La Voce del Leone Leonardo da Vinci - Un genio assoluto
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La Voce del Leone I.I.S. “Roncalli” Anno XIV - Numero Speciale - dicembre 2019 Leonardo da Vinci Un genio assoluto Tommy Il Leone Vitruviano
La Voce del Leone contatti: Facebook.com/giornalinoLaVocedelLeone Anno XIV n°3 Dicembre 2019 Blog: La-voce-del-leone 1.webnode.it IN QUESTO NUMERO: 5-6 L'ingegneria di guerra 7 Leonardo e l'Anatomia 8-10 Uno spirito libero Leonardo da Vinci 2 Editoriale 15-16 11-12 13-14 Leonardo e la Gastronomia La Botanica secondo Leonardo Un enologo appassionato 19-20 Leonardo trasgressivo Le nostre rubriche: 3-4 Le Grandi Biografie a cura di Andrea Verdiani 17-18 Scacco al Re a cura di Domenico Vaia Copertina a cura di Tommy Laurino
Pag.2 Editoriale Leonardo,un genio assoluto. Così abbiamo voluto intitolare questo numero speciale,volendo,nel nostro piccolo,partecipare alle innumerevoli iniziative in occasione del cinquecentenario della morte del grande scienziato. Leonardo da Vinci è stato universalmente riconosciuto un genio assoluto perché la sua vita è stata caratterizzata non solo da opere d'arte magnifiche;ma anche da invenzioni geniali e da una ricerca continua nei più svariati ambiti dello scibile umano. L'amore per il sapere e l'incessante ricerca lo rendono pressoché unico e simbolo di quell'età magnifica chiamata Rinascimento. Nel Codice Atlantico Leonardo scriveva:”Quelli che dall'altrui fatiche se medesimi fanno ornati, le mie a me medesimo non vogliono concedere. Or non sanno questi che le mie cose son più da esser tratte dalla sperienza, che d'altrui parola, la quale fu maestra di chi bene scrisse, e così per maestra la piglio e quella in tutti i casi allegherò”. La “sperienza”,vale a dire la ricerca continua delle spiegazioni alle domande che muovono il Mondo,e la Ragione sono state per lui stimoli infiniti ad esplorare quel complesso di microcosmi che compongono la Natura e l'universo tutto. Se dovessi cercare un aggettivo per definire Leonardo sceglierei senz'altro “curioso”. Sì, la “sete di curiosità” è stata la sua caratteristica principale. A questo punto mi tornano in mente le parole pronunciate dall'Ulisse dantesco: “...fatti non foste a viver come bruti,ma per seguir virtute e canoscenza”. E chi,meglio di Leonardo ha dato prova di questo? Se Dante Alighieri avesse potuto conoscere il genio di Vinci forse l'avrebbe considerato il suo “modello ideale di uomo”. Non lo so;ma mi piace pensarlo! La conoscenza e il Sapere sono virtù somme. Forse sono,se non le uniche,sicuramente le più importanti prerogative umane. L'ansia di conoscere e la curiosità per tutto ciò che esiste rendono il genere umano simile a Dio,o per chi non crede,lo spingono verso quell'Infinito di cui si sente parte. Leonardo era un uomo curioso e la curiosità lo spingeva alla ricerca,alla sperimentazione,all'osservazione attenta della Natura e non solo di quella. Non esistevano limiti alla sua sete di conoscenza. ”Novello Ulisse” egli si spinse oltre i limiti allora conosciuti esplorando “nuovi lidi”. Non fu solo inventore,scienziato,architetto ed artista di sommo valore;fu anche enologo e perfino gastronomo. Sì,gastronomo! La Redazione ha scoperto anche questo suo interesse particolare. Leonardo era quello che si dice “una buona forchetta”,perché amava mangiare e bere;ma la curiosità lo spinse ad essere anche un cuoco e lo scoprirete leggendo questo numero. Non so se siamo riusciti nell'intento di dare del sommo genio vinciano un'immagine esauriente;ma ci abbiamo provato. Giudicherete voi leggendo e per questo vi auguro una buona lettura. Patrizia Davini
Pag.3 Le grandi biografie Leonardo Da Vinci Leonardo di messer Piero da Vinci nacque ad Anchiano il 15 aprile 1452. Fu considerato fin da subito universalmente uomo d'ingegno e talento universale del Rinascimento ed uno dei più grandi geni dell'umanità. Egli incarnò in pieno lo spirito della sua epoca, portandolo alle maggiori forme di espressione nei più disparati campi dell'arte e della conoscenza; fu scienziato, filosofo, architetto, pittore, scultore, disegnatore, trattatista, scenografo, anatomista, botanico, musicista, ingegnere e progettista. All’età di diciassette anni seguì il padre a Firenze, dove per volontà di messer Piero, incantato dalla sua precoce bravura, studiò nella bottega di Verrocchio e acquisì ampie conoscenze tecniche. Nel 1482 partì per Milano, alla corte di Ludovico il Moro, dove rimase per circa vent'anni allestendo apparati per le feste, fornendo al duca le sue competenze d’ingegnere e urbanista e svolgendo un'intensa attività pittorica e scultoria. Di questo periodo sono: la Vergine delle rocce, che con le sue figure poco definite, quasi sfumate e la ristretta gamma di colori, mostra la lontananza di Leonardo dai modelli toscani; l'Ultima cena, che rimane uno dei capolavori del Rinascimento e la Dama con l'ermellino. L'ambiente culturale lombardo gli fornì numerosi nuovi stimoli e lui si dedicò con passione a studi di architettura, idraulica, meccanica, anatomia e botanica. Fu affascinato dal moto dell'acqua e dal volo degli uccelli, tanto che, delle macchine di sua invenzione alcune delle più interessanti sono quelle per il volo. Con la caduta degli Sforza, nel 1500, tornò a Firenze. Fu poi al seguito di Cesare Borgia come ingegnere militare ed architetto nel 1502.
Pag.4 Negli anni successivi ebbe modo di viaggiare e di conoscere molte realtà dell’Italia quattrocentesca che gli furono di stimolo per le sue esperienze. Eseguì in quegli anni la Battaglia di Anghiari, mai terminata, per Palazzo Vecchio e forse la Gioconda. Nel 1505 fu nuovamente a Milano, dove dedicò una parte sempre maggiore del suo tempo agli studi scientifici. Chiamato poi a Roma da papa Leone X de’ Medici, venne in realtà escluso dalle grandi opere e visse appartato. In Francia dal 1517, sotto la protezione di Francesco I, trascorse gli ultimi anni nel castello di Clos- Lucé ad Amboise, dove morì. La vita del genio toscano fu all'insegna della costante riflessione e della ricerca. Egli si pose soprattutto il problema del rapporto tra arte, natura e conoscenza e l'indagine scientifica e la creazione artistica collaborarono alla scoperta delle leggi universali che regolano la Natura. L'artista dovette dunque fare esperienza della realtà e riprodurne lo spirito nelle proprie opere. Furono ,forse, conseguenza di questa visione non solo la frequente incompiutezza delle opere, a causa di una curiosità sempre insoddisfatta, ma anche l'esigenza grafica negli studi scientifici. E' eccezionale il numero di disegni che ci sono giunti, accompagnati dagli altrettanto numerosi appunti. Tra i più noti, l'Uomo Vitruviano, raffigurazione delle proporzioni ideali del corpo umano. Da sempre i suoi dipinti sono stati ammirati e studiati dai più grandi pittori del secolo e Vasari stesso lo riconosce come iniziatore del Rinascimento maturo. Andrea Verdiani
Pag.5 L'ingegneria di guerra leonardesca Il genio di Leonardo non si fermava solo alla pittura,alla scultura e al disegno ma si occupava anche di ingegneria militare. Egli,infatti, era uno straordinario ideatore di armi per la guerra. Molto famoso e universalmente conosciuto è lo studio per la realizzazione di un carrarmato, dotato di quattro ruote motrici chiodate mosse da ingranaggi a gabbia per dare più attrito e impronta per far muovere una piccola casamatta. La struttura era rivestita da uno “scudo” di legno inclinato in modo tale da far rimbalzare i proiettili dell’artiglieria nemica e armata con numerosi cannoni, i quali avevano più lo scopo di impaurire e che quello di attaccare i nemici che si azzardavano ad avvicinarsi troppo. Il progetto, ideato per il Duca di Milano, non fu mai realizzato. Ma non finisce di certo qui il suo genio bellico. Infatti egli propose numerosi progetti alla corte del Moro e tra questi il carro falcato. Questo “Carro” ,che veniva munito non soltanto dalle iconiche lame nelle ruote ma anche un sistema di ingranaggi mossi grazie al movimento delle ruote collegate, era dotato di quattro bracci muniti di lama e ad altezza petto, così da danneggiare e impaurire i soldati nemici,azionati proprio dalle stesse ruote. Leonardo ne aveva progettate due varianti:quella classica spinta da cavalli posti a capo del carro o una spinta da uomini o cavalli.
Pag.6 Il Nostro,tuttavia, si incaponiva di più in quei progetti in cui erano presenti i cannoni. Si spaziava dalle semplici “armature” di legno per proteggere gli artiglieri, ad un sistema a pioli per migliorare gettata e puntamento di un tipo di proiettile a grappolo che potesse esplodere in aria ottenendo la massima efficacia. Non mancavano nemmeno il mortaio, o un complesso sistema di rotazione di tre argani di canne (per argani intendo uno o più decine di piccole bocche da fuoco, più grandi degli archibugi, che sparavano in un istante) che anticipano le moderne mitragliatrici. Altre iconiche strutture sono le strutture di difesa a scopo militare. A questo proposito, come non citare un sistema a corda, o a manovella, per far cadere le scale e gli assaltatori (composto da un elemento che una volta azionato faceva sporgere dei pettini che rendevano instabili le scale d’assedio);oppure il progetto di una fortezza e di numerosi ponti. Egli disegnò numerosi ponti ricomponibili, movibili o con doppio “scopo”. Tra i ponti movibili ne abbiamo uno, supportato da diverse imbarcazioni, che veniva mosso di 90° da una serie di argani su colonne che fungevano da perno e veniva azionato utilizzando la forza dell’uomo o di animali. L’altro era più ambizioso, auto supportato e anch’esso mosso nella stessa maniera, ma in questo caso, invece di essere aiutato da una serie di perni veniva aiutato dalla sua struttura arrotondata ad una estremità che andava perfettamente a combaciare con la rampa con cui faceva coppia. Pietro Vezzaro
Pag.7 Leonardo e l'Anatomia Leonardo fu un grandissimo appassionato di anatomia, era affascinato dal corpo umano e da come esso era costituito. Fu il primo a rappresentare il corpo umano con dei disegni. Lo studio dell'anatomia umana lo impegnò a lungo;egli era affascinato dalla perfezione del corpo umano che ,secondo lui, era la cosa più bella, perché era perfettamente proporzionato. Egli disegnò il famoso Uomo Vitruviano al centro di un cerchio per dimostrarne le perfette proporzioni ( il cerchio rappresenta il Cielo, la perfezione divina, invece il quadrato rappresenta la Terra). Il grande scienziato di Vinci dedicò ben 20 anni allo studio del corpo umano e del suo interno. Iniziò quando, tra il 1480 e il 1490, viveva a Milan;lì studiò i muscoli e le ossa, approfondendone gli aspetti più interessanti. Dal 1502 e fino al 1507, a Firenze, approfondì la meccanica del corpo, gli organi interni e la circolazione sanguigna e ne continuò lo studio mentre divideva il suo impegno tra Milano e Roma negli anni 1508-1513. Nella ricerca dei rapporti e delle proporzioni create dall’ ”armonia della natura”, Leonardo, specie negli ultimi anni,della sua vita, nei suoi disegni anatomici tese a “stilizzare” le rappresentazioni degli organi ed apparati e per far questo egli partì dal principio che l'essere umano sviluppa sempre due momenti:1) quando l'uomo è fermo;2) quando fa tutti i suoi movimenti. Da questi due momenti cominciò ad analizzare il "collegamento armonioso" tra muscoli, ossa e nervi, tutti in grado di coordinarsi sotto una spinta di moto. Da queste prime osservazioni egli si pose il problema di capire cosa "dentro" fa muovere il tutto in maniera cosi sinergica e armoniosa. Cercò di comprendere quanto sforzo venga prodotto per il movimento di braccia e gambe e si convinse dell'esistenza di un "lungo e interminabile collegamento elastico" che permette ad ogni uomo di allungarsi e di restringersi, proprio come un elastico. I suoi studi si estesero poi alla crescita del feto umano, attraverso l'osservazione di alcuni corpicini morti. Infine studiò gli effetti della vecchiaia sul corpo umano osservando le rughe, i cambiamenti subiti del corpo con il passare del tempo. Krystyna Klyusyk
Pag.8 Leonardo, uno “spirito libero” Leonardo da Vinci è stato testimone del suo tempo ed anche uno dei principali protagonisti sul piano artistico e culturale del Rinascimento. Anche sul terreno dello sviluppo del pensiero e dell’elaborazione filosofica Leonardo è stato attento osservatore e in parte anche partecipe. Egli è stato un gigante tra i giganti ed ha lasciato una traccia indelebile che ,a distanza di Cinquecento anni dalla sua morte, continua a stupire e a suscitare studi, indagini, ricerche. Giorgio Vasari scrive ne "Le vite de' più eccellenti pittori, scultori, e architettori " il suo testo dedicato agli artisti più importanti del Rinascimento, di quanto Leonardo fosse portato per la musica e quanto sapesse suonare bene. In diverse occasioni il Vasari descrive le abilità di Leonardo, non solo con gli strumenti a corda ma anche con organi e tamburi, sorprendendosi del fatto che lo stesso Leonardo non era a conoscenza delle tecniche musicali e non sapeva leggere un pentagramma. Descrive anche che era abile nella costruzione e nella decorazione degli strumenti e che “ciò gli venisse a meraviglia”. Oltre al Vasari molte furono le personalità del tempo che influenzarono la vita di Leonardo da Vinci e tra queste troviamo Erasmo da Rotterdam ,che si impegnò a lavorare per una rinascita cristiana tornando alle origini e alla Sacra Scrittura per comprenderne il loro significato originario. Erasmo da Rotterdam rifiutava la teologia e la filosofia medievali, considerate responsabili del gran numero di idee e concezioni che avevano appesantito lo spirito senza aumentare la fede ed era favorevole ad un'esperienza religiosa vissuta nella piena coscienza. Un ruolo importante lo svolse anche Giovanni Pico della Mirandola, che tentò la conciliazione di fedi e filosofie diverse, Platonismo, Aristotelismo e religione. Probabilmente Leonardo fu influenzato da quanto Pico scrisse nel “Discorso sulla dignità dell'uomo” nel quale si diceva che mentre tutte le creature sono ontologicamente determinate a essere quello che sono e non altro, l'uomo è l'unica creatura posta al confine di due mondi, con una natura costituita in modo da plasmarsi secondo la forma che sceglie. Per Leonardo la natura è al contempo oggetto di interesse artistico e sede di intervento tecnico. Indubbiamente egli fu attratto dalla filosofia neoplatonica della quale Marsilio Ficino fu promotore nell'Accademia da lui stesso fondata per volere di Cosimo de' Medici. A Firenze Leonardo trascorse dodici anni di sistematica formazione e intensa sperimentazione, ed entra presto sotto la protezione del quasi coetaneo Lorenzo de' Medici,raffinato umanista, scaltro mercante, astuto statista e abile politico, ma soprattutto
Pag.9 impareggiabile diplomatico. Fu proprio a Firenze che Leonardo ricevette i primi incarichi pubblici,come la realizzazione di una pala d'altare per la Cappella di San Bernardo nel Palazzo della Signoria,siamo nel 1478, e negli anni seguenti tante altre. Ci fu probabilmente l'avvicinamento a Lorenzo il Magnifico e alla sua cerchia, della quale faceva parte il suo maestro Verrocchio. Alcuni fogli dei codici vinciani mostrano studi per consulenze militari e ingegneristiche, richieste probabilmente da Lorenzo. L'attività del genio vinciano si trasferisce a Milano tra la primavera e l'estate del 1482,quando viene chiamato dal duca Ludovico il Moro, desideroso di circondarsi di "begli ingegni" per rendere la sua città una capitale del Rinascimento. L’artista indirizza al Duca una famosa "lettera d'impiego", contenuta nel Codice Atlantico, in cui descrive i suoi progetti di architettura, opere idrauliche ed ingegneristiche, pittura e scultura e arte militare in tempo di guerra. Leonardo decide di accettare l'invito; per la prima commissione l'artista fiorentino deve aspettare fino all'anno seguente, quando il priore della Confraternita dell'Immacolata Concezione stipula, il 25 aprile 1483, un contratto con l'artista e i fratelli de Predis per la realizzazione di una pala d'altare, la Vergine delle Rocce, per la cappella della Confraternita nella chiesa di San Francesco Grande, che ora è al Louvre. Entrato nella cerchia di Ludovico il Moro, Leonardo partecipa come consulente alla realizzazione del tiburio del Duomo (1487-1489), riceve incarichi per la decorazione del Castello Sforzesco e avvia il grandioso progetto per il monumento equestre in bronzo dedicato a Francesco Sforza. La sua esperienza presso le corti italiche lo portò, nel 1502, a prestare la sua opera al famoso Duca Valentino,Cesare Borgia Signore di Romagna, il quale lo aveva ingaggiato per rafforzare le fortificazioni delle città appena conquistate. Durante i suo soggiorno a Cesena, Leonardo mise a punto un nuovo tipo di polvere da sparo(composta da zolfo,carbone e salnitro),studiò macchine volanti e strumenti per la guerra sottomarina e si occupò anche di strategia militare, disegnando mappe dettagliate per facilitare le mosse dell'esercito.
Pag.10 Dopo una parentesi romana al servizio di papa Leone X,nel 1517, la grande fama raggiunta portò Leonardo in Francia chiamato dal re Francesco I che gli offrì anche un alloggio nel Castello di Clos-Lucé,presso la reggia di Amboise. Qui il Nostro progettò il palazzo reale di Romantin,che Francesco I voleva par erigere per la madre Luisa di Savoia;ma si occupò anche di organizzare feste e apparati,come quello messo in scena a Lione nel 1515 e poi a d Argenton due anni dopo. Leonardo infatti aveva realizzato per il re l'automa di un leone che era in grado di camminare e poi fermarsi aprendo il petto “tutto ripieno di gigli e diversi fiori...che fu di tanta meraviglia a quel re” come scrive nel 1584 Giovanni Paolo Lomazzo nel suo “Trattato dell'arte della pittura, scoltura et architettura “. Per concludere possiamo affermare che la collaborazione di Leonardo con i potentati del tempo ci fu ,ed anche in maniera molto marcata, ma il grande genio rimase sempre,fino alla morte,un vero “spirito libero”. Ilaria Ciappi Margherita Corti
Pag.11 La Botanica secondo Leonardo Da Leonardo la Botanica era considerata la migliore forma d'arte. Infatti,come spesso è evidenziato per le altre scienze,l'acuto spirito di osservazione del genio vinciano ha anticipato alcuni concetti che saranno formulati in modo compiuto solo dopo di lui,quando la Botanica diventò una disciplina scientifica indipendente. Il Nostro aveva già riconosciuto i due principali tipi di inflorescenza esistenti in Natura;infatti egli aveva intuito i concetti base della Dendrologia,vale a dire lo studio degli anelli di crescita degli alberi in relazione all'ambiente, ed anche quelli della Fillotassi,la scienza che studia le diverse modalità con cui le foglie si distribuiscono sui rami. La scoperta più importante fatta da lui in ambito botanico fu senz'altro l'osservazione del fenomeno che permette alle piante di assorbire l'acqua attraverso le radici. Egli anticipò la formulazione della legge scientifica che sta alla base del “fenomeno della linfa ascendente e discendente”. Proprio grazie allo studio di questo fenomeno ed alle sue competenze in ambito idraulico e fluidodinamico, Leonardo riuscì ad anticipare di 500 anni l'invenzione della coltivazione idroponica. Infatti egli intuì che per far salire l'acqua dalle radici ai rami era necessario compiere un “lavoro” che le piante spontaneamente facevano. Per capire meglio come ciò avvenisse ebbe l'intuizione geniale di togliere il terriccio e di mettere la pianta direttamente in acqua osservando poi che essa riusciva lo stesso a crescere,anche se più lentamente.
Pag.12 A Firenze,nel complesso monumentale di Santa Maria Novella,è stata allestita per alcuni mesi,dal Settembre al Dicembre 2019, un'esposizione di tavole originali di Leonardo in postazioni interattive ed anche di alcune piante che hanno coinvolto i visitatori in un percorso molto interessante nel pensiero e nelle intuizioni del grande maestro toscano che seppe guardare alla vita e alla Natura (Uomo compreso) come un'entità unica in cui tutto è connesso e tutto è in movimento. L'iniziativa,secondo me,dimostra che per Leonardo Arte e Scienza fossero indissolubilmente legate. Un pensiero,questo, che è rispecchiato dall'allestimento della Mostra proprio nel Chiostro Grande nel quale sono stati collocati 5 poliedri regolari, tra quelli disegnati da Leonardo (in totale sono 60) per compendio all' opera “De Divina Proportione”del frate francescano Luca Pacioli,noto matematico vissuto tra il 1445 e il 1517 ed incontrato da Leonardo quando egli si trovava a Milano alla corte di Ludovico il Moro. È interessante rilevare che questi disegni simboleggiano non solo l'armonia e la perfezione formale ma anche la complessità del mistero dell'Universo. Chiara Giacomini
Pag.13 Un enologo appassionato Leonardo Da Vinci oltre ad essere un artista era anche un appassionato esperto di vini e lo era poiché suo padre Piero aveva possedimenti e vigne nel Montalbano e così, fin da piccolo, egli aveva potuto coltivare un rapporto quotidiano con il mondo agricolo e vitivinicolo. Leonardo vedeva il vino come frutto della Natura, prodotto della terra e simbolo di funzionalità e bellezza; lo provano i tanti schizzi fatti da lui durante il suo soggiorno in Romagna presso il duca Cesare Borgia come ad esempio un celebre disegno che ritrae un grappolo d’uva appeso a un albero. Il da Vinci oltre ad amare il vino lo produceva, di questo ne è la prova una lettera inviata al fattore del suo podere di Fiesole. Nella lettera Leonardo dava delle indicazioni su come ottenere un prodotto privo di difetti e buono. E’ curioso rilevare che tra le tante invenzioni del grande Leonardo ci siano la barrique e un nuovo metodo di coltivazione della vite basato sull’utilizzo di particolari sostanze. Di questo ne parla Leonardo stesso in una lettera del 1515 indirizzata a un certo Zanobi Boni, definito suo Castaldo. Ne riportiamo un passo: “Le ultime quattro caraffe di vino non erano come me le aspettavo e mi è dispiaciuto molto. Le viti di Fiesole, coltivate in modo migliore, dovrebbero dare all’Italia un ottimo vino, come quello di Ser Ottaviano. Sapete che ho già detto che bisognerebbe concimare i filari con macerie di vecchi muri demoliti che asciugano le radici e i fusti, così le foglie attraggono tutte le sostanze utili alla perfezione del grappolo. In più, ai nostri giorni facciamo la cosa peggiore: fermentiamo il vino in vasi aperti e così l’essenza si disperde nell’aria e non rimane altro che un liquido senza sapore colorato dalle bucce e dalla polpa; e poi non si fanno i travasi come si deve e per questo viene fuori un vino
Pag.14 In tempi molto recenti è stata fondata la Leonardo da Vinci S.p.A., una società impegnata in un progetto culturale di spessore dedicato alla figura del grande scienziato grazie al quale vuole diffondere l’immagine di Vinci nel Mondo finanziando importanti opere cittadine e facendo conoscere gli aspetti inediti della personalità del Genio. La società, supportata da un comitato scientifico di enologi e di studiosi, ha, infatti, La vigna di Leonardo indagato e recuperato il contributo dato dal grande artista al mondo del vino. Per finire vorremmo ricordare il ritrovamento della cosiddetta Vigna di Leonardo, concessa al grande artista da Ludovico Maria Sforza detto il Moro, Signore di Milano, nel 1498. Nel 1495 Ludovico gli aveva assegnato l’incarico di dipingere un’Ultima Cena nel refettorio di Santa Maria delle Grazie e Leonardo ,nelle pause di lavoro, si recava alla sua vigna per occuparsene. La vigna,quando nell'aprile del 1500 le truppe del re di Francia sconfissero il Duca di Milano, fu affidata da Leonardo al suo allievo più caro,Gian Giacomo Caprotti detto il Salaì,il quale poi la ricevette in eredità. In occasione dell’Expo del 2015, la Fondazione Portaluppi e gli attuali proprietari di casa degli Atellani resero possibile ritrovare il vitigno originale grazie anche agli studi dell’enologo Luca Maroni e al contributo decisivo della genetista Serena Imazio e del professor Attilio Scienza, massimo esperto del DNA della vite. Valentina Leo Genni Nebiu
Pag.15 Leonardo e la Gastronomia Non tutti sanno che Leonardo da Vinci,una persona di fama internazionale entrata nella storia grazie alle sue qualità di scienziato ed artista, nutriva una grande passione per il vino e il cibo. Uno dei motivi principali dello stretto rapporto con il vino è l'essere nato in una famiglia che abitava in un paesino della campagna toscana: Vinci. C'è una lettera di Leonardo, in cui lo scienziato dimostra tutta la sua competenza nell'ambito del vino,ne riporto un estratto: "Poi pessimamente alli dì nostri facemo il vino in vasi discuoperti, et così per l’aria fuggi l’exentia in el bullimento, et altro non rimane che un umido insipiente culorato dalle bucice et dalla pulpa; indi non si muta come fare si debbe di vaso in vaso, et perloché viene il vino inturbidato et pesante nei visceri.” Questo scritto è un piccolo trattato di viticultura. riporta la tecnica per trasformare l'uva in vino. È molto curioso pensare che un genio come lui abbia ricevuto del vino come pagamento per una sua opera. Ciò accadde nel settembre del 1481, quando fu pagato con: “Un barile di vino vermiglio” per il suo dipinto “L’adorazione dei Magi”,originariamente destinato all’altare del Convento di San Donato. Leonardo aveva compreso il ruolo fondamentale dell’alimentazione. “Se mangio buon cibo e bevo buon vino con misura e modo, sto bene. Se mangio cibo cattivo e bevo vino cattivo senza misura e modo, sto male. Noi siamo non solo quello che mangiamo, ma più ancora quel che digeriamo o non digeriamo.” Lo scienziato sosteneva quindi che le persone dovessero assumersi la responsabilità di determinare lo stato della propria salute, a cominciare dalla tavola. Questo interesse per il cibo sarebbe ulteriormente confermato dal fatto che in gioventù gli sarebbe stato garzone e cuoco di una taverna chiamata “Le tre lumache” che si trovava sul Ponte Vecchio.
Pag.16 La notizia sarebbe contenuta nel discusso Codice Romanoff custodito all'Hermitage di San Pietroburgo,ma non si trova il manoscritto originale. Tuttavia, grazie agli scritti lasciati nel Codice Atlantico,conservato a Milano nella Biblioteca Ambrosiana,sembra che il Nostro conoscesse e sperimentasse erbe e spezie;tra queste curcuma,aloe,zafferano,fiori di papavero,fiordalisi,ginestre,olio di semenza di senape e olio di lino. Un altro dato accertato,sempre dal Codice Atlantico, risultano le invenzioni di alcuni apparati di cucina:il macinapepe,il girarrosto meccanico,l'affetta uova a vento,il trita aglio e il cavatappi. Secondo la leggenda,Leonardo ,figlio di ser Pietro e di una contadina di nome Catharina sposata con un certo Piero dal Vacca abile pasticcere di Vinci,avrebbe da quest'ultimo imparato l'arte pasticcera. Si sa per certo che, da Piero del Vacca, Leonardo che ebbe modo di frequentare assiduamente, gli insegna a conoscere i dolciumi e a prepararli, tanto che crebbe creando non solo modellini di strumenti ma anche di marzapane, che lo fecero appassionare sempre più all'arte culinaria. Leonardo inizia così a creare dei dolci con alcuni piccoli stampi da lui fatti in ferro tenero, dove all'interno viene depositato il lievito che con la magia del calore, darà la forma desiderata al dolce. Le forme che Leonardo decide di creare sono diverse: una ha la forma di una volpe, poi di un cervo, di un coniglio e molte altre ancora. Passano i giorni e Leonardo impara a fare il marzapane con la farina di grano (bianco) e la farina di farro e avena (scura), poi apprende i trucchi per tenere il forno costante, impara a mesciare le farine di farro e di avena, impara a lavorare le uova e alcune spezie e distinguerle ogni giorno sin dal mattino. Per concludere ecco alcune ricette inventate dal genio vinciano:Marzapane,crema fritta,fagiano stufato e riso con zafferano e molte altre ancora. Sofia Massimiani
Pag.17 Scacco al Re LEONARDO E GLI SCACCHI Su di lui è stato scritto quasi tutto. Diciamo “quasi” perché sembra che nessuno studioso si sia interessato a Leonardo giocatore di scacchi: eppure Leonardo potrebbe essere stato uno degli artefici della modifica nel movimento dei pezzi che si verificò tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento. Va detto subito che non si sa quando abbia appreso il gioco degli scacchi: forse già da ragazzino nella casa in campagna dei nonni, probabilmente a Firenze quando intorno al 1475 cominciò a frequentare la corte di Lorenzo il Magnifico, dove il gioco degli scacchi era molto praticato. Se non imparò a giocare da ragazzino e se proprio non imparò neppure alla corte del Magnifico, di certo al più tardi apprese il gioco quando nel 1482 si presentò a Ludovico il Moro e rimase alla sua corte a Milano. Che il gioco degli scacchi fosse molto diffuso specie tra i nobili, il clero ed i ceti più ricchi è storicamente documentato; una delle ragioni principali era che gli scacchi permettevano di passare il tempo (oggi diremmo “il tempo libero”) anche perché va ricordato che all'epoca non c’era la radio, non c’era la televisione,né il campionato di calcio. Un’altra ragione era che la partita a scacchi permetteva a uomini e donne di stare insieme senza creare ‘pettegolezzi’ ed era quindi una buona occasione di corteggiamento: e questo accadeva anche alla corte dei Visconti e degli Sforza, dove gli scacchi erano molto diffusi e giocati dallo stesso Ludovico il Moro. Ricordiamo per inciso che proprio nel 1475 nacque Giovanni secondo figlio di Lorenzo il Magnifico e Clarice Orsini. Diventerà papa nel 1513 con il nome di Leone X e sarà uno dei papi più importanti per la Storia degli Scacchi.
Pag.18 Era infatti un grande appassionato del nostro gioco; negli otto anni del suo pontificato ne favorì la diffusione, e, così come protesse letterati e poeti, fu un importante mecenate per i giocatori di scacchi dell’epoca. Anzi, la passione per il gioco degli scacchi di Leone X fu tale da essere segnalata perfino nell’opera “Storia dei Papi” del Pastor. Torniamo a Leonardo. Imparò comunque prima del 1482 anno in cui si presentò a Ludovico il Moro e rimase poi alla sua corte a Milano. Si può presumere che quando Leonardo scrisse a Ludovico la lettera in cui si proponeva per la “assunzione”, sapeva della passione del Moro per gli scacchi e quindi non arrivò a Milano impreparato. Se Ludovico gli avesse detto ‘facciamo una partita’, non sarebbe stato da lui rispondere: «Non sono capace». E Leonardo, oltre a fare le illustrazioni per il “Divina proporzione”, progettò i pezzi che possiamo definire di “nuovo design” e che poi vennero riprodotti nei diagrammi che permisero di realizzare il volumetto scacchistico. Domenico Vaia
Pag.19 Leonardo da Vinci era veramente trasgressivo? Gli omosessuali, nel corso della Storia Antica, sono semplicemente lasciati vivere felicemente (ad esempio presso gli Etruschi o nelle società feudale giapponese del XIV secolo o cinese...). L'amore omosessuale, nell’Età Classica, rappresentò persino l’amore più prestigioso. Infatti i Greci e i Romani che consideravano l’amore fra uomini più grande ed era ben visto in ambito sociale, al contrario dell'amore tra donna e donna. Non deve meravigliarci la cosa,dato che quelle antiche culture avevano stabilito la netta superiorità del maschio sulla femmina, La paura dell’omosessualità comincia nell’Alto Medioevo. Infatti in questo periodo di sacerdoti, papi, santi e martiri che cercavano di migliorare e rafforzare l’identità della Chiesa cristiana e della sua dottrina, il teologo Tommaso d’Aquino andò contro coloro che si macchiavano del peccato di lussuria “sadomaso”. Questo ultimo aggettivo deriva dal nome della città di Sodoma, la quale venne rasa al suolo per questi atti impuri, come è scritto nella Bibbia. Tuttavia, questo odio, o meglio questa non accettazione, non esisteva nell’Italia medievale, o per lo meno non quanto nel resto d’Europa. Non è un caso che il volgo identificasse Firenze come la capitale “libertina” della sessualità alternativa. In Germania, durante il Rinascimento, fu coniato il termine “florenzen” per indicare i sodomiti. In effetti la città “empia” era una roccaforte della libertà sessuale degli artisti dall’inizio dell’età rinascimentale e molti erano i nobili, i signori, gli artisti e le figure di estrema importanza del panorama storico italiano che ne facevano parte. Tra queste troviamo: Leonardo da Vinci, Michelangelo, Machiavelli, Pico della Mirandola ed altri ancora. Anche nella famiglia de’ Medici era famosa per le scappatelle di papa Leone X ,al secolo Giovanni de’ Medici. Leonardo, arrivato a Firenze con sua famiglia, si formò,artisticamente parlando nella bottega fiorentina del Verrocchio e fu grazie a questa sua formazione che darà vita alle sue numerose opere d’arte fin dagli anni della giovinezza. Ne ricordo solo alcune: la Madonna Dreyfus, la Madonna del Garofano, il Battesimo di Cristo, l'Annunciazione e il Ritratto di donna. Il nostro favoloso artista, nel periodo prima del suo soggiorno milanese, presso la Corte degli Sforza, ebbe rapporti sessuali con un noto gigolò, definito “carino e fine” dai suoi clienti, in realtà troppo astuto e manipolatore al punto di essere capace di rubare i soldi a chi lo frequentava.
Pag.20 Firenze rimase “un baluardo” della libertà sessuale fino all’avvento al potere, dal 1494 al 1498, del frate Girolamo Savonarola, dopo la cacciata della famiglia Medici. Girolamo, era ben noto per i suoi sermoni contro la corruzione della Chiesa romana, guidata dal pontefice Alessandro VI Borgia, e si scagliava contro le spese e lo sperpero di denaro in opere d’arte invece che in carità. Egli era quindi contro quegli artisti che non rappresentavano scene sacre e ,ovviamente, anche contro i sodomiti. Nei quattro anni in cui ebbe il controllo della città, mandò al rogo diversi sodomiti, a volte imponendogli morti tanto atroci da risultare angoscianti anche leggendone la cronaca (andatevi a leggere quella relativa a Giovanni Di Giovanni) e bruciò anche opere d’arte. Savonarola, insieme ai suoi seguaci detti “piagnoni”, regnò indiscusso cercando di ristabilire la purezza della fede,ma perse il potere per colpa della sua intolleranza. Si dice che il rogo di Girolamo fu appiccato non dal boia, ma, ironia della sorte,proprio da un sodomita desideroso di vendicarsi. Dopo la morte del frate arrivò al potere Pier Soderini ,eletto Gonfaloniere della Repubblica fiorentina, che dal 1502 dette inizio ad una nuova stagione artistica commissionando opere a Leonardo (la Battaglia di Anghiari) e a Michelangelo (la Battaglia di Cascina). Purtroppo nessuno dei due artisti portò a termine l'opera richiesta. Leonardo ce ne lasciò solamente degli studi. La morte di Savonarola non placò alcuni “piagnoni” che vollero mantenere le leggi sui sodomiti le quali ne imponevano l'esilio e la confisca dei beni, in caso di condanna. Tuttavia si arrivò al 13 agosto del 1512 quando 30 giovani aristocratici protestarono con successo sotto Palazzo Vecchio per l’abrogazione di quelle leggi. Questa rivolta fu denominata dal volgo “la rivolta dei Compagnacci”. Nel mese di Settembre il potere fu restituito ai Medici. La storia della Firenze libertina continuò anche con l'arrivo di Leopoldo d'Asburgo. Il Granduca austriaco fece diventare il Granducato di Toscana il primo stato italiano a decriminalizzare l'omosessualità;ma nonostante questo, lentamente, iniziò a sparire questo senso di libertà. Purtroppo ai giorni nostri l'omosessualità viene vista sempre come un malanno,un miasma che porta pestilenza e “distrugge le famiglie”; ma questo atteggiamento distruttivo e tossico, secondo me, è controproducente per la formazione delle famiglie stesse. Spero semplicemente che in un paio di generazioni si ritorni ed essere buoni e convivere in armonia con tutti. Pietro Vezzaro
La pittura è una poesia che si vede e non si sente, e la poesia è una pittura che si sente e non si vede. Adunque queste due poesie, o vuoi dire due pitture, hanno scambiati i sensi, per i quali esse dovrebbero penetrare all'intelletto* Leonardo da Vinci * dal Trattato della pittura La Voce del Leone Redazione Ciappi I. ; Corti M.; De Luca J. Giacomini C.; Guadagno N. Klyusyk C.; Leo V. ; Massimiani S.; Nebiu G.;Vaia D. Caporedattore Collaborazioni esterne Pietro Vezzaro Fabrizio Giacomini;Andrea Verdiani Caporedattore Emerito Marco Nesi
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