quindi generare un secondo flusso, questa volta in uscita. Non si ha più la classica distinzione tra emittente e destinatario, perché ciascun blogger assume entrambi i ruoli. La blogosfera, dunque, si configura come un network nel quale ciascun utente rappresenta un nodo che può inviare e ricevere messaggi. I blogger collaborano fra loro, mettendo ciascuno a disposizione degli altri le competenze e le conoscenze individuali; manifestano concretamente quella Intelligenza Collettiva postulata da Pierre Levy e provvedono a processare le informazioni per costruire uno Spazio del Sapere distribuito. 3. PIERRE LEVY, L’INTELLIGENZA COLLETTIVA E IL BLOG Pierre Levy, nella sua opera intitolata “L’intelligenza collettiva”, definisce il cyberspazio come un “ambiente di comunicazione e di pensiero dei gruppi umani”3. L’intelligenza, secondo lo studioso francese, rappresenta una risorsa distribuita ovunque vi sia umanità, è il prodotto del sapere comune; quindi, per 3 Levi, P. “L’intelligenza collettiva”, 2002, Milano, Feltrinelli, p. 127. 7
mezzo delle nuove tecnologie, le persone possono realmente condividere le facoltà intellettive e cooperare. Una volta che la memoria individuale è messa a disposizione della società, attraverso l'interazione, diventa collettiva. Più semplicemente, ma anche più approfonditamente, l'intelligenza collettiva è figlia del ventunesimo secolo, delle possibilità di scambio interculturale che le nuove tecnologie consentono di mettere in atto. Secondo il pensiero di Levy, tutti sanno qualcosa e ognuno è potenzialmente, per chiunque altro, una fonte di apprendimento. Inoltre, se il telefono consente una comunicazione a due, interattiva ma soltanto bidirezionale, e se la televisione invece arriva alle masse ma non produce un ritorno e soprattutto uno scambio, il cyberspazio offre a chiunque vi possa accedere una quantità indefinita e indefinibile di informazioni, che a loro volta possono generarne altre. Lo stesso fruitore è in grado di diffondere il proprio sapere, il proprio bagaglio culturale, la propria memoria, e di moltiplicarlo, potenzialmente, per tante volte quante saranno quelle di chi verrà in contatto con lui o con le sue testimonianze. Non solo: a tutte queste possibilità si aggiunge l'interattività, che, mescolata all'immediatezza, consente alle varie intelligenze umane sparse per il mondo di comunicare l'una con l'altra e di arricchirsi a vicenda. Nelle parole di Lévy l'intelligenza collettiva «è distribuita ovunque, continuamente valorizzata, coordinata in tempo reale e porta a una mobilitazione effettiva delle competenze. È inventiva estetica ed economia di qualità umane; è multidimensionale e multisensoriale». Lo spunto principale del lavoro del grande teorico francese è sempre stato questo: dal libro è nata l'intelligenza privata; dalla TV e dalla radio una forma di intelligenza collettiva; da Internet è, invece, nata una forma d’intelligenza compresa tra le due: collettiva. perché la gente lavora insieme – seguendo il classico modo di collaborare di un gruppo di lavoro; privata perché quando c'è un operare cosciente di questo tipo di connessione si determina un’accelerazione individuale della creazione, della produzione di idee e anche di oggetti. 8
A questo punto, risultando l'intelligenza collettiva come la messa in comune delle capacità mentali, dell'immaginazione, delle competenze che permettono alla gente di collaborare, di lavorare e di apprendere insieme, guardando, al tempo stesso, alla velocità con cui le conoscenze si evolvono, all'estensione delle capacità cognitive individuali mediante le tecnologie, e alle nuove possibilità di apprendimento cooperativo e di collaborazione tra la gente, al livello intellettuale, lo stesso Levy sostiene che la società attuale si trova davanti a un paesaggio completamente nuovo nel rapporto con il sapere. Il teorico francese, per esempio, afferma che è necessario constatare che molte concezioni pedagogiche circa l'apprendimento e l'insegnamento, molti dei metodi per riconoscere o convalidare le competenze sono stati elaborati in un periodo in cui il rapporto con la conoscenza era molto diverso da quello che è adesso. Dunque, c'è molto lavoro da fare, perché i nostri concetti, le nostre istituzioni, i nostri modi di organizzazione si adattino a questa nuova fase. In questo quadro Levy sostiene che la figura dell'insegnante sia destinata a cambiare da quella di detentore del sapere a quella di animatore dell'intelligenza collettiva dei suoi allievi. Gli insegnanti del futuro saranno veri e propri manager della conoscenza. In questo innovativo processo di valorizzazione sociale della comunicazione interpersonale attraverso la rete si inseriscono i weblog, che danno voce ai singoli utenti della rete, in una forma estremamente innovativa e democratica. Il fenomeno dei blog si pone come uno strumento adatto a sviluppare coesione e a favorire i meccanismi di accrescimento del sapere diffuso. In questa prospettiva, la stessa blogosfera si configura come uno spazio di discussione pluralistica a cui tutti i blog potenzialmente partecipano. In questo modo si permette ai rispettivi autori (blogger) di collaborare fra loro, di interagire, di scambiarsi reciprocamente informazioni, critiche e punti di vista. Ciò determina la concreta evenienza di mettere a disposizione della comunità le proprie capacità intellettive. Tale fenomeno, quindi, risulta soddisfare appieno il concetto di Intelligenza Collettiva di cui parla Levy, e, inoltre, dimostra di poter facilitare e rendere effettiva la realizzazione di quello Spazio del Sapere distribuito e condiviso, che l’autore immagina e supporta. 9
4. DE KERCKHOVE, L’INTELLIGENZA CONNETTIVA E IL BLOG Un diverso approccio di base separa le teorizzazioni dello studioso Pierre Levy da quelle del professore del Dipartimento francese all'Università di Toronto (Canada), Derrick De Kerckhove. Quest’ultimo ha collaborato agli studi di Levy, dando vita a un'altra tipologia di intelligenza, quella connettiva, che si differenzia dall’ intelligenza collettiva del primo autore: mentre Levy vede il web come composto da una miriade di unità interconnesse, De Kerchove vede un'amalgama sola che si muove organicamente come fosse essa stessa una sola intelligenza. I due approcci sono tanto simili quanto opposti ed è un esercizio quantomeno stuzzicante riflettere alla luce delle teorie sostenute dai due. De Kerckhove considera l’intelligenza connettiva come una delle forme dell'organizzazione all'interno dell'intelligenza collettiva. L’intelligenza connettiva di fatto non solo nasce dalla prima e ne è una costola, ma è contenuta in essa. Per chiarire: se, secondo Lévy, «l'intelligenza collettiva è il prodotto della memoria collettiva, dell'immaginario collettivo, e diventa progetto quando l'uomo mette a disposizione della collettività gli strumenti che permettono una interazione tra gli individui», l'intelligenza connettiva, come la intende De Kerckhove, «è la pratica della moltiplicazione delle intelligenze, le une in rapporto alle altre all'interno del tempo reale di un'esperienza». Se una è la teoria, l'altra è la pratica e la sua applicazione va di pari passo con la realizzazione di un qualcosa. Se due intelligenze si confrontano, di fatto si connettono e ne formano una terza, comune, una co– costruzione frutto dell'una e dell'altra. Nel panorama dell’iperspazio e della rete, Derrik De Kerckhove si è sempre battuto per mantenere distinti i concetti di “intelligenza collettiva” e “intelligenza connettiva”. “Questa Rete non è collettiva”: con questa provocazione Derrick De Kerckhove si esprime il 14 luglio 1999 durante un’intervista con Francesco 10
Ognibene4. Il discepolo di McLuhan polemizza con Pierre Lévy e i teorici del cyberspazio, sostenendo che si sta affermando «un nuovo tipo di coscienza connessa» perché «nell'ambiente software predominante, che la tecnologia sta costruendo per noi, ogni pensiero si connette in qualche modo, immediatamente» tanto che «adesso si può accedere alla memoria mondiale come alla propria». L'effetto di questa sola possibilità è dirompente: È una nuova condizione cognitiva che De Kerckhove chiama «webness», cioè «connessione: non una semplice sommatoria di bit o di intelligenze, ma un nuovo tessuto culturale, che vive di un intreccio di contatti in tutte le direzioni». Inoltre, precisa che l’intelligenza connettiva è differente dall’intelligenza collettiva di cui si scrive quando si affronta la comunicazione elettronica. In questo caso, “l’intelligenza collettiva è legata a universi a senso unico in cui l’individuo si perde. L’individuo si perde, infatti, nel discorso televisivo, nel discorso radiofonico, esattamente come si perdeva nel discorso orale comunitario. L’intelligenza connettiva riguarda invece la possibilità di condividere il pensiero, l’intenzione e i progetti espressi da altri.”. Riguardo al concetto di omologazione culturale collettiva, De Kerckhove spiega come questa non sia possibile, e sostituisce il termine omologazione con quello di “omogeneità, nel senso dell’unità del tutto, dell’insieme, invece della frammentarietà del passato”. Spiegare il concetto di connessione di Derrick de Kerkhove è indispensabile per comprendere il suo punto di vista riguardo alle nuove forme di apprendimento in rete e quindi dei blog come forma di conoscenza. L’autore è molto ottimista sull’ulilizzo della rete come strumento di conoscenza e sviluppo della pedagogia. Infatti alla recente conferenza di lancio di eTwinning, Derrick de Kerckhove ha presentato le proprie idee su come l'istruzione si potrebbe presentare nei prossimi anni. Egli ritiene inoltre che Internet offra la possibilità di connettere le intelligenze per pensare insieme. Spiega De Kerckhove: “Non ci troveremo più nella solita situazione nella quale gli insegnanti stanno di fronte alla loro classe e gli studenti ricevono tutte le 4 http://www.articolo21.info/notizia.php?id=265 11
informazioni. Così come nelle scienze si lavora in gruppo in laboratorio, con le nuove tecnologie questo metodo si potrebbe applicare anche alle scienze sociali. Questo è ciò che io definisco intelligenza connessa. Questo complesso implica il fatto che la conoscenza si acquisisca per mezzo di un processo condiviso e interattivo fra individui. L'intelligenza deve essere percepita come una risorsa condivisa e non come esclusiva proprietà del singolo. Con un più ampio uso di Internet, il modello pedagogico evolverà nella direzione dell'interconnessione fra i diversi membri della classe e fra le classi stesse. Quando l'intelligenza è connessa, la conoscenza è accresciuta e diventa possibile un'educazione davvero incentrata sugli studenti. Tuttavia, non sostengo che la presenza fisica non sia necessaria: sono infatti necessarie alcune “ore di contatto” fra insegnanti e studenti.” Tra i vari strumenti di apprendimento in rete, importantissimi sono i blog. Il fenomeno dei blog rappresenta, secondo l’opinione dell’ illustre studioso, un esempio di coscienza propria dell’era elettrica ( secondo una tripartizione della storia che riprende e sviluppa l’idea di suddividere l’evoluzione della coscienza occidentale in tre momenti fondamentali – tribale, moderno e globale - scanditi dall’emergere di altrettante tecnologie della comunicazione: l’oralità, la scrittura e l’elettricità). I blog, come sostiene De Kerckhove, costituiscono l’anima del cyborg. Sono, in altri termini, la trasposizione della nostra coscienza nello spazio virtuale. Si tratta di una implicita ammissione del fatto che parte della nostra persona esiste oggi in forma digitale. In questo senso i collegamenti del nostro blog personale descrivono la nostra rete sociale ed i nostri interessi. Un diario personale per raccontare se stessi attraverso un sottile gioco di specchi che passa per la descrizione delle nostre relazioni con il mondo e con gli altri. È proprio questo focus sulle relazioni, invece che sull’Io, a rendere il blog diverso dalle tradizionali home page, che, al contrario, descrivono l’autore in modo diretto (in genere sono infatti composte dal curriculum vitae, da 12
qualche massima e da qualche foto). Da una parte si dice “io sono così”, dall’altra “io la penso così” e si lasciano al lettore le conclusioni. Essendo mezzi connettivi, i blog sono quindi legati alla sfera del pubblico e della discussione. Essi sono una forma espressiva del pensiero connettivo di rete e sono portati a sviluppare una critica dell’esistente, soprattutto perché tutta la struttura concettuale dei blog è fortemente legata alla cultura della parola: c’è un testo dal quale si parte, c’è un archivio dei testi, ci sono i commenti scritti. Ricordiamo che la scrittura è il canale della comprensione e, quindi, della critica, da qui il costituirsi per il blogger di un interlocutore esclusivo: la parola scritta. Elemento con il quale confrontarsi poiché, come si dice, “scripta manent”, cioè è sempre possibile tornare al dissenso con ciò che sta lì ed è ancora visibile, mentre la voce scivola via. Il blogger si qualifica, quindi, come “uomo della parola scritta”, non della voce,i cui interessi ruotano attorno al rapporto con il proprio computer, che costituisce la forma, il luogo e il canale della propria conoscenza, sottolineando una centralità del mezzo che porta a ribadire la nota affermazione, espressa da Mc Luhan, secondo cui "il medium è il messaggio”! Il fatto che il laptop si presenta come l’àncora della conoscenza di un blogger, nonché il mezzo attraverso cui egli la trasmette in modo critico, ci fa pensare al blogger come ad uno studente ipercritico che si siede in fondo all’aula, e passa il tempo a mettere a nudo gli errori del professore universitario, criticarli. Ma la cosa saliente è il modo in cui lo fa, egli tende ad essere un columnist (o un “agenda setter” per i media): il blogger vive in “modo columnist”. Egli è portato ad essere quasi un “agenda setter”, ad interagire con la politica, con la sfera pubblica, quindi con i media, a vedere limiti, a evidenziare ciò che viene trascurato, sembra quasi assumere una responsabilità pubblica tramite questo suo modo di esprimersi. Tali caratteristiche rendono peculiare il blog rispetto agli altri mezzi di comunicazione, tant’è che De Kerkchove auspica che essi continuino a guardare alla loro indipendenza da parte di tutto il resto dei media. 13
Infatti, in una intervista su “La Repubblica” del maggio scorso, condotta da Vittorio Zambardino, l’eminente studioso distingue nettamente i concetti di blog e giornalismo, sostenendo che “Ora il giornale è di fronte a una sfida, perché con la rete nasce una nuova scansione del tempo. Il giornale finora – e per il futuro – questo fa: scandisce il tempo, ce ne propone una forma, un passo, fatto di giorni. La rete risolve questa scansione nella continuità e questo carattere della rete influenzerà i media nel prossimo futuro”. E continua: “il giornale resterà come la “riserva aurea” per gli stati, un patrimonio che è là, a garanzia dell’equilibrio monetario. Perché mentre il web – pur nella sua potenza – è l’accumularsi dei frammenti in un continuum temporale, non è però visione d’insieme, non è sinossi. L’ancoraggio alla sinossi, in un arco temporale dato, è il dono che il giornale ha fatto all’umanità e che resta incancellabile”. In conclusione, possiamo ribadire l’opinione dello studioso, secondo cui "il blog è la creatura più matura della rete e rappresenta oggi un luogo interessante di messa in scena dell'intelligenza connettiva". "È l'anima del cyborg. Si tratta di un vera confessione pubblica in rete, che ci identifica come persona digitale, in un nuovo spazio ibrido, fatto di pubblico e privato, di oralità e scrittura". Riguardo ai concetti di “intelligenza collettiva” e “connettiva” nel corso di questa stessa intervista, De Kerckhove è invece irremovibile sulla sua posizione (sostenendo concettualmente una netta distinzione tra i due termini) e ribadisce, rivolgendosi a Pierre Levy; “"Lui non capisce l'importanza essenziale, dal mio punto di vista", di avere il riconoscimento dell'individuale e anche dell'interazione nel gruppo. Nel caso dei Blog è assolutamente chiaro che il Web non è una forma di intelligenza collettiva. Per niente! E' un'intelligenza totalmente connettiva!" 14
5. VANTAGGI DELLA BLOGOSFERA Nella blogosfera il processo di approfondimento e critica dell’informazione non si ferma mai e questa evenienza comporta necessariamente due effetti: il primo è che i contenuti sono potenzialmente sempre attuali; il secondo è che le informazioni che circolano nei e fra i blog sono sempre aggiornate. Per quanto riguarda gli altri vantaggi è possibile ribadire che i contenuti proposti dalla blogosfera sono liberamente fruibili dai lettori, ai quali non è chiesto di versare danaro per visionarli; questo perché i blogger coltivano l’ideologia del comunismo delle idee e la mettono in pratica attraverso dei meccanismi di condivisione del sapere. Parafrasando Granieri5, “il weblog è un atto di generosità” e il guadagno che ne ricavano i blogger è l’accrescimento della conoscenza collettiva. I blog offrono al pubblico un ventaglio di informazioni ampio e variegato, ma quasi sempre molto approfondito. Chiunque acceda alla blogosfera alla ricerca di ciò che desidera, difficilmente ne uscirà a mani vuote. Essa si sta confermando come il luogo adatto all’approfondimento dei saperi particolari, compresi quelli che vengono ignorati dai media generalisti. Il recupero dei contenuti attesi non richiede capacità di selezione superiori alla norma: l’informazione non si presenta come un’accozzaglia di post inestricabile, ma è organizzata dai blogger in modo tale che il lettore, una volta trovato uno dei possibili fili lungo i quali si dipana la discussione, può accedere a tutti i materiali correlati all’argomento desiderato, segnalati dai differenti autori. La fase di filtro, insomma, è delegata ai weblogger: il lettore deve solo imparare a riconoscere quali di questi soddisfano meglio i suoi criteri di ricerca, oppure quelli che meglio rappresentano il suo punto di vista. I commenti inseriti dagli autori nei loro post aiutano il lettore a farsi un’idea sui contenuti proposti e sulle fonti segnalate, portandolo a considerare fatti, o possibilità, a cui non aveva pensato. Contestualmente solleticano il senso critico del lettore stesso, piuttosto che invitarlo ad uniformarsi all’opinione proposta. Ne è prova il fatto che i blogger tendono a rimandarsi 5 Giuseppe Granieri, “Blog generation”, Laterza, Bari 2004. 15
l’uno con l’altro, condividendo l’attenzione con gli altri partecipanti possibili e sottoponendo il pubblico ad un numero superiore di punti di vista possibili, relativi ad un medesimo argomento. Che sia interessato o meno alle opinioni altrui, il lettore può servirsi del blog come di uno strumento di rassegna. Infine, grazie alla presenza di strumenti interattivi a sua disposizione, il lettore ha il vantaggio di poter lasciare un feedback al blogger, commentando personalmente i materiali proposti o l’opinione fornita. 6. CONCLUSIONI «Internet - afferma de Kerckhove6 - ci fa accedere a un ambiente vivo, pressoché organico, di milioni di intelligenze umane perpetuamente al lavoro su qualcosa o su tutto con potenziale rilevanza per qualcuno e per tutti». La descrizione della rete che l’erede di McLuhan ha fornito nel 1999, sembra calzare a pennello alla blogosfera che, almeno dal punto di vista terminologico, nasceva proprio in quello stesso anno. Un paragone rafforzato dal principale effetto che De Kerckhove ha imputato alla rete, cioè il fatto che “adesso si può accedere alla memoria mondiale come alla propria”. I weblog, infatti, che siano utilizzati come diari personali, oppure in altra maniera, funzionano anche come dispositivi di memoria. E’ stato possibile in questa sede appurare che il significato dei blog come strumento di conoscenza rispecchia i concetti di apprendimento collettivo e connettivo rispettivamente di Levy e De Kerckhove; secondo l’opinione di Levy il blog è un modo per elaborare e costruire una conoscenza collettiva e favorire i meccanismi di accrescimento del sapere diffuso. Invece nell’opinione di De Kerckhove il concetto di intelligenza collettiva è ben diverso da quello di intelligenza connettiva: secondo l’autore nella rete si accede attraverso una mente connettiva, in grado di mantenere l’individuale e nello stesso tempo “condividere l’elaborazione delle informazioni insieme ad un gruppo selezionato 6 De Kerckhove, D. “L'intelligenza connettiva. L'avvento della Web Society”, De Laurentis Multimedia, 1999, Roma. 16
senza essere spazzati via dall’identità del gruppo”(de kerckhove, 2002); di conseguenza anche i blog rappresentano una forma di conoscenza connettiva e non collettiva, poiché il blog nasce come un diario personale, ma in cui tutti i blogger possono intervenire esprimendo critiche, commenti e considerazioni che provvedono a creare una interazione e una co-costruzione nel gruppo. Più temperata è invece la visione di Giuseppe Granieri, che nel suo famoso libro “Blog generation”, sostiene che nel caso dei blog entrambe le definizioni sembrano adattarsi molto bene al fenomeno: la blogosfera è pur sempre una collettività interconnessa volta all’accrescimento della conoscenza, capace di superare i limiti individuali per creare una capacità di elaborazione superiore. Granieri conferma questa opinione guardando alla comunità dei blogger come ad un sistema capace di generare valore attraverso il lavoro congiunto dei membri che la compongono. In questo senso trova una somiglianza tra il sistema organizzativo degli insetti che vivono in società, come le formiche, e quello della blogosfera.7 La colonia di insetti, scrive, è organizzata come un sistema decentralizzato in cui, pur in assenza di coordinamento, ciascun membro è in grado di adottare un comportamento complesso ed efficace per la collettività. La blogosfera è un sistema altrettanto decentralizzato, formato da milioni di individui che si organizzano ciascuno per sé, senza però rimanere gli uni scollegati dagli altri. Anche tra i blogger si generano dei meccanismi di cooperazione spontanei, ma assai più complessi, data la maggiore imprevedibilità e ricchezza del comportamento degli esseri umani. Le posizioni di questi autori permettono quindi di concludere che i blog rappresentano un’innovativa e importante forma di conoscenza in rete, dove per conoscenza si intende una forma di apprendimento caratterizzata da bidirezionalità, co-costruzione di conoscenza e ambiente collaborativo, elementi indispensabili della conoscenza in rete, sia che si faccia riferimento ad internet, sia ai forum di discussione sia, nel caso di questa ricerca, ai blog. 7 Granieri, G. Blog generation, op. cit. pp. 87-95. 17
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