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Associazione Italiana di Psicologia Giuridica Corso di Formazione in Psicologia Giuridica e Psicopatologia Forense Teoria e Tecnica della Perizia e della Consulenza Tecnica in ambito Civile e Penale, adulti e minorile “La Profilazione Criminale: Psicopatologie alla base della mente criminale” Candidata Marianna Bevilacqua CORSO 2020
INDICE Introduzione............................................................................................................................p.3 Capitolo 1: la Profilazione Criminale......................................................................................p.4 1.1 Che cos'è il Criminal Profiling................................................................................p.4 1.2 Applicazione del Criminal Profiling: dagli Stati Uniti all'Europa.............................p.5 1.3 Diverse definizioni del Criminal Profiling.............................................................p.6 1.4 Il profilo criminale: dall'antichità ai giorni nostri...................................................p.7 1.5 Profilo Criminale: diversi modelli.........................................................................p.11 1.5.1: Il modello di J. Douglas........................................................................p.11 1.5.2: Il modello di David Canter: Psycological Profiling...............................p.13 1.5.3 Il modello di Ronald Holmes e Stephen Holmes....................................p.15 1.5.4 Il modello italiano..................................................................................p.16 1.6 Il profilo geografico.............................................................................................p.16 1.7 Validità della profilazione criminale e dei vari modelli elaborati.........................p.17 1.8 La profilazione in ambito forense.......................................................................p.18 Capitolo 2: I disturbi di personalità alla base della mente criminale......................................p.19 2.1 Il crimine in un'ottica psicologica........................................................................p.19 2.1.1 La teoria Biologica.................................................................................p.20 2.1.2 La teoria Bio-Psico-Sociale....................................................................p.21 2.1.3 La teoria Psicodinamica.........................................................................p.22 2.2 L'infanzia del Criminale.......................................................................................p.23 2.3 Disturbi di Personalità e azione criminale.............................................................p.23 2.3.1 Il Disturbo Antisociale di Personalità.....................................................p.25 2.3.2 Il Disturbo Borderline di Personalità......................................................p.25 2.3.3 Il Disturbo Narcisistico di Personalità....................................................p.26 2.3.4 Il Disturbo Istrionico di Personalità........................................................p.26 2.3.5 Il Disturbo Paranoide di Personalità.......................................................p.26 2.3.6 Il Disturbo Evitante di Personalità..........................................................p.27 2.3.7 Disturbo Dissociativo dell'Identità..........................................................p.27 2.4 L'importanza della diagnosi di Personalità in ambito Forense...............................p.27 2.5 L'accertamento psicodiagnostico in ambito peritale..............................................p.29 Conclusioni...........................................................................................................................p.30 Bibliografia...........................................................................................................................p.31 2
Introduzione L'obiettivo di questa tesi è di andare ad esaminare in maniera approfondita il ruolo del profiler e del criminal profiling in fase di indagine per l'identificazione del reo e della possibile correlazione tra psicopatie, in particolare i disturbi di personalità e l'azione criminale. Negli ultimi anni, anche grazie alle opere letterarie e alle manifestazioni cinematografiche, si è data sempre più importanza a questa figura e a questo tipo di professione, anche se si tratta di una realtà ben diversa da quella mostrata dai libri o dai film. Diverse definizioni sono state date al criminal profiling, inteso come un metodo di identificazione che, partendo dall'analisi di tutti i particolari presenti nella scena del crimine, dà un supporto agli investigatori, che indagano su uno o più crimini, stilando il profilo del probabile autore del reato. Questa tecnica, chiaramente, non porta direttamente alla cattura del colpevole, ma, individuando quelle che possono essere le caratteristiche di personalità del soggetto, le sue abitudini e le sue metodiche, può contribuire a ridurre drasticamente la lista dei sospettati. Fin dall'antichità, l'uomo si è interrogato su cosa spinge l'essere umano a commettere atti atroci nei confronti di altri individui e da questa domanda sono nate diverse teorie e dottrine: dalla Fisiognomica, disciplina, introdotta da Johann Kaspar Lavater, che interpreta i segni inscritti nel corpo e in particolare nel volto, alla Frenologia, di cui Joseph Gall è il maggiore esponente, secondo cui dall'analisi della morfologia del cranio è possibile risalire ai tratti peculiari di un individuo. Seguace di Gall fu Cesare Lombroso, che fondò l'Antropologia Criminale affermando come specifiche alterazioni morfologiche del cranio influenzassero lo sviluppo di condotte criminali e immorali. In tempi molto più recenti, intorno agli anni '70, gli agenti speciali Teten e Kelly crearono il primo programma criminale: il Criminal Profiling. Esso viene considerato in modi differenti dai vari Paesi del mondo, ma assume importanza maggiore in America e in Inghilterra, dove vengono sviluppati due modelli differenti di tale tecnica. L'utilizzo di questo metodo avviene maggiormente nei casi di omicidi seriali e consente di delineare quelli che possono essere i tratti di personalità più comuni nei criminali e in particolar modo nei serial killers. Per quanto riguarda le caratteristiche di personalità dei criminali è stata riscontrata una maggiore correlazione con alcuni aspetti dei vari disturbi di personalità. 3
Capitolo 1: La Profilazione Criminale 1.1 Che cos'è il Criminal Profiling Il Profilo Criminale o Criminal Profiling è uno strumento investigativo che, attraverso un'accurata analisi della scena del crimine, dei rilievi ottenuti tramite l'esame autoptico e di una precisa ricostruzione delle dinamiche di tutti gli aspetti del crimine, ha come obiettivo quello di tracciare un profilo psicologico di chi ha commesso il reato. Si tratta di un processo inferenziale logico deduttivo e logico induttivo che ha lo scopo di elaborare un'ipotesi investigativa che sia in grado di determinare (quando ci si trova davanti ad un colpevole sconosciuto) la motivazione, l'ecologia, la serialità e la previsioni di altri crimini. Generalmente, la profilazione criminale viene utilizzata quando l'autore del crimine è sconosciuto e ci si trova di fronte a reati gravi, in particolare reati seriali. L'assunto di base di questo approccio è che il comportamento umano riflette le caratteristiche di personalità di un individuo: pertanto, il comportamento criminale messo in atto dall'autore del reato fornisce informazioni utili riguardo i suoi aspetti psicologici ed emotivi. Analizzando nei minimi dettagli la scena del crimine, il profiler è in grado di comprendere la natura del reato e le modalità con cui esso è stato compiuto. Successivamente, attraverso le analisi delle prove fisiche, il profiler è in grado di individuarne il movente. Bisogna sottolineare che la stesura del profilo non porta direttamente alla soluzione del caso, ma fornisce agli investigatori informazioni utili e dettagliate che facilitano l'identificazione e la cattura del colpevole, riducendo così l'ampio numero dei sospettati ad un numero ristretto di soggetti che presentano caratteristiche specifiche, quali: età, sesso, razza, stato coniugale, status socio- economico, tipo di lavoro, livello di istruzione, stile di vita, ambiente familiare di provenienza, aspetti di cura della persona, precedenti rapporti con la giustizia, caratteristiche di personalità, movente. (Massimo Piccozzi, Angelo Zappalà, 2002). Per elaborare un profilo accurato, i profiler devono tener conto e analizzare minuziosamente tre aspetti: la scena del crimine; le caratteristiche della vittima; il case linkage (collegamento). Per la scena del crimine bisogna focalizzarsi sia sul luogo in cui è stata trovata la vittima sia il modo in cui essa è stata rinvenuta; invece, per quanto riguarda le caratteristiche di quest'ultima vengono indagati vari aspetti della sua vita, come elementi anagrafici e stili di vita, e la possibilità che essa abbia avuto qualche tipo di relazione con il colpevole. 4
Il case linkage è un procedimento attraverso il quale si possono stabilire eventuali legami con altri casi, in precedenza non correlati. Diversi sono gli elementi utili al linkage: Prove fisiche: similarità tra le prove fisiche presenti sulla scena del crimine e tra i riscontri medico-legali in casi differenti. Descrizioni fisiche: similarità tra le varie descrizioni fisiche del reo fornite dalle vittime o dai testimoni. Modus Operandi: si tratta di uno degli elementi più importanti che va a tener conto delle similarità tra le modalità di azione dell'offender. Segnature: ovvero la firma, che offre informazioni sul bisogno psicologico o emozionale del colpevole. Analisi della vittima: similarità o collegamenti tra le vittime, o tra le caratteristiche in base alle quali le vittime sembrano essere scelte. Analisi delle ferite: similarità tra le ferite riportate da una vittima. Localizzazione geografica: si individuano le aggressioni che avvengono nella stessa area oppure in aree con caratteristiche molto simili. (Massimo Picozzi; Angelo Zappalà; 2002). 1.2 Applicazione del criminal profiling: dagli Stati Uniti all'Europa. Il Federal Bureau of Investigation, più comunemente conosciuto con l'acronimo FBI, è stato il primo nucleo di polizia ad utilizzare il metodo del Profiling. Infatti, nel 1978, all'interno del FBI venne istituito un programma di sviluppo e di analisi: il Psychological Profiling Program, creato dalla Behavioral Science Unit (BSU) a Quantico, presso la FBI Academy, e ancora tutt'oggi in piena attività. Nella legislazione Americana viene dato un ruolo centrale alla figura del Detective, mentre in Europa, anche se presente questa figura, l'importanza datale è meno significativa: in Italia, per esempio, il Profiling non è ancora considerato una materia di esclusività professionale e, di conseguenza, il Profiler non ha ancora raggiunto uno status di professione indipendente. Per questo motivo, viene considerata come accessoria ad altre figure professionali, dotate invece di specificità propria, come criminologi, psichiatri, psicologi e in alcuni casi anche figure appartenenti alle forze dell'ordine. Anche se una formazione di base in Psicologia, Criminologia e Psichiatria sia, a mio avviso, di fondamentale importanza, bisogna sottolineare che, da sole, non sono sufficienti, poiché l'attività di Profiler necessita di una formazione specialistica, come per tutte le altre figure professionali. In Italia, il metodo del Profiling viene utilizzato dall'Unità per l'Analisi del Crimine Violento (UACV), settore specifico della polizia che si occupa di studiare il comportamento criminale, 5
sopratutto in crimini seriali. Lo scopo è quello di aiutare gli investigatori e l'Autorità Giudiziaria in casi di: Omicidi senza movente apparante. Omicidi seriali. Omicidi di particolare crudeltà. Casi di violenze sessuali di particolare gravità. Casi di violenze sessuali riconducibili allo stesso autore. 1.3 Diverse definizioni del Criminal Profiling. Il termine "profilo" ("profiling"), viene definito nel Webster's Dictionary of the American Language (1978) come una biografia chiara circa le caratteristiche più salienti del soggetto criminale. Nel corso degli anni, diversi autori si sono interessati alla tecnica del criminal profiling stilando differenti definizioni di tale processo. Tra i primi, che negli anni più recenti si sono interessati al profiling e alla figura del Profiler, vi sono Douglas, Ressler, Burgess e Hartmann che lo definiscono come "il processo di identificazione delle principali caratteristiche di comportamento e di personalità di un individuo, basate sull'analisi delle peculiarità del crimine commesso" (1986). Holmes R. e Holmes S. (1996), identificano nel Profiling tre obiettivi fondamentali allo scopo di fornire informazioni utili su: una valutazione sociale e psicologica dell'offender; una valutazione psicologica dei reperti rinvenuti in possesso del soggetto che risulta un sospettato; una consulenza rivolta agli investigatori, sulle strategie di interrogatorio più efficace. Secondo Copson (Copson, Gudjonsson), si tratta di "un approccio della polizia investigativa volto a fornire la descrizione di un autore sconosciuto di reato, basandosi sull'analisi della scena del crimine, della vittima e di ogni altro utile particolare" (1997). Invece, Canter (Canter, Salfati) utilizza il termine "Profilo Criminale" per riferirsi a "qualsiasi attività che possa essere utile ad inferire le caratteristiche dell'aggressore e del tipo di reato a partire da qualsiasi tipo di informazione disponibile" (1999). Bumgarner, considera il Profiling come "un uso strategico delle informazioni raccolte, attraverso il quale gli investigatori valutano determinate caratteristiche, quali: razza, sesso, religione, orientamento sessuale, età ed altri fattori utili per aiutarli a prendere delle decisioni nel corso delle indagini" (2004). Rossi e Zappalà, definiscono il Profiling come "un processo di inferenza delle caratteristiche di Personalità e Socio-demografiche di un autore sconosciuto di reato o di un autore sconosciuto di 6
una serie di reati che rispondono allo stesso articolo del codice penale ( per es. una serie di reati a sfondo sessuale, una serie di furti o rapine, ecc.)" (2005). Fredrickson e Siljander, parlano di Profiling Reactive (Profilo Reattivo) e Profiling Proactive (Profilo Proattivo), tenendo conto che l'acquisizione delle informazioni sia associata ad una vera e propria fase investigativa specifica che può avvenire successivamente al fatto criminale o immediatamente prima del crimine (2002). Il Profilo Reattivo è utilizzato per risolvere crimini già accaduti, mentre il Profilo Proattivo rappresenta il tentativo di evitare che un reato venga compiuto (ad es. un attentato terroristico). Gli esperti Douglas e Munn(1992) e Turvey (1999) parlano di Profiling Deductive e Profiling Inductive. Il Profilo Deduttivo ha lo scopo di rintracciare le caratteristiche comportamentali tipiche di un determinato criminale, a partire dall'analisi della scena del crimine e dallo studio della vittima, attraverso l'individuazione delle tracce dell'azione criminale (mechanical) e il riconoscimento degli schemi tipici di ogni singolo criminale. Il Profilo Induttivo, invece, parte da un insieme di dati relativi ad eventi simili, correlati insieme alle informazioni relative alle persone che gli hanno causati, per poter riuscire ad arrivare a dedurre il profilo standard del criminale per quel tipo di reato. 1.4 Il profilo criminale: dall'antichità ai giorni nostri. Nonostante l'interesse per il Criminal Profiling sia cresciuto maggiormente solo negli ultimi 50 anni, grazie anche ai numerosi testi letterari e le varie riproduzioni cinematografiche e televisive, la profilazione criminale ha origini molto antiche. Da sempre, infatti, l'uomo si interroga su cosa spinga a compiere determinate azioni. In origine, la nascita della Fisiognomica, come strumento di interpretazione dei segni corporali, che rappresenta una metodologia di interpretazione dei segni inscritti nel corpo e, in particolare, nel volto. La nascita di tale disciplina viene fatta risalire ad Aristotele che, con il suo trattato di storia naturale: Historia Animalium (Storia degli animali) nel IV secolo a.c., cercava di studiare le somiglianze tra uomo e animali, per poter poi trasferire ad ogni uomo le qualità proprie di ogni animale. Nel 1558, Giovanni Battista della Porta pubblica il De Humana Physionomia, in cui afferma che "la fisionomia è il mezzo che fa conoscere quali sono i naturali costumi degli uomini attraverso i segni fissi e permanenti del corpo". 7
Il padre della Fisionomica moderna è Johann Kaspar Lavater che, fra il 1775 e il 1778, pubblica i Frammenti Fisiognomici, associando le forme del volto e la struttura ossea del cranio al carattere e alla predisposizione di ogni individuo. Successivamente, si assiste al passaggio dalla Fisionomica alla Frenologia, di cui il padre fondatore è Joseph Gall (1758-1828). Nella sua opera Von der physiognomik, egli identifica specifiche peculiarità psicologiche correlate a particolari tratti morfologici del cranio. Gall ipotizzava l'esistenza di centri specifici dell'intelligenza, della volontà e di altre funzioni psichiche di ordine superiore, posizionate su protuberanze e depressioni presenti nel cranio, diverse in ognuno, poiché prodotti dallo sviluppo individuale della corteccia cerebrale sottostante. Secondo l'autore, dal loro esame era possibile conoscere il carattere e le qualità di ciascun individuo. Seguace di Gall fu Cesare Lombroso (1835-1919) che fondò, attraverso i suoi studi, l'Antropologia Criminale. A partire dall'analisi del cranio di Vilella, un brigante calabrese, Lombroso introdusse i suoi studi sull'atavismo. Egli sosteneva che particolari conformazioni cerebrali predisponessero a comportamenti criminali e immorali. Infatti, Lombroso riteneva che un criminale lo è di nascita, poiché le sue radici di criminale derivano direttamente dalle sue caratteristiche fisiche e somatiche. Il suo metodo sperimentale si configura di tre momenti: osservazioni delle anomalie fisio-patologiche attraverso un relativo numero di esperimenti; studio accurato di questi esperimenti attraverso la raccolta ordinata dei risultati; conclusioni. Molto interessante è il caso del "vampiro di Bergamo", il serial killer Vincenzo Verzeni che, tra il 1870 e il 1871, uccise tre donne, strangolandole, e dopo averle sventrate praticava atti di vampirismo e cannibalismo sui cadaveri come forma di riti. Lombroso ne esaminò il cranio. Da questo esame, egli notò particolari anomalie craniche come deformazione dell'emicranio e dell'emifaccia destra. Riscontrò anche scarsa sensibilità al dolore, perfetta lucidità di mente, capacità di nascondere il delitto, con un carattere introverso, perdita di concentrazione e manifestazione di atti di crudeltà nei confronti degli animali. Da un punto di vista psicologico, è interessante tener conto del fatto che Verzeni avesse ricevuto un'educazione religiosa molto rigida, caratterizzata da astinenza e repressione. Per lui, sessualità e violenza finirono per diventare la stessa cosa. Con la sua pubblicazione de "L'uomo delinquente" nel 1876, Lombroso cercò di individuare una relazione di causa-effetto tra le caratteristiche fisiologiche dell'uomo e il comportamento criminale. Egli notò come, tendenzialmente, nella maggior parte dei criminali da lui esaminati, la fronte risulterebbe più stretta, seni frontali, orbite, zigomi e mandibola sarebbero più grandi della norma, asimmetria della faccia, del naso e delle orbite. 8
Per concludere, per Lombroso tanto più l'uomo si discostava fisicamente dalle caratteristiche scimmiesche, maggiore era la possibilità che non fosse criminale. Uno dei principali prodotti dell'Antropologia Criminale è la fotografia, in relazione ad un suo impiego nella segnaletica (Antropometria Segnaletica). Il fondatore di questa branca è Alphonse Bertinoll (1853-1914) che, nella sua opera Identification Anthropométrique, individua un sistema di identificazione dei criminali basato sulla combinazione delle misure fisiche della testa, del torso e degli arti che venivano prese attraverso procedure ben definite e poi inserite all'interno di una scheda detta "Osservazioni Antropometriche". Questa metodologia viene impiegata dalle forze dell'ordine di tutto il mondo dal 1888 e il 1905. In seguito, si passa alla dattiloscopia, una procedura di identificazione più semplice e automatica. Essa consiste nel prendere le impronte digitali, utilizzate per identificare gli individui e rilevare la possibile presenza su oggetti presenti nella scena del crimine. In Italia, sul finire del XX secolo, nasce il Costituzionalismo, con la fondazione della scuola italiana di De Giovanni, Pende e Viola. Questa teoria prende come punto di partenza il corpo e distingue gli esseri umani in tre categorie: Brachitipo: maggiore sviluppo del tronco rispetto agli arti. Longitipo: arti più sviluppati. Normotipo: equilibrio tra le varie parti del corpo. Successivamente, lo psichiatra Ernest Kretschemer affermò che vi è una correlazione, sia per gli individui normali sia per quelli affetti da psicopatie, tra gli indici morfologici del corpo umano e determinate caratteristiche di personalità. Stilò anche una classificazione che poi venne smentita successivamente. Verso la fine degli anni '50, James Brussel, lavorò sul caso di "Mad Bomber", ovvero George Metesky, che seminò il panico per 8 anni, mettendo in tutta la città 32 pacchi di esplosivi. Attraverso un'analisi accurata delle fotografie e delle lettere che l'uomo aveva spedito alla polizia, Brussel elaborò un profilo del colpevole, rivelandosi corretto. Attraverso lo studio del materiale di cui disponeva, riuscì a capire che si trattava di un uomo più o meno di 50 anni, paranoico, che odiava il padre ed era ossessionato dall'amore per sua madre, non era sposato, straniero, viveva con sorelle o fratelli, era cattolico cristiano e aveva frequentato le scuole superiori. Il metodo da lui utilizzato, consisteva nella deduzione del disturbo psichiatrico, facilmente rintracciabile dal comportamento sulla scena del crimine e dal motivo del reato. Dalla diagnosi psichiatrica egli risaliva ad altre informazioni private come l'età, stile di vita e relazionale e l'aspetto fisico. Negli anni '70, negli Stati Uniti, gli agenti speciali Howard Teten e Douglas Kelly crearono il primo programma di Criminal Profiling (Profilo Criminale). 9
Teten, insieme all'agente speciale Pat Mullany, fondò una scuola per lo studio degli aspetti psicologici del crimine, che ebbe molto successo soprattutto nel campo delle negoziazioni in casi di rapimento di ostaggi. Così, nel 1972, Teten, insieme all'agente Jack Kirsch, diede vita alla BSU (Behavioral Science Unit), ovvero all'Unità di Scienza Comportamentale, composta dalla squadra dei così detti "mind hunters" (letteralmente "cacciatori di mente"). In questa sezione, creata per studiare gli autori di crimini seriali, Roger De Pue e John Douglas nel 1978 ebbero l'opportunità di incontrare ed intervistare i maggiori serial killers condannati con sentenza definitiva, al fine di individuare le correlazioni tra la scena del crimine e le caratteristiche psicologiche e di personalità del criminale. Importante fu anche il ruolo della psichiatra Ann Burgess nella stesura dei principi di base del criminal profiling. Tra i vari serial killers che riuscirono ad intervistare ricordiamo: Ed Kemper (il primo che riuscirono ad incontrare), Arthur Bremmer, Sarah Jane Moore e Lynette Fromme e il loro mentore Charles Manson. In Kemper riscontrarono caratteristiche particolari che solo successivamente furono considerate tipiche del serial killer: riuscì a portare a termine in modo astuto le sue idee omicide; iniziò fin da piccolo a mettere in atto comportamenti di torture e assassinio sugli animali; i suoi omicidi erano nati dal bisogno di ricerca di autostima e di vendetta nei confronti della società. Nel 1992, J. Douglas e R. Ressler pubblicarono il primo manuale sulla classificazione dei crimini violenti, il Crime Classification Manual. In questo Manuale, gli autori fanno una distinzione tra i termini "modus operandi" e "firma". Il modus operandi rappresenterebbe tutte quelle azioni necessarie per commettere il crimine, è dinamico, ovvero cambia spesso in base alla situazione, all'esperienza e all'umore del reo. Le modalità di compiere un delitto da parte dello stesso reo, solitamente cambiano da un crimine all'altro. Efferatezza e crudeltà sono gli indicatori più significativi per quanto riguarda il modus operandi. La firma, invece, è statica e rappresenterebbe il segno che, in modo compulsivo, il colpevole deve lasciare sulla scena del crimine per poter soddisfare le proprie ossessioni. In Inghilterra, sempre negli anni '90, nasce l'Investigative Psycology, ad opera di David Canter. Egli sostiene che il Profiling consista in qualsiasi attività che, partendo dagli elementi disponibili, sia in grado di determinare le caratteristiche dell'aggressore e il tipo di reato. Anche in Italia, a causa dell'aumento di questa tipologia di crimini, nel 1995, venne istituita l'Unità per l'Analisi del Crimine Violento (UACV). 10
L'obiettivo era quello di aiutare l'unità investigativa e l'autorità giudiziaria attraverso uno studio approfondito, un'analisi e un'elaborazione accurata delle informazioni disponibili nei casi di omicidi senza un apparente motivo, o di omicidi di grave crudeltà e in casi di violenze e omicidi sessuali perpetrati dallo stesso reo. 1.5 Profilo Criminale: Diversi modelli. 1.5.1 Il modello di J. Douglas (Modello del BSU FBI) Come detto in precedenza, l'attività del criminal profiling trova la sua validità nello studio di crimini violenti e connotati sessualmente, in base alle diverse tipologie di reato riportate nel Crime Classification Manual. Questi sono: omicidio singolo (single murder), omicidio seriale (serial murder), omicidi di massa (mass murder), omicidi compulsivi (spree killing), stupro (rape), incendio doloso (arson), attentato con dinamite o bombe (bombing). Inoltre nel manuale viene riportata anche una classificazione delle caratteristiche dei soggetti sulla base del loro stile organizzato o disorganizzato (organized o disorganazed). Caratteristiche dei soggetti Organizzato Disorganizzato Intelligenza nella media o superiore Intelligenza sotto la media Socialmente competente Socialmente incompetente Predilige lavori che richiedono abilità Predilige lavori semplici Sessualmente adeguato Sessualmente inadeguato Alto orine di genitura Basso ordine di genitura Padre con lavoro stabile Padre con lavoro precario Disciplina inconsistente nell'infanzia Disciplina rigida nell'infanzia Emotività controllata durante il crimine Ansia durante l'esecuzione del crimine Uso di alcool durante il crimine Minimo utilizzo di alcool durante il crimine Stress situazionali precipitanti Minimi stress situazionali Vive con il partner Vive da solo Si sposta con l'automobile in buone condizione Vive vicino alla scena del crimine Segue il crimine attraverso i media Scarso interesse per le notizie dei media Va incontro a significativi cambiamenti Può cambiare lavoro o lasciare la città comportamentali (abuso di sostanze, ecc) 11
Caratteristiche della scena del crimine Organizzato Disorganizzato Aggressione pianificata Aggressione improvvisa, non pianificata La vittima è conosciuta Luogo e vittima conosciuti Personalizza la vittima Depersonalizza la vittima Controlla la relazione verbale con la vittima Minimo controllo della relazione verbale La scena del crimine riflette un controllo La scena del crimine si presenta caotica e completo disordinata Esige una vittima sottomessa Improvvisa violenza sulla vittima Utilizza mezzi di contenzione Minimo uso dei mezzi di contenzione Compie atti aggressivi prima della morte della Compie atti sessuali dopo la morte della vittima vittima Nasconde il corpo Cadavere lasciato in vista Prove assenti sulla scena del crimine Prove spesso presenti sulla scena del crimine Trasporta la vittima o il cadavere Cadavere lasciato sul luogo del delitto Secondo la metodologia di Douglas, il processo del profiling è composto da 5 fasi: 1. Profiling Input, che consiste nella raccolta di informazioni e prove organizzate secondo alcune categorie: Scena del crimine: tracce biologiche, armi usate, posizione del corpo e pattern ematici. Vittimologica (Victimal Profiling): raccolta di informazioni sulla vittima (autopsia psicologica). Informazioni di uso forense come autopsia, calibro proiettili, natura tracce ematiche. Verbale di sopralluogo e testimonianze. Fotografie. Modello di processo decisionale. 2. Decision Process Model, in cui il profiler organizza le informazioni raccolte nella fase precedente e le mette in relazione con specifiche classificazioni categorie su: Tipologia di omicidio: singolo, duplice, triplice, di massa, compulsivo e seriale. Intendo omicidario primario; psicotico, sessuale o come conseguenza di un altro reato. Tipologia vittimologica e i suoi fattori di rischio. Considerazione dei rischi da parte del criminale. Fattori contestuali: uso dei mezzi di trasporto, ambientazione. 12
3. Crime assessment: Le informazioni raccolte vengono integrate e messe in relazione dal profiler che tenta di captare il modus operandi, sopratutto focalizzando l'attenzione sull'interazione tra vittima e aggressore. 4. Criminal Profiling: Il profiler, sulla base di tutte le informazioni raccolte nelle fasi precedenti, elabora una descrizione del ricercato (Debriefing), tracciando un suo profilo che tiene conto dell'età, sesso, religione, status sociale, status economico e lavorativo, razza, vita privata, caratteristiche psicologiche e sociologiche. 5. Investigazioni: Ultima fase in cui il profiler stila un rapporto, che consegnerà agli investigatori, attraverso il quale sarà possibile ridurre la lista degli indiziati. Questa fase non è certa, ma auspicabile, poiché conduce alla cattura del criminale. L'attività del profiler può rivelarsi molto utile durante il momento investigativo, in quanto può essere in grado di comprendere la strategia migliore di interrogazione rispetto alle caratteristiche di personalità dell'indagato. L'identificazione dei criminali seriali e l'individuazione di una ipotetica firma (come già scritto in precedenza, la firma rappresenta il segno distintivo del colpevole) avviene attraverso il linking crimes, che consente di verificare similitudini e differenze dei casi esaminati. Nonostante tale modello proposto sia stato e sia tutt'ora utilizzato per l'analisi e lo studio del profilo criminale, è stato anche oggetto di varie critiche per la mancanza di scientificità e la mancata divulgazione delle metodologie e dei risultati ottenuti. 1.5.2 Il modello di David Canter: Psycological Profiling (il Profilo Psicologico) Mentre negli Stati Uniti, per l'identificazione del criminale, viene utilizzato il metodo del Criminal Profiling di Douglas, in Inghilterra, sempre negli stessi anni, nasce la Psicologia Investigativa ad opera dello Psicologo David Canter. Mentre il modello Americano si incentra solo sulla scena del crimine e si basa esclusivamente sulle intuizioni del profiler, il modello di Canter pone particolare importanza alla validità scientifica delle competenze della psicologia, costruendo così il suo modello partendo dall'evidenza empirica sulla quale lavorare, cioè dal risultato del lavoro svolto dagli investigatori e dai risultati dei dati statistici. 13
La psicologia investigativa si focalizza in particolare sull'analisi della vittima, andando a studiare sia le caratteristiche stesse della vittima che dei processi interrativi che possono ricollegarla al reo. Il suo modello si basa su 5 aspetti fondamentali: 1. Coerenza Interpersonale (Interpersonal Choerence): l'autore del reato si rapporta con la vittima allo stesso modo di come si relaziona con gli altri nel suo quotidiano, quindi alcuni cambiamenti nelle relazioni possono portare anche a dei cambiamenti nel crimine. 2. Significato del tempo e del luogo (The significance of time and place): solitamente il criminale sceglie l'ora e il luogo in modo consapevole e accurato, quindi il momento scelto per compiere l'azione, può fornirci informazioni utili sui suoi orari e sulle sue abitudini. 3. Caratteristiche Criminali (Criminal Characteristics): le modalità di esecuzione del crimine e le caratteristiche della scena del delitto forniscono agli investigatori un aiuto valido per la stesura del profilo criminale. 4. Carriera criminale (Criminal Career): la raccolta di informazioni relative ai reati commessi è di fondamentale importanza per la valutazione della personalità del soggetto. 5. Evidenze forensi (Forensic Awareness): si va ad analizzare qualsiasi elemento che sottenda una conoscenza, da parte del reo, delle tecniche investigative (ad es. l'utilizzo dei guanti per non lasciare le impronte digitali). Canter individua nella classificazione dei criminali con la dicotomia espressivo/strumentale il criterio più utile per tracciare un profilo del reo: la situazione espressiva avviene in risposta a situazioni di rabbia, insulti, offese, minacce, e aggressioni fisiche; la situazione strumentale, invece, deriva dal desiderio di impossessarsi di denaro, di oggetti o di altri beni che la vittima possiede. Per Canter, fondamentale per la validità e credibilità dell'analisi psicologica, è partire da ipotesi ben definite, supportate da evidenze scientifiche, che vanno continuamente esaminate. L'approccio, sviluppato per il Profilo Psicologico, si basa sulla Face Theory (FT) e sulla tecnica di Multidimensional Scaling (MDS). La Face Theory consiste nell'analisi delle relazioni tra le variabili: dopo l'individuazione e la codifica degli oggetti di interesse della ricerca, si sfaccetta lo spazio risultante dall'applicazione della Multidimensional Scaling per definire ed interpretare ogni sfaccettatura che comprende un certo numero di variabili, ovvero i punti nello spazio. Nello specifico, si prendono in considerazione le inferenze, che sono alla base del profilo, come una correlazione canonica espressa con la seguente equazione: F3A3 +....Fv..Av = K1C1 +....Km..Cm 14
Ovvero: A3....v = informazioni sul delitto; C3....m = caratteristiche del reo; F3....Fv = peso delle variabili A; K3......m = peso delle variabili C. Le variabili A fanno riferimento alle caratteristiche comportamentali, mentre le variabili C si riferiscono alle caratteristiche del soggetto, come il sesso, l'età, l'istruzione, lo stato civile, la razza e la religione. La risoluzione dell'equazione consente quindi di dimostrare empiricamente come alcune caratteristiche del criminale possono essere stabilite tramite l'analisi di alcune informazioni. 1.5.3 Il modello di Ronald Holmes e Stephen Holmes Anche il modello di R. Holmes e S. Holmes si basa su l'intuizione del criminal profiler che, partendo da un'analisi accurata di tutti gli elementi della scena del crimine, fornisce un quadro delle caratteristiche di chi ha commesso il reato. Il loro approccio si discosta notevolmente da quello proposto da Douglas: per i due autori, l'offender profiling deve condurre ad una valutazione psicologica e sociale dell'offender, alla valutazione psicologica degli oggetti personali dell'offender e, infine, deve essere in grado di suggerire le strategie migliori per condurre l'interrogatorio con il sospettato. Per loro è molto importante tener conto di tutti quegli aspetti socio-demografici dell'offender, come l'età, l'etnia, il sesso, lo stato civile, il grado di istruzione, ecc., per questo loro parlano di Sociopsycological Profiling. I casi in cui il ruolo del profiler è fondamentale sono: torture nei casi di violenza sessuale; attività sessuali o mutilazione post-mortem; crimini rituali e satanici; stupri; pedofilia. Per quanto riguarda il serial killer, R. e S. Holmes individuano alcune tipologie sulla base della motivazione a compiere il reato: Visionario: colui che è spinto a compiere l'atto da allucinazioni e/o deliri. Missionario: le sue azioni sono mosse da radicali convinzioni di ordine morale (uccidere prostitute, minoranze etniche, ecc.). Edonista: commette omicidi per soddisfare le proprie pulsioni. Orientato al controllo e al dominio: manifesta un forte bisogno di esercitare il proprio controllo e dominio sulla vittima. 15
Serial killer stanziale: compie gli omicidi in prossimità della zona in cui vivono o lavorano. Serial killer itinerante: non ha problemi a spostarsi per commettere il crimine. 1.5.4 Il modello italiano A differenza di quanto visto sopra, in Italia il ruolo del profiler è ancora soggetto a forti dubbi e controversie per via della mancanza di prove scientifiche che ne attestano la validità. Come afferma il direttore dell'Unità Analisi del Crimine Violento ( UACV), Carlo Bui, la realtà criminale in Italia è ben diversa da quella Americana, pertanto non è possibile utilizzare un metodo di profilo nato per i serial killers sui casi di omicidi singoli. A dare un contributo maggiore alle indagini, negli ultimi anni, sono state le teorie comportamentali, che mettono al centro dell'attenzione la relazione tra vittima e aggressore. Ciò che interessa di più è comprendere quali siano le caratteristiche della vittima e le sue reazioni nei confronti dell'aggressore. Un atteggiamento di opposizione e resistenza da parte della vittima potrebbe causare un crimine violento, mentre un atteggiamento remissivo potrebbe causare nell'offender la volontà di mettere in atto comportamenti sadici. 1.6 Il profilo geografico Come detto fino ad ora, le fasi per l'identificazione del profilo criminale cominciano con l'analisi della scena del crimine, quindi tener conto di tutti i particolari presenti nel luogo dove è avvenuto il crimine, comprendere il modus operandi e cercare di capire cosa aveva progettato per compiere con successo il delitto e tutti i comportamenti messi in atto per non essere catturato (come l'utilizzo di guanti per non lasciare le sue impronte digitali o l'eliminazione di qualsiasi traccia che possa farlo risalire al suo DNA), l'analisi della vittima (status civile, età, ambiente famigliare di origine, storia scolastica, informazioni lasciate precedentemente dalla vittima come diari o lettere, se aveva avuto già delle minacce in precedenza, ecc.), il case linkage che permette di verificare se altri crimini sono statti commessi dallo stesso autore. Oltre tutte queste fasi molto importanti, negli ultimi anni si è data molto importanza anche al "profilo geografico", che consiste nel delineare la zona geografica dove vive il presunto criminale. Questa tecnica rappresenta un criterio in più per ridurre la lista dei sospettati. Ad introdurre il profilo geografico nello studio del crimine furono McKenzie, Burgess e Park, i maggiori esponenti della scuola di Chicago. Questi autori suddivisero la città in 5 zone concentriche, indicando con il termine di "zone criminali" quelle che risultarono avente maggiori casi di reati. 16
Il calcolo del numero di criminali e il numero della popolazione residente nella stessa zona, uniti ai dati che rilevavano come negli ultimi 40 anni il tasso di criminalità non era diminuito al variare del numero della popolazione, fece ipotizzare agli autori che, oltre ai tratti individuali del criminale, sono molto importanti la struttura e l'organizzazione sociale dell'area in cui vive. Da questa riflessione e dalle prime ricerche condotte, si iniziò sempre di più a considerare l'importanza di prendere in considerazione, durante un'indagine investigativa, anche il fattore spaziale, ovvero prendere in considerazione gli spostamenti dell'autore del crimine, dalla sua abitazione al luogo del reo, per comprendere quali sono i motivi che si celano dietro la scelta del luogo del crimine. 1.7 Validità della profilazione criminale e dei vari modelli elaborati. “Tutta la conoscenza rimane fallibile, congetturale. Non esiste nessuna giustificazione, compresa, beninteso, nessuna giustificazione definitiva di una confutazione. Tuttavia, noi impariamo attraverso confutazioni, cioè attraverso l'eliminazione di errori [...]. La scienza è fallibile perché la scienza è umana”. (Karl R. Popper) Come disse Karl Popper, una teoria, per essere scientifica, deve elaborare delle ipotesi che possano essere falsificate. In questo paragrafo andrò ad esaminare la validità scientifica del Profilo Criminale. Se da un lato il criminal profiling, o profilazione criminale ha avuto molto successo e ricevuto approvazione da varie Nazioni, in particolare dagli Stati Uniti e dall'Inghilterra, dall'altra parte, diverse sono state le critiche mosse contro questa tecnica e molti gli studi fatti per accertarne o disconfermarne la sua validità scientifica. Diverse critiche sono state mosse nei confronti del modello proposto dall'FBI. In particolare, molti autori hanno criticato la loro classificazione del soggetto in "organizzato" e "disorganizzato", in quanto non è mai stato spiegato come mai soggetti con vissuti simili a quelli dei criminali da loro esaminati, non abbiano commesso dei reati a loro volta. Inoltre, Turvey nota che alcune caratteristiche presenti nel tipo organizzato sono stati rilevate anche per quello disorganizzato e viceversa, per tanto egli afferma che non è possibile utilizzare in modo assoluto questa classificazione, dal momento in cui le variabili presenti in esse sono intercambiabili. Un'altra critica mossa nei confronti del modello elaborato dall'FBI è che gli stessi non si sono focalizzati molto sulla scientificità del loro modello, ma si sono limitati ad usarlo perché ritenuto valido. 17
Non di meno è il modello della Psicologia Investigativa di Canter: nonostante risulta avere più basi scientifiche rispetto al modello dell'FBI, alcune critiche sono state mosse anche nei suoi confronti. Alcuni autori hanno affermato che questo modello potrà essere scientificamente valido solo nel momento in cui i dati che supportano il suo paradigma saranno stabili e affidabili. Nonostante le varie critiche mosse ai due modelli, l'assenza o la presenza di validità delle due tecniche è ancora in corso di verifica. 1.8 La profilazione in ambito forense Per quanto riguarda la legislazione italiana, la figura del profiler è ammessa solo nella fase esecutiva e trattamentale mentre è vietata nella fase processuale (art. 220 c.p.p.). Questo perché non possono essere fornite informazioni circa il soggetto indiziato, rischiando così che tale indagine possa aumentare la discrezionalità del giudice andando ad integrare un'ipotesi non dimostrabile. Nella fase di esecuzione della pena, la perizia criminologica è ammessa, poiché consente di fornire una valutazione della personalità e della pericolosità del soggetto. 18
Capitolo 2: I disturbi di personalità alla base della mente criminale Dopo aver spiegato cos'è e in cosa consiste il metodo della profilazione criminale, in questo secondo ed ultimo capitolo mi concentrerò sull'obiettivo primario di questo lavoro, ovvero indagare la possibile relazione tra i disturbi di personalità e il comportamento criminale. Tale interesse nasce da una profonda riflessione su come sia possibile che l'uomo compia atti atroci su altri essere umani, bambini e animali; se vi è qualcosa proprio insito in sé, qualcosa che va al di là della propria consapevolezza e che trova sfogo e soddisfazione nella messa in atto di azioni violente e brutalmente crudeli verso altri individui. Molti disturbi di personalità, in particolare quelli sul versante psicotico, hanno come caratteristica comune l'assenza di empatia e del senso di colpa, l'esame di realtà alterato e l'incapacità di mentalizzazione, tutti elementi fondamentali che potrebbero in qualche modo influire sulla messa in atto di alcuni comportamenti. 2.1 Il crimine in un'ottica psicologica La psicologia ha origini molto antiche. Il suo termine deriva dalla parola greca "psyché" che letteralmente significa "anima, spirito"; quindi, la psicologia è lo studio dell'anima e dello spirito. Tale disciplina è stata al centro dell'interesse e dello studio di diversi scienziati e studiosi, ma è solo nel 1879 che diventa una disciplina scientifica, con la fondazione del primo laboratorio di Psicologia sperimentale, a Lipsia, ad opera di Wihelm Wundt. Diverse definizioni sono state date al termine "Psicologia", che possiamo definire, in modo sintetico, come la scienza che studia l'attività psichica e il comportamento dell'individuo, ovvero indaga tutti i processi psicologici che sono alla base del comportamento umano. Partendo da questa definizione, si può ben capire come tale disciplina possa essere di significativa importanza nell'ambito della criminalità, andando a studiare e a verificare quali meccanismi psichici possano star dietro alla messa in atto di azioni violente, spesso caratterizzate anche da perversione e atrocità. L'obiettivo, pertanto, è quello di andare a comprendere il come e il perché di tali azioni, cosa accade nella mente dell'individuo che decide di commettere uno o più omicidi, cosa comporta per lui, per il suo mondo interiore la messa in atto di tali azioni. La psicologia, più in particolare la psicologia criminale, focalizza la sua attenzione sui crimini violenti, cercando di andare a spiegare quelli che possono essere i meccanismi biologici e psicologici che spingono poi all'atto criminale. 19
Hodgins, in alcune ricerche, mostra un maggiore rischio di compiere azioni criminali in soggetti con limitazioni mentali, anche se successivamente sono stati mostrati dei limiti nell'applicare tali risultati sui singoli individui al fine di valutare il rischio che possano manifestare dei comportamenti antisociali. Rappeport, nel 1967, affermò che i soggetti con caratteristiche psicotiche avessero maggiore inclinazione a compiere atti lesivi verso sè stessi o verso gli altri. Diverse spiegazione sono state date a tal proposito. 2.1.1 La teoria Biologica Il medico tedesco Franz Joseph Gall ideò la Frenologia, secondo cui le singole funzioni psichiche si originano in alcune parti specifiche del cervello. Pertanto, dall'esame morfologico del cranio di una persona è possibile risalire sia alle sue qualità psichiche che alla sua personalità. Sulla scia degli studi di Gall, in Italia, Fossati e Miraglia affermavano che il comportamento dipendesse da un preciso substrato anatomico. Loro sostenevano l'esistenza di un "organo cerebrale ferino", localizzato nella regione tempero-parietale destra, responsabile della propensione dell'individuo ad uccidere. Queste teorie, sia di Gall che di Fossati e Maraglia, furono successivamente smentite. La Legge Biogenetica Fondamentale sostiene che l'embrione umano attraverserebbe tutte le fasi evolutive, condivise dai primati, fino a raggiungere le caratteristiche della specie umana. Lombroso e Morselli sostengono che, sopratutto nell'ultimo stadio embrionale, si ha anche il completamento di tutti quegli aspetti psicologici e morali che poi si manifesteranno con il comportamento. Lombroso, nella sua opera "L'uomo delinquente", afferma che vi sono delle corrispondenze fra le caratteristiche somatiche dell'individuo e le sue modalità di relazionarsi con gli altri e la tendenza innata a compiere azioni atroci. A fornire una lettura più psichiatrica, fu Morselli che, studiando la prevalenza di casi di suicidio nei criminali e il rapporto tra omicidio-suicidio, fornì una spiegazione su come la malattia mentale, il suicidio e la condotta criminale deriverebbero da una degenerazione dell'individuo tormentato dal senso del fallimento nella lotta per la vita. Nella sua opera sul suicidio, egli paragona la condotta criminale alla malattia mentale, affermando che i delinquenti al pari dei folli esprimono una dialettica mentale patologica. La teoria di Morselli getta le basi per la Psichiatria Forense Positivistica. 20
Il criminologo, quindi, va a stimare l'influenza che una malattia mentale possa avere nell'azione del criminale fino ad elaborare una diagnosi che permetta di comprenderne la causa. Tuttavia, le analisi effettuate da Morselli sono risultate essere incongruenti rispetto ai vari contesti applicativi a cui si rivolgono. 2.1.2 La teoria Bio-Psico-Sociale Lontana dalla visione organicistica è la visione di Merton che, nel 1938, pubblica il testo Social Structure and Anomie. In quest'opera, Merton si distacca da una visione organicistica della devianza ed evidenza l'importanza dell'influenza della struttura della società sul comportamento deviante. Egli sostiene, infatti, che sono i sistemi normativi, culturali e simbolici ha determinare il comportamento degli individui che vivono in una società. Per lui, la manifestazione di un comportamento deriva dall'importanza che ha per il raggiungimento dell'obiettivo prefissato dal soggetto e dal valore che gli viene attribuito anche dalle norme sociali. Per un'analisi della devianza, Merton si focalizza maggiormente sul capire perché la società opera una pressione sugli individui sia alla conformità che alla diversità. A tal proposito, l'autore fa una distinzione tra mete culturali e mezzi istituzionali. Le mete culturali rappresentano ciò che viene mostrato dal sistema sociale come obiettivi da raggiungere, desiderabili, quali ricchezza, acculturamento, ecc.. I mezzi sono invece gli strumenti che l'individuo possiede nei fatti per poter raggiungere tali mete. Quando si ha un'eccessiva esaltazione delle mete e, di conseguenza, una de-istituzionalizzazione dei mezzi che comporta a creare una instabilità della società, ne consegue la cosiddetta anomia di Durkheim ovvero l'assenza di norma. Per Merton, l'anomia è differente rispetto a quella intesa da Durkheim, in quanto Merton definsce l'anomia come la dissociazione fra le mete ambite dalla società e i mezzi leciti che i membri dispongono per poterle raggiungere. Inoltre, egli elabora 5 tipologie di adattamento degli individui al loro sistema culturale di appartenenza: 1. Conformità: questo aspetto non influisce sulla manifestazione della devianza, poiché rappresenta il modo più convenzionale attraverso i quali gli individui raggiungono i loro obiettivi. 2. Innovazione: a differenza del primo, questo aspetto contribuisce fortemente sullo sviluppo di comportamenti criminali, poiché consiste nel rifiutare l'utilizzo di metodi leciti per raggiungere i propri scopi. Solitamente sono inclini ad adottare questa tipologia di adattamento gli individui che appertengono ad una classe sociale inferiore e che, quindi, non possiedono le risorse giuste per ottenere l'approvazione sociale. 21
Pertanto, Merton ritiene che lo status sociale giochi un ruolo importante nella nascita di comportamenti devianti. 3. Ritualismo: il soggetto ormai abbandona l'idea di avere successo economico, ma i suoi comportamenti sono comunque legati ai mezzi leciti previsti dalla società. 4. Rinuncia: questo comporta ad un isolamento sociale, il soggetto si sente estraneo a quelle che sono le regole di appartenenza sociale. A volte, questo tipo di adattamento può comportare delle problematiche psicologiche negli individui che vivono questa situazione. 5. Ribellione: L'individuo non solo rifiuta sia le mete che i mezzi proposti dalla società, ma ne individua dei nuovi, scontrandosi cosi con i sistemi legali di controllo della società. 2.1.3 La teoria Psico-dinamica. Freud spiega l'atto criminale attraverso le tre istanze psicologiche interne all'individuo: in particolare, un Super-Io Ipertrofico porta l'individuo a controllare in maniera rigida i propri impulsi. In situazioni di forte stress del soggetto, questa modalità di repressione può avere l'effetto opposto e condurre all'acting-out. In ambito psicologico, il contributo maggiore è stato dato dalle riflessioni di Alexander e Staub (1929), che ritengono il comportamento criminale come una modalità di svincolo dal controllo del Super-io ed individuano alcune circostanze in cui il controllo del Super-Io si riduce fino ad abolirsi completamente: La normalità: qui vi è il pieno controllo del Super-io sulle condotte pulsionale-istintuale, pertanto l'individuo si comporterà in conformità delle regole. La delinquenza fantasmatica: qui vi è ancora il controllo della pulsionalità antisociale, perciò il soggetto si adegua alle regole e riesce a spostare i suoi impulsi antisociali sul piano della fantasia (ad es. ammirazione per i criminali dei film). La delinquenza colposa: l'aggressività, che il Super-io cerca di impedire che si realizzi come violenza volontaria, può manifestarsi attraverso comportamenti negligenti che provocano comunque un atto negativo nei confronti della persona a cui sono rivolti. La delinquenza nevrotica: questa rappresenta un sintomo di conflittualità interiore, quindi, piuttosto che essere il frutto di un ragionamento consapevole, è un modo per poter eliminare la tensione causata dai conflitti interni. La delinquenza occasionale e affettiva: avviene solo in particolari casi favorevoli allo svincolo delle controspinte pulsionali (ad es. i delitti passionali, i delitti scaturiti in stato d'ira); La delinquenza normale: il Super-io non esercita più nessun tipo di controllo sull'io, pertanto l'individuo può commettere un reato senza sentirsi in colpa. 22
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