TROPEA, LA BELLA Speciale - IL PIÚ AUTOREVOLE QUOTIDIANO WEB-DIGITALE DEI CALABRESI NEL MONDO

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TROPEA, LA BELLA Speciale - IL PIÚ AUTOREVOLE QUOTIDIANO WEB-DIGITALE DEI CALABRESI NEL MONDO
GLI SPECIALI DI CALABRIA.LIVE - N. 8/2021                                                                                                                      Speciale

                                                                          IL PIÚ AUTOREVOLE QUOTIDIANO WEB-DIGITALE DEI CALABRESI NEL MONDO
SUPPLEMENTO MONOGRAFICO AL QUOTIDIANO DEL 16/4/2021 | Testata giornalistica quotidiana registrata al Roc al n. 33726 - ISSN 2611-8963 - Reg. Trib. Cz 4/2016 vai sul sito: www.calabria.live

                                                                            TROPEA, LA BELLA
TROPEA, LA BELLA Speciale - IL PIÚ AUTOREVOLE QUOTIDIANO WEB-DIGITALE DEI CALABRESI NEL MONDO
supplemento speciale — LA BELLA TROPEA
www.calabria.live • Il quotidiano dei calabresi nel mondo

T
                                                                                            www.calabria.live

       ropea era bella a tutte
       le ore. Quando il sole
       le cadeva addosso in
       picchiata o quando le
stava di fronte e la tingeva di
giallo e di oro. Ad interessare
il forestiero era la sua vicen-
da storica, artistica e ambien-
tale. Il quotidiano incanto di
un flusso solare che frantuma
i raggi sulle sue rocce, gli sco-
gli, i faraglioni. Un incontro
che non conosce stasi. Se una
giovane con le guance rosse

                                          Tropea la bella
c’era, era lei. Pronta a pro-
gettare sogni e inventare spe-
ranze. Limpida e trasparente
come un’ammiraglia sopra

                                            Ricchezza
il mare. Con la sua doviziosa
ricchezza di colori tra le por-
te di pietra, e i suoi balconi.
Tutta intera, prona e supina,

                                          della Calabria
distesa lungo i bordi del ma-
re, sporgente con risoluta av-
venenza in mezzo ai golfi di
Sant’Eufemia e Gioia Tauro.
Una rupe di arenarie super-
                                                              di GIUSY STAROPOLI CALAFATI
bie che strapiombava a Nord,
Sud e Ovest, sopra un lembo
di spiaggia bianca a cui erano
congiunti due frammenti in-
sulari: lo scoglio di San Leo-
nardo, e poi il grande scoglio.
Quello che Giffone chiamava
Isola. L’isola di Santa Maria.
Un grosso arenario ricco di
piccolissimi fossili e dotato di
movenze scenografiche parti-
colari, dalla cui cima, si osser-
vano la purezza dei colori del
mare, si incontra la terra e si
gode del chiarore del cielo ¢

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                                                                                                        ome non innamorarsi a pri-
                                                                                                        ma vista di Tropea? È una
                                                                                                        seduzione per l’occhio, un
                                                                                                        sussulto per la mente. Il suo
                                                                                                 borgo che sembra un set cinemato-
                                                                                                 grafico per quanto è pulito, bello,
                                                                                                 suggestivo; il suo mare, i suoi din-
                                                                                                 torni, sono un dono della natura
                                                                                                 che incanta l’ospite-visitatore e lo
                                                                                                 fa sentire protagonista in un’atmo-
                                                                                                 sfera straordinariamente magica.
                                                                                                 Difficile resistere al suo fascino e
                                                                                                 non è un mistero che chi vi si re-
                                                                                                 ca la prima volta venga pervaso da
                                                                                                 una straordinaria sensazione di
                                                                                                 serenità, in un’aura che sa di mito
                                                                                                 e, insieme, di malìa che avvince an-
                                                                                                 che lo spettatore più distratto, tra-
                                                                                                 scinandolo nella sua incomparabile
                                                                                                 bellezza.
                                                                                                 Quando dici Tropea a uno stranie-
                                                                                                 ro, il più delle volte scopri che gli
                                                                                                 brillano gli occhi: o perché la cono-
                                                                                                 sce già per esserci stato o perché ne
                                                                                                 ha sentito parlare e vorrebbe sco-
                                                                                                 prirla, andarci, farsi suggestionare
                                                                                                 dal vivo dalla roccia che circonda
                                                                                                 Santa Maria dell’Isola o dagli ango-

 TROPEA
                                                     COURTESY PHOTO ENZO SCORDO / COSIMALI.COM
                                                                                                 li incantati del borgo.
                                                                                                 Basta la balconata che s’affaccia sul
                                                                                                 Tirreno e, soprattutto, sul Santua-
                                                                                                 rio in capo allo scoglio di arenaria,
                                                                                                 a riempire di sensazioni uniche il
                                                                                                 visitatore che avverte la magia del
                                                                                                 luogo e se ne sente ammaliato, fi-
                                                                                                 no a immaginare di diventare, an-

 Il mito, la storia
                                                                                                 che solo per un istante, il padrone
                                                                                                 assoluto di tanta bellezza. Fascino
                                                                                                 e bellezza che, comunque, nessuno
                                                                                                 può fare a meno di condividere, nel
                                                                                                 momento stesso in cui, soprattutto

 Un fascino unico
                                                                                                 la prima volta, se ne appropria.
                                                                                                 Non è suggestione, ma un senti-
                                                                                                 mento di difficile spiegazione: c’è il
                                                                                                 senso di qualcosa che ti rende par-
                                                                                                 tecipe di tanta incantevole natura,

   e inimitabile
                                                                                                 generosa oltre ogni limite, e ti fa
                                                                                                 apprezzare la sua gente, il borgo, i
                                                                                                 suoi scorci inimitabili. Per questo è
                                                                                                 amore a prima vista.
                                                                                                 Il riconoscimento di Borgo dei
                                                                                                 borghi, arrivato da una prestigio-
                                                                                                 sa trasmisisone televisiva di Rai 3
                              di SANTO STRATI                                                    (Alle falde del Kilimangiaro) è un
                                                                                                                                  >>>

                                                            •3•
                                                                                                                                           ¢
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                                  segue dalla pagina precedente   • Il mito, la storia

                                    ulteriore, meritato, tributo alla sua
                                    millenaria storia, ma soprattutto
                                    rappresenta un punto di partenza
                                    per ripensare l’idea di intendere il
                                    turismo in Calabria.
                                    Non servono a Tropea tantissimi
                                    turisti, tutti concentrati tra luglio
                                    e agosto che non si riesce a gesti-
                                    re , ma servono “ospiti” che siano
                                    messi in grado di apprezzare - tut-
                                    to l’anno – le opportunità di vi-
                                    ta piacevole nel borgo. Il turismo
                                    culturale, religioso, è da preferire
                                    a quello del mare che dura appena
                                    due-tre mesi: serve offrire attrazio-
                                    ni e servizi in grado di soddisfare la               la vacanza intesa come tale. Turista   anche nelle tante altre meraviglio-
                                    domanda di cultura e conoscenza                      quindi come visitatore e soprattut-    se realtà che la Calabria possiede
                                    senza rinunciare alle comodità del-                  to “ospite”. Non solo a Tropea, ma     ed è in grado di capitalizzare per
                                                                                                                                favorire un’affluenza turistica che
                                                                                                                                duri tutto l’anno. Tropea, natural-
                                                                                                                                mente, con i suoi seimila abitanti,
                                                                                                                                straordinario esempio della tipica
                                                                                                                                calorosa accoglienza dei calabresi,
                                                                                                                                ha una spinta in più che viene dal-
                                                                                                                                la notorietà conquistata negli anni.
                                                                                                                                Il suo dev’essere il modello per la
                                                                                                                                Calabria, quella dell’immediato fu-
                                                                                                                                turo, che deve puntare sul turismo
                                                                                                                                “tutto l’anno” per ricostruire il suo
                                                                                                                                rilancio, utilizzando le tante risorse
                                                                                                                                a sua disposizione: il paesaggio, la
                                                                                                                                testimonianza di un passato mille-
                                                                                                                                nario, le tipicità alimentari, il vino.
                                                                                                                                Come fa Tropea, che può vantare
                                                                                                                                tutte queste opzioni che rendono
                                                                                                                                felici gli “ospiti”.

                                                                                                                                Un po’ di storia
                                                                                                                                La leggenda racconta che sia sta-
                                                                                                                                ta fondata da Ercole, al ritorno da
                                                                                                                                Gibilterra (le famose colonne d’Er-
                                                                                                                                cole) rimasto incantato dal luogo,
                                                                                                                                ideale per farci vivere una comuni-
                                                                                                                                tà. Il mito, per la verità, non serve,
COURTESY PHOTO ENZO SCORDO / COSIMALI. COM

                                                                                                                                perché Tropea è la réclame di se
                                                                                                                                stessa, mostrando ad ogni angolo
                                                                                                                                il profumo magno-greco e i segni
                                                                                                                                dell’epoca romana, di cui hanno
                                                                                                                                raccontato Plinio il Vecchio e Stra-
                                                                                                                                bone, nonché le tracce delle va-
                                                                                                                                rie dominazioni, bizantine, arabe,
                                                                                                                                                                             >>>

                                                                                                        •4•
TROPEA, LA BELLA Speciale - IL PIÚ AUTOREVOLE QUOTIDIANO WEB-DIGITALE DEI CALABRESI NEL MONDO
supplemento speciale — LA BELLA TROPEA
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segue dalla pagina precedente   • Il mito, la storia

normanne, aragonesi. Una storia
tracciata da ciò che rimane, anche
solo nella memoria. E che il canno-
ne, solitario, dell’omonima piazza
col terrazzo affacciato sullo scoglio
del Santuario e su un Tirreno che,
spesso, regala una suggestiva visio-
ne lontana delle isole Eolie, segna-
la che la città ha saputo difendersi,
uscendone (come nel caso degli as-
salti dei predoni arabi che ne pre-
sero il possesso per la sua posizione
strategica) sempre vincitrice.
Il suo simbolo, il Santuario della
Madonna dell’Isola e lo scoglio ap-
partengono, formalmente, all’Ab-                       rito cattolico, i quali fecero dono         lizzata solo nel 1810, dopo il terre-
bazia di Montecassino (dove una                        dello scoglio e del Santuario al duca       moto del 1783 che distrusse buona
formella nella porta in bronzo ne                      di Benevento che aveva ripudiato il         parte dell’originario santuario me-
rivendica la proprietà) ma in realtà                   titolo a favore della vita monasti-         dievale. Un altro terribile sisma, tra
sono una straordinaria testimo-                        ca, diventando l’abate Desiderio di         il 7 e l’8 settembre 1905, danneggiò
nianza di fede (e non) di milioni di                   Montecassino. Abate che sarebbe             ulteriormente il Santuario che ven-
persone che l’hanno visitata e se ne                   poi diventato papa, per sedici mesi,        ne riedificato nell’attuale visione
sono “appropriati” per tutta la vita.                  col nome di Vittore III nel 1086.           qualche anno dopo, nel 1908.
Impossibile risalire alla vera data di                 Il suggestivo Santuario, al suo in-         Sull’origine del Santuario non
origine della città, anche se è molto                  terno, rivela i vari passaggi dei           mancano le leggende: la più cono-
probabile che il primo insediamen-                     monaci che si sono succeduti: fu il         sciuta racconta che, ai tempi dell’i-
to intorno al VII-VIII secolo abbia                    normanno Roberto il Guiscardo a             conoclastia, giunse dall’Oriente a
visto monaci eremiti provenien-                        imporre il rito latino su quello gre-       Tropea una statua in legno della
ti dalla Grecia. Il rito di Bisanzio,                  co intorno al 1060 portato dai ba-          Madonna che venne accolta con
di sicuro, ha monopolizzato la vi-                     siliani.                                    grande gioia dal popolo. Il sindaco
ta della comunità, almeno fino al                      In origine non c’era la scala che           e il vescovo decisero di collocarla
1040, all’arrivo dei Normanni, di                      conduce oggi al Santuario: fu rea-          in una grotta naturale dell’attuale
                                                                                                   scoglio, ma poiché era troppo al-
                                                                                                   ta per la cavità individuata, i due
                                                                                                   oridinaro a un falegname di accor-
                                                                                                   ciarne l’altezza, segando le gambe
                                                                                                   della statua. Secondo la leggenda,
                                                                                                   il falegname non riuscì nell’opera
                                                                                                   rimanendo paralizzato alle braccia
                                                                                                   mentre appoggiava la sega sulla
                                                                                                   statua, mentre morirono nello allo
                                                                                                   stesso momento sia il sindaco sia
                                                                                                   il vescovo che avevano ordinato il
                                                                                                   sacrilegio.
                                                                                                   La comunità intuì la forza prodi-
                                                                                                   giosa della statua della Vergine e
                                                                                                   cominciò ad adorarla, ricevendo-
                                                                                                   ne in cambio la salvezza di molti
                                                                                                   malati. Miracoli e fede hanno dato
                                                                                                   quell’atmosfera di spiritualità che
                                                                                                   chiunque si avvicina al Santuario
                                                                                                   non può fare a meno di avvertire. ¢
      La suggestiva processione in mare di S. Maria dell’Isola a Tropea che avviene a Ferragosto     Courtesy photo Enzo Scordo/cosimali.com

                                                                           •5•
TROPEA, LA BELLA Speciale - IL PIÚ AUTOREVOLE QUOTIDIANO WEB-DIGITALE DEI CALABRESI NEL MONDO
supplemento speciale — LA BELLA TROPEA
www.calabria.live • Il quotidiano dei calabresi nel mondo
                                                                                                               www.calabria.live

                                                                                         O
                                                                                                  ltre al Santuario di S. Maria
                                                                                                  dell’Isola, a Tropea sono nu-
                                                                                                  merose le testimonianze del-
                                                                                                  la fede con bellissime chiese
                                                                                         tutte nel borgo.
                                                                                         Si comincia dalla Cattedrale, inti-
                                                                                         tolata a Maria Santissima di Roma-
                                                                                         nia, che è stata edificata intorno al
                                                                                         1100. Conserva nell’abside centrale
                                                                                         la sacra Effigie della Madonna di
                                                                                         Romania, protettrice della città,
                                                                                         che viene portata in processione in
                                                                                         città il 9 settembre. La chiesa ha su-
                                                                                         bito numerosi rifacimenti, soprat-
                                                                                         tutto dopo il terremoto del 1638
                                                                                         che risparmiò Tropea (secondo la
                                                                                         devozione salvata appunto dalla
                                                                                         Madonna di Romania, e ha perso
                                                                                         molte delle caratteristiche origi-
                                                                                         narie. Intorno al 600 subì alcune
 testimonianze della fede                                                                modifiche di ispirazione barocca
                                                                                         poi eliminate nei secoli successivi.

 Le belle chiese
                                                                                         Conserva, tra l’altro un bel gruppo
                                                                                         marmoreo che è attribuito a un al-
                                                                                         lievo di Michelangelo Angelo Mon-
                                                                                         torsoli, datato 1555.
                                                                                         La Chiesa dell’Annunziata risale

   di Tropea
                                                                                         al 1521, quando approdò a Tropea
                                                                                         l’imperatore Carlo V, il quale la vol-
                                                                                         le donare alla città.
                                                                                         Il Convento della Pietà risale al
                                                                                         1639 e per lungo tempo ospitò le
                                                                                         carceri cittadine. È in cima al mu-
                                                                                         raglione che costeggia il cosiddetto
                     di MARIA CRISTINA GULLÍ                                             mare piccolo, di fronte a Santa Ma-
                                                                                         ria dell’Isola. Originariamente era
                                                                                         stato un ospedale destinato ai feriti
                                    In alto, la Cattedrale intitolata a Santa Maria di   delle Crociate. ¢
                                    Romania: conserva la sacra effigie della Protet-
                                    trice della Città (qui a sinistra).
                                    In basso il Convento della Pietà che si affaccia
                                    sul mare piccolo.

                                                              •6•
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supplemento speciale — LA BELLA TROPEA
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 IL BORGO                                                         T
                                                                         ropea esulta della vittoria e,
                                                                         accanto alla gioia, avverte la
                                                                         profonda gratitudine per i
                                                                         tanti che hanno contribuito a
                                                                  decretarla. É stato un afflato inde-
                                                                  scrivibile di condivisione un passa

 più bello d’Italia
                                                                  parola ininterrotto che, senza dif-
                                                                  ficoltà alcuna, ha unito tutti in un
                                                                  unico desiderio: conquistare l’am-
                                                                  bito premio. Il trofeo non certifica

  in un contesto
                                                                  semplicemente la bellezza senza
                                                                  tempo di un luogo magico in cui
                                                                  s’intrecciano armoniosamente cul-
                                                                  tura e natura ma anche la coesione
                                                                  di una comunità sana che travalica

 umano, storico
                                                                  il Borgo cittadino per coinvolge-
                                                                  re l’intera Calabria, che ha eletto
                                                                  Tropea come proprio emblema,
                                                                  tutti i Tropeani, i calabresi sparsi

  e paesaggistico
                                                                  nel mondo e i tantissimi che, libe-
                                                                  ramente, ne hanno fatto il proprio
                                                                  luogo dell’anima.
                                                                  Tropea è orgogliosa di aver gareg-
                                                                  giato assieme ad altri 19 esclusivi
                                                                  Borghi: volti variopinti e spetta-
                         di GIOVANNI MACRÍ                        colari di tutta la nostra bellissima
                                                                  Italia. Carissimi, insieme abbiamo
                                                                  vissuto una vicenda eccezionale per
                           (Sindaco di Tropea)                                                    >>>

                                                            •7•
                                                                                                            ¢
TROPEA, LA BELLA Speciale - IL PIÚ AUTOREVOLE QUOTIDIANO WEB-DIGITALE DEI CALABRESI NEL MONDO
supplemento speciale — LA BELLA TROPEA
www.calabria.live • Il quotidiano dei calabresi nel mondo
                                                                                                           www.calabria.live

segue dalla pagina precedente   • Il Borgo   I tempi difficili che stiamo attra-     per andare avanti proficuamente.
                                             versando non hanno intaccato la         È una vittoria impegnativa che ci
intensità di sentimenti e ricchezza          nostra voglia di vivere e di godere i   carica della responsabilità di esser-
di opportunità ricevute e raccolte.          beni che abbiamo la fortuna di pos-     ne degni diventando testimoni del
Il nostro legame rimarrá nel tempo           sedere facendo parte di un conte-       valore dell’impegno nella cura del
e, insieme, potremo concordare di            sto umano, storico e paesaggistico      proprio spazio vitale.
vivere ancora occasioni straordi-            così eccezionalmente bello che sarà     Come sindaco di Tropea, con pro-
narie di crescita. Vogliamo ringra-          una carica straordinaria di energia     fonda commozione, dedico questa
                                                                                                      grandissima con-
                                                                                                      quista a Jole Santel-
                                                                                                      li, la nostra giovane
                                                                                                      Governatrice pre-
                                                                                                      maturamente         e
                                                                                                      improvvisamente
                                                                                                      scomparsa.       Cara
                                                                                                      amica di Tropea
                                                                                                      e della Calabria
                                                                                                      gioisci anche tu di
                                                                                                      questo       successo
                                                                                                      della tua Terra che
                                                                                                      va nella direzione
                                                                                                      che tu desideravi
                                                                                                      tracciando per noi
                                                                                                      calabresi dimensio-
                                                                                                      ni nuove, fresche,
                                                                                                      pulite, profumate
                                                                                                      d’impegno e di co-
                                                                                                      munione. ¢
ziarvi singolarmente e sottolineare
che ognuno di Voi avrebbe potuto
conquistare l’ambito label di quali-
tà. Ha vinto Tropea e la Calabria e
noi, Tropeani e Calabresi, ne siamo
fieri ma siamo anche consapevoli
che tutti avreste potuto meritare il
riconoscimento per bellezza e im-
pegno profuso, per ognuno di Voi
auspichiamo di vero cuore tanto
successo.
Desidero dire grazie alla Regio-
ne Calabria, alla Provincia di Vi-
bo Valentia, ai sindaci calabresi,
al Gruppo Caffo, alla Camera di
Commercio di Vibo Valentia, al-
la Consulta delle Associazioni e a
tutte le realtà associative tropeane,
al Direttivo nazionale del Club dei
Borghi più belli d’Italia per la Cala-
bria, a tutti quelli che hanno scelto
di farsi ambasciatori dell’impresa,
alle testate girnalistiche e televi-
sive, ai tantissimi che, in maniera
silenziosa ma costante ed efficace,
hanno votato e fatto votare.

                                                             •8•
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supplemento speciale — LA BELLA TROPEA
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                                                                                         www.calabria.live

                                                                  I
                                                                       l successo di Tropea in questa
                                                                       sfida di bellezza e attrattività
                                                                       non può che renderci orgogliosi
                                                                       ed entusiasti sia perché attesta
                                                                  il grande valore delle risorse turi-
                                                                  stiche ed economiche del nostro
                                                                  territorio, di cui la Perla del Tirre-
                                                                  no è fortemente rappresentativa,
                                                                  sia perché costituisce per la città,
                                                                  per la provincia, come per tutta la
                                                                  Calabria, un’ulteriore possibilità di
                                                                  valorizzare le proprie eccellenze,
                                                                  potenzialità, capacità di accoglien-
                                                                  za e ospitalità, espressione tutte di
                                                                  un turismo sostenibile e di qualità
                                                                  in grado di trainare ripresa econo-
                                                                  mica e crescita, oggi, più che mai,
                                                                  attese e necessarie.
                                                                  Ora bisogna capitalizzare questo
                                                                  importante risultato che sicura-
                                                                  mente porterà un incremento di
                                                                  flussi turistici, alzando il livello di
                                                                  esigenze e aspettative, a cui dovrà
                                                                  corrispondere un maggiore impe-
                                                                  gno per il rilancio del settore turi-
                                                                  stico e di tutte le attività produttive
                                                                  a cui è collegato e con cui si integra.
                                                                  La Camera di Commercio di Vi-
                                                                  bo Valentia, in questa direzio-
                                                                  ne, ha puntato già da tempo sulla
                                                                  istituzione del Distretto Turistico
                                                                  Vibonese, il cui iter è in fase di de-
                                                                  finizione.
                                                                  Il Distretto Turistico consentirà, in-
                                                                  fatti, di aumentare la competitività

    La sfida vinta
                                                                  turistica del territorio vibonese,
                                                                  unitariamente inteso, integrando
                                                                  risorse attrattive primarie – stori-
                                                                  co-culturali ed ambientali –, infra-
                                                                  strutture, sistema delle imprese e

    con l’orgoglio
                                                                  delle altre organizzazioni economi-
                                                                  che che erogano servizi di specifico
                                                                  interesse.
                                                                  Inoltre, permetterà di realizzare le
                                                                  condizioni per un concreto prolun-

   della comunità
                                                                  gamento della stagione turistica,
                                                                  sia territorialmente che in circuito
                                                                  con le altre aree attrattive regiona-
                                                                  li, con imprese e offerte sempre più
                                                                  moderne e competitive. Il nostro
                                                                  obiettivo è, poi, anche, per quanto
                        di SEBASTIANO CAFFO                       di competenza, il miglior utilizzo
                                                                  dei fondi nazionali ed europei oggi
                                                                  previsti per il rilancio di imprese,
      (Commissario Camera di Commercio di Vibo Valentia)          economia, occupazione. ¢

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TROPEA, LA BELLA Speciale - IL PIÚ AUTOREVOLE QUOTIDIANO WEB-DIGITALE DEI CALABRESI NEL MONDO
supplemento speciale — LA BELLA TROPEA
www.calabria.live • Il quotidiano dei calabresi nel mondo
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“Q                                          Giuseppe Berto
             uesto è il paradiso, il
             luogo più bello del mon-
             do”. A Giuseppe Berto,
             lo scrittore a cui si devo-
no            capolavori come Anoni-

                                            Anonimo
mo Veneziano, Il male oscuro e Oh,
Serafina!, il grido di ammirazione
per la Costa degli Dei uscì forte
dal petto, quando, negli anni Cin-
quanta, capitò per caso dalle parti
di Capo Vaticano e di Tropea. Un

                                            Tropeano
piccolo pezzo di terra, acquistato
da un contadino che doveva raci-
molare la dote per la figlia, presto
trasformato in un buen retiro, sem-
plice e spartano, dove Berto – già
morso dalla depressione – riuscì a
ritrovare un senso della vita e scri-
vere l’opera sua più importante, Il
male oscuro.
C’è ancora, a Ricadi, la casetta di
Giuseppe Berto, simbolo dell’at-
trazione fatale tra il genio malinco-
                                            LO SCRITTORE E LA COSTA DEGLI DEI
nico di uno dei più grandi scrittori
italiani (la definizione è di Hemin-                                di SERGIO DRAGONE
guey) e la natura selvaggia di un
luogo incantato. Berto fu rapito
dalla bellezza ineguagliabile del-         navigatori fermarsi al promontorio      Tropea e Capo Vaticano, un legame
la roccia a strapiombo sul mare di         per interrogare gli oracoli. Il fan-    stretto e complementare che fanno
cobalto, dai fichi d’india e dalle za-     tasma dell’indovina greca Manto,        della Costa degli Dei un luogo uni-
gare sui terrazzamenti naturali, ma        consultata anche da Ulisse, si ag-      co, “il più bello del mondo” come
anche dalla magia sprigionata dalla        gira ancora tra le calle e le piccole   gridò Giuseppe Berto quando sco-
leggenda che raccontava di antichi         grotte del Capo Vaticano.                                             >>>

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segue dalla pagina precedente   • Giuseppe Berto

prì questo angolo di paradiso.
Per la verità, lo scrittore veneto non
fece mancare, negli anni Sessanta,
critiche al modello di sviluppo in-
seguito dai calabresi.
«La Calabria sarebbe potuta diven-
tare il Paese di un turismo nuovo,
colto, civile, un luogo di recupero
spirituale» e «invece i calabresi,
appena tirata fuori lai testa dalla
miseria, si sono messi a distrugge-
re il proprio passato con un acca-
nimento che l’avidità, l’ignoranza
e l’ansia di portarsi al più presto
all’altezza di Jesolo o di Busto Arsi-
zio non bastano da sole a spiegare.
Bisogna cercare nell’inconscio».
Impietoso, ma bisogna conside-
rare che Berto aveva assunto una
dimensione quasi mistica, ascetica,
scegliendo quel luogo così selvag-
gio e incontaminato, tanto che an-
che il progresso legato al turismo
dovette sembrargli una minaccia.
Il suo “posto dell’anima” era la Pra-
ia i Focu, la spiaggia del fuoco, dove
al tramonto il rosso del sole incen-
diava le rocce e il mare. Lì passava
intere ore a cercare ispirazione per
i suoi romanzi, ma soprattutto per
cercare sé stesso. Non è un caso che
lo scrittore abbia scelto di riposare
per sempre a Ricadi, a due passi da
quel mare che lo folgorò negli anni                to, interrogarla sul senso della vita   La Calabria, che oggi celebra Tro-
Cinquanta. È come se avesse voluto                 e cercare una risposta alle mille in-   pea come il “borgo più bello d’Ita-
tenere accanto a sé l’indovina Man-                quietudini della sua anima.             lia”, bene farebbe a non disperdere
                                                                                           lo straordinario patrimonio che le-
                                                                                           ga questa irripetibile costa al gran-
                                                                                           de scrittore veneto, creando un
                                                                                           “parco letterario” che da Tropea
                                                                                           arrivi a Ricadi. Puntando anche sul
                                                                                           rapporto tra Berto e il cinema, poi-
                                                                                           ché i suoi capolavori sono diventati
                                                                                           altrettanti film-cult diretti da regi-
                                                                                           sti come Mario Monicelli, Alberto
                                                                                           Lattuada ed Enrico Maria Salerno.
                                                                                           Il legame con la Tropea di Raf Val-
                                                                                           lone appare scontato e naturale. La
                                                                                           Calabria onori Berto costruendo
                                                                                           quel turismo “nuovo, colto e civile”
                                                                                           che il grande scrittore auspicava. ¢
                                                                                           La foto in alto, di Sergio Dragone: Praia i Focu

                                                                  • 11 •
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“P
          oeta della carità e della
          contemplazione”, sacerdo-
          te illuminato, Rettore del
          Seminario      Arcivescovile
di Mileto, editorialista e direttore
responsabile sin dalla sua nascita
del periodico cattolico Parva Fa-
villa, giornalista prolifico e analista
severo del suo tempo, Fondatore
dell’Istituto Secolare delle Obla-
te del Sacro Cuore, e soprattutto
Fondatore delle tante “Case della
Carità” per bambini diseredati e
orfani di quella che è poi diventata
la Provincia di Vibo Valentia, l’in-
tero comprensorio che va da Vibo
a Tropea fino a Nicotera e Rosar-
no, lungo la costa, Mileto Zungri e

                                           Don Mottola
Limbadi invece verso l’interno.
Figlio di Antonio Mottola e Con-
cettina Bragò, primogenito di una
famiglia nobile ma decaduta, pro-
fondamente cristiana, un fratello più

                                          Beato di Tropea
piccolo Gaetano e una sorella poco
più grande Titina, Francesco Motto-
la nacque a Tropea il 3 gennaio 1901.
Nel febbraio del 1911, Francesco
non aveva ancora compiuto die-

                                            Sarà Santo
ci anni, i suoi genitori decidono di
chiuderlo in seminario, a Mileto,
perché da grande potesse diventa-
re sacerdote, e Francesco passerà
alla storia del Seminario Arcive-
scovile di Mileto per essere stato
il primo seminarista in ordine di                                di PINO NANO
tempo, diventato poi in età adul-
ta anche autorevole Rettore dello
stesso Istituto. A Mileto, dunque,
Francesco frequenta le scuole me-
die, il ginnasio e il liceo, ma appe-
na due anni dopo il suo ingresso in
Seminario, l’estate del 2013, dovrà
fare i conti con quella che sarà la
vera grande tragedia della sua vita,
la perdita della madre, a cui il ra-
gazzo era profondamente legato.
Fu una morte violenta, un suicidio
inspiegabile, e che passerà imme-
diatamente sotto silenzio per come
allora regolarmente accadeva con
chi sceglieva di farla finita con la
vita, una tragedia che peserà sulla
vita di Francesco fino al giorno del-
la sua morte.
                                  >>>

                                                        • 12 •
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segue dalla pagina precedente   • Don Mottola        Qui diventa immediatamente Ret-
                                                     tore del Seminario. Contempora-
Finito il liceo, presa la maturità                   neamente, dal 1924 fino al 1942,
classica con il massimo dei voti,                    insegna anche ai giovani semina-
autunno del 2017, il giovane semi-                   risti, prima teologia, poi Lettere
narista lascia Mileto e si trasferisce               Classiche e Lettere Moderne.
a Catanzaro, questa volta al Semi-                   Per Francesco saranno anni di
nario Regionale, per concludere i                    grandi approfondimenti cultura-
suoi studi teologici. Rimane a Ca-                   li, anni di studio e di meditazione
tanzaro fino 5 aprile 1924, giorno                   continua, di letture e di ricerche, di
in cui viene finalmente ordinato                     saggi scritti e di analisi severe sui
sacerdote. E da qui, assume il suo                   temi più attuali del suo tempo, e che
primo incarico come parroco nella                    ci danno di Francesco l’immagine
Chiesa di Parghelia. Ma man mano                     fisica di un intellettuale vulcanico,
che gli anni passano le sue condi-                   curioso, instancabile, appassionato
zioni di salute non gli consentono                   dei problemi sociali della sua gen-
più di svolgere a pieno la sua fun-                  te e della sua terra, a tratti molto
zione di sacerdote di una parroc-                    più sociologo che non antropologo,
chia popolosa come la sua, e cinque                  e molto più antropologo che non
anni dopo quella sua prima nomi-                     sacerdote, uomo insomma dal
na, Francesco viene richiamato al                    carattere poliedrico, accattivan-        geri, Mariotti, Milito, Monticone,
Seminario Arcivescovile di Mileto.                   te, carismatico, e a tratti persino      Pantano e Schinella, e che ha poi
                                                                      controcorrente, ri-     curato la pubblicazione dei primi
                                                                      voluzionario e in-      tre volumi dell’Opera Omnia degli
                                                                      novativo.               scritti di don Francesco Mottola,
                                                                      Nel 1931 viene          ci dice oggi che si tratta di un'ac-
                                                                      nominato       anche    curata raccolta di appunti, lettere,
                                                                      Canonico Peniten-       circolari e testimonianze varie, che
                                                                      ziere della Catte-      vogliono oggi riproporre all'atten-
                                                                      drale, e in questa      zione di una sempre più vasta pla-
                                                                      sua nuova veste         tea di lettori la vita e le opere del
                                                                      diventa promotore       sacerdote calabrese.
                                                                      di varie iniziative     «Non si tratta, di una pura esercita-
                                                                      culturali, come la      zione accademica destinata a pochi
                                                                      nascita del circolo     addetti ai lavori – scriveva a pro-
                                                                      culturale     “Fran-    posito di questo complesso lavoro
                                                                      cesco Acri”, e so-      editoriale Giuseppe Borgia, ex Pre-
                                                                      prattutto la nascita    sidente di Sezione della Corte dei
                                                                      della rivista Parva     Conti e per lunghissimi anni ami-
                                                                      favilla, che diven-     co personale e privilegiato di don
                                                                      terà poi con gli anni   Mottola – ma di una vera e propria
                                                                      il vero “strumento      opera divulgativa mirata a far me-
                                                                      di comunicazione        glio conoscere le dimensioni dell'a-
                                                                      “di quella che era      zione del presbitero calabrese, al
                                                                      la sua “rivoluzione     centro di una vivace stagione di im-
                                                                      sociale”.               pegno dei cattolici democratici in
                                                                      Un comitato scien-      Calabria e nelle regioni del Sud. Il
                                                                      tifico di alto pro-     periodo che va dalla fine degli anni
                                                                      filo, composto da       Venti alla fine degli anni Sessanta
                                                                      eminenti studiosi       e che io ho vissuto molto da vicino
                                                                      della storia del Mo-    insieme a Don Mottola – aggiunge-
                                                                      vimento Cattolico,      va Giuseppe Borgia nella sua rifles-
 Iniziativa per l’anno giubilare dedicato nel 2019 a don Mottola       tra i quali Borzo-     sione – costituisce il vero “Tempo
                  (courtesy photo Tropea e dintorni)                   mati, Locane, Mal-                                      >>>

                                                                  • 13 •
supplemento speciale — LA BELLA TROPEA
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                                                                                                                      www.calabria.live

segue dalla pagina precedente   • Don Mottola   Rivolgendosi a loro don Mottola                 ti, sottolineare che “l'apostolato di
                                                spiega ancora meglio il suo vero                fatto - per cui abbiamo rifiutato la
mottoliano”, la stagione cioè nella             obiettivo: «Su questo umile foglio,             cella e siamo rimasti viandanti nel
quale si è dipanato il ricco tessu-             rompo per voi, per la prima volta, il           mondo - discende dalla pienezza
to di iniziative di carità sociale del          silenzio, con parole che già sapete,            della contemplazione come dai ne-
"Servo di Dio", don Francesco Mot-              che ci siamo tante volte ripetute a             vai la forza dei fiumi, che pur tor-
tola».                                          vicenda, che sono di Gesù e perciò              nano al mare, ansiosi di azzurro per
In tale contesto è assai rilevante lo           illuminano, confortano, fortificano.            essere riassorbiti dal sole”.
spazio che questo animatore di for-             Le prime, queste: soffrire, tacere,             “Poeta sociale” - lo presentava così
mazione, ad un tempo religiosa e                godere, dimenticarsi. Quanti ricor-             il suo grande amico Giuseppe Bor-
sociale, ha riservato alle iniziative           di!».                                           gia ai ministri con cui abitualmente
di recupero dell'identità dei cattoli-          «La Casa della Carità – alludendo               lavorava e che gli chiedevano no-
ci impegnati nella promozione del-              a quella di Tropea, diceva ancora               tizie di questo sacerdote calabrese
la sua comunità e del mezzogiorno               testualmente don Mottola – l’ho                 erede di don Sturzo.
in genere.                                      sognata grande almeno quanto la                 Don Mottola seppe coniugare con-
Le opere che maggiormente hanno                 nostra terra, accogliente tutto il              templazione e azione, ascesi e im-
segnato la sua vita sono state in-                                                                                    pegno sociale,
dubbiamente le “Case della carità”.                                                                                   spiritualità e
La prima nasce nel 1936, poi è un                                                                                     apostolato tra
susseguirsi senza fine, nel 1944 vie-                                                                                 gli uomini del
ne inaugurata la casa della Marina                                                                                    suo tempo, in
di Tropea destinata esclusivamen-                                                                                     particolare gli
te alle bambine, nel 1946 quella di                                                                                   ultimi e i più
Parghelia e Limbadi, nel 1956 la                                                                                      emarginati, ai
casa di Vibo Valentia per i portato-                                                                                  quali ha sem-
ri di handicap, nel 1966 la casa di                                                                                   pre riservato
Roma per le suore anziane, e poi                                                                                      il meglio del
infine sempre a Tropea il Villaggio                                                                                   suo ministero
don Mottola.                                                                                                          sacerdotale.
«Don Mottola – dice oggi di lui il                                                                                    La riflessione
vescovo di Mileto-Nicotera Mons.                                                                                      storica e l'a-
Luigi Renzo – aveva insomma ca-                           Don Mottola a Tropea (courtesy photo da Poro.it)            nalisi  dei suoi
pito che la Chiesa, in un mondo                                                                                       scritti fanno,
di sofferenza, doveva vivere la sua             dolore, non per eliminarlo, perché              quindi, giustizia dei tanti luoghi
missione formando le coscienze al               sarebbe un sacrilegio, ma per di-               comuni costruiti nel tempo intorno
servizio dei poveri perché in essi              vinizzarlo e divinizzato adorarlo».             alla situazione di crisi della chiesa
si identifica Gesù sofferente. Don              Per poter realizzare fino in fondo              meridionale: dall'interno di essa,
Mottola ha precorso i tempi ed ha               questo suo grande progetto di “Ca-              invece, sono venute non poche né
vissuto il “rinnovamento radicale”              rità integrale” come lo chiamava                irrilevanti testimonianze di altissi-
del Concilio Vaticano II trasfon-               lui, Francesco fonda la Famiglia                mo valore profetico e di rinnova-
dendolo nei suoi figli oblati delle             degli Oblati del Sacro Cuore, che               mento ecclesiale e sociale.
tre famiglie, sacerdoti, laiche, e              era composta dai Sacerdoti Oblati,              Ed è in questo clima che nasce, si
laici del Sacro Cuore di Gesù. Non              nati nel 1931, dalle Oblate del Sa-             diffonde e prende piede, il suo gior-
una Chiesa imbalsamata, quindi,                 cro Cuore, e dagli Oblati laici. Un             nale Parva Favilla, che non è più
e con la “faccia da funerale”, per              obiettivo ambizioso, all’inizio pa-             solo un semplice “foglio di infor-
citare Papa Francesco, ma una                   reva quasi impossibile realizzarlo,             mazione cattolica” come mille altri
Chiesa “lieta col volto di mamma,               che con lui prende invece corpo e               in quel momento in Italia, ma che
che comprende, accompagna, ac-                  sostanza.                                       diventa invece “strumento di lotta
carezza”; una Chiesa “vicina agli               «Lo Stato – andava ripetendo –                  e di formazione collettiva”.
abbandonati, ai dimenticati, e agli             passa, la democrazia passa, la cari-            Il giornale, dunque, al servizio
imperfetti».                                    tà non passa mai". E qui la carità è            delle idee. Il giornale, che diventa
Con le prime “Case della carità”,               valore altamente sociale, capace di             braccio operativo della rivoluzione
nascono in Calabria, e si formano,              mutare il volto di una comunità e               sociale in cui Francesco credeva. Il
quelli che lo stesso Francesco chia-            di produrre una vera e propria ri-              giornale, che diventa soprattutto
mava “I certosini della strada”.                voluzione silenziosa. Amava, infat-                                               >>>

                                                                 • 14 •
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segue dalla pagina precedente   • Don Mottola   pastorale di formazione dei giovani           questo permetterà poi agli studiosi
                                                chiamati al sacerdozio, per farne             di trovare tra le sue carte, dopo la
verbo e sostanza insieme.                       punta di diamante di un rinnovato             sua morte, manoscritti e appunti
«Parva favilla – scrive don Enzo                stile apostolico, più rispondente al-         di vita e di lavoro dal valore storico
Gabrieli Postulatore della Causa                le esigenze dei tempi, e, dall'altro,         davvero inestimabile.
di Beatificazione e Canonizzazione              la promozione di una serie organica           È quasi commovente quello che di-
del Venerabile Francesco Motto-                 e permanente di seminari per ope-             ce di lui mons. Luigi Renzo: «Mal-
la, e della Serva di Dio Irma Scru-             ratori sociali e giovani studiosi, che        grado la sua malattia, che lo ha
gli- “è stata l’eco della preghiera e           dovranno acquisire gli strumenti di           costretto in casa su una sedia per 27
dell’offerta per quella “Via Crucis             una più aggiornata cultura sociale            anni, il fuoco della sua anima non
fra i tuguri” e vicoli del mondo che            e politica, capace di farli fermento          ha smesso di ardere in una visione
deve continuare: Oggi essi sono                 nella crescita della comunità regio-          di Chiesa che non guarda al mon-
rappresentati dalle nuove pover-                                                                        do dall’alto di un balcone,
tà, dai cuori degli uomini e donne                                                                      ma che sente il bisogno di
che abitano le nuove periferie esi-                                                                     scendere per strada in spi-
stenziali. Passeggiando per Tropea                                                                      rito di servizio e di carità
si può cogliere come è stato facile                                                                     operosa. Così Francesco
trasformare i tuguri di pietra in                                                                       realizzava già a suo tempo
scintillanti negozi, ma anche come                                                                      quella che Papa Francesco
più è difficile vincere e sconfigge-                                                                    identifica oggi come Chie-
re le tante povertà e trasformare i                                                                     sa “in uscita” ed “ospedale
tuguri del cuore. Il Venerabile don                                                                     da campo”, per raggiunge-
Francesco Mottola, la Serva di Dio                                                                      re le periferie e toccare “la
Irma Scrugli, si sono scommessi di                                                                      miseria umana e la carne
persona, hanno gettato la rete sulla                                                                    sofferente degli altri».
Parola di Dio,                                                                                          Don Mottola, in altri ter-
offrendo sé stessi; e il loro lavoro                                                                    mini, con la sua profonda
prosegue attraverso i loro figli e                                                                      spiritualità, è una sfida al-
figlie spirituali che portano avanti                                                                    la nostra “cultura liquida”,
l’attualissimo messaggio e le pre-                                                                      caratterizzata dalla ricerca
ziose opere di carità».                                                                                 dell’effimero e del contin-
Consapevole della valenza della                                                                         gente, senza riferimenti
lezione di Luigi Sturzo, e per mol-                                                                     oggettivi di verità: “Egli,
ti versi attento a non tradirne lo                                                                      al contrario- sottolinea
spirito meridionalistico, così come                                                                     mons. Luigi Renzo- comu-
altri illuminati sacerdoti calabre-                                                                     nica l’amore per la vita e
si come Carlo De Cardona e Luigi                                                                        quindi l’amore per l’uomo.
Nicoletti per fare solo alcune esem-                 Don Mottola (courtesy foto da Poro.it)              Il recupero della spiritua-
plificazioni, don Mottola – scrive                                                                       lità e della interiorità – l’e-
di lui Giuseppe Borgia – avverte                nale».                                        sempio limpido che don Mottola ci
l'importanza della formazione delle             Nel 1942, non aveva ancora com-               ha lasciato con la sua testimonian-
giovani generazioni, che dovranno               piuto il suo quarantunesimo com-              za – è la via più breve e sicura per
prepararsi adeguatamente alle pro-              pleanno, Francesco viene colpito da           uscire dal narcisismo”
spettive – ritenute profeticamente              una paralisi, che improvvisamente             Sono gli anni in cui don Mottola
inevitabili - del crollo del fascismo.          lo priva dell’uso della parola.               dà vita ai famosi “cenacoli degli
«In parole più semplici, da sacer-              È la seconda vera tragedia della sua          intellettuali”, “iniziativa mirata –
dote impegnato nel sociale, quale               vita dopo il suicidio della madre,            ricordava Giuseppe Borgia- e che
certosino della strada, don Mottola             ma anche questa volta Francesco si            ha lasciato ampie tracce nella pre-
vuole contribuire alla rottura del-             rialza e riprende a vivere. Saranno           senza ai vari livelli della società
le logiche clientelari che frenano              per lui ventisette anni di “silenzio”,        nazionale di personalità formate-
lo sviluppo della società calabrese,            di mutismo assoluto, una condizio-            si a quell'austera palestra di vita.
prigioniera in quegli anni dei di-              ne di vita che lo riporta allo studio,        Egli soleva dire, infatti, che a nulla
segni del notabilato locale. E per              lo ripiomba nella lettura dei testi           valgono gli strumenti puramente
far questo valorizza due strumen-               sacri, e lo costringe a scrivere di           materiali rivolti al progresso di una
ti assai significativi: da un lato, la          tutto e di più, di più e per tutti, e                                             >>>

                                                                  • 15 •
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segue dalla pagina precedente   • Don Mottola

comunità se al centro non vi è l'uo-
mo con tutta la sua carica di forma-
zione morale e spirituale, capace di
produrre risultati non effimeri”.
Il 25 dicembre 1968, altra sua
grande conquista: Francesco rie-
sce infatti a convincere il vescovo
del tempo, monsignor Vincenzo De
Chiara, a riconoscere formalmente
la “Famiglia degli Oblati del Sacro
Cuore”, che aveva praticamente
fortemente voluto e fondato, come
Istituto Secolare di diritto diocesa-
no.
Sei mesi più tardi, il 29 giugno
1969, muore all’età di 68 anni nella
sua casa paterna, a Tropea.
Il17 dicembre 2007 Papa Benedet-
to XVI lo dichiara “Venerabile”.
A giudizio della Congregazione
delle Cause dei Santi in Vaticano,
«I suoi scritti, mentre evidenziano
una singolare attenzione agli even-
ti della Chiesa calabrese, spazia-
no verso i più vasti temi teologici,
ascetici e mistici.
Numerosi articoli, interessan-
ti anche sotto l’aspetto estetico,                                   Don Mottola attorniato dai bambini che adorava
presentano le realtà fondamenta-
li della fede e i fatti della cronaca,                    Il miracolo di don Mottola
in un costante dialogo con il mon-
do contemporaneo, manifestando                  È il caso di un giovane diacono, og-          dai Consultori Teologi della Con-
nell’Autore vigore intellettuale, pe-           gi sacerdote, guarito da una grave            gregazione delle Cause dei Santi,
netrazione psicologica, ponderata               malattia ai reni dopo aver visto in           che il 23 marzo 2007 si sono pro-
dottrina.                                       sogno Francesco, e di cui il religio-         nunciati a favore dell’esercizio in
La sua proposta culturale, essen-               so era particolarmente devoto. Un             grado eroico delle virtù cristiane
zialmente cristocentrica, è in gra-             processo di beatificazione sofferto,          da parte sua. I cardinali e i vescovi
do di delineare il profilo di un vero           lungo, complesso, quanto mai len-             membri della medesima Congrega-
umanesimo cristiano».                           to, così come Santa Romana Chie-              zione hanno invece emesso il loro
Oggi don Mottola riposa nella na-               sa ci ha ormai abituati da tempo,             parere positivo soltanto il 6 novem-
vata destra della Concattedrale di              il nulla osta della Santa Sede per            bre 2007, dopo aver riesaminato
Tropea.                                         l’avvio della sua causa di beatifi-           con ennesimo scrupolo il miracolo
40 anni dopo la sua morte, il 2 ot-             cazione e canonizzazione, per l’e-            di don Mottola.
tobre 2019, ricevendo in udienza il             sercizio delle virtù eroiche, porta           Ma non finisce qui. Anche per due
cardinal Giovanni Angelo Becciu,                infatti la data del 15 ottobre 1981. Il       figli spirituali di don Mottola, Ir-
Prefetto della Congregazione delle              processo diocesano - si legge negli           ma Scrugli e Gino Scalise, è stato
Cause dei Santi, Papa Francesco                 atti ufficiali della Santa Sede- si è         avviato il processo di beatificazio-
autorizza formalmente la promul-                svolto invece a Tropea dall’11 feb-           ne, segno tangibile ed evidente del
gazione del decreto che riconosce               braio 1982 al 29 giugno 1988; la              grande valore spirituale del “pic-
come tale il miracolo attribuito                convalida degli atti processuali è            colo” sacerdote di Tropea, che la
all’intercessione di don Francesco              arrivata il 22 giugno 1990. La sua            Chiesa ufficiale riconosce ormai
Mottola, dando così il via alla sua             “Positio super virtutibus”, conse-            come la «perla del clero calabre-
beatificazione.                                 gnata nel 1994, è stata esaminata             se». ¢ (pn)

                                                                 • 16 •
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L
      ’appuntamento era per mez-
      zogiorno in punto, nella sua
      casa sulla spiaggia di Sper-
      longa, sul litorale laziale, vi-
cino al Circeo. La rubrica “Italie”
e il nostro telegiornale mi avevano
dato l’occasione che aspettavo da
tempo. Arrivai, insieme alla trou-
pe, con largo anticipo. Impossibile
anticipare l’incontro, me lo aveva
detto. E allora, dopo un sopralluo-
go al campeggio che negli anni si
era sviluppato attorno alla sua abi-
tazione, inizialmente solo estiva,
salimmo in paese a prendere un
caffè. Fu così che, affacciato ad una
bellissima balconata, scoprii quel
particolare che non poteva sfug-
girmi. Quel luogo rassomigliava in
modo impressionante al tratto più
famoso del mare di Tropea, quello
che va dall’Isola al Passo Cavaliere:
la spiaggia nell’insenatura, delimi-
tata a destra da uno scoglio tufaceo
sormontato da una sorta di chie-
sa, a sinistra da un promontorio
appuntito che sembra accogliere
il mare in grembo. Uno spettacolo
ben godibile dal centro storico del
paese, alle spalle, arroccato su uno

                                            Raf Vallone
strapiombo. Tutto esattamente co-
me a Tropea.
Raf Vallone non poteva aver scelto
casualmente quel posto. Aveva il
mare nell’anima: il suo respiro, il

                                           Il figlio illustre
suo colore, il suo ritmo, il suo can-
to. E nello scrigno più intimo del
cuore, aveva il suo paese d’origine,
che col mare s’identifica: come ben
sa, non tanto chi conosce quel pa-

                                               di Tropea
ese per le immagini patinate della
villeggiatura, ma chi è nato e cre-
sciuto in una di quelle case del cen-
tro antico a picco sul mare.
Aveva lasciato Tropea da giovinet-
to per trasferirsi con la famiglia a
Torino, nella cui prefettura venne
chiamato a lavorare il padre. Ma                                 di PASQUALINO PANDULLO
a Tropea tornava sempre, non so-
lo d’estate. Sempre con la adorata
moglie, Elena Varzi, quasi sempre        cessami in una mattinata d’inverno   film tra i più belli del neorealismo
con i figli Eleonora, Arabella, so-      luminosa e calda (eppure era il 29   italiano; non parlammo dell’attore
prattutto Saverio.                       novembre del 2000) non parlam-       di teatro o di sceneggiati televisivi,
Per questo, in quella intervista tele-   mo del divo del cinema, già ampia-   né del calciatore, né del giornali-
visiva (l’ultima di Raf Vallone) con-    mente celebrato, protagonista dei                                     >>>

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sta. Non parlammo delle sue storie
d’amore, né di Marlene Dietrich,
di Marilyn Monroe o di Brigitte
Bardot: era lo sguardo col quale la
moglie seguiva il suo passo è le sue
risposte, del resto, la più eloquente
e vera delle storie d’amore.
Parlammo invece di quel paesino
calabrese dove ormai abita fino alla
fine dei giorni e che lui, prossimo
agli 85 anni, descriveva come un
poeta e con una voce straordina-
ria, perché, modulata da artista e
sincronizzata con improvvisi lampi
degli occhi verdi, ancora prevaleva
sull’ingiuria degli anni e degli ac-
ciacchi.
Una singolare coincidenza ha volu-
to che, nello stesso giorno in cui Raf
è mancato, il 31 ottobre del 2002,
morisse anche il giornalista radio-
televisivo Lello Bersani: una vita
                                                 Raf Vallone con Lucia Bosé nel film Non c’è pace tra gli ulivi di Giuseppe De Santis (1950)
dedicata a raccontare il mondo del-
lo spettacolo, nelle sue espressioni            «Un posto speciale perché Tropea                  la pioggia, ma le tempeste della vi-
più alte. Lui non era nato a Tropea,            è per me il periodo dell’innocenza,               ta. E questo è un simbolo plastico
ma la conosceva bene, benissimo.                un’età privilegiata dell’immagina-                che mi è sempre rimasto in mente.
Ne era innamorato, e con Tuccio                 zione, suscitatami dalla struttura                A parte il fatto che il mare, come
Migliarese e altri tropeani aveva               stessa di Tropea: appollaiata di                  diceva Euripide, lava le scorie e i
creato il ”Pimm’s Club”: una sorta              fronte al mare, sfida le tempeste e               peccati del mondo, per me Tropea
di ritrovo esclusivo, in quel palazzo           non soltanto quelle del vento e del-                                             >>>
sulla rupe alla fine del corso, dove
oggi è rimasto il ristorante e do-
ve, guarda caso, c’è pure l’alloggio
tropeano di Raf Vallone, scavato
nel tufo, “subba u mari picciulu”,
dirimpetto alla chiesa dell’Isola.
Un modo d’intendere il turismo, il
Pimm’s, che ha alimentato il mito
di Tropea già dagli anni Sessanta,
quando Bersani passava dalla “ca-
sina” con andatura elegante e col
suo immancabile foulard e nelle
vicinanze era parcheggiata la Mer-
cedes scoperta, dal grande sterzo
color avorio, di Raf Vallone.
Raf nato tra quelle viuzze, in quei
posti tornava sempre: con la mente
e il cuore, perlomeno quando, con
le gambe, non poteva più. Basta
sentire le parole usate in quell’in-
tervista; l’ultima.
    – Raf Vallone, quale posto occu-
    pa Tropea nel suo cuore?                       In Riso amaro di Giuseppe De Santis (1949). Oltre che attore fu giornalista e calciatore

                                                                  • 18 •
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segue dalla pagina precedente   • Raf Vallone

è pura di questo privilegio di es-
sere di fronte a un mare stupendo
per colore e profondità. Perché il
mare di Tropea è curioso, è pro-
fondissimo a riva, e quindi il suono
dell’onda che arriva è un’onda che
ti investe l’anima e te la purifica».
    – Quali sono i suoi ricordi legati
    a Tropea?
«Il ricordo più caro mi riporta a
una notte, nella quale io avevo una
febbre altissima, e non si sapeva la
causa di questa febbre altissima.
Arrivò mio zio Saverio, il mio idolo
infantile, “u marchisi”, e mi portò
un pallone nuovo. Giocai per tut-
ta la notte con quel pallone nuovo
nello stanzone della camera da let-
to, e l’indomani la febbre era spari-
ta. Fu come un ritorno alla vita. Per
me Tropea è un’isola di dolcezza,                             Raf Vallone con la moglie Elena Varzi e i figli a Tropea al mare
di poesia, di ricordi. Ricordo che
allora, quando giocavo a calcio, ci             non era divisa in classi, ma unita               «Di studiare. Studiare, e poi studia-
fu una famosa partita alla quale                dall’amore».                                     re ancora, e poi ancora studiare».
intervenne eccezionalmente anche                    – Anche i suoi familiari sono le-               – Che ne pensa dell’immagine
il vescovo di Tropea. Battemmo il                   gati a Tropea?                                  che la Calabria ha nei mass me-
Catanzaro per 4-1 ed io feci addirit-           «Sì, particolarmente mio figlio Sa-                 dia?
tura tre goal: quella sera fu un’apo-           verio (l’ho chiamato Saverio pro-                «Dipende dalla scarsezza di vere e
teosi di gloria».                               prio in omaggio a quel mio zio).                 proprie informazioni. Il fondo del
    – Quali contatti ha mantenuto               Lui è attaccatissimo a Tropea e ne               calabrese è un fondo antico di ca-
    con la città dove è nato?                   assorbe tutta la bellezza e il fascino.          valleria, di nobiltà. Invece affiora-
«Diversi, ma soprattutto i contatti             Il volto di mio figlio Saverio si tra-           no fatti che sono l’antitesi di tutto
dei ricordi, straordinari, che si af-           sforma quando si parla di Tropea,                questo. E che vengono strapazzati e
follano nella mia mente come em-                si illumina: è un raggio di luce che             volgarizzati in una maniera ecces-
blemi di felicità. Tra i parenti di             io conservo dentro».                             siva».
mia madre, ad esempio, ce n’era                     – Se dovesse immaginare un                      – Quale turismo immaginereb-
uno che era un famoso produttore                    film ambientato a Tropea, come                  be per Tropea?
di vini. Si chiamava Andrea Poten-                  lo immaginerebbe?                            «Un turismo che dia posto agli
zoni, ed era un gigante in tutto. Mi            «Non potrei che scegliere una                    scrittori, agli intellettuali, ai pittori,
ricordo che lui si faceva sellare il            grande storia d’amore. Non potrei                agli artisti. In modo che questa cit-
cavallo e andava, la mattina, a pre-            immaginare un film allegro, scan-                tadina diventi veramente un centro
siedere alle vendemmie. E nel mio               zonato. Ma una grande storia d’a-                di appartenenza culturale impor-
ricordo ci sono queste splendide                more, si. Tropea è nata come un set              tante. Un turismo illuminato, co-
ragazze calabresi che pigiavano l’u-            cinematografico, a parte la bellezza             sciente della bellezza che percorre
va e ne facevano scorrere il succo.             del suo mare. Ricordo quando dice-               questa roccia stupenda, che si pro-
Questo vino aveva dei nomi me-                  vo ad un mio amico carissimo, Pa-                tende nel mare come una protesta
ravigliosi, come Calliope. Tutta la             squalino Adilardi: voi non avete la              e che invece si mitiga nella dolcezza
mia infanzia è legata a quest’uomo              coscienza della bellezza di Tropea,              del mare e delle rive.” ¢            (pp)
gigantesco. Ogni domenica riceve-               altro che Saint Tropez, altro che
va i contadini, che abitava sempre              Carabi, Tropea è un posto unico al                      (Intervista pubblicata da Saverio
in abiti scuri, elegantissimi, puliti           mondo».                                                 Ciccarelli, direttore de “La Piazza”,
non soltanto esternamente, ma pu-                   – Che consiglio darebbe a chi                       nel marzo 2004).
liti interiormente. Allora la società               vuol fare l’attore?

                                                                • 19 •
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A
        lbino Lorenzo era Tropea, e
        Tropea negli anni a cavallo
        tra il 1960 e il 2000 era so-
        prattutto Albino Lorenzo.
Dopo di lui veniva Raf Vallone, che
a Tropea era nato, ma che una vol-
ta lasciata la sua casa natale non vi
aveva più fatto ritorno se non per
brevi periodi dell’anno.
Di Raf Vallone è rimasto oggi lo
scheletro della sua vecchia villa di
famiglia, lungo la strada che porta
a mare, e che Raf Vallone prima di
morire aveva scelto come location
ideale per rilasciare ad un altro fi-
glio illustre di Tropea, il giornalista
Pasqualino Pandullo oggi Direttore
del TG Regionale di RAI-Calabria,
la sua ultima intervista pubblica,
un vero e proprio testamento spiri-
tuale dedicato alla sua infanzia ca-

                                           Albino Lorenzo
labrese e alla sua città natale.
Di Albino Lorenzo è rimasto an-
cora, invece, il suo vecchio studio,
che si affacciava sul mare, e da do-

                                           L’arte dell’ultimo
ve Albino dipingeva le sue tele che
erano immagini fedelissime dei
mercati tropeani, degli angoli più
suggestivi della marina, della sug-

                                           patriarca di Tropea
gestione possente della Chiesa di
Santa Maria dell’Isola, della fatica
ordinaria e quotidiana dei produt-
tori di cipolle, era insomma la vita
reale dei contadini di quel tempo,
neorealismo puro pervaso da un
amore viscerale per il mare e per la                                    di PINO NANO
gente che a Tropea sul mare viveva
di pesca e di turismo.
In quegli anni, ricordo, dicevi Albi-     ma perché nelle tele di Albino i tra-    Non a caso, la sua storia sembra
no Lorenzo e dicevi Tropea, parlavi       monti dipinti dal Capo ti riempiva-      quasi una favola moderna.
di Albino e si parlava di Tropea, Al-     no gli occhi di luce e di vita.          Ancora oggi, sedici anni dopo la
bino andava alla Biennale di Vene-        Albino era la Calabria, Albino era       sua morte, la critica internaziona-
zia e a Venezia si raccontava della       Tropea, Albino era Capo Vaticano,        le che più conta lo indica e lo rico-
spiaggia immacolata della marina          Albino era la Costa degli Dei, ma        nosce come uno dei “grandi nuovi
di Tropea, le tele di Albino volava-      perché nessuno meglio di lui for-        impressionisti del Sud Italia”, un
no a San Pietroburgo e in Russia si       se l’aveva mai rappresentata così        artista nato e vissuto per tutta la
proiettavano le immagini incanta-         bene. Albino era la sintesi di tutto     vita a Tropea, e che per paura degli
te del mare azzurrissimo di Capo          questo immenso e meraviglioso            aerei non ha mai accettato i tanti
Vaticano, che era diventato il pro-       patrimonio naturale di cui era pro-      inviti eccellenti ricevuti nel tempo
montorio più famoso e più cono-           tagonista assoluto e senza concor-       da oltre oceano, centinaia di inviti
sciuto del Sud Italia e non perché        renti. Un grande pittore di quegli       prestigiosi nelle più famose capitali
vissuto da uno grande scrittore co-       anni, va detto senza mezzi termini,      del mondo, ma lui puntualmente ri-
me Giuseppe Berto, che sulla cima         ma soprattutto uno dei figli più ve-     fiutava, lo faceva anche sia nel caso
del Capo aveva chiuso il suo bellis-      ri, più illustri, più conosciuti e più   gli venisse proposto un premio alla
simo manoscritto, Il Male oscuro,         amati di Tropea.                                                          >>>

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supplemento speciale — LA BELLA TROPEA
www.calabria.live • Il quotidiano dei calabresi nel mondo
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segue dalla pagina precedente   • Albino Lorenzo   ceva di sé stesso raccontandosi in       del pomeriggio in poi in spiaggia
                                                   televisione. Si sposa giovanissimo,      e nelle campagne dell’intero com-
carriera, o anche più semplicemen-                 all’età di 22 anni, nel 1944, con Lui-   prensorio, a caccia di suggestioni e
te gli venisse chiesto di presentare               gia Capua, una donna che per tutta       di immagini da utilizzare per le sue
in prima persona i suoi capolavori.                la vita gli resterà accanto con una      tele. Quando poi andrà definitiva-
Albino aveva fatto di Tropea la sua                dedizione quasi struggente, ma che       mente in pensione la sua giornata
“Itaca”, e in tutte le sue opere, in ol-           nel frattempo gli darà anche 18 fi-      di artista inizia alle sei del mattino,
tre sessant’anni di attività artistica,            gli, una famiglia enorme anche per       e si concluderà con il calare della
non ha fatto altro che ricostruire                 quei tempi, ma che lui non ha mai        sera. C’è ancora a Tropea qualcuno
rappresentare e raccontare quella                  considerato “un problema”, an-           dei suoi vecchi amici ancora rima-
che era allora la memoria storica                  zi tutt’altro, era fonte di per lui di   sti in vita che lo ricorda come un
della sua città natale, soprattutto la             nuovi stimoli e di nuove energie ar-     “ventenne fiero e ribelle”, un giova-
vita ordinaria della sua gente e del               tistiche. “Lorenzo - scrive di lui Mi-   ne pieno di vita e di energia, di una
suo popolo contadino, che tanto lo                 chele Cascella su Il Messaggero nel      esuberanza fisica senza pari, che
amava ma che lui tanto profonda-                   novembre del 1975- mi è parso un         non conosceva pause o momen-
mente venerava. Uomo dal carat-                    personaggio biblico, da quando ho        ti di riposo, e non a caso forse la
tere radioso, affabile, eternamente                conosciuto la sua famiglia attraver-     sua produzione pittorica fu davve-
sorridente, quasi indifeso e timi-                 so una fotografia di gruppo, lui, la     ro enorme nel numero delle opere
dissimo, interprete della modestia                 moglie, con in grembo l’ultimo na-       prodotte.
e della semplicità popolare di tutti i             to, e tutt’intorno ragazzi e ragazze,    La sua fama di artista poliedrico
Sud del mondo.
È stato bellissimo incontrarlo, co-
noscerlo, raccontarlo agli altri.
Ricordo che la RAI gli dedicò un
intero speciale TV, ma ricordo so-
prattutto che la parte più complica-
ta di quel documentario fu proprio
la sua intervista, quando i riflettori
di accendevano su si lui e il regista
dava il ciak di avvio Albino perdeva
il suo smalto, sembrava aver perso
la voce, era quasi incapace di rac-
contarsi, a mala pena accennava
qualche risposta, ma con gli occhi
bassi, rivolti per terra, o peggio
ancora immobili inespressivi e fis-
si nel vuoto. L’esatto contrario di
quando lui invece prendeva i pen-
nelli tra le mani e dava corpo e ma-               una vera squadra, oltre la dozzina,      gli porta il suo primo incarico di
teria alle sue tele, quasi una magia               tutti di una bellezza greco-calabre-     prestigio, così lui lo considerava,
impossibile da raccontare a chi non                se”.                                     nei primi mesi del 1957, quando
lo ha mai conosciuto.                              Dopo le Elementari e le Medie a          il Vescovo del tempo lo chiama in
Albino Lorenzo nasce come pitto-                   Tropea Albino Lorenzo finisce a          Arcivescovado e gli chiede di diri-
re impressionista quasi per gioco.                 Palmi, dove frequenta l’Istituto         gere nel suo tempo libero il Dipar-
Sarà suo padre Saverio ad avvici-                  Magistrale, e rimane a Palmi fino al     timento di pittura del Seminario
narlo per la prima volta ai colori e               compimento del suo diciottesimo          Vescovile della Diocesi di Nicote-
alla magia della tavolozza, suo pa-                anno di età. Poi torna a Tropea, ma      ra Tropea. Poi ancora, dal 1992 in
dre che di mattina insegnava dise-                 immediatamente dopo il diploma           poi gli viene assegnata la Cattedra
gno alle scuole medie del paese, e                 trova anche il suo primo impiego         di pittura dell’Accademia Fidia di
che una volta rientrato a casa tra-                pubblico. Viene assunto come im-         Vibo Valentia, anche questo un in-
scorreva poi con lui molte ore del                 piegato all’Ufficio delle Imposte Di-    carico che gli varrà una lunga serie
pomeriggio trasferendo nel figlio la               rette della sua città natale, Tropea,    di riconoscimenti importanti e non
sua passione per la pittura e per i                e qui trascorrerà tutto il resto della   solo nazionali.
paesaggi.                                          sua vita.                                Ma man mano che gli anni pas-
“Figlio d’arte in tutti i sensi” di-               Di giorno in ufficio, poi dalle tre                                     >>>

                                                                   • 21 •
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