Speciale - Il primo distretto tematico sul Food Design nell'ambito di una Design Week internazionale, organizzato da PRESSO e Design Group Italia ...

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Speciale - Il primo distretto tematico sul Food Design nell'ambito di una Design Week internazionale, organizzato da PRESSO e Design Group Italia ...
Speciale

 Il primo distretto tematico sul Food Design
nell’ambito di una Design Week internazionale,
organizzato da PRESSO e Design Group Italia
       in occasione del Fuorisalone 2019
Speciale - Il primo distretto tematico sul Food Design nell'ambito di una Design Week internazionale, organizzato da PRESSO e Design Group Italia ...
PRESSO® è la prima insegna multipurpose organizzata, fondata nel 2013 secondo i principi della Sharing Economy.
Un format che ha innovato la tradizionale showroom in quella, più corrispondente ai moderni comportamenti di
consumo, della “do-room”. Non uno spazio espositivo dove limitarsi a osservare e acquistare prodotti, ma un
luogo in cui provare senza intermediazione i prodotti stessi nel loro contesto d’uso “naturale”: la casa. Per questo
il layout di PRESSO® è concepito per rappresentare diversi ambienti domestici totalmente arredati e attrezzati:
food & beverage, design, casalinghi, elettronica, elettrodomestici, tessile casa... L’assortimento rappresenta
la filiera domestica dei prodotti e gli stili di vita, abbracciando l’intero “mondo casa”. Gli utenti possono usarli come
casa propria utilizzando tutto ciò che è presente, servendosi, se vogliono, di svariati servizi supplementari.
Da PRESSO® è vietato non toccare.

Location                                       Contatto

PRESSO | Sarpi        PRESSO | Porta Nuova     Tel. +39 02 8417 2700
Via Paolo Sarpi, 60   Via Marco Polo, 9        e-mail: info@presso.it
20154 Milano          201524 Milano            web: www.presso.it
Italia                Italia
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Design,
questo sconosciuto
Un’automobile, un oggetto d’arredo, ma anche il cibo: tutto può essere “disegnato”, purché lo si guardi o lo si
pensi in maniera diversa, ovvero con un’attitudine funzionale al consumatore.

di Federico Casotto (Design Group Italia)

Tra le capacità che definiscono la professionalità dei             Il pensiero fa la differenza
designer, due in particolare aiutano a spiegare in che
modo essi possono creare valore nel food. La prima è               Quando un’azienda che stava sviluppando un nuovo
l’abilità di interpretare, nei contesti in cui i sono chia-        snack nutriente per il mercato statunitense si è rivolta
mati a intervenire, i bisogni funzionali ed emotivi delle          a noi per una consulenza, non ci ha chiesto di ren-
persone. La seconda è quella di sviluppare soluzioni               derlo più bello. Non avrebbe avuto senso. Ha chiesto
concrete, efficaci e desiderabili per quei bisogni.                di analizzare e mappare i contesti in cui le persone
Queste capacità possono applicarsi a un’ampia varietà              avrebbero potuto desiderare uno snack con quelle
di ambiti: prodotti di largo consumo, prodotti medi-               caratteristiche e di aiutare così il team di marketing
cali, macchine utensili industriali, servizi, turismo e, tra       a definire opportunamente la proposta di valore. Ha
tanti altri ancora, il food. In molti invece continuano            riconosciuto la capacità dei designer di calarsi nelle
a relegare il design entro i confini dell’arredamento e            situazioni e di immedesimarsi nell’utente potenziale,
della manifattura di pregio. Oppure pensano che le                 indagandone le motivazioni. È ciò che alcuni teorici
capacità dei designer, comunque le si voglia definire              del design thinking chiamano empatia, parlandone
e ovunque siano usate, non possano manifestarsi che                come di un’attitudine specifica del designer.
come valore estetico per gli occhi, cioè come realizza-            L’indagine che abbiamo condotto nel 2015 sulle larve
zione in una forma visibile di un qualche ideale astrat-           di mosca come possibile fonte alternativa e sostenibi-
to di bellezza. Non è così: la storia di Design Group              le di proteine per polli e pesci d’allevamento non ave-
Italia è lì a dimostrarlo.                                         va niente a che fare con la bellezza visiva. Aveva a che
                                                                   fare, invece, con la nostra convinzione che il design

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Il grissino spalmabile sviluppato da Design
                                                               Group Italia e brevettato da Barilla.

Snack ispirato alla piadina arrotolata, sviluppato da
Hormel Foods in collaborazione con Design Group Italia.

strategico possa creare valore in qualsiasi punto di
una filiera alimentare e con il desiderio di contribuire       Snack funzionale sviluppato da Desi-
a una ricerca industriale promettente. Grazie a Meg,           gn Group Italia nell’ambito del progetto
una start up di fotobiologia applicata nata all’interno        FoodNET, Food Social Sensor Network,
del nostro studio, partecipiamo a un grande proget-            finanziato dalla Regione Lombardia.
to in questo campo, studiando e creando le condi-
zioni di illuminazione che favoriscono la riproduzione
delle mosche soldato (hermetia illucens).
Quando, ormai molti anni fa, abbiamo sviluppato
idee di prodotto nella categoria grissini per una
grande azienda italiana, non si trattava di inventarsi
delle forme belle nel modo in cui può essere bello un
grissino, ma di interpretare le logiche di quel merca-
to e capire come creare valore per i consumatori. Le
13 idee di prodotto presentate e che l’azienda ha poi
brevettato sono i risultati di questa ricerca e han-           Piero Santoro di MEG testa le condizioni di
no aiutato il marketing a orientare correttamente il           luce all’interno della stanza di riproduzione
processo di innovazione.                                       delle mosche soldato (hermetia Illucens)

    Il food design debutta al FuoriSalone
    Ogni anno la Design week di Milano, organizzata in concomitanza con la fiera dell’ar-
    redamento e del design più importante al mondo, il Salone internazionale del mobile
    (quest’anno giunto alla 58a edizione), anima i quartieri del capoluogo lombardo con
    creatività e nuovi spunti. Il FuoriSalone è un evento spontaneo, organizzato autonoma-
    mente da singoli o da gruppi di aziende riunite in un progetto comune. La città diventa
    una grande vetrina dove scoprire, conoscere e ammirare oggetti e progetti innovativi.
    Quest’anno, per la prima volta, un intero distretto è stato dedicato al tema del food
    design. La zona Paolo Sarpi si è trasformata per ospitare eventi, workshop e aperitivi te-
    matici legati ai nuovi concept dedicati al cibo e al food design, indagato a 360°. L’even-
    to, 1a edizione di un appuntamento fisso della Design week milanese, è stato organizza-
    to da Presso e Design Group Italia.

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Comune di Milano: «Un territorio per
    sperimentare soluzioni nuove»
    «La nostra amministrazione è molto attenta al comparto del food. Per
    esempio, siamo promotori di una manifestazione giunta ormai alla sua
    3a edizione, Milano food city - dichiara l’assessore alle Attività produt-
    tive e Commercio, Cristina Tajani - uno tra gli appuntamenti più attesi
    e vissuti dai milanesi. Una manifestazione che riporta l’attenzione su
    cibo, corretta alimentazione e lotta allo spreco, al centro delle politiche
    urbane e della vita economica e sociale della città, coinvolgendo le
    periferie e il cuore di Milano. Il successo di pubblico e partecipazione
                                                                                       Cristina Tajani
    riscosso nelle passate edizioni ci ha motivato nel proseguire in una               Assessore
    scelta vincente come quella di puntare su un calendario di eventi diffusi          Comune di Milano
    in tutta la città, per raccontare il cibo e la cultura alimentare e sensibi-
    lizzando i cittadini. È un appuntamento fisso nel calendario delle week
    proposte dal Comune. Una manifestazione che è stata capace di affermarsi tra gli operatori e i milanesi
    per promuovere la cultura del cibo come elemento di aggregazione, solidarietà e conoscenza del territorio.
                                                           Per questa particolare inclinazione dell’amministrazione
    “Ogni distretto ha il suo particolare                  del Comune di Milano - spiega l’assessore -, riteniamo
    segno distintivo e la sua specificità”                 che la manifestazione DFood come evento del FuoriSa-
                                                           lone possa avere un particolare valore. Durante il Salo-
    ne del mobile siamo assolutamente convinti dell’importanza che ogni distretto abbia il suo particolare
    segno distintivo e la sua specificità. Se il quartiere Brera è sicuramente riconoscibile per il suo legame con
    il design e l’arredo, visto che ci sono molte realtà di questo comparto che hanno scelto di localizzare qui
    i loro showroom e negozi, la zona di Paolo Sarpi si sta distinguendo per la proposta gastronomica, che è
    sempre più interessante e sicuramente più variegata: passa dalla cucina regionale a quella internazionale.
    Si percepisce molto la vocazione di questo distretto per l’alimentazione e il food.
    L’innovazione di progetto legata al tema del food - prosegue Tajani - è sicuramente un tema da analiz-
    zare e approfondire. La città di Milano può diventare un territorio di elezione per sperimentare e indagare
    soluzioni nuove che vanno nella direzione del contrasto allo spreco di cibo, alla sostenibilità ambientale,
    alla socialità e alla ricerca di idee e realtà in grado di andare incontro ai bisogni dei cittadini e del comparto
    alimentare. L’anno prossimo il Salone del mobile sarà affiancato da Eurocucina. Questa manifestazione
    biennale può essere sicuramente l’occasione per poter ancora di più approfondire l’argomento che ha
    coinvolto l’evento DFood di quest’anno. La cucina è infatti un elemento centrale della casa, diventa luogo
    della convivialità intorno a cui ruota tutto l’ambiente domestico. In quest’ottica c’è spazio per dare vita a
    un’innovazione e progettualità legate al cibo e al mondo della cucina».

Il programma di Dfood

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Adi: «Non è vero che tutto è design»
   «Quando per Expo abbiamo immaginato un’edizione tematica del
   nostro premio Compasso d’oro Adi, dedicata al food design, - rac-
   conta il presidente Luciano Galimberti - abbiamo ricevuto candida-
   ture di lampadari a forma di ananas, poltrone a forma di banana, un
   campionario surreale e confuso che ci ha fatto riflettere sulla ne-
   cessità di fare chiarezza su quelli che secondo noi dovevano essere i
   confini disciplinari di un’applicazione del design che stava prendendo
   consapevolezza. Abbiamo quindi formato una commissione di circa
   40 persone che ha contribuito in maniera sostanziale a elaborare
   un vero e proprio manifesto sul quale misurare la nostra azione: una
                                                                                    Luciano Galimberti
   dichiarazione di intenti e un metro di paragone condiviso. Il food               Presidente
   design è applicato alle attrezzature di produzione e trasformazione              Adi
   alimentare. In un mondo che vedeva cuochi filosofeggiare attorno alla
   composizione del piatto, per noi era fondamentale affrontare certamente le prassi operativa e ancor di
   più il sistema di valori che le sosteneva e che appartiene al nostro modo di fare design made in Italy.
   Non è vero che tutto è design - precisa il presidente Adi -, certamente questa affermazione è più im-
   portante quando il design affronta ambiti che travalicano il limite del prodotto per affrontare il campo
   dei servizi. L’attributo “di design” rischia di diventare un comodo alibi di marketing. La comunicazione
   dei valori e delle prassi che li sostengono è fondamentale sempre, ma in questo settore ancora di più,
   perché il design interviene su fattori critici per salute dell’uomo e dell’ambiente. I prodotti che hanno
   fatto la storia del design, anche di quelli di food design, nascono da una collaborazione spontanea tra
   ideazione, produzione, comunicazione e distribuzione. Un atteggiamento che nel tempo è diventato
                                            per il made in Italy sempre più responsabile per la tutela della digni-
   “Il design italiano dimostra tà dell’uomo e la salvaguardia dell’ambiente.
   una straordinaria vitalità,              Food design diventa la capacità di visione allargata dei problemi
                                            - continua Galimberti -, la capacità di rendere comprensibile e ap-
   anche nel food”
                                            prezzato l’apparto di discipline tra loro lontane ma tutte indispen-
   sabili alla creazione di un prodotto. Un atteggiamento di servizio più che un protagonismo glamour, un
   ruolo di regia da conquistare quotidianamente. Non esistono più ruoli garantiti in una società globaliz-
   zata: esistono responsabilità personali che si confrontano con quelle collettive. Non esiste futuro senza
   sperimentazione quotidiana del proprio futuro. In questo il design italiano dimostra una straordinaria
   vitalità, anche nel food».

  FOOD DESIGN                                                 a cura della Commissione Food dell’ADI
                                                              (Associazione per il Disegno Industriale)

  MANIFESTO                                                   dicembre 2014, integrato a novembre 2017 con
                                                              l’11° punto.

   Il Food Design Manifesto è il documento programmatico sulla progettazione riferita al sistema alimenta-
   re, promosso nel 2014 dalla Commissione Food dall’ADI - Associazione per il Disegno Industriale. Origina-
   riamente stilato in dieci punti, nel novembre 2017 è stato integrato con un undicesimo dedicato esplicita-
   mente all’infanzia. Come recita la definizione, il Food Design è la progettazione degli atti alimentari (Food
   Facts), ovvero l’attività di elaborazione dei processi più efficaci per rendere corretta e gradevole l’azione
   di esperire una sostanza commestibile in un dato contesto, ambiente o circostanze di consumo. Il Food
   Design prende in analisi i motivi per i quali compiamo un atto alimentare per meglio comprendere come
   progettarlo e soddisfare in maniera adeguata l’esigenza dell’utente. Il Food Design si occupa di prodotti
   edibili, comunicazione, packaging, servizi e luoghi legati alla vendita e al consumo di cibo.

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IL FOOD DESIGN IN UNDICI PUNTI

1
Il Food Design si occupa di progetto in campo alimentare.                   2
                                                                            Il Food Design è una specifica area del progetto che si propone di
                                                                            produrre soluzioni efficaci per la fruibilità del cibo in precisi conte-
                                                                            sti e situazioni.

3
Il Food Design si propone di dare forma alle interfacce e
ai servizi nel modo più adeguato alle circostanze in cui il
prodotto viene consumato                                                    4
                                                                            La producibilità e la serialità di un prodotto o di un servizio
                                                                            sono le condizioni per le quali un progetto può definirsi di
                                                                            Food Design.

5
I principali criteri ai quali un prodotto edibile di Food Design deve
sottostare sono: porzionabilità, modularità e formato adeguati al
contesto e agli strumenti con i quali verrà consumato.                      6
                                                                            Un progetto di Food Design è realizzato per offrire un servizio ad
                                                                            una o più persone che manifestino determinati bisogni o per ren-
                                                                            dere più efficace un’azione legata al cibo attraverso uno strumen-
                                                                            to derivato dal progetto..

7
Food Design significa progettare secondo le modalità tipiche del
Design che, ben oltre la ricerca puramente formale o decorativa,
implicano la ricerca per l’innovazione dei processi di produzione,
distribuzione, consumo.                                                     8
                                                                            Il Food Design è uno strumento privilegiato e particolarmente
                                                                            efficace per la riqualificazione e la promozione del Territorio attra-
                                                                            verso la sua ricchezza enogastronomica.

9                                                                           10
                                                                            Un prodotto di Food Design viene studiato con l’unico scopo di
                                                                            generare benefici al suo Utente. Tutto il processo deve interagire
                                                                            per impedire che l’utente sia esposto a rischi derivati da cattiva
Il progetto di Food Design, per le sue peculiarità legate alla nu-          progettazione o dalla non adeguata attenzione alle norme di
trizione, può rientrare nell’area del Social Design e contemplare           conservazione, alla tecnologia produttiva, all’ergonomia e alla
collaborazioni con enti e associazioni no-profit.                           microbiologia legata agli alimenti.

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Il Food Design per l’infanzia progetta con responsabilità etica particolare e attenzione ai processi evolutivi. Progetta artefatti ed atti
alimentari che contribuiscono a rendere il contesto e la circostanza dell’esperire una sostanza alimentare un’opportunità formativa sia in
ambito collettivo che famigliare. Progetta per far acquisire autonomia e consapevolezza attraverso esperienze culturali, conoscitive ed
emozionali, nel rigoroso rispetto della sicurezza e dell’identità. (novembre 2017)

                                                                        7                                                 Largo Consumo 11/2019
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Presente e futuro
del food design
Le aziende più innovative riscoprono pratiche della tradizione e innescano stili di vita alternativi. Il consumatore
è parte attiva del cambiamento.

di Federico Casotto (Design Group Italia)

Il programma che Desing Group Italia ha messo a                farina macinata a pietra, della pasta madre. Da un po’
punto insieme a Presso per la 1a edizione di DFood             di anni a questa parte, le innovazioni più interessanti
riflette un concetto ampio di food design. Esplora             nell’ambito della panificazione sono legate al recupero
deliberatamente temi inusuali per il FuoriSalone ed            e aggiornamento di alcune pratiche antiche. Abbia-
estranei alla nozione di design che da sempre vi si            mo imparato che la farina troppo raffinata e lievitata
promuove. Si è parlato della filiera del latte da fieno        troppo rapidamente ci fa ingrassare di più ed è più
e dell’innovazione che guarda al passato, delle meta-          difficile da digerire. I processi industriali di raffinazio-
morfosi dei legumi e della riqualificazione nutrizionale       ne privano la farina di fibre e acidi grassi, facendone
del cibo industriale, di blockchain e design della fidu-       di fatto un cibo povero dal punto di vista nutritivo.
cia, di panificazione domestica e cultura della materia        Empty calories, direbbero gli americani. La lievitazione
prima. Temi cruciali per l’attuale sistema alimentare,         rapida, dall’altra parte, non consente alla fermentazio-
rispetto ai quali il design, nell’interpretazione com-         ne di sviluppare i composti che migliorano le qualità
prensiva data da Design Group Italia, potrebbe avere           nutrizionali e gastronomiche del pane. Così abbiamo
un ruolo decisivo.                                             riscoperto il valore della lievitazione lenta con la pasta
                                                               madre, della macinazione a pietra che preserva nella
Il passato come innovazione                                    farina la ricchezza del seme e di varietà di grano, che si
                                                               adattano a questi processi molto meglio delle varietà
Quando ci si occupa di innovazione nel food, spesso            selezionate dalla grande industria di trasformazione.
ci si imbatte in cortocircuiti tra futuro e passato, che       È evidente che qui l’innovazione e la modernità non
ci costringono a ripensare la nozione di innovazione in        risiedono tanto nelle soluzioni in sé, che non conten-
generale e anche quella di modernità.                          gono nulla di tecnicamente o esteticamente nuovo,
Si pensi, per esempio, ai trend dei grani antichi, della       quanto nell’attualità e nella modernità delle istanze

                                                           9                                         Largo Consumo 11/2019
Speciale - Il primo distretto tematico sul Food Design nell'ambito di una Design Week internazionale, organizzato da PRESSO e Design Group Italia ...
Design Group Italia: «La nozione di
   artefatto è cambiata»
    «Design Group Italia - racconta Edgardo Angelini, partner e mana-
    ging director - ha da poco festeggiato i 50 anni dalla fondazione, che
    risale al 1968. Noi apparteniamo alla 2a generazione di management
    e abbiamo raccolto un’eredità importante nel segno della continui-
    tà. La vocazione per il largo consumo, per esempio, ci distingue oggi
    come allora. Nel 1976, da questo studio, uscì la Tratto pen. È il nostro
    oggetto simbolo, che ispira il modo in cui disegniamo gli oggetti
    d’uso quotidiano. È tuttora una delle penne più vendute ed è ancora
                                                                                     Edgardo Angelini
    prodotta com’è stata pensata 40 anni fa. I designer lavorano sulle               Partner e Managing Director
    interazioni tra le persone e gli artefatti, con l’obiettivo di renderli utili,   Design Group Italia
    gratificanti e desiderabili. È sempre stato così. Oggi però la nozione di
    artefatto è cambiata. Le tecnologie digitali hanno reso le interazioni
    più complesse. Il piano fisico e quello digitale si intrecciano sempre di più e ormai non si può prescinde-
    re da un approccio multidisciplinare.
                                                         D-Heart - spiega Angelini - è un esempio bellissimo
    “Serve una mediazione tra il valore                  di questo approccio. È un elettrocardiografo portatile,
    intrinseco del prodotto e ciò che ha                 sviluppato da una start up italiana. Piccolo ma di livello
    valore per i consumatori”                            professionale, può essere utilizzato dal paziente stesso.
                                                         Insieme al dispositivo si acquista anche il servizio di re-
    fertazione a distanza, fornito da un ospedale di Genova. Abbiamo progettato sia il dispositivo, sia la app
    collegata e le modalità in cui il servizio viene erogato. Tutto a partire da un’analisi approfondita delle
    situazioni in cui quello strumento sarebbe stato usato e dello stato d’animo di chi lo avrebbe applicato
    su di sé. L’obiettivo era offrire un’esperienza desiderabile, nel modo in cui può essere desiderabile farsi
    un elettrocardiogramma: facile, senza intoppi, capace di rassicurare circa l’affidabilità della rilevazione e
    di stemperare il carattere medicale dell’operazione nelle soddisfazioni della tecnologia smart.
    Pensiamo che ci siano grandi opportunità per il food design - prosegue il direttore -. L’Italia ha un patri-
    monio gastronomico straordinario che potrebbe essere sfruttato meglio. Quello che manca spesso è la
    connessione tra questo patrimonio, che ha un radicamento forte nella tradizione, e i modelli di consumo
    emergenti e le tendenze del gusto. C’è un po’ di inerzia a questo riguardo nel panorama italiano. Si pen-
    sa che l’eccellenza intrinseca del prodotto o semplicemente la retorica dell’eccellenza italiana bastino
    a generare l’interesse dei consumatori. È evidente che non è così. Il valore deve essere raccontato e
    rappresentato, in modi che i consumatori di oggi siano pronti a recepire, cioè serve una mediazione tra
    il valore intrinseco del prodotto e ciò che ha valore per i consumatori. Noi designer potremmo avere un
    ruolo centrale in questa mediazione».

    Elettrocardiografo portatile
    D-Heart, progettato da Design
    Group Italia.

Largo Consumo 11/2019                                     10
La tavola rotonda Latte e Fieno il design
di una filiera

                                                                                                 La tavola rotonda

 Latte da fieno al centro
 del dibattito
  Alla tavola rotonda, moderata da Luca De Biase del Sole 24 ore, hanno partecipato: Milena Verrascina del
  Ministero delle Politiche agricole, Lucio Cavazzoni, già presidente di Alce nero e fondatore di Goodland,
  Lorenzo Berlendis di Slow food, Alessandro Fantini di Ruminantia, Annamaria Pisapia di Compassion in
  world farming, Giuseppe Torluccio di Grameen, Lino e Camilla Lago della Fattoria Lama grande, Dario
  Olivero e Renata Lovati della Cascina Isola Maria.
  La produzione del latte da fieno dipende in larga misura da iniziative imprenditoriali pionieristiche di piccola
  scala che hanno un impatto solo locale e che proprio per questo possono permettersi di essere rivoluzio-
  narie e radicalmente alternative ai modelli produttivi dominanti. La sfida che le persone riunite attorno alla
  tavola rotonda hanno di fronte è di indurre più allevatori e piccoli imprenditori a fare questo tipo di scelte,
  perché quando esse saranno replicate cento e mille volte, il loro contenuto rivoluzionario potrà avere un
  impatto di più ampia scala sulle coscienze e sulla nostra intelligenza alimentare.
  I designer possono avere un ruolo di facilitatori in questa sfida. Essi possono individuare i punti di contatto
  tra quelle scelte radicali e i modelli culturali e di consumo mainstream o di tendenza, per consentire alle
  prime di essere sostenibili economicamente e ai secondi di cambiare in meglio.

Stalla modello dell’azienda agricola Lama Grande
(BO), produttrice di latte da fieno.

                                                        11                                     Largo Consumo 11/2019
BIO SI NASCE
                 BIO SI CRESCE
                 BIO SI É

                 #nerosubianco

A G R I C O LT O R I B I O L O G I C I D A L 1 9 7 8
di salubrità del cibo a cui queste soluzioni corrispon-           consumatori potrebbero essere disposti a pagare di
dono. In questo senso, per fare un altro esempio, una             più, consentendo agli allevatori di sopportare i costi
bicicletta pieghevole Brompton è più innovativa e                 più elevati di una produzione che inevitabilmente
moderna dell’ultimissima Ferrari F8 Tributo da 720                deve rinunciare a certe economie di scala. Il marchio
cavalli, perché risponde in modo più appropriato alle             nasce proprio per diffondere la consapevolezza di
moderne sfide della mobilità sostenibile presente e               questo valore.
futura. Il moderno si smarca dal nuovo: ciò che è mo-             Non possiamo definire nuova la pratica di portare
derno non è necessariamente nuovo e viceversa.                    le mucche a pascolare sui prati, ma è sicuramente
È in base a queste riflessioni che a DFood si è parlato           innovativa e moderna la volontà politica di incorag-
di cose come il Latte fieno. Si tratta di un marchio              giarla e di creare e valorizzare una filiera ad hoc. Ci si
riconosciuto a livello europeo, che identifica il latte           è resi conto che questa filiera avrebbe molte ricadute
prodotto da mucche nutrite con l’erba dei pascoli in              positive in relazione ad alcune istanze della modernità:
estate e col fieno in inverno e non con i foraggi e i             lo spopolamento delle aree montane e in particolare
cereali insilati che vengono invece normalmente som-              appenniniche, a cui questa filiera offrirebbe nuove
ministrati negli allevamenti intensivi. Benché anche il           opportunità, la necessità di promuovere pratiche agri-
latte industriale possa essere di qualità ottima, il latte        cole più rispettose del territorio e degli animali e di
da fieno presenta caratteristiche organolettiche sotto            sostenere le iniziative imprenditoriali dei giovani agri-
molti aspetti superiori. Caratteristiche per le quali i           coltori. Il progresso a volte coincide con il pregresso.

    Alce Nero: “Realizziamo un cibo che
    racconta la storia delle persone e del
    territorio”
   Alce Nero è il marchio di agricoltori e trasformatori impegnati dal
   1978 nella produzione di un cibo biologico, più di 1.000 in Italia e
   14.000 nel mondo. Il fatturato complessivo di Alce Nero S.p.A nell’an-
   no 2018 è di 78 milioni di euro, suddivisi nei canali di vendita: Gdo,
   export, tradizionale e altri. «Realizziamo un cibo – racconta Chiara
   Marzaduri, responsabile comunicazione Alce Nero - che tiene conto
   delle persone che lo coltivano, della terra e delle risorse coinvolte, che          Chiara Marzaduri
                                                                                       Responsabile Comunicazione
   sia frutto di una agricoltura responsabile verso il tessuto sociale e               Alce Nero
   paesaggistico del territorio in cui è fatta, della ricetta che deve essere
   pulita e più corta possibile, delle materie prime che siano trasformare
   con processi che proteggano le qualità nutrizionali e organolettiche di partenza e che arrivi al fruitore
   in un pack che preservi la qualità del cibo, che racconti di esso e di tutto quello che è stato agito per
   realizzarlo. Abbiamo da poco introdotto laboratori di Design Thinking che coinvolgono persone af-
   ferenti a diverse aree aziendali per promuovere approcci trasversali alle sfide di ogni giorno. Rispetto
                                                        alla nostra idea di Food Design, il nostro yogurt biolo-
   “Abbiamo introdotto laboratori di                    gico con “Latte Fieno STG” è un prodotto che in prima
   Design Thinking che coinvolgono                      istanza è un progetto capace di prendere in carico tutti
   persone di diverse aree aziendali”                   gli attori della filiera di produzione, nato con la finalità di
                                                        recuperare un modello tradizionale di allevamento che
                                                        ha rispetto della terra, del territorio, dell’animale e delle
   persone. Si tratta del punto di arrivo di un percorso di ricerca e condivisione condotto con Mila, storica
   azienda altoatesina specializzata nella produzione di latte e derivati. Un progetto che ha inizio con la
   salvaguardia dell’ambiente: quello dell’alpeggio, ad opera di allevatori “contadini” impegnati nella difesa
   di un modello agricolo e produttivo che preserva la salute della terra e dell’uomo. Ad oggi il latte fieno
   prodotto si avvale della certificazione STG, Specialità Tradizionale Garantita, riconoscimento dell’Unione
   Europea in vigore dall’anno 2016».

                                                             13                                       Largo Consumo 11/2019
Una novità unica nata in risposta ai desideri dei consumatori.

                                                                 con
                                                                 estratto di
                                                                 lievito
                                                                 Biologico

                      Autentica bontà.
                             14
La sostenibilità? Uno stile di vita

I discorsi più ricorrenti sulla sostenibilità si basano
sull’assunto seguente: la tecnologia renderà i nostri
stili di vita più sostenibili senza costringerci a cam-
biarli. Saranno sviluppati, ci viene promesso, materiali
compostabili per il confezionamento e il consumo dei
prodotti alimentari, si ricorrerà a fonti rinnovabili di
energia e a motori a emissioni zero e grazie a questi
progressi potremo persistere nelle nostre abitudini con
la coscienza più leggera. Continueremo a bere acqua in
bottigliette di plastica, a mangiare con posate mo-
nouso, ad accendere i condizionatori ai primi sentori di
estate, a muoverci in auto nei centri storici.
Il rischio è che la nostra fiducia incrollabile nella tecno-
logia ci induca a farla più semplice di quello che è. Lo
sviluppo di soluzioni tecnologiche sostenibili servirà
a ben poco se non sarà affiancato dallo sviluppo di                 Progetto Loop di Terracycle: le merci sono con-
nuove abitudini. Ai fini della sostenibilità, l’innovazio-          segnate a domicilio in contenitori riutilizzabili,
ne sociale è altrettanto importante, se non più im-                 che sono poi ritirati alla cosegna successiva.

   Bauer: «Stiamo producendo alimenti
   personalizzati»
    Bauer è una storica azienda trentina, specializzata nella produzione
    di preparati per brodo e insaporitori, che proprio nel 2019 festeggia i
    suoi primi 90 anni.
    «Nel corso di tutti questi anni - racconta Sabrina Taddei, ufficio mar-
    keting - Bauer ha sviluppato e affinato una linea completa di prodot-
    ti, dai dadi ai granulari istantanei, dagli insaporitori come l’Arostina
    per carne e per pesce, agli Helper (Gulasch, Fungarella, Fondo Bruno,
    Gelatina e Soffritto): tutti realizzati con materie prime di alta qualità e         Sabrina Taddei
    senza l’impiego di aromi artificiali e additivi chimici. Il nostro giro d’af-       Ufficio Marketing
                                                                                        Bauer
    fari nel 2018 ha registrato oltre 5,5 milioni di euro, con vendite a vo-
    lume Bauer in aumento dell’1,8% rispetto all’anno precedente (anno
    terminante giugno 2019). In questo percorso, il design è un attore importante per noi, soprattutto nella
                                                          realizzazione del packaging, che è uno strumento che
    “Il food design è la progettazione                    va al di là dell’informare il potenziale consumatore circa
    consapevole di un alimento”                           le caratteristiche del prodotto, abbracciando un più
                                                          ampio ventaglio di significati collegati ai valori del brand
                                                          e altresì alla funzionalità nell’utilizzo.
    Una delle funzioni più importanti del packaging - osserva Taddei - è quella di esaltare la visibilità del
    prodotto sullo scaffale: deve essere immediatamente visibile e comunicare in maniera semplice e diretta
    i valori del brand e il suo utilizzo. Per le referenze future abbiamo coinvolto un food designer che, met-
    tendo in campo analisi dei trend e competenze specifiche, ci sta aiutando a costruire alimenti persona-
    lizzati e declinati a soddisfare le esigenze del consumatore. In una sola affermazione, il food design è la
    progettazione consapevole di un alimento, che tenga conto di contesti, gusto, salute e anche dei fattori
    ambientali, funzionali e complementari all’atto di nutrirsi».

                                                               15                                                  Largo Consumo 11/2019
Bonduelle porta in tavola le nuove insalate regionali.
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Bonduelle: «L’innovazione è alla base
    della nostra strategia di crescita»
    Azienda familiare creata nel 1853, Bonduelle è oggi leader mondiale
    delle verdure e assicura il benessere attraverso l’alimentazione a base
    vegetale. Coltivate su oltre 128.000 ettari, le verdure Bonduelle sono
    vendute in 100 Paesi in tutti i canali di distribuzione e in tutte le tec-
    nologie, per un totale di 500 varietà disponibili nelle diverse gamme,
    oltre ai piatti pronti a base vegetale. In Italia, Bonduelle è presente
    con una filiale che include 2 stabilimenti a San Paolo d’Argon (Berga-
    mo) e a Battipaglia (Salerno), per un totale di circa 500 collaboratori.
                                                                                    Laura Bettazzoli
    Bonduelle Italia quest’anno ha superato i 200 milioni di euro.                  Direttore Marketing Italia
     «L’innovazione – racconta Laura Bettazzoli, direttore marketing                Bonduelle
    Italia – è guidata dai bisogni del consumatore, che ha sempre meno
    tempo per la preparazione dei propri pasti e che spesso mangia fuori
    casa. L’innovazione è alla base della nostra strategia di crescita, un designer è sempre presente durante
    lo studio di nuovi concetti di prodotto. Senza dubbio il packaging ha un ruolo importante e più imme-
                                                         diato nel dialogo con il consumatore e il fil rouge che ci
    “Quella del designer è una figura                    contraddistingue è la trasparenza di comunicazione e la
    importante nello studio di nuovi                     costante ricerca di soluzioni per piatti pronti freschi, sani
    concetti di prodotto”                                e gustosi, da consumare ovunque. L’iniziativa DFood ci
                                                         ha visto coinvolti perché condividiamo l’importanza di
    un progetto culturale dedicato al sistema alimentare e al suo legame con il mondo del design, nell’ot-
    tica di intercettare e interpretare le esigenze delle persone e trend di consumo. Con la linea LeguMio,
    presentata proprio in occasione della tavola rotonda organizza da DFood, Bonduelle ha presentato la
    prima gamma di legumi e verdure in forma di pasta, che offre un’occasione in più per mangiare prodotti
    a base vegetale, ricchi di fibre e proteine e privi di glutine, in modo semplice e innovativo».

portante, dell’innovazione tecnologica. Dobbiamo           Haagen Dazs partecipa al progetto Loop di Terracycle con una
prepararci ad accettare compromessi e a ridefinire         confezione riutilizzabile in acciaio
la nostra attuale idea di comfort per un bene e un
comfort superiori.
La futuribile bottiglietta d’acqua in plastica com-
postabile, per esempio: la stiamo aspettando con
impazienza perché rimedierebbe ai danni che la
dispersione incontrollata nell’ambiente delle plasti-
che di origine fossile sta provocando, ma lascerebbe
inalterati altri aspetti del problema. Si continuereb-
bero a produrre miliardi di bottigliette destinate a
essere buttate via subito dopo l’utilizzo (con enor-
me spreco di energia) e si continuerebbe a tenere
in piedi un sistema di distribuzione inefficiente e
inquinante, con camion e aerei che spostano acqua
dalle Fiji a New York. Inoltre, il maleducato che non
differenzia il Pet, non differenzierebbe nemmeno
il Pha compostabile, anzi si sentirebbe autorizzato
a infischiarsene proprio perché compostabile: ma
queste plastiche diventano compost solo se trat-
tate in impianti appositi. Così perfino la questione
dello smaltimento sarebbe risolta solo in parte.
Forse il grosso del problema non risiede tanto nel

                                                            17                                         Largo Consumo 11/2019
18
materiale con cui sono fatti gli imballaggi, ma nel
modello di distribuzione e nel concetto di monou-
so.
Le soluzioni tecnologiche basate su una mera so-
stituzione di materiali sono quelle su cui l’industria
sta investendo di più, perché una volta sviluppate
saranno più facili da implementare: non costrin-
geranno i consumatori a cambiare abitudini, né le
aziende a cambiare modello di business. A DFood
2019 è stato presentato un caso di grande suc-
cesso di questo approccio: Beyond meat. L’azienda
statunitense è riuscita a sviluppare un hamburger
100% vegetale che riproduce fedelmente il sapore
e la consistenza della carne. I visitatori lo hanno as-
saggiato all’evento “Legumi famigliari”, preparato
magistralmente da Sonia Peronaci. Gli allevamenti
intensivi di bovini hanno una cattiva reputazione
sotto molti aspetti e sempre più persone sono
consapevoli del loro enorme impatto ambientale. Il
Beyond burger si presenta come un’alternativa so-
stenibile per chi ha questo tipo di preoccupazioni.        Il Beyond Burger è stato presen-
Recentemente Burger king ha stretto un accordo             tato e assaggiato all’evento Dfood
con Beyond meat per includere i burger vegetali            Legumi Famigliari.

    Carlsberg Italia: «Siamo i Maestri del
    Luppolo»
    «La storia del Birrificio Angelo Poretti - racconta Serena Savoca,
    marketing manager di Carlsberg Italia - inizia nel 1877 con il deside-
    rio di diffondere la cultura della buona birra. Nel disegnare il concept
    del prodotto si parte sempre dall’obiettivo di intercettare i bisogni e i
    desideri del consumatore. Ogni singolo ingrediente e ogni parte dello
    storytelling sono pensati per comunicare un messaggio e per riuscire
    a suscitare curiosità e voglia di esplorare il mondo della birra. I nostri
    Mastri Birrai sono i designer, cerchiamo sempre di condividere con            Serena Savoca
    loro l’approccio strategico prima di passare alla vera e propria proget-      Marketing Manager
                                                                                  Carlsberg Italia
    tazione del prodotto: avere un background di dove vogliamo andare,
    cosa vogliamo raccontare, ci aiuta a lavorare tutti nella stessa direzio-
    ne, anche se poi sta a loro mettere il “tocco magico”. Ogni varietà di luppolo e ogni ingrediente vengo-
                                                       no selezionati e sapientemente combinati per fornire
    “I nostri Mastri Birrai sono i                     sempre un prodotto che risponda alle loro esigenze.
    designer, cerchiamo sempre di                      Abbiamo appena presentato la ricetta della 4 Luppoli
    condividere con loro l’approccio                   lager con 4° luppolo coltivato in Italia - spiega Savoca -,
    strategico”                                        una novità assoluta per il mondo della birra industriale.
                                                       Questa birra ci permette di valorizzare la filiera e sup-
    portare una realtà produttiva italiana di eccellenza come Ihc, guardando al futuro del made in Italy bir-
    rario. È un progetto che sentiamo particolarmente nostro, perché noi siamo i Maestri del Luppolo e la
    conoscenza e la valorizzazione di questa straordinaria materia prima, che fa parte del nostro Dna come
    del nostro nome, ha contribuito al successo dei nostri prodotti».

                                                          19                                     Largo Consumo 11/2019
For better living.
Designed in Sweden.

Electrolux, nata in Svezia nel 1919, da
100 anni semplifica ogni aspetto della
tua vita quotidiana con elettrodomestici
innovativi.

Perché sappiamo quanto sia importante
l’ambiente di casa, il luogo dove
trascorriamo gran parte della nostra
quotidianità. In Electrolux, progettiamo
soluzioni intuitive per migliorare la vita
delle persone, ogni giorno.

                                             20
Electrolux: «I nostri designer ci ac-
    compagnano in ogni fase»
    Con 100 anni di storia, Electrolux è leader globale nel settore degli
    elettrodomestici. Il gruppo svedese riunisce importanti marchi tra
    i quali Electrolux, Aeg, Anova, Frigidaire, Westinghouse e Zanus-
    si, vendendo oltre 60 milioni di elettrodomestici e apparecchiature
    professionali in più di 150 mercati ogni anno. Nel 2018 l’azienda ha
    raggiunto un fatturato di circa 12 miliardi di euro, con un totale di
    55.000 dipendenti in tutto il mondo.
    «Il design che contraddistingue gli elettrodomestici Electrolux - rac-
                                                                                   Manuela Soffientini
    conta Manuela Soffientini, general manager cluster Italia - affonda            General Manager Cluster Italia
    le sue radici nell’eredità scandinava ed è contraddistinto da un’armo-         Electrolux
    niosa semplicità, linee pulite, ergonomia e funzionalità. In Electrolux il
    design viene vissuto come un processo creativo che ruota attorno ai consumatori. Comprendere fino in
    fondo le loro esigenze ci permette di offrire esperienze che possano migliorare la vita quotidiana. Que-
    sto approccio si assicura che l’innovazione proposta agli utenti risponda ai loro reali bisogni. Per ottene-
                                                        re questo, i consumatori vengono coinvolti direttamen-
    “Vogliamo rendere l’esperienza in                   te a collaborare durante tutte le fasi dello sviluppo di un
    cucina semplice e gratificante”                     prodotto. Il nostro design asseconda le sue profonde
                                                        radici scandinave e quindi vuole essere umano, indi-
    menticabile, senza tempo e soprattutto in continua evoluzione. Non vogliamo offrire solo la possibilità
    di sperimentare molteplici metodi di cottura, ma eliminare qualsiasi difficoltà ci possa essere durante la
    preparazione e rendere l’esperienza in cucina semplice e gratificante. Quindi i nostri designer ci accom-
    pagnano in ogni fase con l’obbiettivo di mettere sempre al centro l’esperienza dell’utente finale.
    Abbiamo voluto legarci a DFood - spiega la manager - perché propone degli eventi in cui si può dav-
    vero vivere la cucina e il cibo in modo diverso, come un’esperienza da ricordare. Per Electrolux, infatti,
    la cucina è un momento fondamentale della vita quotidiana, alla base della salute e del benessere: ci
    regala emozioni e ci permette di esprimere la nostra personalità. Un altro valore condiviso con DFood
    riguarda anche l’impatto del food sull’ambiente e per Electrolux da sempre la sostenibilità è uno dei
    pilastri strategici di tutto il processo produttivo: le innovazioni tecnologiche sono, infatti, portate avanti
    sempre con lo sguardo al futuro del pianeta e con un profondo senso di responsabilità e impegno per
    diminuire le emissioni inquinanti».

                                                                                      Distributore di acqua sviluppato dal
nel menu dei suoi ristoranti. Per questa via, il plant                                Design Center di Pepsico nel quadro
based burger è destinato a uscire trionfalmente                                       della nuova Hydration Platform.
dalla nicchia vegana.

Aziende virtuose

Vi sono però anche aziende che stanno tentando
un approccio diverso alla sostenibilità, più centrato
sull’innovazione dei comportamenti dei loro clienti.
PepsiCo, per esempio, forte della recente acquisi-
zione di Sodastream, ha lanciato una nuova Hy-
dration platform, basata su distributori di acqua
filtrata. I clienti si abbonano alla piattaforma e
riempiono le loro bottiglie riutilizzabili con acqua
gasata o liscia, fredda o a temperatura ambiente,
pura o aromatizzata, pagando automaticamente
dal loro account. Con un’idea concepita per genera-

                                                          21                                       Largo Consumo 11/2019
Tutto nasce 80 anni fa dal genio di Achille Gaggia che,
                                          depositando il brevetto 365726/1938, rivoluzionò il
                                          modo di estrarre il caffè. Oggi come ieri la missione
                                          di Gaggia rimane la stessa: diffondere in tutte le
                                          abitazioni e nel mondo la tradizione dell’Espresso
                                          italiano fatto come al bar.
                                          Questi valori di tradizione e professionalità si ritrovano
                                          nella nuova gamma Carezza Gaggia, che combina
                                          una tecnologia di ultima generazione, un design dalle
                                          linee morbide e vintage e dettagli professionali.
                                          Tradizione in continua evoluzione.

                         WWW.GAGGIA.COM

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Iniziativa Apporte ton contenant di Carrefour in Francia

           re profitto, PepsiCo sta influenzando i comportamenti             ora limitata alla Francia, ma che ci piacerebbe veder
           delle persone, orientandole verso uno stile di vita più           replicata anche da noi.
           sostenibile.                                                      Molti grandi marchi del largo consumo e alcuni distri-
           Carrefour, nell’ambito del suo programma “Act for                 butori, come Walgreens negli Stati Uniti e Carrefour in
           food”, ha lanciato l’operazione “Apporte ton conte-               Francia, hanno aderito al progetto Loop della società
           nant”. I clienti dei supermercati sono invitati a portarsi        statunitense Terracycle, leader nel riciclo dei rifiuti. Si
           da casa i propri contenitori per i formaggi e la carne            tratta di una piattaforma di e-commerce che preve-
           che vengono serviti al banco taglio. Un’operazione per            de la consegna a domicilio della merce in contenitori

               Gaggia Milano: «Abbiamo riportato la
               produzione in Italia»
               Gaggia Milano è un brand storico, fondato negli anni Trenta. Si deve
               al suo fondatore, Achille Gaggia il brevetto n. 365.726 del 1938 che
               rivoluzionò il modo di erogare l’espresso: si passò dal sistema a vapore
               a quello a pressione d’acqua calda sulla pastiglia di caffè macinato.
               Da quel momento nasce la tradizione dell’espresso italiano con crema
               naturale.
               «Con orgoglio - racconta Monica Milanovich, brand & communication
               manager - da alcuni anni abbiamo riportato la produzione in Italia:
               una scelta nata dalla volontà di costruire un unico polo in cui le aree
               aziendali di sviluppo, marketing, commerciale si concentrino intorno
               alla produzione. La riconoscibilità del brand, le strategie di vendita e i
               nuovi mercati sono alla base di una costante crescita. La parola “design” è spesso associata unicamente
               all’estetica di un prodotto, quando in realtà comprende l’intero processo di progettazione. Infatti, cre-
               diamo che, per poter dar vita a prodotti innovativi, il nostro modo di progettare debba necessariamente
               coniugare gli aspetti estetici a quelli funzionali e industriali, ponendo sempre l’utente finale al centro del
                                                                    progetto. Vogliamo far vivere una vera e propria espe-
               “Tutti i nostri prodotti possono                     rienza a chi utilizza un nostro prodotto, che non si fermi
               considerarsi rispondenti ai criteri del al semplice click di un pulsante.
               food design”                                         I designer - spiega Milanovich - sono parte integrante
                                                                    e fondamentale di un team allargato di progetto che
               analizza, condivide, elabora tutti gli input interni ed esterni che influenzano la costruzione delle caratte-
               ristiche peculiari del prodotto in realizzazione: i trend dei vari mercati di riferimento, le nuove tendenze
               legate al mondo del caffè e non solo, i vincoli industriali, le opportunità di business. I risultati di que-
               sto lavoro di studio e approfondimento devono trovare riscontro nella ricerca continua sui materiali, le
               forme e le tecnologie delle nostre macchine. Tutti i nostri prodotti possono considerarsi rispondenti ai
               criteri del food design, dalla nuova Gaggia classic, che celebra il nostro modello iconico, che racchiude
               in sé la storia e l’heritage del brand, alla Cadorna, il cui modello top di gamma offre fino a 14 bevande
               one-thouch, dal caffè ristretto all’americano, dal latte macchiato al flat white».

                                                                        23                                         Largo Consumo 11/2019

19 15:46
La praticità al servizio
               della creatività

            IPOLLA                   PASTA DI PEPERONCINO                   PASTA DI SCALOGNO
 PASTA DI C
                                           Pizza con pomodori secchi

PASTA D’ACCIUGHE                                           CHI
                                  PASTA DI POMODORI SEC                          PASTA D’AGLIO

                                                                             À
                                                                       NOVIT
Da piu di 30 anni offriamo i prodotti della natura
racchiusi in pratici tubetti e sempre pronti in                  VERDURE PER SOFFRITTO

cucina, senza rinunciare alla qualità e senza sprechi.

www.giaspa.it
                                            24
riutilizzabili, che saranno poi ritirati a cura dello stesso
corriere che effettua le consegne, per essere lavati
sterilizzati e riempiti di nuovo. Una sfida logistica e
culturale straordinaria, che ha il merito di sensibiliz-
zare i consumatori al riuso attraverso un’esperien-
za gratificante, dove la pratica vintage del vuoto a
rendere si combina felicemente con i nuovi modelli di
consumo.
Finiper, nel negozio Iper Portello a Milano, sta speri-
mentando un sistema di pricing dinamico, sviluppato
dalla start up Wasteless, che incoraggia i clienti ad
acquistare i prodotti più vicini alla data di scadenza.
Se la scadenza è vicina si paga meno. Così i clienti in-
vece di cercare invariabilmente i prodotti più freschi,
se sanno che li mangeranno di lì a breve, cercheran-
no quelli più prossimi alla scadenza. Così si limita lo
spreco e si abituano le persone a comportamenti di
acquisto più razionali.
Si parlerà di questi temi, attraverso la presentazione
di altri casi interessanti, anche nell’edizione 2020 di
DFood.

                                                                Lo showcooking interattivo Tubetti
                                                                Gourmet

    Gia: «La definizione della forma è il
    nostro punto di partenza»
    «Gia - racconta Maria Rita Giberti - è un’azienda familiare con sede a
    San Carlo, in Provincia di Ferrara. La società viene fondata nel 1980 con
    l’idea iniziale di ottenere dall’aglio un prodotto confezionato, conser-
    vabile e pratico, mantenendo il più possibile inalterate le caratteristi-
    che qualitative dell’equivalente fresco. L’idea prodotta è stata l’aglio in
    pasta confezionato in tubetto. Successivamente sono stati realizzati,
    sempre in tubetto, la pasta di cipolla, di pomodoro secco, di pepe-
    roncino, di acciughe, di scalogno e di verdure per soffritto. Sono tutti
                                                                                       Maria Rita Giberti
    prodotti pratici che si prestano alle preparazioni tradizionali, ma anche          Managing Director
    alla creatività personale, sempre pronti e non originano scarti. Sono              Gia
    reperibili nei supermercati, negozi e on line, soprattutto all’estero.
                                                            Il design - precisa
    “Il food design deve essere promosso in Giberti - è stato il punto di partenza che ha fatto par-
    uno spazio fisico e concettuale che sia il tire l’avventura di Gia, mettendo in forma di tubetto
    più ampio possibile”                                    un prodotto che prima era stato sempre usato come
                                                            fresco. Le nostre proposte partono dall’idea di ren-
    dere un prodotto fresco comodo e conservabile. La definizione della forma è il nostro punto di partenza.
    Questo è quello che a tutt’oggi, anche dopo 40 anni, ci viene riconosciuto come fattore distintivo. Il food
    design è un concetto globale e applicabile a tutti i livelli, e quindi deve essere promosso in uno spazio fisi-
    co e concettuale che sia il più ampio possibile e DFood ne è l’espressione. Riteniamo che il food design sia
    perfettamente calzante con la nostra filosofia aziendale, i cui principi sono quelli di creare prodotti pronti
    ad alto contenuto qualitativo e di servizio, che si prestino sia all’utilizzo tradizionale come ingredienti, sia
    per la personalizzazione dei piatti della cucina non solo italiana, ma di tutto il mondo».

                                                               25                                    Largo Consumo 11/2019
26

LargoConsumo.indd 1        28/08/19 13:04
Le Creuset: «Integriamo il design in
           ogni fase progettuale»
           «Le Creuset - raccontano Alessandra Maggi, country manager, e Ilaria
           Salvatore, responsabile marketing - nasce a Fresnoy-le-Grand, nel
           Nord della Francia, nel 1925, anno in cui viene prodotta la prima Co-              Ilaria Salvatore,
                                                                                              Responsabile Marketing,
           cotte in ghisa vetrificata arancio “Volcanic”, il colore della ghisa fusa.
                                                                                              Le Creuset
           Nonostante le iniziali difficoltà causate dalla guerra, Le Creuset riesce
           a sviluppare una propria linea di prodotti in ghisa vetrificata dai colori
           brillanti e vivaci. Nel 2004 il gruppo apre anche in Italia e oggi conta
           6 punti di vendita monomarca, rivenditori capillari distribuiti su tutto
           il territorio e una piattaforma e-commerce in continua espansione. In
           Le Creuset il design è integrato in ogni fase progettuale dell’impresa e
           del prodotto-servizio, ma soprattutto si parla di design intendendo il
                                                                                              Alessandra Maggi,
           “modo per dare senso alle cose”, creare significato, anticipare un biso-           Country Manager,
           gno, proporre una visione. Ci avviciniamo ai nostri clienti, cerchiamo di          Le Creuset
           comprenderne le caratteristiche etnografiche, analizziamo i comporta-
           menti d’acquisto e il customer journey. In Le Creuset - spiegano le intervistate -, il design è una disciplina
           mediatrice tra le diverse aree: dal prodotto, alla produzione fino al marketing. Tutto ciò concorre all’inno-
                                                              vazione e crea valore per l’azienda e per gli attori del proces-
           “Ci avviciniamo ai nostri clienti,                 so di creazione e sviluppo di un prodotto o servizio. Negli
           cerchiamo di comprenderne le                       ultimi anni siamo stati testimoni di una fortissima spinta al
           caratteristiche etnografiche e                     cambiamento nel settore food: maggiore attenzione agli
                                                              aspetti alimentari, ai consumi, alle esperienze connesse al
           analizziamo il customer journey”
                                                              cibo. E il progetto design legato al cibo, il food design, è
           dunque diventato imprescindibile. Nel food design si incontrano e mescolano diverse discipline quali la
           biologia, l’antropologia, la sociologia dell’alimentazione, non da ultimo, la storia dei sistemi culinari e delle
           forme di convivialità. Tutte ricerche che portano alla nascita di nuovi prodotti legati al cibo».

                                                                                                                      Il laboratorio

           Il “pane senza impastare”
           In The Kitchen, il laboratorio alimentare e lo spazio eventi di Design Group Italia, durante la Design Week
           Milanese, sono stati cotti 20 kg di pane in 2 ore di laboratorio, grazie alla tecnica del pane senza impa-
           stare progettata e promossa dal panettiere di New York Jim Lahey. Federico Casotto di Design Group
           Italia ha tenuto un seminario sulla cottura domestica del pane con l’autorevole collaborazione di Davide
           Longoni, uno dei più apprezzati e lungimiranti fornai di Milano, e il sostegno di Le Creuset, produttore
           delle rinomate pentole in ghisa smaltata. In questa
           occasione è stato presentato un metodo per fare
           il pane in casa con una tecnica semplice che si
           adatta perfettamente al ritmo accelerato delle vite
           contemporane. Questo metodo non richiede tec-
           nologie speciali. Il risultato è un pane delizioso e
           autentico. In questo caso la tecnica del pane senza
           impastare è una questione di design a tutti gli
           effetti perché permette di realizzare il pane fatto                         Federico Casotto (Design Group Italia) e il
           in casa rendendo più semplice un procedimento                               celebe fornaio Davide Longoni, con il sup-
           altrimenti molto complesso che male si adattereb-                           porto di Le Creuset, durante il seminario
           be alla vita frenetica di tutti i giorni.                                   sulla cottura domestica del pane.

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Alcuni momenti vissuti a DFood

Largo Consumo 11/2019                 28
L’esperienza

  By hand, cene da toccare
  Giulia Soldati ha progettato l’esperienza By hand, creando un percorso sensoriale e sociale gratificante, a
  cui si può applicare facilmente la nozione di bellezza. Durante una cena By hand, Giulia serve a un gruppo
  di commensali che non si conoscono un menu completo, da mangiare rigorosamente con le mani. Non
  fingerfood o panini, ma pietanze che richiederebbero l’uso delle posate, inclusi gli spaghetti al pomodo-
  ro. La rottura di una convenzione nel comportamento a tavola rende tutti ugualmente vulnerabili, intenti
  come sono a gestire la novità del contatto diretto con il cibo e i relativi impacci: mani sporche, labbra unte,
  dita in bocca…
                                                                                Le difese sono abbassate, i
                                                                                giudizi sospesi e in questo modo
                                                                                si creano le condizioni favorevoli
                                                                                alla socialità. Le persone inte-
                                                                                ragiscono con maggiore facilità
                                                                                ed escono da questa esperienza
                                                                                molto divertite, con un paio di
                                                                                numeri di telefono in più nella
                                                                                rubrica e avendo capito qual-
                                                                                cosa sul potere inibitorio delle
                                                                                convenzioni sociali.

Uno scatto tratto dalla eating experience                     Il Beyond Burger
guidata da Giulia Soldati

                                                                                            Mostra e tavola rotonda

  Legumi: “famigliari” e camaleontici
  L’industria alimentare si sta concentrando sempre di più sul ruolo dei legumi come sostituto perfetto di
  quegli alimenti che amiamo, ma che ci hanno insegnato a evitare, come pasta con glutine, carne rossa, uova
  di allevamento intensivo. L’aspetto interessante è che invece di esibire il loro solito gusto e aspetto, i legumi
  subiscono un processo di metamorfosi e riescono a replicare il sapore e l’aspetto degli alimenti che inten-
  dono sostituire. Questo è un esempio di come il legame naturale/tradizionale di un alimento e la sua forma
  diventano con l’utilizzo della tecnologia qualcosa di diverso. Nell’evento organizzato durante la Design week
  dal titolo “Legumi famigliari”, si è riflettuto proprio su questa interferenza da parte dell’industria sul mondo
  naturale.

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