ANNO 2014/2015 Seduta XIX: mercoledì 5 novembre 2014 - pomeridiana SOMMARIO 1. Progetto di modifica della legge tributaria del 21 giugno 1994 ...

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ANNO 2014/2015

Seduta XIX: mercoledì 5 novembre 2014 - pomeridiana

SOMMARIO

1. Progetto di modifica della legge tributaria del 21 giugno 1994
   "Moltiplicatore al 100% per i frontalieri" ...................................................................1940
     - Messaggio del 17 settembre 2014 n. 6985
     - Rapporto n. 6985R del 24 ottobre 2014; relatrice: Michela Delcò Petralli
2. Approvazione dei conti e della relazione annuale 2011 dell'Azienda
   cantonale dei rifiuti...................................................................................................1956
     - Messaggio del 27 marzo 2013 n. 6770
     - Rapporto del 21 ottobre 2014 n. 6770R; relatore: Saverio Lurati
3. Trasmissione del Piano energetico cantonale (PEC) per approvazione,
   modifica della legge cantonale sull'energia (LEn) e della legge istituente
   l'Azienda elettrica ticinese (LAET) per istituire la base legale agli indirizzi
   strategici di politica energetica e concessione di un credito quadro di
   fr. 1'100'000.- per il periodo 2013-2015 per l'attuazione dei provvedimenti
   prioritari del Piano d'azione 2013 e della ricerca .....................................................1965
     - Messaggio del 9 aprile 2013 n. 6772
     - Rapporto del 21 ottobre 2014 n. 6772R; relatore: Bruno Storni
4. Approvazione del conto economico e del bilancio al 31 dicembre 2013
   della Banca dello Stato del Cantone Ticino .............................................................1980
     - Messaggio del 29 aprile 2014 n. 6936
     - Rapporto del 21 ottobre 2014 n. 6936R; relatore: Christian Vitta
     - Rapporto CCMP del 7 ottobre 2014; relatore: Raffaele De Rosa
5. Mozione dell'11 marzo 2014 presentata dalla Commissione parlamentare
   di inchiesta sulla Sezione della logistica (CPIL) "Informazione al
   Gran Consiglio sulle pianificazioni degli investimenti e sulla
   manutenzione programmata nel settore degli stabili" ..............................................1990
     - Mozione dell'11 marzo 2014
     - Messaggio del 19 agosto 2014 n. 6970
     - Rapporto del 21 ottobre 2014 n. 6970R; relatore: Saverio Lurati
6. Chiusura della seduta e rinvio .................................................................................1991

PRESIDENZA: Gianrico Corti, Presidente

Alle ore 14:15 il Presidente dichiara aperta la seduta, presenti 78 deputati.

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Anno 2014/2015 - Seduta XIX: mercoledì 5 novembre 2014 - pomeridiana

Sono presenti le signore e i signori deputati:
Agustoni - Bacchetta-Cattori - Badaracco - Badasci - Balemi - Bang - Beretta Piccoli L. -
Beretta-Piccoli F. - Bignasca A. - Bignasca M. - Bordoni - Brivio - Caimi - Campana -
Canepa - Canevascini - Caprara - Cavadini - Caverzasio - Chiesa - Corti - Cozzaglio -
Crivelli Barella - Dadò - De Rosa - Del Bufalo - Del Don - Delcò Petralli - Dominé - Filippini
- Foletti - Franscella - Fraschina - Galusero - Garobbio - Garzoli - Ghisolfi - Gianora -
Giudici - Gobbi - Guerra - Guidicelli - Jelmini - Kandemir Bordoli - Lepori - Lurati I. - Lurati
S. - Maggi - Malacrida - Mellini - Minotti - Morisoli - Orsi - Ortelli - Pagani - Pagnamenta -
Paparelli - Passalia - Pedrazzini - Pedroni - Peduzzi - Pellanda - Pinoja - Polli - Ponzio-
Corneo - Pronzini - Quadranti - Ramsauer - Robbiani - Rückert - Sanvido - Savoia -
Schnellmann - Seitz - Steiger - Storni - Viscardi - Vitta

Si sono scusati per l'assenza:
Bacchetta - Bergonzoli - Bonacina-Rossi - Boneff - Cavalli - Celio - Cereghetti - Denti -
Gysin - Martinelli Peter - Solcà

Non si è scusato per l'assenza:
Bassi

1. PROGETTO DI MODIFICA DELLA LEGGE TRIBUTARIA DEL 21 GIUGNO 1994
   "MOLTIPLICATORE AL 100% PER I FRONTALIERI"
    Messaggio del 17 settembre 2014 n. 6985

Ai sensi dell'art. 69c della legge sul Gran Consiglio e sui rapporti con il Consiglio di Stato,
le deliberazioni parlamentari si svolgono nella forma del dibattito ridotto.

Conclusioni del rapporto della Commissione speciale tributaria: adesione all'entrata in
materia e approvazione del disegno di legge annesso al messaggio governativo.

È aperta la discussione di entrata in materia.

BADARACCO R., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO PLR - La misura che oggi ci
apprestiamo a votare ha trovato largo consenso sia in Commissione speciale tributaria sia,
lo scorso marzo, in Gran Consiglio, quando si è pure discussa un'analoga iniziativa
parlamentare dell'UDC. Con coraggio e facendosi forte della decisione del Legislativo, il
Consiglio di Stato ha subito provveduto a elaborare un progetto di legge che prevede un
prelievo alla fonte per i frontalieri basato su un moltiplicatore del 100% e non del 78%
come quello medio attualmente applicato. In sostanza si preleveranno dalle buste paga
dei frontalieri più tasse che produrranno complessivamente un maggiore introito di ben
venti milioni di franchi. Di questi, circa otto milioni saranno riversati all'Italia in virtù del noto

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accordo sull'imposizione dei lavoratori frontalieri, mentre gli altri dodici andranno al
Cantone e ai Comuni.
Le finanze cantonali e comunali languono nelle cifre rosse, con fatica si intravvedono
nuove fonti di introiti e spesso si assiste unicamente ad aumenti di spese e costi: questa
nuova fonte che rappresenta una boccata d'ossigeno è sicuramente positiva. I prelievi
aggiuntivi toccano inoltre una categoria, quella dei frontalieri, che abitando in Italia e
lavorando in Svizzera usufruisce di salari sicuramente vantaggiosi rispetto al costo della
vita e alle condizioni italiane. In sintesi, con questa novella legislativa si vuole ottenere un
beneficio finanziario a favore dei nostri enti locali e del Cantone per la permanenza di un
grande numero di frontalieri, sempre crescente, sul nostro territorio. In un certo senso, tale
maggiore aggravio sui lavoratori frontalieri è addolcito dal conseguente maggiore
riversamento allo Stato italiano.
La misura non deve essere però vista come una panacea. Il problema del numero sempre
crescente dei frontalieri rimane inalterato e non si pensi che l'introduzione di questa misura
avrà come conseguenza una diminuzione del loro numero. Bisogna quindi agire in altri
settori se si vuole ottenere una loro decrescita, o almeno un contenimento, e,
parallelamente, un aumento di indigeni impiegati nei nostri settori produttivi.
In Commissione si è lungamente dibattuto sulla presunta disparità di trattamento rispetto
ad altre tipologie di residenti imposti alla fonte, come i dimoranti e i frontalieri con rientro
settimanale. Ci è parso tuttavia non sussistere alcuna discriminazione, poiché tali
categorie sono assoggettate diversamente dal profilo fiscale: i primi illimitatamente, e
coloro che godono di un permesso G, appunto, solo parzialmente. D'altro canto, parificare
all'imposta cantonale tutti i frontalieri corrisponde meglio alla realtà: considerarli legati
solamente al Comune dove esercitano e operano corrisponderebbe a un'ottica troppo
restrittiva. In questo nuovo approccio vi è quindi una migliore ridistribuzione, anche fra i
Comuni, delle imposte alla fonte.
Gli stessi Comuni, spesso tartassati dal Cantone, questa volta sono beneficiati dal
riversamento di ben due terzi degli introiti conseguiti. La misura dovrebbe quindi essere
salutata con soddisfazione dagli enti locali con le casse vuote.
Lungi da noi, con l'adozione di questa misura, l'idea di voler applicare una soluzione
punitiva e discriminante nei confronti di una categoria di lavoratori che dà un contributo
sostanziale allo sviluppo e al benessere del Cantone. E neppure questa deve sembrare
una manovra di captatio benevolentiae messa in atto unicamente per accattivarsi i favori
degli elettori ticinesi. Il vantaggio finanziario è palese e in fin dei conti si chiama alla cassa
chi si ritiene sia avvantaggiato, a livello di situazione personale e lavorativa, ma abbia
pochi doveri e oneri nei confronti di uno Stato in cui soggiorna esclusivamente per
percepire reddito.
In zona Cesarini è giunto l'emendamento del collega Pronzini, che snatura completamente
il disegno di legge e che in sostanza annulla il messaggio governativo. L'idea alla base di
tale emendamento è che non bisognerebbe penalizzare i frontalieri, ma piuttosto le società
e le ditte per le quali essi lavorano, che secondo Pronzini beneficerebbero di vantaggi.
Il gruppo PLR non può condividere tale emendamento, in quanto l'introduzione e la
cancellazione di articoli che Pronzini propone non è valida dal profilo giuridico e legislativo.
La proposta contenuta in tale emendamento dovrebbe semmai essere presentata in
un'altra forma e con strumenti più idonei, quale un'iniziativa parlamentare.
In conclusione, date le argomentazioni esposte, il gruppo PLR aderisce al rapporto della
Commissione speciale tributaria.

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CAMPANA F., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO LEGA - La Lega dei ticinesi
sostiene la mozione di Marco Chiesa di aumentare il moltiplicatore comunale di riferimento
dell'imposta alla fonte dei frontalieri dall'attuale 78% al 100%, così come il rapporto della
relatrice, Michela Delcò Petralli, che ringraziamo per il lavoro svolto.
La misura è importante per le finanze cantonali in quanto genererà un introito maggiore di
tasse quantificato in circa venti milioni di franchi. Sancisce di fatto il principio di equità di
trattamento fiscale tra frontalieri e cittadini domiciliati in Ticino, eliminando la disparità di
trattamento attualmente in vigore e non corretta. È inoltre un primo passo indirizzato a
portare maggiore equità nell'ambito della pressione fiscale in vigore in Italia per i frontalieri.
Si tratta quindi di una misura che va a sanare una situazione oggi non più sostenibile e il
cui scopo non è certo colpire i frontalieri.
La mancata applicazione della misura ai dimoranti e ai quasi residenti (frontalieri che
hanno il permesso G con rientro settimanale) è dovuta al fatto di non volere creare una
disparità di trattamento nei confronti dei contribuenti che hanno un legame personale più
stretto con il nostro territorio. In base all'accordo italo-svizzero, il 38.8% delle imposte
incassate è stornato ai Comuni di frontiera italiani. Tale percentuale è sfavorevole per il
nostro Cantone: accordi con altri Stati esteri fissano una percentuale di restituzione molto
inferiore. Su tale questione urgerebbe una modifica.
A livello federale è inoltre in atto il progetto di revisione federale dell'imposta alla fonte, che
prevede di estendere la tassazione ordinaria ai dimoranti e ai quasi residenti. In tale
ambito è stato anche accettato un postulato del Consigliere nazionale Lorenzo Quadri, che
va nella direzione auspicata dall'iniziativa.
Siamo inoltre contrari all'emendamento proposto da Pronzini in quanto snatura
completamente la proposta dell'UDC.

DE ROSA R., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO PPD+GG - Il rapporto
commissionale concretizza finalmente gli intendimenti dell'iniziativa del collega Marco
Chiesa, il cui principio era già stato accolto dal Gran Consiglio lo scorso marzo. Porto
l'adesione della maggioranza del gruppo PPD+GG, ribadendo solo alcuni concetti di
fondo.
Attualmente, il prelievo alla fonte dei frontalieri è calcolato con un moltiplicatore medio
cantonale del 78%, che spesso è inferiore ai moltiplicatori comunali: in oltre cento Comuni
ticinesi (su 158) i contribuenti devono far fronte a moltiplicatori comunali superiori a tale
percentuale. Contrariamente ai cittadini assoggettati all'imposta ordinaria, le persone
tassate alla fonte non pagano l'imposta comunale in base al moltiplicatore del Comune di
domicilio, ma in base a un moltiplicatore comunale medio, che, in Ticino, per il periodo
fiscale 2013, è stato appunto fissato al 78%. Ciò significa che una persona che vive oltre
confine ha un moltiplicatore del 78%, mentre chi vive a Bellinzona o a Biasca del 95%. In
diversi Comuni in cui il moltiplicatore è inferiore al 78%, si sta pensando di aumentare le
imposte per fronteggiare l'attuale situazione di difficoltà finanziaria dell'ente pubblico.
Questa misura porterebbe venti milioni di franchi in più al Ticino e all'erario italiano e può
essere attuata unilateralmente dal Cantone. In un periodo di crisi caratterizzato anche da
tagli e da riversamenti di oneri dalla Confederazione al Cantone e, in parte, dal Cantone ai
Comuni, questa nuova entrata costituirebbe una boccata d'ossigeno per i nostri enti
pubblici.
L'aumento del moltiplicatore rappresenta però solo una soluzione temporanea. La
soluzione definitiva non può che essere la rinegoziazione o addirittura la denuncia
dell'accordo tra Svizzera e Italia relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri e alla

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compensazione finanziaria a favore dei Comuni italiani di confine, che risale al 1974. Un
altro punto è il rafforzamento della politica estera del nostro Cantone, sia nei confronti
dell'Italia sia nei confronti di Berna, cosa che si sta facendo.
I sessantamila frontalieri che ogni giorno varcano il confine utilizzano le nostre strade, le
nostre infrastrutture, i nostri servizi pubblici e vari altri servizi; oltre a contribuire a
finanziare in parte tali servizi e strutture, il maggiore versamento contribuirebbe a ridurre
l'impatto ambientale negativo, ormai quasi insostenibile, causato quotidianamente, in
particolare nel Luganese, nel Mendrisiotto e nel Locarnese. La misura può essere vista
anche come un piccolo e modesto contributo al risanamento delle finanze pubbliche
cantonali e comunali, fine per il quale, per una volta, non sarebbero chiamati alla cassa i
ticinesi e i domiciliati.
In ogni caso, non illudiamoci: con questa misura non si risolveranno tutti i problemi del
Cantone. I sessantamila frontalieri sono una realtà che il Ticino non ha mai conosciuto in
un tale contesto economico: crescita dei posti di lavoro, stagnazione dei salari nonostante
la crescita economica degli ultimi anni, tendenza all'aumento della disoccupazione reale
nonostante l'aumento dei posti di lavoro. L'aumento della disoccupazione è ben peggiore
di quanto le statistiche mostrino, in quanto esse non contemplano, per esempio, le
persone scoraggiate che non si iscrivono alla disoccupazione, chi ha perso il diritto alle
indennità oppure chi e finito in assistenza magari a causa della recente revisione della
legge sulla disoccupazione.
L'economia del nostro Cantone non è in grado di assorbire in maniera sostenibile e
duratura nel tempo un afflusso di frontalieri equivalente a un terzo del mercato del lavoro
ticinese: è come se nel Canton Zurigo, che ha circa 800 mila posti di lavoro, entrassero
ogni giorno 270 mila frontalieri; oggi se ne contano circa diecimila, ma con una crescita
annuale media del 10% negli ultimi dieci anni: credo che anche gli amici confederati, a un
certo punto, dovranno prendere atto di quanto sta succedendo, perché anche loro,
gradatamente, stanno conoscendo il fenomeno dell'importazione di manodopera, anche
altamente qualificata, dalla Germania e dai Paesi limitrofi. Solo in quel momento potremo
trovare un forte alleato a Berna per sostenere le nostre richieste di una revisione
dell'accordo tra Svizzera e Italia del 1974 sulla doppia imposizione, se non addirittura il
suo annullamento.
Per quanto riguarda l'emendamento del collega Pronzini, mi esprimerò in qualità di
presidente della Commissione speciale tributaria al momento opportuno.
Sulla base delle considerazioni esposte, invito ad aderire al rapporto della collega Delcò
Petralli, che ringrazio per il lavoro svolto.

LURATI S., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO PS - Il calcolo dell'imposizione fiscale
è un dilemma che attanaglia tutti i cittadini contribuenti. Va sottolineato "contribuenti",
poiché chi evade il fisco, indipendentemente da quale Paese provenga, non si pone il
problema del riempimento della dichiarazione fiscale, e tanto meno si preoccupa di
onorare il proprio impegno di cittadino attraverso una corretta partecipazione alle spese
per il buon funzionamento dello Stato.
Quel che fa specie, in questa iniziativa, è la sua impostazione prettamente ideologica che
di fatto va a colpire solo chi, lavoratore dipendente, non può sfuggire a un'imposizione
fiscale calcolata al centesimo, in quanto i dati di riferimento sono trasmessi in maniera
automatica agli uffici delle contribuzioni dai datori di lavoro.
Di tutta evidenza è il fatto che degli evasori fiscali degli altri Stati non ci si preoccupa, si
preferisce anzi coccolarli attraverso un sistema di imposizione forfettaria che mostra una

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grandissima disparità di trattamento tra lavoratori dipendenti, sovente a basso reddito, e
persone ricche, spesso in maniera spropositata, di fronte al fisco.
Sottolineo il fatto che, nello stile a loro consono, gli esponenti UDC promotori dell'iniziativa
hanno palesemente voluto colpire i lavoratori frontalieri, ormai portatori di tutti i mali del
nostro Cantone, con il malcelato intento di rendere meno attrattiva l'offerta occupazionale
ticinese. Un intento che fa perlomeno sorridere, poiché, evidentemente, a fronte
dell'impossibilità di trovare lavoro nel loro Paese, queste persone saranno sempre più
indotte a cercare una soluzione in altri luoghi, indipendentemente dal reddito che potranno
conseguire. È chiaro che se l'alternativa è non avere un reddito, la possibilità di un reddito
leggermente diminuito da una diversa imposizione fiscale non potrà che essere la scelta
finale.
Fatte tali considerazioni, resta inalterato il quesito di sapere se, in considerazione dei costi
assunti dal loro Paese d'origine (scolarizzazione, formazione professionale e accademica,
infrastrutture, cure medico-sanitarie, sostegno previdenziale, eccetera), una tassazione
praticamente unica nel solo luogo di lavoro sia corretta o se invece non costituisca una
disparità di trattamento nei confronti dei loro consimili che operano sul territorio di
residenza. Ma se il problema fosse questo, andrebbe risolto in maniera diversa da quella
proposta dal messaggio in oggetto, ovvero attuando una doppia tassazione, come del
resto avviene, o dovrebbe avvenire, per i frontalieri che risiedono oltre la fascia di confine.
Veniamo ora ai contenuti del messaggio, che in entrata vuole subito chiarire la questione
relativa ai permessi B – questione chiarita – e ai permessi G, per le persone che rientrano
ogni settimana – questione chiarita solo in parte. Non ci stupirebbe più di tanto se
quest'ultime aumentassero in maniera significativa non appena il nuovo ordinamento
entrerà in funzione, perché ottenere una residenza fittizia in Ticino non è difficile. Se ciò
avvenisse, quali sarebbero le conseguenze, anche di tipo finanziario, legate alla residenza
e quindi ai costi che ne potrebbero derivare per una serie di prestazioni eventualmente
dovute? Nel messaggio non se ne parla, ma noi riteniamo che sarebbero state necessarie
considerazioni approfondite. Per contro, vi si menziona la volontà del Consiglio federale di
operare una revisione dell'imposizione alla fonte che, in parte, potrebbe risolvere alcuni
problemi: forse sarebbe stato bene attendere tale revisione senza anticipare i tempi come
si sta facendo. Nella modifica tributaria proposta, il PS ha rilevato pochi aspetti positivi; tra
questi, il riversamento di quasi otto milioni ai Comuni di frontiera, una sorta di
partecipazione alle spese sostenute da quest'ultimi per infrastrutture che dovranno essere
attuate o completate, anche in vista di un miglioramento della mobilità, in particolare nel
Mendrisiotto e nel Luganese. Segnaliamo inoltre una semplificazione dei conteggi a favore
delle amministrazioni comunali e la diminuzione della durata minima lavorativa per avere
diritto a un riversamento della quota parte di prelievo fiscale. Una misura in linea con i
tempi, tenuto conto dell'accresciuta mobilità richiesta sia alle imprese edili, sia a quelle
artigianali.
In conclusione, il PS ritiene che la modifica tributaria in discussione non sia la migliore
delle soluzioni possibili, anche se cerca di tenere conto di alcune mutazioni della realtà,
quale il quasi costante aumento del livello medio dei moltiplicatori comunali. Ma
attenzione, anche in questa prospettiva, all'aumentato beneficio per quei Comuni che
hanno un moltiplicatore molto basso.
Comunque, in considerazione di quanto in discussione a livello federale, di quanto
potrebbe scaturire dalla revisione dell'accordo italo-svizzero in materia fiscale, della
necessità di ripartire in maniera più equa la redistribuzione tra i diversi Comuni, e
considerandola una modifica transitoria, il PS, anche se non unanimemente, sosterrà le
conclusioni del rapporto.

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PINOJA G., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO UDC - A poco più di un anno di
distanza, l'iniziativa 1 parlamentare presentata dall'UDC è stata accettata. Sono
estremamente soddisfatto del risultato ottenuto, visto che si tratta di uno dei primi e
concreti provvedimenti a entrare in vigore in materia.
Il cambiamento di aliquota nella legge tributaria [LT; RL 10.2.1.1] raggiunge due obiettivi: il
primo, un giusto ed equo aumento delle entrate fiscali date dalle attività dei frontalieri in
Ticino; il secondo, sicuramente più ideologico ma necessario, dare un chiaro segnale dei
nostri intendimenti, ovvero porre un deterrente, anche se molto lieve, alla scelta dei
frontalieri di lavorare in Svizzera. Si tratta di uno dei primi concreti provvedimenti che
questo Parlamento abbia avallato quale reazione a una situazione del mercato del lavoro
che è sfuggita di mano e che ha portato a conseguenze negative significative.
Negli scorsi mesi, come ricorderete, abbiamo approvato:
- la precedenza nelle assunzioni da parte dello Stato, a parità di capacità e diplomi, al
     personale residente attualmente in disoccupazione, e solo subordinatamente a
     stranieri e non residenti;
- l'accettazione delle deduzioni per la manutenzione della propria abitazione effettuate
     da ditte non residenti, i cosiddetti "padroncini", a condizione che le spese siano pagate
     tramite bonifico bancario, in modo da obbligare la ditta straniera a dichiarare quanto
     incassato, vista la tracciabilità del pagamento;
- l'abolizione delle notifiche online per i padroncini, accettate dal Parlamento, ma
     bocciate a livello federale dalla signora Sommaruga.
Non entro nei dettagli del messaggio odierno: le soluzioni che propone mi sembrano
estremamente chiare e pertinenti e sono certo che la capace relatrice, Michela Delcò, le
tratterà nel suo intervento.
Ciò che mi preme invece sottolineare è come e quanto sia importante continuare sulla
strada intrapresa. Il Ticino ha sicuramente bisogno di manodopera straniera e quindi
anche di frontalieri, ma unicamente laddove non abbiamo manodopera residente
disponibile. Rispetto alla situazione attuale, che cosa significa ciò, concretamente? Se nel
settore secondario (industria e artigianato) si può affermare che la situazione non è
estremamente anomala, visto che in tale settore non abbiamo abbastanza manodopera
indigena da decenni, non possiamo assolutamente dire altrettanto per buona parte del
terziario. Intendiamoci, non è che la situazione nel secondario vada bene: dopo l'entrata in
vigore della libera circolazione delle persone, infatti, la situazione è precipitata anche in
tale settore, con una forte diminuzione dei salari medi, e con situazioni (venute alla luce)
assolutamente inaccettabili. Vi rimando, a tal proposito, alle trasmissioni televisive nelle
quali si sono raccolte diverse testimonianze, sia con interviste sia con interventi in diretta,
di ciò che sta succedendo. Nella produzione e nella fornitura di servizi, invece, le cose
sono cambiate sostanzialmente rispetto al passato; fanno eccezione, ovviamente, i settori
della gastronomia e dell'albergheria. Cosa è successo? Dove vi è disponibilità di
personale residente, abbiamo assistito a uno sgradito effetto di sostituzione, con il chiaro
obiettivo da parte delle imprese di contenere i costi. Tale modo di procedere non è
assolutamente illegale – ci mancherebbe – ma gli sciagurati Bilaterali lo permettono e le
conseguenze sono state immediate, con un chiaro aumento della disoccupazione nel
settore, in particolare dei giovani. Si pensi che, in pratica, posti di lavoro creati
dall'economia nell'ultimo anno sono stati assorbiti da manodopera straniera.

1
 Iniziativa parlamentare generica: Aggiornare il moltiplicatore comunale per il calcolo delle imposte
alla fonte, Marco Chiesa e cofirmatari per l'UDC, 27.05.2013.

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Ma le conseguenze di questo malandazzo non si limitano a un aumento della
disoccupazione. Due esempi all'ordine del giorno: i congestionamenti stradali, soprattutto
nel Sottoceneri e nel basso Ticino, ma anche e sempre di più nel Sopraceneri, oppure le
centinaia di auto parcheggiate abusivamente ovunque. Oltre a ciò, non dobbiamo
dimenticare anche una serie di altri problemi che si manifestano più lentamente, ma
gradualmente, come l'aumento dei casi dove si ricorre alle assicurazioni aziendali di
perdita di guadagno a causa di malattia, e, in seguito, anche l'aumento dei casi d'invalidità.
Potrei continuare, ma sono cose e situazioni più o meno note a tutti voi.
Cosa fare per trovare valide soluzioni per riportare i frontalieri a un numero equo e giusto?
La prima proposta ormai è stranota ed è sui banchi del Consiglio federale: aspettiamo che
la decisione presa dal popolo il 9 febbraio contro l'immigrazione di massa sia applicata al
più presto.
È necessario agire anche a livello cantonale. Il 4 luglio di quest'anno è riuscita l'iniziativa 2
popolare Prima i nostri. La stessa è al vaglio della Commissione costituzione e diritti
politici. Essa porta avanti tre semplici concetti: preferenza d'impiego agli svizzeri e ai
residenti (clausola preferenza indigena); reciprocità nell'attuazione dei trattati
internazionali; lotta al dumping salariale. Sfido chiunque di voi a non essere d'accordo con
questi tre principi fondamentali.
Vi chiederete come si può realizzare tutto ciò visto che siamo imbrigliati da accordi
bilaterali restrittivi e, secondo me, a favore soprattutto dell'Europa. Se leggerete le
proposte dell'iniziativa, vi accorgerete che non è stato tolto o stralciato neppure un
capoverso dell'attuale Costituzione cantonale, ma semplicemente sono state apportate
aggiunte a quattro articoli, sviluppando principi già esistenti con il preciso scopo di fare
chiarezza e dare la possibilità allo Stato d'intervenire ogni qualvolta si constati che i patti
non sono stati rispettati. I cittadini della Svizzera, del Canton Ticino, tutti voi, io, siamo
persone oneste, disponibili, aperte al dialogo: l'abbiamo dimostrato in molte occasioni. Il
Consiglio federale, permettetemi, probabilmente ha esagerato, e ora è in grossa difficoltà.
È pero tempo che ci diamo una svegliata e che reagiamo, con raziocinio, a una situazione
che, per quanto riguarda i rapporti con l'Italia, ci vede uscire perdenti in tutto. Se lo
possiamo fare anche a livello cantonale, non dobbiamo esitare.
Non è il momento di analizzare a fondo l'iniziativa Prima i nostri: avremo tempo di farlo.
Credo però che essa porti elementi importanti sui quali lavorare già oggi. Invito quindi la
Commissione costituzione e diritti politici, il Consiglio di Stato e la Commissione speciale
tributaria a chinarsi sull'iniziativa e a prendere conoscenza delle sue proposte.
Concludo ringraziando la relatrice e tutta la Commissione speciale tributaria, che con
impegno e concretezza hanno portato a buon termine l'iniziativa oggi in discussione.

PRONZINI M., INTERVENTO A NOME DEL MPS-PC - Come ha fatto Pinoja, parlando in
modo esteso dell'iniziativa Prima i nostri, permettete anche a me di fare propaganda per
un atto parlamentare: ricordo che l'MPS nel 2011 ha lanciato un'iniziativa 3 contro il
dumping che è ancora nei cassetti della Commissione della gestione e delle finanze. Mi
auguro che i rappresentati dell'UDC membri di tale Commissione possano spingere
affinché essa sia messa in votazione.
A volte la storia, o semplicemente l'attualità, combina configurazioni particolari che sono di
grande utilità per illustrare la nostra realtà sociale. Per esempio, in questo stesso mese di

2
    Iniziativa popolare costituzionale: Prima i nostri, 23.04.2014.
3
    Iniziativa popolare legislativa generica: Basta con il dumping salariale in Ticino, 10.10.2011.

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novembre ci troviamo a discutere sia del rapporto tra stranieri frontalieri e fiscalità sia di
una votazione popolare sulle tassazioni globali. Constato la diversità di atteggiamento fra
queste due categorie di stranieri. Da un parte vi sono persone ricche, se non straricche,
che non portano nessun contributo a questo Paese e che vengono in Svizzera per trarre
vantaggio dalla situazione sociale, amministrativa, ricevendo addirittura un vantaggio
fiscale: non solo pagano meno imposte di quanto dovrebbero, ma si decide di trattarle in
modo privilegiato, fiscalmente parlando, rispetto a coloro che vivono e lavorano in questo
Paese. Si decide di privilegiare ulteriormente stranieri di per sé già privilegiati. Dall'altra
parte abbiamo semplici lavoratori che ogni giorno vengono in questo Paese e che di
questo Paese non sfruttano assolutamente nulla, ma anzi danno un contributo fattivo alla
nostra crescita economica: costruiscono le nostre case che quasi più nessuno vuol
costruire, prestano cure ai nostri malati, eccetera. Nei confronti di questi ultimi si decide un
aumento fiscale dal sapore punitivo, per la semplice ragione che sono lavoratori stranieri.
Se questo non è un atteggiamento fiscale classista, ditemi voi di cosa si tratta!
Si argomenta, difendendosi da chi vede in questa proposta una dimensione
sostanzialmente punitiva nei confronti degli stranieri salariati, portando due giustificazioni:
la prima è che questa riforma fiscale apporta in qualche modo un contributo finanziario alle
casse cantonali e comunali, alle prese con un aumento dei costi generati proprio dalla
presenza massiccia di lavoratori frontalieri; la seconda è che l'aggravio fiscale
rappresenterebbe un disincentivo a venire a cercare lavoro in Svizzera, contribuirebbe a
togliere pressione dal mercato del lavoro e a indebolire il dumping salariale. Tali aspetti
sono stati ripresi da quasi tutti i vostri interventi.
Cominciamo dalla giustificazione relativa ai maggiori introiti fiscali. Abbiamo sentito
tantissime volte in Parlamento discorsi veementemente opposti all'aumento della
pressione fiscale, a cominciare proprio da coloro che hanno formulato la proposta in
discussione. Si obietterà che si tratta di un piccolo obolo per i problemi e i costi che i
frontalieri comportano. In realtà, tale categoria di lavoratori già oggi è in forte credito
rispetto allo Stato e ai Comuni che incassano le loro imposte. A cosa servono le imposte?
Rammenterete che lunedì il Ministro Bertoli ce lo ha ricordato. Anche a scuola peraltro
c'insegnano che servono a finanziare i compiti dello Stato: sanità, scuola, formazione,
assistenza sociale, cultura, infrastrutture pubbliche e private. I frontalieri contribuiscono a
finanziare tutto ciò, ma che cosa utilizzano di tutto ciò? Il collega De Rosa ha detto che
utilizzano, ma senza specificare cosa. Di certo, non utilizzano gli ospedali, le case per
anziani, le scuole, l'assistenza sociale. Le prestazioni sociali alle quali hanno diritto sono
finanziate da contributi che loro stessi pagano unitamente ai padroni: AVS, secondo
pilastro, assegni famigliari. Restano gli aspetti legati all'aumento del traffico, quali
l'inquinamento ambientale, che non sono certo secondari. Ma tale ultimo aspetto è più che
altro un pretesto per fare dei lavoratori frontalieri un capro espiatorio sul quale caricare il
fallimento di tutta una classe politica e padronale. Basti pensare all'accoglienza ricevuta
dalla timida proposta che il Consigliere di Stato Zali ha fatto per far passare alla cassa i
vari e potenti generatori di traffico (padronato e centri commerciali). Chi non ricorda quanto
ha espresso in quest'aula il presidente del PLR, seguito a ruota da numerosi altri
esponenti politici? Ancora una volta, una visione classista del fisco.
Parliamo dell'effetto dissuasivo che la misura avrebbe. Per illustrarvi quale può essere tale
effetto, si può fare un esempio che parte da quei lavoratori frontalieri che, per così dire, si
trovano "in area dumping", ovvero che guadagnano attorno ai tremila franchi al mese.
Oggi un lavoratore frontaliere con tale stipendio, non sposato, paga 146 franchi al mese di
imposte alla fonte, mentre con l'aggravio proposto ne pagherebbe 169, dunque 22 in più.
Credete veramente che qualcuno disposto a venire a lavorare in Ticino per tremila franchi

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al mese rinuncerebbe se il suo salario, per effetto di questo aggravio fiscale, scendesse di
22 franchi al mese? Credere ciò significa non avere nessuna idea della dimensione della
crisi sociale, economica e occupazionale che ha investito in questi ultimi anni l'Italia e che
spinge i lavoratori di quel Paese a cercare, non certo fortuna, ma la possibilità di
sopravvivere, accettando qualsiasi condizione sia loro offerta. Ricordo che in Italia il tasso
di disoccupazione ufficiale – che è impreciso, come quello svizzero – dal 2007 al 2014 è
passato dal 6% aI 12%, e quello giovanile dal 20% al 43%.
Per concludere: come non vedere nella proposta in discussione il tentativo di costruire un
capro espiatorio al quale addossare tutte le colpe della nostra malandata situazione
economica e sociale, creata evidentemente dalle politiche padronali e dalla maggioranza
di questo Paese, di questo Governo e di questo Parlamento? Come non vedere un
tentativo di trasformare lo strumento fiscale in strumento di punizione per una categoria di
lavoratori accusati di rubare il lavoro ai cosiddetti "indigeni"? Come non vedere in questa
proposta un tentativo di fare crescere la xenofobia e un velenoso sentimento di divisione
tra i salariati?
Queste sono le ragioni che mi spingono a votare contro la proposta di modifica della legge
tributaria. Una modifica dal sapore classista (nel senso delle classi sociali) e xenofobo,
qualcosa con la quale non voglio avere nulla a che fare, né tanto meno approvare, né con
convinzione, né, come altri farisaicamente fanno, con riserva.
Visto che non ne ho la facoltà, in quanto non faccio gruppo, proporrei ai colleghi dell'UDC
di chiedere il voto nominale sulla proposta.

SADIS L., DIRETTRICE DEL DIPARTIMENTO DELLE FINANZE E DELL'ECONOMIA -
Sarò brevissima perché i rapporti commissionali sull'iniziativa ben evidenziavano la
complessità e la delicatezza giuridica del tema. Non essendoci a mio avviso ulteriori
necessità di chiarimenti, mi rimetto espressamente a messaggio e rapporto.
Per quanto riguarda la proposta di emendamento presentata dal deputato Pronzini, ci
sono difficoltà circa la mancanza di unità di materia rispetto al tema trattato: non vi è in
sostanza nesso fra la proposta di emendamento e l'oggetto in discussione. Vi è anche un
problema riguardante il modo in cui questa proposta è costruita e formulata: non ha una
sistematica normativa consistente; non si tratta di un aspetto formale, perché oltre ad
annullare completamente gli interventi proposti in merito al tema in discussione, pone
notevoli problemi a livello di normative che non si aveva intenzione di toccare, ma che
secondo l'emendamento sarebbero di fatto toccate se non annullate. Non è neppure da
escludere una lesione dell'autonomia comunale, che è un principio rilevante nel nostro
sistema.

DELCÒ PETRALLI M., RELATRICE - Con il precedente rapporto commissionale, votato
qui in Gran Consiglio lo scorso marzo, la maggioranza della Commissione speciale
tributaria si era limitata a proporre l'accoglimento dell'iniziativa del gruppo UDC senza
entrare nel merito della revisione legislativa. La Commissione, esaminati i problemi
giuridici presenti (tra i quali il principio della proporzionalità e la parità di trattamento)
demandava al Consiglio di Stato il compito di svolgere i necessari approfondimenti. Con il
messaggio in discussione oggi il Consiglio di Stato ha deciso di limitare l'aumento del
moltiplicatore comunale di riferimento a una sola categoria di contribuenti tassati alla fonte,
ovvero, i frontalieri che rientrano giornalmente al proprio domicilio. Tale categoria conta 55
mila persone su un totale di 62 mila frontalieri. Per tutti gli altri contribuenti tassati alla

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fonte la situazione rimane dunque invariata. L'Esecutivo ha ritenuto che tale soluzione
fosse quella che riduce al minimo il rischio di una sanzione giudiziaria basata sulla
violazione del principio della parità di trattamento. Il Consiglio di Stato ha ritenuto che i
frontalieri con rientro giornaliero, a differenza dei domiciliati e dei residenti, non hanno un
legame specifico e personale con un particolare Comune. È per tale ragione che
l'Esecutivo ha escluso dal campo di applicazione della novella legislativa i residenti con
permesso B, i dimoranti e i frontalieri con permesso G ma con rientro settimanale al Paese
d'origine.
Come avete sottolineato in tanti, la soluzione adottata non è a tenuta stagna: ci sarà
sicuramente chi farà ricorso a un "indirizzo bucalettere"; per tale motivo, ritengo che
l'autorità fiscale dovrà affinare i metodi di accertamento, per esempio, facendosi assistere
dai datori di lavoro e dai Comuni. Il Consiglio di Stato ha poi scelto di portare il
moltiplicatore comunale di riferimento al 100%. Ciò si traduce in un aumento medio
d'imposta di 300-400 franchi all'anno.
A chi sostiene che la misura penalizzi lavoratori che già percepiscono salari bassi e che vi
sia una disparità di trattamento tra stranieri ricchi e stranieri con bassi salari, dico che sono
d'accordo su tali asserzioni, ma credo che la soluzione di tali problemi sia da ricercare
altrove. Ricordo che il moltiplicatore della maggioranza dei Comuni ticinesi (119 su 158) si
situa al di sopra del 78%, e che sempre più Comuni, fra i quali anche Lugano, stanno
alzando il moltiplicatore comunale. Pertanto, credo che un moltiplicatore del 100% si
avvicini di più alla realtà della maggioranza dei Comuni ticinesi. Anche noi domiciliati
viviamo una disparità interna sistemica, dovuta da una parte all'autonomia comunale,
dall'altra alla differenza di moltiplicatore fra un Comune e l'altro. Aumentare il moltiplicatore
risponde anche a una questione di equità rispetto alle persone che qui vivono e risiedono.
L'aumento del moltiplicatore di riferimento al 100% si avvicina anche alla pressione fiscale
dello Stato italiano (che ricordo essere del 25%). Un salario annuo di 66 mila franchi di un
frontaliere con due figli a carico, qui da noi è imposto per 660 franchi, mentre lo stesso
reddito, in Italia, sarebbe imposto per ottomila franchi. Se discriminazione esiste, è
semmai quella creata dallo Stato italiano, nella misura in cui tratta in modo differente i
frontalieri occupati in Svizzera: se risiedono nella fascia di confine di venti chilometri, li
esenta dal pagamento delle imposte (salvo la tassa sulla casa), mentre tutti gli altri sono
imposti normalmente, salvo poi dedurre la quota già imposta in Svizzera. Se
discriminazione esiste, è quella che subisce il Ticino, che in virtù dell'accordo sui frontalieri
del 1974, deve riversare ai Comuni italiani di frontiera quasi il 40% delle imposte alla fonte.
Ricordo che alla Francia riversiamo il 3.5% e all'Austria il 12.5%. Al riversamento all'Italia
non corrispondono vantaggi adeguati, e penso in particolare alla mancanza di
infrastrutture pubbliche che facilitino il trasporto collettivo dei frontalieri. Ricordo infine che
tutti i frontalieri, purché il reddito percepito nel nostro Paese superi il 90% del loro reddito
totale, possono chiedere la tassazione correttiva e quindi sfuggire all'aumento del
moltiplicatore di riferimento.
Il messaggio introduce anche tre novità importanti. La prima è che il decreto di riparto sarà
attualizzato annualmente. La seconda è che la chiave di riparto terrà ancora conto del
luogo di lavoro del frontaliere, ma la durata minima di attività effettiva nel Comune è ridotta
da 90 a 30 giorni al fine di garantire una distribuzione più equa dell'introito fiscale tra i
Comuni ticinesi. In pratica, ciò significa che, per esempio, in caso di cantieri edili con
durata lavorativa superiore ai 30 giorni, sarà il Comune dove è situato il cantiere ad avere
diritto al riversamento dell'imposta relativa, mentre negli altri casi esso spetterà al Comune
sede dell'azienda. La terza novità importante è che il riversamento ai Comuni interessati
dalla revisione legislativa terrà conto di un moltiplicatore al 100% e non più del

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moltiplicatore effettivo del Comune, ma in compenso il Cantone preleverà una provvigione
d'incasso del 5% sull'importo oggetto di riversione.
L'impatto finanziario della revisione legislativa è stato quantificato in circa venti milioni di
franchi; di questi, 7.8 milioni saranno riversati all'Italia in virtù dell'accordo italo-svizzero del
1974, 4.3 milioni rimarranno al Cantone come commissione per incasso e 7.9 milioni
andranno ai Comuni. Su tutta la revisione legislativa qui proposta pesa una grande
incognita: la nuova legge federale sull'imposta alla fonte tutt'ora in consultazione, che
prevede di estendere la tassazione ordinaria. Se il Parlamento federale dovesse
approvarla, il diritto cantonale vi si dovrà adeguare e il Ticino perderà gran parte dei suoi
introiti fiscali dovuti all'imposta alla fonte. Il costo per realizzare il nuovo sistema è stato
valutato in 75 mila franchi, mentre il compenso dovuto ai datori di lavoro che incassano
per lo Stato l'imposta alla fonte è stato ridotto dal 3% all'1%.
Colgo l'occasione per portare l'adesione del mio gruppo al rapporto commissionale, anche
se ci rendiamo conto che questa soluzione, come sottolineato da molti di voi, può essere
intesa solo come parziale e transitoria, in attesa di altre soluzioni più incisive e definitive
che dipendono in gran parte dall'accordo italo-svizzero, ma anche dalla volontà politica di
sanzionare il ricorso scriteriato alla manodopera transfrontaliera da parte di quelle aziende
che non dimostrano alcuna responsabilità sociale verso il territorio e chi vi abita. A tal
proposito aggiungo che ha ragione chi ha sostenuto che questa riforma non è un buon
deterrente per impedire che il numero dei frontalieri aumenti in Ticino. In tale senso sarà
necessario adottare altre misure, alcune delle quali sono state citate.
Al collega Pronzini ricordo che i tutti i frontalieri che entrano a lavorare nel nostro territorio
utilizzano le strutture del Canton Ticino. Gli ricordo inoltre che attualmente in Ticino 91
apprendisti sono frontalieri. Questi apprendisti, per il periodo dell'apprendistato,
occuperanno posti dei quali i ragazzi ticinesi non potranno usufruire. Oltretutto, questi 91
apprendisti frontalieri hanno causato il raddoppio di alcune classi alle Scuole professionali
artigianali e industriali (SPAI) e i docenti li paghiamo noi.
Colgo l'occasione per esprimere il parere del mio gruppo sugli emendamenti proposti da
Matteo Pronzini, che è talmente contrario alla proposta in discussione da tranciare con la
spada interi articoli della legge tributaria, creando così un vuoto legislativo. Addirittura
stralcia il cpv. 2 dell'art. 106 della legge tributaria, aggravando la situazione dei
contribuenti tassati alla fonte: se l'emendamento fosse accolto, infatti, l'imposta alla fonte
non avrebbe più un effetto liberatorio, come accade attualmente, e i contribuenti si
vedrebbero imposti anche in via ordinaria. Gli emendamenti proposti dal collega Pronzini
vanno inoltre a toccare due articoli della legge tributaria che non sono oggetto di revisione.
L'emendamento proposto manca di unità di materia e viene usato impropriamente, come
se fosse un'iniziativa legislativa: non possiamo che respingerlo.

PRONZINI M. - Volevo chiedere alla collega Delcò Petralli: se questa misura, come ha
detto nel suo intervento, non è deterrente, allora per quale ragione è stata fatta? Inoltre –
rivolgo la domanda a lei ma potrei porla anche agli altri deputati – si continua a parlare di
strutture, ma, a parte quelle sul posto di lavoro, quali sono le strutture che i frontalieri
utilizzano? Non penso che si possa fare questa riflessione sui 91 apprendisti frontalieri,
perché essi rappresentano solo circa l'1.5% dei seimila apprendisti che abbiamo in tutto.

DELCÒ PETRALLI M., RELATRICE - Caro collega Pronzini, tu lo sai che i frontalieri che
provengono dalla Germania pagano le imposte come tutti gli altri loro connazionali? Non

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vedo perché i frontalieri che vengono dall'Italia debbano beneficiare di un trattamento di
favore, e ciò rispetto anche a noi domiciliati: anche a me piacerebbe abitare a Stabio e
pagare le imposte su un moltiplicatore del 60%, ma abito a Camorino e pago il 92%. Ecco
che il provvedimento in discussione permette di parificare un po' la situazione.

CHIESA M. - Intervengo per ringraziare i rappresentanti dei gruppi parlamentari che si
sono espressi, il Consiglio di Stato che con il suo messaggio ha concretizzato l'iniziativa
del maggio del 2013 e la relatrice del rapporto. Capisco l'atteggiamento dell'amico
Pronzini, ma non credo che dobbiamo ritornare sul tema a ogni piè sospinto: si è capito
benissimo qual è lo spirito dell'iniziativa e il solo fatto che cento Comuni abbiano un
moltiplicatore più alto rispetto al 78% medio dovrebbe già essere sufficiente a chiarirne i
motivi.
Ringrazio ancora tutti per il dibattito odierno e attendo fiducioso il voto.

GUIDICELLI G. - Non ho sottoscritto il rapporto della Commissione tributaria e voterò
contro la proposta di modifica in oggetto, così come avevo votato contro il messaggio che
chiedeva l'approvazione dell'iniziativa dell'UDC, nonostante a suo tempo avessi
sottoscritto con riserva il rapporto di maggioranza. Ciò, in quanto voglio distanziarmi da
questo clima di ostilità nei confronti dei frontalieri, identificati come causa di ogni male nel
nostro Cantone in tutti gli ambiti. Credo che si possa discutere di fiscalità, anche dei
frontalieri, con presupposti diversi. Si deve anche discutere della forte pressione che i
frontalieri generano sul nostro mercato del lavoro e dei problemi connessi, andando però a
verificare chi è la causa di tale situazione. Dobbiamo ritornare a un clima di dibattito più
tranquillo e non generare questa situazione che non fa bene a nessuno.
Sembra abbastanza strano che ai lavoratori frontalieri che rimangono in Ticino tutta la
settimana, usufruendo delle strutture e dei servizi dei Comuni nei quali risiedono, facciamo
pagare meno di quelli che rientrano giornalmente e non ne usufruiscono.

DELCÒ PETRALLI M., RELATRICE - Condivido pienamente le argomentazioni del collega
Guidicelli: anche io sono per trovare soluzioni volte a penalizzare chi chiama i frontalieri a
discapito della manodopera locale. Trovo però che questa iniziativa cerchi di parificare i
domiciliati rispetto ai frontalieri, che comunque usano le infrastrutture, le strade, gli
ospedali, le scuole: tutte le cose che principalmente paghiamo noi.
Per quanto riguarda la differenza tra frontalieri che rientrano giornalmente al proprio
domicilio e quelli che stanno qui durante la settimana, vorrei ricordare che, in primo luogo,
la soluzione proposta dal Consiglio di Stato protegge la revisione legislativa da
un'eventuale censura giudiziaria; è quindi il male minore. In secondo luogo, ricordo che i
frontalieri che stanno qui in settimana sono di solito quelli che abitano fuori dalla fascia di
confine e che pagano quindi già tutte le imposte in Italia.

SAVOIA S. - Voto con convinzione la proposta in discussione per battermi contro il clima
di astio che c'è nei confronti di ogni discorso serio, non ipocrita e non buonista, sulla
questione dei frontalieri. Mi colpisce l'atteggiamento di chi si trova in una situazione di
virtuale conflitto d'interesse perché fa riferimento a sindacati nei quali i frontalieri sono una
parte importante degli iscritti, e dovrebbe quindi dichiarare tale conflitto d'interessi prima

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d'intervenire. Mi colpisce ancora di più l'ipocrisia di chi dice che non bisogna colpire i
frontalieri ma i datori di lavoro che assumono i frontalieri. Se però riuscissimo a fare ciò, il
risultato sarebbe comunque che si assumerebbero meno frontalieri, e quindi colpiremmo
sempre loro. Non capisco allora dove sta la questione logica: bisogna colpire i frontalieri
ma senza dirlo o bisogna colpire i frontalieri colpendo prima i datori di lavoro perché così si
colpiscono gli odiati datori di lavoro? Bisogna decidersi. Oltretutto, vorrei sentire da parte
di chi oggi si è pronunciato a difesa – peraltro non richiesta e non necessaria – di tutti i
frontalieri, dire due cose: nell'esame del voto del 9 di febbraio è emerso in modo molto
chiaro che i ticinesi non hanno nulla contro i frontalieri, ma hanno molto contro la
situazione che si è venuta a creare a causa della libera circolazione e della mancanza di
limiti nei confronti del frontalierato. Seconda cosa, bisognerebbe dire chiaramente cosa si
intende fare se tutte le misure adottate non vanno bene e se le misure che sono state
proposte da chi oggi si è lanciato in queste difese sono state respinte dal popolo. Non
basta dire "così non va bene", non basta proporre emendamenti campati in aria e poi
salire sul trono difensore degli oppressi. Ci sono oppressi anche qui da noi, ci sono
persone anche qui da noi che non stanno bene, che non hanno lavoro, e anche di quelle
bisogna occuparsi!

BERETTA-PICCOLI F. - Visto il clima della discussione voterò no e non spiego perché.

MORISOLI S. - Voterò sì, oltre che per gli ovvi motivi a favore, anche per una ragione che
non è emersa in questo dibattito, ovvero che si tratta di uno strumento fiscale: nei dibattiti
parlamentari non mettiamo quasi mai il fisco in relazione a un costo dello Stato, ma ne
parliamo normalmente per una questione di giustizia e di ridistribuzione. Ebbene, questa
misura non va contro nessuno, non colpisce nessuno, va semmai a rendere un po' più
equo il rapporto fra poteri d'acquisto. Se prendiamo, per esempio, due persone che
lavorano per la stessa azienda, una residente in Ticino e l'altra in Italia, a parità di salario,
se il residente potrà spendere cento in Ticino, il frontaliere potrà spendere trecento in
Italia. È quindi anche una questione di equità di trattamento fiscale.

LEPORI C. - La proposta non è scevra da problemi ed è un po' pasticciata. Dopo aver
sentito tutti gli argomenti devo per forza votare no.

FOLETTI M. - Sono rimasto perplesso dalla discussione in quanto ho sentito fare un
paragone che non sta in piedi fra globalisti e frontalieri. I globalisti vivono in Ticino, pagano
i premi di cassa malati, le spese della sanità, spendono in Ticino, fanno lavorare i nostri
artigiani, mentre i frontalieri in Ticino lavorano e prendono lo stipendio.
Voterò un sì convinto; mi dispiace che si sia tentato di fare demagogia e di
strumentalizzare la discussione odierna per fare propaganda a un'iniziativa scellerata che
voteremo nelle prossime settimane.

PRONZINI M. - Ho chiesto l'intervento "per fatto personale" per poter dare le seguenti
risposte: effettivamente faccio il sindacalista e ne sono molto orgoglioso. A differenza di
Savoia, ho sempre combattuto gli Accordi bilaterali: ho raccolto firme, mi sono impegnato

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contro tutti gli Accordi bilaterali e sostenuto tutti i referendum, con coerenza, sostenendo
che si trattava di una liberalizzazione del mercato del lavoro. Savoia invece, a più riprese,
ha sostenuto gli Accordi bilaterali. Sostengo che ci deve essere unione tra i lavoratori,
siano essi frontalieri o residenti, contro il capitale, contro i padroni.
Per quanto riguarda le proposte, caro Sergio, noi abbiamo fatta un'iniziativa contro il
dumping, che hai sottoscritto anche tu, e che ti invito a difendere, perché dal dicembre
2011 è nei cassetti della Commissione della gestione e delle finanze: bisogna che sia
portata avanti e vada in discussione se vogliamo intervenire sulla questione del dumping e
delle protezioni insufficienti del mercato del lavoro che spingono i lavoratori frontalieri ad
accettare dai padroni svizzeri salari bassi.

LURATI S. - Una breve cortese replica al collega Foletti: i lavoratori frontalieri, così come
tutti i lavoratori occupati nelle imprese del Cantone, contribuiscono in modo essenziale alla
costruzione della ricchezza del Ticino.

SAVOIA S. - Sulla questione del dumping, non solo ho firmato l'iniziativa di Pronzini, ma
essa è già arrivata in Parlamento: è stata parzialmente approvata e prossimamente la
rielaboreremo. Forse Pronzini, nella sua foga "tardo-comunisteggiante", si è perso qualche
puntata. Sulla questione della protezione dei lavoratori, c'è un'altra iniziativa che è ferma
da parecchio tempo in una Commissione: quella dei Verdi sulla protezione del lavoro.
Pronzini faccia quindi lezioni a chi vuole, ma non le faccia a me. Infine, collega Pronzini,
se posso terminare questo non indispensabile siparietto con una battuta, mi stupisce che
tu sia stato favorevole a tutte le proposte di alzare le imposte tranne quelle che colpiscono
i frontalieri.

La discussione di entrata in materia è dichiarata chiusa.

Messa ai voti, l'entrata in materia è accolta con 59 voti favorevoli, 5 contrari e 2 astensioni.

È aperta la discussione sui singoli articoli del disegno di legge annesso al messaggio
governativo.
Sono menzionati a verbale solo gli articoli oggetto di discussione o di proposte di
modifica.

•   Emendamento di Matteo Pronzini

    Si chiede la modifica dei seguenti articoli:

    Art. 76
    1
     L'imposta sull'utile delle società di capitali e delle società cooperative, come pure
    delle persone giuridiche di cui all'art. 59 cpv. 3 è del 9 per cento dell'utile netto. Per le
    società di capitali e le società cooperative come pure delle persone giuridiche di
    cui all'art. 59 cpv. 3 l'imposta comunale sull'utile corrisponde all'ammontare
    dell'imposta cantonale.

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