A Paestum "Il poeta che non sa parlare"

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A Paestum “Il poeta che non
sa parlare”
di Monica De Santis

Dopo il trionfale debutto nella sua Napoli lo scorso 21 luglio
e l’abbraccio con il suo pubblico in giro per la penisola con
un tour estivo che sta toccando meravigliose location italiane
magiche e ricche di storia, Nino D’Angelo autore di “Nu Jeans
e ‘na Maglietta”, “madre di tutte le canzoni neomelodiche”
torna in Campania con ‘Il Poeta che non sa parlare – Tour
Estate 2022’. Gaetano D’Angelo, detto Nino, primo di sei figli
è dunque atteso questa sera, alla Clouds Arena dei Tempi di
Paestum. Ricchissima la scaletta, con brani cult come ‘Senza
giacca e cravatta’, ‘Jesce sole’, ‘Pop corn e patatine’,
‘Chiara’, nonché alcuni brani del suo ultimo album come
‘Voglio parlà sulo d’ammore’ e ‘Cattivo penziero’. “Sarà
nuovamente l’occasione per presentare il mio progetto de ‘Il
Poeta che non sa parlare’- racconta il cantautore napoletano –
ma anche i miei grandi successi degli anni Ottanta e Novanta,
a partire da ‘Nu jeans e ‘na maglietta’ che quest’anno compie
40 anni. Nel corso dello spettacolo metterò a confronto le mie
due anime, quella più leggera e quella più legata al sociale”.
Un concerto che è un viaggio attraverso la sua straordinaria
carriera iniziata nel 1976, grazie all’aiuto della famiglia,
che gli consente d’incidere il suo primo 45 giri, dal titolo
“’A storia mia (’O scippo)”, il clamore è tale che la canzone
diventa una sceneggiata, a cui ne seguiranno altre di successo
(tra cui, “L’onorevole”, “’E figli d ’a carità”, “L’ultimo
Natale”). Da qui è un crescendo il successo dilaga e la sua
immagine con il “caschetto” diventa l’emblema di tutti i
ragazzi dei quartieri popolari del sud. Nel 1986, quasi “a
furor di popolo”, la sua prima partecipazione al Festival di
Sanremo con la canzone “Vai” ed il primo, vero contratto con
un’importante casa discografica, la “Ricordi”. Ancora cinema
con alcuni film che “sbancano al botteghino”: tra questi, “Uno
scugnizzo a New York”, “La ragazza del metrò” e “Popcorn e
Patatine”. A Sanremo tornerà ancora nel 1998 al fianco
di Piero Chiambretti per presentare il dopo festival e nel
1999 con il brano “Senza giacca e cravatta”. Debutta poi anche
in teatro dove si dedica alla riscoperta di Raffaele Viviani
proponendo “L’ultimo scugnizzo”, per il quale riceve il
“Premio Gassman”. Nell’autunno del 2001 esce l’album “Terra
Nera”, molto apprezzato soprattutto dalla critica. Nel 2003
partecipa di nuovo a Sanremo con la canzone “’A Storia ‘e
nisciuno”. Nel 2006, viene nominato direttore artistico del
“Teatro Trianon Viviani” di Napoli. Nel 2008, nominato
direttore artistico della “Festa di Piedigrotta”. E poi ancora
nel 2019 torna al a Sanremo in coppia con il giovane Livio
Cori con il brano “Un’altra luce”. Fino ad arriva al 2022 con
questo tour che oggi lo porterà a Paestum organizzato da Anni
60 Produzioni. I biglietti per assistere allo show ancora
disponibili sono acquistabili su www.ticketone.it, nei punti
vendita autorizzati e presso il Botteghino dell’Arena il
giorno stesso dello show a partire dalle ore 18. L’ingresso al
pubblico sarà consentito a partire dalle ore 19. Lo spettacolo
avrà inizio alle ore 21.30. Si invitano i gentili spettatori
ad arrivare e accedere all’Arena con congruo anticipo per una
comoda e fluida affluenza all’ingresso.

L’abbraccio di Campagna                                    a
Giuseppe Gibboni
Sabato sera il violinista ha emesso le prime note ufficiali da
Premio Paganini in un luogo speciale, la cattedrale del suo
paese natale, travolto da un’onda d’emozioni. Sorriso
dirompente quanto l’esecuzione del I concerto dell’icona del
violino di ogni tempo, sostenuto dall’Orchestra Internazionale
della Campania, diretta da Leonardo Quadrini

Di Olga Chieffi

A fine agosto, la luce diviene particolare, definisce e dora
colori, cesella contorni e profili, preludia alla sacralità di
un luogo, di un rito. Questa luce, sabato, al tramonto, ha
avvolto la cattedrale di Santa Maria della Pace in Campagna,
completata nel 1750, solo due anni prima dell’apposizione
dell’anima, in quel Balestrieri che Giuseppe Gibboni ha
imbracciato per provare il concerto n°1 in Re minore op.6 di
Niccolò Paganini con l’Orchestra Sinfonica Internazionale
della Campania, diretta da Leonardo Quadrini. Tecnica
disarmante, pulita, dinamica, al servizio della Musica, mai di
certo effettistico virtuosismo, quanto il suo sorriso e quella
luce. In sacrestia qualche parola scambiata sotto una
simbolica scala a chiocciola che porta in cima alla
cattedrale: “Non c’è solo Paganini o il grande repertorio
virtuosistico, che proporrò in giro per il mondo – ha
dichiarato Giuseppe Gibboni – ma, per il prossimo futuro,
guardo e studio il repertorio da camera e la musica del
Novecento”, propositi che rivelano come l’affermazione nel
massimo concorso violinistico del mondo sia stata già
archiviata e si miri a salire quella scala che, sappiamo bene,
in arte non porterà mai a qualcosa di definito, ma
rappresenterà unicamente un avvicinarsi, tendere, aspirare
continui, a qualcosa che sempre mancherà, che non si ottiene,
simbolo di un sogno, di quella eterna recherche, per la quale
varrà la pena battersi, fino alla fine. Alle 21,30 il
concerto, fortemente voluto in cattedrale, luogo simbolo di
Campagna, sotto l’occhio attento e accogliente di Don Carlo
Magna, un evento atteso, per il quale ad ordinare l’affluenza
del pubblico si è dovuto ricorrere alla protezione civile. In
attesa del concerto, inserito nel cartellone di ‘A Chiena, con
comune capofila proprio Campagna, tra le strade del paese non
si parlava d’altro, parole d’ammirazione e d’orgoglio nei
riguardi non solo di Giuseppe, ma dell’intera famiglia
Gibboni, per la loro generosità e umiltà, e di quel “puro
folle” di Daniele che, a tre anni mise un quartino e un
archetto tra le mani di Giuseppe, dopo averlo “pensato”
violoncellista. In chiesa autorità civili e militari, tanti
amici musicisti, tra cui il Maestri Claudio Ciampa e
Costantino Catena, il sindaco Roberto Monaco, un
emozionatissimo Cosimo Giordano, presidente della Pro-loco,
unitamente al clarinettista Luciano Marchetta e al dirigente
scolastico del Liceo Musicale “Teresa Confalonieri”, Gianpiero
Cerone, hanno introdotto questo storico concerto, in cui
Giuseppe ha emesso le prime note ufficiali in veste di Premio
Paganini. La serata ha previsto due momenti, il primo dedicato
all’orchestra, una commistione di maestranze dell’est Europa e
campane, insieme a qualche strumentista del magistero
salernitano – il clarinetto Enzo Cuomo, Gaetano Varriale al
fagotto, Antonio Foglia al trombone e Gino Calabrese al corno
– durante il quale Leonardo Quadrini, con gestualità, davvero
“fuori ordinanza”, quasi uno show, ha diretto un programma che
ha spaziato tra pagine tratte dai grandi balletti russi
Spartacus, Romeo e Giulietta e lo Schiaccianoci, l’ouverture
della Leichte Kavallerie, fino a giungere alla Danza Ungherese
di Brahms n°5, facendo poi “scoccare” le mani al pubblico sul
galop infernale dell’ Orfée aux enfers, una scaletta
validissima per il prossimo Concerto di Capodanno, magari con
seconda parte straussiana e bis con Radetzky March. Il finale
della serata, invece, ha avuto un solo protagonista, Giuseppe
Gibboni in simbiosi col suo violino. Il repertorio paganiniano
è il suo, sin da giovanissimo, chiunque gli sia alle spalle:
all’attacco del violino si crea una bolla inattaccabile da
ogni imperfezione, discromia e discronia dell’orchestra,
un’aura creata dal carisma e dalla perfezione dell’esecuzione
che scolpisce la pagina come la luce di fine estate.
Godibilissime le cadenze, in cui si è unito lo scintillante
furore giovanile di Giuseppe alla squisita raffinatezza della
scuola di Pierre Amoyal, con il quale sta per ultimare gli
studi a Salisburgo, a cui sono susseguiti appalusi e standing
ovation a scena aperta, senza rispetto del silenzio tra i tre
movimenti. Ma, in talune situazioni, si va oltre la musica
stessa: applausi, riconoscimenti e bis con gli amati capricci
di Paganini, il XXIV e il V. A far da sfondo un’orchestra
intera, felice, con l’espressione della meraviglia stampata
sui volti, ad eccezione del I fagotto, il quale, durante
l’esecuzione dei due capricci ha scelto di smontare,
imperterrito, il suo strumento, senza alcun rispetto per il
solista, la musica eseguita ed l’uditorio stesso, lasciando,
così, associare la formazione in cui si esibisce, alla più
becera bandicina da giro. Ultime note dissoltesi nel più
affettuoso e commosso degli abbracci, prolungatosi in una
notte di luna.

Giuseppe Gibboni    in un’immagine di Armando Cerzosimo

C’è un indagato nelle liste
della   Lega  per  evasione
fiscale e truffa allo Stato
di Erika Noschese

Allo scoccare delle 20, ieri, i giochi erano fatti: partiti e
coalizioni hanno presentato i nomi dei candidati alle
Politiche del prossimo 25 settembre. Scelte e decisioni
tutt’altro che semplici, caratterizzate da lunghe riunioni,
discussioni, addii e polemiche. Il Pd oggi dimostra di essere
il partito con le idee più chiare: complice l’influenza del
governatore Vincenzo De Luca, poche ore di polemica e poi
tutto è stato messo a tacere ma la situazione resta delicata.
Ad aprire le danze è stato Federico Conte che, a candidatura
annunciata, ha dichiarato di volersi ritirare dalla
competizione elettorale, non condividendo le scelte fatte. E
detto fatto, Conte torna alla sua professione di avvocato e
lascia un’alleanza ormai spaccata con numerosi addii, a
partire da quello di Alfonso Andria che ha consegnato la
tessera nelle mani del segretario provinciale Enzo Luciano.
Con l’ex eurodeputato, la polemica si è intensificata non poco
ed infatti i vertici regionali del Pd hanno chiesto di rompere
il silenzio e sono scesi in campo, a difesa del Partito
Democratico, lo stesso Luciano, il presidente della Provincia
Michele Strianese, Nicola Landolfi, solo per citarne alcuni.
Tra i candidati, sono alla loro prima esperienza alle
Politiche il consigliere Luca Cascone, il vice presidente di
Palazzo Santa Lucia Fulvio Bonavitacola, il sindaco di
Baronissi, Gianfranco Valiante. Nulla da dire sul Psi: non ha
presentato candidati, la competizione elettorale – nella città
natale del segretario nazionale Enzo Maraio – è azzerata ma,
per ora, nessuno sembra intenzionato ad esprimere il suo
malcontento anche se i malpancisti non mancano ma, anche
questa volta, scelgono di non metterci la faccia.

Centrodestra, la delusione di Forza Italia
In casa centrodestra è stata una corsa contro il tempo. Fino
all’ultimo, i partiti hanno provato a trovare la sintesi
perfetta. Fratelli d’Italia oggi fa i conti con la delusione
degli esclusi ma, complice il taglio del numero dei
parlamentari, era una scelta inevitabile. Forza Italia,
invece, tanto all’uninominale quanto nel listino non ha
espresso alcuna candidatura, escludendo – di fatto – il
capoluogo di provincia. Fuori dai giochi anche Nicola Acunzo
che aveva lasciato il M5S, a favore degli azzurri, sperando in
una ricandidatura che non è mai arrivata. Silvio Berlusconi
capolista al Senato per Forza Italia a Napoli, nella lista con
alle spalle la senatrice di Bologna Anna Maria Bernini, che è
invece capolista nella lista Campania 2. Questo il
completamento delle liste di Forza Italia presentate oggi dal
coordinatore regionale Fulvio Martusciello. Forte il richiamo
anche sul territorio nella coalizione di centrodestra che
spinge su un forte ringiovanimento delle liste di Forza
Italia, che in Campania dice addio a Domenico De Siano, ex
coordinatore fino a un mese fa e senatore uscente, e ad
Antonio Pentangelo, coordinatore di Napoli e deputato uscente.
Oltre a Tajani, in testa alle altre liste per la Camera in
Campania, spiccano volti nuovi come Domenico Brescia, giovane
imprenditore partenopeo, ma anche Giuseppe Pecoraro, ex
prefetto di Roma. Nell’area di Caserta è capolista Gimmy
Cangiano, coordinatore provinciale che arriva alla candidatura
dopo anni di lavoro sul territorio per FI. Al Senato a Napoli
la scelta cade sull’ex governatore della Campania Stefano
Caldoro, attualmente consigliere regionale.

Un indagato nella lista della Lega
Non è delle migliori la situazione nella Lega. In Campania,
nel collegio di Napoli spunta – tra i candidati – un attivista
di Agropoli. Nulla di strano se non fosse che l’uomo,
originario di Torchiara ma residente ad Agropoli, risulta oggi
indagato per truffa ed evasione fiscale. Grande escluso,
invece, l’ex rettore dell’Università degli Studi di Salerno,
Aurelio Tommasetti che – in caso di vittoria di Pierro – si
accontenterà di entrare in consiglio regionale.

Terzo Polo
Il Terzo Polo c’è, tanto a destra quanto a sinistra. Anche in
questo caso, una corsa contro il tempo tra conferme e smentite
dell’ultimo minuto. In casa Azione la novità riguarda Salerno:
il consigliere comunale d’opposizione Corrado Naddeo è
candidato. Fuori, invece, il coordinatore cittadino Donato
D’Aiuto che ha dovuto lasciare spazio ad Elvira Serra, ex
candidata sindaco di Agropoli. Il partito guidato da Carlo
Calenda a Salerno punta tutto su Mara Carfagna, ministro per
il sud uscente che ha diretto i lavori nella scelta delle
candidature, confermando Gigi Casciello e Rossella Sessa. E se
Atene piange, Sparta non ride: Italia Viva ha fatto i conti
con non poche polemiche che hanno spinto il consigliere
regionale Tommaso Pellegrino a fare un passo indietro.
Unione Popolare
La vera novità di questa tornata elettorale sembra essere
Unione Popolare, la lista nata dall’unione di Potere al
Popolo, DeMa e Rifondazione comunista che vede in campo, per
Salerno, Simona Libera Scocozza e Lorenzo Forte.

M5S
Potrebbe essere Dario Vassallo, fratello del Sindaco Pescatore
ucciso nell’attentato del 2010, la scommessa vincente del
Movimento 5 Stelle che oggi prova a ristrutturarsi sul
territorio dopo la fuoriuscita di Luigi Di Maio e di altri 60
parlamentari che hanno detto addio a Conte.

Simona    Libera   Scocozza:
“Personalismi e avidità hanno
distrutto il M5S, ora corro
con Unione Popolare”
di Erika Noschese

di Erika Noschese

Simona Libera Scocozza pronta ad entrare in Parlamento. Dopo
l’esperienza delle recenti elezioni amministrative a Salerno,
l’ex candidata sindaca è oggi candidata alla Camera dei
Deputati, collegio Uninominale di Salerno, con Unione
Popolare, la lista che vede insieme DeMa, Rifondazione
Comunista, Potere al Popolo e Manifesta.
Unione Popolare ha presentato le liste. Si tratta di nomi non
calati dall’alto, ma espressione della società civile…
“Assolutamente si. Quando le forze politiche che compongono la
lista Unione Popolare (DeMa, Rifondazione, Potere al Popolo,
ManifestA) hanno deciso di partecipare a questa campagna
elettorale, hanno immediatamente guardato ai territori e a
coloro i quali in questi anni hanno rappresentato un baluardo
di impegno, democrazia e legalità. Siamo un gruppo di persone
che amano i propri territori e che hanno già portato avanti
alcune battaglie insieme. Anche per questo motivo sapremo
camminare uniti e raccogliere la fiducia dei cittadini”.
Dalla candidatura a sindaco per la città di Salerno alle
elezioni politiche. Perché ha scelto di impegnarsi attivamente
per questa nuova avventura?
“La mia candidatura a Sindaco è stato un atto di vera
ribellione nei confronti di un sistema marcio che vede i
cittadini come sudditi. Un sistema corrotto e clientelare che
ancora oggi si ripresenta per rovinare i nostri territori.
Sono orgogliosa di essere stata sostenuta da molti ex
militanti nel Movimento 5 Stelle i quali, nonostante la forte
delusione verso il movimento, hanno voluto far sentire la loro
voce attraverso la mia candidatura. Poi c’è stato il sostegno
di Rifondazione Comunista: sono stati loro a volermi per le
prossime elezioni proprio sulla base del lavoro fatto insieme
alle scorse amministrative. La mia candidatura, in questo
senso, rappresenta il naturale prosieguo di un progetto
iniziato un anno fa e che non ha intenzione di arrestarsi”.
Quali sono i temi che secondo Lei dovrebbero essere portati in
Parlamento?
“Certamente i temi contenuti nel nostro programma elettorale.
Giustizia climatica e sociale. Tutela e il rispetto del
lavoro; noi siamo i primi ad aver parlato di salario minimo e
abbiamo già scritto un disegno di legge che era pronto per
essere depositato prima dello scioglimento delle camere. La
ricostruzione di un servizio sanitario unico per le regioni
che assicuri a tutti i cittadini italiani lo stesso livello di
cura e assistenza, gli investimenti sulla scuola e
l’università, ormai da anni mortificati da una politica fatta
di tagli. Ma soprattutto credo che si debba porre particolare
attenzione sulla questione dell’Autonomia differenziata: il
sud è davvero in pericolo e i suoi detrattori li troviamo
tanto a destra che nelle coalizioni di “sinistra”, basta
guardare a Bonaccini tra le fila del Pd”.
Si parla ancora di Fonderie Pisano. Mentre si attende la
delocalizzazione, non è stato adottato alcun provvedimento…
“Dopo il rigetto da parte della Regione Campania dell’istanza
documentale presentata dalle Fonderie Pisano per la
delocalizzazione dell’impianto da Fratte a Buccino “perché
ritenuta inadeguata rispetto alle norme vigenti”, sorge il
dubbio che non ci sia un reale interesse della famiglia Pisano
nel realizzare un impianto a norma di legge, addirittura di
tecnologia d’avanguardia ed in un sito lontano da insediamenti
abitativi, nell’area industriale di Buccino. È apparso
quantomeno singolare che un’azienda così importante, alla
quale non mancano tecnici di prim’ordine, non siano riusciti a
presentare un progetto credibile, che risulterebbe addirittura
inadeguato, al punto che è stato bocciato dopo appena una
manciata di giorni. Sono passati ben diciotto anni dalla data
prevista della delocalizzazione e siamo ancora al punto di
partenza, infatti non è stato fatto un solo passo in avanti
per trasferire l’attività produttiva, addirittura per
grossolani errori di formulazione delle domande di permessi.
Siamo di fronte ad una situazione che ha dell’assurdo e che
vede i cittadini ed i lavoratori vittime innocenti della
stessa situazione”.
Cosa ne pensa della scissione interna al Movimento 5 Stelle?
“Personalismi e avidità hanno distrutto un sogno bellissimo,
ma che alla fine si è trasformato in un incubo! Di Maio ha
fatto, ancora una volta, i suoi interessi; addirittura oggi lo
vediamo candidato tra le fila dei suoi più acerrimi “nemici”,
il “partito di Bibbiano” come lo chiamava lui, insomma con il
Pd. Per quanto riguarda ciò che resta del Movimento vedo
ancora più delusione da parte degli elettori alla luce delle
ultime parlamentarie dei giorni scorsi. Voto su un listino
bloccato, possibilità di escludere i candidati senza alcuna
spiegazione: ancora una volta il Movimento 5 Stelle inventa
delle regole mai scritte nello statuto a favore dei vertici di
turno. Era solo il 3 agosto 2022 quando veniva emanato dal
Comitato di Garanzia del movimento questo regolamento (su
proposta di Giuseppe Conte, attuale presidente del M5S), che
prevedeva la possibilità di autocandidatura in un solo
collegio (quello di residenza oppure quello del domicilio
effettivo). Oggi apprendiamo che alcuni appartenenti al
superlistino saranno candidati in più collegi. La deroga alla
regola generale è la nuova regola. E il principio di parità
dei diritti e delle opportunità, proprio della giustizia
sociale, sarà un po’ più difficile da declamare in questa
campagna elettorale. Per citare il collega Lorenzo Borrè
(storico avvocato che ha portato in tribunale il Movimento 5
Stelle diverse volte), “Il M5S concettualmente non esiste più.
Chi voterà la lista con quel nome voterà qualcosa di
ontologicamente diverso dal movimento del 2013. Una vittoria
per una ventina di persone, una sconfitta per milioni”.
La storia insegna che il centrodestra riesce ad ottenere buoni
risultati. Teme un’avanzata della destra?
“La temo, assolutamente si. Ma voglio che sia chiaro il mio
pensiero. Non possiamo chiedere agli elettori di votare un
partito o una coalizione avendo come unico punto programmatico
la frenata dell’ascesa delle destre. Oggi, mentre il quadro
competitivo    della   politica    tende   ad   annullarsi
nell’omologazione dei discorsi, la vecchia destra mette a
frutto la propria superiore tecnologia del potere e si insedia
definitivamente ai vertici delle istituzioni, vincendo le
consultazioni elettorali: in Francia, in Ungheria, nel Regno
Unito, in Polonia, in Grecia. Una destra composita, che trova
il proprio punto comune nell’esorcismo del cambiamento: la
destra sognatrice, che vagheggia il ritorno a un’ipotetica età
dell’oro tipo fantasy; la destra risentita, che ricerca un
capro espiatorio cui addebitare quello che non capisce (ma che
la turba); la destra mercenaria, che si mette al servizio come
massa di manovra per intimidire chi protesta e si oppone alla
cancellazione dei diritti; la destra padronale, che scarica le
proprie frustrazioni in odio dei lavoratori; la destra
Legge&Ordine, che vuole mettere a tacere la domanda
disturbante di giustizia sociale; la destra sovranista, che
presume di essere valorizzata da una politica nazionalista del
“prima noi”; la destra suprematista, che trae il rafforzamento
della propria identità dal disprezzo aggressivo dell’altro
(comunque diverso dagli standard correnti nella sotto-cultura
del maschio bianco-cristiano-etero). Pensare che da questi
residuati della politica e della società, esenti da
qualsivoglia acculturamento civile alla convivenza e capacità
di governo delle complessità, possa arrivare un progetto
socio-economico minimamente plausibile, è una pia illusione.
Piuttosto possiamo attenderci prese di posizione identitarie
(ad esempio attacchi alla Costituzione repubblicana figlia
della Resistenza, a partire dall’Art. 1), regolamenti di conti
(contro il lavoro organizzato o i residui centri/soggetti che
conservano le tradizioni illuministico-progressiste),
saccheggi vari e occupazioni dello spazio pubblico, del
sottogoverno, dei luoghi simbolo delle ascese sociali
individuali. Attendiamoci il definitivo isolamento
internazionale, sostituito dalle frequentazioni di affinità
con Stati tendenzialmente “canaglia”. Noi di Unione Popolare
abbiamo presentato un programma politico ed economico concreto
e realizzabile, al contrario delle coalizioni di destra e
delle fantomatiche coalizioni di sinistra”.
Quali sono i temi a Lei più cari?
“Sicuramente quelli che fanno parte della mia storia personale
e professionale, ovvero i temi legati all’immigrazione, alla
cittadinanza, ai diritti LGBTQ+, ma non mancano quelli che ho
avuto modo di approfondire negli ultimi anni come consulente
legislativo: penso all’arresto del consumo del suolo, alla
tutela dei beni comuni o ai temi dell’economia circolare.
Negli ultimi 12 mesi, poi, lavorando con un senatore di Potere
al Popolo, ho scritto diversi emendamenti e ddl in tema di
salario minimo, eutanasia e cannabis legale. Sono felice di
poter dire che ogni anno trascorso diventa per me un
arricchimento. Spero di poter portare le mie conoscenze e
competenze in Parlamento e realizzare i desideri dei cittadini
del mio territorio che poi, alla fine, sono i desideri di
tutti: poter vivere una vita libera e felice”.

Antonio Iannone (FdI): “Tante
le emergenze nel regno di De
Luca: come scuola, viabilità”
di Arturo Calabrese

Antonio Iannone è tra i senatori che vanta più presenze ai
lavori di Palazzo Madama ma anche tra coloro che più hanno
contribuito con proposte di legge e quant’altro concerna le
attività senatoriali. Il senatore sarà candidato nel collegio
maggioritario di Salerno che comprende l’intera provincia.
“Io ho portato a Roma 160 profili disponibili per la
candidatura, poi la nostra Giorgia Meloni ha fatto le scelte.
Da statuto le liste le approva la direzione nazionale”, ha
dichiarato Antonio Iannone. “L’analisi è stata molto attenta –
spiega Iannone – l’accettazione della candidatura è stata
firmata in bianco con la disponibilità a qualunque tipo di
candidatura, dall’uninominale al plurinominale, e dopo la
disponibilità, la nostra Giorgia Meloni ha fatto le scelte.
Nessuno era sicuro della candidatura, anche io che ero
parlamentare uscente ho fatto la stessa trafila candidandomi
nell’uninominale di Salerno. Chi dovesse mollare perché non
candidato dimostrerebbe che hanno fatto bene a non
candidarlo”.
Senatore, comincia oggi una nuova avventura che La vede
impegnata in prima persona…
“Nulla cambia rispetto ad altre campagne elettorali o, in
generale, a quanto nella mia vita politica e privata. Ci ho
sempre messo la faccia in ogni cosa che ho fatto e la
candidatura in queste elezioni non poteva fare eccezione. Sarà
difficile, questo è indubbio, ma ce la metterò tutta.
L’obiettivo è quello di realizzare in maniera completa un
sogno iniziato nel 2012 con la fondazione del partito. Un
sogno che porterà Giorgia Meloni ad essere il primo premier di
donna in Italia, realizzando di conseguenza un cambiamento
radicale per questo Paese, per la nostra patria. Dieci anni di
governo a guida Partito Democratico, nonostante non abbiano
mai vinto, hanno portato l’Italia nel baratro e c’è tanto da
fare per ricostruire le macerie”.
Fratelli d’Italia è stato sempre all’opposizione degli ultimi
governi. Scelte dettate da cosa?
“Presto detto: coerenza. Abbiamo detto mai con il Pd e così è
stato. Abbiamo detto mai con il Movimento 5 Stelle e così è
stato. Una tragica legge elettorale non ci ha permesso di
governare 4 anni fa anche a causa di un enorme quanto
legittimo voto di protesta arrivato dal popolo. Oggi siamo
spinti da una consapevolezza diversa e la coerenza di cui
parlavo prima ci aiuterà ad ottenere i consensi che ci
spettano”.
Su cosa si baserà la campagna elettorale di Fratelli d’Italia?
“I temi sono tanti, ma nulla di complesso perché i paroloni e
le grandi promesse le lasciamo ad altri. Noi siamo vicini al
Paese reale e avremo forte voce in Parlamento. Dobbiamo
portare le emergenze dei territori in quelle aule e dunque la
crisi delle natalità, gli aspetti economici, il lavoro. Non
sono soltanto parole, ma saranno battaglie che porteremo
avanti con coraggio e a testa alta. Nel mio collegio, parlerò
invece di cui mi sono occupato e che in parte ho contribuito a
risolvere o a rendere più leggeri. Punterò la mia campagna
elettorale su scuola, viabilità, sanità, industrie, giovani e
spopolamento”.
Quali sono le emergenze del Suo collegio, quindi Salerno e
provincia, e della Campania in generale?
“Il regno di De Luca è negativo sotto moltissimi punti di
vista. Ha distrutto la sanità, ha monopolizzato le forze della
Regione.
C’è da ricostruire e lo si può fare portando a Roma i
territori, facendoli tornare protagonisti. Non possiamo più
aspettare: i temi vanno affrontati prima che sia troppo tardi.
Noi porteremo in Parlamento la voce dei nostri territori”.
A proposito di voce: col taglio dei parlamentari, la
rappresentanza territoriale è a rischio. Altri partiti
candidano in Campania nomi non campani ma col paracadute.
Fratelli d’Italia che fa?
“Ha puntato in passato, ha candidato oggi e scommetterà in
futuro sui nomi vicino alla gente e radicati nei vari collegi.
Durante la composizione delle liste, sia esse per il
proporzionale che per l’uninominale, è stata la stessa Giorgia
Meloni a dare il via libera ai nomi. Lo ha fatto perché voleva
candidati che potessero essere veri rappresentanti dei
territori d’elezione e non nomi imposti dai palazzi. Per
questo motivo ho deciso di essere della partita”.
Tema che dovrà affrontare il prossimo governo sarà il caro
energia. Cosa ne pensa?
“L’Italia è un Paese a cui manca la sovranità energetica.
Perché dobbiamo comprare l’energia elettrica da una centrale
nucleare che sorge a pochi chilometri dal confine? Succede in
Francia e in Svizzera, ma quelle di altri Stati non sono poi
così lontanissime. Dobbiamo dire basta ad un ambientalismo
forzato e basato sul no. Si può parlare di ambiente anche
nella destra, checché ne dicano le sinistre o coloro che sul
verde hanno costruito intere carriere politiche. Si usa molto
il termine “green” quasi per giustificare determinate scelte,
ma è sbagliato. Anche noi parliamo di ambiente in maniera
consapevole ed efficace. Non produciamo energia e dobbiamo
comprarla dall’estero, viene dunque da chiedersi perché non si
sia investito sulle rinnovabili, sull’eolico, sul solare, sul
geotermico. Il Paese deve fare questi investimenti e arrivare
ad un’autonomia energetica che permetta di non far salire a
cifre esorbitanti il costo di luce e gas, per fare un esempio.
A pagare i rincari sono e saranno le famiglie, come sempre, le
piccole aziende, i piccoli commercianti, quelli che fanno
grande l’Italia. La guerra in Europa non ha certo aiutato, ma
altri Paese non stanno subendo gli stessi rincari che vediamo
in Italia. Qualcosa si dovrà fare quanto prima perché molte
attività commerciali, lo so per certo, stanno pensando di
abbassare per sempre la serranda. Questo in un paese civile
non va assolutamente bene. Noi ci siamo e agiremo in tal senso
in pochissimo tempo”.

Simona    Libera   Scocozza:
“Personalismi e avidità hanno
distrutto il M5S, ora corro
con Unione Popolare”
di Erika Noschese

di Erika Noschese

Simona Libera Scocozza pronta ad entrare in Parlamento. Dopo
l’esperienza delle recenti elezioni amministrative a Salerno,
l’ex candidata sindaca è oggi candidata alla Camera dei
Deputati, collegio Uninominale di Salerno, con Unione
Popolare, la lista che vede insieme DeMa, Rifondazione
Comunista, Potere al Popolo e Manifesta.
Unione Popolare ha presentato le liste. Si tratta di nomi non
calati dall’alto, ma espressione della società civile…
“Assolutamente si. Quando le forze politiche che compongono la
lista Unione Popolare (DeMa, Rifondazione, Potere al Popolo,
ManifestA) hanno deciso di partecipare a questa campagna
elettorale, hanno immediatamente guardato ai territori e a
coloro i quali in questi anni hanno rappresentato un baluardo
di impegno, democrazia e legalità. Siamo un gruppo di persone
che amano i propri territori e che hanno già portato avanti
alcune battaglie insieme. Anche per questo motivo sapremo
camminare uniti e raccogliere la fiducia dei cittadini”.
Dalla candidatura a sindaco per la città di Salerno alle
elezioni politiche. Perché ha scelto di impegnarsi attivamente
per questa nuova avventura?
“La mia candidatura a Sindaco è stato un atto di vera
ribellione nei confronti di un sistema marcio che vede i
cittadini come sudditi. Un sistema corrotto e clientelare che
ancora oggi si ripresenta per rovinare i nostri territori.
Sono orgogliosa di essere stata sostenuta da molti ex
militanti nel Movimento 5 Stelle i quali, nonostante la forte
delusione verso il movimento, hanno voluto far sentire la loro
voce attraverso la mia candidatura. Poi c’è stato il sostegno
di Rifondazione Comunista: sono stati loro a volermi per le
prossime elezioni proprio sulla base del lavoro fatto insieme
alle scorse amministrative. La mia candidatura, in questo
senso, rappresenta il naturale prosieguo di un progetto
iniziato un anno fa e che non ha intenzione di arrestarsi”.
Quali sono i temi che secondo Lei dovrebbero essere portati in
Parlamento?
“Certamente i temi contenuti nel nostro programma elettorale.
Giustizia climatica e sociale. Tutela e il rispetto del
lavoro; noi siamo i primi ad aver parlato di salario minimo e
abbiamo già scritto un disegno di legge che era pronto per
essere depositato prima dello scioglimento delle camere. La
ricostruzione di un servizio sanitario unico per le regioni
che assicuri a tutti i cittadini italiani lo stesso livello di
cura e assistenza, gli investimenti sulla scuola e
l’università, ormai da anni mortificati da una politica fatta
di tagli. Ma soprattutto credo che si debba porre particolare
attenzione sulla questione dell’Autonomia differenziata: il
sud è davvero in pericolo e i suoi detrattori li troviamo
tanto a destra che nelle coalizioni di “sinistra”, basta
guardare a Bonaccini tra le fila del Pd”.
Si parla ancora di Fonderie Pisano. Mentre si attende la
delocalizzazione, non è stato adottato alcun provvedimento…
“Dopo il rigetto da parte della Regione Campania dell’istanza
documentale presentata dalle Fonderie Pisano per la
delocalizzazione dell’impianto da Fratte a Buccino “perché
ritenuta inadeguata rispetto alle norme vigenti”, sorge il
dubbio che non ci sia un reale interesse della famiglia Pisano
nel realizzare un impianto a norma di legge, addirittura di
tecnologia d’avanguardia ed in un sito lontano da insediamenti
abitativi, nell’area industriale di Buccino. È apparso
quantomeno singolare che un’azienda così importante, alla
quale non mancano tecnici di prim’ordine, non siano riusciti a
presentare un progetto credibile, che risulterebbe addirittura
inadeguato, al punto che è stato bocciato dopo appena una
manciata di giorni. Sono passati ben diciotto anni dalla data
prevista della delocalizzazione e siamo ancora al punto di
partenza, infatti non è stato fatto un solo passo in avanti
per trasferire l’attività produttiva, addirittura per
grossolani errori di formulazione delle domande di permessi.
Siamo di fronte ad una situazione che ha dell’assurdo e che
vede i cittadini ed i lavoratori vittime innocenti della
stessa situazione”.
Cosa ne pensa della scissione interna al Movimento 5 Stelle?
“Personalismi e avidità hanno distrutto un sogno bellissimo,
ma che alla fine si è trasformato in un incubo! Di Maio ha
fatto, ancora una volta, i suoi interessi; addirittura oggi lo
vediamo candidato tra le fila dei suoi più acerrimi “nemici”,
il “partito di Bibbiano” come lo chiamava lui, insomma con il
Pd. Per quanto riguarda ciò che resta del Movimento vedo
ancora più delusione da parte degli elettori alla luce delle
ultime parlamentarie dei giorni scorsi. Voto su un listino
bloccato, possibilità di escludere i candidati senza alcuna
spiegazione: ancora una volta il Movimento 5 Stelle inventa
delle regole mai scritte nello statuto a favore dei vertici di
turno. Era solo il 3 agosto 2022 quando veniva emanato dal
Comitato di Garanzia del movimento questo regolamento (su
proposta di Giuseppe Conte, attuale presidente del M5S), che
prevedeva la possibilità di autocandidatura in un solo
collegio (quello di residenza oppure quello del domicilio
effettivo). Oggi apprendiamo che alcuni appartenenti al
superlistino saranno candidati in più collegi. La deroga alla
regola generale è la nuova regola. E il principio di parità
dei diritti e delle opportunità, proprio della giustizia
sociale, sarà un po’ più difficile da declamare in questa
campagna elettorale. Per citare il collega Lorenzo Borrè
(storico avvocato che ha portato in tribunale il Movimento 5
Stelle diverse volte), “Il M5S concettualmente non esiste più.
Chi voterà la lista con quel nome voterà qualcosa di
ontologicamente diverso dal movimento del 2013. Una vittoria
per una ventina di persone, una sconfitta per milioni”.
La storia insegna che il centrodestra riesce ad ottenere buoni
risultati. Teme un’avanzata della destra?
“La temo, assolutamente si. Ma voglio che sia chiaro il mio
pensiero. Non possiamo chiedere agli elettori di votare un
partito o una coalizione avendo come unico punto programmatico
la frenata dell’ascesa delle destre. Oggi, mentre il quadro
competitivo    della   politica    tende   ad   annullarsi
nell’omologazione dei discorsi, la vecchia destra mette a
frutto la propria superiore tecnologia del potere e si insedia
definitivamente ai vertici delle istituzioni, vincendo le
consultazioni elettorali: in Francia, in Ungheria, nel Regno
Unito, in Polonia, in Grecia. Una destra composita, che trova
il proprio punto comune nell’esorcismo del cambiamento: la
destra sognatrice, che vagheggia il ritorno a un’ipotetica età
dell’oro tipo fantasy; la destra risentita, che ricerca un
capro espiatorio cui addebitare quello che non capisce (ma che
la turba); la destra mercenaria, che si mette al servizio come
massa di manovra per intimidire chi protesta e si oppone alla
cancellazione dei diritti; la destra padronale, che scarica le
proprie frustrazioni in odio dei lavoratori; la destra
Legge&Ordine, che vuole mettere a tacere la domanda
disturbante di giustizia sociale; la destra sovranista, che
presume di essere valorizzata da una politica nazionalista del
“prima noi”; la destra suprematista, che trae il rafforzamento
della propria identità dal disprezzo aggressivo dell’altro
(comunque diverso dagli standard correnti nella sotto-cultura
del maschio bianco-cristiano-etero). Pensare che da questi
residuati della politica e della società, esenti da
qualsivoglia acculturamento civile alla convivenza e capacità
di governo delle complessità, possa arrivare un progetto
socio-economico minimamente plausibile, è una pia illusione.
Piuttosto possiamo attenderci prese di posizione identitarie
(ad esempio attacchi alla Costituzione repubblicana figlia
della Resistenza, a partire dall’Art. 1), regolamenti di conti
(contro il lavoro organizzato o i residui centri/soggetti che
conservano le tradizioni illuministico-progressiste),
saccheggi vari e occupazioni dello spazio pubblico, del
sottogoverno, dei luoghi simbolo delle ascese sociali
individuali. Attendiamoci il definitivo isolamento
internazionale, sostituito dalle frequentazioni di affinità
con Stati tendenzialmente “canaglia”. Noi di Unione Popolare
abbiamo presentato un programma politico ed economico concreto
e realizzabile, al contrario delle coalizioni di destra e
delle fantomatiche coalizioni di sinistra”.
Quali sono i temi a Lei più cari?
“Sicuramente quelli che fanno parte della mia storia personale
e professionale, ovvero i temi legati all’immigrazione, alla
cittadinanza, ai diritti LGBTQ+, ma non mancano quelli che ho
avuto modo di approfondire negli ultimi anni come consulente
legislativo: penso all’arresto del consumo del suolo, alla
tutela dei beni comuni o ai temi dell’economia circolare.
Negli ultimi 12 mesi, poi, lavorando con un senatore di Potere
al Popolo, ho scritto diversi emendamenti e ddl in tema di
salario minimo, eutanasia e cannabis legale. Sono felice di
poter dire che ogni anno trascorso diventa per me un
arricchimento. Spero di poter portare le mie conoscenze e
competenze in Parlamento e realizzare i desideri dei cittadini
del mio territorio che poi, alla fine, sono i desideri di
tutti: poter vivere una vita libera e felice”.
Omicidio Palmieri: Il figlio
15enne racconta le violenze
del padre
di Monica De Santis

Sono stati ascoltati nella giornata di ieri gip del tribunale
di Salerno Monica Milite ed il figlio 20enne Massimiliano,
accusati entrambi di aver ucciso a coltellate insieme
all’altro figlio 15enne il marito e padre Ciro Palmieri e di
aver poi fatto a pezzi il corpo prima di gettarlo in un
dirupo. Entrambi, assistiti dall’avvocato Damiano Cantalupo,
si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Per mamma e
figlio è stata disposta la misura cautelare in carcere a
Salerno. E mentre le indagini preliminari proseguono, sempre
nel pomeriggio di ieri è stato sentito dal gip anche il 15enne
che sembra abbia confermato quanto detto sabato al procuratore
del Tribunale per i minorenni. Un interrogatorio che si è
concluso intorno alle 17,30 e nel quale il ragazzo pare abbia
raccontato della situazione che si viveva in famiglia. “Un
incubo” sarebbero state le sue parole, raccontando poi che il
clima in casa era più che difficile e insopportabile, a causa
del   carattere     violento    del    padre.    Al   termine
dell’interrogatorio di garanzia, il giudice ha convalidato il
fermo del 15enne, disponendone il collocamento in uno dei due
istituti penali minorili presenti in Campania. I tre indagati
sono ritenuti responsabili di omicidio volontario aggravato
anche dalla crudeltà dell’azione e di occultamento di
cadavere. Il massacro del panettiere Ciro Palmieri, secondo la
Procura di Salerno, si è consumato il 29 luglio
nell’abitazione di via Marano a Giffoni Valle Piana. Il giorno
seguente la moglie del 43enne si recò dai carabinieri di
Giffoni Valle Piana per denunciarne la scomparsa del marito,
dal quale sembra stesse per divorziare. Ai militari la donna
aveva raccontato che Ciro era andato a casa a chiedere di
mettere in una borsa alcuni vestiti e di essersi allontano
insieme a delle persone che non conosceva. Lo stesso avrebbe
detto nelle ore successive al fratello. Ma gli inquirenti non
hanno mai creduto alla versione della donna, che nel frattempo
si era rivolta anche al programma televisivo “Chi l’ha visto?”
per lanciare un appello al marito. Tutte strategie, ipotizzano
gli inquirenti, per depistare le indagini e per allontanare le
ricerche dell’uomo dal territorio di Giffoni. Ma le diverse
contraddizioni nelle quali è incorsa la donna ed i suoi figli
hanno spinto gli inquirenti a proseguire le ricerche del
panettiere proprio nella città dove da anni viveva con la sua
famiglia e che, secondo anche il racconto di alcuni amici non
lasciava mai, se non di rado per motivi di lavoro. Gli
inquirenti per prima cosa si sono concentrati sul recupero
delle immagini delle telecamere di video sorveglianza presenti
in casa. Immagini che erano state sovrascritte dai figli
dell’uomo, ma che sono state fortunatamente recuperate. E
proprio da questi video che è emerso che, dopo un litigio
violento tra Ciro e Monica, quest’ultima prima e i suoi due
figli poi si sono avventati sull’uomo, uccidendolo a
coltellate, oltre quaranta, davanti agli occhi sgomenti
dell’altro figlio undicenne, affidato al momento ai servizi
sociali e comunque indagato come persona a conoscenza dei
fatti. Intanto a Giffoni Valle Piana è arrivato nella giornata
di sabato anche il primo figlio della coppia, che da qualche
tempo lavora a Milano.

Monsignor Maniago a Salerno:
“Il   bene  comune  sia   la
priorità dei politici”
di Monica De Santis

E’ iniziato oggi il momento di ascolto, studio, riflessione,
confronto e approfondimento pastorale della Settimana
Liturgica nazionale che quest’anno si tiene nella diocesi di
Salerno. L’importanza della liturgia nella vita della chiesa
ed i suoi risvolti nella vita sociale, quando vissuta e
celebrata correttamente e secondo le indicazioni della chiesa
sono note, non è un fatto privato ma pubblico, che riguarda
tutti. E’ necessario “favorire nei fedeli laici una più chiara
consapevolezza della loro vocazione, che si esprime in una
pluralità di compiti e di servizi per l’edificazione
dell’intero popolo cristiano”. A sottolinearlo è Papa
Francesco in un messaggio inviato, tramite il cardinale
segretario di Stato Pietro Parolin, all’arcivescovo
metropolita di Catanzaro-Squillace, mons. Claudio Maniago,
presidente del Centro di azione liturgica (Cal), in occasione
della 72a Settimana liturgica nazionale che si svolge a
Salerno, dal oggi a giovedì sul tema ‘Ministeri al servizio
della sinodalità’. “‘Io sto in mezzo a voi come colui che
serve’ (Lc 22,27), dice il Signore – ricorda Bergoglio – ecco
il modello che deve ispirare ogni ministero nella Chiesa. Da
questa lezione evangelica la ministerialità della Chiesa è
rinnovata continuamente, così che ciascuno può vivere in
autenticità di fede e di servizio il ruolo che, in forza del
battesimo e dei doni dello Spirito, è chiamato a svolgere. La
visione stessa della Chiesa come mistero di comunione e una
più avvertita considerazione della presenza e dell’azione
dello Spirito Santo hanno contribuito a meglio porre in luce
il ruolo del laicato nella Comunità ecclesiale”. “Nel trattare
questi temi, occorre essere attenti a non fare confusione tra
il sacerdozio comune e il sacerdozio ministeriale – ammonisce
il Papa – interpretando arbitrariamente il concetto di
‘supplenza’, ‘clericalizzando’ e rischiando così di creare di
fatto una struttura ecclesiale di servizio parallela a quella
fondata sul sacramento dell’Ordine”. “In tutto questo contesto
parlare di chiesa come popolo in cammino – ha detto mons.
Claudio Maniago – un popolo che deve essere servito. Parlare
di ministeri, la parola è volutamente ambigua, nel senso che
ha anche una sua valenza civica, verranno fuori i ministri da
questo nuovo governo e la parola ministro vuol dire servitore
e questo sarebbe già una predica importante da farsi non
soltato all’interno della chiesa ma anche nella società
civile, abbiamo forse anche bisogno di una classe politica che
sia sempre più desiderosa di servire il bene comune, di
servire il bene comune e non di servirsi del potere anche per
altri interessi molto più mediocri. Quindi in questo contesto
parlare di ministerialità, cioè di cristiani che all’interno
del popolo di Dio si mettono a servizio significa lanciare
anche un messaggio importante perchè un popolo in cammino che
è servito da alcune ministerialità è fermento nella società
civile. Una società che ha bisogno di alcuni ministeri che
l’aiutino in questo cammino rendendoglielo facile”. Dunque è
il bene comune il fine di questi e di altri incontri ed è il
bene comune la parola d’ordine anche in vista delle elezioni
di settembre… “E’ ovvio che da cristiano che sa quanto la
dottrina della chiesa sia un bene prezioso non solo per la
chiesa cattolica, direi che mettere al centro il bene comune
dovrebbe essere scontato in chi ambisce a servire il paese”,
conclude mons. Claudio Maniago.

Spopola      sui      social
raccontando Cava, la Costiera
e Paestum
di Anna Villani

Laureatasi con 110 in conservazione dei beni culturali
(“vecchio ordinamento”, ci tiene di sottolinearlo!), è guida
turistica autorizzata dalla Regione Campania da 20 anni e 8
anni fa ha fondato “Napoli reale” un’agenzia di servizi
didattici e turistici. Con simpatia e veracità presenta nei
suoi clip le bellezze di Napoli ma pure di Salerno come la
costiera amalfitana, Paestum e Cava dei Tirreni. Al suo attivo
due libri: “Tre scugnizzi in una notte” e “Tre scugnizzi il
giorno dopo” L’obiettivo di Silvana Perno è “diffondere la
cultura partenopea” allargandosi pure ad altre perle della
Campania per raccontarne bellezze e suggestioni, prodotti
locali e storie sconosciute, si va da Amalfi a Positano fino
ai templi dorici di Paestum, Cava dei Tirreni e la storia
della pergamena bianca senza escludere il Cilento, la dieta
mediterranea che permette longevità ai centenari, il
chilometro zero che turisti e ospiti nel sud di Salerno
possono gustare tra un bagno in acque splendide o passeggiate
nel verde. Il suo motto, a chiusura di ogni video è unico:
“chiù ne’simm e chiù bell’parimm”. Con la sua simpatia
travolgente attrae ogni giorno migliaia di follower con punte
pure da un milione di visualizzazioni a video. Ascoltarla è un
piacere per la gioia che trasmette. Siamo davanti ad una donna
che ha saputo costruire il suo nome ed il suo lavoro sulla
passione per i luoghi che la circondano di cui decanta
bellezze e leggenda. Ed eccola, ad Amalfi mentre spiega con i
limoni in bella mostra che sono considerati oro a livello
locale per poi spostarsi a gustare una granita servita nel
fondo di un limone, non mancano le citazioni e vai allora con
il poeta e scrittore toscano Renato Fucini, a cui è dedicata
una targa, con un famoso pensiero alla città marinara: “Il
giorno del giudizio, per gli Amalfitani che andranno in
Paradiso, sarà un giorno come tutti gli altri”. Sottinteso:
perché in paradiso ci vivono già da una vita. Scorrono le
immagini e scopri che il tempio di Nettuno a Paestum ( “un
tempo Posidonia”) è il migliore conservato al mondo e che è
ancor più antico del Partenone che si trova in Grecia,
spiegato tra un largo sorriso e l’invito a visitarlo (alla sua
maniera ovviamente). Ma, perché Positano si chiama così? Ed
ecco svelato. Inizia il racconto, un saraceno che voleva
portare via la statua della Madonna col bambino da una chiesa
locale, ma proprio mentre la carica sull’imbarcazione una voce
gli dice : “Posa, posa” e di qui sarebbe venuto il nome
“Positano”. Appassionata di storia dei Borbone e degli
Aragona, di Carlo III e Gioacchino Murat. La storia crea
radici che giungono fino a noi camminando sulla voce di Perno
che in un video si commuove pure. Quando parla del proprio
padre che alla fine della seconda guerra mondiale conobbe la
miseria, frequentò la scuola fino alla seconda elementare per
poi imparare un mestiere per mantenersi: il barbiere. Vita e
lavoro si fondono in Silvana Perno madre felice e
semplicissima che, telefono alla mano e cavalletto coltiva
l’amore per   luoghi   meravigliosi   affinché   tutti   possano
visitarli.

Silvana, ti contattano spesso per visitare la costiera
amalfitana?

“La costiera è il tour più richiesto da maggio a ottobre e
secondo me è il più bello in assoluto soprattutto perché io li
porto via mare così da far vedere gli angoli più belli e
suggestivi”.

Cosa piace ai turisti di Salerno in generale?

“Di Salerno mi dicono tutti che è ben tenuta, bella e a
dimensione di uomo”.

Hai progetti a cui stai lavorando in questo periodo?

“Io ho sempre progetti non riesco a vivere senza progettare,
inventare, fare”.
Calo di presenze i balneari
difendono il nuovo lungomare
di Monica De Santis

Balneari in difesa del nuovo Lungomare di Paestum. A chi punta
il dito contro l’opera di restailyng realizzata
dall’amministrazione Alfieri rispondono decisi gli iscritti
all’Associazione aMare Paestum che difendono il lavoro fatto e
credono invece che dietro al calo di presenze per la stagione
2022 ci sia ben altro. “Il calo di presenze registrato dagli
stabilimenti balneari nell’estate in corso non può essere
imputato alla realizzazione del nuovo lungomare”. Dicono a
chiare lettere e ne sono fermamente convinti. «A nostro avviso
il problema principale è l’aumento dei costi energetici. –
afferma il presidente Pasquale Senatore – Le famiglie devono
fare quadrare i conti ed è chiaro che, dovendo rinunciare a
qualcosa, rinuncino a ciò che non è indispensabile, come la
vacanza o la comodità del lido. D’altronde proprio a luglio,
in piena estate, ci sono stati ulteriori rincari che
inevitabilmente hanno ripercussioni anche sulle presenze
turistiche. Inoltre, nonostante se ne parli di meno, sta
incidendo molto anche il Covid che ancora circola tanto:
numerose sono state le disdette di persone che, dopo avere
prenotato, hanno saputo di essere positive al virus». Per
quanto riguarda i turisti, c’è da considerare anche la ripresa
dei viaggi all’estero, secondo Senatore, infatti, in tanti
hanno scelto quest’anno di riprendere a viaggiare e di andare
all’estero. «Negli ultimi due anni, anche a causa delle
numerose restrizioni dovute alla diffusione del Covid, le
persone hanno preferito trascorrere le vacanze in Italia. Da
quest’anno sono ripresi i viaggi all’estero e, anche se in
maniera minore, incide anche questo». Tuttavia, un’analisi più
precisa sulle cause del calo di presenze registrato dagli
stabilimenti balneari del litorale di Paestum, sarà possibile
solo a fine stagione, anche attraverso il confronto con altre
realtà turistiche. Un confronto che permetterà di capire se il
calo di presenze è solo locale oppure riguarda tutto il
territorio salernitano. D’altronde anche nel resto della
penisola, il rincaro dei costi per le imprese, ha comportato
la necessità di rivedere i prezzi, come sta avvenendo
praticamente da mesi in tutti i settori. Positivo è, invece,
il giudizio dell’associazione, sul nuovo lungomare.
«Sicuramente è una grossa novità e come tutte le novità va
metabolizzata. – dice ancora Senatore – Certamente ci sono
delle criticità che possono essere risolte e che ci proponiamo
di segnalare all’amministrazione comunale, che si è mostrata
sempre aperta ad ascoltare le nostre opinioni. La
realizzazione del lungomare rappresenta soprattutto
un’opportunità di vivere la costa anche in periodi di bassa
stagione, come ha già confermato la grande affluenza di gente
nei fine settimana primaverili sul primo tratto».
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