Studio delle principali Tecnologie No-SQL - Elaborato finale in Basi di Dati Facoltà di Ingegneria Corso di Studi in Ingegneria Informatica
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Facoltà di Ingegneria Corso di Studi in Ingegneria Informatica Elaborato finale in Basi di Dati Studio delle principali Tecnologie No-SQL Anno Accademico 2010/2011 Candidato: Giovanni Trotta matr. N46/000047 I
Indice Introduzione 1 Capitolo 1. Confronto con il modello relazionale 3 1.1 Normalizzazione 3 1.2 Scalabilità 4 Capitolo 2. Text Database 8 2.1 Criteri di Valutazione 9 2.2 Sistemi di Information Retrival 10 2.3 Rappresentazione di documenti tetuali 11 2.4 Estrazione delle Feature di testo 11 Capitolo 3. MongoDB 13 3.1 Introduzione 13 2.2 Document-Oriented Storage 14 2.3 Supporto agli indici 15 2.4 Replicazione 16 2.5 Sharding 16 2.6 Query 17 Capitolo 4. Apache CouchDB 18 3.1 Introduzione 18 2.2 Il modello Map-Reduce 19 2.3 M.V.C.C 20 2.4 Query 21 2.5 Confronto con MongoDB 21 Capitolo 5. Apache Cassandra 23 3.1 Introduzione 23 2.2 Data Model 24 II
Studio delle principali tecnologie No-SQL Introduzione La richiesta sempre maggiore di database di enormi dimensioni, la crescente richiesta del mercato di sistemi cloud e l’eterogeneità delle applicazioni ha messo in risalto alcuni svantaggi del modello relazionale. La soluzione proposta dalle principali aziende di Information Tecnology è il movimento No-SQL, acronimo di “Not Only SQL”, che sta ad indicare un modello basato su database non relazionali. In questo elaborato si presenterà il modello facendo attenzione ai vantaggi che questo offre, si studieranno più nel dettaglio due delle principali tecnologie MongoDB , CouchDB e Cassandra. Perché No-SQL? Il principale obiettivo del No-SQL è quello di creare un supporto per particolari esigenze rispetto al modello relazionale. Quest’ultimo non viene sostituito, infatti in molti campi, ancora oggi, il sistema relazionale rappresenta la migliore soluzione possibile, come per sistemi transazionali ad esempio sistemi bancari. Il concetto di No-SQL non è nuovo, infatti fu usato per la prima volta nel 1998 per indicare una basi dati relazionale open-source che non usava una interfaccia SQL, ma non particolarmente richiesto in passato. 1
Studio delle principali tecnologie No-SQL Il mercato però negli ultimi anni, anche grazie all’avvento di Social Network e del cloud computing, ha richiesto l’utilizzo di sistemi non legati basati su relazioni. Le cause possono essere: Big Data Si è assistito a un incremento esponenziale della richiesta di archiviazione. In pratica aumentando linearmente la quantità di dati in modelli relazionali, si incrementa esponenzialmente il tempo di risposta del sistema. Diversity Uno dei principali obbiettivi di questa tecnica è quello di creare un supporto per l’eterogeneità dei sistemi software. Un modello relazionale è rigidamente progettato su una struttura relazionale, l’esigenza è quella di uno schema-free cioè memorizzare su uno spazio libero i dati. Connectivity Il modello relazionale rende molto oneroso la comunicazione e la suddivisione su più nodi della base di dati, non presenta neanche notevoli vantaggi al P2P Knowledge. Cloud Computing Nel Cloud Computing i nodi possono essere veramente molti, gestire un RDBMS diventa davvero molto complicato e la potenza computazione si riduce notevolmente. Cuncurrency Il mercato ha imposto quindi di ridurre il time-to-market, ovvero il tempo che intercorre tra l’ideazione e la commercializzazione di un progetto, strutture always on- line, sicure, affidabili. 2
Capitolo 1 Confronti con Il modello Relazionale 1.1 Normalizzazione Una delle tecniche più usate nei modelli relazionali è la Normalizzazione, ossia la creazione e la definizione di nuove tabelle per risolvere due problemi legati alla ridondanza dei dati e alla dipendenza incoerente. La ridondanza dei dati comporta notevoli svantaggi come lo spreco di risorse e per esempio in caso di modifica di un campo di una tabella, questa deve essere replicata su tutti i dati. La dipendenza incoerente invece può rendere difficile l’accesso ai dati, in quanto il percorso per la ricerca dei dati può risultare mancante o danneggiato. Ci sono varie fasi di Normalizzazione chiamate Forme Normali che ne certificano la qualità. Nel caso più comune le forme normali sono tre. Prima forma normale Eliminare i gruppi ripetuti in singole tabelle. Creare una tabella separata per ciascun insieme di dati correlati. Identificare ciascun insieme di dati correlati associandovi una chiave primaria. Non utilizzare campi multipli in una singola tabella per memorizzare dati simili. 3
Seconda forma normale Creare tabelle separate per insiemi di valori validi per più record. Correlare queste tabelle a una chiave esterna. I record devono dipendere solo dalla chiave primaria della tabella, se necessario una chiave composta. Terza forma normale Eliminare i campi che dipendono dalla chiave. Si capisce che la terza forma normale non è sempre praticabile anche se teoricamente auspicabile. L’utilizzo elevato di tabelle compromette la reattività del sistema richiede infatti capacità di apertura dei file superiori a quelli disponibili. 1.2 Scalabilità La modifica alle strutture delle tabella comporta un overhead notevole e una difficoltà nella modifica della struttura delle tabelle. In questo caso la possibile soluzione è la scalabilità, che può essere di due tipi: orizzontale e verticale. Scalabilità Orizzontale Significa partizionare le enormi tabelle su databese e server differenti. Può essere definito come uno schema di partizionamento “shared-noting” e costituisce una soluzione economica alla latenza. Questo però introduce anche degli svantaggi per esempio le tabelle sono consultabili solo tramite join. Occorre un’ attenta analisi durante il partizionamento per organizzare in modo adeguato le query. Una volta analizzato il problema occorre implementare tutta la parte software per lo 4
smistamento delle query in modo da evitare che la stessa query venga sottoposta ad ogni entità. Le funzioni disponibili saranno quindi limitate. Per i database No-SQL questo problema non si riscontra in quanto non esistono tabelle ne tantomeno operazioni di aggregazione. Ogni elemento è da considerarsi come oggetto a se stante, questo presenta molti vantaggi come l’auto-sharding, cioè scalare orizzontalmente in maniera automatica. Ovviamente quindi presenta svantaggi legati alla ridondanza dei dati e allo spreco di risorse di archiviazione. Per effettuare lo sharding si devono valutare una serie di caratteristiche che il sistema deve soddisfare. Affidabilità Il sistema deve sempre essere consultabile e deve garantire la possibilità di ripristinarsi in caso di errori. • Ogni shard deve essere sottoposto a backup automatici • Avere come minimo due copie di ogni shard • Hardware ridondati • Procedura di ripristino Query distribuite Un approccio molto importate è quello di distribuire le query su tutti i shard e in seguito consolidare tutti i risultati e restituirli all’applicativo. Questa tecnica aumenta di 10 volte le prestazioni rispetto al modello relazionale. 5
Evitare Cross-Shard joins Le richieste di join di solito, nei sistemi distribuiti sono molto inefficienti e difficili da realizzare. Per risolvere questo problema esistono vari approcci come replicare le tabelle globali richiamate nei join e prevedere un meccanismo automatico di sincronizzazione per mantenerle aggiornate. Auto incremento delle chiavi primarie Ogni volta che si crea una nuova riga tipicamente si fornisce una nuova chiave primaria. Per il database partizionato questo non è sufficiente a garantire l’unicità, occorre quindi creare un meccanismo che crea chiavi uniche in tutto il sistema. Supporto shard a schemi multipli Per ottimizzare le prestazioni si prevede una serie di reti di shard a cui indirizzare la richiesta. Molto spesso le applicazioni utilizzano più configurazioni di reti per ottenere il risultato ottimo. • Session-based sharding Ogni utente o processo interagisce con uno specifico shard per tutta la durata della sessione dell’utente o del processo. Questo è l’approccio più semplice e si sviluppa per applicazioni del tipo customer- centric, ove tutte le informazioni che un utente può richiedere e tutte le informazioni di quello stesso utente sono contenute in un unico shard. • Transaction-based sharding La decisione dello shard da utilizzare è basato sulla prima richiesta. Tutte le altre sono indirizzate al primo shard. Statement-based sharding Ad ogni query si sceglie lo shard più appropriato. 6
Determinare il miglior metodo di sharding Il metodo di suddivisione deve tener presente l’applicazione che gestisce il database, come devono essere distribuite le chiavi e il numero di transizioni che si devono effettuare e la grandezza delle tabelle. Le stategie sono: • Shard per chiave primaria su una tabella, è il metodo più semplice da implementare ma efficace alla condizione che i dati siano ben distribuiti, è+se ad esempio si sceglie di attribuire una chiave primaria sequenziale il vantaggio risulterebbe nullo, mentre per una chiave opportunamente distribuita i vantaggi sono notevoli. • Usare una tabella di riferimento in uno shard a cui fanno riferimento tutti gli altri shard. Richiede una ulteriore query e causa un peggioramento delle prestazioni. • Shard per data, Ogni shard conserva dati appartenenti ad un certo intervallo di tempo o date. Scalabilità verticale La scalabilità verticale invece consiste in un incremento delle risorse del sistema che gestisce il database sia per incremento della memoria che della Potenza di calcolo. Questo approccio non richiede la modifica delle applicazioni ma comporta un notevole aumento dei costi e per questo motivo non molto spesso usato. 7
Capitolo 2 Text Database Un particolare esempio di No-SQL è un database in grado di gestire, memorizzare ed interrogare documenti testuali non strutturati. Bisogna minimizzare il tempo necessario per la ricerca delle informazioni ed assicurare che i risultati siano ordinati per rilevanza. Lo scopo principale del Natural Language Processing, ovvero sistemi in grado di processare il linguaggio umano, è quello di rendere le conoscenze linguistiche necessarie a comprendere il significato e la struttura del testo, a un calcolatore. Con lo sviluppo del web si è cambiata la metodologia e l’approccio delle basi di dati multimediali. Sono poi state introdotte nuove problematiche quali la bassa qualità dei dati pervenuti, dati ridondati ma anche deadlinks. Esistono due tipi di approcci per l’accesso alla base dati che sono il Retrival e il Browsing, nel primo caso c’è una query basata su keywords, nel secondo caso invece si può partire da documenti di interesse, seguire gli hyperlinks per arrivare a specificare la query sul documento. 8
2.1 Criteri di Valutazione I criteri di valutazione hanno come scopo di reperire solo e tutti i documenti interessanti per l’utente. Un sistema di questo tipo è ideale per questo si valuta la precision (precisione)e il recall (richiamo). Il recall valuta la capacità di escludere documenti non rilevanti e rappresenta la percentuale di documenti rilevanti presenti nel database. Il suo valore ideale è uno ma non può mai avere questo valore perché significa che ogni documento presente nel database è rilevante. La precision, valuta la capacità di trovare documenti rilevanti all’interno del database e rappresenta la percenutale dei documenti rilevanti sul totale dei documenti recuperati. 9
2.2 Sistemi di Information Retrival I database di testi sfruttano tecniche sviluppate per i sistemi di Information Retrival (IR). L’ambito di questi sistemi ha introdotto molti modelli per la rappresentazione di documenti, architetture e linguaggi, interfacce e metodi di visualizzazione. L’ IR è un insieme di tecniche che permettono di estrapolare informazioni rilevanti, usando dei criteri di valutazione, da documenti non strutturati secondo schemi come il testo; Devono essere estratte semantica e parole chiavi, questo però molto spesso produce notevoli cambiamenti dal contenuto informativo. L’ambiguità dei testi rende il Retrival molto complicato e richiede un’ attenta analisi e particolari elaborazioni. Le interrogazioni, spesso non si riferiscono al semplice dato, ma a particolari esigenze. Per questo si analizza in principio il testo sottomesso per la ricerca, per valutarne il contenuto e rendere la restituzione dei documenti di interesse quanto più precisa possibile. Anche i documenti restituiti devono essere di una quantità limitata rispetto alla grande quantità di dati presenti del database. Si cercano pertanto quelle “informazioni” che sono di interesse per il topic. Tra tutti i risultati restituiti bisogna fare una classificazione in base alla pertinenza del documento rispetto alla query inserita. Per questo si sfruttano tecniche di “ranking” ovvero si attribuisce ad ogni documento la sua rilevanza rispetto a quella query. Tutti questi valori vengono poi restituiti del document-query matching. In questo documento è mantenuta quindi una classificazione basata sul contenuto informativo del documento. Nasce quindi l’esigenza di definire una misura del contenuto informativo. Distinguere quindi ì documenti in: elite e non elite. Si valuta la frequenza delle parole chiavi di interesse, ma anche la quantità del contenuto informativo del documento in base alla frequenza di parole chiave. 10
2.3 Rappresentazione documenti testuali Si sfruttano dei modelli per rappresentare dei testi, i più usati sono il modello booleano, il modello vettoriale o algebrico e il modello probabilistico. La rappresentazione, poi, si suddivide in cinque fasi. • Structure struttura interna del documento (capitoli, sottocapitoli) • Stopwords articoli e congiunzioni • Noun groups si eliminano aggettivi e verbi • Stemming si riduce a radice comune (plurale, singloare) 2.4 Estrazione delle Features di testo L’ estrazione delle feature di testo avviene in quattro fasi. Analisi Lessicale del testo Ha il compito di eliminare la punteggiatura e convertire in maiuscolo e minuscolo per creare una sequenza di parole partendo da una sequenza di caratteri. Eliminare le stopwords Le stopwords sono parole con un’ elevata ricorrenza nel testo che non portano informazione utile all’ estrazione semantica. Statisticamente le dimensioni del documento vengono ridotte del 20-30% . L’eliminazione diminuisce il potere di recall. Solitamente sono congiunzioni, articoli e proposizioni. 11
Normalizzazione La normalizzazione consiste nel condurre tutte le parole alla radice morfologica cosi com’ è sul vocabolario, eliminando flessi, coniugazioni. La sua utilità presenta pareri tuttora discordanti, per esempio è stato dimostrato che nelle lingue anglosassoni è di scarsa utilità. Selezioni dei termini caratterizzanti (indicizzazione) Bisogna distinguere i metodi di rappresentazione dei documenti e i criteri di recupero per soddisfare una specifica richiesta. I metodi si suddividono in metodi di rappresentazione diretta e indiretta. Per quanto riguarda la rappresentazione diretta, il documento è rappresentato dalle parole in esso contenute in sequenza. Però questa rappresentazione non è adeguata sempre perché si possono cercare documenti che non hanno parole chiavi in comune con il testo di ricerca. La rappresentazione indiretta, è realizzata con un’ indicizzazione, derivati manualmente o automaticamente che descrivono in modo sintetico il contenuto. Vengono associati ai testi delle parole chiavi (keywords), semplici o composte. E’ di solito fatta manualmente da esperti ma sono state studiate tecniche automatiche. Il fine ultimo dell’indicizzazione è rappresentare il contenuto in modo sintetico tenendo presente due obiettivi: esaustività ( numero elevato di indici assegnati) e specificità ( recuperare pochi documenti e specifici). Gli indici o tag possono essere radici di parole, frasi estratte, metadati ecc. La fase di indicizzazione serve al recupero e alla restituzione del documento, può essere Manuale e automatico. L’indicizzazione manuale è affidata a una persona con competenze su quella materia la quale sceglie termini che meglio caratterizzano il contenuto. Quello Automatico è eseguito da un programma, statisticamente peggiore ma in proporzione molto più economico. Tramite un’ analisi in base a degli algoritmi vengono generati degli index terms. Quest’ analisi è fatta in modo statistico usando la frequenza delle parole chiave. 12
Capitolo 3 MongoDB 3.1 Introduzione MongoDB è un Database management System, orientato alla gestione dei testi, è sviluppato in C++ è ha come obiettivo quello di strutturare delle basi di dati testuali, in particolare con dati poco strutturati. 13
E’ possibile realizzare un database orientato alla gestione dei documenti creando uno strato software superiore al database o sfruttare i meccanismi di un database orientato agli oggetti. I database relazionali sono sviluppati sul modello ACID (Atomicity, Consistency, Isolation, Durability), il MongoDB invece sfrutta un modello CAP(Consistency, Aviability and Partition Tollerance) che descrive alcune strategie per distribuire la “application logic” attraverso le reti. Applica la replicazione per prorogare gli “application changes” attraverso i nodi della rete. La coerenza è mantenuta in tutti i nodi che visualizzano gli stessi dati agendo con modifiche simultanee. La disponibilità è mantenuta su tutti i client dato che il servizio risulta sempre attivo e funzionante. Tolleranza e partizionamento sono parametri indispensabili perché molto spesso il database è partizionato su più server. Non è possibile ottenere tutte queste caratteristiche insieme ma solo due alla volta. Pertanto se si sceglie di non avere un Partition Tollerance avremo problemi sulla scalarità verticale che è sicuramente più costosa. Se si rinuncia all’ Aviability dobbiamo attendere che vengano risolte alcune richieste a discapito delle prestazioni. Se si rinuncia alla Consistency si avrà per un periodo un disallineamento dei dati sui nodi. Questi ultimi due problemi sono quelli più noti e permettono di superare il problema della scalabilità. 3.2 Document-Oriented storage Questo DBMS eredita il meccanismo di storage dal paradigma doc-oriented che consiste nel memorizzare ogni record come documento che possiede caratteristiche predeterminate. Si 14
può aggiungere qualsiasi numero di campi con una qualsiasi lunghezza. Nei doc-oriented si segue una metodologia differente rispetto al modello relazionale: si accorpano quanto più possibile gli oggetti, creando delle macro entità dal massimo contenuto informativo. Questi oggetti incorporano tutte le notizie di cui necessitano per una determinata semantica. Pertanto MongoDB non possiede uno schema e ogni documento non è strutturato, ha solo due chiavi obbligatorie: _id Serve per ideò+ntificare univocamente il documento (è comparabile, semanticamente, alla chiave primaria dei database relazionali) _rev Viene utilizzata per la gestione delle revisioni, ad ogni operazione di modifica infatti la chiave rev viene aggiornata. Pertanto si può interrogare il DBMS anche per versioni del documento non recenti perché mantiene in memoria tutte le verisoni. 3.2 Supporto agli Indici In MongoDB sono presenti tecniche di indicizzazione: • Il campo _id è indicizzato automaticamente • I campi sui quali è tipico eseguire ricerche o accaduti di frequenze andrebbero indicizzati • I campi su cui sono definiti ordinamenti generalmente andrebbero indicizzati. MongoDB fornisce strumenti in grado di suggerire su quali campi sia opportuno definire indici. Conviene privilegiare applicazioni read-intensitive, ovvero collezioni con un alto rapporto letture/scritture per incrementare le letture. Un indice viene inteso come una struttura dati che cataloga le informazioni con una struttura B-tree. E’ possibile definire chiavi semplici, composte, documento e array. Le chiavi semplici indicano il campo collection come indice, quelle composte per due o più collection, mentre le chiavi documento sono indici che contengono oggetti. Le chiavi array 15
invece sono realizzare da come lascia intuire il nome con degli array. In mongoDB si memorizzano anche indici geospaziali bidimensionali che ci permettono di interrogare il sistema con query basate sulla posizione. 3.3 Replicazione La replicazione introduce la ridondanza dei dati per rimediare a malfunzionamenti. Ci sono due tipi differenti di replicazione, quella Master-slave semplice e l’insieme di replicazione. La prima come si intuisce dal nome presenta un’ unità centrale master che è sempre aggiornata e che modifica periodicamente tutti gli altri nodi dipendenti ad essa. In caso di malfunzionamento di un nodo, deve essere eseguito manualmente. La tecnica di insieme di replicazione invece aggiunge il ripristino automatico alla tecnica del master-slave. 3.4 Sharding MongoDB presenta tecniche di Sharding per partizionare orizzontalmente il database in tuple da inserire in tabelle. Ogni shard in MongoDB ha la caratteristica di essere completamente slegato dagli altri, infatti non dipendono dal sistema fisico sottostante e logico. Questo DBMS prevede un servizio automatico di sharding. Si generano delle shard key ovvero delle chiavi di frammentazione, partendo dai chunk creati dai cluster che contengono i dati. Tutti i metadati si memorizzano in un server di configurazione e si creano dei nodi router che propagano le richieste ai nodi. Quando ci sarà una richiesta si interroga un nodo che possiede una tabella con una mappa del sistema. 16
3.6 Query In questo DBMS è presente il supporto a query dinamiche (ad hoc). Per le interrogazioni, si utilizza un sistema che non richiede indici speciali e la migrazione da query SQL a MongoDB sarà molto semplice. Infatti come per l’SQL c’è un selettore di campo corrispondente nel modello relazionale alla SELECT e presenta anche un campo di selezione di documenti (WHERE). E’ possibile creare anche degli ordinamenti dei risultati (ORDER BY in SQL). MongoDB usa tecniche di cursori, questi solo usati per recuperare iterativamente tutti i documenti ritornati dalla query eseguita. Il processo di selezione potrebbe causare un overhead per la ricerca di documenti nel database, per questo utilizza due funzioni: ”Map /Reduce”. Prima di tutto per ogni elemento viene invocata la funzione “Map” che produce delle coppie chiave-valore da passare alla successiva funzione e in seguito invoca la funzione “Reduce”, che aggrega i risultati ricevuti e restituisce il risultato. 17
Capitolo 4 Apache CouchDB 4.1 Introduzione CouchDB è anche esso un database non relazionale, orientato ai testi, l’obbiettivo è quello di facilitare l’organizzazione delle base di dati testuali. E’ pensato per sostituire gli strumenti classici come MySQL che necessitano aggiustamenti alla struttura delle applicazioni Web. Ha un’ interfaccia intuitiva http-based REST API, richiede inoltre tramite httpRequest i dati. Il formato di restituzione è XML JSON. Questo tipo di DBMS si basa su API http di tipo 18
REST quindi implementa dei metodi di accesso alla risorsa molto simili a quelli di HTTP (come il metodo get, post, put). E’ scritto in un linguaggio di programmazione Earling, che lo rende rapido, scalabile e facile da distribuire e si può sfruttare opportunamente anche su architetture multi-core. CouchDb è molto resistente ai guasti e a sovraccarico di richieste di accesso. Infatti l’errore non viene propagato su tutto il database e distribuisce le richieste sui nodi. Aumenta anche la scalabilità e il supporto a strumenti ancora in fase di implementazione e futuri, incrementa anche il supporto a dispositivi mobili e l’approccio molto simile ad http rende molto semplice l’implementazione. Questo è anche molto performante anche per l’aggregazione di documenti semi strutturati e li organizza come documenti JSON. In CouchDB non esistono tabelle, ma tutto è organizzato in database di documenti. Ogni documento è organizzato con delle coppie chiave-valore, e ognuno di essi può essere organizzato in maniera differente. 4.2 Il modello Map/Reduce La grande quantità ed eterogeneità dei documenti rende molto complicata la gestione e la selezione di essi per questo si introducono tecniche di Map e Reduce. Queste producono una coppia chiave-valore che vengono poi organizzate secondo un schema Btree archiviandole in ordine di chiave. Una funzione Map trasforma ogni documento contenuto nel database in un altro insieme di coppie chiave/valore e associa un’unica chiave. Il risultato di questa fase sarà un array associativo composto dalle coppie chiave/valore notificate dalla funzione emit (dove la chiave è il primo parametro del secondo). 19
4.3 M.V.C.C. Quando si vuole modificare un’ entità relazionale bisogna rendere consistenti i dati in ogni momento. Per questo bisogna sempre tenere presente il problema della concorrenza sulla risorsa. Come per i sistemi operativi con i semafori, si è introdotto uno stato della tabella che può essere lock e unlock. Ma questo causa uno spreco di risorse notevoli. CouchDB utilizza Multi Verison Concurrency Control (MVCC) per gestire l’accesso simultaneo al database. Sui documenti da modificare si fa un controllo versione, in pratica si crea una nuova verisone del documento che verrà salvata sulla vecchia versione. Questo riduce notevolmente i tempi di accesso/modifica della risorsa, e ogni volta che si necessita una nuova istanza si otterrà sempre un’ istantanea del sistema più aggiornata possibile. Ogni volta che si prova a modificare un documento, CouchDB passerà alla funzione “validazione” una copia del documento esistente, una copia del nuovo documento ed una raccolta di informazioni aggiuntive, ad esempio l’utente e i dettagli dell’autenticazione. Quando si tenta di mantenere la coerenza tra un database distribuito su più server si possono riscontrare alcuni problemi, sono stati quindi sviluppati molti approcci di risoluzione come multi-master e master-slave. La risoluzione di questo problema aumenta la scalabilità e rappresenta un punto notevole di forza di CouchDB. 20
4.4 Query A differenza del modello relazionale, con le query scritte in SQL in couchDB si utilizzano degli indici interni e le proprie relazioni per costruire in tempo reale una tabella di risultato. Questa soluzione è molto performante in quanto i dati sono sviluppati per questo scopo. Le views sono il principale strumento d’esecuzione delle query in CouchDB. Esistono due tipi di views come quelle permanenti, che sono memorizzate all’interno di speciali documenti chiamati “design document”. Ci sono poi le views temporanee che non sono memorizzate ma eseguite su richiesta, ancora in fase di sviluppo. Le views sono definite da una funzione JavaScript la quale usa la funzione “Map” per le views archiviate secondo lo schema key/value. 4.4 Confronto con MongoDB La prima sostanziale differenza tra i due DBMS è di sciuro il MVCC che classifica i dati, MongoDB invece usa “l’update in place”. Il primo quindi è performante per una maggiore libertà di design, ma introduce il problema della compattazione. Il secondo offre una velocità notevole in scrittura e un enorme risparmio di memoria di archiviazione ma non tiene memoria delle versioni. Anche la scalabilità nei due sistemi sfrutta due meccanismi differenti in MongoDB si ha l’auto Sharding, mentre su CouchDB la replicazione multi-master. MongoDB consente query dinamiche e offre uno strumento per ottimizzare le query consigliando creazioni di indici dove necessario, a differenza di CouchDB che invece usa un particolare sistema per generare indici ed ottimizzare particolari query che devono essere predefinite necessariamente. 21
CouchDB presenta una affidabilità maggiore, robusto sugli stop, e un’ interfaccia utente molto semplice a differenza di MongoDB che usa una shell con interprete javascript. In conclusione questi due DBMS presentano numerosi vantaggi e rispondono a esigenze diverse. Ovviemente non si può scegliere, come descritto nel teorema CAP, un DBMS performante su tutte le esigenze di Consistency, Aviability e partition Tollerance, ma solo su due di esse, per cui bisogna trovare dei compromessi tecnici. 22
Capitolo 5 Apache Cassandra 5.1 Introduzione Successivamente all’avvento del web 2.0, le case produttrici di DBMS hanno orientato le proprie “forze” progettuali verso sistemi NO-SQL. Apache Cassandra è uno degli esempi di maggiore rilievo, infatti anche grazie all’avvento di social network (come Facebook, ove si usavano DBMS usava Mysql, in modo non troppo ortodosso) si è migrato verso il sitema open sorce Cassandra. Come per CouchDB anche Cassandra è un DBMS “fault tolerant”, elastico e con consistenza dei dati sia per processi di lettura che di scrittura. I dati sono duplicati in modo automatico su più nodi, e infrastrutturalmente identici per cui questo tipo di DBMS è molto tollerante a crash e il sistema non è mai inoperabile. Durante read/write si possono specificare i livelli di consistenza delle funzioni, passando due parametri che indicano il comportamento atteso. Per esempio la funzione di write, può 23
decidere di eseguire tutte le funzioni in asincrono o verificare la scrittura su un determinato numero di nodi. Invece la funzione Read consente di scegliere da quanti nodi effettuare la lettura e quale sia il dato più aggiornato. Aumentare il numero di nodi per la verifica della scrittura e la lettura aumenta linearmente la consistenza a discapito delle performance. 5.2 Data Model Bisogna fare nota del modello dati di Cassandra che è formato da un insieme di Hash e Array, che però a seconda della posizione rivestono ruoli distinti. Le colonne sono i costrutti più semplici, è un hash formato da tre chiavi: name, value e timestamp che sono stabilite a priori. La colonna nel modello relazionale è una cella all’interno di un record che a sua volta è contenuto in una tabella. I name e value sono considerati da Cassandra come array di bite e possono contenere qualsiasi cosa. Le Supercolumn o gruppo di colonne invece sono delle colonne, nel cui value vi si trova un array di colonne. In questo caso non si può fare un corrispondente nel modello relazionale. Le coulomn e supercolumn vengono raggruppate in strutture dati chiamate Coulumn family e supercolumnfamily che corrispondono nel modello relazionale a delle tabelle. La prima è contraddistinta da un nome che la identifica e da un array di coppia chiave-valore. La 24
seconda ha una chiave che identifica le row mentre i valori sono i campi attributi alle column o supercolumn nel caso di supercolumn family. In Cassandra non esiste nessuno schema predefinito per le singole row; non è possibile creare a runtime column family e supercolumn family ma è necessario inserirle in un file di documentazione. 5.3 KeySpace Il keyspace come nel modello relazionale è all’ultimo gradino gerarchico. Ogni keyspace comunemente contiene il set di column family specifico di un’ applicazione, che deve essere specificato nel file di configurazione. E’ presente un attributo (Comparewith) che predeve il mentro di ordinamento delle chiavi delle column all’interno delle row. Anche in questo DBMS non è presente il concetto classico di query SQL ma ha un generico set di API che agiscono direttamente sul database con operazioni molto simili (per esempio di selezione). Il lavoro di ordinamento deve essere effettuato in fase di scrittura, sia per modifica che per inserimento, perché questa funzione deve mantenere l’ordine. 5.3 Confronto con CouchDB e MongoDB A differenza di MongoDB e CouchDB Cassandra è usato più per le scritture che per le letture (logging). E’ spesso usato per usi finanziari, dove le scritture devono essere veloci e performanti anche a discapito delle letture. Presenta inoltre una consistenza e una resistenza ai guasti notevole. A differenza di CouchDB però non ha un’ interfaccia intuitiva, metre è stato introdotto un linguaggio di Query SQL like come CouchDB. Anche in questo caso bisogna far riferimento al teorema del CAP, infatti in questo è notevole Consistency e Partion Tollerance a discapito dell’Aviability. 25
Bibliografia [1] Angelo Chianese, Vincenzo Moscato, Antonio Picariello, Lucio Sansone “Basi di dati per la gestione dell’informazione” [2] www.economist.org [3] www.wikipedia.org [5] www.nosql.org [6] www.mongodb.org [7] couchdb.apasche.org [8] cassandra.apache.org [9] http://it.wikipedia.org/wiki/MongoDB [10] http://blog.html.it/11/02/2010/mongodb-un-database-senza-sql/ [11] http://en.wikipedia.org/wiki/CouchDB [12] http://guide.couchdb.org/ [13] http://www.ossblog.it/post/4794/couchdb-il-database-non-relazionale [14] http://it.wikipedia.org/wiki/Cassandra_(database) [15] http://en.wikipedia.org/wiki/Apache_Cassandra [16] http://database.html.it/articoli/leggi/3321/introduzione-a-apache-cassandra/ [17] http://www.unixmen.com/install-nosql-cassandra-db-in-ubuntu-via-ppa-repository/ [18] “MongoDB, the Definitive Guide”, Kristina Chodorow, Michael Dirolf, O’Reilly, 2010 [19] http://database.html.it/articoli/leggi/3321/introduzione-a-apache-cassandra/ [20] http://www.unixmen.com/install-nosql-cassandra-db-in-ubuntu-via-ppa-repository/ 26
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