Tutti i dati sull'aborto in Italia - Donnissima
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Tutti i dati sull’aborto in Italia A 40 anni dalla storica approvazione della legge 194, qualche numero (e qualche considerazione) sugli aborti effettuati nel nostro paese. 22 maggio 1978. Una data storica, quella in cui entra in vigore la legge 194, che regola le Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza, e che per la prima volta in Italia depenalizza e disciplina le modalità di accesso all’aborto, considerato fino a quel momento un reato penale. Un argomento naturalmente molto controverso, che tira in ballo questioni etiche, religiose e, per l’appunto, legali. Con l’appropinquarsi del quarantesimo compleanno della legge, mettiamo per un attimo da parte le opinioni e lasciamo che a parlare siano i dati, per capire qual è e quale è stato l’impatto della depenalizzazione dell’aborto e come è cambiata la situazione dall’approvazione della legge a oggi. I numeri (e le considerazioni) che vi presentiamo di seguito
sono estratti dalla Relazione del ministro della Salute sull’attuazione della Legge 194/78 per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza e sono stati ufficialmente trasmessi al parlamento i 29 dicembre 2017. Si tratta dei dati più recenti pubblicamente disponibili sul tema dell’interruzione volontaria di gravidanza (relativi all’anno 2016), raccolti dal Sistema di sorveglianza epidemiologica della Ivg coordinata dall’Istituto superiore di sanità, dal ministero della Salute, dall’Istat e da regioni e province autonome. Le interruzioni volontarie di gravidanza sono in calo La prima considerazione che balza agli occhi guardando i numeri è che gli aborti sono in calo. Un trend che va avanti inalterato, anche se con diverse entità, sin dal 1982. In particolare, nel 2016 le regioni hanno riferito un numero totale di 84.926 interruzioni di gravidanza, il 3,1% in menorispetto all’anno precedente, quando si era registrato invece un calo più consistente (-9,3%). Complessivamente, considerando solo gli aborti effettuati da cittadine italiane, per la prima volta il numero è sceso al di sotto di 60mila, il che rappresenta una riduzione del 74,7% rispetto ai dati del 1982. Il trend si conferma anche guardando indicatori che tengono conto del numero di donne in età fertile e del tasso di natalità, e che quindi danno un quadro più verosimile del fenomeno di quanto non facciano le cifre assolute. Questi indicatori, ossia il tasso di abortività (numero di interruzioni volontarie di gravidanza su 1000 donne tra 15 e 49 anni) e il rapporto di abortività (numero di interruzioni volontarie di gravidanza per 1000 nati vivi), sono in calo, con sporadiche eccezioni, dal 1982 a oggi: in particolare, il rapporto di abortività è passato da 380,2 su 1000 nati vivi a 182,4 su 1000 nati vivi.
Stesso discorso per quanto riguarda la distribuzione geografica delle interruzioni volontarie di gravidanza. La mobilità regionale è piuttosto bassa: il 91,4% degli aborti viene effettuato nella regione di residenza, e l’86,5% nella provincia di residenza. Il rapporto di abortività è inoltre leggermente maggiore al centro-nord che nel sud e nelle isole, considerazione che resta più o meno inalterata tra il 1982 e oggi. Identikit I dati ci aiutano, tra l’altro, a capire quali sono le caratteristiche delle donne che fanno ricorso all’interruzione volontarie di gravidanza. I tassi più elevati si registrano tra donne di età compresa tra 25 e 34 anni; per quanto riguarda le donne italiane, il 46% di quelle che hanno abortito nel 2016 era in possesso di licenza media superiore, il 47% risultava occupata, il 57,8% risultava nubile e il 44% non aveva figli. Il 46% delle donne straniere che hanno effettuato un aborto nel 2016, invece, era in possesso di licenza media inferiore e il 39,2% risultava occupata. Quanto c’è da aspettare Il ministero della Salute identifica nei tempi di attesa tra il rilascio della certificazione e dell’intervento un possibile indicatore di efficienza dei servizi. I numeri dicono che la situazione è in miglioramento: i tempi di attesa, infatti, sono in diminuzione in tutto il paese. In particolare, è aumentata la percentuale di interruzioni volontarie di gravidanza effettuate entro 14 giorni dal rilascio del documento, passando dal 59,6% del 2011 al 65,3% del 2015 e al 66,3% del 2016. Specularmente è diminuita la percentuale di aborti effettuati oltre le tre settimane di attesa, passando al 15,7% del 2011 al 13,2% del 2014 e 2015 e infine al 12,4% del 2016. Il grafico seguente mostra la percentuale di interventi con tempo di attesa superiore a tre
settimane rispetto al totale degli interventi, su base regionale: la situazione è abbastanza omogenea in tutto il paese. Come si abortisce Per quanto riguarda le modalità di esecuzione dell’aborto nel nostro paese, la tecnica più utilizzata è la metodica Karman, basata sull’asprazione del contenuto dell’utero (rappresenta il 52,5% degli interventi effettuati nel 2016). In aumento l’aborto farmacologico: nel 2016, infatti, il mifepristone abbinato a successiva somministrazione di prostaglandine è stato utilizzato nel 15,7% dei casi (nel 2014 la percentuale era del 12,9%), anche se il ricorso all’aborto farmacologico varia molto tra le regioni. Obiettori, obiettori ovunque Un altro dato interessante è quello relativo agli obiettori di coscienza, cioè i professionisti sanitari che non praticano l’interruzione volontaria di gravidanza. Mentre gli aborti sono in calo, la percentuale di obiettori è rimasta più o meno stabile nel tempo: nel 2016 in Italia il 70% dei ginecologi era obiettore, a fronte del 69,3% del 2010 e del 2011 e del 70% del 2013. La distribuzione regionale non è omogenea: al centro-sud gli obiettori sono di più e toccano addirittura quota 97% nel Molise e 88% in Basilicata. Tratto da: WIRED
Emicrania: quali sono i sintomi prima che arrivi e tutti i consigli per combatterla in maniera naturale L’emicrania è una forma di mal di testa molto diffusa che può creare numerosi disturbi. Scopriamo insieme i nostri consigli su come combatterla ricorrendo a rimedi naturali. Emicrania: cos’è L’emicrania è un tipo di cefalea primaria, ovvero non è possibile identificare un unico fattore causale. All’interno di questa categoria vi rientrano anche la cefalea a grappolo e la cefalea tensiva. Questo disturbo è molto frequente e colpisce maggiormente le donne rispetto agli uomini. Può verificarsi solo in alcuni periodi dell’anno o anche tutte le settimane. Le statistiche variano da persona a persona.
Cause e fattori scatenanti Ad oggi non sono ancora chiare le cause. Fino a qualche anno fa l’eziologia veniva imputata alla vasodilatazionesuccessiva ad una costrizione anomala dei vasi sanguigni. Adesso sono in via di studio altre sperimentazioni, dove si stanno prendendo in considerazione alterazioni di tipo genetico o a carico dei segnali nervosi. Di certo i fattori scatenanti possono essere diversi: ambientali: cambiamenti climatici, odori o luci molto forti, altitudine, esposizione al sole. ormonali: modificazioni del ciclo mestruale, assunzione di contraccettivi orali; alimentari: alcuni cibi sembrano essere correlati ad uno sviluppo del mal di testa; anche il digiuno o un’alimentazione sbagliata possono influire. emotivi: ansia, depressione, stress, paure intense. Sintomi dell’emicrania Saranno sfortunatamente ben noti a molti i sintomi tipici dell’emicrania. Si tratta di un mal di testa fortissimo, avvertito come un dolorepulsante, prima su un lato della testa e poi su un altro. Talvolta può essere accompagnato anche da: nausea vomito estrema sensibilità ai rumori, alla luce e agli odori (fono -foto-osmofobia) diarrea e aumento della minzione sensazione di naso chiuso collo rigido.
I sintomi possono durare da 4 ore a 3 giorni nei casi più gravi, con evidenti ricadute quindi sulla vita privata e professionale. Il dolore peggiora se la persona è in movimento. Nella maggior parte dei casi si tratta comunque di un malessere passeggero senza alcuna conseguenza, ma chi l’ha provato sa bene quanto l’emicrania possa essere invalidante. L’emicrania comporta diversi sintomi invalidanti Fasi dell’emicrania Un vero e proprio attacco di emicrania si sviluppa seguendo diverse fasi: fase prodromica: alcuni giorni prima la persona potrebbe avvertire alcuni sintomi come irrigidimento muscolare, alterazione dell’umore, stanchezza, maggiore sensibilità a odori e rumori. Aura: in alcuni soggetti compare anche la
cosiddetta aura, pertanto si parlerà di emicrania con aura. Si tratta di sintomi neurologici che inducono disturbi nella visione, come comparsa di puntini neri o flash luminosi, ma anche vista annebbiata. Questi sintomi possono durare fino ad 1 ora. Possono comportare anche perdita di equilibrio, formicolio, temporanea difficoltà a parlare. Fase di dolore: questa è la fase di dolore acuto, quindi siamo nel vivo dell’emicrania vera e propria con tutti i sintomi sopra elencati. Fase di recupero: una volta terminato l’attacco di emicrania, i sintomi tendono a risolversi in maniera autonoma. Tuttavia alcune persone potrebbero portare degli strascichi nei giorni seguenti, avvertendo confusione e debolezza. Come combattere l’emicrania con rimedi naturali Prima di ricorrere ai classici analgesici, è necessario sapere che esistono dei rimedi naturali per l’emicrania. Questi possono aiutare in una certa misura a fronteggiare la situazione, anche nel caso in ci si vogliano prevenire gli attacchi. Bere molta acqua Una delle soluzioni da provare subito per fronteggiare il mal di testa consiste nel bere molta acqua, poiché la disidratazione potrebbe essere proprio all’origine di questo malessere e sarà così possibile anche purificare il corpo. Patate crude In pochi lo sanno ma l’amido contenuto nelle patate è un potente antinfiammatorio. Tagliatene qualche fettina da
stendere sulla fronte e lasciatele agire fin quando saranno umide così penetreranno a fondo nella pelle. Poi le potete sostituire con altre fresche. Relax Anche la tensione è spesso una causa dei dolori muscolari e alla testa. Cercate di rilassarvi dedicandovi un bagno caldo, magari con l’aggiunta di sali e aromi. Così ritroverete il vostro benessere dopo una giornata stancante e carica di stress. È preferibile comunque creare una situazione che possa conciliare il più possibile il relax, quindi meglio stare a luci spente o soffuse ed evitare rumori o suoni troppo attivanti. Yoga e meditazione Anche lo yoga, la meditazione e il rilassamento muscolare progressivo potranno aiutarvi a raggiungere una condizione di calma e tranquillità.
Il riposo aiuta a combattere il dolore dell’emicrania Cibi contro l’emicrania Anche se non ci sono sufficienti dati scientifici a supporto di questa tesi, abbiamo anticipato che alcuni cibi sembrano essere direttamente associati allo scoppio dell’emicrania. Tra questi si annoverano il formaggio, il vino rosso, i peperoni e la salsa di soia, ovvero quegli alimenti stagionati con una maggiore concentrazione di tiramina, sostanza in grado di provocare la costrizione e la dilatazione successiva dei vasi sanguigni. Dunque, curare l’alimentazione e tenere sempre nota di cosa si è mangiato alla vigilia di un episodio di mal di testa è sempre una cosa consigliabile, chiaramente senza allarmismi e rinunce inutili. Sempre per quanto riguarda l’alimentazione, va detto che cibi ricchi di acidi grassi polinsaturi (omega-3 in particolare)
come l’olio e i semi di lino o alcuni tipi di pesce, hanno proprietà anti-infiammatorie. Pertanto sono utili per ridurre gli stati infiammatori, che a loro volta esacerbano il dolore portato dall’emicrania. Anche una dieta ad elevato contenuto di magnesio può aiutare a prevenire gli episodi di emicrania. Troviamo molti cibi ricchi di magnesio e con diverse proprietà salutari, quali: bietole spinaci quinoa amaranto semi di girasole cereali integrali Agopuntura Anche ricorrere all’agopuntura può rappresentare un valido rimedio naturale per sconfiggere il dolore da emicrania. Affidandosi nelle mani di un esperto e impostando un programma di trattamento personalizzato, si potranno provare notevoli benefici. Tisane Sono tante le piante che aiutano a ridurre il dolore da emicrania. La melissa, la camomilla romana, i fiori ditiglio e il partenio, sono solo alcuni dei rimedi fitoterapici adatti. Rivolgetevi al vostro erborista di fiducia per farvi guidare nella scelta.
Alcune erbe aiutano a contrastare gli attacchi di emicrania Attività fisica Praticare regolarmente esercizio fisico del tipo aerobico, come la corsa o la camminata, agevola la produzione delle endorfine che agiscono direttamente sulla percezione del dolore. Inoltre lo sport aiuta a migliorare la qualità del sonno e ad evitare l’accumularsi di tensioni emotive e muscolari. Tratto da: TuttoGreen
Perché il dating online funziona (secondo la scienza) e Facebook vuole investirci? Dopo il successo di Tinder e simili, anche Facebook si inserisce nel piatto ricco del dating online. Ecco cosa dice la scienza a proposito delle app che promettono di far incontrare l’anima gemella e quali sono le differenze rispetto alla seduzione
offline Si chiamerà, semplicemente, Dating. Sarà incorporato nel proprio profilo Facebook ma del tutto indipendente da esso – per ovvie questioni di riservatezza: nessuno vuole che i propri contatti (o il proprio partner) sappiano come, quando e con chi si sta flirtando – e consentirà, almeno all’inizio, di interagire solo con messaggi di testo per scongiurare l’invio (e la ricezione) di immagini oscene o inappropriate. È la mossa proterva con cui Mark Zuckerberg, appena un mese dopo lo scandalo Cambridge Analytica e le polemiche sulla tutela della privacy e sull’uso improprio dei dati degli utenti, ha annunciato di volersi lanciare nel (ricco) mercato del dating online. “Negli Stati Uniti”, ha detto il Ceo di Facebook parlando dal palco dell’F8 a San José, “un matrimonio su tre viene combinato grazie a un incontro online. E noi non abbiamo ancora costruito uno strumento per il dating”. Tinder e simili cominciano a tremare, vista la potenza di fuoco di Menlo Park: subito dopo l’annuncio, Match, la società che controlla per l’appunto Tinder e OkCupid, tra le più popolari e usate app per il dating online, ha perso oltre il 22% del suo valore in borsa. Ma lasciamo da parte gli aspetti economico-finanziari della questione, e proviamo a concentrarci su quelli più scientifici. Visto l’innegabile successo degli strumenti per trovare l’amore online, psicologi e neuroscienziati, infatti, si sono occupati a più riprese della questione, cercando di enuclearne le peculiarità e di capire se e come questi strumenti stiano cambiando le dinamiche della seduzione e dell’innamoramento. Più o meno come fa un piccione Cominciamo dalle basi. In generale, tutte le app per il dating online funzionano facendo leva sugli stessi meccanismi psicologici, in particolare quelli legati ai cosiddetti circuiti di ricompensa (ci torneremo tra un
attimo). Tuttavia, ci sono alcune sfumature di differenza. OkCupid ed eHarmony, tanto per citarne due, sottopongono agli utenti una serie di domande su interessi, stile di vita e inclinazioni, e successivamente li accoppiano in base ad affinità e convergenze; Tinder, invece, si basa sulla geolocalizzazione: agli utenti vengono proposti i profili di potenziali partner che si trovano nella stessa area geografica e questi esprimono la propria preferenza valutandone una manciata di foto e poche righe di testo. L’interfaccia di queste app è estremamente intuitiva e orientata alla velocità(le valutazioni si esprimono nell’arco di pochi secondi) e la loro user experience fa leva su un meccanismo psicologico chiamato variable ratio reward schedule. Si tratta, sostanzialmente, di un tipo di interazione in cui la potenziale ricompensa (in questo caso il match con il/la partner) è così impredicibile da essere percepita come completamente casuale. Si tratta di una trappola psicologica abbastanza nota: la promessa della ricompensa aumenta la motivazione degli utenti, e il fatto che tale ricompensa possa arrivare in modo (quasi) casuale incoraggia la dipendenza, proprio come accade con il gioco d’azzardo. Una dinamica già osservata in tempi non sospetti – gli anni quaranta – in una serie di esperimenti condotti dallo psicologo americano Burrhus Skinner, che osservò come dei piccioni che venivano sollecitati con stimoli e ricompense casuali esibissero strani modelli di comportamento: in particolare, dopo un periodo di apprendimento, gli animali cominciavano a muoversi in cerchio, convinti che tale azione avrebbe favorito l’erogazione della ricompensa. L’idea è che una ricompensa pseudocasuale solleciti il cervello dei piccioni (e degli esseri umani) più di una ricompensa predicibile, perché lo costringe a continuare ad arrovellarsi alla ricerca di un pattern, e di conseguenza a ripetere l’azione. Poco importa che sia girare in cerchio,
tirare la leva di una slot machine o far scorrere il dito verso destra sullo schermo del proprio smartphone. Uno studio pubblicato nel 2011 suiProceedings of the National Academy of Sciences ha confermato, per l’appunto, che l’attesa della ricompensa genera, a livello cerebrale, un maggiore rilascio di dopamina (il neurotrasmettitore responsabile, tra le altre cose, della sensazione di benessere), rispetto a quella rilasciata nel momento in cui si riceve la ricompensa. Uomini vs donne Uno dei primi studi quantitativi condotti sul tema delle app per il dating online ha indagato le differenze di genere nell’utilizzo di questi strumenti, con l’obiettivo di confermare (o smentire) le dinamiche già note per la seduzione offline: “Le dinamiche di genere nell’ambito della seduzione e del corteggiamento online”, ci spiega Marta Giuliani, esperta di psicologia della sessualità dell’Ordine degli psicologi della Regione Lazio, “sono note da tempo alla comunità scientifica: in generale, gli uomini sono più propensi a cercare incontri occasionali di carattere erotico- sessuale, mentre le donne sono alla ricerca di relazioni stabili”: lo studio The Gender Similarities Hypotesis, pubblicato nel 2005 da Janet Shibley Hyde, psicologa alla University of Wisconsin-Madison, aveva per esempio evidenziato come gli uomini, in media, aspirassero a relazioni a breve termine, e due lavori successivi (questo e questo) avevano sottolineato che gli uomini fossero più propensi a cercare partner usando metodi di approccio veloci e diretti. Il che porta a una diversa ponderazione della risposta al corteggiamento, con dinamiche analoghe sia offline che online. Gli autori di uno studio pubblicato nel 2006 hanno generato profili Tinderfasulli maschili e femminili ugualmente attraenti e hanno espresso preferenza positiva per ogni partner proposto dall’app. Per i profilifemminili si è osservato un tasso di match del 10,5%; gli uomini, invece,
hanno ricevuto feedback positivi solo nello 0,6% dei casi. La maggior parte dei quali, tra l’altro, veniva da altri uomini, gay o bisessuali. Le differenze si acuiscono anche dopo il fatidico match: i risultati dello studio, infatti, hanno anche evidenziato che le donne sono tre volte più propense a inviare un messaggio al potenziale partner rispetto agli uomini, e che i loro messaggi sono in media dieci volte più lunghi di quelli dei maschi. Riassumendo: gli uomini sono meno selettivi, ma le loro conversazioni sono molto più laconiche; le donne, invece, ponderano di più la scelta del partner, ma successivamente cercano di instaurare dialoghi più profondi ed elaborati. Non troppo sorprendente né diverso, tutto sommato, rispetto a quello che succede offline. Chiacchierate asincrone Non finisce qui. La lista di affinità e divergenze tra il corteggiamentooffline e quello online, e le caratteristiche che rendono quest’ultimo così popolare, è ancora ampia. È ancora Giuliani a darcene contezza: “La modalità di selezione e di conoscenza del partner online si basa prevalentemente sulla scrittura, quindi manca completamente di tutta laparte non verbale (quella che esploriamo, per esempio, con tatto, olfatto e udito) presente invece nel corteggiamento offline. La componente visiva è presente, ma è più bidimensionale. Non solo perché si basa unicamente sulle foto, ma perché le app di dating, almeno all’inizio, ci permettono di vedere (e di far vedere) solo quello che il partner vuole farci vedere, restringendo in qualche modo il nostro campo di valutazione. Le app di dating, infatti, danno la possibilità di costruire un’auto- rappresentazione di sé stessi, una versione potenziata di sé in cui le caratteristiche positive vengono valorizzate a discapito di quelle negative. Il sé reale lascia spazio a un sé ideale, ovvero all’immagine di come vorremmo essere”. Il vero elemento di successo di Tinder e compagni, ci spiega
la psicologa, sta nella deformazione di tempi e modalità di interazione: “Sulle app di dating la comunicazione è del tutto asincrona: mentre nella vita reale abbiamo poche frazioni di secondo per elaborare una risposta, dietro lo smartphone possiamo prenderci tutto il tempo che ci serve e pianificare accuratamente le strategie di corteggiamento”. Una questione non da poco, quella della pianificazione, che può incidere in modo determinante sul successo: uno studio condotto nel 2017 da parte dei creatori di Hinge (altra app di dating molto popolare negli Stati Uniti) ha svelato, per esempio, che attendere più o meno quattro ore prima di inviare un secondo messaggio aumenta la probabilità di ottenere una risposta dall’interlocutore. Una strategia certamente non replicabile offline. La dinamica della comunicazione asincrona e a distanza, inoltre, è particolarmente efficace anche per un altro motivo: “Le persone più timidee introverse”, spiega ancora Giuliani, “possono certamente beneficiare delle modalità di interazione tipiche delle app di dating online, perché in qualche modo vengono sgravate dall’ansia di essere immediatamente prestazionali e dal livello di frustrazione per un eventuale rifiuto”. Un due di picche ricevuto sullo schermo di un telefono, sostanzialmente, è meno ansiogeno di un rifiuto incassato vis-à-vis, perché viene a mancare la necessità imbarazzante di gestire la comunicazione non verbale. “Ma se è vero”, dice la psicologa, “che la comunicazione asincrona abbatte l’ansia dell’incertezza, contemporaneamente addormenta la capacità di leggere il comportamento non verbale dell’altro. Basti pensare che negli Stati Uniti sono nati veri e propri corsi per preparare gli utenti al primo incontro reale dopo una conoscenza online”. Basta bugie Flirtare con lo smartphone non rende soltanto possibile pianificare i tempi del corteggiamento. Diventa anche molto più semplice mentire al proprio partner, almeno nelle prime
fasi. Una dinamica più diffusa di quello che si potrebbe pensare: uno studio condotto da Catalina Toma, della University of Wisconsin-Madison, ha svelato per esempio che l’81% degli utenti mente su altezza, peso o età nei propri profili online. Le donne, in particolare, tendono ad alleggerirsi di circa quattro chili, e gli uomini ad alzarsi di un paio di centimetri. Nei casi più gravi si arriva al cosiddetto catfishing, che consiste, spiega Giuliani, nel “creare un falso profilo virtuale per instaurare relazioni con altre persone, utilizzando immagini e informazioni personali fasulle: in questi casi il passaggio a un incontro reale diventa estremamente difficile, se non proibitivo, perché si è costruita un’immagine di sé completamente scollata da quella reale”. Online come offline, insomma, le bugie hanno sempre le gambe corte. Tratto da: WIRED
Cina, sessismo negli annunci di lavoro dell’industria tech Huawei, Tencent, Alibaba e altri colossi dell’industria tech cinese sono accusati di sessismo nella fase di reclutamento che penalizza fortemente la forza lavoro femminile Il sessismo nelle fasi di assunzione del personale nelle aziende tech ha portato alla diminuzione della forza lavoro femminile in Cina. Questa la denuncia dello Human Rights Watch, che ha presentato un rapporto di 99 pagine a riguardo, che ha preso in analisi 36.000 annunci di lavoro pubblicati tra il 2013 e il 2018. Secondo quanto riporta la Bbc, i giganti della tecnologia, così come le agenzie governative, sono tacciate di aver prodotto campagne pubblicitarie di reclutamento rivolte esclusivamente a un pubblico maschile, così come di aver chiesto alle candidate di essere particolarmente “ordinate” ed “esteticamente gradevoli”. Qualcuno ha già risposto: Alibaba, colosso dell’e-commerce, già più volte accusato di sessidmo nelle campagne di assunzione, usando anche un linguaggio palese sui social media (“le bellezze di Ali” e “dee”), ha detto che condurrà più severe revisioni, mentre Tencent ha porto le sue scuse (“le pratiche evidenziate non riflettono i nostri valori“). Secondo l’indagine di Hrw, il problema sarebbe trasversale nell’ambiente tech, e riguarderebbe, oltre ad Alibaba e il proprietario di We Chat, Tencent, anche Baidu e Huawei. Come sappiamo da anni, il problema fra l’altro non è solo cinese, ma coinvolge la comunità tech di tutto il mondo. Silicon Valley in testa. Restano di in Cina, secondo l’analisi di Human Rights Watch gli annunci riflettono “visioni tradizionali e profondamente
discriminatorie”, come quella che vede le donne meno capaci dei colleghi maschi e meno impegnate, in prospettiva, nel proprio lavoro per via dell’indole naturale di curatrici della famiglia. “Il nostro trascorso non solo di assunzione, ma promozione delle donne nelle posizioni di leadership, parla da sé”, ha detto un portavoce di Alibaba alla Bbc, sottolineando che un terzo dei fondatori e dirigenti sono donne. Nonostante questo, si è impegnato in una più severa applicazione della propria policy, fornendo “pari opportunità, indipendentemente dal genere”. Secondo la Cnn, un portavoce di Baidu ha commentato: “Apprezziamo l’importante lavoro svolto dalle nostre dipendenti di donne in tutta l’organizzazione e ci rammarichiamo profondamente dei casi in cui i nostri annunci di lavoro non siano risultati allineati con i valori di Baidu”. Huawei, uno dei maggiori produttori di smartphone al mondo, ha affermato che esaminerà le accuse e lavorerà per garantire che i materiali di reclutamento siano “pienamente sensibili all’uguaglianza di genere”. Tratto da: WIRED
Come curare la pelle con ingredienti naturali Oggi andremo alla scoperta dei migliori consigli per curare la pelle con ingredienti naturali. Perché è importante sapere come curare la pelle con rimedi naturali? La nostra pelle, la parte più estesa del nostro corpo, è già messa a dura prova da vari fattori. Pensiamo all’inquinamento atmosferico. Ma anche le radiazioni solari, lo stress, il caldo o il freddo. Per non parlare del vento o il sole, elementi che possono farla soffrire in qualunque periodo dell’anno. Ricordiamoci sempre che la pelle è la nostra prima difesa. Un soldato instancabile che si rinnova costantemente mentre funge da barriera per ogni agente patogeno regolando, contemporaneamente, l’espulsione di tossine e scorie varie. Ecco perché diventa necessario trattarla nel migliore dei modi. Non solo attraverso una buona nutrizione e una normale dose di sonno, ma anche proteggendola ed idratandola, nutrendola con rimedi naturali che non alterino nessuna delle sue importantissime funzioni. I prodotti specifici per la pelle, da usare in inverno, sono quasi tutti a base di oli vegetali di erbe officinali. Di solito, hanno proprietà emollienti e lenitive importanti. Per sapere come curare la pelle con ingredienti naturali, quindi, è indispensabile individuare quei prodotti, semplici da trovare in qualsiasi erboristeria. Prodotti che si possano utilizzare per aiutare la nostra pelle a rimanere idratata e nutrita. E che, in caso di arrossamenti e irritazioni, aiutino a lenirne i fastidi. Come curare la pelle con ingredienti naturali: le 3 attività più importanti
Idratare, nutrire e lenire sono le tre parole d’ordine. Vediamo i migliori aiuti per queste tre fasi fondamentali. 1. Idratare la pelle: L’acido ialuronico è una molecola normalmente presente nel nostro corpo. E’ proprio questa sostanza che dona compattezza e freschezza nei visi dei giovani e che tende a diminuire man mano che l’età avanza. Una delle sue funzioni principali, infatti, è la stimolazione della produzione di collageni. Quest’ultimo conferisce turgore ed elasticità alla pelle. Quindi, quando la nostra pelle è secca e screpolata, è consigliabile usare creme o integratori alimentari a base di questa molecola. L’olio di jojoba per la sua particolare formula chimica è molto simile al sebo prodotto dalla pelle umana. Il sebo è una sostanza ricca di acidi grassi e colesterolo. Idrata e difende la pelle dai fattori esterni come il freddo, i batteri, lo smog. L’olio di jojoba è una manna per curare la pelle in modo naturale, grazie alle sue proprietà emollienti e idratanti. Quando questa barriera naturale viene a mancare si creano screpolature e irritazioni. Si tratta di fastidi che, oltre ad essere antiestetici e fastidiosi, possono mettere in difficoltà le difese del nostro corpo. In questi casi basta aiutarsi con un po’ d’olio di jojoba. Questo olio viene facilmente assorbito e penetra in profondità, rigenerando le zone irritate e agendo anche da prevenzione delle rughe. 2. Nutrire la pelle: Gli oli vegetali sono forse il migliore nutrimento esistente per la pelle. Ricchissimi di sostanze necessarie alla vita come vitamine (in particolare A ed E), minerali e soprattutto gli acidi grassi essenziali. Queste sostanze, unite insieme,
creano un’azione nutriente, emolliente ed elasticizzante, prevenendo così anche rughe e smagliature. L’olio di argan, il burro di karité e l’olio di germe di grano sono fondamentali per rinforzare lo strato idrolipidico della pelle che, dove viene a mancare, provoca screpolature e irritazioni. Come curare la pelle con ingredienti naturali: l’olio di argan 3. Lenire: L’oleolito di calendula è ottenuto dalla macerazione dei fiori di questa pianta in un olio vegetale, la sostanza che ne deriva possiede proprietà antinfiammatorie, antisettiche, cicatrizzanti, rinfrescanti ed emollienti così utili da venire considerata il rimedio migliore per arrossamenti, irritazioni screpolature e infiammazioni della pelle. La camomilla, grazie all’azione protettiva sulle mucose e alle buone proprietà antinfiammatorie, viene usata in molti cosmetici per lenire, decongestionare e calmare le irritazioni cutanee. Con un minimo di attenzione, dunque, possiamo aiutare la nostra pelle senza utilizzare prodotti chimici e sintetici, semplicemente affidandoci al buon senso e alle sostanze che la natura mette generosamente a nostra disposizione. Tratto da: TuttoGreen
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