Campioni europei: grandi gruppi crescono
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L’ultima voce autorevole è stata quella di Angela Merkel. “The Eco- nomist” ne sta facendo una vera e propria campagna. Il tema della creazione di “campioni europei” sta animando il dibattito economico Campioni europei: grandi gruppi crescono ECONOMIA 1 di Franco Mosconi e sta entrando nell’agenda politica non solo di Bruxelles ma dei sin- goli Stati dell’Unione. Ma che cosa significa in concreto? È corretto parlare di una politica industriale europea? “L’ Unione Europea potrà utilizzare re un “pensiero europeo” intorno ai temi le chance offerte dal mercato della competitività – hanno contribuito unico – questa è la mia ferma grandemente a porre in risalto la questione convinzione – soltanto se ci decidiamo a che ormai va sotto il nome di “Campioni creare i Campioni europei in settori […] europei”. Occorre naturalmente prestare la quali l’energia elettrica, i servizi postali, dovuta attenzione all’aggettivo, giacché il eccetera”. sostantivo potrebbe richiamare alla memo- Queste le considerazioni espresse dal ria – quasi per incanto – i “Campioni Cancelliere tedesco, signora Merkel, il 9 nazionali” del tempo che fu: e nessuno, maggio 2006 durante l’”Europa Forum” oggi, può ragionevolmente pensare che della WDR, che potrebbero poi essere questo strumento, tipico delle politiche arricchite da altre sue prese di posizione, industriali perseguite dai Paesi europei nei sempre della primavera scorsa. Di primi decenni del secondo dopoguerra, sia “Campioni europei”, infatti, la signora ancora adatto per competere nel nuovo sce- Merkel aveva già parlato in almeno due nario internazionale. altre occasioni formali, quali la Conferenza Non è, dunque, solo una questione lessica- stampa a conclusione del Consiglio europeo le. di Bruxelles (23-24 marzo) e il discorso Ma in che cosa – viene ora da domandarsi pronunciato in occasione della posa della – sono diversi i due ideal-tipi di prima pietra per il “N3” - Centro revisione “Campioni”, quelli “nazionali” degli anni motori di Arnstadt (2 maggio), ove ha ’60-’70 (e oltre), e quelli “europei” degli espressamente menzionato la joint venture anni Duemila? fra Lufthansa e Rolls-Royce quale esempio Come tutte le questioni in divenire, anche di una “cooperazione europea”. questa è oggetto di animate discussioni e Nell’insieme, queste sue dichiarazioni – i non offre, al momento, definizioni univo- benefici che il mercato unico europeo e le che e condivise. È sufficiente digitare su imprese capaci di crescere su basi continen- Google l’espressione “European Industrial tali possono apportare alla nostra prosperi- Champions” e, con un po’ di pazienza, tà e, più in generale, il bisogno di sviluppa- addentrarsi nelle primissime pagine di 66
ECONOMIA 1 documenti resi disponibili dal noto motore Commissione europea la (nuova) politica di ricerca, per rendersi conto che il dibatti- industriale è tornata a rappresentare un’a- to è quanto mai aperto sia fra gli economi- rea di policy di cruciale importanza; dopo- sti, sia fra i policy-maker. È vero, d’altro diché getteremo uno sguardo a ciò che di canto, che sotto l’incedere degli eventi si nuovo vi è nelle strategie di crescita delle vanno accumulando evidenze empiriche di imprese europee; infine un primissimo ten- non breve momento. Si pensi all’ondata di tativo di definizione, condotto per approssi- fusioni e acquisizioni (M&A) in atto da un mazioni successive, concluderà questo arti- paio d’anni a questa parte, e al ruolo di colo. primo piano che vi stanno giocando molte imprese – industriali e finanziarie – euro- L’Europa allargata e la nuova politica pee. industriale Il tempo ci appare così propizio per provare Già negli anni ’80 il compianto Alexis a presentare, in questo articolo, un primo Jacquemin – fra i più autorevoli e influenti stato dell’arte del dibattito intorno ai economisti industriali, consigliere dei pre- “Campioni europei”. Guarderemo, dappri- sidenti Delors, Santer e Prodi – stigmatiz- ma, a Bruxelles ove per iniziativa della zando il ritardo delle imprese europee nei confronti di quelle americane e giapponesi, evidenziava – citiamo testualmente da La _La Merkel durante la posa della prima pietra di un nuo- nuova economia industriale (Il Mulino, vo centro Lufthansa-Rolls Royce. Con lei l’ad della RR, 1989) – “la necessità di formulare una poli- Cheffins, il ministro dei Trasporti Tiefensee, l’ad della tica industriale europea concertata che per- Lufthansa Mayrhiber e il premier della Turingia, Althaus metta di superare le strategie settoriali Grazia Neri_AFP
CAMPIONI EUROPEI: GRANDI GRUPPI CRESCONO lungo le linee nazionali, di ridurre le bar- nelle TLC mobili rischia molto in una riere esistenti tra le grandi imprese nazio- nuova battaglia di standard”); nali e di sviluppare un ampio mercato ■ la cosiddetta economia dell’idrogeno interno europeo per le applicazioni indu- (“come mezzo di accumulo e di trasferi- striali”. mento alternativo di energia”); Ripercorrere, seppur brevemente, gli acca- ■ l’industria della difesa (“ancora fram- dimenti su scala europea dallo scritto di mentata nell’assenza di volontà di costruire Jacquemin in avanti ci porterebbe assai un sistema di difesa europeo davvero inte- lontano (ne abbiamo già dato conto su east, grato”); n. 4, maggio 2005). In questa sede basti ■ il nostro aerospazio (“ancora incerto tra ricordare che, in rapida successione, fra la le applicazioni civili e quelle per la sicurez- fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni za”). Duemila, l’Europa unita ha saputo realizza- re tre grandi storie di successo: il completa- Le Comunicazioni sulla politica industriale, mento del mercato interno con le “quattro nel breve volgere di pochi anni (2002- libertà di circolazione” (beni, servizi, perso- 2005), diventeranno ben quattro: questo ne e capitali); l’avvio dell’Unione moneta- semplicemente per dire che l’insieme di ria e il lancio dell’euro; i successivi “allar- documenti teoricamente al nostro è davve- gamenti” dell’Unione europea (UE) sino a ro ragguardevole e può condurci in molte quello storico verso i Paesi dell’Europa direzioni. Per restare ancorati al nostro centro-orientale, che giusto il 1° gennaio tema va detto che altri settori emergeran- scorso ha visto l’ingresso di Bulgaria e no, passo dopo passo, dai nuovi documenti Romania. comunitari sulla politica industriale (e din- A ciascuna success story ha corrisposto un torni) degli ultimi quattro-cinque anni. obiettivo, un metodo di lavoro, un numero Così come, in verità, altri settori guadagne- variabile di protagonisti, una priorità (o un ranno spontaneamente le luci della ribalta insieme di priorità). sotto la spinta dell’ondata di fusioni e Non deve destare meraviglia, pertanto, il acquisizioni che sta attraversando l’Europa fatto che occorrerà attendere la fine del (e lo vedremo nel prosieguo dell’articolo). 2002 per ritrovare i temi dell’industria Quello che va precisato è che nulla, di que- manifatturiera e della politica industriale in sto nuovo approccio, intende riesumare la alto nell’agenda politica dell’UE. Siamo stagione dei “piani di settore”, spesso d’in- negli anni della Strategia di Lisbona, che fausta memoria. Come si può vedere dalla pur con tutti i suoi limiti ha significato figura qui sotto pubblicata, tratta dalla porre l’accento sulla modernizzazione del- Comunicazione della Commissione Barroso l’economia e della società europee. E siamo dell’ottobre 2005, ciò che si sta mettendo a negli anni in cui matura il “Rapporto punto è un approccio “integrato”, che Sapir”, il cui titolo per esteso – An Agenda “include nuove iniziative orizzontali così for a Growing Europe (Bruxelles, luglio come iniziative tailor-made per specifici 2003) – è di per sé un programma di lavoro. Nel dicembre 2002, dicevamo, la Commissione di Bruxelles per iniziativa dell’allora Commissario alle Imprese, il 1. LA NUOVA POLITICA INDUSTRIALE “INTEGRATA” finlandese Liikanen, presentava – dopo oltre un decennio di silenzio sull’argomen- Iniziative intersettoriali (cross-sectoral) to – la Comunicazione dal titolo: La politi- 1. Diritti di proprietà intellettuale e contraffazione (2006) ca industriale in un’Europa allargata. Era 2. Gruppo ad Alto Livello sulla competitività, l’energia e l’ambiente poi l’allora Presidente Prodi che, nel pre- (fine 2005) sentare questa Comunicazione nel gennaio 3. Aspetti esterni della competitività e accesso ai mercati (primavera 2006) 2003, parlava espressamente di “Campioni 4. Nuovo programma di semplificazione legislativa (ottobre 2005) europei” e dei settori nei quali promuover- 5. Migliorare le competenze settoriali(2006) ne la creazione: 6. Gestire le trasformazioni strutturali nell’industria manifatturiera (fine 2005) ■ le biotecnologie e le scienze della vita; 7. Impostazione europea integrata della ricerca e innovazione industriale(2005) ■ il settore dell’informazione e della comunicazione (“dove la nostra leadership Fonte: COMMISSIONE EUROPEA, Attuare il programma comunitario di Lisbona [COM(2005)474]. 68
ECONOMIA 1 settori produttivi”. Fig. 1 superare le strategie settoriali lungo le linee La regola generale è pertanto quella di un nazionali”. Le numerose applicazioni setto- approccio orizzontale alla politica industriale, riali che ricorrono nella nuova politica indu- ma con declinazioni verticali: a più riprese, si striale dell’UE, per il tramite vuoi delle sottolinea come la politica industriale cosiddette “piattaforme tecnologiche”, vuoi dell’UE segua un’impostazione orizzontale, di altre iniziative ad hoc, appaiono come mirando a garantire condizioni quadro favo- segnali che vanno in questa direzione. revoli alla competitività industriale: “I suoi Beninteso, non tutti i settori industriali strumenti, che sono quelli della politica delle devono necessariamente veder sorgere i imprese, si propongono di fornire le condi- nuovi campioni. Ve ne sono moltissimi, per zioni quadro entro le quali imprenditori e esempio, ove la “media” dimensione d’im- imprese possono assumere iniziative, sfrut- presa dà origine a brillanti performance, tare idee e cogliere occasioni”. Nel contempo soprattutto in termini di dinamica di crescita tuttavia – l’argomentazione prosegue – essa del valore aggiunto, dell’occupazione e delle è una politica che deve tener conto delle spe- esportazioni. Il riferimento, per l’Italia, è al cifiche esigenze e caratteristiche dei singoli vivaio delle quasi 4.000 “medie imprese settori, e deve quindi essere applicata in industriali” indagate da Mediobanca- modo diverso: “La politica industriale associa Unioncamere, che realizzano i due-terzi del necessariamente una base orizzontale a loro fatturato nei settori tipici del made in un’applicazione settoriale”. Italy. Ma è altrettanto vero che vi sono dei Dovendo sintetizzare, possiamo dire che la settori che rappresentano, per così dire, il dimensione orizzontale implica numerosi e terreno d’elezione dei “campioni europei”, multiformi legami con le altre politiche della come appare dalle elencazioni stesse della Comunità: l’elenco è davvero lunghissimo e, Commissione europea. Ebbene, tentandone ricorrendo a più riprese in tutt’e quattro le una generalizzazione i candidati naturali Comunicazioni, corre il rischio di apparire appaiono quei settori: frammentario. Nondimeno, quelli che in una (i) ove più intenso è lo sforzo in ricerca e occasione vengono chiamati i “fattori tra- sviluppo(R&S): dove, pertanto, la dispersione sversali”, in un’altra le “sinergie (da ottimiz- degli sforzi di ricerca in tanti rivoli quanti zare) tra le varie politiche”, emergono con sono gli Stati membri corre il rischio di non sufficiente nettezza, e due di loro meritano far raggiungere a nessuna impresa nazionale una menzione particolare: “mettere la cono- la massa critica necessaria per generare scenza al servizio delle imprese” e “miglio- invenzioni e innovazioni; rare il funzionamento dei mercati”. Le appli- (ii) ove rilevanti sono le economie di scala di cazioni verticali, dal canto loro, si ricollegano varia natura: dove, quindi, la mancata nascita all’ipotesi dei “Campioni europei”; ossia, per di imprese europee impedisce di godere pie- riprendere l’intuizione di Jacquemin prima namente dei vantaggi del mercato interno, ricordata, all’ipotesi di “una politica indu- per di più allargato verso l’Europa centro- striale europea concertata che permetta di orientale com’è quello dei nostri giorni. Crediamo che una controprova di quest’im- postazione la si possa rintracciare in ulteriori riflessioni che sono venute sviluppandosi sia a livello comunitario sia a livello di singoli Stati membri. Per il primo il riferimento va, Iniziative di settore (sector-specific) fra gli altri, al “Rapporto Aho” (Creare 1. Forum farmaceutico (primo meeting nel 2006) un’Europa innovativa, 2006), che nell’ambito 2. Revisione intermedia della strategia per le scienze della vita e le biotecnologie della creazione di un “mercato favorevole (2006-2007) all’innovazione” propone, fra le altre cose, 3. Nuovi Gruppi ad Alto Livello sull’industria chimica e l’industria della difesa (2007) “azioni strategiche di ampia scala” in ambiti 4. Programma spaziale europeo quali – citiamo testualmente – “e-Health, 5. Taskforce sulla competitività nelle TIC (2005/2006) settore farmaceutico, energia, ambiente, tra- 6. Dialogo sulle politiche per l’ingegneria meccanica (2005/2006) sporti e logistica, sicurezza e contenuto digi- 7. Vari studi sulla competitività, fra i quali i settori delle TIC, dell’alimentazione, tale”. Ciò al fine – l’argomentazione prose- della moda e del design gue – di ripetere due successi del recente passato, rispettivamente nelle Tlc e nell’ae- 69
CAMPIONI EUROPEI: GRANDI GRUPPI CRESCONO ronautica, quali “Gsm e Airbus”. Ma veden- Exchange (NYSE) e, dall’altro, all’”alleanza do le cose dal nostro angolo visuale, potrem- strategica” di cui stanno discutendo lo stesso mo aggiungere la joint venture italo-france- NYSE e la Borsa di Tokyo; il tutto con la se STMicroelectronics, guidata per lunghi Deutsche Börse e la Borsa Italiana che sono, anni da Pasquale Pistorio e fra i leader mon- al momento in posizione di attesa. E pensia- diali nei semiconduttori. Siamo così entrati mo, restando in un’ottica transatlantica, al nel secondo livello (Stati membri), e per fatto che il Nasdaq, con quasi il 30% delle limitarci ai due casi della Francia e dell’Italia azioni è il primo azionista della Borsa di il pensiero corre anzitutto al “Rapporto Londra, la City, e ha lanciato su di essa Beffa” – Pour une nouvelle politique indu- un’Opa ostile tuttora in svolgimento. strielle (gennaio 2005) – voluto dal Dai settori (visti, lo ripetiamo, come terreno Presidente Chirac; in secondo luogo al dise- d’elezione per la nascita di «Campioni euro- gno di legge Interventi per l’innovazione pei») alle imprese (o ai gruppi) il passo è industriale, corredato dal documento breve, ed è a queste che ora volgiamo la Industria 2015, DDL che è stato di recente nostra attenzione. approvato dal governo italiano su proposta del ministro Bersani (settembre 2006). “Addio campi nazionali” Al pari dell’impostazione comunitaria, anche Farewell National Champions è il titolo le esperienze nazionali che si stanno metten- di un interessante saggio scritto da Nicolas do a punto in questi anni (abbiamo appena Veron (2006) per Bruegel, il think-tank di accennato a quella francese e a quella italia- Bruxelles presieduto da Mario Monti e na, mentre giusto in apertura ricordavamo le diretto da Jean Pisani-Ferry. La sua conclu- dichiarazioni della signora Merkel) pongono sione principale, ossia quello che l’autore in risalto le possibilità di intervento e di chiama «il trend verso l’europeizzazione cooperazione in alcuni specifici settori: delle più grandi imprese europee», è basato l’Information Technology, certo, ma anche le su un dettagliato studio delle Top 100 biotecnologie e le scienze della vita; l’energia d’Europa, poste poi a confronto con le Top e i trasporti; l’ambiente e la salute, eccetera. 100 degli Stati Uniti. Vi è poi un settore come quello dei servizi Alla fine del 2005 – annota Veron – “il loro finanziari, che costituisce di fatto una sorta mercato domestico è sempre più l’Europa nel di prerequisito alla nascita dei”Campioni suo insieme piuttosto che un particolare europei”. Sotto questo profilo, ci sembra di Paese al suo interno”. E ancora: poter dire che l’Italia abbia guadagnato una “Collocandosi al 65%, la quota di vendite in buona posizione di partenza. Difatti, all’Opa Europa sui loro ricavi totali è quasi identica, del Banco Santander sulla britannica Abbey in media, alla quota dei ricavi che le Top 100 National (2004) ha fatto seguito, dapprima, americane realizzano negli Usa. La quota la grande aggregazione UniCredit-HVB della loro base nazionale (o, per i Paesi più (2005), che ha dato vita a un Gruppo pan- piccoli, regionale) sta rapidamente declinan- europeo operante in Italia, Germania, do e, sempre nel 2005, è pari al 36,9% dei Austria e nei Paesi della Central Eastern ricavi globali contro il 50,2% del 1997”. Europe; dopodiché è stata la volta della Sempre seguendo lo studio di Bruegel, sono fusione fra Banca Intesa e San Paolo IMI solo 7 le imprese italiane comprese nel nove- (2006), che ha creato un’altra delle prime ro delle Top 100, contro le 26 del Regno dieci banche di Eurolandia, anche se meno Unito (più Irlanda), le 18 della Francia, le 14 proiettata sui mercati europei rispetto al della Germania, le 11 del Benelux, le 9 sia Gruppo di piazza Cordusio. dei Paesi nordici che della Svizzera. Sempre a proposito del sistema finanziario, Chiudono questa speciale Champions’ non vanno poi dimenticate le strategie League, Spagna e Portogallo con 6, mentre attualmente in atto fra le più importanti nessuna impresa proviene dall’ultima zona Borse valori europee ed americane. utilizzata nello studio, l’Europa centrale e Pensiamo, da un lato, alla fusione fra il cir- meridionale. Fig. 2 cuito Euronext (che dal 2000 raggruppa le La relativa debolezza dell’Italia, nel novero piazze di Parigi, Amsterdam e Bruxelles, poi dei Paesi più industrializzati del mondo, allargatosi nel 2002 al Liffe di Londra e alla emerge altresì dall’indagine R&S su oltre Borsa di Lisbona) e il New York Stock 250 multinazionali nella triade Europa, 70
ECONOMIA 1 2. “TOP 100 D’EUROPA”: PRESENZA ITALIANA E TEDESCA (2005) Posizione Imprese–Gruppi nella classifica generale ITALIA 11 ENI 21 UniCredit 40 Telecom Italia 43 Enel 53 Generali 57 Banca Intesa 84 San Paolo IMI GERMANIA 22 Siemens 23 E.ON 26 Deutsche Telecom 29 SAP 30 Allianz 38 Deutsche Bank 47 DaimlerChrysler 53 RWE 55 BASF 68 Deutsche Post 71 Bayer Grazia Neri_AFP 72 Munich Re 76 BMW 98 Volkswagen Fonte: Estratto da N. Veron, Bruegel Policy Brief, 2006/04, June 2006 _Il settore finanziario costituisce una sorta di pre-requisi- stabilito il “quartier generale”). Questa to alla creazione di “campioni europei”. Il gruppo Uni- evoluzione – è il commento di Veron – Credit è presente in 20 Paesi. Sopra, Alessandro Profu- “sottolinea il significativo impatto delle mo e Dieter Rampl, rispettivamente ad e presidente politiche di apertura del mercato condotte in Europa”, e al riguardo l’autore non manca di ricordare come nel settore banca- Nord America e Giappone. Fulvio Coltorti, rio queste siano intervenute soltanto a un commentando questi risultati, pone in evi- grado più limitato. Apprendiamo altresì che denza “uno stato di declino della grande il completamento del mercato interno ha impresa italiana nei settori dell’industria manifestato i suoi effetti su altri settori, pesante e tecnologicamente complessa; al quali i beni di consumo, la distribuzione contrario, le multinazionali “contano” (e commerciale e la logistica. Infine, per alcuni molto) in Germania, Regno Unito, Olanda, settori che producono beni di consumo e/o Svizzera e Finlandia (Le multinazionali industriali tecnologicamente avanzati (su europee e italiane, in “economia italiana”, tutti la farmaceutica e la chimica), Veron fa N.1/2006)Rinviando allo studio in parola notare come il mercato – per le stesse Top per ogni approfondimento 100 europee – sia di fatto mondiale, nel (www.bruegel.org), può essere utile in senso che la maggioranza dei ricavi vengono breve richiamo all’analisi settoriale. Nelle conseguiti non già in Europa (quartier gene- Top 100 europee, telecomunicazioni e utili- rale più resto d’Europa), bensì nel “resto del ties hanno visto aumentare, nell’arco tem- mondo”. porale coperto dallo studio (1997-2005), la Il trend verso l’europeizzazione delle più quota di ricavi derivanti dal “resto grandi imprese d’Europa è destinato a prose- d’Europa” (rispetto al Paese europeo ove è guire? La domanda è di quelle, come dire?, 71
CAMPIONI EUROPEI: GRANDI GRUPPI CRESCONO “aperte” per definizione. Gli eventi infatti si 4.000 miliardi di dollari. Ancora una volta, stanno svolgendo sotto i nostri occhi ed è come già alla fine del primo trimestre difficile conoscere in anticipo il punto d’arri- 2006, viene sottolineato il protagonismo vo. Certo è che l’attuale ondata di M&A, dell’Europa: ammonta a circa 1.600 miliar- menzionata in apertura, vede l’Europa come di di dollari – il massimo mai raggiunto – vera protagonista. il valore combinato dei “target europei”, Nel corso del 2006 l’”Economist” (www.eco- cifra che è lievemente superiore al valore nomist.com) ha seguito, potremmo dire delle operazioni di M&A che hanno avuto passo dopo passo, questa ondata. Alla fine come obiettivi imprese americane. Gran del primo trimestre, per esempio, scriveva Bretagna, Spagna, Francia, Germania e come gli acquisti di imprese europee Italia – solo per menzionare i prime cinque ammontassero a 418 miliardi di dollari, più Paesi – si sono distinti, sebbene in propor- del doppio rispetto allo stesso periodo del zioni diverse, sia per numero di deal (si va 2005 (contro i 331 miliardi in America, più dai quasi 2.500 in Gran Bretagna ai circa 5% rispetto all’anno prima). Sempre il set- 600 in Italia) sia per il loro controvalore timanale londinese annotava come si trat- (con oltre 300 miliardi di dollari è sempre tasse di operazioni molto centrate sul core la Gran Bretagna ad apportare il maggior business delle imprese coinvolte nelle varie contributo all’ottima performance operazioni, che quindi le utilizzavano per dell’Europa, ma anche tutti gli altri grandi realizzare una strategia di “integrazione Paesi si collocano fra i 100 e 200 miliardi orizzontale” (le utilities e l’energia, ma di operazioni di M&A). Fig. 3,4,5 anche le telecomunicazioni e la difesa, erano Il grafico qui di seguito pubblicato (Il sor- fra i settori espressamente citati). passo, ndr) dà conto in estrema sintesi del- Senza voler ripercorrere tutti i momenti l’avvio di quest’ondata, che sta ridisegnan- cruciali, giungiamo alla fine del 2006 e do l’oligopolio europeo in un gran numero l’”Economist” ci offre l’istantanea di quel- di settori industriali e dei servizi. lo che è successo in un anno che ha battu- È un’ondata, inoltre, che per essere collo- to ogni sorta di record nell’attività di cata nella giusta prospettiva dell’Europa M&A: il valore delle operazioni annuncia- «allargata» va letta insieme al trend che te ha raggiunto nell’anno la vetta dei sta interessando, da alcuni anni a questa 3. IL SORPASSO (FUSIONI E AQUISIZIONI; VALORE DELLE OPERAZIONI 4. INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI PER AREA; PRIMO TRIMESTRE; DATI IN MILIARDI DI DOLLARI FLUSSI MONDIALI IN ENTRATA DI FDI, TRILIONI DI $ 500 Europa 1,75 Stati Uniti 2,9 400 1,50 1,25 2,0 1,9 300 2,1 1,00 Numero di operazioni, ’000 200 2,4 0,75 2,5 2,4 2,7 0,50 100 1,8 1,6 0,25 0 0 2002 2003 2004 2005 2006 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 Fonte: Dealogic Fonte: UNCTAD 72
ECONOMIA 1 parte, gli investimenti diretti esteri (FDI). striale di paesi come Repubblica Ceca, Anche a quest’ultimo riguardo – come si Ungheria, Polonia, Slovacchia, Bulgaria, può vedere dai due grafici seguenti Romania, Croazia e Turchia (questi sono (Investimenti diretti esteri e Nuovi oriz- gli otto Paesi esaminati dallo studio in zonti, ndr)tratti sempre dal settimanale parola) siano già oggi – e sempre più nel londinese – emerge il ruolo assai impor- prossimo futuro – i settori a medio-alto tante giocato dall’economia europea, che contenuto tecnologico, rappresenta anche primeggia oggi nettamente nella graduato- il frutto della crescente e ormai più che ria dei flussi in entrata di FDI. Uno sguar- decennale integrazione economica con la do, poi, alla progressione di questi investi- parte occidentale dell’Europa, il nucleo menti verso i Paesi della New Europe sug- storico dell’UE. gerisce l’idea che la riorganizzazione delle Senza sottacere le fondamentali implica- imprese, manifatturiere e di servizi, su zioni storiche e culturali dell’allargamento base pan-europea (o continentale) è certa- a Est, esso va considerato prima di tutto – mente in atto da alcuni, essa ha tratto – e e confinando la nostra attenzione al domi- trae – giovamento dall’allargamento nio dell’economia – una ulteriore estensio- dell’UE verso l’Europa dell’Est. ne del mercato unico europeo. Le dinami- Il fatto che, per un insieme significativo di che di crescita delle imprese e le trasfor- questi Paesi della nuova Europa, le pro- mazioni strutturali dell’economia (e della spettive siano giudicate molto buone manifattura, in primis) sembrano confer- soprattutto per i settori medium-high tech mare la bontà della scelta, anche se la stra- può essere visto come un’ulteriore contro- da da percorrere è ancora lunga. prova della profondità dei cambiamenti strutturali intervenuti. L’indicazione Un tentativo di definizione emerge con nettezza dai risultati dell’ulti- Nelle pagine che precedono abbiamo ma edizione delle Sectoral Analyses provato a raccontare due storie “europee”: (Outlook 2007-2008), condotte dal “New la prima ha a che fare col nuovo approccio Europe Research Network” del Gruppo di politica industriale che è venuto emer- UniCredit (Vienna, gennaio 2007). Che le gendo nella prima metà di questo decennio nuove aree della specializzazione indu- a livello comunitario dopo gli anni del 5. NUOVI ORIZZONTI (INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI, IN MILIARDI DI DOLLARI) FLUSSI IN ENTRATA DI FDI, MILIARDI DI $, 2005 500 25 Europa centrale 99,2 Variazioni % dal 2004 Europa sud-orientale 400 20 300 15 200 27,4 10 7,5 100 3,1 5 78,3 0 0 Europa Asia Nord America Africa 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002* 2003** America Latina Fonte: BERS, Deutsche Bank *stima **previsione 73
CAMPIONI EUROPEI: GRANDI GRUPPI CRESCONO mercato interno, della moneta unica, degli meno recente: questi campioni non sono e allargamenti dell’UE (in specie, quello non possono essere la riproposizione, sotto verso Est); la seconda riguarda invece le mentite spoglie, dei “Campioni nazionali” strategie di crescita delle grandi imprese di qualche decennio fa. Allora c’era un europee e la loro partecipazione all’ondata Principe, più o meno illuminato, che poteva di M&A in atto in questi anni. disporre di risorse (imprese e asset in Sono due storie destinate necessariamente genere) eminentemente nazionali nel chiu- a intrecciarsi? O che, al contrario, conti- so dei confini domestici. Oggi, soprattutto nueranno a vivere due vite parallele? sotto la spinta del processo di integrazione La speranza, crediamo, è che la prima storia europea, le imprese (largamente di proprie- (ossia, le politiche europee per la competi- tà privata) operano su mercati globali e tività delle imprese) sia funzionale alla liberalizzati, ove il ruolo delle Borse nel- seconda (la crescita, per via interna e/o l’allocazione delle risorse è molto cresciuto. esterna che sia, di imprese autenticamente Insomma, ogni singola impresa per quanto europee). grande sia, può solo concorrere alla crea- In conclusione, non possiamo sapere, oggi, zione di “Campioni europei” (e può farlo, se ci sarà una definizione formale che, i come più sopra ricordavamo, solo seguendo dizionari di domani, daranno dell’espres- le regole del mercato). Estendendo la rifles- sione “campioni europei”. Sappiamo però sione al sistema-Paese, potremmo dire che cosa nella sostanza essa già significa, e ognuno di questi deve farlo in posizioni di prefigurare un qualcosa che suoni così non leadership nei settori in cui si concentrano appare, forse, troppo lontano dalla realtà: i pezzi pregiati della sua industria e del suo Quelle grandi imprese che hanno saputo terziario, concorrendo invece come partner fare in conti col mercato unico europeo, per in altri casi. A ben vedere, abbiamo aggiun- di più allargato ai Paesi dell’Europa centro- to una terza (e ultima) parte alla nostra orientale. ipotetica possibile definizione (alla fine, in Le “4 libertà” di circolazione (beni, servizi, verità, scopriremo che è l’ultima solo per il persone e capitali), che danno sostanza al momento). mercato unico, la moneta comune (l’euro) e Gli esempi, reali e potenziali, non mancano lo storico allargamento verso Est (un mer- nell’Europa dei nostri giorni; in verità, non cato unico più grande) hanno infatti muta- mancano sia in un senso che nell’altro. to in profondità la fisionomia dell’econo- Agli esempi citati nel corso di questo lavo- mia europea nel corso degli ultimi dieci- ro per evocare settori (industriali e di ser- quindici anni. Il triplice processo non può vizi) e imprese che possono ben rappresen- dirsi ancora compiuto, e basti pensare ai tare l’idea stessa dei “Campioni europei” in passi da compiere in tema di completamen- divenire, ne vanno infatti aggiunti altri che to del mercato unico nei servizi, che valgo- danno conto delle difficoltà incontrate no il 70% del Pil dell’UE. Ma le conse- lungo la strada dell’attuazione concreta di guenze si stanno già facendo sentire sui quest’idea. Valgano per tutti gli esempi di protagonisti primi dello sviluppo economi- E.ON-Endesa-Gas Natural, Enel-Suez-Gas co: le imprese. Quello che per semplicità de France, Autostrade-Abertis (ma l’elenco possiamo definire il “nuovo campo da potrebbe proseguire), casi che sono stati gioco” dell’economia europea offre così alle oggetto di contenzioso fra le autorità di imprese la grande opportunità di riorganiz- governo nazionali e la Commissione euro- zare la propria attività su scala autentica- pea, che è il “Guardiano dei Trattati”. mente paneuropea, o continentale, che dir Nel tirare le fila di questa nostra riflessio- si voglia. ne, possiamo cominciare col mettere assie- Riandando dunque col pensiero alla possi- me le singole parti (tre) della possibile bile definizione di “campioni europei” definizione di “campioni europei”, che potremmo aggiungere una seconda parte forse – un domani – troveremo nei dizio- che suona così: E si tratta di grandi imprese nari di economia, e che – qui e ora – abbia- frutto di fusioni cross-border (transfronta- mo provato a tratteggiare al paragrafo I (si liere) che passano il vaglio del mercato. ricorderanno i corsivi): quelle grandi Questo metodo ci aiuta, crediamo, a opera- imprese che hanno saputo fare i conti col re una netta distinzione col passato, più o mercato unico europeo, per di più allargato 74
ECONOMIA 1 Grazia Neri_AFP _Il presidente del gruppo italiano Autostrade, Gian Maria centri di eccellenza e formazione del capi- Gros Pietro, con Isidre Faine del gruppo spagnolo Abertis tale umano. Senza una politica autentica- durante la conferenza stampa del 24 aprile 2006 che ha mente europea su questi versanti è difficile annunciato la fusione dei due gruppi creare le condizioni per la nascita, sul mer- cato, di nuovi “Campioni europei”. ai Paesi dell’Europa centro-orientale. E si Se è vero, come giustamente argomentano tratta di grandi imprese frutto di fusioni i francesi, che la politica industriale nella “cross-border” (transfrontaliere) che passa- tradizione europea è la risultante di un no il vaglio del mercato. Seguendo questa “triangolo” formato dalla “competition vena, aggiungevamo poi una terza parte policy”, dalla “politica commerciale” e dalla riferita alle singole imprese partecipanti “politica tecnologica”, si tratta – come alla nuova e più grande società, che, a ben abbiamo già avuto modo di scrivere – di vedere, si estendeva al sistema-Paese nel rafforzare il terzo lato, senza nel contempo suo complesso: esso, per quanto grande sia, indebolire i prime due. Ne usciranno accre- può solo concorrere alla creazione di “cam- sciute le possibilità di veder nascere, cre- pioni europei”: ma deve farlo in posizioni scere e svilupparsi i “Campioni europei” di leadership nei settori in cui si concentra- sul nuovo “campo da gioco” europeo. La no i pezzi pregiati della sua industria e del sfida è di particolare rilievo per l’Italia, che suo terziario. La sfida è di particolare rilie- non può assolutamente permettersi il lusso vo per l’Italia, che non può assolutamente di restare ai margini del gigantesco rime- permettersi il lusso di restare ai margini scolamento di carte in atto nell’oligopolio del gigantesco rimescolamento di carte in europeo e oltre. atto nell’oligopolio europeo e oltre. Il finale lieto può realmente essere quello A ben vedere, lungo tutto il corso della dell’intreccio fra le due storie, che qui trattazione abbiamo aggiunto un quarto abbiamo cercato di raccontare. L’altro fina- fondamentale elemento: l’enfasi, infatti, è le, di segno opposto, è quello di un perdu- caduta sulla politica che, per semplicità, rante nazionalismo economico o, quanto- chiamiamo “tecnologica”, ma che più in meno, di una insufficiente lungimiranza profondità significa ricerca, innovazione, delle nuove élite europee. 75
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