VALLE DELL'OMO - Afronine
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" Ogni viaggio ci offre un pezzo di mondo che unito ad altri forma il volto dell'umanità.” (Rosita Mater) VALLE DELL’OMO Addis Ababa, Rift Valley, Mago National Park, il grande Sud e il fiume Omo: un luogo in cui si concentra un'incredibile varietà di etnie rendendolo forse, unico al mondo. 12 gg - 10 notti Dove andiamo: Addis Abeba, la capitale sorta per volere della regina Taytu, moglie di re Menelik, si erge ai confini di un mondo antico e mistico, fatto di avventure e leggende, che cela una grande saggezza nei remoti monasteri di montagna. La grande Rift Valley, uno dei più imponenti e incredibili fenomeni terrestri, con i suoi laghi che ospitano straordinarie e numerose popolazioni di pellicani, marabù egrette, aquile pescatrici, fenicotteri e tanti altri uccelli che vi dimorano con prosperità a migliaia. Il grande Sud che rappresenta per un viaggiatore una vera e suggestiva avventura, attraverso sublimi paesaggi ed emozionanti incontri con insolite popolazioni si può ancora oggi rivivere tutta l’autentica magia dell’Africa. Il mitico fiume Omo che nasce nell'altopiano etiopico e dopo 760 km sfocia nel lago Turkana passando in questo modo dai circa 2500 metri di altezza delle sorgenti ai 500 metri di altezza del lago. L'intero bacino dell'Omo Bottego ha una notevole importanza sia archeologica che geologica: qui sono stati trovati numerosi fossili di ominidi, risalenti ad epoche del Pliocene e del Pleistocene. Il Mago National Park al cui interno si trovano alcuni villaggi della tribù dei Mursi allevatori seminomadi, le donne usano incidere il labbro inferiore per sfoggiare in diverse occasioni i loro piattelli labiali che misurano fino a 15 cm di diametro. Il Netch Sar National Park, uno dei parchi più belli d’Etiopia. L’habitat è molto vario e comprende tratti di savana, boscaglia e foreste che nel suo insieme hanno un inestimabile valore in biodiversità. Dublock dove potremo ammirare i famosi “pozzi che cantano”; chi ha la fortuna di raggiungere un pozzo cantante borana in attività assiste ad uno spettacolo straordinario: uomini e donne lavorano in sintonia, formando una catena umana e passandosi i contenitori d’acqua dal fondo alla superficie, ritmando i movimenti con antiche cantilene melodiche. Popoli insoliti e decisamente interessanti come i Mursi, i Konso, I Nyangatom, gli Hamer e tanti altri.
Sistemazioni: - Albergo (4*) in Addis Ababa in BB (pernottamento e prima colazione) in camere doppie; - Alberghi 2-3* fuori Addis Abeba in FB (pensione completa inclusa una bevanda non alcolica ai pasti) in camere doppie. Trattamento: - Addis Ababa in BB (pernottamento e prima colazione); - fuori Addis Ababa in FB (pensione completa inclusa una bevanda non alcolica ai pasti) Trasferimenti: A bordo di minibus e/o bus ad Addis e lungo le direttrici principali, con le auto fuoristrada nel resto dell’itinerario. Itinerario:
Un viaggio alla scoperta del Sud dell'Ethiopia, dei suoi laghi e dei grandi parchi: per il viaggiatore una vera e suggestiva avventura, attraverso sublimi paesaggi ed emozionanti incontri con le popolazioni locali, attraverso i quali rivivere oggi tutta l’autentica magia dell’Africa. Uno dei pochi paesi al mondo che, all’inizio del terzo millennio, offre ancora l’opportunità di osservare società non contaminate dalla moderna cultura occidentale. Lungo le sue piste, tra savane e foreste, è ancora possibile rivivere le emozioni che devono avere provato i grandi esploratori, da Bottego a Vannutelli, che nel secolo scorso le percorsero per la prima volta. Viaggio che percorre rotte diverse e lontane da quelle abituali per l’uomo moderno, adatto a tutti coloro interessati a conoscere usi e costumi di altre culture e soprattutto vedere il vero volto dell’Africa “antica”. 1° giorno venerdì
ITALIA - ADDIS ABEBA Partenza per Addis Ababa con volo di linea. 2° giorno sabato ADDIS ABEBA - LANGANO Arrivo in Addis Abeba nelle prime ore della mattina. Breve visita guidata della città di Addis Abeba, la capitale, sorta per volontà e scelta della regina Taytu, moglie dell’imperatore Menelik. Mille realtà si incontrano e si scontrano in questa bellissima metropoli africana. Fra gli edifici pubblici più importanti si annoverano il palazzo e il mausoleo dell'imperatore Menelik II, la cattedrale cristiano-copta di San Giorgio (1896), il moderno Africa Hall. L'Africa Hall fu sede, nel 1963, di un importante incontro tra i capi di stato africani, che in quell'occasione decretarono la creazione dell'OUA (Organizzazione dell'Unità Africana), trasformatasi nel 2000 in Unione Africana (UA). L'edificio è anche il quartier generale dell'ECA (Economic Commission for Africa), una commissione regionale del Consiglio economico e sociale dell'ONU che promuove lo sviluppo economico dei paesi africani. Luoghi di grande interesse sono tra gli altri il National Museum, divenuto famoso da quando custodisce la copia dei resti fossili, risalenti a 3 milioni e mezzo di anni fa, di “Dinquinesh” o “Lucy, l’Australopitecus Afarensis ritrovato nel 1974 ad Hadar; inoltre sono qui visibili interessanti reperti dell’antico regno axumita. Affascinante anche il Museo Etnografico, uno dei più bei musei del continente, ha sede nella vecchia residenza di Hailè Sellassie, circondato dagli splendidi giardini e dalle fontane del campus principale dell’Università. Suggestiva e stimolante la salita dell'affascinante montagna Entoto, che raggiunge la considerevole altezza di 3.000 metri, da dove si gode una splendida vista della città. Dell’antica sede reale, qui voluta da Menelik, rimangono le rovine dell’antico palazzo e la chiesa di Debre Maryam, circondata da portici impreziositi da pregevoli affreschi, dove lo stesso Menelik venne incoronato imperatore nell’1880. In questa chiesa fu incoronato anche il suo successore Hailè Sellassie. Nella parte ovest stimolante è il caotico e immenso “Merkato”, che vanta il primato di essere il più grande mercato all’aperto di tutta l’Africa. Nel pomeriggio partenza per la Rift Valley, ammirando lungo la strada i laghi Shala, Abyata e Langano, con numerosi uccelli, pellicani, fenicotteri, e sorgenti di acqua calda. Faremo una sosta al lago Zway, il più grande di questo gruppo settentrionale di laghi, salino, fortemente pescoso, regno della tilapia del Nilo. Ha cinque isole vulcaniche, sulla più grande sorgono i resti di tre monasteri. Pochi monaci vivono ancora in quello principale, che secondo le leggende locali ospitò nell'IX secolo l’Arca dell’Alleanza, (se il tempo lo permette sarà
possibile un giro in barca e la visita al monastero); Shala si trova invece all'interno di un cratere e con i suoi 260 metri è il più profondo della Rift Valley; Abyata è salmastro e profondo solo 14 metri; il suo livello fluttua periodicamente in modo inspiegabile a causa di fenomeni naturali non ancora esaurientemente studiati, ha bianchissime e suggestive spiagge formate da residui salini. Suggestivo e particolarmente interessante è il lago di Langano, dominato ad oriente dal monte Kaka (4.180 m) e bordato da splendidi boschetti di acacie che ne ombreggiano vaste zone del litorale. La caratteristica saliente di questo lago è il colore rossastro, dovuto alla grande quantità di minerali ferrosi disciolti nelle sue acque. Pernottamento in hotel a Langano. Pensione completa 3° giorno domenica LANGANO – YABELO Partenza di primo mattino e si attraverseranno le regioni abitate dai Guraghe, dai Wolayta, dai Guji e dai Borena. Lungo la strada ci fermeremo a visitare un villaggio. Si raggiungerà Yabelo nel pomeriggio. Estesa su una superficie di 2500 kmq, la riserva Naturale di Yabelo fu istituita per tutelare l’alcefalo di Swaynes, una specie endemica. Oggi, tuttavia, è più conosciuta per due specie di uccelli davvero uniche: il corvide di Zavattari e la rondine coda bianca. Tra le 25 specie di mammiferi che popolano la boscaglia di acacie e la savana figurano zebre di Burchell, dik dik, kudu maggiori e minori, gerenuk e gazzelle di Grant, tutte facilmente avvistabili in questa zona. Pernottamento in hotel a Yabelo. Pensione completa 4° giorno lunedì YABELO – KONSO Cratere di El Sod e i pozzi cantanti borana Di primo mattino, dopo circa 1 ora di viaggio e 45 minuti di camminata ammireremo il famoso cratere di El Sod, originato da un vulcano, ormai estinto, che si apre a filo della pianura erbosa a 1480 metri di quota e dal quale uomini atletici estraggono sale che una processione di asini porta in superficie.
Gli uomini borana sfruttano da sempre, con lo stesso arcaico sistema, questa naturale salina: immersi nell’acqua fino alla cintura e armati di lunghe pertiche, estraggono dal fondo del lago blocchi di sale nero che depositano sulle rive per farlo asciugare e una volta asciugato lo trasportano fino al villaggio con l’ausilio di animali da soma. Il villaggio di El Sod, 12 Km circa a sud di Dublock, si trova accanto a uno dei più grandi depositi naturali di sale dell’Etiopia. El Sod, noto come “la Casa del Sale”, è famoso per il suo lago vulcanico che raggiunge la profondità di 100 metri. Il lago ha una larghezza di circa 800 metri ed è così scuro da sembrare una chiazza di petrolio. Proseguimento nella zona dei Borana per la visita ai “pozzi cantanti” di Dublock. Questi famosi pozzi borana, dalla caratteristica struttura concentrica a gradoni alti circa due metri, vengono scavati a mano e a volte raggiungono i trenta metri di profondità. Chi ha la fortuna di raggiungere un pozzo cantante borana in attività assiste ad uno spettacolo straordinario: uomini e donne che lavorano in sintonia, formando una catena umana passandosi contenitori d’acqua dal fondo alla superficie, ritmando i movimenti con antiche cantilene melodiche pastorali; la persona che si trova in alto scarica l’acqua in un abbeveratoio ritornando prontamente il recipiente vuoto affinché venga riattinta nuova acqua. Questi particolari pozzi fungono anche da centri di gravità delle popolazioni dei dintorni, sono luoghi d’incontro e di scambio cui tutti hanno diritto di attingere, salva la priorità spettante a chi lo ha costruito o riparato, il loro uso e manutenzione è motivo di alleanze che a volte possono durare per interi lustri. Un antico detto borana, non a caso dice: “…non è la capanna il focolare, ma il pozzo.” Visita ai villaggi Borena e proseguimento per Konso. Pernottamento a Konso in hotel. Pensione completa. 5° giorno martedì KONSO – ALDUBA - TURMI Mercato di Alduba Attraversiamo la regione dei Konso, popoli dalle antichissime tradizioni (famosi per aver sviluppato tra i primi in Africa, la coltivazione a terrazze). I popoli Konso, sono tra le culture pastorali più complesse di tutta l’Africa, caratterizzati dalla forte eguaglianza dei suoi membri l’organizzazione sociale dei Konso e dei Borana, è considerata e uno dei più affascinanti sistemi socio-politici dell’Africa, è divisa in classi di età, dette “gada” della durata di otto anni ciascuno e a cui corrisponde un preciso periodo simbolico: al primo periodo, che corrisponde al grado “dell’essere uomo”, succede quella del “progresso o dell’audacia giovinezza”, seguono poi quella del “montone o della calma e maturità”, quella del “leone o della potenza e saggia vecchiaia” e infine quella “dell’avvoltoio o inferma vecchiaia”, sistema che, assieme all’organizzazione assembleare, permette di mantenere un equilibrio sociale secondo una concezione che è stata definita dagli studiosi di antropologia “anarchia ordinata”. Sono un popolo molto unito, dal lavoro collettivo e forte solidarietà. Da un punto di vista antropologico i Konso sono essenzialmente un popolo animista: essi considerano tutto ciò che li circonda, piante, corsi d’acqua e fenomeni naturali come animati da forze occulte e da spiriti, venerano il serpente e, come i Borana, adorano “waq”, il dio del cielo, cui sono sottoposti numerosi
spiriti legati alle risorse vitali delle popolazioni: dalle fonti alle montagne, fino alle anime dei defunti. Ma i Konso sono anche bravi musicisti, solitamente suonano nelle ore del tramonto flauti, masinko, e tamburi. Nei lunghi secoli di isolamento dal resto della civiltà i Konso hanno sviluppato una buona tecnica nella costruzione a secco dei muretti in pietra che impiegano sia nella realizzazione dei terrazzamenti sia nella costruzione delle case; quello che può sembrare un amore morboso per la pietra, con la quale costruiscono anche dighe, pozzi, forni e macine, è in realtà determinato dalla morfologia stessa del loro territorio che abbonda di pietre di basalto. Dediti prevalentemente all’agricoltura, i Konso sfruttano ogni metro di terra disponibile terrazzando le zone montuose situate anche a notevoli altezze con puntiglioso e faticosissimo lavoro. I lavori sociali, quali il mantenimento dei terrazzamenti, dei canali per l’irrigazione e delle strade vengono eseguiti da un’associazione chiamata “harriya” a cui appartengono membri di entrambi i sessi. Tra le attività artigianali la tessitura, che viene esercitata con grande impegno e perizia, svolge un ruolo molto importante e redditizio: l’abilità dei Konso nel tessere le tipiche coperte di cotone chiamate “belukos” fa sì che siano richieste in tutta l’Etiopia. Oltre che nella tessitura i Konso sono altresì esperti nella lavorazione del legno con cui producono, non solo utensili domestici, ma anche affascinanti sculture chiamate “wagas” che rappresentano gli antenati o degli eroi defunti: si tratta dell’unico esempio di realizzazioni totemiche fra i popoli dell’Africa orientale. I Waga sono piccoli totem che si innalzano nei campi terrazzati dei Konso. Ne segnano il paesaggio collinare, sono collocati ai crocicchi dei sentieri, lungo le strade. Sono statuette in legno corrose dalla pioggia e del tempo: il culto degli antenati ha uno straordinario importanza per il popolo Konso. I Waga, sono "qualcosa dei padri": raccontano la vita, la storia, il passato di un grande defunto, di un eroe, di un uomo importante. L'antenato, armato di scudo, è al centro del gruppo di statue, circondato dalle immagini delle sue mogli. I nemici e gli animali feroci uccisi dall'eroe sono rappresentati ai margini del gruppetto di statue. Sulla fronte dell'antenato spunta, a volte, una riproduzione del kallaache, un ornamento fallico che, durante le cerimonie iniziatiche di passaggio da un’età all'altra, l'uomo Konso porte in testa. Procederemo per la valle di Weyto, visitando lungo il percorso i villaggi del popolo Tsemay e ammirando i magnifici panorami che si susseguono lungo il tragitto. Nel villaggio di Alduba potremo visitare il mercato settimanale frequentato dalle tribù Hamer, Tsemay e Karo. Dopo la visita del mercato proseguiremo per Turmi, visitando lungo la strada, tempi permettendo, uno dei villaggi Hamer Pernottamento in hotel a Turmi. Pensione completa. 6° giorno mercoledì
TURMI Villaggio di Kortcho – Villaggi Hamer La giornata inizia con una visita al villaggio Kortcho abitato dai Karo, adagiato sulle sponde del fiume Omo. Qui potremo conoscere ed ammirare i Karo. I Karo, popolo di lingua omotica sono ormai un’esigua minoranza, infatti il loro numero si è ridotto tanto drasticamente da mettere a rischio la loro millenaria cultura, sono anch’essi noti per le splendide decorazioni con cui adornano il corpo e il volto. Tra tutti i gruppi etnici della valle dell’Omo i Karo primeggiano senza dubbio nelle decorazioni pittoriche dei propri corpi che eseguono utilizzando sostanze vegetali e minerali come il carbone di legna, la calce e le polveri minerali rosse e gialle. Queste decorazioni, che rappresentano la massima espressione artistica di questa popolazione, non sembrano avere un particolare significato religioso o spirituale ma solo una funzione estetica e di distinzione sociale: l’intercambiabilità delle figure consente loro di “indossare” di volta in volta disegni diversi in relazione al ruolo ricoperto dall’individuo nel gruppo in quel determinato momento. La donna, inoltre, aggiunge, al tradizionale abito confezionato con una semplice pelle di capra allacciata in vita o sulla spalla, ogni sorta di oggetto atto a rendere più rimarchevole il suo aspetto. Le ragazze nubili portano come segno distintivo della loro condizione dei lunghi orecchini di alluminio. Le acconciature di entrambi i sessi sono estremamente elaborate: quella delle donne viene realizzata con fango e burro in modo da formare una particolare calotta di densi riccioli sui quali viene spruzzata polvere rossa; quella degli uomini è invece formata da una calotta d’argilla che viene modellata direttamente sulla testa e, una volta secca, dipinta con pigmenti bianchi, ocra e grigi, e successivamente ornata e abbellita con piume d’uccello. La piuma sul capo un tempo era simbolo di un’uccisione importante, come quella di un bufalo o di un nemico, ma ora rimane solo come elemento decorativo. L’incisione sull’orecchio è segno della condizione adulta, ovvero del fatto che il rituale del salto del toro è stato compiuto. Nel pomeriggio visita dei villaggi, alla ricerca di tradizioni e cerimonie dei locali per capire il loro modo di vita e socializzare: i matrimoni del popolo Hamer, le iniziazioni con il salto del toro, i balli (Evangadi) e altro. Ovviamente non c’è “nessuna garanzia” di poter assistere a queste cerimonie: dipende solo dalla fortuna. Gli Hamer sono un popolo pacifico e solidale che conta circa 15.000 individui, essi sono divisi per clan ed ogni clan ha propri particolari tabù e regole da rispettare; il comando è gestito da un consiglio che riunisce i capi dei vari clan al quale spetta ogni decisione. Quale inconfondibile distintivo sociale la donna Hamer indossa l’esente, collare di ferro che viene portato tutta la vita. Indossano vesti di capra impreziosite da conchiglie cauri e sfoggiano complicate acconciature a caschetto formate da sottili treccioline impastate con polvere d’argilla,
burro o grasso animale. Anche gli uomini Hamer adottano la classica acconciatura a treccine delle donne: elaborata in diverse e capricciose varianti la capigliatura presenta sempre una porzione di treccine che, scendendo verso la fronte, forma una specie di scudo triangolare, che viene arricchito con piume di struzzo. Le acconciature in stile “egizio” che sfoggiano le donne Hamer sfoggiano con grande fierezza, rappresentano uno dei più eleganti e gradevoli esempi di acconciatura elaborati dai nativi della bassa valle dell’Omo; esse sono formate da sottili treccioline unte con grasso animale e coperte con polvere ocra; gli aspetti più gradevoli di questo particolare look sono il taglio a caschetto e l’effetto lucente determinato dal grasso animale. Le giovani nubili aggiungono all’acconciatura delle placche di alluminio a forma di becco d’anatra e delle piume di struzzo. La loro bellezza ed eleganza, universalmente riconosciuta dalle altre tribù, è motivo di onore e vanto per l’intera comunità. Pernottamento in hotel a Turmi. Pensione completa. 7° giorno giovedì TURMI - JINKA Villaggio di Omorate – Mercato di Key Afer Oggi andremo a visitare Omorate ed i villaggi Dassanech lungo il fiume Omo. Le tribù Dassanech vivono di pastorizia e di un’agricoltura semplice ed elementare in basse capanne dalla forma emisferica, raggruppate in piccoli accampamenti, in perenne conflitto con gli Hamer con i quali si contendono i pascoli. Popolo di guerrieri, fanno grande uso delle scarificazioni. Il loro spirito bellicoso e guerresco sembra essere stato forgiato dall’ambiente in cui vivono, aspro ed impervio. Tradizionalmente pastori, i Dassanech vivevano tra Kenya, Sudan e Etiopia: nel corso dell’ultimo mezzo secolo hanno perso molti dei loro territori e si sono concentrati nella zona dell’Omo, dove si dedicano anche all’agricoltura (sorgo e mais principalmente). Le loro capanne sono a forma di cupola, fatte con materiale riciclato (cartone, foglie, latta, tronchi), mentre la loro economia si basa principalmente sull’allevamento del bestiame, sebbene negli ultimi anni si dedichino anche alla pesca e all’agricoltura, privilegiando le colture del mais e del cotone. Come i Karo, anche qui le donne sfoggiano un buco tra il labbro inferiore e la punta del mento in cui mettono fiori, bacchetti di legno, piume di uccelli o spine di acacia. Le donne vanno tutte a seno nudo, con collane colorate e i capelli raccolti in treccine coperte da fasce di perline. I copricapi sono a base di materiale riciclato, come tappi di bottiglia e astucci di penne, mentre tra gli anziani è praticato il piercing auricolare con anelli di vario tipo.
Proseguimento per Jinka, addentrandoci nella regione dei popoli Konso, Derase, Tsemay Ari e Benna. Ci fermeremo a visitare il grande mercato di Key Afer che si anima e si colora con la presenza di centinaia di persone appartenenti alle etnie dei Benna, Tsemay e Hamer, popolazioni che vivono in queste zone e che, al mercato, vendono e comprano merci di ogni tipo: cibarie come verdura, spezie e burro, manufatti di produzione locale come le zucche intagliate e dipinte. La piazza di terra battuta si riempie, a partire dalla tarda mattinata, di personaggi bizzarri che lasciano i propri villaggi prima dell’alba per incontrarsi settimanalmente qui e scambiare miele selvatico, cereali, terra rossa indispensabile per le acconciature, sale, tabacco. È un’occasione per ritrovarsi e fare quattro chiacchiere, un’occasione d’incontro. È un tripudio di colori: uomini snelli dalle teste piumate e i cercini d’argilla, donne Hamer con il bignere – il pesante collare che indossano solo dopo il matrimonio - gonne di pelle di capra bordate da cauri, caschetti di treccine minuziosamente impastati con terra rossa e grasso animale, giovani banna a seni nudi, le fronti cinte da fili di perline colorate. È un universo remoto nel tempo e nello spazio, davvero un mondo a parte. Qui il tempo sembra essersi fermato. I mercati hanno una grande importanza per questi gruppi: essi fungono da catalizzatori per le popolazioni dei dintorni che qui possono scambiare prodotti e informazioni, incontrare parenti e amici che, altrimenti, le grandi distanze e i pericoli della savana renderebbero rari e difficoltosi. Pernottamento in hotel a Jinka. Pensione completa 8° giorno venerdì JINKA – ARBA MINCH Mago National Park – Popoli Mursi Raggiungiamo al mattino il Mago National Park, che comprende quelle terre dalla natura selvaggia e senza confini che si estendono ad est del fiume Omo ed è formato principalmente da savana aperta e arbustiva con ampie zone forestali intono ai corsi d’acqua. Questo parco è stato costituito per proteggere il gran numero di animali che si ritrovano in quest’area come bufali, giraffe ed elefanti. Tipici di questo habitat secco sono gli uccelli, qui in particolare si trovano otarde, tessitori, storni, uccelli del corno ed i martin pescatore che si nutrono lungo il fiume Neri. Gli animali tipici di questo remoto territorio sono il bufalo, la giraffa, la zebra di Burchell, il kudu minore e maggiore, il damalisco ed il colobo. Questa zona, esplorata solo un centinaio d’anni fa da Vittorio Bottego è d’allora rimasta pressoché intatta e le popolazioni che la abitano vivono allo stato di natura e isolate dal mondo, conservando arcaiche tradizioni fuori
dal tempo e lontane da ogni logica occidentale. Si potranno visitare le popolazioni Mursi, gente molto socievole, coltivatori e allevatori, che occupano vaste aree del Mago e sono probabilmente la tribù più ammirata della Valle dell’Omo meridionale. Le loro capanne vengono realizzate con paglia e frasche su di una solida struttura di legno, all’interno vi convive l’intera famiglia composta, a volte, da più generazioni. I Mursi hanno, come è consuetudine largamente diffusa tra le varie popolazioni della bassa valle dell’Omo, un amore morboso per la cura del corpo che si concreta qui nell’uso dell’ormai famoso e strano costume di deformare il labbro inferiore con l’introduzione del piattello labiale la cui grandezza determina, a queste latitudini, la bellezza e la desiderabilità di una donna. Usanze antiche e oggi canoni di bellezza e di desiderabilità: una moglie con un grosso piattello labiale può costare al futuro marito anche venti o trenta capi di bestiame. Gli antropologi sostengono che questa antica arte corporale sia nata non per creare bellezza, ma per rendere la donna ripugnante e toglierle il valore venale causato dal commercio degli schiavi. L’abito tradizionale, formato da una lunga pelle di animale annodata sopra la spalla destra, rappresenta l’unico indumento indossato dalle donne. Un momento importante e rituale al quale è possibile assistere nei mesi di agosto, settembre ed ottobre, è il donga, la lotta con i bastoni che vede due giovani sfidanti scapoli battersi per dimostrare il loro coraggio e la loro forza alle donne in età di matrimonio. Gli incontri avvengono davanti all’intera comunità e oppongono due contendenti alla volta che si affrontano armati di un lungo bastone di legno, alto circa due metri, con un’estremità scolpita a forma di fallo. Oltre a proporsi alle giovani in età di matrimonio, chi vince si mette in mostra davanti all’intera comunità mostrando il suo valore e quindi acquista prestigio. Nel pomeriggio ritorno a Jinka e proseguiremo per Arba Minch. Pernottamento in hotel a Arba Minch. Pensione completa. 9° giorno sabato ARBA MINCH Netch Sar National Park – Lago Chamo Al mattino escursione in barca sul lago Chamo, a circa 1233 metri di altitudine, e potremo comodamente osservare dalla barca, tra le canne mosse dalla brezza del vento e dal moto ondoso, enormi ed impressionanti coccodrilli, tra i più lunghi dell’Africa (a volte raggiungono i 6 metri), ippopotami, e infinite specie di uccelli. A parere di molti un’escursione estremamente interessante. Proseguiremo poi per il Netch Sar National Park, rifugio degli endemici Swaynes Hartbeest.
Ampio circa 750 km2 questo parco viene considerato uno dei parchi più belli d’Etiopia. L’habitat è molto vario e comprende tratti di savana, boscaglia e foreste che nel suo insieme hanno un inestimabile valore in biodiversità. Il Parco fu realizzato per proteggere una specie di antilope piuttosto rara (Alcephalus Buselaphus Swaynei) di grandi dimensioni e dal mantello color cioccolato che arriva a pesare fino a 250 kg. Il Parco comprende anche il cosiddetto “Ponte del Paradiso” o “Ponte di Dio”, si tratta di un stretto corridoio collinoso ricoperto da foresta che divide il lago Chamo dal lago Abaya che sono i laghi più grandi della Rift Valley in territorio etiope. I due laghi si differenziano per il colore delle acque, quelle del lago Chamo sono di tonalità sul blu, quelle del lago Abaya color rame. La foresta del Ponte del Paradiso è l’habitat di numerosi animali e in cima ad una collina c’è un bellissimo view point sul panorama circostante. Il posto migliore per avvistare gli animali è la savana, qui si possono vedere antilopi, dik dik, iene, zebre, facoceri, babbuini, più difficilmente si possono avvistare licaoni, leopardi, sciacalli e il leone abissino. Lungo le sponde del lago è facile avvistare i coccodrilli giganti che arrivano a misurare fino ad 8 metri di lunghezza, nel Parco ci sono inoltre circa 300 specie di uccelli.”. NB: L’ordine delle escursioni potrà essere invertito. Ritorneremo ad Arba Minch nel pomeriggio. Pernottamento in hotel a Arba Minch. Pensione completa. 10° giorno domenica ARBA MINCH Villaggio di Chencha – Popoli Dorze Escursione al villaggio di Chencha, che si trova ad un’altitudine di 1600 metri sul gruppo montagnoso del Guge che raggiunge, nei picchi più elevati, i 4.200 metri, e al paese dei Dorze. Popolo di laboriosi agricoltori anch’essi appartenenti al gruppo linguistico ometo, sono conosciuti soprattutto per gli indumenti di cotone che confezionano con vera maestria: sono anche abili tessitori. Singolare ed elaborata la struttura delle capanne, a forma di obice, alte anche 15 metri, costruite con bambù intrecciato montato su una struttura portante anch’essa di canna di bambù e rivestite di foglie di ensete - pianta tipica dell’altopiano etiope apparentemente simile al banano di cui in realtà viene utilizzato il fusto fibroso per l’alimentazione umana.
Il territorio abitato dai Dorze, anticamente coperto da foresta tropicale, ha in parte cambiato aspetto: grazie al tenace lavoro dei Dorze, vaste zone sono terrazzate così da favorire l’agricoltura; nonostante ciò non si ha l’impressione che qui la natura sia stata addomesticata, anzi, la vegetazione è ancora così lussureggiante che chiude ogni prospettiva visuale. La prima cosa che colpisce, visitando il villaggio di Chencha, è la rigogliosa vegetazione equatoriale dalla quale spuntano, come tanti isolati obici grigi e fumanti, le tipiche capanne di bambù che, sia nello stile che nel metodo costruttivo, non si ritrovano in nessun’altra zona dell’Etiopia. Queste capanne non hanno camini per cui il fumo prodotto dalla combustione del fuoco che alimenta la cucina all’interno della capanna, esce in più punti dagli interstizi del rivestimento. Ritorno ad Arba Minch, e pomeriggio libero per il relax. Pernottamento in hotel a Arba Minch. Pensione completa. 11° giorno lunedì ARBA MINCH – ADDIS ABEBA Ritorno via strada o via aerea ad Addis Abeba (con supplemento). Se il ritorno è via strada attraverseremo le regioni abitate dai popoli Guraghe, ammirando paesaggi spettacolari e indimenticabili. Non è raro imbattersi in scene che sanno di antico: voluminose fascine che vengono trasportate a piedi fino ai centri di raccolta, quindi i covoni gettati in terra per essere pestati dai cavalli o da docili bovini per la sgranatura, a cui segue la battitura a mano. Con gesti immutati da secoli, uomini e donne, con un duro e faticoso lavoro liberano il chicco del cereale lanciandolo ritmicamente verso il cielo affinché il vento spazzi via la pula e la paglia, il tutto utilizzando vecchi e arcaici strumenti in legno. Si raggiungerà la capitale nel primo pomeriggio, avendo così del tempo libero per visitare ancora un po’ Addis Abeba. Addis Abeba città in bilico tra modernità e una sorta di precarietà e vetustà che la rendono viva e affascinante ma anche ricca di contraddizioni. Il mixage del nuovo che avanza e la fatiscenza dell’antico la rende una città particolarmente interessante, ricca di colori, profumi e contrasti. La capitale vanta un panorama museale tra i più ricchi e variegati dell’Africa Orientale. Oltre alla Biblioteca Nazionale etiope dove sono conservati gli archivi imperiale di Hailè Sellassie, una menzione a parte meritano gli interessanti Museo Etnografico e la sezione archeologica del Museo Nazionale, entrambi situati nella parte nord del centro città. Il Museo Etnografico si trova
nella residenza dell’ultimo imperatore d’Etiopia, Hailè Sellassie e consente di vedere una bella collezione di manufatti e artefatti che offrono uno straordinario spaccato culturale del popolo etiope. In serata cena tradizionale con danze e spettacoli folcloristici. La danza ha un ruolo estremamente importante nella vita degli etiopi e quasi ogni gruppo etnico ne ha una propria. La danza assolve a una serie di funzioni significative dal punto di vista sociale, in quanto elemento essenziale di celebrazioni delle festività religiose o di eventi sociali quali matrimoni e funerali; anticamente serviva anche a incitare i guerrieri alla battaglia. Nelle aree rurali è ancora possibile assistere a danze di ringraziamento per la natura, ad esempio per un buon raccolto o la scoperta di nuove fonti d’acqua ed anche per consentire ai giovani guerrieri di fare sfoggio della propria agilità ed abilità nella danza. Sebbene il paese vanti innumerevoli tipi di danze, il ballo più popolare e l’iskita, si basa interamente su morbidi ma scattanti sussulti delle spalle, alzandole, e abbassandole, spostandole in avanti e indietro rispettando un preciso ritmo. Osservare una o più danzatrici è un’esperienza unica. È un mezzo di comunicazione, allegro e sensuale. Inizia piano piano con movenze che assumono velocità, sinuosità e scaltrezza. Si resta, non solo affascinati dalle danzatrici e dai danzatori, ma esterrefatti, attoniti. Impossibile riuscire ad imitarli. Impossibile non ammirarli. In tempo utile trasferimento in aeroporto per l’imbarco sul volo di ritorno per l’Italia. 12° giorno martedì ADDIS ABEBA - ITALIA Rientro in Italia. N.B. Il programma può variare, in parte, a seconda delle compagnie aeree utilizzate per arrivare in Etiopia. Per tali motivi, il programma finale operativo potrà essere inviato ai partecipanti solo dopo aver definito questi due punti, essenziali alla buona riuscita del viaggio; I prezzi indicati non includono il costo dei biglietti aerei internazionali per raggiungere l’Etiopia. Cercheremo per voi le soluzioni più vantaggiose che saranno quotate separatamente e permetteranno, se lo desiderate, di usare anche eventuali miglia accumulate se aderite a programmi di fidelizzazione delle compagnie aeree. Questo viaggio prevede una pensione completa, inclusa acqua in bottiglia ai pasti durante tutto il tour, ad esclusione di Addis Abeba, dove il trattamento è B&B. Hotel: L’attribuzione delle stelle agli alberghi non corrisponde agli standard europei. Fuori Addis Abeba, quasi sempre, nonostante siano sistemazioni semplici gli hotel proposti sono tra i migliori disponibili, ma a volte, causa la mancanza di energia elettrica, anche in questi può capitare che non sia disponibile elettricità e quindi acqua calda. Inoltre, in alcuni alberghi, può essere carente la gestione della manutenzione, in particolar modo nei locali da bagno. In alcune località, (Awassa, Jinka, Turmi, Yabelo), col pagamento di un supplemento è possibile optare per sistemazioni in alberghi di categoria superiore, i migliori attualmente disponibili.
Il nostro primo obiettivo è quello di organizzare per voi un viaggio in grado di soddisfare tutti i vostri desideri. Non esitate quindi a chiederci qualsiasi informazione che riteniate utile, e a illustrarci tutti i dettagli che ritenete importanti affinché il vostro viaggio, oltre ad avere un’ottima riuscita, rimanga davvero nella vostra memoria come una delle più belle esperienze della vostra vita. Quota: Partenze di gruppo, confermate con almeno due partecipanti, nelle seguenti date: 2017 27 ottobre; 17 novembre; 1-22 dicembre € 1.390,00 per persona; 2018 20-27 aprile; 18 maggio; 22 giugno; 20 luglio; 10-17 agosto; 21 settembre € 1.275,00 per persona; 19 gennaio; 16 febbraio; 30 marzo; 26 ottobre; 30 novembre; 21 dicembre € 1.390,00 per persona; Supplemento camera singola: € 100,00 La quota comprende: Assicurazione turistica che copre i rischi sanitari, quelli inerenti al bagaglio registrato e quelli relativi agli annullamenti del viaggio; Trasferimenti in auto fuoristrada/bus/minibus; Guida di lingua italiana. Albergo (4*) in Addis Ababa in BB (pernottamento e prima colazione) in camere doppie; Alberghi 2-3* fuori Addis Abeba in FB (pensione completa inclusa acqua in bottiglia ai pasti) in camere doppie; Barca, muli o cammelli come da programma; Entrate in parchi, chiese, musei, monasteri, ecc Permessi e tasse governative; La quota non comprende: Diritti di iscrizione: € 80,00 Volo aereo per raggiungere l’Etiopia Visto di ingresso: USD 50,00, ottenibile online prima dell’arrivo, per i cittadini UE Pasti in Addis Abeba, bevande, extra e mance; Spese extra di carattere personale, per foto, balli, cerimonie, etc Spese per filmare e fotografare; Tutto quanto non indicato espressamente nel programma di viaggio
NB: La nostra quotazione è da considerarsi sempre soggetta a riconferma, sino a quando non avremo le conferme delle prenotazioni aeree, dei servizi offerti e di eventuali oscillazioni dei cambi applicati: 1€=1,15$ (con una tolleranza del 3%) Agg 09/17
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