A Paestum "Il poeta che non sa parlare"
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A Paestum “Il poeta che non sa parlare” di Monica De Santis Dopo il trionfale debutto nella sua Napoli lo scorso 21 luglio e l’abbraccio con il suo pubblico in giro per la penisola con un tour estivo che sta toccando meravigliose location italiane magiche e ricche di storia, Nino D’Angelo autore di “Nu Jeans e ‘na Maglietta”, “madre di tutte le canzoni neomelodiche” torna in Campania con ‘Il Poeta che non sa parlare – Tour Estate 2022’. Gaetano D’Angelo, detto Nino, primo di sei figli è dunque atteso questa sera, alla Clouds Arena dei Tempi di Paestum. Ricchissima la scaletta, con brani cult come ‘Senza giacca e cravatta’, ‘Jesce sole’, ‘Pop corn e patatine’, ‘Chiara’, nonché alcuni brani del suo ultimo album come ‘Voglio parlà sulo d’ammore’ e ‘Cattivo penziero’. “Sarà nuovamente l’occasione per presentare il mio progetto de ‘Il Poeta che non sa parlare’- racconta il cantautore napoletano – ma anche i miei grandi successi degli anni Ottanta e Novanta, a partire da ‘Nu jeans e ‘na maglietta’ che quest’anno compie 40 anni. Nel corso dello spettacolo metterò a confronto le mie due anime, quella più leggera e quella più legata al sociale”. Un concerto che è un viaggio attraverso la sua straordinaria carriera iniziata nel 1976, grazie all’aiuto della famiglia, che gli consente d’incidere il suo primo 45 giri, dal titolo “’A storia mia (’O scippo)”, il clamore è tale che la canzone diventa una sceneggiata, a cui ne seguiranno altre di successo (tra cui, “L’onorevole”, “’E figli d ’a carità”, “L’ultimo Natale”). Da qui è un crescendo il successo dilaga e la sua immagine con il “caschetto” diventa l’emblema di tutti i ragazzi dei quartieri popolari del sud. Nel 1986, quasi “a furor di popolo”, la sua prima partecipazione al Festival di Sanremo con la canzone “Vai” ed il primo, vero contratto con un’importante casa discografica, la “Ricordi”. Ancora cinema
con alcuni film che “sbancano al botteghino”: tra questi, “Uno scugnizzo a New York”, “La ragazza del metrò” e “Popcorn e Patatine”. A Sanremo tornerà ancora nel 1998 al fianco di Piero Chiambretti per presentare il dopo festival e nel 1999 con il brano “Senza giacca e cravatta”. Debutta poi anche in teatro dove si dedica alla riscoperta di Raffaele Viviani proponendo “L’ultimo scugnizzo”, per il quale riceve il “Premio Gassman”. Nell’autunno del 2001 esce l’album “Terra Nera”, molto apprezzato soprattutto dalla critica. Nel 2003 partecipa di nuovo a Sanremo con la canzone “’A Storia ‘e nisciuno”. Nel 2006, viene nominato direttore artistico del “Teatro Trianon Viviani” di Napoli. Nel 2008, nominato direttore artistico della “Festa di Piedigrotta”. E poi ancora nel 2019 torna al a Sanremo in coppia con il giovane Livio Cori con il brano “Un’altra luce”. Fino ad arriva al 2022 con questo tour che oggi lo porterà a Paestum organizzato da Anni 60 Produzioni. I biglietti per assistere allo show ancora disponibili sono acquistabili su www.ticketone.it, nei punti vendita autorizzati e presso il Botteghino dell’Arena il giorno stesso dello show a partire dalle ore 18. L’ingresso al pubblico sarà consentito a partire dalle ore 19. Lo spettacolo avrà inizio alle ore 21.30. Si invitano i gentili spettatori ad arrivare e accedere all’Arena con congruo anticipo per una comoda e fluida affluenza all’ingresso. L’abbraccio di Campagna a Giuseppe Gibboni Sabato sera il violinista ha emesso le prime note ufficiali da Premio Paganini in un luogo speciale, la cattedrale del suo paese natale, travolto da un’onda d’emozioni. Sorriso dirompente quanto l’esecuzione del I concerto dell’icona del
violino di ogni tempo, sostenuto dall’Orchestra Internazionale della Campania, diretta da Leonardo Quadrini Di Olga Chieffi A fine agosto, la luce diviene particolare, definisce e dora colori, cesella contorni e profili, preludia alla sacralità di un luogo, di un rito. Questa luce, sabato, al tramonto, ha avvolto la cattedrale di Santa Maria della Pace in Campagna, completata nel 1750, solo due anni prima dell’apposizione dell’anima, in quel Balestrieri che Giuseppe Gibboni ha imbracciato per provare il concerto n°1 in Re minore op.6 di Niccolò Paganini con l’Orchestra Sinfonica Internazionale della Campania, diretta da Leonardo Quadrini. Tecnica disarmante, pulita, dinamica, al servizio della Musica, mai di certo effettistico virtuosismo, quanto il suo sorriso e quella luce. In sacrestia qualche parola scambiata sotto una simbolica scala a chiocciola che porta in cima alla cattedrale: “Non c’è solo Paganini o il grande repertorio virtuosistico, che proporrò in giro per il mondo – ha dichiarato Giuseppe Gibboni – ma, per il prossimo futuro, guardo e studio il repertorio da camera e la musica del Novecento”, propositi che rivelano come l’affermazione nel massimo concorso violinistico del mondo sia stata già archiviata e si miri a salire quella scala che, sappiamo bene, in arte non porterà mai a qualcosa di definito, ma rappresenterà unicamente un avvicinarsi, tendere, aspirare continui, a qualcosa che sempre mancherà, che non si ottiene, simbolo di un sogno, di quella eterna recherche, per la quale varrà la pena battersi, fino alla fine. Alle 21,30 il concerto, fortemente voluto in cattedrale, luogo simbolo di Campagna, sotto l’occhio attento e accogliente di Don Carlo Magna, un evento atteso, per il quale ad ordinare l’affluenza del pubblico si è dovuto ricorrere alla protezione civile. In attesa del concerto, inserito nel cartellone di ‘A Chiena, con comune capofila proprio Campagna, tra le strade del paese non si parlava d’altro, parole d’ammirazione e d’orgoglio nei
riguardi non solo di Giuseppe, ma dell’intera famiglia Gibboni, per la loro generosità e umiltà, e di quel “puro folle” di Daniele che, a tre anni mise un quartino e un archetto tra le mani di Giuseppe, dopo averlo “pensato” violoncellista. In chiesa autorità civili e militari, tanti amici musicisti, tra cui il Maestri Claudio Ciampa e Costantino Catena, il sindaco Roberto Monaco, un emozionatissimo Cosimo Giordano, presidente della Pro-loco, unitamente al clarinettista Luciano Marchetta e al dirigente scolastico del Liceo Musicale “Teresa Confalonieri”, Gianpiero Cerone, hanno introdotto questo storico concerto, in cui Giuseppe ha emesso le prime note ufficiali in veste di Premio Paganini. La serata ha previsto due momenti, il primo dedicato all’orchestra, una commistione di maestranze dell’est Europa e campane, insieme a qualche strumentista del magistero salernitano – il clarinetto Enzo Cuomo, Gaetano Varriale al fagotto, Antonio Foglia al trombone e Gino Calabrese al corno – durante il quale Leonardo Quadrini, con gestualità, davvero “fuori ordinanza”, quasi uno show, ha diretto un programma che ha spaziato tra pagine tratte dai grandi balletti russi Spartacus, Romeo e Giulietta e lo Schiaccianoci, l’ouverture della Leichte Kavallerie, fino a giungere alla Danza Ungherese di Brahms n°5, facendo poi “scoccare” le mani al pubblico sul galop infernale dell’ Orfée aux enfers, una scaletta validissima per il prossimo Concerto di Capodanno, magari con seconda parte straussiana e bis con Radetzky March. Il finale della serata, invece, ha avuto un solo protagonista, Giuseppe Gibboni in simbiosi col suo violino. Il repertorio paganiniano è il suo, sin da giovanissimo, chiunque gli sia alle spalle: all’attacco del violino si crea una bolla inattaccabile da ogni imperfezione, discromia e discronia dell’orchestra, un’aura creata dal carisma e dalla perfezione dell’esecuzione che scolpisce la pagina come la luce di fine estate. Godibilissime le cadenze, in cui si è unito lo scintillante furore giovanile di Giuseppe alla squisita raffinatezza della scuola di Pierre Amoyal, con il quale sta per ultimare gli studi a Salisburgo, a cui sono susseguiti appalusi e standing
ovation a scena aperta, senza rispetto del silenzio tra i tre movimenti. Ma, in talune situazioni, si va oltre la musica stessa: applausi, riconoscimenti e bis con gli amati capricci di Paganini, il XXIV e il V. A far da sfondo un’orchestra intera, felice, con l’espressione della meraviglia stampata sui volti, ad eccezione del I fagotto, il quale, durante l’esecuzione dei due capricci ha scelto di smontare, imperterrito, il suo strumento, senza alcun rispetto per il solista, la musica eseguita ed l’uditorio stesso, lasciando, così, associare la formazione in cui si esibisce, alla più becera bandicina da giro. Ultime note dissoltesi nel più affettuoso e commosso degli abbracci, prolungatosi in una notte di luna. Giuseppe Gibboni in un’immagine di Armando Cerzosimo C’è un indagato nelle liste della Lega per evasione fiscale e truffa allo Stato di Erika Noschese Allo scoccare delle 20, ieri, i giochi erano fatti: partiti e coalizioni hanno presentato i nomi dei candidati alle Politiche del prossimo 25 settembre. Scelte e decisioni tutt’altro che semplici, caratterizzate da lunghe riunioni, discussioni, addii e polemiche. Il Pd oggi dimostra di essere il partito con le idee più chiare: complice l’influenza del governatore Vincenzo De Luca, poche ore di polemica e poi tutto è stato messo a tacere ma la situazione resta delicata. Ad aprire le danze è stato Federico Conte che, a candidatura annunciata, ha dichiarato di volersi ritirare dalla
competizione elettorale, non condividendo le scelte fatte. E detto fatto, Conte torna alla sua professione di avvocato e lascia un’alleanza ormai spaccata con numerosi addii, a partire da quello di Alfonso Andria che ha consegnato la tessera nelle mani del segretario provinciale Enzo Luciano. Con l’ex eurodeputato, la polemica si è intensificata non poco ed infatti i vertici regionali del Pd hanno chiesto di rompere il silenzio e sono scesi in campo, a difesa del Partito Democratico, lo stesso Luciano, il presidente della Provincia Michele Strianese, Nicola Landolfi, solo per citarne alcuni. Tra i candidati, sono alla loro prima esperienza alle Politiche il consigliere Luca Cascone, il vice presidente di Palazzo Santa Lucia Fulvio Bonavitacola, il sindaco di Baronissi, Gianfranco Valiante. Nulla da dire sul Psi: non ha presentato candidati, la competizione elettorale – nella città natale del segretario nazionale Enzo Maraio – è azzerata ma, per ora, nessuno sembra intenzionato ad esprimere il suo malcontento anche se i malpancisti non mancano ma, anche questa volta, scelgono di non metterci la faccia. Centrodestra, la delusione di Forza Italia In casa centrodestra è stata una corsa contro il tempo. Fino all’ultimo, i partiti hanno provato a trovare la sintesi perfetta. Fratelli d’Italia oggi fa i conti con la delusione degli esclusi ma, complice il taglio del numero dei parlamentari, era una scelta inevitabile. Forza Italia, invece, tanto all’uninominale quanto nel listino non ha espresso alcuna candidatura, escludendo – di fatto – il capoluogo di provincia. Fuori dai giochi anche Nicola Acunzo che aveva lasciato il M5S, a favore degli azzurri, sperando in una ricandidatura che non è mai arrivata. Silvio Berlusconi capolista al Senato per Forza Italia a Napoli, nella lista con alle spalle la senatrice di Bologna Anna Maria Bernini, che è invece capolista nella lista Campania 2. Questo il completamento delle liste di Forza Italia presentate oggi dal coordinatore regionale Fulvio Martusciello. Forte il richiamo anche sul territorio nella coalizione di centrodestra che
spinge su un forte ringiovanimento delle liste di Forza Italia, che in Campania dice addio a Domenico De Siano, ex coordinatore fino a un mese fa e senatore uscente, e ad Antonio Pentangelo, coordinatore di Napoli e deputato uscente. Oltre a Tajani, in testa alle altre liste per la Camera in Campania, spiccano volti nuovi come Domenico Brescia, giovane imprenditore partenopeo, ma anche Giuseppe Pecoraro, ex prefetto di Roma. Nell’area di Caserta è capolista Gimmy Cangiano, coordinatore provinciale che arriva alla candidatura dopo anni di lavoro sul territorio per FI. Al Senato a Napoli la scelta cade sull’ex governatore della Campania Stefano Caldoro, attualmente consigliere regionale. Un indagato nella lista della Lega Non è delle migliori la situazione nella Lega. In Campania, nel collegio di Napoli spunta – tra i candidati – un attivista di Agropoli. Nulla di strano se non fosse che l’uomo, originario di Torchiara ma residente ad Agropoli, risulta oggi indagato per truffa ed evasione fiscale. Grande escluso, invece, l’ex rettore dell’Università degli Studi di Salerno, Aurelio Tommasetti che – in caso di vittoria di Pierro – si accontenterà di entrare in consiglio regionale. Terzo Polo Il Terzo Polo c’è, tanto a destra quanto a sinistra. Anche in questo caso, una corsa contro il tempo tra conferme e smentite dell’ultimo minuto. In casa Azione la novità riguarda Salerno: il consigliere comunale d’opposizione Corrado Naddeo è candidato. Fuori, invece, il coordinatore cittadino Donato D’Aiuto che ha dovuto lasciare spazio ad Elvira Serra, ex candidata sindaco di Agropoli. Il partito guidato da Carlo Calenda a Salerno punta tutto su Mara Carfagna, ministro per il sud uscente che ha diretto i lavori nella scelta delle candidature, confermando Gigi Casciello e Rossella Sessa. E se Atene piange, Sparta non ride: Italia Viva ha fatto i conti con non poche polemiche che hanno spinto il consigliere regionale Tommaso Pellegrino a fare un passo indietro.
Unione Popolare La vera novità di questa tornata elettorale sembra essere Unione Popolare, la lista nata dall’unione di Potere al Popolo, DeMa e Rifondazione comunista che vede in campo, per Salerno, Simona Libera Scocozza e Lorenzo Forte. M5S Potrebbe essere Dario Vassallo, fratello del Sindaco Pescatore ucciso nell’attentato del 2010, la scommessa vincente del Movimento 5 Stelle che oggi prova a ristrutturarsi sul territorio dopo la fuoriuscita di Luigi Di Maio e di altri 60 parlamentari che hanno detto addio a Conte. Simona Libera Scocozza: “Personalismi e avidità hanno distrutto il M5S, ora corro con Unione Popolare” di Erika Noschese di Erika Noschese Simona Libera Scocozza pronta ad entrare in Parlamento. Dopo l’esperienza delle recenti elezioni amministrative a Salerno, l’ex candidata sindaca è oggi candidata alla Camera dei Deputati, collegio Uninominale di Salerno, con Unione Popolare, la lista che vede insieme DeMa, Rifondazione Comunista, Potere al Popolo e Manifesta. Unione Popolare ha presentato le liste. Si tratta di nomi non calati dall’alto, ma espressione della società civile… “Assolutamente si. Quando le forze politiche che compongono la
lista Unione Popolare (DeMa, Rifondazione, Potere al Popolo, ManifestA) hanno deciso di partecipare a questa campagna elettorale, hanno immediatamente guardato ai territori e a coloro i quali in questi anni hanno rappresentato un baluardo di impegno, democrazia e legalità. Siamo un gruppo di persone che amano i propri territori e che hanno già portato avanti alcune battaglie insieme. Anche per questo motivo sapremo camminare uniti e raccogliere la fiducia dei cittadini”. Dalla candidatura a sindaco per la città di Salerno alle elezioni politiche. Perché ha scelto di impegnarsi attivamente per questa nuova avventura? “La mia candidatura a Sindaco è stato un atto di vera ribellione nei confronti di un sistema marcio che vede i cittadini come sudditi. Un sistema corrotto e clientelare che ancora oggi si ripresenta per rovinare i nostri territori. Sono orgogliosa di essere stata sostenuta da molti ex militanti nel Movimento 5 Stelle i quali, nonostante la forte delusione verso il movimento, hanno voluto far sentire la loro voce attraverso la mia candidatura. Poi c’è stato il sostegno di Rifondazione Comunista: sono stati loro a volermi per le prossime elezioni proprio sulla base del lavoro fatto insieme alle scorse amministrative. La mia candidatura, in questo senso, rappresenta il naturale prosieguo di un progetto iniziato un anno fa e che non ha intenzione di arrestarsi”. Quali sono i temi che secondo Lei dovrebbero essere portati in Parlamento? “Certamente i temi contenuti nel nostro programma elettorale. Giustizia climatica e sociale. Tutela e il rispetto del lavoro; noi siamo i primi ad aver parlato di salario minimo e abbiamo già scritto un disegno di legge che era pronto per essere depositato prima dello scioglimento delle camere. La ricostruzione di un servizio sanitario unico per le regioni che assicuri a tutti i cittadini italiani lo stesso livello di cura e assistenza, gli investimenti sulla scuola e l’università, ormai da anni mortificati da una politica fatta di tagli. Ma soprattutto credo che si debba porre particolare attenzione sulla questione dell’Autonomia differenziata: il
sud è davvero in pericolo e i suoi detrattori li troviamo tanto a destra che nelle coalizioni di “sinistra”, basta guardare a Bonaccini tra le fila del Pd”. Si parla ancora di Fonderie Pisano. Mentre si attende la delocalizzazione, non è stato adottato alcun provvedimento… “Dopo il rigetto da parte della Regione Campania dell’istanza documentale presentata dalle Fonderie Pisano per la delocalizzazione dell’impianto da Fratte a Buccino “perché ritenuta inadeguata rispetto alle norme vigenti”, sorge il dubbio che non ci sia un reale interesse della famiglia Pisano nel realizzare un impianto a norma di legge, addirittura di tecnologia d’avanguardia ed in un sito lontano da insediamenti abitativi, nell’area industriale di Buccino. È apparso quantomeno singolare che un’azienda così importante, alla quale non mancano tecnici di prim’ordine, non siano riusciti a presentare un progetto credibile, che risulterebbe addirittura inadeguato, al punto che è stato bocciato dopo appena una manciata di giorni. Sono passati ben diciotto anni dalla data prevista della delocalizzazione e siamo ancora al punto di partenza, infatti non è stato fatto un solo passo in avanti per trasferire l’attività produttiva, addirittura per grossolani errori di formulazione delle domande di permessi. Siamo di fronte ad una situazione che ha dell’assurdo e che vede i cittadini ed i lavoratori vittime innocenti della stessa situazione”. Cosa ne pensa della scissione interna al Movimento 5 Stelle? “Personalismi e avidità hanno distrutto un sogno bellissimo, ma che alla fine si è trasformato in un incubo! Di Maio ha fatto, ancora una volta, i suoi interessi; addirittura oggi lo vediamo candidato tra le fila dei suoi più acerrimi “nemici”, il “partito di Bibbiano” come lo chiamava lui, insomma con il Pd. Per quanto riguarda ciò che resta del Movimento vedo ancora più delusione da parte degli elettori alla luce delle ultime parlamentarie dei giorni scorsi. Voto su un listino bloccato, possibilità di escludere i candidati senza alcuna spiegazione: ancora una volta il Movimento 5 Stelle inventa delle regole mai scritte nello statuto a favore dei vertici di
turno. Era solo il 3 agosto 2022 quando veniva emanato dal Comitato di Garanzia del movimento questo regolamento (su proposta di Giuseppe Conte, attuale presidente del M5S), che prevedeva la possibilità di autocandidatura in un solo collegio (quello di residenza oppure quello del domicilio effettivo). Oggi apprendiamo che alcuni appartenenti al superlistino saranno candidati in più collegi. La deroga alla regola generale è la nuova regola. E il principio di parità dei diritti e delle opportunità, proprio della giustizia sociale, sarà un po’ più difficile da declamare in questa campagna elettorale. Per citare il collega Lorenzo Borrè (storico avvocato che ha portato in tribunale il Movimento 5 Stelle diverse volte), “Il M5S concettualmente non esiste più. Chi voterà la lista con quel nome voterà qualcosa di ontologicamente diverso dal movimento del 2013. Una vittoria per una ventina di persone, una sconfitta per milioni”. La storia insegna che il centrodestra riesce ad ottenere buoni risultati. Teme un’avanzata della destra? “La temo, assolutamente si. Ma voglio che sia chiaro il mio pensiero. Non possiamo chiedere agli elettori di votare un partito o una coalizione avendo come unico punto programmatico la frenata dell’ascesa delle destre. Oggi, mentre il quadro competitivo della politica tende ad annullarsi nell’omologazione dei discorsi, la vecchia destra mette a frutto la propria superiore tecnologia del potere e si insedia definitivamente ai vertici delle istituzioni, vincendo le consultazioni elettorali: in Francia, in Ungheria, nel Regno Unito, in Polonia, in Grecia. Una destra composita, che trova il proprio punto comune nell’esorcismo del cambiamento: la destra sognatrice, che vagheggia il ritorno a un’ipotetica età dell’oro tipo fantasy; la destra risentita, che ricerca un capro espiatorio cui addebitare quello che non capisce (ma che la turba); la destra mercenaria, che si mette al servizio come massa di manovra per intimidire chi protesta e si oppone alla cancellazione dei diritti; la destra padronale, che scarica le proprie frustrazioni in odio dei lavoratori; la destra Legge&Ordine, che vuole mettere a tacere la domanda
disturbante di giustizia sociale; la destra sovranista, che presume di essere valorizzata da una politica nazionalista del “prima noi”; la destra suprematista, che trae il rafforzamento della propria identità dal disprezzo aggressivo dell’altro (comunque diverso dagli standard correnti nella sotto-cultura del maschio bianco-cristiano-etero). Pensare che da questi residuati della politica e della società, esenti da qualsivoglia acculturamento civile alla convivenza e capacità di governo delle complessità, possa arrivare un progetto socio-economico minimamente plausibile, è una pia illusione. Piuttosto possiamo attenderci prese di posizione identitarie (ad esempio attacchi alla Costituzione repubblicana figlia della Resistenza, a partire dall’Art. 1), regolamenti di conti (contro il lavoro organizzato o i residui centri/soggetti che conservano le tradizioni illuministico-progressiste), saccheggi vari e occupazioni dello spazio pubblico, del sottogoverno, dei luoghi simbolo delle ascese sociali individuali. Attendiamoci il definitivo isolamento internazionale, sostituito dalle frequentazioni di affinità con Stati tendenzialmente “canaglia”. Noi di Unione Popolare abbiamo presentato un programma politico ed economico concreto e realizzabile, al contrario delle coalizioni di destra e delle fantomatiche coalizioni di sinistra”. Quali sono i temi a Lei più cari? “Sicuramente quelli che fanno parte della mia storia personale e professionale, ovvero i temi legati all’immigrazione, alla cittadinanza, ai diritti LGBTQ+, ma non mancano quelli che ho avuto modo di approfondire negli ultimi anni come consulente legislativo: penso all’arresto del consumo del suolo, alla tutela dei beni comuni o ai temi dell’economia circolare. Negli ultimi 12 mesi, poi, lavorando con un senatore di Potere al Popolo, ho scritto diversi emendamenti e ddl in tema di salario minimo, eutanasia e cannabis legale. Sono felice di poter dire che ogni anno trascorso diventa per me un arricchimento. Spero di poter portare le mie conoscenze e competenze in Parlamento e realizzare i desideri dei cittadini del mio territorio che poi, alla fine, sono i desideri di
tutti: poter vivere una vita libera e felice”. Antonio Iannone (FdI): “Tante le emergenze nel regno di De Luca: come scuola, viabilità” di Arturo Calabrese Antonio Iannone è tra i senatori che vanta più presenze ai lavori di Palazzo Madama ma anche tra coloro che più hanno contribuito con proposte di legge e quant’altro concerna le attività senatoriali. Il senatore sarà candidato nel collegio maggioritario di Salerno che comprende l’intera provincia. “Io ho portato a Roma 160 profili disponibili per la candidatura, poi la nostra Giorgia Meloni ha fatto le scelte. Da statuto le liste le approva la direzione nazionale”, ha dichiarato Antonio Iannone. “L’analisi è stata molto attenta – spiega Iannone – l’accettazione della candidatura è stata firmata in bianco con la disponibilità a qualunque tipo di candidatura, dall’uninominale al plurinominale, e dopo la disponibilità, la nostra Giorgia Meloni ha fatto le scelte. Nessuno era sicuro della candidatura, anche io che ero parlamentare uscente ho fatto la stessa trafila candidandomi nell’uninominale di Salerno. Chi dovesse mollare perché non candidato dimostrerebbe che hanno fatto bene a non candidarlo”. Senatore, comincia oggi una nuova avventura che La vede impegnata in prima persona… “Nulla cambia rispetto ad altre campagne elettorali o, in generale, a quanto nella mia vita politica e privata. Ci ho sempre messo la faccia in ogni cosa che ho fatto e la
candidatura in queste elezioni non poteva fare eccezione. Sarà difficile, questo è indubbio, ma ce la metterò tutta. L’obiettivo è quello di realizzare in maniera completa un sogno iniziato nel 2012 con la fondazione del partito. Un sogno che porterà Giorgia Meloni ad essere il primo premier di donna in Italia, realizzando di conseguenza un cambiamento radicale per questo Paese, per la nostra patria. Dieci anni di governo a guida Partito Democratico, nonostante non abbiano mai vinto, hanno portato l’Italia nel baratro e c’è tanto da fare per ricostruire le macerie”. Fratelli d’Italia è stato sempre all’opposizione degli ultimi governi. Scelte dettate da cosa? “Presto detto: coerenza. Abbiamo detto mai con il Pd e così è stato. Abbiamo detto mai con il Movimento 5 Stelle e così è stato. Una tragica legge elettorale non ci ha permesso di governare 4 anni fa anche a causa di un enorme quanto legittimo voto di protesta arrivato dal popolo. Oggi siamo spinti da una consapevolezza diversa e la coerenza di cui parlavo prima ci aiuterà ad ottenere i consensi che ci spettano”. Su cosa si baserà la campagna elettorale di Fratelli d’Italia? “I temi sono tanti, ma nulla di complesso perché i paroloni e le grandi promesse le lasciamo ad altri. Noi siamo vicini al Paese reale e avremo forte voce in Parlamento. Dobbiamo portare le emergenze dei territori in quelle aule e dunque la crisi delle natalità, gli aspetti economici, il lavoro. Non sono soltanto parole, ma saranno battaglie che porteremo avanti con coraggio e a testa alta. Nel mio collegio, parlerò invece di cui mi sono occupato e che in parte ho contribuito a risolvere o a rendere più leggeri. Punterò la mia campagna elettorale su scuola, viabilità, sanità, industrie, giovani e spopolamento”. Quali sono le emergenze del Suo collegio, quindi Salerno e provincia, e della Campania in generale? “Il regno di De Luca è negativo sotto moltissimi punti di vista. Ha distrutto la sanità, ha monopolizzato le forze della Regione.
C’è da ricostruire e lo si può fare portando a Roma i territori, facendoli tornare protagonisti. Non possiamo più aspettare: i temi vanno affrontati prima che sia troppo tardi. Noi porteremo in Parlamento la voce dei nostri territori”. A proposito di voce: col taglio dei parlamentari, la rappresentanza territoriale è a rischio. Altri partiti candidano in Campania nomi non campani ma col paracadute. Fratelli d’Italia che fa? “Ha puntato in passato, ha candidato oggi e scommetterà in futuro sui nomi vicino alla gente e radicati nei vari collegi. Durante la composizione delle liste, sia esse per il proporzionale che per l’uninominale, è stata la stessa Giorgia Meloni a dare il via libera ai nomi. Lo ha fatto perché voleva candidati che potessero essere veri rappresentanti dei territori d’elezione e non nomi imposti dai palazzi. Per questo motivo ho deciso di essere della partita”. Tema che dovrà affrontare il prossimo governo sarà il caro energia. Cosa ne pensa? “L’Italia è un Paese a cui manca la sovranità energetica. Perché dobbiamo comprare l’energia elettrica da una centrale nucleare che sorge a pochi chilometri dal confine? Succede in Francia e in Svizzera, ma quelle di altri Stati non sono poi così lontanissime. Dobbiamo dire basta ad un ambientalismo forzato e basato sul no. Si può parlare di ambiente anche nella destra, checché ne dicano le sinistre o coloro che sul verde hanno costruito intere carriere politiche. Si usa molto il termine “green” quasi per giustificare determinate scelte, ma è sbagliato. Anche noi parliamo di ambiente in maniera consapevole ed efficace. Non produciamo energia e dobbiamo comprarla dall’estero, viene dunque da chiedersi perché non si sia investito sulle rinnovabili, sull’eolico, sul solare, sul geotermico. Il Paese deve fare questi investimenti e arrivare ad un’autonomia energetica che permetta di non far salire a cifre esorbitanti il costo di luce e gas, per fare un esempio. A pagare i rincari sono e saranno le famiglie, come sempre, le piccole aziende, i piccoli commercianti, quelli che fanno grande l’Italia. La guerra in Europa non ha certo aiutato, ma
altri Paese non stanno subendo gli stessi rincari che vediamo in Italia. Qualcosa si dovrà fare quanto prima perché molte attività commerciali, lo so per certo, stanno pensando di abbassare per sempre la serranda. Questo in un paese civile non va assolutamente bene. Noi ci siamo e agiremo in tal senso in pochissimo tempo”. Simona Libera Scocozza: “Personalismi e avidità hanno distrutto il M5S, ora corro con Unione Popolare” di Erika Noschese di Erika Noschese Simona Libera Scocozza pronta ad entrare in Parlamento. Dopo l’esperienza delle recenti elezioni amministrative a Salerno, l’ex candidata sindaca è oggi candidata alla Camera dei Deputati, collegio Uninominale di Salerno, con Unione Popolare, la lista che vede insieme DeMa, Rifondazione Comunista, Potere al Popolo e Manifesta. Unione Popolare ha presentato le liste. Si tratta di nomi non calati dall’alto, ma espressione della società civile… “Assolutamente si. Quando le forze politiche che compongono la lista Unione Popolare (DeMa, Rifondazione, Potere al Popolo, ManifestA) hanno deciso di partecipare a questa campagna elettorale, hanno immediatamente guardato ai territori e a coloro i quali in questi anni hanno rappresentato un baluardo di impegno, democrazia e legalità. Siamo un gruppo di persone che amano i propri territori e che hanno già portato avanti
alcune battaglie insieme. Anche per questo motivo sapremo camminare uniti e raccogliere la fiducia dei cittadini”. Dalla candidatura a sindaco per la città di Salerno alle elezioni politiche. Perché ha scelto di impegnarsi attivamente per questa nuova avventura? “La mia candidatura a Sindaco è stato un atto di vera ribellione nei confronti di un sistema marcio che vede i cittadini come sudditi. Un sistema corrotto e clientelare che ancora oggi si ripresenta per rovinare i nostri territori. Sono orgogliosa di essere stata sostenuta da molti ex militanti nel Movimento 5 Stelle i quali, nonostante la forte delusione verso il movimento, hanno voluto far sentire la loro voce attraverso la mia candidatura. Poi c’è stato il sostegno di Rifondazione Comunista: sono stati loro a volermi per le prossime elezioni proprio sulla base del lavoro fatto insieme alle scorse amministrative. La mia candidatura, in questo senso, rappresenta il naturale prosieguo di un progetto iniziato un anno fa e che non ha intenzione di arrestarsi”. Quali sono i temi che secondo Lei dovrebbero essere portati in Parlamento? “Certamente i temi contenuti nel nostro programma elettorale. Giustizia climatica e sociale. Tutela e il rispetto del lavoro; noi siamo i primi ad aver parlato di salario minimo e abbiamo già scritto un disegno di legge che era pronto per essere depositato prima dello scioglimento delle camere. La ricostruzione di un servizio sanitario unico per le regioni che assicuri a tutti i cittadini italiani lo stesso livello di cura e assistenza, gli investimenti sulla scuola e l’università, ormai da anni mortificati da una politica fatta di tagli. Ma soprattutto credo che si debba porre particolare attenzione sulla questione dell’Autonomia differenziata: il sud è davvero in pericolo e i suoi detrattori li troviamo tanto a destra che nelle coalizioni di “sinistra”, basta guardare a Bonaccini tra le fila del Pd”. Si parla ancora di Fonderie Pisano. Mentre si attende la delocalizzazione, non è stato adottato alcun provvedimento… “Dopo il rigetto da parte della Regione Campania dell’istanza
documentale presentata dalle Fonderie Pisano per la delocalizzazione dell’impianto da Fratte a Buccino “perché ritenuta inadeguata rispetto alle norme vigenti”, sorge il dubbio che non ci sia un reale interesse della famiglia Pisano nel realizzare un impianto a norma di legge, addirittura di tecnologia d’avanguardia ed in un sito lontano da insediamenti abitativi, nell’area industriale di Buccino. È apparso quantomeno singolare che un’azienda così importante, alla quale non mancano tecnici di prim’ordine, non siano riusciti a presentare un progetto credibile, che risulterebbe addirittura inadeguato, al punto che è stato bocciato dopo appena una manciata di giorni. Sono passati ben diciotto anni dalla data prevista della delocalizzazione e siamo ancora al punto di partenza, infatti non è stato fatto un solo passo in avanti per trasferire l’attività produttiva, addirittura per grossolani errori di formulazione delle domande di permessi. Siamo di fronte ad una situazione che ha dell’assurdo e che vede i cittadini ed i lavoratori vittime innocenti della stessa situazione”. Cosa ne pensa della scissione interna al Movimento 5 Stelle? “Personalismi e avidità hanno distrutto un sogno bellissimo, ma che alla fine si è trasformato in un incubo! Di Maio ha fatto, ancora una volta, i suoi interessi; addirittura oggi lo vediamo candidato tra le fila dei suoi più acerrimi “nemici”, il “partito di Bibbiano” come lo chiamava lui, insomma con il Pd. Per quanto riguarda ciò che resta del Movimento vedo ancora più delusione da parte degli elettori alla luce delle ultime parlamentarie dei giorni scorsi. Voto su un listino bloccato, possibilità di escludere i candidati senza alcuna spiegazione: ancora una volta il Movimento 5 Stelle inventa delle regole mai scritte nello statuto a favore dei vertici di turno. Era solo il 3 agosto 2022 quando veniva emanato dal Comitato di Garanzia del movimento questo regolamento (su proposta di Giuseppe Conte, attuale presidente del M5S), che prevedeva la possibilità di autocandidatura in un solo collegio (quello di residenza oppure quello del domicilio effettivo). Oggi apprendiamo che alcuni appartenenti al
superlistino saranno candidati in più collegi. La deroga alla regola generale è la nuova regola. E il principio di parità dei diritti e delle opportunità, proprio della giustizia sociale, sarà un po’ più difficile da declamare in questa campagna elettorale. Per citare il collega Lorenzo Borrè (storico avvocato che ha portato in tribunale il Movimento 5 Stelle diverse volte), “Il M5S concettualmente non esiste più. Chi voterà la lista con quel nome voterà qualcosa di ontologicamente diverso dal movimento del 2013. Una vittoria per una ventina di persone, una sconfitta per milioni”. La storia insegna che il centrodestra riesce ad ottenere buoni risultati. Teme un’avanzata della destra? “La temo, assolutamente si. Ma voglio che sia chiaro il mio pensiero. Non possiamo chiedere agli elettori di votare un partito o una coalizione avendo come unico punto programmatico la frenata dell’ascesa delle destre. Oggi, mentre il quadro competitivo della politica tende ad annullarsi nell’omologazione dei discorsi, la vecchia destra mette a frutto la propria superiore tecnologia del potere e si insedia definitivamente ai vertici delle istituzioni, vincendo le consultazioni elettorali: in Francia, in Ungheria, nel Regno Unito, in Polonia, in Grecia. Una destra composita, che trova il proprio punto comune nell’esorcismo del cambiamento: la destra sognatrice, che vagheggia il ritorno a un’ipotetica età dell’oro tipo fantasy; la destra risentita, che ricerca un capro espiatorio cui addebitare quello che non capisce (ma che la turba); la destra mercenaria, che si mette al servizio come massa di manovra per intimidire chi protesta e si oppone alla cancellazione dei diritti; la destra padronale, che scarica le proprie frustrazioni in odio dei lavoratori; la destra Legge&Ordine, che vuole mettere a tacere la domanda disturbante di giustizia sociale; la destra sovranista, che presume di essere valorizzata da una politica nazionalista del “prima noi”; la destra suprematista, che trae il rafforzamento della propria identità dal disprezzo aggressivo dell’altro (comunque diverso dagli standard correnti nella sotto-cultura del maschio bianco-cristiano-etero). Pensare che da questi
residuati della politica e della società, esenti da qualsivoglia acculturamento civile alla convivenza e capacità di governo delle complessità, possa arrivare un progetto socio-economico minimamente plausibile, è una pia illusione. Piuttosto possiamo attenderci prese di posizione identitarie (ad esempio attacchi alla Costituzione repubblicana figlia della Resistenza, a partire dall’Art. 1), regolamenti di conti (contro il lavoro organizzato o i residui centri/soggetti che conservano le tradizioni illuministico-progressiste), saccheggi vari e occupazioni dello spazio pubblico, del sottogoverno, dei luoghi simbolo delle ascese sociali individuali. Attendiamoci il definitivo isolamento internazionale, sostituito dalle frequentazioni di affinità con Stati tendenzialmente “canaglia”. Noi di Unione Popolare abbiamo presentato un programma politico ed economico concreto e realizzabile, al contrario delle coalizioni di destra e delle fantomatiche coalizioni di sinistra”. Quali sono i temi a Lei più cari? “Sicuramente quelli che fanno parte della mia storia personale e professionale, ovvero i temi legati all’immigrazione, alla cittadinanza, ai diritti LGBTQ+, ma non mancano quelli che ho avuto modo di approfondire negli ultimi anni come consulente legislativo: penso all’arresto del consumo del suolo, alla tutela dei beni comuni o ai temi dell’economia circolare. Negli ultimi 12 mesi, poi, lavorando con un senatore di Potere al Popolo, ho scritto diversi emendamenti e ddl in tema di salario minimo, eutanasia e cannabis legale. Sono felice di poter dire che ogni anno trascorso diventa per me un arricchimento. Spero di poter portare le mie conoscenze e competenze in Parlamento e realizzare i desideri dei cittadini del mio territorio che poi, alla fine, sono i desideri di tutti: poter vivere una vita libera e felice”.
Omicidio Palmieri: Il figlio 15enne racconta le violenze del padre di Monica De Santis Sono stati ascoltati nella giornata di ieri gip del tribunale di Salerno Monica Milite ed il figlio 20enne Massimiliano, accusati entrambi di aver ucciso a coltellate insieme all’altro figlio 15enne il marito e padre Ciro Palmieri e di aver poi fatto a pezzi il corpo prima di gettarlo in un dirupo. Entrambi, assistiti dall’avvocato Damiano Cantalupo, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Per mamma e figlio è stata disposta la misura cautelare in carcere a Salerno. E mentre le indagini preliminari proseguono, sempre nel pomeriggio di ieri è stato sentito dal gip anche il 15enne che sembra abbia confermato quanto detto sabato al procuratore del Tribunale per i minorenni. Un interrogatorio che si è concluso intorno alle 17,30 e nel quale il ragazzo pare abbia raccontato della situazione che si viveva in famiglia. “Un incubo” sarebbero state le sue parole, raccontando poi che il clima in casa era più che difficile e insopportabile, a causa del carattere violento del padre. Al termine dell’interrogatorio di garanzia, il giudice ha convalidato il fermo del 15enne, disponendone il collocamento in uno dei due istituti penali minorili presenti in Campania. I tre indagati sono ritenuti responsabili di omicidio volontario aggravato anche dalla crudeltà dell’azione e di occultamento di cadavere. Il massacro del panettiere Ciro Palmieri, secondo la Procura di Salerno, si è consumato il 29 luglio nell’abitazione di via Marano a Giffoni Valle Piana. Il giorno seguente la moglie del 43enne si recò dai carabinieri di Giffoni Valle Piana per denunciarne la scomparsa del marito, dal quale sembra stesse per divorziare. Ai militari la donna aveva raccontato che Ciro era andato a casa a chiedere di
mettere in una borsa alcuni vestiti e di essersi allontano insieme a delle persone che non conosceva. Lo stesso avrebbe detto nelle ore successive al fratello. Ma gli inquirenti non hanno mai creduto alla versione della donna, che nel frattempo si era rivolta anche al programma televisivo “Chi l’ha visto?” per lanciare un appello al marito. Tutte strategie, ipotizzano gli inquirenti, per depistare le indagini e per allontanare le ricerche dell’uomo dal territorio di Giffoni. Ma le diverse contraddizioni nelle quali è incorsa la donna ed i suoi figli hanno spinto gli inquirenti a proseguire le ricerche del panettiere proprio nella città dove da anni viveva con la sua famiglia e che, secondo anche il racconto di alcuni amici non lasciava mai, se non di rado per motivi di lavoro. Gli inquirenti per prima cosa si sono concentrati sul recupero delle immagini delle telecamere di video sorveglianza presenti in casa. Immagini che erano state sovrascritte dai figli dell’uomo, ma che sono state fortunatamente recuperate. E proprio da questi video che è emerso che, dopo un litigio violento tra Ciro e Monica, quest’ultima prima e i suoi due figli poi si sono avventati sull’uomo, uccidendolo a coltellate, oltre quaranta, davanti agli occhi sgomenti dell’altro figlio undicenne, affidato al momento ai servizi sociali e comunque indagato come persona a conoscenza dei fatti. Intanto a Giffoni Valle Piana è arrivato nella giornata di sabato anche il primo figlio della coppia, che da qualche tempo lavora a Milano. Monsignor Maniago a Salerno: “Il bene comune sia la
priorità dei politici” di Monica De Santis E’ iniziato oggi il momento di ascolto, studio, riflessione, confronto e approfondimento pastorale della Settimana Liturgica nazionale che quest’anno si tiene nella diocesi di Salerno. L’importanza della liturgia nella vita della chiesa ed i suoi risvolti nella vita sociale, quando vissuta e celebrata correttamente e secondo le indicazioni della chiesa sono note, non è un fatto privato ma pubblico, che riguarda tutti. E’ necessario “favorire nei fedeli laici una più chiara consapevolezza della loro vocazione, che si esprime in una pluralità di compiti e di servizi per l’edificazione dell’intero popolo cristiano”. A sottolinearlo è Papa Francesco in un messaggio inviato, tramite il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, all’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, mons. Claudio Maniago, presidente del Centro di azione liturgica (Cal), in occasione della 72a Settimana liturgica nazionale che si svolge a Salerno, dal oggi a giovedì sul tema ‘Ministeri al servizio della sinodalità’. “‘Io sto in mezzo a voi come colui che serve’ (Lc 22,27), dice il Signore – ricorda Bergoglio – ecco il modello che deve ispirare ogni ministero nella Chiesa. Da questa lezione evangelica la ministerialità della Chiesa è rinnovata continuamente, così che ciascuno può vivere in autenticità di fede e di servizio il ruolo che, in forza del battesimo e dei doni dello Spirito, è chiamato a svolgere. La visione stessa della Chiesa come mistero di comunione e una più avvertita considerazione della presenza e dell’azione dello Spirito Santo hanno contribuito a meglio porre in luce il ruolo del laicato nella Comunità ecclesiale”. “Nel trattare questi temi, occorre essere attenti a non fare confusione tra il sacerdozio comune e il sacerdozio ministeriale – ammonisce il Papa – interpretando arbitrariamente il concetto di ‘supplenza’, ‘clericalizzando’ e rischiando così di creare di
fatto una struttura ecclesiale di servizio parallela a quella fondata sul sacramento dell’Ordine”. “In tutto questo contesto parlare di chiesa come popolo in cammino – ha detto mons. Claudio Maniago – un popolo che deve essere servito. Parlare di ministeri, la parola è volutamente ambigua, nel senso che ha anche una sua valenza civica, verranno fuori i ministri da questo nuovo governo e la parola ministro vuol dire servitore e questo sarebbe già una predica importante da farsi non soltato all’interno della chiesa ma anche nella società civile, abbiamo forse anche bisogno di una classe politica che sia sempre più desiderosa di servire il bene comune, di servire il bene comune e non di servirsi del potere anche per altri interessi molto più mediocri. Quindi in questo contesto parlare di ministerialità, cioè di cristiani che all’interno del popolo di Dio si mettono a servizio significa lanciare anche un messaggio importante perchè un popolo in cammino che è servito da alcune ministerialità è fermento nella società civile. Una società che ha bisogno di alcuni ministeri che l’aiutino in questo cammino rendendoglielo facile”. Dunque è il bene comune il fine di questi e di altri incontri ed è il bene comune la parola d’ordine anche in vista delle elezioni di settembre… “E’ ovvio che da cristiano che sa quanto la dottrina della chiesa sia un bene prezioso non solo per la chiesa cattolica, direi che mettere al centro il bene comune dovrebbe essere scontato in chi ambisce a servire il paese”, conclude mons. Claudio Maniago. Spopola sui social raccontando Cava, la Costiera
e Paestum di Anna Villani Laureatasi con 110 in conservazione dei beni culturali (“vecchio ordinamento”, ci tiene di sottolinearlo!), è guida turistica autorizzata dalla Regione Campania da 20 anni e 8 anni fa ha fondato “Napoli reale” un’agenzia di servizi didattici e turistici. Con simpatia e veracità presenta nei suoi clip le bellezze di Napoli ma pure di Salerno come la costiera amalfitana, Paestum e Cava dei Tirreni. Al suo attivo due libri: “Tre scugnizzi in una notte” e “Tre scugnizzi il giorno dopo” L’obiettivo di Silvana Perno è “diffondere la cultura partenopea” allargandosi pure ad altre perle della Campania per raccontarne bellezze e suggestioni, prodotti locali e storie sconosciute, si va da Amalfi a Positano fino ai templi dorici di Paestum, Cava dei Tirreni e la storia della pergamena bianca senza escludere il Cilento, la dieta mediterranea che permette longevità ai centenari, il chilometro zero che turisti e ospiti nel sud di Salerno possono gustare tra un bagno in acque splendide o passeggiate nel verde. Il suo motto, a chiusura di ogni video è unico: “chiù ne’simm e chiù bell’parimm”. Con la sua simpatia travolgente attrae ogni giorno migliaia di follower con punte pure da un milione di visualizzazioni a video. Ascoltarla è un piacere per la gioia che trasmette. Siamo davanti ad una donna che ha saputo costruire il suo nome ed il suo lavoro sulla passione per i luoghi che la circondano di cui decanta bellezze e leggenda. Ed eccola, ad Amalfi mentre spiega con i limoni in bella mostra che sono considerati oro a livello locale per poi spostarsi a gustare una granita servita nel fondo di un limone, non mancano le citazioni e vai allora con il poeta e scrittore toscano Renato Fucini, a cui è dedicata una targa, con un famoso pensiero alla città marinara: “Il giorno del giudizio, per gli Amalfitani che andranno in Paradiso, sarà un giorno come tutti gli altri”. Sottinteso:
perché in paradiso ci vivono già da una vita. Scorrono le immagini e scopri che il tempio di Nettuno a Paestum ( “un tempo Posidonia”) è il migliore conservato al mondo e che è ancor più antico del Partenone che si trova in Grecia, spiegato tra un largo sorriso e l’invito a visitarlo (alla sua maniera ovviamente). Ma, perché Positano si chiama così? Ed ecco svelato. Inizia il racconto, un saraceno che voleva portare via la statua della Madonna col bambino da una chiesa locale, ma proprio mentre la carica sull’imbarcazione una voce gli dice : “Posa, posa” e di qui sarebbe venuto il nome “Positano”. Appassionata di storia dei Borbone e degli Aragona, di Carlo III e Gioacchino Murat. La storia crea radici che giungono fino a noi camminando sulla voce di Perno che in un video si commuove pure. Quando parla del proprio padre che alla fine della seconda guerra mondiale conobbe la miseria, frequentò la scuola fino alla seconda elementare per poi imparare un mestiere per mantenersi: il barbiere. Vita e lavoro si fondono in Silvana Perno madre felice e semplicissima che, telefono alla mano e cavalletto coltiva l’amore per luoghi meravigliosi affinché tutti possano visitarli. Silvana, ti contattano spesso per visitare la costiera amalfitana? “La costiera è il tour più richiesto da maggio a ottobre e secondo me è il più bello in assoluto soprattutto perché io li porto via mare così da far vedere gli angoli più belli e suggestivi”. Cosa piace ai turisti di Salerno in generale? “Di Salerno mi dicono tutti che è ben tenuta, bella e a dimensione di uomo”. Hai progetti a cui stai lavorando in questo periodo? “Io ho sempre progetti non riesco a vivere senza progettare, inventare, fare”.
Calo di presenze i balneari difendono il nuovo lungomare di Monica De Santis Balneari in difesa del nuovo Lungomare di Paestum. A chi punta il dito contro l’opera di restailyng realizzata dall’amministrazione Alfieri rispondono decisi gli iscritti all’Associazione aMare Paestum che difendono il lavoro fatto e credono invece che dietro al calo di presenze per la stagione 2022 ci sia ben altro. “Il calo di presenze registrato dagli stabilimenti balneari nell’estate in corso non può essere imputato alla realizzazione del nuovo lungomare”. Dicono a chiare lettere e ne sono fermamente convinti. «A nostro avviso il problema principale è l’aumento dei costi energetici. – afferma il presidente Pasquale Senatore – Le famiglie devono fare quadrare i conti ed è chiaro che, dovendo rinunciare a qualcosa, rinuncino a ciò che non è indispensabile, come la vacanza o la comodità del lido. D’altronde proprio a luglio, in piena estate, ci sono stati ulteriori rincari che inevitabilmente hanno ripercussioni anche sulle presenze turistiche. Inoltre, nonostante se ne parli di meno, sta incidendo molto anche il Covid che ancora circola tanto: numerose sono state le disdette di persone che, dopo avere prenotato, hanno saputo di essere positive al virus». Per quanto riguarda i turisti, c’è da considerare anche la ripresa dei viaggi all’estero, secondo Senatore, infatti, in tanti hanno scelto quest’anno di riprendere a viaggiare e di andare all’estero. «Negli ultimi due anni, anche a causa delle numerose restrizioni dovute alla diffusione del Covid, le persone hanno preferito trascorrere le vacanze in Italia. Da quest’anno sono ripresi i viaggi all’estero e, anche se in maniera minore, incide anche questo». Tuttavia, un’analisi più
precisa sulle cause del calo di presenze registrato dagli stabilimenti balneari del litorale di Paestum, sarà possibile solo a fine stagione, anche attraverso il confronto con altre realtà turistiche. Un confronto che permetterà di capire se il calo di presenze è solo locale oppure riguarda tutto il territorio salernitano. D’altronde anche nel resto della penisola, il rincaro dei costi per le imprese, ha comportato la necessità di rivedere i prezzi, come sta avvenendo praticamente da mesi in tutti i settori. Positivo è, invece, il giudizio dell’associazione, sul nuovo lungomare. «Sicuramente è una grossa novità e come tutte le novità va metabolizzata. – dice ancora Senatore – Certamente ci sono delle criticità che possono essere risolte e che ci proponiamo di segnalare all’amministrazione comunale, che si è mostrata sempre aperta ad ascoltare le nostre opinioni. La realizzazione del lungomare rappresenta soprattutto un’opportunità di vivere la costa anche in periodi di bassa stagione, come ha già confermato la grande affluenza di gente nei fine settimana primaverili sul primo tratto».
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