Pietro MONTORFANI L'ombra del mondo - Nino Aragno Editore, Torino, 2020 - ch Stiftung

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Pietro MONTORFANI L'ombra del mondo - Nino Aragno Editore, Torino, 2020 - ch Stiftung
Pietro MONTORFANI
L’ombra del mondo
Nino Aragno Editore, Torino,
2020

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Pietro MONTORFANI L'ombra del mondo - Nino Aragno Editore, Torino, 2020 - ch Stiftung
Pietro MONTORFANI
                                     L'om bra del m ondo

Poesia, 98 Seiten / pages / pagine
Torino, Nino Aragno Editore, 2020
€ 12.00
ISBN 978-88-9380-075-4
www.ninoaragnoeditore.it

Inhaltsübersicht / Bref résumé / Breve riassunto
A distanza di 9 anni dalla sua prima raccolta di poesie Di
là non ancora (Moretti & Vitali), Pietro Montorfani – nato
a Bellinzona nel 1980 – ha pubblicato nel 2020 L’ombra
del mondo, che si inserisce coerentemente nel percorso
letterario intrapreso. Montorfani è autore misurato, che
lavora ad asciugare i suoi testi, con attenzione al tessuto sonoro e alla metrica, e alla scelta delle parole.
Se il lessico risulta affabile e di immediata comprensione, le poesie sono spesso abitate – più o meno
esplicitamente – da citazioni o “occasioni” erudite, di stampo letterario, storico e culturale.
In questo caso, il libro propone un viaggio in Europa: non tanto – o non solo – nella sua geografia, ma
anche e soprattutto attraverso le idee che fanno e hanno fatto l’Europa. La struttura della raccolta è
molto precisa: sette sezioni di sette poesie, con la prima di ogni drappello (in corsivo e senza titolo) a
dare il tono generale. L’io lirico fa capolino, talvolta, fra i testi (per esempio nelle vesti di neo-padre), in
un’aria più domestica, ma a dominare è una prospettiva un poco altera, con una tendenza all’asserzione
che sembra tuttavia invitare, a tratti, il lettore alla riflessione su quel “mare senza sponde che si / chiama
Europa”.

Begründung des Vorschlags / Motivation de la proposition / Motivazione della proposta
La voce di Pietro Montorfani – fra l’altro responsabile dell’Archivio storico della Città di Lugano, direttore
della rivista “Cenobio” e ricercatore con un dottorato in scienze storiche e filologiche – è ben riconoscibile
nel panorama della Svizzera italiana. Forte di una sorvegliata coerenza stilistica, attinge dalla tradizione
lombarda (Vittorio Sereni e Luciano Erba) riducendo se possibile ancora più all’osso i suoi versi, sospesi
fra l’erudizione da cui nascono e l’insistita semplicità con cui vengono “detti” (le parole scelte, il tono
talvolta colloquiale o divertito). L’assenza di “foga” editoriale (due libri in 9 anni) è senz’altro un pregio
che offre maggior spessore alle sue pubblicazioni e in generale alla sua bibliografia.

Biografie / Biographie / Biografia
Pietro Montorfani è nato a Bellinzona nel 1980. Ha conseguito un dottorato in scienze storiche e
filologiche all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ed è responsabile dell’Archivio storico della
Città di Lugano. Autore di saggi e monografie, con la raccoltà di poesie Di là non ancora (Moretti & Vitali,
2012) ha vinto il Premio Carducci e il Premio Schiller. Dirige la rivista «Cenobio».
Pietro MONTORFANI L'ombra del mondo - Nino Aragno Editore, Torino, 2020 - ch Stiftung
Pietro Montorfani

L’ombra del mondo

    nota introduttiva di
       Marco Vitale

                           La stesura di questo libro è stata sostenuta da una borsa letteraria della
                           Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia.

                                                 © 2020 Nino Aragno Editore

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UN’IDEA DI EUROPA                                        Montorfani, perché è un viaggiatore colto e cordiale,
                                                                              e il suo Baedeker contiene splendide tavole illustrate
                                                                              che ci coinvolgono da subito nei suoi itinerari e nel-
                                                                              le riflessioni su cui inevitabilmente saremo chiamati
                                                                              a misurarci. Del resto, le partizioni del volume sono
   Trovare parole per ciò che si ha dinnanzi agli occhi: quanto può           predisposte in modo tale da permetterci un orien-
essere difficile. Ma quando esse arrivano, allora è come se battesse-         tamento agevole da qualsiasi punto del viaggio ci si
ro con dei piccoli colpi di martello contro la superficie del reale, sino     trovi, consentendoci così collegamenti che divente-
a sbalzarne, come da una lastra di rame, la forma.                            ranno via via più chiari. Il libro si compone infatti di
                                                   Walter Benjamin            quarantanove testi, quarantanove poesie suddivise in
                                                                              sette sezioni di sette poesie ciascuna, la prima di ogni
                                                                              sezione sempre in corsivo e senza titolo, le altre sei
    «A quest’ora / innaffiano i giardini in tutta Eu-                         sempre con un titolo e in tondo. Un’architettura co-
ropa». Chi non ricorda il nitore e l’ansietà di questi                        me si può vedere concepita con il compasso – «con
versi del giovane Sereni, posti a un passo dall’incanto                       desiderio cura e rispetto / della precisione» – che si
invernale che inaugura Frontiera, prima che tutto pre-                        offre come contenitore di un unico, seppure mosso e
cipiti? E che rinviano a quell’ésprit européen, così vivo                     diversamente colorato e tratteggiato disegno, insieme
nella cultura entre deux guerres, destinato a rinascere                       a una compattezza stilistica non usuale.
dalle rovine dell’ultimo conflitto fin dalla memora-                              Montorfani giunge con quest’Ombra del mondo al-
bile Rencontre ginevrina del ’46 – Gianfranco Conti-                          la sua seconda raccolta – nove anni lo separano dalla
ni ne riferì sulle pagine della «Fiera letteraria» nei                        precedente – e si riconferma poeta misurato e studia-
modi di uno straordinario reportage 1 – e a fruttificare                      tissimo, nel solco di una tradizione novecentesca che
nei decenni a venire, non esclusi gli ultimi sempre                           ha solidi punti di riferimento in autori di area lom-
più inquieti, sempre più colmi di minaccia. Di que-                           barda come Vittorio Sereni, Luciano Erba e natural-
sto parla il bel libro che stiamo per aprire, e ce ne                         mente il conterraneo bellinzonese Giorgio Orelli. E
faremo persuasi accompagnando il suo autore per un                            proprio a Orelli, piace ricordare, si deve il viatico alla
viaggio attraverso un continente che non è solo una                           raccolta d’esordio Di là non ancora (Moretti & Vitali,
geografia, ma è in primo luogo un’idea. Un’idea che                           2011) cui s’è appena fatto cenno.
si nutre di più idee, di città e di confini, rilievi e corsi                      La raffinata tessitura delle poesie che compongo-
d’acqua, di memoria e progetto, e inevitabilmente di                          no anche questo secondo libro si presenta infatti a un
dubbi e domande. Accompagniamo volentieri Pietro                              primo sguardo piana e affabile, il referto appare spes-
                                                                              so limpido e oggettivo, di un nitore che tende talora
                                                                              a creare come un effetto di straniamento intorno a
1
  Ora in G. Contini, Dove va la cultura europea?, a cura di Luca Baranelli,   sé, alimentando una luce a tratti fredda, come di mi-
Quodlibet, Macerata 2012.                                                     stero. E in questo vi è forse un’influenza del dettato

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“fiammingo” di un poeta come Giampiero Neri. Ma il                             quel «Là dove osano i birdwatchers» che ci ricorda
punto è che tanta apparente naturalezza nel disporre                           l’ironia così lieve di Luciano Erba, perché le carte e le
i propri pezzi sulla scacchiera e nel muoverli poi non                         stampe non devono ingannare e non siamo più – non
è, nel caso di Montorfani, senza uno studio e un cor-                          ci siamo mai stati – nella cardarelliana «intatta idilli-
redo storico critico importante per cui tutto ciò che                          ca Elvezia». Siamo solo «in un punto / della mappa
è superfluo dalla pagina viene espunto, allora che i                           d’Europa» da cui è concesso, al nostro sguardo, di
metri della grande tradizione lirica italiana, gli ende-                       ruotare per ogni direzione, cogliere fiordi e fiumi,
casillabi, i novenari, i settenari, si fanno filigrana im-                     città e deserti, salire ai «crepuscoli di Curlandia», e a
palpabile andandosi a celare dietro a un verso libero                          Varsavia, dove è eloquenza di una «linea / la sola che
che a tratti pare perfino inclinare alla prosa. Di uno                         segni ciò che fu ghetto» e la sua atroce distruzione. A
stile siffatto, se anche in riferimento alla narrativa, ha                     contrappunto – anche questo è Europa – avremo un
parlato Raffaele La Capria in un suo saggio evocan-                            risvolto di imprevedibile natura onirica «nelle contee
do l’andatura imperturbata dell’anatra. Non l’anitra                           d’Irlanda» che «pare quasi un haiku nella parsimonia
orelliana – con quella i che è «lettera della luminosità                       dei dati visivi e nel sorprendente analogismo conclu-
(e della trafittura)» – ma proprio l’anatra, «che senza                        sivo, in cui l’elemento pittorico si traduce in scatto
sforzo apparente fila via tranquilla e impassibile sul-                        epifanico», secondo le finissime parole di Giancarlo
la corrente del fiume, mentre sott’acqua le zampette                           Pontiggia al momento dell’anticipazione di questo
palmate tumultuosamente e faticosamente si agitano:                            testo, insieme a sei altri della presente raccolta, su
ma non si vedono».2                                                            rivista.3 E giova qui ricordare come si debba proprio
    Ma il momento è venuto di metterci in viaggio                              a Pontiggia la prima messa fuoco critica della poesia
con il poeta partendo dalla sua inaugurale Confe-                              di Montorfani, in un’importante antologia che sullo
derazione che ci appare come da un filtro di cartes                            scorcio del primo decennio di questo secolo faceva il
et d’estampes, dietro a un «castello di nubi» d’icono-                         punto su alcune tra le voci più interessanti affacciatesi
grafia ottocentesca (ma lo sguardo dall’alto, quale                            allora alla scrittura.4
più volte ricorre in questo libro, coglie vaste orografie                          Berlino appare tuttavia come il cuore stesso d’Eu-
che precedono le “nazioni” e fa pensare a Ingeborg                             ropa, un cuore ancora dolente e scisso e pure così
Bachmann). Lo accompagneremo così per intermi-                                 nuovo e prismatico, a misura di architetture di cristal-
nabili trafori «tra le rocce più nere / dove nulla suc-                        lo e Trabant posticce, di meravigliose esecuzioni della
cede» per poi salire ad «Alta quota», dove «vanno uc-                          Matthäus-Passion e di uno sguardo sempre rivolto a un
celli di razze ignote / tra montagne imponenti». Ma
prima avremo sorriso con lui per quel verso iniziale,
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                                                                               dicembre 2018), pp. 139-140.
2                                                                              4
   R. La Capria, Lo stile dell’anatra, Mondadori, Milano 2001, poi in Opere,      Il Miele del silenzio. Antologia della giovane poesia italiana, a cura di
“I Meridiani” Mondadori, Milano 2003, p. 1600.                                 G. Pontiggia, Interlinea, Novara 2009, pp. 171-178.

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ovest che è insieme radice e malinconia. Nondime-
no l’Europa ha molti cuori – Montorfani ce lo ricor-
da – a iniziare dal mistero di Lascaux, che regalava a
Char La Sagesse aux yeux pleins de larmes. E li ripercorre
a suo grado – e noi con lui – visitando chiese e affre-
schi, torri merlate e cattedrali, lasciandosene incan-
tare o ripensando con storica esattezza a «quando la
morte era un volto tra i tanti / la vita un soffio», o
ancora appagandosi della dolcezza di un paesaggio ri-
trovato, e siamo ormai ai navigli della bassa milanese,
in una luce da Une partie de campagne cui la sua severa
prosodia aderisce con affetto.
    Tante sono davvero le rifrazioni e riflessioni che
queste pagine regalano, le luci che le rischiarano e si
ricordano; ne abbiamo solo fatto accenno per lascia-
re al lettore il piacere di scoprirle, e incontrare così
il poeta e la sua non comune finezza e apertura di
sguardo, in una parola – da maneggiare sempre con
delicatezza – la sua identità. Questo libro, e non è cer-
to motivo di minor pregio, si offre infatti per immagi-
ni come una calibratissima confessione d’autore, uno
stimolante autoritratto intellettuale che da oggi sarà
bello conoscere e frequentare.

                                            Marco Vitale

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Se siete giunti al punto della croce
                               dove son corti i giorni e l’ore brevi
                       guardate intorno a voi l’ombra del mondo
                            e la gente che passa e il vostro cuore.

a Matilde e Costanza                                Franco Fortini

                                                     Un’ombra...
                                         Tutta la pena del mondo

                                                       Paul Éluard
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I

DOVE NULLA SUCCEDE

                     Davanti a porti di città di lago
                     – Ginevra, Zurigo, Lugano –
                     salpano i più coraggiosi alla ventura,
                     riportano notizie del mondo fuori
                     in quel mare senza sponde che si
                     chiama Europa.

                                                 19
GUARDA                              PER CHI

Terrazzo alpino aperto              Attraversate lF highlands senza nome
su una valle chiara:                superato il più stretto
l’Austria di là, la Svizzera        corridoio d’Europa nel cui
oltre un castello di nubi.          buio si muore
Guarda è un invito, una fiaba       dopo tanta piana per chi
– dopo anni – divenuta reale,       suona la cornamusa nella stiva
la vita di pochissime famiglie      del San Gottardo per chi
narrata negli androni delle case.   stride.

                         21                                  22
MIRACOLO SUL PASSO DELLA FLÜELA          ALPTRANSIT

Non già sulla trentaquattresima          Record della profondità, e del vuoto
ma sull’unica, tòrta, che si arrampica   è ciò di cui si vanta realmente
a fianco dello Schottensee,              la signorina delle ferrovie
tra il Corno bianco e quello nero,       (Schweizerische Bundesbahnen).
tra Reno e Inn, in un punto              Prima di rivedere l’altro sole
della mappa d’Europa in cui le auto      verde-acceso sopra i prati del nord
è meglio che si adagino sui treni        ci tocca un sonno dritto senza sogni
e attendano, dentro il buio dei monti,   tra le rocce più nere
l’altro lato...                          dove nulla succede.

                         23                                       24
II

GENTE CHE PASSA

                  Ricordalo il monito dolce
                  del coro di giovani spose:
                  le luci improvvise, vibranti,
                  delle aurore boreali
                  tagliano il capo al viandante
                  che incauto si avvicini,
                  strappano gli occhi ai bambini
                  prima che li aprano al sole...

                                              29
SAPSAN                             DAUGAVA

Una donna bacia il padre           Si scaldano al fuoco del mito
– poi scende – su una guancia.     i crepuscoli di Curlandia,
Fiumi disegnano fiordi             accendono sguardi nervosi
tra Mosca e Gibilterra,            nei figli che alternano il fiato.
monti più che deserti, boschi
attraversati dai treni             Vicine e lontane, oltre il fiume
fermi a tratti.                    che flette nel cielo,
                Un libro viaggia   oltre i ponti, e gli archi,
aperto su una pagina immortale.    dei viadotti ferroviari,
                                   ruotano l’occhio di Sauron
                                   le torri-sorelle di Stalin.

                        31                                     32
VARSAVIA                              MODEL AGENCY

Pietre d’inciampo,                    Occhi grigi a coppie e malinconici
frammenti di muro (Praga,             su gambe lunghe più di quanto serva
Cracovia) e questa linea              percorrono l’Europa delle città
la sola che segni ciò che fu ghetto   senza posare mai su campi e prati.
e non è più – abiezione               Parlano una lingua semplice ed impura,
che ancora perdura, vive              paura li insegue, speranza li sprona,
dentro questo tempo                   a chi li fissa non ritornano
in un altro dove.                     che un muro splendido.

                          33                                  34
Pietro Montorfani, L’ombra del mondo, Torino, Nino Aragno, Editore, 2020

recensione di Ariele Morinini

Nove anni dopo l’ultimo libro, la raccolta Di là non ancora (Moretti & Vitali, 2011), che gli valse prestigiosi
riconoscimenti, Pietro Montorfani pubblica per i tipi di Aragno una nuova silloge intitolata L’ombra del mondo.
Poeta paziente, che asseconda i tempi lenti della poesia, senza cedere all’urgenza o al narcisismo editoriale,
riunisce in questa nuova pubblicazione quarantanove testi scritti tra il 2012 e il 2020. Le poesie sono ordinate
secondo un’architettura rigorosa, strutturata attorno al numero sette: sette sono le sezioni, composte ognuna da
sette testi, e tutte sono introdotte da un componimento anepigrafo, montalianamente distinto con il corsivo. I
titoli delle partizioni, fatti salvi tre casi («Dove nulla succede», «Sopra Berlino» e «Così in pace»), sono ricavati
dalla poesia «Al poco lume» di Franco Fortini, posta in esergo all’opera:

Se siete giunti al punto della croce
dove son corti i giorni e l’ore brevi
guardate intorno a voi l’ombra del mondo
e la gente che passa e il vostro cuore.

A questi versi vanno ricondotte le intestazioni dei capitoli «Gente che passa», «Il punto della croce», «Le ore
brevi» e l’eponima «L’ombra del mondo»; alla luce dei componimenti inclusi negli stessi, le parole fortiniane
sono così reinterpretate, investite di nuovo vigore e significato, e viceversa. Le sezioni, che rispondono a domi-
nanti e a impulsi precipui, sono strette fra loro da un’isotopia geografica che attraversa il libro: dopo l’esperienza
americana di Quasi un Hopper (Alla chiara fonte, 2008), ora è l’Europa che fa da sfondo ai versi del poeta. La
centralità di questa geografia, sulla quale si accampano le scene e le riflessioni dell’autore, perlopiù trattenute
e allusive, è verbalmente esplicitata con l’uso insistito dei toponimi, a partire dalla parola-tema Europa, cui si
sommano frequenti riferimenti geologici, urbanistici o architettonici. Insomma, con questo libro Montorfani
traccia una personale topografia europea, misurata con i propri spostamenti. Il motivo biografico del viaggio
nel continente europeo – più di un argomento la molla o l’innesco dell’ordigno poetico – conferisce all’Europa
geografica un’unità, almeno ideale, che manca all’Europa politica; tale coesione è simbolicamente ribadita nella
compattezza strutturale e stilistica dell’opera.

Con buona approssimazione, in ognuno dei sette capitoli che formano la raccolta è possibile individuare una
ricorrenza o un campo tematico dominante. Nel primo le poesie condividono il contesto svizzero, come si de-
duce dal titolo «Dove nulla succede», allusivo a una calma confortante (o limitante, in alcuni frangenti). Questa
geografia è però sempre in dialogo con uno spazio più ampio e segnatamente con l’Europa, menzionata in tre
testi sui sette raccolti nella sezione:

Davanti a porti di città di lago
– Ginevra, Zurigo, Lugano –
salpano i più coraggiosi alla ventura,
riportano notizie del mondo fuori
in quel mare senza sponde che si
chiama Europa.
Nella seconda partizione il lettore segue gli spostamenti del poeta attraverso il continente europeo, «da nord a
sud, da est a ovest» («Finisterre», v. 2). Lo sguardo dell’autore si muove infatti dalla Russia alla Spagna, dalla Po-
lonia all’Irlanda, esitando su dettagli che evocano situazioni e sentimenti molto diversi tra loro: dal comunismo
staliniano delle Sette sorelle alla Shoah, dalle vacanze galiziane di una giovane coppia alla buffa scena del bagno
delle «attempate pittrici [...] bianche come rane», con eufemistica manipolazione della frase idiomatica nudo
come un rana. Si sviluppa così nella serie di testi un’alternanza tra gli estremi (opressione:libertà; morte:vita;
gioventù:vecchiaia), che intensifica il senso degli uni e degli altri.

La terza sezione ritrova un baricentro geografico stabile nella città di Berlino, di cui viene data una descrizione
per accenni e immagini: queste pagine, una sorta di mise en abîme dell’intera raccolta, fanno pensare a un
taccuino di viaggio, che ammicca in alcuni testi, quando la descrizione assume le forme dello scorcio paesag-
gistico, al quaderno di schizzi del pittore.

Procedendo in questo senso, all’arte europea è dedicata la quarta partizione del libro. Il capitolo allinea in una
rapida successione, non priva di potenziali riverberi simbolici, l’arte parietale delle grotte di Lascaux, le ar-
chitetture della Sacra di San Michele, del borgo di Siena e della Chiesa Rossa di Arbedo, e il mosaico pavimen-
tale del duomo di Otranto, che chiude la carrellata. In tal modo, Montorfani ripercorre, con rapide pennellate,
una nervatura continentale della storia dell’arte, che di fatto suggerisce un’unità culturale, estranea e resistente
ai moderni confini politici.

Nella sezione eponima alla raccolta si addensa invece la vis polemica del poeta, già variamente percepibile negli
altri testi. Dal titolo, l’autore si propone di volgere lo sguardo ai margini della piena luce, si sofferma sull’Ombra
del mondo. Nella sezione è esplicitata la riflessione sui confini, sulla definizione di un «noi e loro» («Troppo
presto», v. 5), sino a qui solo suggerita. Parlante a tale proposito è la prima strofetta del componimento che
introduce la sezione:

Che agonia questi ultimi
giorni d’Europa, accesi da albe
di destini infranti,
chiusi da sere di notizie
sempre uguali.

Se la partizione successiva sembra spostare l’attenzione di Montorfani sulle persone, su una galleria di ritratti
più o meno abbozzati, in quella conclusiva il principio d’ordine è nuovamente demandato al contesto, ricon-
ducibile alla geografia milanese, cara al poeta.

A parziale detrimento di questo tentativo di lettura, nelle singole sezioni i motivi conduttori sono, in varia
misura, disattesi o arricchiti: segno di come l’organizzazione del libro, ragionata e calcolata con precisione
geometrica, non sia d’altro canto rigida o limitante. Nella riuscita strutturale e nella solidità d’insieme risiede
la chiave d’accesso e il punto di forza, il maggior merito di L’ombra del mondo. Questo non significa che nella
silloge non si possano individuare singoli componimenti di pregio, come ad esempio «Arbedo», tra i migliori
dell’opera:

L’uccello vero lascia quello finto
sulle pareti di San Paolo.
Svolazza fuori oltre la ferrovia,
lungo la piana già resa vermiglia
dagli uomini del Carmagnola,
quando la morte era un volto tra i tanti
la vita un soffio.

Il testo rappresenta bene la poesia dell’autore, che riesce a un tempo colta e colloquiale. Da un lato, valgano da
prova a tale proposito gli agili riferimenti alla battaglia di Arbedo, che suggeriscono allusioni storico-lettera-
rie al Carmagnola di Manzoni (il testo precedente evoca di scorcio l’Adelchi), e all’affresco quattrocentesco di
Antonio da Tradate; cui si potrebbe aggiungere, ad esempio, l’esecuzione berlinese della Matthäus-Passion di
Johann Sebastian Bach, evocata nel testo omonimo. D’altro canto, sul piano stilistico Montorfani si presenta
come poeta misurato, abile orchestratore di un dettato affabile, che si fonda metricamente sulla misura libera,
sempre modulata sull’impronta della tradizione, senza tuttavia rinunciare alle forme chiuse: si veda la poesia
«Navigli», che sperimenta il sonetto. Allo stesso modo, l’autore non teme la musicalità: frequenti sono infatti le
assonanze in punta di verso, alle quali si sostituiscono in alcuni casi dei giochi fonici plurilingui (birdwatchers :
ignote) o “dissonanti” (Daumier : Star trek). Infine, anche sul piano della sintassi e del ritmo la gestione del poe-
ta è sicura e piegata alle esigenze semantiche dei componimenti: ad esempio, nella clausola della poesia «Verso
oriente» (vv. 8-9, «Lo scoppio regolare a colpi secchi | di un polpo sfracellato»), dove la sede degli accenti, il
ricorrere della bilabiale e delle geminate, cadenzano e danno sostanza fonica ai gesti descritti dal poeta.

In conclusione, la raccolta L’ombra del mondo si presenta come un mosaico, curato in ogni sua tessera, che com-
bina in un disegno complessivo immagini, luoghi, esperienze e riflessioni sparse dell’autore. I singoli elementi,
validi di per sé, acquistano ulteriore significato se inseriti nella struttura dell’opera, che andrebbe considerata
non come una raccolta ma come un libro. Un libro che funziona almeno su due piani: uno della vicenda in
piccolo, privata o individuale; l’altro collettivo, ancorato alla dimensione europea. Questi due livelli, ora allon-
tanati ora sovrapposti, si investono di senso reciprocamente: in queste pagine Montorfani presenta un perso-
nale carnet de voyage, che riferisce delle sue esperienze biografiche e poetiche, accompagnando il lettore in una
ricognizione europea a un tempo intima e collettiva.
Settimanale      Data          28-12-2020
  Azione                                                                                                                         Pagina        29+31
                                                                                                                                 Foglio        2/2

Nuovi territori interiori
Poesia Nella sua nuova raccolta poetica il ticinese Pietro Montorfani ci invita a compiere
un viaggio dentro di noi e nella nostra storia, presente e passata
                                                                                                                                          quasi riavvolgono testimoni, l'inizio
 Guido Monti
                                                                                                                                          e l'avanzare nei lenti millenni del so-
 La nuova raccolta di poesie di Pie-                                                                                                      gno dell'uomo: «Europa di foreste e
 tro Montorfani, L'ombra del mondo,                                                                                                       misurate / parole,... /di cacciatori si
 uscita per Aragno, (pp. 98, curo 12)                                                                                                     lenziosi./ .». Dunque,si srotola con-
 con prefazione di Marco Vitale, si è                                                                                  ~                  tinuamente nella pagina la terra ac-
 sedimentata come le scritture serie                                                                                                      cartocciata degli alti massicì centrali o
 dovrebbero, in molti anni, tanto che                                                                                                     distesa nelle lunghe-praterie del Nord,
 talune delle pagine del nuovo libro                                                                                                      e continua ad apparire nel suo vario
 hanno visto precedente pubblicazio-                                                                                                      tratteggio storiografico, sempre vivi-
 ne in riviste come Atelier, Gradiva e                                                                                                    ficato dalla lingua di Montorfani. E
 in quest'ultima compare tra l'altro                                                                                                      talvolta, procedono nel libro paralleli,
 l'importante intervento sul poeta, di                                                                                                    eventi temporalmente lontani, ma poi,
 Giancarlo Pontiggia. Ebbene questi                                                                                                       come uscendo dal loro spazio-tempo,
 versi, a leggerli, sembrano fatti d'aria                                                                                                 si intersecano in un punto di tangen-
 o di quelle cose leggere ed eteree come                                                                                                  za,e in quel momento ecco esservi un
 le foglie; e difatti sospesi sulla pagina                                                                                                cortocircuito che deflagra nella psi-
 volteggiano, si riprendono come den-                                                                                                     che del lettore, e un senso profondo si
 tro un turbine e il lettore rimane nel                                                                                                   muove nella pagina e fa muovere: «En-
 mezzo,quasi incantato, a vedere dove                                                                                                     tra nel tempo,esce / dai meandri della
 queste parole quasi diafane portino.                                                                                                     storia / la vecchia Trabant passata per
      E il titolo, L'ombra del mondo,                                                                                                     caso / dal posto di blocco, / davanti
 che riprende il verso di una memo-                                                                                                       agli occhi vacui dei turisti / falso ri-
 rabile poesia di Porcini, Al poco lume                                                                                                   denti sopra il memoriale».
 del 1950,ci dice molto; è già lì dentro                                                                                                       L'Europa delle sorti progressive,
 il senso del libro: dare testimonianza                                                                                                   l'Europa come luogo di comunità co-
 non certo di una pesanteur novecen-                                                                                                      stituite da tanti piccoli nuclei iniziali,
 tesca ma anzi di quella tempra inter-                                                                                                    l'Europa di un territorio specifico,che
 na a ogni vero poeta, molata contro le                                                                                                   è anche quello di una memoria dalla
 avversità e che sa sempre invece aprirsi                                                                                                 quale si parte per sperimentare vite
 alla luce e, in mancanza, a un suo re-                                                                                                   altre; ecco cosa custodiscono questi
 siduo. Ed ecco che dall'alto di un cielo                                                                                                 versi che, sempre pacati, rappresi, ci
 azzurro e profondo, quello svizzero,                                                                                                     spalancano di converso l'abbagliante
 come appeso sopra un quadro di ma-                                                                                                       e feroce mistero del vivere. Da quel
 estose cime, ci giungono le parole di        Pietro Montorfani è autore della raccolta poetica L'ombra del mondo.(Igor Grbesic)          recinto protetto, dove vagano le ri-
 Montorfani scarnificate all'essenziale,                                                                                                  cordanze degli affetti lontani e dove
 dense di una simbologia mai astratta;        appena accennati, che talvolta strido-       e gli archi, / dei viadotti ferroviari, /      i frulli degli uccelli riportano alle ca-
 sembrano volteggiare appunto per poi         no e si mischiano nel verso con certe        ruotano l'occhio di Sauron / le torri-         rezze sperdute delle relazioni più inti-
 posarsi su un'orografia possente fat-        disperazioni fatte di quella piaga del       sorelle di Stalin».                            me,Pietro Montorfani parte e sempre
 ta di foreste, terrazzi erbosi posseduti     contemporaneo: le migrazioni: «At-                E i territori che spaziano da nord a      partirà per dar testimonianza della
 quasi da quei «sovrumani silenzi» ot-        traversare la highlands senza nome           sud da est a ovest della Svizzera, si fis-     sua visione dell'esistere che è cammi-
 tocenteschi: «Terrazzo alpino aperto         / superato il più stretto / corrido-         sano nella pagina attraverso continue          no, spostamento, conoscenza enig-
 / su una valle chiara: / l'Austria di là,    io d'Europa nel cui f buio si muore /        regressioni e progressioni temporali,          matica continuamente sperimentata
 la Svizzera / oltre un castello di nubi./    dopo tanta piana per chi / suona la          così come i popoli che li abitano con          nel mondo,nei suoi battiti inconosci-
 Guarda è un invito,una fiaba / dopo          cornamusa nella stiva / del San Got-         le loro vite, fatte di minimi eventi, fe-      bili: «"Papà vieni a fare l'arbitro!" /f
 anni- divenuta reale,/ ...».                 tardo per chi / stride». Ma la parola        roci conflitti, che riportano sempre a         Dal vecchio cancello in ferro battuto /
      Ma queste parole, nel loro risvol-      dal buio delle gallerie torna su nel cie-    unsenso di precarietà dell'esistere sot-       filtra una luce non strana,autunnale.
 to trasmettono, come torcendosi, re-         lo, svolazza ancora e costeggia altre        tesa e inquietante; eccoci per esempio         I Illumina i capelli delle bimbe I ... //
 pentini cambi di sonorità, entrano           antropologie e orografie; già, perché        proiettati nel pieno rinascimento ad           Oltre il muretto a secco del giardino /
 nell'uomo,nella sua alla e trabordante       Montorfani dalla loro continua au-           Arbedo, cittadina ticinese: «L'uccello         la savana infinita dei campi / moltipli-
 progressione tecnologica; sentiamo,          scultazione ricava il movimento del-         vero lascia quello finto / sulle pareti di     ca il suo giallo a perdifiato / (Rosate,
 leggendone gli sferragli, le scie dei        la storia dell'uomo, che è storia dello      San Paolo. / Svolazza... / lungo la pia-       Barate,Noviglio)/fino alRe Leone».
 treni, che rodono il ventre dei vali-        spirito di hegeliana memoria e che           na già resa vermiglia / dagli uomini
 chi, per obbedire a quella sete di mo-       continuamente si invera nella prassi         del Carmagnola,/ quando la morte era           Bibliografia
 vimento consustanziale all'uomo. E           edificando architetture e ideologie          un volto trai tanti / la vita un soffio».E     Pietro Montorfani, L'ombra del mon-
 vengono tratteggiandosi in queste            molteplici, protese però forse verso le      così gli altri segni, i primi, quelli pri-     do, Torino, Aragno Editore, 2020.
 residenze mobili, affetti famigliari         altezze dell'utopia: «... / oltre i ponti,   mordiali incisi nelle grotte di Lascaux,
                                                                                                                                                                                       056000

                            Ritaglio         stampa     ad    uso     esclusivo        del    destinatario,          non    riproducibile.
Quotidiano   Data     16-01-2021
L'OSSERVATORE ROMANO                                                                  Pagina   7
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  Viaggio in versi attraverso un continente che non è solo una geografia

  Un'Europa di famiglie sole
        di SERGIO DI BENEDETTO                          re: «Ci protegge dall'altro / a giorni
                  a Svizzera è sempre stata un          alterni, / ci difende dall'oltre / infor-

        L         osservatorio privilegiato del-
                  l'Europa, per storia, geogra-
                  fia e cultura. Posta a margi-
        ne e al tempo stesso al cuore del con-
        tinente, Paese di lingue e tradizioni
                                                        me» (Confine).
                                                           Così Pietro Montorfani percorre
                                                        terre di antica storia, dalla Russia a
                                                        Finisterre, indugiando in luoghi cari
                                                        di cui avverte il fascino ancestrale,
        diverse, essa vive, coltiva e rispecchia        come accade a Lascaux: «Europa di
        le tensioni tra mondo nordico e lati-           foreste e misurate / parole, Europa di
        no, tra prudenze tedesche e aperture            famiglie sole / e gruppi sparsi / di
        mediterranee.                                   cacciatori silenziosi» (Lascaux): paro-
           Tali punti di snodo si coagulano             le sobrie che leggono l'uomo della
        spesso in Canton Ticino, ponendosi              preistoria sullo sfondo dell'oggi: per-
        come minoranza di un Paese confe-               ché chi potrebbe negare che è del
        derato e stratificato, dai confini labili       XXI secolo l'immagine di una «Euro-
        e al tempo stesso antichi. È per que-           pa di famiglie sole / e gruppi spar-
        sto, in primis, che Pietro Montorfani           si»?
        può comporre e licenziare un silloge               Due sono le grandi lezioni che
        in lingua italiana che ha tutto il re-          Montorfani raccoglie nella sua se-
        spiro dell'Europa, scrivendo da                 conda fatica poetica: la prima è quel-
        un'officina letteraria ticinese, ma con         la di Vittorio Sereni, vicino per ri-
        sguardi che attraversano i tempi e gli          chiami europei e per affondi intimi;
        spazi di un continente che è più cul-           l'altra è quella della poesia civile se-
        tura che geografia. È dunque nel suo            condo-novecentesca: non a caso, in-
        essere convintamente europea che la             fatti, in esergo sono posti dei versi di
        silloge L'ombra del mondo (Torino, Ara-         Franco Fortini, che danno anche il ti-
        gno, 2020, pagine 92, euro 12) trova            tolo alla raccolta: «Se siete giunti al
        il suo fondamento: europea per vo-              punto della croce / dove son corti i
        cazione, per scelta e per speranza, la          giorni e l'ore brevi/ guardate intorno
        raccolta racchiude 49 liriche, divise           a voi l'ombra del mondo / e la gente
        in 7 sezioni, ciascuna sosta e movi-            che passa e i1 vostro cuore» (tratti da
        mento in un'Europa di cui si ricono-            Al poco lume, laddove, peraltro, il poe-
        sce, primariamente, la crisi, se non            ta fiorentino echeggiava e omaggiava
        l'agonia: «Che agonia questi ultimi /           Dante). Endecasillabi, quelli forti-
        giorni d'Europa, accesi da albe / di            niani, che intitolano poi quattro del-
        destini infranti, / chiusi da sere di           le sette sezioni, segno di un passo a
        notizie / sempre uguali» (testo senza           cui l'autore vuole rifarsi, di un'orma
        titolo).                                        che esplicitamente segue. Ma la poe-
           Versi profetici che diventano cro-           sia civile di Montorfani è sempre mi-
        naca nello svolgersi degli ultimi anni,         surata, secondo la lezione del grande
        già prima della pandemia degli egoi-            bellinzonese Giorgi Orelli, poiché
                                                                                                            056000

        smi e delle solidarietà contrapposte,           delinea tanto un itinerario esteriore,
        poiché, sappiamo, il piccolo "conti-            quanto interiore: perché Europa è
        nente-penisola" da tempo conosce la             anche cultura da accogliere, tradizio-
        celebrazione del confine, visto come            ne da ammirare per la sua fecondità:
        difesa e protezione, ma anche come              «Bach è un ruscello: scorre / da tre
        simbolo evocativo delle proprie pau-            ore sopra il palco / la storia che tutti
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Quotidiano   Data     16-01-2021
L'OSSERVATORE ROMANO                                                                Pagina   7
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      sanno, / suscita nuove vite» (Mat- ra, vive / dentro questo tempo / in
      thäus-Passion). C'è un compito, ed è un altro dove» (Varsavia).
      quello dell'ereditare, di cui sentirsi       E dunque monito al lettore la poe-
      degni, di cui sentirsi investiti, soprat- sia di Montorfani, ma anche invito
      tutto dove pulsa la nostalgia di un all'immersione nelle proprie dimen-
      continente e il rammarico di promes- sioni interiori, perché è lì che possia-
      se non mantenute: «Non ricordi ma mo far fronte alla responsabilità del-
      segni / di cose sperate,/ visioni vio- l'esistere: «Troppo presto si muta/ in
      lente / di futuro» (Cosa resta).          guardie e ladri / il gioco del mondo,
         Nella lettura poetica dell'autore il / il tratteggio di gesso sottile / in noi
      centro dell'Europa è Berlino, sintesi e loro» (Toppo presto). Così abbiamo
      dei drammi e delle rinascite di un se- occasione di alzare lo sguardo al-
      colo: Berlino è la città - capitale a cui l'«ombra del mondo», che è tanto
      è dedicata un'intera sezione, emble- ombra della storia, quando ombra
      ma dell'«Europa tutta intera / sotto delle nostre vite.
      una tesa coltre bianca» (Dall'alto).         Ombre che raffigurano la diser-
      Perché da Berlino la storia è passata, zione dell'umano, quando non
      racchiudendo in gorghi di pena inte- com-patiamo" il male del mondo,
                                                     "

      re generazioni: purtroppo, però, la sia esso frutto ferito della natura, sia
      storia può ripetersi nei drammi che esso - tanto più - esito dell'uomo:
      negano dignità e memoria: «Pietre «Si scorpora la terra come un mare /
      d'inciampo, frammenti di muro (Pra- che inondi all'improvviso l'Appenni-
      ga,/ Cracovia) e questa linea /la so- no./ Il mare si richiude come terra /
      la che segni ciò che fu ghetto / e non su zattere di volti senza vita» (Moti
      è più - abiezione / che ancora perdu- ondosi).

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La voce e la pagina
          17 ottobre 2020

                            L’Europa di Pietro Montorfani
                            di Gilberto Isella
Cultura

          M
                        arco Vitale, nell’intro­   «cura del rispetto e della precisio­     nella poesia d’esergo alla sezione
                        durre la nuova raccolta    ne», aggiungiamo pure la discipli­       citata egli accenna agli «ultimi giorni
                        L’ombra del mondo,         na metrica, sembrano costituire la       d’Europa», ai «destini infranti», ma
          Aragno, 2020, di Pietro Montorfa­        cifra stilistica di Montorfani, atte­    è pur vero che in tale contesto le
          ni (la seconda), sottolinea che l’Eu­    stando inoltre la sua produttiva         «visioni violente» trovano un
          ropa propostaci dall’autore nel suo      consonanza con la linea poetica          contrappeso nelle «cose sperate».
          viaggio poetico, «non è solo una         lombarda (Orelli, soprattutto Sere­      Tutto, insomma, fuorché la monta­
          geografia, ma è in primo luogo un’i­     ni). Parole ed espressioni segnate       liana «divina Indifferenza».
          dea. Un’idea che si nutre di più idee,   dalla diminutio, dal taglio allusivo
          di città e di confini, rilievi e corsi   e da una leggerezza di toni talvolta     Per chi
          d’acqua, di memoria e progetto, e        pervasa d’ironia o evocante l’ora­
          inevitabilmente di dubbi e di do­        lità, entro un assetto sintattico mi­    Attraversate le highlands senza nome
          mande». L’ampia rassegna suddi­          nuziosamente sorvegliato. I migliori     superato il più stretto
          visa in sette sezioni (sette testi per   presupposti, dunque, per esprime­        corridoio d’Europa nel cui
          ciascuna), che dalle Alpi elvetiche      re “sospensioni di giudizio”, pudi­      buio si muore
          evocate nel primo componimento           chi suggerimenti pervenuti da un         dopo tanta piana per chi
          ci condurrà per simbolici fiordi «tra    mondo còlto nell’«ombra» o, come         suona la cornamusa nella stiva
          Mosca e Gibilterra», presenta in         nel toccante Papà, prefigurazioni        del San Gottardo per chi
          effetti un volto sfaccettato. L’asse     ansiose e di portata universale,         stride.
          intorno a cui ruota è in pari tempo      seppur defluite da un domestico
          fisico e metafisico, fenomenologi­       dettaglio: «persino la forma / che
          co e ontologico. Quanto alla sua         vedo attorno a me dentro al pigia­
          mappa ideale, non è un caso che al       ma / sono già avvisaglie / della tua
          centro figurino, come sentinelle,        morte, della mia, / di chi ci seguirà
          due luoghi tra i più significativi dal   e ancora / non è giunto al mondo».
          profilo storico e antropologico. La­        «Il non ancora nato», ovvero il
          scaux, sito delle origini («Europa       futuro con le sue incertezze, con
          di foreste e misurate / parole, Eu­      l’«agonia» che incombe, si evidenzia
          ropa di famiglie sole») e una città,     nella sezione eponima L’ombra del
          Berlino, divenuta nel secolo scorso      mondo. Quest’ombra assurta a filo
          capitale delle sventure europee, e       conduttore riguarda sia il tempo che
          un po’ prima, in piena età illumini­     lo spazio, coinvolge lo stesso auto­
          stica, punto di riferimento per la       re e crea distanza. E se l’io trattie­
          passione umana sublimata dall’arte       ne le proprie emozioni (Papà fa
          (la bachiana Matthäus­Passion).          eccezione), preferendo rimanere
            L’elemento drammatico svolge un        nella semiluce dell’impersonalità,
          ruolo di primo piano nel libro, ma       è appunto per garantirsi la necessa­
          esso appare il più delle volte sotto­    ria distanza dal reale. Un eccessivo
          traccia, segnalato magari attraverso     pathos rischierebbe infatti di nuo­
          perifrasi (si veda, in Varsavia, «que­   cere all’indagine in corso. Grazie
          sta linea / la sola che segni ciò che    al suo “partecipe” distanziamento,       Pietro Montorfani
          fu ghetto»). Non sentiamo mai alza­      Montorfani non fa che garantire un       L’ombra del mondo
          re la voce. Le «misurate parole», la     principio d’equilibrio. È vero che       Aragno

                                                                                                                                 3
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