6 I taccuini del museumgrandtour - Castel San Pietro Romano (RM) e il suo patrimonio archeologico Una rilettura dell'acropoli di Praeneste e ...

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I taccuini del museumgrandtour

    Castel San Pietro Romano (RM) e il suo patrimonio
    archeologico
    Una rilettura dell’acropoli di Praeneste e dell’acquedotto delle Cannuccete
6   di Andrea Fiasco
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Castel San Pietro Romano (RM) e il suo
        patrimonio archeologico

    Una rilettura dell’acropoli di Praeneste e
       dell’acquedotto delle Cannuccete
                   di Andrea Fiasco
6 I taccuini del museumgrandtour - Castel San Pietro Romano (RM) e il suo patrimonio archeologico Una rilettura dell'acropoli di Praeneste e ...
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Collana: I Taccuini del Museum Grand Tour, volume VI

Testi: Andrea Fiasco

In Copertina: J. Hullmandel, Walls at Praeneste, 1834 (da DODWELL, 1834, tav. CXIII)

Edizioni Articolo Nove
di Articolo Nove Arte in Cammino srls
Palazzo Barberini
Via Barberini, 24
Palestrina - Roma
www.articolonove.com

ISBN: 9788894837131

Copyright 2019
Finito di stampare dicembre 2019
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Museumgrandtour - Sistema Museale Territoriale Castelli Romani e Prenestini
XI Comunità Montana Castelli Romani e Prenestini: Ente Capofila e gestore

Istituzioni Museali aderenti al Sistema:
Museo Civico “Mario Antonacci”, Museo della Seconda Legione Partica - Albano Laziale, Museo Diocesano di Albano; Museo Civico
Archeologico “Roger Lambrechts”- Artena; Museo Diffuso Castel San Pietro Romano; Museo Archeologico del Territorio Toleriense
- Colleferro; Ferrovia Museo della Stazione di Colonna; Museo Tuscolano Scuderie Aldobrandini - Frascati; Acquedotti Romani e
Castello di Passerano - Gallicano nel Lazio; Centro Internazionale d’Arte Contemporanea - Genazzano; Museo Nazionale dell’Abbazia
di Grottaferrata; Museo Civico di Lanuvio; Complesso Archeologico del Barco Borghese, Museo della Città - Monte Porzio Catone;
Tuscolo Parco Archeologico Culturale; Museo Archeologico delle Navi - Nemi; Museo Civico d’Arte - Olevano Romano; Museo
Archeologico Nazionale - Palestrina; Museo Diocesano Prenestino di Arte Sacra; Museo Geopaleontologico “Ardito Desio” - Rocca
di Cave, Museo Geofisico - Rocca di Papa, Polo Culturale “Monsignor Francesco Giacci” - Rocca Priora, Museo di Palazzo Doria
Pamphilj - Valmontone, Museo del Giocattolo - Zagarolo.

MiBACT Polo Museale del Lazio
Diocesi di Albano Laziale
Diocesi Suburbicaria di Palestrina
Fondazione per la Ferrovia-Museo della Stazione di Colonna

Comitato Scientifico:
Paola Arena Ferrovia Museo della Stazione di Colonna; Luca Attenni Museo Civico, Lanuvio; Valeria Beolchini EEHAR - CSIC -
Parco Archeologico di Tuscolo, Comunità Montana; Serena Borghesani Museo del Giocattolo, Zagarolo; Giovanna Cappelli Museo
Tuscolano - Scuderia Aldobrandini, Frascati; Maurizio Chirri Museo Geopaleontologico “Ardito Desio”, Rocca di Cave; Maria Teresa
Ciprari Museo Diocesano Prenestino di Arte Sacra, Palestrina; Giuliana D’Addezio Museo Geofisico, Rocca di Papa; Monica Di
Gregorio Museo Civico d’Arte, Olevano Romano - Museo di Palazzo Doria Pamphilj, Valmontone; Roberta Iacono Museo Diffuso
di Castel San Pietro Romano; Roberto Libera Museo Diocesano, Albano Laziale; Angelo Luttazzi Museo Archeologico del territorio
Toleriense, Colleferro; Massimiliano Valenti Musei Civici, Albano Laziale - Museo Civico “Roger Lambrechts”, Artena;

Coordinamento del Comitato Scientifico
Monica Di Gregorio Museo Civico d’Arte, Olevano Romano - Museo di Palazzo Doria Pamphilj, Valmontone.

Coordinamento Tecnico Amministrativo
Patrizia Di Fazio Responsabile del Progetto, Comunità Montana
Francesca Galli Segreteria tecnico organizzativa, Comunità Montana
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Il Sistema Museale Territoriale dei Castelli Romani e Prenestini interessa un’area geografica molto ampia e
diversificata, con la presenza di 27 servizi culturali tra musei e siti archeologici che fanno del Museumgrandtour
una delle più estese reti museali della Regione Lazio.
Si tratta di un territorio che esprime una propria identità fortemente radicata nella ricchezza diffusa di un
patrimonio culturale unico nel suo genere, caratterizzato da un paesaggio straordinario che ancora oggi offre
scorci di incontaminata bellezza. Con le loro collezioni di manufatti di estremo interesse allestite in edifici storici
prestigiosi, i musei raccontano la storia di un territorio attraverso un arco cronologico che prende avvio dalle
ere geologiche e percorre le tappe dell’evoluzione dell’uomo, in un affascinante viaggio attraverso il tempo. Le
diverse tipologie museali (archeologica, storico-artistica, demoetnoantropologica e scientifica) propongono al
visitatore un ampio ventaglio di offerte culturali e di servizi, con attività didattiche multidisciplinari, percorsi
guidati e strumenti tecnologici in grado di soddisfare un pubblico dalle molteplici esigenze.
La Comunità Montana dei Castelli Romani e Monti Prenestini, ente capofila e gestore del Sistema Museale, fa
della sua lunga esperienza di lavoro in rete un proprio punto di forza poiché il network, ad oggi, rappresenta
– ed i risultati lo dimostrano - la modalità più efficace di promuovere il patrimonio culturale di un territorio.
E’per questo che saluto con grande piacere ed orgoglio la nuova iniziativa editoriale I taccuini del Museum Grand
Tour che, in questa prima fase, raccoglie e documenta le numerose iniziative realizzate dai Musei del Sistema
nell’ambito del progetto Visioni di paesaggio tra arte scienza e letteratura.

                                                                                              Danilo Sordi
                                   Il Commissario XI Comunità Montana dei Castelli Romani e Monti Prenestini
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“Visioni di paesaggio tra arte scienza e letteratura” è un progetto diffuso che ha visto protagoniste ben 14 sedi
museali del territorio dei Castelli Romani e dei Monti Prenestini e che è stato realizzato nel corso dell’anno
2019 grazie ad un finanziamento della Legge Regionale 23 ottobre 2009, n. 26 - Avviso pubblico “La Cultura fa
Sistema”.
Da una riflessione collegiale su quale fosse un tema rilevante e comune denominatore del Sistema Museale
“Museumgrandtour”, il paesaggio è emerso come il trait d’union capace di esprimere in maniera trasversale un
territorio ampio ed eterogeneo, su cui insistono numerosi musei differenti per tipologia, allestimenti e contenuti.
Quindi il paesaggio si è posto sin da subito come un tema la cui interpretazione poteva essere mediata dallo
sguardo dell’uomo, sia esso letterato, artista, architetto, scienziato, collezionista.
Nelle varie sedi che hanno ospitato il progetto, la tematica del paesaggio è stata declinata secondo desinenze
e modalità di comunicazione di volta in volta adattate a contesti e strumenti eterogenei. La nuova collana I
taccuini del Museum Grand Tour si apre dunque con una serie di piccoli cataloghi che raccolgono e documentano
le molteplici iniziative realizzate sul territorio.
I musei scientifici di Rocca di Cave e di Rocca di Papa, attraverso plastici 3D, hanno raccontato la lunga storia
geologica ed evolutiva dell’area dei Castelli Romani e Monti Prenestini: dalle scogliere coralline e i dinosauri
del Cretacico Superiore, al Vulcano Laziale, attivo negli ultimi 700 mila anni, alle glaciazioni e alle modifiche
della linea di costa, fino ad arrivare al paesaggio attuale. Nel Museo Civico di Albano Laziale, il racconto
dell’evoluzione antropologica - e non solo - del paesaggio è stato affidato alla fotografia attraverso due esposizioni
di ampio respiro; nella Torre Medievale di Lanuvio è stata invece ospitata una mostra multimediale dedicata
ai grandi viaggiatori di scoperta dell’800 (Middleton, Dodwell e l’erudita Marianna Dionigi) che avevano come
meta quei siti archeologici dell’Italia Centrale fuori dalle tradizionali direttrici di viaggio e che rappresentavano
per gli studiosi di allora oggetto di grande interesse. Il Museo Civico Archeologico “Roger Lambrechts” ha
affrontato il tema del paesaggio in chiave storico-urbanistica, dedicando due convegni di studio, corredati
da mostre documentarie, riguardanti uno le origini medioevali dell’abitato di Artena, l’altro i contesti urbani
laziali della media Repubblica a confronto con l’abitato del Piano della Civita di Artena. La mostra Formazione
e crescita del sistema urbano dei castelli romani e prenestini tra la tarda antichità ed il pieno medioevo, tenutasi presso
le Scuderie Aldobrandini di Frascati, ha posto interrogativi interessanti: in che modo la Storia, l’Archeologia
e l’Arte tracciano i segni per la ricostruzione del sistema insediativo. Il Museo di Palazzo Doria Pamphilj di
Valmontone ha proposto del paesaggio una lettura in chiave contemporanea ospitando Microcosmo. Visioni
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contemporanee di paesaggio dal mondo, una mostra internazionale con opere di oltre 40 artisti che hanno dialogato
con le allegorie secentesche dei quattro continenti affrescate nelle volte. La Ferrovia-Museo della Stazione di
Colonna ha prodotto Un itineracconto nella campagna romana, volume e progetto di ricerca presentati insieme
ad un laboratorio di stampa artigianale: Un paesaggio in carta e inchiostro, realizzato per l’occasione in tiratura
limitata.
A Colleferro due giornate di rievocazione storica con personaggi in costume hanno ridato vita alla famosa
Battaglia di Sacriporto, con paesaggi, documenti, materiali e immagini. Il Museo Diocesano di Albano Laziale
ha raccontato invece le Trasformazioni e le rappresentazioni del paesaggio urbano attraverso conferenze, pannelli
illustrativi ed un video con riprese aeree da drone, che restituiscono l’insieme della città di Albano da un
punto di vista decisamente suggestivo. Il Museo Civico d’Arte di Olevano Romano, incentrato sulla pittura di
paesaggio europea del Lazio, ha celebrato i suoi trent’anni di istituzione con una conferenza tenutasi presso
il Museo Casa di Goethe in Roma e dedicata alle molteplici testimonianze pittoriche del paesaggio olevanese
attraverso due secoli di storia dell’arte. La straordinaria cornice di uno dei borghi più belli d’Italia, Castel San
Pietro Romano, attraverso il proprio Museo Diffuso, ha ospitato una mostra immersiva che ha accompagnato il
visitatore attraverso le trasformazioni del paesaggio urbano dall’Antichità ai nostri giorni. Il Museo Diocesano
Prenestino di Arte Sacra, infine, ha illustrato Il paesaggio prenestino, il territorio diocesano, gli insediamenti e la
spiritualità con una mostra documentaria tesa ad evidenziare l’evoluzione dell’identità diocesana nel territorio
prenestino a partire dalla testimonianza del martire Agapito.

                                                                                     Dott.ssa Monica Di Gregorio
                                                                             Coordinatrice del Comitato Scientifico
                                                                                             “Museumgrandtour”
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Tener vivo il senso di meraviglia. È questo il compito a cui siamo chiamati, tanto come istituzione quanto come
individui.
Il patrimonio artistico è il simbolo culturale di un popolo, è testimonianza di uomini, narrazione di storie che si
sono intrecciate negli anni fino a condurci dove siamo ora, o meglio, a determinare CHI siamo ora.
Sono contento e orgoglioso di rappresentare un territorio così ricco da questo punto di vista come Castel San
Pietro Romano, territorio che proprio su tale bellezza paesaggistica, artistica, ambientale, ha fatto leva per
ricevere importanti certificazioni, come quella di “Uno dei Borghi più belli d’Italia” e il premio “Borgo più bello
del Mediterraneo”. In particolare il patrimonio archeologico di Castel San Pietro Romano e l’acquedotto delle
Cannuccete, riconosciuto come Monumento Naturale della Regione Lazio nel 1995, sono stati inseriti nell'idea
del Museo Diffuso, un vero museo a cielo aperto, in modo tale da garantire una adeguata valorizzazione e
promozione degli stessi.
Il Museo Diffuso fa parte di una più ampia rete, quella del Sistema Museale Territoriale dei Castelli Romani e
Prenestini, che trae linfa vitale proprio dalla valorizzazione e dalla promozione del nostro variegato patrimonio
artistico ed archeologico: una prerogativa fondamentale per tener vivo il nostro bellissimo territorio.
I nostri musei “a cielo aperto” rappresentano un’autentica ricchezza da ammirare, da curare, un giacimento
culturale importante da non trascurare e da non dimenticare.
Siamo circondati da autentiche meraviglie, da paesaggi che entrano nel cuore; non a caso si dice che il paesaggio
è “il luogo dell’anima”, è in essa infatti che confluiscono tutti i sentimenti che un determinato panorama, uno
scorcio, una certa veduta, possono trasmettere. Sentimenti fatti di forme, colori, odori, suoni. Per questo il nostro
patrimonio archeologico va considerato come una risorsa, da proteggere, da valorizzare, da promuovere, e
da far conoscere. È questo l’obiettivo della presente guida, uno strumento per il turista che si trova nei nostri
territori e che può, in questo modo, “incontrare” il nostro territorio.
Buon cammino!

Gianpaolo Nardi
Sindaco di Castel San Pietro Romano
Il territorio di Castel San Pietro Romano, per le sue precipue caratteristiche storiche e morfologiche, offre
interessanti spunti di ricerca e di approfondimento.
Il Museo Diffuso porta avanti, fin dalla sua costituzione nel 2016, una programmazione culturale rivolta alla
promozione della ricerca scientifica, sostenuto dall’Amministrazione comunale sempre attenta e ben disposta.
Negli anni il Museo Diffuso ha offerto sostegno e promosso numerose iniziative volte alla riscoperta del
patrimonio culturale del Borgo e delle sue meraviglie.
Per una fortunata casualità diversi concittadini laureatisi negli ultimi anni, hanno scelto di affrontare come tema
di ricerca edifici e spazi urbani di Castel San Pietro Romano, seguiti dalla prof.ssa Daniela Esposito, ordinario
di Restauro architettonico all’Università La Sapienza di Roma.
Nello stesso periodo il Museo Diffuso, in sinergia con il Comune, ha stretto una convenzione con la Facoltà di
Ingegneria dell’Università di Tor Vergata per l’inserimento di Castel San Pietro Romano nei temi della ricerca del
Laboratorio di Restauro diretto dalla prof.ssa Nicoletta Marconi. Questa proficua esperienza di studi è confluita
in una mostra dal titolo “Castel San Pietro Romano e i suoi monumenti. Proposte progettuali sul patrimonio
architettonico: un contributo universitario” aperta da una conferenza sotto l’alta supervisione della dott.ssa
Sandra Gatti, nella quale sono stati esposti i primi risultati di queste indagini.
Non si può affrontare la storia di Castel San Pietro Romano senza parlare di Praeneste, di cui era arx, e delle sue
mura poligonali. Alla succitata dott.ssa Gatti va dato il merito di aver per la prima volta elaborato un’ampia
disamina delle fortificazioni di Praeneste, in un prezioso ed organico studio scientifico del circuito murario
effettuato nel 2011, fino a quel momento rimaste sostanzialmente in secondo piano nell’ambito degli studi sulle
antichità prenestine di epoca repubblicana.
Così come il circuito murario, anche l’importante acquedotto delle Cannuccete, ha segnato profondamente il
paesaggio di quest’area dei Monti Prenestini e la storia della città nel periodo arcaico.
Il crescente interesse da parte degli addetti ai lavori non può che favorire il sorgere di nuovi spunti di riflessione
e di riletture aggiornate, tali da aprire scorci inaspettati e stimolare la ricerca.
In un tale quadro di contributi scientifici, di cui è stato, e continua ad essere, oggetto Castel San Pietro Romano, lo
studio del dott. Andrea Fiasco si inserisce perfettamente. L’autore si muove in una prima rilettura del patrimonio
archeologico dell’acropoli di Praeneste, andando a sostanziare un probabile culto dedicato a Marte sull’acropoli,
attraverso un’attenta analisi delle testimonianze epigrafiche, ma soprattutto andando a ridefinire il forte valore
strategico militare dell’acropoli e del suo circuito murario, legato indubbiamente alle prerogative di questa
divinità. Interessante poi l’approfondimento sull’acquedotto, che nasce probabilmente da una commistione di
popoli. I saperi e le tecniche delle popolazioni greche di area ionica confluirono, come in un melting pot, nel
Latium Vetus alla fine del VI sec. a.C., producendo così un notevole sviluppo delle popolazioni latine.
L’impegno profuso negli anni dal MuDi, in accordo con l’Amministrazione comunale, in favore della conoscenza
e della valorizzazione del patrimonio di Castel San Pietro Romano ha avuto effetti tangibili sulla vita del piccolo
borgo al quale sono stati conferiti i riconoscimenti di Uno dei Borghi più Belli d’Italia (2017) e di Borgo più bello
del Mediterraneo (2019), a dimostrazione che la cultura è in grado di avviare e alimentare processi di rinascita
e crescita di un territorio.

                                                                                           Dott.ssa Roberta Iacono
                                                                                    Direttrice del Museo Diffuso di
                                                                                         Castel San Pietro Romano
I | Stralcio del CTR dei comuni di Palestrina e Castel San Pietro Romano con sovrapposizione delle
     fortificazioni dell'antica città di Praeneste (Elaborazione autore)

14             Castel San Pietro Romano (RM) e il suo patrimonio archeologico
Castel San Pietro Romano (RM) e il                               in secondo piano nell’ambito degli studi sulle
  suo patrimonio archeologico. Una                                antichità prenestine di epoca repubblicana,
 rilettura dell’acropoli di Praeneste e                           appesantite dalle colorite interpretazioni resegli
  dell’acquedotto delle Cannuccete.*                              dai viaggiatori stranieri sullo scorcio del Grand
                                                                  Tour (fig. 2)5 e dagli “eruditi” resoconti dei
                                                                  primi “archeologi” impegnati nello studio della
La città di Praeneste era dotata di un’acropoli sulla             Campagna Romana6.
cima del rilievo soprastante, il Monte Ginestro. Lo               Non è questa la sede quindi per ripercorrere
scrittore tardoantico Vibio Sequestre ne segnalava                passo passo il perimetro delle mura cittadine
nel IV-V d.C. secolo il nome, nel suo trattato De                 di Praeneste ma è invece una buona occasione
fluminibus, fontibus, lacubus, nemoribus, paludibus,              per evidenziare alcuni nuovi dati riguardanti
fontibus, gentibus, per litteras libellus, ricordando             soprattutto il circuito dell’acropoli e alcuni
che Arentinus mons, in quo civitas Praeneste1.                    settori limitrofi, allo stato attuale rimasti inediti
L’antico monte Arentino, oggi Ginestro per via                    o parzialmente documentati, frutto di ricerche
della pianta selvatica, la ginestra, che fiorisce in              effettuate nell’ultimo quinquennio, utili a
primavera su gran parte del territorio circostante,               chiarire maggiormente alcuni aspetti costruttivi e
con la sua cima costituiva l’arx della città antica               cronologici, con un’attenzione anche all’acropoli e
(fig. 1). Questo rapporto indissolubile fra                       alle sue funzioni.
l’oppidum, situato sul pendio meridionale del                     La grande opera difensiva fu progettata infatti
monte, e l’acropoli soprastante è sancito dal                     includendo la cima del monte e il pendio a
possente circuito di fortificazioni che attualmente               mezzo costa, che la topografia di Praeneste fa
si conserva ancora per gran parte del suo                         coincidere con l’arx e l’oppidum della città, oggi
originario perimetro2. Le mura poligonali di                      rispettivamente corrispondenti all’abitato del
Praeneste è stato finalmente stabilito, grazie ad un              borgo montano di Castel San Pietro Romano e
intervento di archeologia preventiva effettuato su                all’attuale Centro Storico di Palestrina.
un breve tratto montano del circuito, che la loro                 Un’ottima circostanza anche per offrire una
costruzione è avvenuta in un periodo circoscritto                 rilettura delle altre testimonianze relative al
fra la fine del VI e l’inizio del V secolo a.C., nel              patrimonio archeologico del comune di Castel San
periodo arcaico della storia del Latium Vetus3.                   Pietro Romano, come l’importante acquedotto
Un prezioso ed organico studio scientifico del                    delle Cannuccete, che ha segnato profondamente,
circuito murario è stato effettuato per la prima volta            così come il circuito murario, il paesaggio di
in maniera sistematica da Sandra Gatti nel 20114.                 quest’area dei Monti Prenestini e la storia della
Alla studiosa va dato il merito di aver elaborato                 città nel periodo arcaico.
un’ampia disamina delle fortificazioni di Praeneste,
fino a quel momento rimaste sostanzialmente

                       una rilettura dell’acropoli di Praeneste e dell’acquedotto delle Cannuccete                        15
L’arx della città antica: il borgo di Castel San
                                                                                                  Pietro Romano

                                                                                 Un possente anello realizzato in opera poligonale
                                                                                 circonda l’abitato urbano di Castel San Pietro
                                                                                 Romano segnando all’interno dell’oppidum
                                                                                 prenestino uno spazio ben preciso: l’antica
                                                                                 acropoli della città.
                                                                                 La sua configurazione architettonica segue
                                                                                 l’andamento irregolare della cima del monte.
                                                                                 Costruito in grandi poligoni di calcare messi in
                                                                                 opera a secco, fu realizzato cavando direttamente
                                                                                 in loco la materia prima. Questa attività estrattiva
                                                                                 deve aver anche contribuito a modificare
     1 | Veduta aerea del Monte Ginestro: in cima Castel San Pietro Romano, in   antropicamente la cima del monte, che oggi appare
     basso Palestrina (foto A. Gamboni)
                                                                                 frutto di un evidente intervento di livellamento7.
                                                                                 La sua orografia in particolare mostra un’ampia
                                                                                 insenatura che divide la spianata occidentale che
                                                                                 volge verso Roma dalla più aspra conformazione
                                                                                 del settore orientale, su cui fu costruito, in età
                                                                                 medievale, il castrum fortificato della famiglia
                                                                                 Colonna, la Rocca.
                                                                                 L’anello di mura attualmente delimita la cima
                                                                                 del monte sui versanti ovest, sud-ovest, sud, sud-
                                                                                 est, con un lungo tratto unitario, affiancato da un
                                                                                 percorso pedonale per il visitatore (fig. 3) che dalla
                                                                                 Chiesa di Santa Maria della Costa, sorta nei pressi
                                                                                 di un antico eremo dove visse la Beata Margherita
                                                                                 Colonna, conduce sino all’attuale parcheggio del
                                                                                 Belvedere di Ponente.
                                                                                 Lungo questo settore si contano ben tre accessi
                                                                                 all’acropoli. L’ingresso principale presenta una
                                                                                 copertura ad ogiva (fig. 4), che trova confronti
                                                                                 con la porta d’ingresso all’acropoli di Arpino
     2 | J.Hullmandel, Walls at Praeneste, 1834 (da DODWELL, 1834, tav. CXIII)   (FR)8. Una seconda porta di dimensioni simili,

16                                       Castel San Pietro Romano (RM) e il suo patrimonio archeologico
di un tragitto che attualmente, dal quartiere
                                                                         prenestino degli Scacciati sale in cima al borgo
                                                                         montano. Il toponimo richiama, nell’immediato,
                                                                         il suo percorso di arrivo, l’antica cappella di Santa
                                                                         Maria. Il sentiero è ricavato direttamente sul banco
                                                                         calcareo dello sperone montuoso ed è contenuto
                                                                         in più punti da muri in pezzame di calcare medio-
                                                                         piccolo, disposti a secco, le cd. macere (fig. 5), in
                                                                         particolar modo nel tratto che passa a nord della
                                                                         provinciale Palestrina-Castel San Pietro Romano,
                                                                         costruita all’inizio del Novecento. Il sentiero deve
                                                                         essere stato impiegato almeno dal Medioevo per i
                                                                         collegamenti con l’abitato prenestino sottostante
                                                                         e nulla vieta che esso possa ricalcare, forse con
3 | Il percorso pedonale che corre lungo l’anello di mura che cinge il
borgo di Castel San Pietro Romano
                                                                         un itinerario approssimativamente simile, una
                                                                         viabilità antica14.
con un varco d’ingresso di poco più stretto9, è                          È stato sostenuto da studi recenti e pregressi che
perpendicolare al tracciato e per tale ragione è                         l’anello di mura che cinge la cima del monte non
da identificare con una porta “scea”10. Un terzo                         si estendesse in antico sui versanti nord ed est,
ingresso, una posterula, si colloca più ad ovest11.                      anche in relazione alla natura molto impervia
Tutte e tre le porte sono chiuse da tamponature
realizzate con paramento in blocchetti di calcare.
Ciò significa che nessuna di esse fu impiegata in età
medievale per l’accesso all’interno dell’acropoli12.
È presumibile che in questo periodo l’ingresso fu
decentrato più ad est, nei pressi della Chiesa di
Santa Maria della Costa. Qui è probabile che sia
stato ricavato una varco nelle mura antiche, nei
pressi di una possente struttura in conglomerato
cementizio, databile fra III e II a.C., che ancora
funge da contrafforte alla piccola cappella,
costruita probabilmente con funzioni di controllo
e avvistamento sul settore orientale del suburbio
prenestino13. Ciò sembrerebbe indicarlo anche
il percorso del “Sentiero della Costa”. Si tratta                        4 | La porta principale d’ingresso all’acropoli di Praeneste

                              una rilettura dell’acropoli di Praeneste e dell’acquedotto delle Cannuccete                               17
dei declivi sottostanti, tali da costituire, pertanto,                  di accesso alla valle del Giovenzano, nei pressi del
     un baluardo difensivo naturale15. Ciò è solo                            comune di Ciciliano (RM), sede dell’antica città
     parzialmente verosimile. Una tale circostanza                           di Trebula Suffenas, prenda il nome di Passo della
     infatti sembrerebbe poco giustificabile: è noto                         Fortuna, un chiaro riferimento alla direzione da
     fin da età arcaica come l’entroterra appenninico                        cui si proveniva raggiungendo questo luogo e
     sia stata abitato da popolazioni aggressive e                           verso il quale ci si poteva dirigere19.
     ben equipaggiate militarmente, come gli Equi16,                         Attraverso una serie di ripetuti sopralluoghi è stato
     gravitanti sul fronte nord-occidentale intorno ai                       possibile effettuare nuove acquisizioni su questi
     Monti Simbruini, o gli Ernici17, disposti più a sud,                    versanti dell’acropoli e, nondimeno, sui salienti
     i quali è difficile pensare che non abbiano mai                         che collegano le fortificazioni dell’oppidum con
     individuato nel corridoio prenestino una duplice                        quelle dell’arx. Sul pendio retrostante la Rocca dei
     occasione per tentare di ottenere un diretto                            Colonna è stato possibile documentare un muro in
     sbocco alla costa tirrenica e per partecipare più                       opera poligonale con andamento nord-sud (fig.7)20.
     attivamente ai traffici commerciali fra l’Etruria e la                  Si tratta del settore più avanzato in direzione
     Magna Grecia (fig. 6)18. Ciò rende plausibile invece                    nord che fino ad ora sia stato mai documentato.
     l’ipotesi che anche questi versanti dell’acropoli                       Sulla base del suo orientamento questo breve
     siano stati fortificati, ancor di più proprio se                        saliente potrebbe aver costituito l’estremità
     si pensa al carattere di frontiera che dovette                          più settentrionale del braccio orientale delle
     assumere quest’area rivolta verso l’entroterra                          fortificazioni dell’arx o la propaggine orientale
     appenninico. Non è un caso che il varco naturale                        di un possibile braccio settentrionale. Inoltre,

     5 | Un tratto del muro di contenimento del “sentiero della Costa”       6 | Il Lazio antico in età arcaica con le aree di pertinenza dei popoli
                                                                             dell’Italia centrale

18                                        Castel San Pietro Romano (RM) e il suo patrimonio archeologico
8 | Una torretta di età medievale inglobata in un’abitazione moderna
                                                                      sul lato ovest dell’acropoli

                                                                      alle opere di fortificazione approntate in età
                                                                      medievale su questo versante21.
                                                                      Sul lato opposto, al di sotto del nuovo parcheggio
                                                                      del Belvedere di Ponente, perlustrazioni
                                                                      effettuate a più riprese hanno permesso di
                                                                      documentare una struttura in opera poligonale,
7 | Tratto in opera poligonale sul versante nord-est del Monte        con andamento nord-sud: farebbe pensare ad un
Ginestro (foto G. Gasbarri)
                                                                      opera di terrazzamento anche se la sua posizione
                                                                      sembrerebbe piegare in direzione settentrionale22.
al di sotto di gran parte delle abitazioni che si                     Si tratta di un dato di particolare interesse, perché
affacciano a strapiombo sul lato est dell’acropoli,                   potrebbe rappresentare l’estremità più occidentale
sono a più riprese ben visibili conci in opera                        di un ipotetico braccio settentrionale dell’anello
poligonale: la loro presenza testimonia l’esistenza                   dell’acropoli.
di una lunga fortificazione che chiudeva l’anello                     I dati raccolti indicano abbastanza chiaramente
anche sul versante orientale. A conferma di ciò la                    che anche il lato orientale dell’acropoli era
presenza in piazza Zirillo di una torretta circolare                  fortificato ed è probabile che lo sia stato anche
inglobata in un’abitazione moderna (fig. 8), simile                   quello settentrionale. D’altronde questi dati
alle altre diffuse lungo il circuito murario, relativa                sembrano trovare parziale corrispondenza in

                           una rilettura dell’acropoli di Praeneste e dell’acquedotto delle Cannuccete                                       19
acropoli” più spostata ad ovest e corrispondente
                                                                            all’attuale zona su cui gravita la chiesa di San
                                                                            Pietro e di una “piccola acropoli” situata più
                                                                            a nord, coincidente con l’area su cui insiste il
                                                                            fortilizio medievale.
                                                                            Fra l’antico oppidum e l’arx di Praeneste si
                                                                            sviluppa invece ancora oggi una zona in pendio,
                                                                            che costituisce parte del declivio meridionale
                                                                            del Monte Ginestro. Quest’area, sgombra

     9 | L. Canina, Pianta della città di Palestrina e sue adiacenze (da
     CANINA, 1856, tav. CXI)

     alcune rappresentazioni della città di Palestrina,
     come nella planimetria di Giovanni Battista
     Belluzzi del 155023 o in quella più recente, del
     1856, di Luigi Canina24 (fig. 9).
     Queste acquisizioni suggeriscono anche che
     l’asperità rocciosa su cui si innalza la Rocca
     costruita dai Colonna a partire dal XII-XIII secolo
     abbia già in origine fatto parte della superficie
     dell’arx antica, come dimostrerebbe il tratto di
     mura in opera poligonale che corre nella sua zona
     retrostante e come testimoniato da strutture in
     laterizio inglobate in una delle torrette esterne
     (fig. 10). Verrebbe così a delinearsi un contesto                      10 | Strutture in laterizio inglobate nella torre est della Rocca dei
     topografico dotato, in età antica, di una “grande                      Colonna

20                                       Castel San Pietro Romano (RM) e il suo patrimonio archeologico
sembrano assimilabili, per forma e dimensioni,
                                                                        alla porta più occidentale dell’anello dell’acropoli
                                                                        mentre per ciò che riguarda l’uso che se ne fece è
                                                                        molto probabile che possano aver avuto origine
                                                                        nella fase di costruzione dell’opera e che siano
                                                                        state poi impiegate per attività di manutenzione,
                                                                        come mostra il braccio occidentale delle mura che
                                                                        conserva un breve ripristino in opus incertum del
                                                                        suo paramento murario. È altrettanto verosimile
                                                                        pensare, osservando i punti in cui si aprono
                                                                        sul tracciato, che abbiano assolto anche ad una
                                                                        qualche funzione di controllo dei lati est ed ovest
                                                                        delle fortificazioni.
                                                                        L’arx di Praeneste nell’antichità deve aver avuto
11 | La posterula sul saliente est che ascende all’acropoli (foto G.    una funzione militare, almeno in età arcaica e
Gasbarri)
                                                                        fino alla conquista romana nella seconda metà
                                                                        del IV secolo a.C. La “cittadella” rappresentò, per
da vegetazione ad alto fusto, separava i due                            Praeneste, un vero e proprio baluardo difensivo. Le
spazi della città similmente a come oggi fa da                          capacità di controllo e avvistamento del territorio
spartiacque fra i due comuni. Questa zona è                             circostante sono da qui strategiche. Dalla cima
delimitata, ad est e ad ovest, dai due salienti delle                   del monte di Palestrina si ha la possibilità di
mura che ascendono all’acropoli. Essi, in maniera
del tutto speculare, salgono verso il monte
piegando similmente a metà del loro percorso: è
stato possibile documentare per la prima volta, su
entrambi e proprio nel punto della loro flessione,
la presenza di due piccole porte che permettevano
l’ingresso e l’uscita. La loro forma è per nulla
complessa. Il varco est (fig. 11), abbastanza stretto,
mostra gli stipiti composti in blocchi di opera
poligonale, un tempo probabilmente coronati da
architrave25. Simile, per forma e composizione,
è quello ovest (fig. 12), il cui ingresso però è
chiuso da una tamponatura di età medievale. La
                                                                        12 | La posterula sul saliente ovest che ascende all’acropoli (foto G.
loro funzione è di difficile interpretazione: esse                      Gasbarri)

                             una rilettura dell’acropoli di Praeneste e dell’acquedotto delle Cannuccete                                         21
traguardare in più direzioni: verso la Ciociaria                                     erano poderosi: stando alle notizie fornite da
     e la costa Tirrenica attraverso il varco naturale                                    Livio nel 380 a.C. i Romani, prima della conquista
     fra i Lepini e i Colli Albani, passando per Roma                                     della città, dovettero superare le resistenze di ben
     e l’Etruria laziale, fino alla foce del Tevere da                                    nove oppida che fortificavano l’ager Praenestinus e
     una parte e all’entroterra appenninico dall’altra                                    che dovevano fungere come avamposti difensivi
     (fig. 13). Questo strumento che la città ebbe a                                      a protezione dell’abitato e di quella fascia di
     disposizione sotto il profilo strategico-militare                                    suburbio e ager che dal punto di vista agricolo
     dovette contribuire a consolidare l’indipendenza                                     dovevano svolgere un ruolo fondamentale per
     di Praeneste e a respingere l’offensiva romana,                                      l’approvvigionamento alimentare della città26.
     almeno dal lontano trattato firmato dalla Lega                                       È molto probabile che in scenari come questi
     Latina con Roma nel 500 a.C. fino al 338 a.C.,                                       l’acropoli diveniva strategica quale punto di
     anno della resa incondizionata dei prenestini. In                                    riferimento e collegamento visivo degli oppida
     questo lasso di tempo la città si trovò più volte                                    sparsi sul territorio. Ma purtroppo ciò non sempre
     nelle condizioni di dover fronteggiare guerre                                        bastò: proprio in questa occasione Tito Quinzio
     e scontri militari alle porte del suo territorio                                     Cincinnato riuscì a sfondare la difesa periferica
     ed è probabile che in più di qualche occasione                                       puntando al cuore della città, conquistandola e
     le proprie condizioni logistiche, unite alle                                         saccheggiando la statua di Giove Imperatore dal
     caratteristiche morfologiche e urbanistiche del                                      tempio cittadino, condotta in trionfo a Roma e
     proprio territorio, giocarono a suo favore. Gli                                      dedicata sul Campidoglio27.
     approntamenti difensivi di cui era dotata la città                                   Il carattere inespugnabile della città, che la

     13 | Veduta dal Belvedere di Ponente dell’area a sud-est di Roma, dei Colli Albani e della costa tirrenica (foto MuDi)

22                                        Castel San Pietro Romano (RM) e il suo patrimonio archeologico
“cittadella” in cima al monte doveva rafforzare,
era ben noto: Strabone in età augustea scriveva
chiaramente che Praeneste era fortificata
naturalmente, perché «[…] ha come rocca un’alta
montagna che domina la città e posteriormente è
separata dalla catena montuosa da una gola che si eleva
verticalmente per due stadi […]»28.
L’arx oltre a svolgere funzioni difensive, dovette
assolvere anche compiti rituali e religiosi. Negli
anni ’80 del secolo scorso Mario Torelli suggerì che
l’acropoli era la sede di riti riguardanti le pratiche
di augurium ed auspicium - come ad esempio
l’osservazione del volo degli uccelli o l’analisi
delle viscere degli animali - ipotizzando che sul
suolo dell’arx prenestina trovasse collocazione un
luogo di culto dedicato a Iuppiter Arkanus (Giove
Arcano) e un tempio dedicato a Mars (Marte)29.
La prima ipotesi si basava su una serie di iscrizioni
(fig. 14) che riferiscono dell’esistenza, in età
imperiale, di un collegium di cultores et amatores di
                                                                   14 | Base di statua di Publius Acilius Paullus, 243 d.C. - Città del
Iuppiter Arkanus, situato in regionis Macelli, nell’area           Vaticano, Musei Vaticani (Da Granino Cecere, 2005, n.648)
del Macellum della città, la cui localizzazione però
va ricondotta all’abitato inferiore della cd. Città                urbano della città, posto fuori l’oppidum, in una
Bassa30. Tale Iuppiter Arkanus secondo Torelli                     zona extramoenia, ben distante dall’acropoli in
risulterebbe un’epiclesi del più ampio culto reso                  cima al monte, senza nessun riscontro o confronto
a Giove ed etimologicamente riconducibile alla                     con l'epigrafia repubblicana della città, secondo
parola arx e, per tale motivo, da riferire all’area                Torelli è da ricondurre all’acropoli cittadina per il
dell’acropoli31. L’ipotesi di Torelli seppur                       semplice accostamento delle parole arx-arcanus33.
convincente presenta una serie di problematiche.                   Sia il periodo storico di diffusione del culto - il
Solo una delle iscrizioni prese in esame, sulla base               III secolo d.C. - che il significato dell’aggettivo
delle informazioni riportate nel CIL, potrebbe                     accostato a Giove, arcanus o arkanus se seguissimo
essere stata rinvenuta in una zona genericamente                   la lettura epigrafica - sembrerebbero più
definita «[…] territorio di San Pietro […]»32.                     richiamare l’associazione con un culto misterico,
Un culto in onore di Giove Arcano, particolarmente                 occulto, magico34, seguendo anche l’etimologia
diffuso in età imperiale in un determinato settore                 della parola. Questa tipologia di culti ebbe larga

                        una rilettura dell’acropoli di Praeneste e dell’acquedotto delle Cannuccete                                       23
diffusione in età imperiale: per il ceto dei liberti             immaginarlo con l’inizio dell’Età del Ferro. La
     simili associazioni rappresentavano un’occasione                 presenza di vasellame da mensa e da cucina
     per prendere parte alla vita cittadina pubblica, per             potrebbe essere letta anche sotto un profilo
     gli altri esponenti dell' élite cittadina, che occupava          diverso, quello rituale. Spazi come le acropoli
     già le magistrature locali, un’ulteriore opportunità             dovevano costituire un luogo privilegiato alla
     per esprimere la propria devozionalità e per                     celebrazione periodica di cerimonie di carattere
     rafforzare i legami e i sodalizi con altre gentes,               comunitario. Lo scenario in cui esse dovevano
     sia per scopi politici che sociali. Il riesame di                svolgersi era enfatizzato dall’ubicazione di questi
     questi dati farebbe pensare che il perimetro del                 spazi, solitamente situati nelle aree di maggiore
     culto offerto a Praeneste a Iuppiter Arcanus sia da              preponderanza visiva degli insediamenti,
     circoscrivere più ad un contesto urbano della                    nei punti più elevati o nelle zone di rilievo
     cd. Città Bassa, dove aveva sede il collegio, più                topografico. Questi luoghi dovevano rivestire
     che metterlo in relazione con un’area sacra come                 una delle principali sfere d’interazione locale
     l’acropoli cittadina, dotata di particolari risvolti             all’interno degli insediamenti. Nell’immaginario
     giuridico-sacrali, dove comunque, a buona                        collettivo della città lo spazio dell’arx deve quindi
     ragione, aveva sede un culto dedicato a Giove.                   aver assunto un riferimento significativo, nel
     Sappiamo dalle recenti indagini archeologiche                    quale ricercare i primordi della formazione della
     effettuate presso la cinta muraria dell’acropoli                 comunità. Solo per citare un caso simile in Sicilia,
     che in età preistorica la cima del Monte Ginestro è              uno studio della Ferrer, ha mostrato come gran
     stata oggetto di frequentazione: saggi stratigrafici             parte delle acropoli dei centri abitati dell’isola, fra
     effettuati sul terrapieno adiacente la linea interna             X e VI secolo a.C., ospitò pratiche di commensalità
     delle fortificazioni hanno permesso di recuperare                collettiva36. Nulla vieta pensare, ancor di più se
     ceramica riferibile ad un arco cronologico del                   si osserva la funzione che andò ad assolvere
     XV-XIV secolo a.C. Si tratta in larga parte di                   la cima del Monte Ginestro in età pienamente
     ceramica da mensa, che indicherebbe, secondo gli                 storica, che essa possa aver ospitato pratiche
     esploratori, una iniziale frequentazione del sito a              simili, le quali è possibile che abbiano anticipato
     cui potrebbe aver fatto seguito uno stanziamento,                lo svolgimento di quelle relative agli auguria e agli
     interrottosi intorno al IX secolo a.C35. L’acropoli              auspicia, anch’esse caratterizzate da ampi risvolti
     è possibile che abbia avuto, in una fase pre-                    comunitari e contribuendo a rafforzare l’identità
     protostorica, una vocazione insediativa, a cui                   sacra dell’altura.
     si avvicendò successivamente, a partire dal VI                   Mentre ad altro culto fa riferimento un’altra
     secolo a.C., una prerogativa militare e sacrale.                 epigrafe, purtroppo frammentaria e perduta37.
     Se l’uso dell’altura montana a scopo abitativo,                  Essa è segnalata nel CIL come proveniente «[…]
     anche per ragioni difensive, sembra coniugarsi                   da quella parte che dicesi S. Pietro […]» ed è così
     con il periodo preistorico più difficile risulterebbe            riportata:

24                                 Castel San Pietro Romano (RM) e il suo patrimonio archeologico
in città collegato alla statua del dio, nel 214 a.C.,
                                                                              prima della battaglia combattuta dai Romani a
                                                                              Benevento durante la Seconda Guerra Punica38.
                                                                              Una dedica a Marte sull’arx prenestina farebbe
                                                                              pensare alla presenza di un luogo cultuale
                                                                              dedicato al dio della guerra, come aveva anche
                                                                              suggerito Torelli. Ma c’è di più, perché a sostegno
                                                                              di questa ipotesi giunge un’altra importante
                                                                              testimonianza epigrafica, rinvenuta con certezza
                                                                              all’interno dell’arce prenestina, e rimasta fino ad
                                                                              oggi in secondo piano. Fu scoperta sotto l’altare
                                                                              maggiore della chiesa di San Pietro - situata
                                                                              nella piazza principale del borgo di Castel San
                                                                              Pietro Romano - e reimpiegata a partire dalla sua
                                                                              scoperta come acquasantiera del luogo di culto.
                                                                              Si tratta di un basamento (fig. 15) che in origine
                                                                              sosteneva la statua di Publius Aelius Tiro39:

                                                                                    P(ublio) Ael(io) P(ubli) f(ilio) Pal(atina)
                                                                                                     Tironi,
15 | Base di statua di Publius Aelius Tiro, fine II sec. d.C. Chiesa di San
                                                                                                   salio arcis
Pietro, Castel San Pietro Romano
                                                                                                 Albanae, quem
                                                                                   Imp(erator) Caes(ar) 〚Marcus Aurelius〛
                           Marti [—]                                                      〚[Commodus]〛 Antoninus
                        [—] solverunt [—]                                                 Aug(ustus) Pius 〚[Felix]〛
                                                                                    Germ(anicus) Sarm(aticus) Britt(annicus)
Il verbo solverunt rimanda ad una dedica sacra e al                                             agentem aetatis
suo corrente formulario. Nella trascrizione del CIL                                               annum XIIII
era stata proposta l’integrazione solum solverunt                                                 militia prima
ma è più corretto proporre la formula donum o                                                     praefecturae
votum solverunt. La dedica è rivolta a Marte, dio                                             equit(um) Brauco=
della guerra. La cronologia dell’iscrizione resta                                               num D exornare
incerta.                                                                                          dignatus est,
Il culto di Marte a Praeneste è attestato fin dal III                                       dec(reto) dec(urionum).
secolo a.C. Livio ricorda un prodigio accaduto                                                   Blandus pater

                                una rilettura dell’acropoli di Praeneste e dell’acquedotto delle Cannuccete                           25
pro amore civi=                               sul Monte Albano di ovationes, cerimonie trionfali
                        tatis summam et                               di più basso profilo che avevano luogo in forma
                        sumptum omnem                                 privata, non ufficiale45.
                     reì p(ublicae) remisit.                          Un collegio di Salii attivo sul Monte Albano
                                                                      è attestato anche da altre testimonianze
     Al giovane Publius Aelius Tiro è dedicato questo                 epigrafiche46. È noto come questi preti danzanti
     titolo, innalzato per decreto dei decurioni di                   fossero legati a Marte47, tanto che all’apertura della
     Praeneste. Egli apparteneva all'ordine equestre e                stagione della guerra portavano in processione gli
     aveva ottenuto il prestigio di guidare, alla sola                ancilia, i dodici scudi del dio48.
     età di quattordici anni, il comando di un numerus                Il collegamento fra Marte e il Monte Albano va
     quingenario di equites Braucones40. A concedergli                rintracciato nelle vicende mitiche tramandate
     questo incarico fu l’imperatore Commodo,                         dalla tradizione letteraria sulla fondazione di
     il cui nome, seppur cancellato in virtù del                      Roma49. Ad Albalonga si consumò il dramma
     provvedimento di “damnatio memoriae”, doveva                     di Rea Silvia. Il protagonista di questa vicenda
     campeggiare nel corpo del testo dell’epigrafe41.                 fu Marte che, fecondando la figlia di Numitore,
     Sulla base della titolatura e dell’onomastica                    sacerdotessa vestale, dette avvio alla dinastia
     imperiale l’iscrizione è databile fra il 184 e il 191            romana, a partire dal capostipite Romolo, fratello
     d.C.42. Nel titolo onorario del giovane spicca la sua            di Remo, entrambi suoi figli50. L’episodio mitico
     partecipazione al collegio dei Salii che operavano               si svolse infatti nel lucus Martis, ad Alba, un bosco
     presso l’arx Albana, l’area sacra sul Mons Albanus               sacro al dio dove avvenne il concepimento dei
     sede del santuario di Iuppiter Latiaris. Qui, fin da             gemelli.
     età arcaica, il luogo di culto assunse un ruolo di               Questa tradizione trova un riscontro iconografico
     collante fra i Latini e Roma, assumendo i connotati              in due cicli pittorici. Nei fregi della decorazione ad
     di un santuario “panlatino”43. In età romana                     affresco del colombario dei liberti della famiglia
     questo retaggio, antico e così sentito nell’Urbe,                degli Statilii, sull’Esquilino, databile fra la fine del
     si manifestava ogni anno nella celebrazione                      I secolo a.C. e l’inizio del I secolo d.C. L’episodio
     delle Feriae Latinae44, festività particolarmente                mostra Rea Silvia coperta da un mantello bianco
     importante del calendario romano che aveva luogo                 (il suffibulum) intercettata da Marte, armato e
     nei giorni successivi l’annuale entrata in carica                avvolto in una clamide rossa51. Stessa scena, ma
     dei consoli. L’importanza del luogo di culto in età              con una paratassi più articolata, nell’affresco della
     romana, una sorta di alter ego del tempio di Giove               domus di Fabio Secondo a Pompei (fig. 16), di
     Ottimo Massimo sul Campidoglio, era sancita                      età augustea: ambientata sul Palatino qui Marte,
     anche dalla funzione che assunse nell’ambito della               armato, è in volo verso Rea Silvia distesa su un
     celebrazione del trionfo: la tradizione letteraria,              declivio ai piedi di un tempio e con sullo sfondo
     fin da età repubblicana, attesta lo svolgimento                  la vetta del Monte Albano. Di fronte un gruppo di

26                                 Castel San Pietro Romano (RM) e il suo patrimonio archeologico
tre salii indica il dio che è in procinto di fecondare            Ciò, chiaramente, non esclude il culto di Iuppiter,
la donna di fronte un altro edificio, forse la Curia              a cui rimanderebbero i rituali di auspicium e
Saliorum52.                                                       augurium. C'è anche da dire però che Praeneste
La presenza dei Salii sul Monte Albano53, come                    non fu una colonia romana, come altre nella zona,
abbiamo appurato riscontrabile anche nell’ambito                  ma ebbe una sua identità religiosa ben specifica,
delle fonti iconografiche relative a Marte e alla                 consolidata, che mantenne con caparbietà dalle
sua attività in area albana, non può che essere                   origini della sua fondazione, sia in termini di
giustificata da tali circostanze. La presenza                     comunità che di agglomerato urbano, e almeno
pregnante del dio fin dalle origini delle vicende                 fino alla conquista romana del 338 a.C. Pensare
mitiche che ebbero come teatro questi luoghi                      che il modello dell’arx Capitolina possa essere stato
costituisce un importante riferimento che dovette
trovare eco sia all’interno delle Feriae Latinae che
nell’ambito cultuale dei più ampli Sacra Albana
che avevano sede sull’altura.
Il riferimento al collegio dei Salii attivi presso
l’arx Albana e il loro collegamento con Marte non
possono che risultare l’anello di congiunzione
e corrispondenza con la dedica onoraria
sull’acropoli di Praeneste, che è probabile sia da
interpretare come un richiamo diretto al culto di
Marte sulla cima del Monte Ginestro. Un eco di
esso giunge anche da un’altra iscrizione, scoperta
sempre in questa zona montana, nei dintorni di
Capranica Prenestina: attualmente non reperibile,
fu rinvenuta in un appezzamento di terra della
famiglia Cialdea e condotta in paese dove fu vista
murata ad un palazzo. È una dedica sacra di uno
schiavo di nome Antullus, offerta in onore del dio
Silvano, di Marte, di Ercole e di Giove Sabazio54.
Inoltre, il ritrovamento della dedica onoraria
presso la Chiesa di San Pietro farebbe supporre
che il posizionamento di un eventuale tempio
o sacello dedicato a Marte possa aver trovato                     16 | Pompei. Domus di Fabio Secondo. Affresco con scene della
collocazione proprio nell’area dell’attuale piazza                fondazione di Roma - età augustea (Su concessione del Ministero per
                                                                  i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo - Museo Archeologico
principale del borgo.                                             Nazionale di Napoli).

                       una rilettura dell’acropoli di Praeneste e dell’acquedotto delle Cannuccete                                       27
reiterato sull’acropoli di Praeneste stonerebbe con            negli strati di fondazione di un tratto dell’anello
     tale evoluzione del processo storico della città. La           intorno al borgo di Castel San Pietro Romano,
     duplicazione del modello capitolino trovò invece               si collocherebbe fra la fine del VI e l’inizio del V
     applicazione nelle città di fondazione romana,                 secolo a.C. Si tratta di un periodo “caldo” della
     come dimostra ad esempio - per citarne una nei                 storia del Latium Vetus. Siamo nei decenni in cui
     dintorni dell’area prenestina - il caso di Signia              ebbero svolgimento due scontri militari di grande
     (Segni, RM), dove sull’acropoli è attestato un                 rilevanza storica57. Nel 504 a.C. presso Aricia le
     tempio dedicato a Giunone Moneta, medesimo                     città federate della Lega Latina guidate da Ottavio
     culto che esisteva a Roma sul Campidoglio55. Non               Mamilio, sostenute dai cumani con a capo il loro
     si può individuare altra spiegazione, se non un                tiranno Aristodemo, appoggiarono Tarquinio il
     richiamo quindi a Marte, nella dedica a Publio                 Superbo nel tentativo di fermare l’affermazione
     Elio Tiro sull’acropoli di Praeneste.                          al potere a Roma del re di Chiusi Lars Porsenna
     Ciò, anche se indirettamente, contribuisce a                   e di suo figlio Arrunte58. Nel 499/496 a.C. le
     fornire un ulteriore indizio circa l’ambito sacro              forze in campo si rovesciarono nella battaglia del
     che caratterizzava l’arx prenestina, che con un                Lago Regillo59. Qui i Romani difesero il nuovo
     culto offerto a Marte si collega direttamente alle             ordinamento repubblicano instauratosi dopo
     prerogative di questa divinità e alle funzioni                 la caduta dei Tarquini contro lo stesso Ottavio
     strategico-militari della “cittadella”.                        Mamilio. Le truppe del duce di Tusculum non
     A corroborare questa vocazione militare                        riuscirono a sfondare la difesa romana, che ebbe
     sopraggiunge anche l’analisi degli ingressi
     all’acropoli, dotata, lungo il suo anello di
     fortificazioni, di ben due porte “scee”. Come
     già in parte illustrato si tratta di una particolare
     tipologia di ingresso che si apre lungo le mura
     di un centro urbano, con finalità esclusivamente
     difensive: l’angolazione ortogonale con il
     quale questo varco era predisposto all’interno
     della linea difensiva conduceva gli assalitori
     obbligatoriamente ad assaltare le fortificazioni
     lasciando esposto ai difensori il fianco destro,
     quello con cui si impugnava l’arma, non potendo
     così schermare i colpi con il fianco sinistro, sul
     quale agiva lo scudo (fig. 17)56. La costruzione
     delle mura cittadine, sulla base della datazione               17 | La poliorcetica antica e gli ingressi detti “porte scee”. Disegno
     stratigrafica relativa alla ceramica rinvenuta                 ricostruttivo (C. Giuliani per MuDi)

28                               Castel San Pietro Romano (RM) e il suo patrimonio archeologico
la meglio, vanificando così le mire restauratrici                 porte che si apre dentro la superficie delle mura:
di Tarquinio il Superbo, che, sebbene anziano,                    si tratta di una mera circostanza legata ad una
aveva sollecitato lo scontro bellico nel tentativo di             delimitazione dello spazio relativa a questioni
restaurare la monarchia60. L’esito della battaglia                giuridico-sacrali, nelle forme di un temenos, o
condurrà alla sottoscrizione del foedus Cassianum,                l’anello dell’arx prenestina rappresenta “il primo
nel 493 a.C., che regolerà i rapporti fra Roma e la               lotto” di costruzione del circuito? Il caso analogo
Lega Latina per più di un secolo.                                 di Signia, che morfologicamente ha caratteristiche
Questi eventi ebbero svolgimento a cavallo fra                    comuni con l’urbanistica di Praeneste, mostra
la fine del VI secolo e l’inizio del V, lo stesso                 invece come i rettifili delle mura che dall’abitato
periodo a cui riconduce la datazione ceramica                     salgono in cima all’acropoli non circoscrivano
per la costruzione del circuito murario, almeno                   come a Praeneste un anello.
per ciò che riguarda l’anello dell’acropoli: una                  Altro dato quello della “maniera” costruttiva
corrispondenza particolarmente interessante                       impiegata nella messa in opera dei poligoni di
che sembrerebbe suggerire la costruzione delle                    calcare63: sull’acropoli è attestato il cd. tipo II
fortificazioni in quei decenni turbolenti fra                     maniera, con alcuni settori, soprattutto nei livelli
l’espansione romana promossa da Tarquinio                         inferiori del versante occidentale, che presentano
il Superbo e i primordi della Repubblica. In                      i blocchi sommariamente sbozzati e con piani
quel periodo Praeneste non era stabilmente                        di posa molto approssimativi, di I maniera, a
schierata all’interno della Lega Latina ma anzi                   differenza dell’abitato urbano, soprattutto nei
assunse atteggiamenti altalenanti, come nel                       pressi di Porta del Sole, dove invece si riscontra
caso della battaglia del Lago Regillo, in cui è                   l’uso del cd. tipo III maniera (fig. 18). Inoltre i
ricordato da Livio che «[…] Praeneste ab Latinis                  salienti che ascendono all’acropoli, soprattutto
ad Romanos descivit […]»61, appoggiando Roma.                     ad ovest nel tratto a monte della provinciale
Furono molto probabilmente anche le pressioni                     Palestrina-Castel San Pietro Romano e ad est a
delle popolazione erniche, eque e volsche, che                    ridosso di Porta San Cesareo, mostrano invece
sopraggiunsero nei decenni centrali del V secolo,                 i blocchi che seguono il tipo cd. II maniera, con
unite al deterioramento dei rapporti con Roma e                   alcuni punti che sembrano anticipare il passaggio
alle rivalità instauratesi con le altre città latine, a           al cd. III tipo.
dare avvio alla costruzione del circuito murario                  Altro problema giunge dalle fonti letterarie.
della città. Sebbene si ritenga che esso sia frutto               Cicerone infatti nel suo De Divinatione, nel
di un progetto unitario molti sono i dubbi, a tal                 passo riguardante il racconto della leggenda di
proposito, che i dati sembrano sollevare62. Prima                 fondazione del culto di Fortuna a Praeneste, che egli
di tutto l’opera di fortificazione dell’acropoli,                 ricorda attinto da «[…] Praenestinorum monumenta
che si configura come un anello all’interno di un                 […]» tramanda che Numerio Suffustio, dopo aver
più ampio circuito, con la principale delle sue                   avuto degli incubi, fu spinto «[…] ad extremum

                       una rilettura dell’acropoli di Praeneste e dell’acquedotto delle Cannuccete                        29
[…]» della città e lì, in mezzo alle pietre                     al di fuori della città in senso abitativo, ai limiti,
     «[…] in loco silicem […]», estrasse le sortes64. Il             «[…] ad extremum […]» . Ciò potrebbe essere il
     riferimento topografico che si evince dal passo                 retaggio, verosimilmente, di una costruzione del
     ciceroniano è che Numerio fu spinto ai confini                  circuito murario per fasi, in un lasso di tempo di
     della città, all’estremo limite, insomma in una                 molti decenni, ampliando via via, anche secondo le
     zona non urbanizzata potremmo dire: questo                      esigenze urbanistiche, lo spazio dell’area urbana,
     luogo - è oramai opinione comune - corrisponde                  e includendo via via nuova superficie, cosa che
     alla terrazza degli emicicli nel Santuario di                   nel tempo potrebbe aver finito per ricucire il
     Fortuna Primigenia, dove ha sede, sul lato est,                 circuito murario dell’abitato con le fortificazioni
     il pozzo delle sortes65. Oggi quest’area si trova               dell’acropoli, andando così ad inglobare l'area
     all’interno del Centro Storico di Palestrina, nella             del santuario di Fortuna. D’altronde ciò che
     parte superiore, dentro le mura urbane antiche,                 conosciamo, dal punto di vista architettonico, del
     ma al tempo di Cicerone, che riconduce la                       periodo più antico della città all’interno dell’area
     notizia ad un tempo mitistorico - che in ragione                urbana, è rappresentato dall’acquedotto delle
     dei riferimenti topografici ai suoi tempi trovava               Cannuccete (VI-V secolo a.C.) e dal tempio italico
     attualizzazione ed era pienamente riconoscibile -               dell’area del foro (fine IV secolo a.C.), entrambi
     era il locus saeptus religiosus, che veniva a trovarsi          collocabili nel settore inferiore dell’area urbana
     ai limiti della città, se non addirittura fuori, e in           cinta dalle mura e non nella zona superiore, sede
     una zona calcarea, «[…] in loco silicem […]» , come             del culto di Fortuna Primigenia66.
     è effettivamente quell’area, essendo sul declivio
     del monte.
     Questi dati contribuiscono a rendere più
     complessa l’analisi delle fasi costruttive delle mura
     lasciando forti dubbi sull’idea che il circuito possa
     essere frutto di un progetto unitario. Il quadro
     topografico relativo ai luoghi più sacri del culto
     di Fortuna che si desume dalle fonti letterarie e
     che si riscontra sul terreno farebbe pensare che in
     qualche modo tutta la parte superiore dell’area
     urbana antica sia stata occupata in una seconda
     fase della storia repubblicana della città e che
     per tale ragione nel periodo arcaico questa zona,
     solo successivamente stravolta dall’imponente
     ricostruzione del grande Santuario di Fortuna, è                18 | Palestrina. La seicentesca Porta del Sole inquadra l’antico
     possibile che fosse percepita come una zona quasi               accesso e le mura di fortificazione

30                                Castel San Pietro Romano (RM) e il suo patrimonio archeologico
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