Pietro MONTORFANI L'ombra del mondo - Nino Aragno Editore, Torino, 2020 - ch Stiftung
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Pietro MONTORFANI L’ombra del mondo Nino Aragno Editore, Torino, 2020 ch Stiftung für eidgenössische Zusammenarbeit +41 31 320 16 16 Haus der Kantone info@chstiftung.ch Speichergasse 6, Postfach www.chstiftung.ch CH-3001 Bern www.twitter.com/fondationch
Pietro MONTORFANI L'om bra del m ondo Poesia, 98 Seiten / pages / pagine Torino, Nino Aragno Editore, 2020 € 12.00 ISBN 978-88-9380-075-4 www.ninoaragnoeditore.it Inhaltsübersicht / Bref résumé / Breve riassunto A distanza di 9 anni dalla sua prima raccolta di poesie Di là non ancora (Moretti & Vitali), Pietro Montorfani – nato a Bellinzona nel 1980 – ha pubblicato nel 2020 L’ombra del mondo, che si inserisce coerentemente nel percorso letterario intrapreso. Montorfani è autore misurato, che lavora ad asciugare i suoi testi, con attenzione al tessuto sonoro e alla metrica, e alla scelta delle parole. Se il lessico risulta affabile e di immediata comprensione, le poesie sono spesso abitate – più o meno esplicitamente – da citazioni o “occasioni” erudite, di stampo letterario, storico e culturale. In questo caso, il libro propone un viaggio in Europa: non tanto – o non solo – nella sua geografia, ma anche e soprattutto attraverso le idee che fanno e hanno fatto l’Europa. La struttura della raccolta è molto precisa: sette sezioni di sette poesie, con la prima di ogni drappello (in corsivo e senza titolo) a dare il tono generale. L’io lirico fa capolino, talvolta, fra i testi (per esempio nelle vesti di neo-padre), in un’aria più domestica, ma a dominare è una prospettiva un poco altera, con una tendenza all’asserzione che sembra tuttavia invitare, a tratti, il lettore alla riflessione su quel “mare senza sponde che si / chiama Europa”. Begründung des Vorschlags / Motivation de la proposition / Motivazione della proposta La voce di Pietro Montorfani – fra l’altro responsabile dell’Archivio storico della Città di Lugano, direttore della rivista “Cenobio” e ricercatore con un dottorato in scienze storiche e filologiche – è ben riconoscibile nel panorama della Svizzera italiana. Forte di una sorvegliata coerenza stilistica, attinge dalla tradizione lombarda (Vittorio Sereni e Luciano Erba) riducendo se possibile ancora più all’osso i suoi versi, sospesi fra l’erudizione da cui nascono e l’insistita semplicità con cui vengono “detti” (le parole scelte, il tono talvolta colloquiale o divertito). L’assenza di “foga” editoriale (due libri in 9 anni) è senz’altro un pregio che offre maggior spessore alle sue pubblicazioni e in generale alla sua bibliografia. Biografie / Biographie / Biografia Pietro Montorfani è nato a Bellinzona nel 1980. Ha conseguito un dottorato in scienze storiche e filologiche all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ed è responsabile dell’Archivio storico della Città di Lugano. Autore di saggi e monografie, con la raccoltà di poesie Di là non ancora (Moretti & Vitali, 2012) ha vinto il Premio Carducci e il Premio Schiller. Dirige la rivista «Cenobio».
Pietro Montorfani L’ombra del mondo nota introduttiva di Marco Vitale La stesura di questo libro è stata sostenuta da una borsa letteraria della Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia. © 2020 Nino Aragno Editore sede via Corte d’Appello, 14 - 10122 Milano ufficio stampa tel. 02.72094703 - 02.48561549 e-mail: info@ninoaragnoeditore.it nino aragno editore sito internet. www.ninoaragnoeditore.it
UN’IDEA DI EUROPA Montorfani, perché è un viaggiatore colto e cordiale, e il suo Baedeker contiene splendide tavole illustrate che ci coinvolgono da subito nei suoi itinerari e nel- le riflessioni su cui inevitabilmente saremo chiamati a misurarci. Del resto, le partizioni del volume sono Trovare parole per ciò che si ha dinnanzi agli occhi: quanto può predisposte in modo tale da permetterci un orien- essere difficile. Ma quando esse arrivano, allora è come se battesse- tamento agevole da qualsiasi punto del viaggio ci si ro con dei piccoli colpi di martello contro la superficie del reale, sino trovi, consentendoci così collegamenti che divente- a sbalzarne, come da una lastra di rame, la forma. ranno via via più chiari. Il libro si compone infatti di Walter Benjamin quarantanove testi, quarantanove poesie suddivise in sette sezioni di sette poesie ciascuna, la prima di ogni sezione sempre in corsivo e senza titolo, le altre sei «A quest’ora / innaffiano i giardini in tutta Eu- sempre con un titolo e in tondo. Un’architettura co- ropa». Chi non ricorda il nitore e l’ansietà di questi me si può vedere concepita con il compasso – «con versi del giovane Sereni, posti a un passo dall’incanto desiderio cura e rispetto / della precisione» – che si invernale che inaugura Frontiera, prima che tutto pre- offre come contenitore di un unico, seppure mosso e cipiti? E che rinviano a quell’ésprit européen, così vivo diversamente colorato e tratteggiato disegno, insieme nella cultura entre deux guerres, destinato a rinascere a una compattezza stilistica non usuale. dalle rovine dell’ultimo conflitto fin dalla memora- Montorfani giunge con quest’Ombra del mondo al- bile Rencontre ginevrina del ’46 – Gianfranco Conti- la sua seconda raccolta – nove anni lo separano dalla ni ne riferì sulle pagine della «Fiera letteraria» nei precedente – e si riconferma poeta misurato e studia- modi di uno straordinario reportage 1 – e a fruttificare tissimo, nel solco di una tradizione novecentesca che nei decenni a venire, non esclusi gli ultimi sempre ha solidi punti di riferimento in autori di area lom- più inquieti, sempre più colmi di minaccia. Di que- barda come Vittorio Sereni, Luciano Erba e natural- sto parla il bel libro che stiamo per aprire, e ce ne mente il conterraneo bellinzonese Giorgio Orelli. E faremo persuasi accompagnando il suo autore per un proprio a Orelli, piace ricordare, si deve il viatico alla viaggio attraverso un continente che non è solo una raccolta d’esordio Di là non ancora (Moretti & Vitali, geografia, ma è in primo luogo un’idea. Un’idea che 2011) cui s’è appena fatto cenno. si nutre di più idee, di città e di confini, rilievi e corsi La raffinata tessitura delle poesie che compongo- d’acqua, di memoria e progetto, e inevitabilmente di no anche questo secondo libro si presenta infatti a un dubbi e domande. Accompagniamo volentieri Pietro primo sguardo piana e affabile, il referto appare spes- so limpido e oggettivo, di un nitore che tende talora a creare come un effetto di straniamento intorno a 1 Ora in G. Contini, Dove va la cultura europea?, a cura di Luca Baranelli, sé, alimentando una luce a tratti fredda, come di mi- Quodlibet, Macerata 2012. stero. E in questo vi è forse un’influenza del dettato 5 6
“fiammingo” di un poeta come Giampiero Neri. Ma il quel «Là dove osano i birdwatchers» che ci ricorda punto è che tanta apparente naturalezza nel disporre l’ironia così lieve di Luciano Erba, perché le carte e le i propri pezzi sulla scacchiera e nel muoverli poi non stampe non devono ingannare e non siamo più – non è, nel caso di Montorfani, senza uno studio e un cor- ci siamo mai stati – nella cardarelliana «intatta idilli- redo storico critico importante per cui tutto ciò che ca Elvezia». Siamo solo «in un punto / della mappa è superfluo dalla pagina viene espunto, allora che i d’Europa» da cui è concesso, al nostro sguardo, di metri della grande tradizione lirica italiana, gli ende- ruotare per ogni direzione, cogliere fiordi e fiumi, casillabi, i novenari, i settenari, si fanno filigrana im- città e deserti, salire ai «crepuscoli di Curlandia», e a palpabile andandosi a celare dietro a un verso libero Varsavia, dove è eloquenza di una «linea / la sola che che a tratti pare perfino inclinare alla prosa. Di uno segni ciò che fu ghetto» e la sua atroce distruzione. A stile siffatto, se anche in riferimento alla narrativa, ha contrappunto – anche questo è Europa – avremo un parlato Raffaele La Capria in un suo saggio evocan- risvolto di imprevedibile natura onirica «nelle contee do l’andatura imperturbata dell’anatra. Non l’anitra d’Irlanda» che «pare quasi un haiku nella parsimonia orelliana – con quella i che è «lettera della luminosità dei dati visivi e nel sorprendente analogismo conclu- (e della trafittura)» – ma proprio l’anatra, «che senza sivo, in cui l’elemento pittorico si traduce in scatto sforzo apparente fila via tranquilla e impassibile sul- epifanico», secondo le finissime parole di Giancarlo la corrente del fiume, mentre sott’acqua le zampette Pontiggia al momento dell’anticipazione di questo palmate tumultuosamente e faticosamente si agitano: testo, insieme a sei altri della presente raccolta, su ma non si vedono».2 rivista.3 E giova qui ricordare come si debba proprio Ma il momento è venuto di metterci in viaggio a Pontiggia la prima messa fuoco critica della poesia con il poeta partendo dalla sua inaugurale Confe- di Montorfani, in un’importante antologia che sullo derazione che ci appare come da un filtro di cartes scorcio del primo decennio di questo secolo faceva il et d’estampes, dietro a un «castello di nubi» d’icono- punto su alcune tra le voci più interessanti affacciatesi grafia ottocentesca (ma lo sguardo dall’alto, quale allora alla scrittura.4 più volte ricorre in questo libro, coglie vaste orografie Berlino appare tuttavia come il cuore stesso d’Eu- che precedono le “nazioni” e fa pensare a Ingeborg ropa, un cuore ancora dolente e scisso e pure così Bachmann). Lo accompagneremo così per intermi- nuovo e prismatico, a misura di architetture di cristal- nabili trafori «tra le rocce più nere / dove nulla suc- lo e Trabant posticce, di meravigliose esecuzioni della cede» per poi salire ad «Alta quota», dove «vanno uc- Matthäus-Passion e di uno sguardo sempre rivolto a un celli di razze ignote / tra montagne imponenti». Ma prima avremo sorriso con lui per quel verso iniziale, 3 G. Pontiggia, Pietro Montorfani, «Gradiva», Olschki Editore, 54 (luglio- dicembre 2018), pp. 139-140. 2 4 R. La Capria, Lo stile dell’anatra, Mondadori, Milano 2001, poi in Opere, Il Miele del silenzio. Antologia della giovane poesia italiana, a cura di “I Meridiani” Mondadori, Milano 2003, p. 1600. G. Pontiggia, Interlinea, Novara 2009, pp. 171-178. 7 8
ovest che è insieme radice e malinconia. Nondime- no l’Europa ha molti cuori – Montorfani ce lo ricor- da – a iniziare dal mistero di Lascaux, che regalava a Char La Sagesse aux yeux pleins de larmes. E li ripercorre a suo grado – e noi con lui – visitando chiese e affre- schi, torri merlate e cattedrali, lasciandosene incan- tare o ripensando con storica esattezza a «quando la morte era un volto tra i tanti / la vita un soffio», o ancora appagandosi della dolcezza di un paesaggio ri- trovato, e siamo ormai ai navigli della bassa milanese, in una luce da Une partie de campagne cui la sua severa prosodia aderisce con affetto. Tante sono davvero le rifrazioni e riflessioni che queste pagine regalano, le luci che le rischiarano e si ricordano; ne abbiamo solo fatto accenno per lascia- re al lettore il piacere di scoprirle, e incontrare così il poeta e la sua non comune finezza e apertura di sguardo, in una parola – da maneggiare sempre con delicatezza – la sua identità. Questo libro, e non è cer- to motivo di minor pregio, si offre infatti per immagi- ni come una calibratissima confessione d’autore, uno stimolante autoritratto intellettuale che da oggi sarà bello conoscere e frequentare. Marco Vitale 9
Se siete giunti al punto della croce dove son corti i giorni e l’ore brevi guardate intorno a voi l’ombra del mondo e la gente che passa e il vostro cuore. a Matilde e Costanza Franco Fortini Un’ombra... Tutta la pena del mondo Paul Éluard
I DOVE NULLA SUCCEDE Davanti a porti di città di lago – Ginevra, Zurigo, Lugano – salpano i più coraggiosi alla ventura, riportano notizie del mondo fuori in quel mare senza sponde che si chiama Europa. 19
GUARDA PER CHI Terrazzo alpino aperto Attraversate lF highlands senza nome su una valle chiara: superato il più stretto l’Austria di là, la Svizzera corridoio d’Europa nel cui oltre un castello di nubi. buio si muore Guarda è un invito, una fiaba dopo tanta piana per chi – dopo anni – divenuta reale, suona la cornamusa nella stiva la vita di pochissime famiglie del San Gottardo per chi narrata negli androni delle case. stride. 21 22
MIRACOLO SUL PASSO DELLA FLÜELA ALPTRANSIT Non già sulla trentaquattresima Record della profondità, e del vuoto ma sull’unica, tòrta, che si arrampica è ciò di cui si vanta realmente a fianco dello Schottensee, la signorina delle ferrovie tra il Corno bianco e quello nero, (Schweizerische Bundesbahnen). tra Reno e Inn, in un punto Prima di rivedere l’altro sole della mappa d’Europa in cui le auto verde-acceso sopra i prati del nord è meglio che si adagino sui treni ci tocca un sonno dritto senza sogni e attendano, dentro il buio dei monti, tra le rocce più nere l’altro lato... dove nulla succede. 23 24
II GENTE CHE PASSA Ricordalo il monito dolce del coro di giovani spose: le luci improvvise, vibranti, delle aurore boreali tagliano il capo al viandante che incauto si avvicini, strappano gli occhi ai bambini prima che li aprano al sole... 29
SAPSAN DAUGAVA Una donna bacia il padre Si scaldano al fuoco del mito – poi scende – su una guancia. i crepuscoli di Curlandia, Fiumi disegnano fiordi accendono sguardi nervosi tra Mosca e Gibilterra, nei figli che alternano il fiato. monti più che deserti, boschi attraversati dai treni Vicine e lontane, oltre il fiume fermi a tratti. che flette nel cielo, Un libro viaggia oltre i ponti, e gli archi, aperto su una pagina immortale. dei viadotti ferroviari, ruotano l’occhio di Sauron le torri-sorelle di Stalin. 31 32
VARSAVIA MODEL AGENCY Pietre d’inciampo, Occhi grigi a coppie e malinconici frammenti di muro (Praga, su gambe lunghe più di quanto serva Cracovia) e questa linea percorrono l’Europa delle città la sola che segni ciò che fu ghetto senza posare mai su campi e prati. e non è più – abiezione Parlano una lingua semplice ed impura, che ancora perdura, vive paura li insegue, speranza li sprona, dentro questo tempo a chi li fissa non ritornano in un altro dove. che un muro splendido. 33 34
Pietro Montorfani, L’ombra del mondo, Torino, Nino Aragno, Editore, 2020 recensione di Ariele Morinini Nove anni dopo l’ultimo libro, la raccolta Di là non ancora (Moretti & Vitali, 2011), che gli valse prestigiosi riconoscimenti, Pietro Montorfani pubblica per i tipi di Aragno una nuova silloge intitolata L’ombra del mondo. Poeta paziente, che asseconda i tempi lenti della poesia, senza cedere all’urgenza o al narcisismo editoriale, riunisce in questa nuova pubblicazione quarantanove testi scritti tra il 2012 e il 2020. Le poesie sono ordinate secondo un’architettura rigorosa, strutturata attorno al numero sette: sette sono le sezioni, composte ognuna da sette testi, e tutte sono introdotte da un componimento anepigrafo, montalianamente distinto con il corsivo. I titoli delle partizioni, fatti salvi tre casi («Dove nulla succede», «Sopra Berlino» e «Così in pace»), sono ricavati dalla poesia «Al poco lume» di Franco Fortini, posta in esergo all’opera: Se siete giunti al punto della croce dove son corti i giorni e l’ore brevi guardate intorno a voi l’ombra del mondo e la gente che passa e il vostro cuore. A questi versi vanno ricondotte le intestazioni dei capitoli «Gente che passa», «Il punto della croce», «Le ore brevi» e l’eponima «L’ombra del mondo»; alla luce dei componimenti inclusi negli stessi, le parole fortiniane sono così reinterpretate, investite di nuovo vigore e significato, e viceversa. Le sezioni, che rispondono a domi- nanti e a impulsi precipui, sono strette fra loro da un’isotopia geografica che attraversa il libro: dopo l’esperienza americana di Quasi un Hopper (Alla chiara fonte, 2008), ora è l’Europa che fa da sfondo ai versi del poeta. La centralità di questa geografia, sulla quale si accampano le scene e le riflessioni dell’autore, perlopiù trattenute e allusive, è verbalmente esplicitata con l’uso insistito dei toponimi, a partire dalla parola-tema Europa, cui si sommano frequenti riferimenti geologici, urbanistici o architettonici. Insomma, con questo libro Montorfani traccia una personale topografia europea, misurata con i propri spostamenti. Il motivo biografico del viaggio nel continente europeo – più di un argomento la molla o l’innesco dell’ordigno poetico – conferisce all’Europa geografica un’unità, almeno ideale, che manca all’Europa politica; tale coesione è simbolicamente ribadita nella compattezza strutturale e stilistica dell’opera. Con buona approssimazione, in ognuno dei sette capitoli che formano la raccolta è possibile individuare una ricorrenza o un campo tematico dominante. Nel primo le poesie condividono il contesto svizzero, come si de- duce dal titolo «Dove nulla succede», allusivo a una calma confortante (o limitante, in alcuni frangenti). Questa geografia è però sempre in dialogo con uno spazio più ampio e segnatamente con l’Europa, menzionata in tre testi sui sette raccolti nella sezione: Davanti a porti di città di lago – Ginevra, Zurigo, Lugano – salpano i più coraggiosi alla ventura, riportano notizie del mondo fuori in quel mare senza sponde che si chiama Europa.
Nella seconda partizione il lettore segue gli spostamenti del poeta attraverso il continente europeo, «da nord a sud, da est a ovest» («Finisterre», v. 2). Lo sguardo dell’autore si muove infatti dalla Russia alla Spagna, dalla Po- lonia all’Irlanda, esitando su dettagli che evocano situazioni e sentimenti molto diversi tra loro: dal comunismo staliniano delle Sette sorelle alla Shoah, dalle vacanze galiziane di una giovane coppia alla buffa scena del bagno delle «attempate pittrici [...] bianche come rane», con eufemistica manipolazione della frase idiomatica nudo come un rana. Si sviluppa così nella serie di testi un’alternanza tra gli estremi (opressione:libertà; morte:vita; gioventù:vecchiaia), che intensifica il senso degli uni e degli altri. La terza sezione ritrova un baricentro geografico stabile nella città di Berlino, di cui viene data una descrizione per accenni e immagini: queste pagine, una sorta di mise en abîme dell’intera raccolta, fanno pensare a un taccuino di viaggio, che ammicca in alcuni testi, quando la descrizione assume le forme dello scorcio paesag- gistico, al quaderno di schizzi del pittore. Procedendo in questo senso, all’arte europea è dedicata la quarta partizione del libro. Il capitolo allinea in una rapida successione, non priva di potenziali riverberi simbolici, l’arte parietale delle grotte di Lascaux, le ar- chitetture della Sacra di San Michele, del borgo di Siena e della Chiesa Rossa di Arbedo, e il mosaico pavimen- tale del duomo di Otranto, che chiude la carrellata. In tal modo, Montorfani ripercorre, con rapide pennellate, una nervatura continentale della storia dell’arte, che di fatto suggerisce un’unità culturale, estranea e resistente ai moderni confini politici. Nella sezione eponima alla raccolta si addensa invece la vis polemica del poeta, già variamente percepibile negli altri testi. Dal titolo, l’autore si propone di volgere lo sguardo ai margini della piena luce, si sofferma sull’Ombra del mondo. Nella sezione è esplicitata la riflessione sui confini, sulla definizione di un «noi e loro» («Troppo presto», v. 5), sino a qui solo suggerita. Parlante a tale proposito è la prima strofetta del componimento che introduce la sezione: Che agonia questi ultimi giorni d’Europa, accesi da albe di destini infranti, chiusi da sere di notizie sempre uguali. Se la partizione successiva sembra spostare l’attenzione di Montorfani sulle persone, su una galleria di ritratti più o meno abbozzati, in quella conclusiva il principio d’ordine è nuovamente demandato al contesto, ricon- ducibile alla geografia milanese, cara al poeta. A parziale detrimento di questo tentativo di lettura, nelle singole sezioni i motivi conduttori sono, in varia misura, disattesi o arricchiti: segno di come l’organizzazione del libro, ragionata e calcolata con precisione geometrica, non sia d’altro canto rigida o limitante. Nella riuscita strutturale e nella solidità d’insieme risiede la chiave d’accesso e il punto di forza, il maggior merito di L’ombra del mondo. Questo non significa che nella silloge non si possano individuare singoli componimenti di pregio, come ad esempio «Arbedo», tra i migliori dell’opera: L’uccello vero lascia quello finto sulle pareti di San Paolo. Svolazza fuori oltre la ferrovia, lungo la piana già resa vermiglia dagli uomini del Carmagnola, quando la morte era un volto tra i tanti la vita un soffio. Il testo rappresenta bene la poesia dell’autore, che riesce a un tempo colta e colloquiale. Da un lato, valgano da prova a tale proposito gli agili riferimenti alla battaglia di Arbedo, che suggeriscono allusioni storico-lettera-
rie al Carmagnola di Manzoni (il testo precedente evoca di scorcio l’Adelchi), e all’affresco quattrocentesco di Antonio da Tradate; cui si potrebbe aggiungere, ad esempio, l’esecuzione berlinese della Matthäus-Passion di Johann Sebastian Bach, evocata nel testo omonimo. D’altro canto, sul piano stilistico Montorfani si presenta come poeta misurato, abile orchestratore di un dettato affabile, che si fonda metricamente sulla misura libera, sempre modulata sull’impronta della tradizione, senza tuttavia rinunciare alle forme chiuse: si veda la poesia «Navigli», che sperimenta il sonetto. Allo stesso modo, l’autore non teme la musicalità: frequenti sono infatti le assonanze in punta di verso, alle quali si sostituiscono in alcuni casi dei giochi fonici plurilingui (birdwatchers : ignote) o “dissonanti” (Daumier : Star trek). Infine, anche sul piano della sintassi e del ritmo la gestione del poe- ta è sicura e piegata alle esigenze semantiche dei componimenti: ad esempio, nella clausola della poesia «Verso oriente» (vv. 8-9, «Lo scoppio regolare a colpi secchi | di un polpo sfracellato»), dove la sede degli accenti, il ricorrere della bilabiale e delle geminate, cadenzano e danno sostanza fonica ai gesti descritti dal poeta. In conclusione, la raccolta L’ombra del mondo si presenta come un mosaico, curato in ogni sua tessera, che com- bina in un disegno complessivo immagini, luoghi, esperienze e riflessioni sparse dell’autore. I singoli elementi, validi di per sé, acquistano ulteriore significato se inseriti nella struttura dell’opera, che andrebbe considerata non come una raccolta ma come un libro. Un libro che funziona almeno su due piani: uno della vicenda in piccolo, privata o individuale; l’altro collettivo, ancorato alla dimensione europea. Questi due livelli, ora allon- tanati ora sovrapposti, si investono di senso reciprocamente: in queste pagine Montorfani presenta un perso- nale carnet de voyage, che riferisce delle sue esperienze biografiche e poetiche, accompagnando il lettore in una ricognizione europea a un tempo intima e collettiva.
Settimanale Data 28-12-2020 Azione Pagina 29+31 Foglio 2/2 Nuovi territori interiori Poesia Nella sua nuova raccolta poetica il ticinese Pietro Montorfani ci invita a compiere un viaggio dentro di noi e nella nostra storia, presente e passata quasi riavvolgono testimoni, l'inizio Guido Monti e l'avanzare nei lenti millenni del so- La nuova raccolta di poesie di Pie- gno dell'uomo: «Europa di foreste e tro Montorfani, L'ombra del mondo, misurate / parole,... /di cacciatori si uscita per Aragno, (pp. 98, curo 12) lenziosi./ .». Dunque,si srotola con- con prefazione di Marco Vitale, si è ~ tinuamente nella pagina la terra ac- sedimentata come le scritture serie cartocciata degli alti massicì centrali o dovrebbero, in molti anni, tanto che distesa nelle lunghe-praterie del Nord, talune delle pagine del nuovo libro e continua ad apparire nel suo vario hanno visto precedente pubblicazio- tratteggio storiografico, sempre vivi- ne in riviste come Atelier, Gradiva e ficato dalla lingua di Montorfani. E in quest'ultima compare tra l'altro talvolta, procedono nel libro paralleli, l'importante intervento sul poeta, di eventi temporalmente lontani, ma poi, Giancarlo Pontiggia. Ebbene questi come uscendo dal loro spazio-tempo, versi, a leggerli, sembrano fatti d'aria si intersecano in un punto di tangen- o di quelle cose leggere ed eteree come za,e in quel momento ecco esservi un le foglie; e difatti sospesi sulla pagina cortocircuito che deflagra nella psi- volteggiano, si riprendono come den- che del lettore, e un senso profondo si tro un turbine e il lettore rimane nel muove nella pagina e fa muovere: «En- mezzo,quasi incantato, a vedere dove tra nel tempo,esce / dai meandri della queste parole quasi diafane portino. storia / la vecchia Trabant passata per E il titolo, L'ombra del mondo, caso / dal posto di blocco, / davanti che riprende il verso di una memo- agli occhi vacui dei turisti / falso ri- rabile poesia di Porcini, Al poco lume denti sopra il memoriale». del 1950,ci dice molto; è già lì dentro L'Europa delle sorti progressive, il senso del libro: dare testimonianza l'Europa come luogo di comunità co- non certo di una pesanteur novecen- stituite da tanti piccoli nuclei iniziali, tesca ma anzi di quella tempra inter- l'Europa di un territorio specifico,che na a ogni vero poeta, molata contro le è anche quello di una memoria dalla avversità e che sa sempre invece aprirsi quale si parte per sperimentare vite alla luce e, in mancanza, a un suo re- altre; ecco cosa custodiscono questi siduo. Ed ecco che dall'alto di un cielo versi che, sempre pacati, rappresi, ci azzurro e profondo, quello svizzero, spalancano di converso l'abbagliante come appeso sopra un quadro di ma- e feroce mistero del vivere. Da quel estose cime, ci giungono le parole di Pietro Montorfani è autore della raccolta poetica L'ombra del mondo.(Igor Grbesic) recinto protetto, dove vagano le ri- Montorfani scarnificate all'essenziale, cordanze degli affetti lontani e dove dense di una simbologia mai astratta; appena accennati, che talvolta strido- e gli archi, / dei viadotti ferroviari, / i frulli degli uccelli riportano alle ca- sembrano volteggiare appunto per poi no e si mischiano nel verso con certe ruotano l'occhio di Sauron / le torri- rezze sperdute delle relazioni più inti- posarsi su un'orografia possente fat- disperazioni fatte di quella piaga del sorelle di Stalin». me,Pietro Montorfani parte e sempre ta di foreste, terrazzi erbosi posseduti contemporaneo: le migrazioni: «At- E i territori che spaziano da nord a partirà per dar testimonianza della quasi da quei «sovrumani silenzi» ot- traversare la highlands senza nome sud da est a ovest della Svizzera, si fis- sua visione dell'esistere che è cammi- tocenteschi: «Terrazzo alpino aperto / superato il più stretto / corrido- sano nella pagina attraverso continue no, spostamento, conoscenza enig- / su una valle chiara: / l'Austria di là, io d'Europa nel cui f buio si muore / regressioni e progressioni temporali, matica continuamente sperimentata la Svizzera / oltre un castello di nubi./ dopo tanta piana per chi / suona la così come i popoli che li abitano con nel mondo,nei suoi battiti inconosci- Guarda è un invito,una fiaba / dopo cornamusa nella stiva / del San Got- le loro vite, fatte di minimi eventi, fe- bili: «"Papà vieni a fare l'arbitro!" /f anni- divenuta reale,/ ...». tardo per chi / stride». Ma la parola roci conflitti, che riportano sempre a Dal vecchio cancello in ferro battuto / Ma queste parole, nel loro risvol- dal buio delle gallerie torna su nel cie- unsenso di precarietà dell'esistere sot- filtra una luce non strana,autunnale. to trasmettono, come torcendosi, re- lo, svolazza ancora e costeggia altre tesa e inquietante; eccoci per esempio I Illumina i capelli delle bimbe I ... // pentini cambi di sonorità, entrano antropologie e orografie; già, perché proiettati nel pieno rinascimento ad Oltre il muretto a secco del giardino / nell'uomo,nella sua alla e trabordante Montorfani dalla loro continua au- Arbedo, cittadina ticinese: «L'uccello la savana infinita dei campi / moltipli- progressione tecnologica; sentiamo, scultazione ricava il movimento del- vero lascia quello finto / sulle pareti di ca il suo giallo a perdifiato / (Rosate, leggendone gli sferragli, le scie dei la storia dell'uomo, che è storia dello San Paolo. / Svolazza... / lungo la pia- Barate,Noviglio)/fino alRe Leone». treni, che rodono il ventre dei vali- spirito di hegeliana memoria e che na già resa vermiglia / dagli uomini chi, per obbedire a quella sete di mo- continuamente si invera nella prassi del Carmagnola,/ quando la morte era Bibliografia vimento consustanziale all'uomo. E edificando architetture e ideologie un volto trai tanti / la vita un soffio».E Pietro Montorfani, L'ombra del mon- vengono tratteggiandosi in queste molteplici, protese però forse verso le così gli altri segni, i primi, quelli pri- do, Torino, Aragno Editore, 2020. residenze mobili, affetti famigliari altezze dell'utopia: «... / oltre i ponti, mordiali incisi nelle grotte di Lascaux, 056000 Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.
Quotidiano Data 16-01-2021 L'OSSERVATORE ROMANO Pagina 7 Foglio 1/2 Viaggio in versi attraverso un continente che non è solo una geografia Un'Europa di famiglie sole di SERGIO DI BENEDETTO re: «Ci protegge dall'altro / a giorni a Svizzera è sempre stata un alterni, / ci difende dall'oltre / infor- L osservatorio privilegiato del- l'Europa, per storia, geogra- fia e cultura. Posta a margi- ne e al tempo stesso al cuore del con- tinente, Paese di lingue e tradizioni me» (Confine). Così Pietro Montorfani percorre terre di antica storia, dalla Russia a Finisterre, indugiando in luoghi cari di cui avverte il fascino ancestrale, diverse, essa vive, coltiva e rispecchia come accade a Lascaux: «Europa di le tensioni tra mondo nordico e lati- foreste e misurate / parole, Europa di no, tra prudenze tedesche e aperture famiglie sole / e gruppi sparsi / di mediterranee. cacciatori silenziosi» (Lascaux): paro- Tali punti di snodo si coagulano le sobrie che leggono l'uomo della spesso in Canton Ticino, ponendosi preistoria sullo sfondo dell'oggi: per- come minoranza di un Paese confe- ché chi potrebbe negare che è del derato e stratificato, dai confini labili XXI secolo l'immagine di una «Euro- e al tempo stesso antichi. È per que- pa di famiglie sole / e gruppi spar- sto, in primis, che Pietro Montorfani si»? può comporre e licenziare un silloge Due sono le grandi lezioni che in lingua italiana che ha tutto il re- Montorfani raccoglie nella sua se- spiro dell'Europa, scrivendo da conda fatica poetica: la prima è quel- un'officina letteraria ticinese, ma con la di Vittorio Sereni, vicino per ri- sguardi che attraversano i tempi e gli chiami europei e per affondi intimi; spazi di un continente che è più cul- l'altra è quella della poesia civile se- tura che geografia. È dunque nel suo condo-novecentesca: non a caso, in- essere convintamente europea che la fatti, in esergo sono posti dei versi di silloge L'ombra del mondo (Torino, Ara- Franco Fortini, che danno anche il ti- gno, 2020, pagine 92, euro 12) trova tolo alla raccolta: «Se siete giunti al il suo fondamento: europea per vo- punto della croce / dove son corti i cazione, per scelta e per speranza, la giorni e l'ore brevi/ guardate intorno raccolta racchiude 49 liriche, divise a voi l'ombra del mondo / e la gente in 7 sezioni, ciascuna sosta e movi- che passa e i1 vostro cuore» (tratti da mento in un'Europa di cui si ricono- Al poco lume, laddove, peraltro, il poe- sce, primariamente, la crisi, se non ta fiorentino echeggiava e omaggiava l'agonia: «Che agonia questi ultimi / Dante). Endecasillabi, quelli forti- giorni d'Europa, accesi da albe / di niani, che intitolano poi quattro del- destini infranti, / chiusi da sere di le sette sezioni, segno di un passo a notizie / sempre uguali» (testo senza cui l'autore vuole rifarsi, di un'orma titolo). che esplicitamente segue. Ma la poe- Versi profetici che diventano cro- sia civile di Montorfani è sempre mi- naca nello svolgersi degli ultimi anni, surata, secondo la lezione del grande già prima della pandemia degli egoi- bellinzonese Giorgi Orelli, poiché 056000 smi e delle solidarietà contrapposte, delinea tanto un itinerario esteriore, poiché, sappiamo, il piccolo "conti- quanto interiore: perché Europa è nente-penisola" da tempo conosce la anche cultura da accogliere, tradizio- celebrazione del confine, visto come ne da ammirare per la sua fecondità: difesa e protezione, ma anche come «Bach è un ruscello: scorre / da tre simbolo evocativo delle proprie pau- ore sopra il palco / la storia che tutti Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.
Quotidiano Data 16-01-2021 L'OSSERVATORE ROMANO Pagina 7 Foglio 2/2 sanno, / suscita nuove vite» (Mat- ra, vive / dentro questo tempo / in thäus-Passion). C'è un compito, ed è un altro dove» (Varsavia). quello dell'ereditare, di cui sentirsi E dunque monito al lettore la poe- degni, di cui sentirsi investiti, soprat- sia di Montorfani, ma anche invito tutto dove pulsa la nostalgia di un all'immersione nelle proprie dimen- continente e il rammarico di promes- sioni interiori, perché è lì che possia- se non mantenute: «Non ricordi ma mo far fronte alla responsabilità del- segni / di cose sperate,/ visioni vio- l'esistere: «Troppo presto si muta/ in lente / di futuro» (Cosa resta). guardie e ladri / il gioco del mondo, Nella lettura poetica dell'autore il / il tratteggio di gesso sottile / in noi centro dell'Europa è Berlino, sintesi e loro» (Toppo presto). Così abbiamo dei drammi e delle rinascite di un se- occasione di alzare lo sguardo al- colo: Berlino è la città - capitale a cui l'«ombra del mondo», che è tanto è dedicata un'intera sezione, emble- ombra della storia, quando ombra ma dell'«Europa tutta intera / sotto delle nostre vite. una tesa coltre bianca» (Dall'alto). Ombre che raffigurano la diser- Perché da Berlino la storia è passata, zione dell'umano, quando non racchiudendo in gorghi di pena inte- com-patiamo" il male del mondo, " re generazioni: purtroppo, però, la sia esso frutto ferito della natura, sia storia può ripetersi nei drammi che esso - tanto più - esito dell'uomo: negano dignità e memoria: «Pietre «Si scorpora la terra come un mare / d'inciampo, frammenti di muro (Pra- che inondi all'improvviso l'Appenni- ga,/ Cracovia) e questa linea /la so- no./ Il mare si richiude come terra / la che segni ciò che fu ghetto / e non su zattere di volti senza vita» (Moti è più - abiezione / che ancora perdu- ondosi). 056000 Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.
La voce e la pagina 17 ottobre 2020 L’Europa di Pietro Montorfani di Gilberto Isella Cultura M arco Vitale, nell’intro «cura del rispetto e della precisio nella poesia d’esergo alla sezione durre la nuova raccolta ne», aggiungiamo pure la discipli citata egli accenna agli «ultimi giorni L’ombra del mondo, na metrica, sembrano costituire la d’Europa», ai «destini infranti», ma Aragno, 2020, di Pietro Montorfa cifra stilistica di Montorfani, atte è pur vero che in tale contesto le ni (la seconda), sottolinea che l’Eu stando inoltre la sua produttiva «visioni violente» trovano un ropa propostaci dall’autore nel suo consonanza con la linea poetica contrappeso nelle «cose sperate». viaggio poetico, «non è solo una lombarda (Orelli, soprattutto Sere Tutto, insomma, fuorché la monta geografia, ma è in primo luogo un’i ni). Parole ed espressioni segnate liana «divina Indifferenza». dea. Un’idea che si nutre di più idee, dalla diminutio, dal taglio allusivo di città e di confini, rilievi e corsi e da una leggerezza di toni talvolta Per chi d’acqua, di memoria e progetto, e pervasa d’ironia o evocante l’ora inevitabilmente di dubbi e di do lità, entro un assetto sintattico mi Attraversate le highlands senza nome mande». L’ampia rassegna suddi nuziosamente sorvegliato. I migliori superato il più stretto visa in sette sezioni (sette testi per presupposti, dunque, per esprime corridoio d’Europa nel cui ciascuna), che dalle Alpi elvetiche re “sospensioni di giudizio”, pudi buio si muore evocate nel primo componimento chi suggerimenti pervenuti da un dopo tanta piana per chi ci condurrà per simbolici fiordi «tra mondo còlto nell’«ombra» o, come suona la cornamusa nella stiva Mosca e Gibilterra», presenta in nel toccante Papà, prefigurazioni del San Gottardo per chi effetti un volto sfaccettato. L’asse ansiose e di portata universale, stride. intorno a cui ruota è in pari tempo seppur defluite da un domestico fisico e metafisico, fenomenologi dettaglio: «persino la forma / che co e ontologico. Quanto alla sua vedo attorno a me dentro al pigia mappa ideale, non è un caso che al ma / sono già avvisaglie / della tua centro figurino, come sentinelle, morte, della mia, / di chi ci seguirà due luoghi tra i più significativi dal e ancora / non è giunto al mondo». profilo storico e antropologico. La «Il non ancora nato», ovvero il scaux, sito delle origini («Europa futuro con le sue incertezze, con di foreste e misurate / parole, Eu l’«agonia» che incombe, si evidenzia ropa di famiglie sole») e una città, nella sezione eponima L’ombra del Berlino, divenuta nel secolo scorso mondo. Quest’ombra assurta a filo capitale delle sventure europee, e conduttore riguarda sia il tempo che un po’ prima, in piena età illumini lo spazio, coinvolge lo stesso auto stica, punto di riferimento per la re e crea distanza. E se l’io trattie passione umana sublimata dall’arte ne le proprie emozioni (Papà fa (la bachiana MatthäusPassion). eccezione), preferendo rimanere L’elemento drammatico svolge un nella semiluce dell’impersonalità, ruolo di primo piano nel libro, ma è appunto per garantirsi la necessa esso appare il più delle volte sotto ria distanza dal reale. Un eccessivo traccia, segnalato magari attraverso pathos rischierebbe infatti di nuo perifrasi (si veda, in Varsavia, «que cere all’indagine in corso. Grazie sta linea / la sola che segni ciò che al suo “partecipe” distanziamento, Pietro Montorfani fu ghetto»). Non sentiamo mai alza Montorfani non fa che garantire un L’ombra del mondo re la voce. Le «misurate parole», la principio d’equilibrio. È vero che Aragno 3
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