Strage di migranti in Libia. "Aprire corridoi umanitari europei" - TeleRadio ...

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Strage di migranti in Libia.
«Aprire corridoi umanitari
europei»
Due bombardamenti aerei nella notte, almeno 40 morti e decine
di feriti. Sono tutti migranti africani sub-sahariani reclusi
nel centro di detenzione governativo di Tajoura, nei dintorni
di Tripoli. Almeno 120 persone erano nell’hangar colpito dalle
forze aeree del generale Khalifa Haftar, che controlla gran
parte dell’est e del sud della Libia e da mesi sta sferrando
attacchi contro il governo del presidente Fayez al-Sarraj,
riconosciuto dalla comunità internazionale. Ancora una volta i
migranti, impossibilitati a fuggire da Tripoli come stanno
invece facendo 100.000 libici sfollati in altre zone del Paese
o in Tunisia, sono le prime vittime inermi di un conflitto che
sembra non trovare una via d’uscita. La proposta di molte
organizzazioni della società civile è la realizzazione di
corridoi umanitari europei dalla Libia per 50.000 persone.
“Stiamo cercando di capire se ci sono donne e bambini tra le
vittime”, dice al Sir Bruno Neri, responsabile dei progetti
di Terre des hommes in Libia. L’organizzazione a tutela dei
bambini è presente da un anno in Libia con una quindicina di
operatori, ma le condizioni di lavoro e sicurezza sono sempre
più difficili e cambiano in continuazione. Al momento Terre
des hommes opera nei campi 1 e 2 per sfollati interni di
Alfallah, che danno rifugio a oltre 1.300 civili libici,
offrendo protezione e supporto psicosociale ai minori migranti
con spazi a misura di bambini e con attività analoghe nel
campo di detenzione migranti e rifugiati di Zuwaia, sempre a
Tripoli. E sta cercando di aprire attività anche a Misurata e
Sirte, in aiuto a migranti e sfollati libici, con priorità ai
bambini e alle donne.

“Migranti usati come strumento politico”. “Proviamo un senso
di grande impotenza, rabbia e angoscia, perché i migranti
vengono usati come strumento politico e target umano e non si
vede una soluzione. In Libia molti pensano che sia stato un
atto di ritorsione del generale Haftar contro l’Italia, a
causa dell’incontro segreto tra il presidente Fayez al-Sarraj
e il ministro dell’interno Matteo Salvini”, afferma Neri.

 “I nostri operatori erano stati a Tajoura, che ospitava 610
 persone, per pianificare un intervento diretto a donne e
 bambini lattanti rinchiusi nel centro. Ma non abbiamo fatto
 in tempo ad aiutarli”.

“Cerchiamo di fornire supporto alimentare e psico-sociale e di
migliorare le condizioni di salute, in collaborazione con
Medici senza frontiere. Non è stato facile entrare, le
condizioni erano quelle di tutti i centri, con centinaia di
persone rinchiuse in grandi capannoni: le donne con i bambini
da una parte, gli uomini da un’altra”. Neri ricorda che “sono
più di 100.000 gli sfollati libici a causa del conflitto ma
nessuno ne parla: vivono in campi affollati, nelle scuole, in
case private. I più ricchi fuggono a Misurata e Sirte, in
Tunisia o all’estero”. Terre des hommes sta realizzando,
insieme a Mediterranean Hope – Programma rifugiati e migranti
della Federazione chiese evangeliche in Italia (Fcei), anche
un programma per permettere a 10 bambini libici con patologie
gravi di ricevere cure in strutture specializzate in Libia,
Tunisia e Italia. Alcuni saranno operati al cuore all’ospedale
pediatrico Gaslini di Genova. “Auspichiamo l’avvio immediato
dei corridoi umanitari, a cui siamo pronti ad aderire, per i
migranti più vulnerabili come minori e donne incinte, evitando
così le morti in mare, il traffico di essere umani ed i
respingimenti verso le coste libiche – conclude -. Chiediamo
che i migranti sopravvissuti al bombardamento vengano al più
presto evacuati in luoghi sicuri in Libia”.

“Libia    non   è   porto    sicuro.   Aprire    corridoi
umanitari”. “L’attacco al centro di detenzione di migranti
in Libia impone un intervento umanitario che da tempo
segnaliamo come urgente e prioritario: l’apertura di un
corridoio umanitario europeo dalla Libia”, conferma Paolo
Naso, coordinatore di Mediterranean hope.                Anche
padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli,
esprime “profondo dolore” per la morte e il ferimento di tante
persone:
  “Volevamo la prova che la Libia non fosse un porto sicuro ora
  l’abbiamo, una prova pagata a prezzo di decine di vite umane
  in un centro di detenzione che non doveva essere lì, nel
  quale non dovevano esserci migranti”.

“A fianco alle vittime del conflitto che si sta consumando in
Libia dobbiamo contare anche queste – prosegue -. Concediamoci
un tempo per piangerle, forse siamo ancora in tempo per
tornare indietro dalle nostre ottuse ed egoistiche logiche da
fortezza Europa”. Stesso concetto viene ribadito
dai missionari Scalabriniani, presenti sul campo in Europa ed
Africa: “la Libia non è un porto e un posto sicuro, per
nessuno; a fronte della situazione critica delle migliaia di
migranti presenti nei centri detentivi in Libia servono
urgenti corridoi umanitari”. Gli Scalabriniani criticano
inoltre le parole tardive del ministro degli esteri italiano
Enzo Moavero Milanesi, che ha chiesto di “garantire la
sicurezza dei migranti”: “Essa suona per lo meno incoerente
dopo gli ultimi ed ennesimi avvenimenti occorsi attorno alle
coste di Lampedusa che hanno mostrato un’azione miope e in
violazione del diritto internazionale da parte del governo
italiano”.

Papa Francesco: preghiera di
luglio per l’integrità della
giustizia (VIDEO)
“Preghiamo perché tutti quelli che amministrano la giustizia
operino con integrità, e perché l’ingiustizia che attraversa
il mondo non abbia l’ultima parola”. Queste le intenzioni di
preghiera di Papa Francesco per il mese di luglio 2019,
dedicata ai magistrati, i tribunali, i giudici e gli avvocati
che amministrano la giustizia in tutto il mondo.

“Dai giudici dipendono decisioni che influiscono sui diritti e
sui beni delle persone”, afferma il Papa nel video realizzato
dalla Rete mondiale di preghiera, e “la loro indipendenza deve
tenerli lontani dal favoritismo e dalle pressioni che possono
contaminare le decisioni che devono prendere”.

 “ I giudici devono seguire l’esempio di Gesù, che non negozia
 mai la verità ”

Lottare contro un sistema ingiusto

Padre Fèderic Fornos, direttore internazionale della Rete
mondiale di preghiera, ricorda che proprio di recente il Papa,
rivolgendosi al vertice dei giudici panamericani, è
intervenuto sulla “battaglia asimmetrica ed erosiva che
affrontano molti giudici”. “La difesa o la priorizzazione dei
diritti sociali su altri tipi di interesse”, aveva detto loro
il Papa, “vi porterà a scontrarvi non solo con un sistema
ingiusto, ma anche con un potente sistema comunicazionale del
potere, che distorcerà spesso la portata delle vostre
decisioni, metterà in dubbio la vostra onestà e anche la
vostra probità, possono addirittura farvi un processo”.

Una virtù non occasionale

La giustizia, aveva ribadito il Papa all’Associazione
nazionale magistrati italiana, è infatti una virtù da
indossare sempre, non “un vestito occasionale” che si usa
“solo per andare alle feste”. In questo senso è fondamentale
il ruolo dei professionisti della giustizia nell’evitare di
far emergere “un terreno di coltura dell’illegalità” a causa
del contesto sociale.
Il fenomeno maligno della corruzione
In particolare, si legge nelle intenzioni della Rete mondiale
di preghiera, “il fenomeno maligno della corruzione della
giustizia influisce sulla coesistenza pacifica e prospera tra
persone e nazioni e il Papa è preoccupato per come questo
provoca ferite nel tessuto sociale”. Citando la Convenzione
delle Nazioni Unite contro la corruzione del 2004, infatti,
“l’integrità della giustizia è una delle vittime principale
del flagello della corruzione, che colpisce con forza i più
poveri, visto che alimenta la disuguaglianza”.

Uffici di Curia chiusi al
pubblico dal 1° al 18 agosto
Come ogni anno gli uffici della Curia diocesana, presso il
Palazzo vescovile di piazza Sant’Antonio Maria Zaccaria, e
quelli con sede presso il Centro pastorale diocesano di
Cremona, in via Sant’Antonio del Fuoco, osserveranno un
periodo di chiusura estiva da giovedì 1° agosto sino domenica
18. Gli uffici riapriranno quindi al pubblico lunedì 19
agosto.

Santa Sede: nessuno violi il
segreto della Confessione
Dopo il Corso sul Foro interno, il trentesimo, svoltosi nel
marzo scorso al Palazzo della Cancelleria a Roma, e l’udienza
del Papa concessa al termine agli oltre 700 partecipanti, la
Penitenzieria Apostolica pubblica una Nota sull’importanza del
foro interno e l’inviolabilità del sigillo sacramentale,
approvata da Francesco e firmata dal Penitenziere maggiore,
il cardinale Mauro Piacenza, e dal reggente, mons. Krzysztof
Nykiel.

La presentazione del card. Piacenza

Nella presentazione del documento, il cardinale Piacenza
spiega come proprio il Pontefice abbia ricordato la natura
sacrale del foro interno, “l’ambito intimo dei rapporti tra
Dio e il fedele”, non sempre correttamente capito e custodito
perfino dentro la comunità ecclesiale: il Papa, evidenzia, ha
infatti raccomandato quanto il concetto di Foro interno vada
preso “sul serio”, senza echi “all’esterno”, ribadendo
l’assoluta inviolabilità del sigillo sacramentale, garanzia
“indispensabile” del Sacramento della Riconciliazione.

            Scarica il testo integrale della Nota

Riservatezza inviolabile

La Penitenzieria apostolica, spiega il porporato, ben conosce
“l’inestimabile valore del segreto sacramentale, della
riservatezza, dell’inviolabilità della coscienza”, concetti
che “attualmente appaiono largamente incompresi o addirittura,
in taluni casi, avversati”. La Nota, aggiunge, “prende le
mosse” dalla constatazione che, nella società odierna
“fortemente ‘mediatizzata’”, allo sviluppo tecnologico e
all’implementazione dei mezzi di comunicazione non corrisponde
un “analogo impegno per la ricerca della verità”, quanto
piuttosto il “desiderio morboso di far circolare le notizie,
vere o false che siano, amplificate o sminuite secondo gli
interessi”.

Penitente parla a Dio
In tale contesto, l’ordinamento giuridico della Chiesa “si
vorrebbe talvolta conformato a quello degli Stati in cui essa
vive in nome di una pretesa correttezza e trasparenza”. La
Penitenzieria apostolica ha quindi ritenuto “urgente”, afferma
il cardinale, ricordare l’“assoluta inviolabilità del sigillo
sacramentale”, fondata sul “diritto divino” senza eccezioni.
Per questo, è “essenziale” insistere sull’“incomparabilità del
sigillo confessionale con il segreto professionale” osservato
da medici, farmacisti, avvocati. Il penitente, aggiunge
infatti, parla “a Dio”. Ogni “azione politica o iniziativa
legislativa” tesa a “forzare” l’inviolabilità del sigillo
sacramentale costituirebbe – si legge nella Nota – una
“inaccettabile offesa verso la libertas Ecclesiae”, che non
riceve la propria legittimazione dai singoli Stati, ma appunto
da Dio.

Nessun compromesso su tutela minori

La Nota affronta anche, evidenzia il Penitenziere maggiore,
l’ambito giuridico-morale di quegli “atti di foro interno che
si compiono al di fuori del sacramento della Penitenza”, ai
quali il diritto canonico garantisce comunque una “speciale
riservatezza”. E tratta pure delle altre ‘specie’ di segreto
che esulano dall’ambito del foro interno, riaffermando “il
principio del diritto naturale a custodire il segreto”. Il
cardinale Piacenza precisa inoltre che il testo della Nota
“non può e non vuole essere in alcun modo una giustificazione
o una forma di tolleranza degli esecrabili casi di abusi
perpetrati da membri del clero”: “nessun compromesso è
accettabile nel promuovere la tutela dei minori e delle
persone vulnerabili e nel prevenire e contrastare ogni forma
di abuso”, come costantemente ribadito da Papa Francesco. La
Nota specifica come “la difesa del sigillo sacramentale e la
santità della confessione non potranno mai costituire una
qualche forma di connivenza col male”, sottolineando come
appartenga “alla ‘struttura’ stessa del sacramento della
Riconciliazione, quale condizione per la sua validità, il
sincero pentimento, insieme al fermo proposito di emendarsi e
di non reiterare il male commesso”.

Il 17   settembre a Cremona
evento in ricordo di Agnes
Heller, presentando il suo
ultimo libro
Doveva tornare a Cremona il 17      settembre Agnes Heller,
l’illustre filosofa di fama mondiale scomparsa improvvisamente
lo scorso 20 luglio all’età di 90 anni. L’occasione era la
presentazione del suo ultimo libro, “Il demone dell’amore”
(Gabrielli editore), che contiene anche un suo scritto inedito
su Anna Franck. Un evento promosso nel contesto di un tour
italiano che, dopo la sua morte, è stato comunque confermato
come evento in sua memoria.

L’appuntamento sarà alle 21 presso la sede provinciale delle
Acli, di via Massaia 22, con i giornalisti Francesco Comina e
Genny Losurdo che hanno scritto il libro con Agnes Heller.

«Sarà un modo – spiegano gli organizzatori – per fare memoria
 di una filosofa che ha esercitato una grande influenza sul
pensiero del Novecento e che ha dato un’alta testimonianza di
libertà pagando in prima persona la sua opposizione
ai totalitarismi che hanno imperversato nel secolo scorso».

Agnes Heller era stata a Cremona lo scorso anno, in occasione
della marcia della Pace Perugia Assisi, e aveva lasciato tanto
entusiasmo e calore tra il pubblico.
Locandina dell’incontro

Agnes Heller è una famosa pensatrice ed è pure una testimone
diretta della Shoà, avendo vissuto l’esperienza del ghetto di
Budapest e aver visto morire quasi tutta la sua famiglia nei
campi di concentramento nazisti.

Nata nel 1929 da una famiglia ebrea di origini austriache, la
Heller fin da piccola è costretta a vivere con la paura delle
persecuzioni razziali. Il padre è un musicista e scrittore e
infonde nell’animo di Agnes una grande passione per l’arte,
per la musica e per la cultura in genere. La madre ha un ruolo
più normativo. Insieme vivranno l’esperienza drammatica del
ghetto di Budapest e la liberazione con la Todesmarsch dove
morirono centinaia di persone. Il padre, scoperto mentre dava
aiuto ad ebrei in fuga venne deportato e ammazzato ad
Auschwitz nel 1943.

Dopo   essersi   iscritta   alla   Facoltà   di   Medicina   cambiò
radicalmente corso, nel 1947, dopo aver partecipato ad una
lezione di filosofia di Gyorgy Lukacs, il pensatore più
influente e importante dell’Europa di quegli anni In breve
tempo divenne la più stretta collaboratrice di Lukacs e dal
1947 professoressa associata nel suo dipartimento.

Insieme ad un gruppo di filosofi che si ritrovavano intorno
alle idee di un marxismoriformatore di Lukacs, la Heller fondò
la Scuola di Budapest, che ebbe un ruolo molto importante
nella ricerca di una riscoperta umanistica di Marx. Ma ben
presto entrò nel mirino dell’ortodossia del partito comunista
sovietico che reagì violentemente a questo tentativo di
rileggere criticamente Marx spogliandolo da paludamenti troppi
ideologici.

Destituita dai suoi incarichi accademici insieme con Lukacs
per motivi politici dopo la rivoluzione ungherese, trascorse
molti anni ad insegnare in scuole secondarie e le fu proibita
ogni pubblicazione. Nel 1968 protestò contro l’invasione
sovietica della Cecoslovacchia, e subì una nuova persecuzione
politica e poliziesca. Nel 1973, sulla base di un
provvedimento ad personam delle autorità del partito, perse di
nuovo tutti gli incarichi accademici.

Nel 1977 emigrò in Australia insieme al marito Feher Ferenc,
anche lui uno degli esponenti principali della Scuola di
Budapest. Ma quatto anni più tardi venne invitata a insegnare
Filosofia Politica alla New School di New York prendendo di
fatto la cattedra che era di Hannah Arendt. E in questo suo
periodo americano la Heller diventa una delle pensatrici più
famose tenendo collaborazioni e corsi con i più importanti
filosofi del mondo.

Dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, tornò nella
nativa Ungheria dove è stata designata membro dell’Accademia
ungherese delle scienze. Oggi è una delle voci critiche più
forti e ascoltate in tutta Europa contro il governo
nazionalista ungherese di Viktor Orban.

Violenza tra i giovanissimi a
Cremona, sintomo di un vuoto
che ci interroga
Merita una riflessione non superficiale il caso di cronaca che
ha visto 7 arresti e altre 18 denunce per giovani tra i 15 e i
18 anni nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Compagnia
Carabinieri di Cremona sugli episodi di violenza con
protagonista una baby gang legata ad un gruppo nato sui social
network e denominato “Cremona.dissing”.
Episodi di violenza gratuita nei confronti di coetanei
indifesi avvenuti nelle strade e nelle piazze del centro
cittadino che – come ha commentato anche il Sindaco Gianluca
Galimberti “ci devono interrogare tutti, come cittadini, come
amministratori, come genitori, come educatori”. Per questo
proponiamo di seguito una riflessione di don Paolo Arienti,
responsabile diocesano della Pastorale Giovanile:

«Sono le immagini che mai vorremmo rilanciare, perché
raccontano la brutta storia di un avvelenamento: avvelenato è
l’umano, distorto nella sfida stupida dell’assalto e del
disprezzo, verbale e fisico; avvelenato è il web che diventa
cassa di risonanza per storie di male; avvelenato è un tempo
in cui si salta dai sorrisi di alcuni ai pugni chiusi di
altri. E quando scopri che sei a Cremona, nelle sue piazze e
nelle sue vie, non puoi non interrogarti sui figli di una
città: perché non ci sono solo le eccellenze scolastiche o
sportive, nemmeno solo i “bravi ragazzi” che sanno come
mettere a frutto il loro tempo. Ci sono ancora molti nostri
figli che rischiano di essere di nessuno, magari
sfacciatamente; che non desiderano quasi più nulla e ricorrono
a compensazioni di vuoti a dir poco pericolose. Interroghiamo
i nostri sguardi e le nostre presenze; guardiamo da vicino il
termometro del nostro linguaggio e del nostro livore; vediamo
se tutte queste possibilità per i più giovani proprio ci sono,
oppure se qualcuno non abbia suonato la ritirata.
Restare umani è anche questo: riscoprire un senso di marcia e
in definitiva saper amare qualcuno, magari un poco meno se
stessi, la propria immagine scolpita e perfetta, il proprio
cellulare, quei quattro soldi che altri ci hanno fatto avere».
Per contrastare il gioco
d’azzardo   vietarne  la
pubblicità
Rendere effettivo il divieto di pubblicità del gioco d’azzardo
previsto dal decreto Dignità approvato dal governo un anno fa,
ma entrato in vigore solo il 15 luglio scorso, dopo che sono
scadute le ultime deroghe, sarà complesso. A segnalarlo è
l’Agcom che ieri ha inviato al governo una segnalazione di 31
pagine per “rappresentare alcune criticità interpretative e le
problematiche applicative rilevate con riferimento alla
disciplina introdotta dall’articolo 9 del decreto-legge 12
luglio 2018”. Secondo l’Autorità per le garanzie nelle
comunicazioni, la nuova normativa non sarebbe in linea con i
principi Ue e la sanzione minima di 50mila euro può risultare
“poco ragionevole” se la pubblicità è trasmessa durante
“manifestazioni sportive a livello amatoriale o da esercizi
commerciali di modeste dimensioni”.

Per le associazioni “Mettiamoci in gioco” la legge va
applicata

Le preoccupazioni espresse dall’Agcom non stupiscono le
numerose associazioni e organizzazioni civili ed ecclesiali
che aderiscono alla Campagna “Mettiamoci in gioco” che da anni
è impegnata nel contrasto al fenomeno del gioco d’azzardo e
che ha messo da sempre tra i suoi obiettivi principali proprio
il divieto di farne pubblicità. Un traguardo non facile da
raggiungere: troppi infatti sono gli interessi economici in
campo per il governo che mette in tasca circa 10 miliardi
l’anno grazie all’azzardo, ma anche per giornali ed emittenti
televisive che dalla pubblicità al gioco guadagnano molto. Don
Armando Zappolini, attuale presidente del Coordinamento
Nazionale delle Comunità di Accoglienza (CNCA), che aderisce
alla Campagna, legge nell’intervento di Agcom una trappola, un
sabotaggio della legge stessa che vieta ogni forma di
sollecitazione al gioco e la cui piena entrata a regime era
stata commentata con soddisfazione lo scorso 18 luglio.

La soddisfazione per il divieto assoluto della pubblicità

Il comunicato diffuso dai membri della Campagna “Mettiamoci in
gioco” esprime “grande soddisfazione” e tuttavia guarda
avanti: “Raggiunto questo risultato, – si legge nel testo – ci
attendiamo ora che governo e parlamento si attivino al più
presto per arrivare ad approvare una legge quadro sul gioco
d’azzardo, che regolamenti i tanti aspetti critici che
riguardano il settore”. Ma perché resta così centrale il
divieto alla pubblicità? Ai nostri microfoni risponde lo
stesso don Zappolini:

         Ascolta l’intervista a don Armando Zappolini

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2019/07/25/16/1351
48131_F135148131.mp3

«Noi lo abbiamo messo al primo posto perché questa pubblicità
così pervasiva, ossessiva produce in moltissime persone uno
scivolamento verso l’idea che con l’azzardo ci si può
sistemare nella vita, per cui questo messaggio continuo:
“basta poco, vinci”, “puoi sistemare le tue condizioni” …
Ovunque guardi la televisione, nello sport e in altre cose c’è
questo continuo bombardamento e per noi questa è
un’aggressione che persone più fragili non riescono a gestire.
E’ il primo punto che abbiamo chiesto da sempre e abbiamo
accolto con soddisfazione l’anno passato che il decreto
Dignità lo prevedesse, anche se con questo anno di tempo per
permettere la scadenza dei contratti già in vigore. Però io
ero molto preoccupato, e con me anche gli altri della
Campagna, perché davanti all’avvicinarsi di questa scadenza
nessuna lobby, nessuna grande tv commerciale protestava. Io
penso da calcoli che abbiamo fatto, per esempio, Mediaset
perderebbe 50, 60 milioni di pubblicità… Non sono cose da
poco! Abbiamo capito dopo come mai stavano tutti zitti, perché
l’Agicom stava preparando questa trappola che annullava in
effetti la sostanza del provvedimento. Per noi il primo punto
è il divieto assoluto di pubblicità. Come si è fatto per il
fumo, è un segno di civiltà che un Paese non pubblicizzi cose
o sostanze e stili di vita che possano avere conseguenza sulla
salute dei cittadini».

Però la vostra campagna richiede anche che ci siano dei
controlli, sarà possibile realizzarli?

«In effetti abbiamo già visto che i controlli sono già stati
bypassati perché l’Agicom che è un’agenzia che dovrebbe
controllare la democrazia e l’efficacia delle comunicazioni,
in realtà ha preparato una prima comunicazione, che sta
cercando di correggere con quella mandata ieri, nella quale in
pratica svuota l’effetto del provvedimento. Noi chiediamo che
lo Stato tiri fuori una sua capacità di controllo e porti a
compimento quanto ha scritto nella legge approvata dal
parlamento l’anno scorso di divieto assoluto di pubblicità».

Ma perché lei dice che l’Agicom tenta di annullare ciò che
prevede la legge? Eppure fa delle proposte, dice che ci vuole
una legge quadro, che bisogna incentivare le campagne di
informazione sui rischi…

«Sì ma tutto questo è contorno, non è sostanza, perché in
realtà la sostanza è che la pubblicità continua, l’Agicom dice
che non si può regolamentare un sistema così complesso, che è
una cosa che richiede normative più specializzate, che è una
cosa che attualmente non può essere gestita… L’obiettivo è che
tutto continui com’è, al massimo prevedendo la scritta alla
fine degli spot: “gioca in modo responsabile”, ma quelle sono
cose che non incidono per niente. Capisco che lo Stato ha
bisogno di soldi, ma continuare a prendere ogni anno più di 10
miliardi dalle tasche dei cittadini con questa trappola
dell’azzardo che uccide e ammala persone è una cosa immorale e
inaccettabile».
Anche il Lotto in tutte le sue varianti rientra nel gioco
d’azzardo?

«Certo, l’azzardo è un fenomeno sociale del Paese. Ci giocano
più di 20 milioni di persone; non può essere criminalizzato,
ma va regolamentato in modo molto forte, partendo da quelle
forme di azzardo che producono maggiore dipendenza. Le
macchinette, sia le Vlt che le Slot, e i Gratta e Vinci, sono
le realtà che producono una maggiore dipendenza. Ci vuole una
regolamentazione forte, che metta al primo posto non tirar su
i soldi, ma la salute dei cittadini. Quindi giocare con la
tessera sanitaria; mettere un tetto di soldi da giocare; un
tetto di tempo per la partita, sono tutte cose che sono ovvie,
ma che chiaramente produrrebbero un’entrata minore e quindi
anche queste sono       cose   che   non   vengono   prese   in
considerazione».

Secondo i vostri dati, il gioco d’azzardo è un fenomeno ancora
in crescita in Italia?

«Sì, certo. L’anno scorso il fatturato è stato di 107
miliardi. C’è qualche segnale positivo forse dal mondo
giovanile di fronte alle nostre campagne che riescono a
suscitare attenzione nelle persone più sensibili. Però è un
fenomeno che sta crescendo e perciò è una cosa che non si può
sottovalutare».

Le realtà impegnate in “Mettiamoci in gioco”

«Aderiscono alla campagna “Mettiamoci in gioco”: Acli, Ada,
Adusbef, Ali per Giocare, Anci, Anteas, Arci, Associazione
Orthos, Auser, Aupi, Avviso Pubblico, Azione Cattolica
Italiana, Cgil, Cisl, Cnca, Conagga, Confsal, Ctg, Federazione
Scs-Cnos/Salesiani per il sociale, Federconsumatori,
FeDerSerD, Fict, Fitel, Fp Cgil, Gruppo Abele, InterCear, Ital
Uil, Lega Consumatori, Libera, Missionari Comboniani, Scuola
delle Buone Pratiche/Legautonomie-Terre di mezzo, Shaker-
pensieri senza dimora, Uil, Uil Pensionati, Uisp».
Il   10  luglio   torna  la
“Preghiera   per  la  vita”
davanti all’ospedale
Continua anche durante l’estate l’iniziativa della “Preghiera
per la vita” promossa a Cremona dalla Associazione “Ora et
labora in difesa della vita”. Mercoledì 10 luglio i promotori
si ritroveranno dalle 8 alle 10 in Largo Priori 1, davanti
all’Ospedale Maggiore di Cremona per un momento di
preghiera come risposta al dramma dell’aborto e al dolore di
una scelta che non può che lacerare le coscienze. L’invito è
rivolto a chiunque voglia partecipare.

Sapersi fare come bambini,
complici   i   propri figli
ancora piccoli
Nel prendere ispirazione da San Francesco, patrono di un amore
per il Creato in tutte le sue dimensioni, il Papa avverte: “se
noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa
apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più
il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra
relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli
del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle
risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi
interessi immediati” (LS 11).
Ecco la prima necessità: alimentare o forse anche solo
custodire uno sguardo stupito e meravigliato su tutte le opere
del Creato; sapersi fare come bambini, magari complici i
propri figli ancora piccoli, per saper ammirare le bellezze
della natura, senza dare per scontato il comportamento di un
animale piccolo o grande, il mistero di un fenomeno fisico o
il fascino di un paesaggio. Abbiamo bisogno di educarci ad un
rapporto con l’ambiente e con gli altri improntato alla
gratuità, per cui il mondo con tutta la sua bellezza da
riconoscere, non è mio e non posso farne ciò che voglio con
piglio di possessore arbitrario o addirittura violento. C’è un
modo di camminare lungo un sentiero di montagna in alta quota,
c’è un modo di nuotare nelle acque cristalline di una baia,
c’è un modo in cui il passaggio è quello di un ospite
rispettoso in una casa non sua. Perché “se noi ci sentiamo
intimamente uniti a tutto ciò che esiste, la sobrietà e la
cura scaturiranno in maniera spontanea” (LS 11). Approfittiamo
allora di questa stagione estiva per rappacificarci con la
natura che così tanto subisce la nostra pressione nel corso
dell’anno, o anche solo che ci vede distanti e distratti
immersi nella caoticità metropolitana o urbana delle nostre
città. Accingiamoci ad escursioni in punta di piedi, con passo
lento e sicuro, ad un ritmo che ci faccia ascoltare il vento e
ci restituisca alla nostra giusta dimensione di creature. E
non sottraiamoci mai alle domande dei piccoli. Domande
semplici, ingenue, talvolta forse anche imbarazzanti, ma che
aprono squarci di verità. Di solito sono chiavi che schiudono
porte che avevamo dimenticato. Per noi adulti sono dei moniti
a ricordare, per i figli le nostre risposte sono semi che ci
auguriamo germoglino in un terreno predisposto all’ascolto.
Come San Francesco, patrono di tutti coloro che studiano e
lavorano nel campo dell’ecologia, possiamo riconoscere un
legame stretto fra la creazione di Dio e i più poveri, gli
ultimi. Non si può amare il mondo che ci circonda rimanendo
insensibili al grido di bisogno dei tanti umiliati della
Terra. Anche questo può essere insegnato ad un bambino che
cammina per mano al tuo fianco. Lo sguardo verso un monte
innevato o un tramonto sul mare all’orizzonte mi dicono che io
non sono padrone del mondo; lo sguardo di un povero sulla mia
strada, mi dice che io non posso esimermi dal cercare di
condividere le risorse che mi sono state donate. Ecologia e
giustizia vanno così di pari passo e vedremo che in molte
occasioni una richiama l’altra.

A Messina la 70ª Settimana
Liturgica Nazionale
Si svolgerà a Messina dal 26 al 29 agosto, la 70ª Settimana
Liturgica Nazionale promossa dal Centro Azione Liturgica con
l’Arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela. Il tema
di quest’anno è “Liturgia: chiamata per tutti alla santità
battesimale”.

In attesa di ospitare l’edizione del 2020 proprio a Cremona,
la diocesi invita a partecipare chi fosse interessato alle
giornate di lavori a Messina. Non ci saranno gruppi
organizzati in partenza da Cremona, ma gli uffici dell’agenzia
ProfiloTours sono a disposizione per offrire un supporto
organizzativo al viaggio e verso la città siciliana (Telefono:
39 0372 460592 – Email: info@profilotours.it)

                         La locandina
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