Speciale - Il primo distretto tematico sul Food Design nell'ambito di una Design Week internazionale, organizzato da PRESSO e Design Group Italia ...
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Speciale Il primo distretto tematico sul Food Design nell’ambito di una Design Week internazionale, organizzato da PRESSO e Design Group Italia in occasione del Fuorisalone 2019
PRESSO® è la prima insegna multipurpose organizzata, fondata nel 2013 secondo i principi della Sharing Economy. Un format che ha innovato la tradizionale showroom in quella, più corrispondente ai moderni comportamenti di consumo, della “do-room”. Non uno spazio espositivo dove limitarsi a osservare e acquistare prodotti, ma un luogo in cui provare senza intermediazione i prodotti stessi nel loro contesto d’uso “naturale”: la casa. Per questo il layout di PRESSO® è concepito per rappresentare diversi ambienti domestici totalmente arredati e attrezzati: food & beverage, design, casalinghi, elettronica, elettrodomestici, tessile casa... L’assortimento rappresenta la filiera domestica dei prodotti e gli stili di vita, abbracciando l’intero “mondo casa”. Gli utenti possono usarli come casa propria utilizzando tutto ciò che è presente, servendosi, se vogliono, di svariati servizi supplementari. Da PRESSO® è vietato non toccare. Location Contatto PRESSO | Sarpi PRESSO | Porta Nuova Tel. +39 02 8417 2700 Via Paolo Sarpi, 60 Via Marco Polo, 9 e-mail: info@presso.it 20154 Milano 201524 Milano web: www.presso.it Italia Italia
Design, questo sconosciuto Un’automobile, un oggetto d’arredo, ma anche il cibo: tutto può essere “disegnato”, purché lo si guardi o lo si pensi in maniera diversa, ovvero con un’attitudine funzionale al consumatore. di Federico Casotto (Design Group Italia) Tra le capacità che definiscono la professionalità dei Il pensiero fa la differenza designer, due in particolare aiutano a spiegare in che modo essi possono creare valore nel food. La prima è Quando un’azienda che stava sviluppando un nuovo l’abilità di interpretare, nei contesti in cui i sono chia- snack nutriente per il mercato statunitense si è rivolta mati a intervenire, i bisogni funzionali ed emotivi delle a noi per una consulenza, non ci ha chiesto di ren- persone. La seconda è quella di sviluppare soluzioni derlo più bello. Non avrebbe avuto senso. Ha chiesto concrete, efficaci e desiderabili per quei bisogni. di analizzare e mappare i contesti in cui le persone Queste capacità possono applicarsi a un’ampia varietà avrebbero potuto desiderare uno snack con quelle di ambiti: prodotti di largo consumo, prodotti medi- caratteristiche e di aiutare così il team di marketing cali, macchine utensili industriali, servizi, turismo e, tra a definire opportunamente la proposta di valore. Ha tanti altri ancora, il food. In molti invece continuano riconosciuto la capacità dei designer di calarsi nelle a relegare il design entro i confini dell’arredamento e situazioni e di immedesimarsi nell’utente potenziale, della manifattura di pregio. Oppure pensano che le indagandone le motivazioni. È ciò che alcuni teorici capacità dei designer, comunque le si voglia definire del design thinking chiamano empatia, parlandone e ovunque siano usate, non possano manifestarsi che come di un’attitudine specifica del designer. come valore estetico per gli occhi, cioè come realizza- L’indagine che abbiamo condotto nel 2015 sulle larve zione in una forma visibile di un qualche ideale astrat- di mosca come possibile fonte alternativa e sostenibi- to di bellezza. Non è così: la storia di Design Group le di proteine per polli e pesci d’allevamento non ave- Italia è lì a dimostrarlo. va niente a che fare con la bellezza visiva. Aveva a che fare, invece, con la nostra convinzione che il design 3 Largo Consumo 11/2019
Il grissino spalmabile sviluppato da Design Group Italia e brevettato da Barilla. Snack ispirato alla piadina arrotolata, sviluppato da Hormel Foods in collaborazione con Design Group Italia. strategico possa creare valore in qualsiasi punto di una filiera alimentare e con il desiderio di contribuire Snack funzionale sviluppato da Desi- a una ricerca industriale promettente. Grazie a Meg, gn Group Italia nell’ambito del progetto una start up di fotobiologia applicata nata all’interno FoodNET, Food Social Sensor Network, del nostro studio, partecipiamo a un grande proget- finanziato dalla Regione Lombardia. to in questo campo, studiando e creando le condi- zioni di illuminazione che favoriscono la riproduzione delle mosche soldato (hermetia illucens). Quando, ormai molti anni fa, abbiamo sviluppato idee di prodotto nella categoria grissini per una grande azienda italiana, non si trattava di inventarsi delle forme belle nel modo in cui può essere bello un grissino, ma di interpretare le logiche di quel merca- to e capire come creare valore per i consumatori. Le 13 idee di prodotto presentate e che l’azienda ha poi brevettato sono i risultati di questa ricerca e han- Piero Santoro di MEG testa le condizioni di no aiutato il marketing a orientare correttamente il luce all’interno della stanza di riproduzione processo di innovazione. delle mosche soldato (hermetia Illucens) Il food design debutta al FuoriSalone Ogni anno la Design week di Milano, organizzata in concomitanza con la fiera dell’ar- redamento e del design più importante al mondo, il Salone internazionale del mobile (quest’anno giunto alla 58a edizione), anima i quartieri del capoluogo lombardo con creatività e nuovi spunti. Il FuoriSalone è un evento spontaneo, organizzato autonoma- mente da singoli o da gruppi di aziende riunite in un progetto comune. La città diventa una grande vetrina dove scoprire, conoscere e ammirare oggetti e progetti innovativi. Quest’anno, per la prima volta, un intero distretto è stato dedicato al tema del food design. La zona Paolo Sarpi si è trasformata per ospitare eventi, workshop e aperitivi te- matici legati ai nuovi concept dedicati al cibo e al food design, indagato a 360°. L’even- to, 1a edizione di un appuntamento fisso della Design week milanese, è stato organizza- to da Presso e Design Group Italia. Largo Consumo 11/2019 4
Comune di Milano: «Un territorio per sperimentare soluzioni nuove» «La nostra amministrazione è molto attenta al comparto del food. Per esempio, siamo promotori di una manifestazione giunta ormai alla sua 3a edizione, Milano food city - dichiara l’assessore alle Attività produt- tive e Commercio, Cristina Tajani - uno tra gli appuntamenti più attesi e vissuti dai milanesi. Una manifestazione che riporta l’attenzione su cibo, corretta alimentazione e lotta allo spreco, al centro delle politiche urbane e della vita economica e sociale della città, coinvolgendo le periferie e il cuore di Milano. Il successo di pubblico e partecipazione Cristina Tajani riscosso nelle passate edizioni ci ha motivato nel proseguire in una Assessore scelta vincente come quella di puntare su un calendario di eventi diffusi Comune di Milano in tutta la città, per raccontare il cibo e la cultura alimentare e sensibi- lizzando i cittadini. È un appuntamento fisso nel calendario delle week proposte dal Comune. Una manifestazione che è stata capace di affermarsi tra gli operatori e i milanesi per promuovere la cultura del cibo come elemento di aggregazione, solidarietà e conoscenza del territorio. Per questa particolare inclinazione dell’amministrazione “Ogni distretto ha il suo particolare del Comune di Milano - spiega l’assessore -, riteniamo segno distintivo e la sua specificità” che la manifestazione DFood come evento del FuoriSa- lone possa avere un particolare valore. Durante il Salo- ne del mobile siamo assolutamente convinti dell’importanza che ogni distretto abbia il suo particolare segno distintivo e la sua specificità. Se il quartiere Brera è sicuramente riconoscibile per il suo legame con il design e l’arredo, visto che ci sono molte realtà di questo comparto che hanno scelto di localizzare qui i loro showroom e negozi, la zona di Paolo Sarpi si sta distinguendo per la proposta gastronomica, che è sempre più interessante e sicuramente più variegata: passa dalla cucina regionale a quella internazionale. Si percepisce molto la vocazione di questo distretto per l’alimentazione e il food. L’innovazione di progetto legata al tema del food - prosegue Tajani - è sicuramente un tema da analiz- zare e approfondire. La città di Milano può diventare un territorio di elezione per sperimentare e indagare soluzioni nuove che vanno nella direzione del contrasto allo spreco di cibo, alla sostenibilità ambientale, alla socialità e alla ricerca di idee e realtà in grado di andare incontro ai bisogni dei cittadini e del comparto alimentare. L’anno prossimo il Salone del mobile sarà affiancato da Eurocucina. Questa manifestazione biennale può essere sicuramente l’occasione per poter ancora di più approfondire l’argomento che ha coinvolto l’evento DFood di quest’anno. La cucina è infatti un elemento centrale della casa, diventa luogo della convivialità intorno a cui ruota tutto l’ambiente domestico. In quest’ottica c’è spazio per dare vita a un’innovazione e progettualità legate al cibo e al mondo della cucina». Il programma di Dfood 5 Largo Consumo 11/2019
Adi: «Non è vero che tutto è design» «Quando per Expo abbiamo immaginato un’edizione tematica del nostro premio Compasso d’oro Adi, dedicata al food design, - rac- conta il presidente Luciano Galimberti - abbiamo ricevuto candida- ture di lampadari a forma di ananas, poltrone a forma di banana, un campionario surreale e confuso che ci ha fatto riflettere sulla ne- cessità di fare chiarezza su quelli che secondo noi dovevano essere i confini disciplinari di un’applicazione del design che stava prendendo consapevolezza. Abbiamo quindi formato una commissione di circa 40 persone che ha contribuito in maniera sostanziale a elaborare un vero e proprio manifesto sul quale misurare la nostra azione: una Luciano Galimberti dichiarazione di intenti e un metro di paragone condiviso. Il food Presidente design è applicato alle attrezzature di produzione e trasformazione Adi alimentare. In un mondo che vedeva cuochi filosofeggiare attorno alla composizione del piatto, per noi era fondamentale affrontare certamente le prassi operativa e ancor di più il sistema di valori che le sosteneva e che appartiene al nostro modo di fare design made in Italy. Non è vero che tutto è design - precisa il presidente Adi -, certamente questa affermazione è più im- portante quando il design affronta ambiti che travalicano il limite del prodotto per affrontare il campo dei servizi. L’attributo “di design” rischia di diventare un comodo alibi di marketing. La comunicazione dei valori e delle prassi che li sostengono è fondamentale sempre, ma in questo settore ancora di più, perché il design interviene su fattori critici per salute dell’uomo e dell’ambiente. I prodotti che hanno fatto la storia del design, anche di quelli di food design, nascono da una collaborazione spontanea tra ideazione, produzione, comunicazione e distribuzione. Un atteggiamento che nel tempo è diventato per il made in Italy sempre più responsabile per la tutela della digni- “Il design italiano dimostra tà dell’uomo e la salvaguardia dell’ambiente. una straordinaria vitalità, Food design diventa la capacità di visione allargata dei problemi - continua Galimberti -, la capacità di rendere comprensibile e ap- anche nel food” prezzato l’apparto di discipline tra loro lontane ma tutte indispen- sabili alla creazione di un prodotto. Un atteggiamento di servizio più che un protagonismo glamour, un ruolo di regia da conquistare quotidianamente. Non esistono più ruoli garantiti in una società globaliz- zata: esistono responsabilità personali che si confrontano con quelle collettive. Non esiste futuro senza sperimentazione quotidiana del proprio futuro. In questo il design italiano dimostra una straordinaria vitalità, anche nel food». FOOD DESIGN a cura della Commissione Food dell’ADI (Associazione per il Disegno Industriale) MANIFESTO dicembre 2014, integrato a novembre 2017 con l’11° punto. Il Food Design Manifesto è il documento programmatico sulla progettazione riferita al sistema alimenta- re, promosso nel 2014 dalla Commissione Food dall’ADI - Associazione per il Disegno Industriale. Origina- riamente stilato in dieci punti, nel novembre 2017 è stato integrato con un undicesimo dedicato esplicita- mente all’infanzia. Come recita la definizione, il Food Design è la progettazione degli atti alimentari (Food Facts), ovvero l’attività di elaborazione dei processi più efficaci per rendere corretta e gradevole l’azione di esperire una sostanza commestibile in un dato contesto, ambiente o circostanze di consumo. Il Food Design prende in analisi i motivi per i quali compiamo un atto alimentare per meglio comprendere come progettarlo e soddisfare in maniera adeguata l’esigenza dell’utente. Il Food Design si occupa di prodotti edibili, comunicazione, packaging, servizi e luoghi legati alla vendita e al consumo di cibo. Largo Consumo 11/2019 6
IL FOOD DESIGN IN UNDICI PUNTI 1 Il Food Design si occupa di progetto in campo alimentare. 2 Il Food Design è una specifica area del progetto che si propone di produrre soluzioni efficaci per la fruibilità del cibo in precisi conte- sti e situazioni. 3 Il Food Design si propone di dare forma alle interfacce e ai servizi nel modo più adeguato alle circostanze in cui il prodotto viene consumato 4 La producibilità e la serialità di un prodotto o di un servizio sono le condizioni per le quali un progetto può definirsi di Food Design. 5 I principali criteri ai quali un prodotto edibile di Food Design deve sottostare sono: porzionabilità, modularità e formato adeguati al contesto e agli strumenti con i quali verrà consumato. 6 Un progetto di Food Design è realizzato per offrire un servizio ad una o più persone che manifestino determinati bisogni o per ren- dere più efficace un’azione legata al cibo attraverso uno strumen- to derivato dal progetto.. 7 Food Design significa progettare secondo le modalità tipiche del Design che, ben oltre la ricerca puramente formale o decorativa, implicano la ricerca per l’innovazione dei processi di produzione, distribuzione, consumo. 8 Il Food Design è uno strumento privilegiato e particolarmente efficace per la riqualificazione e la promozione del Territorio attra- verso la sua ricchezza enogastronomica. 9 10 Un prodotto di Food Design viene studiato con l’unico scopo di generare benefici al suo Utente. Tutto il processo deve interagire per impedire che l’utente sia esposto a rischi derivati da cattiva Il progetto di Food Design, per le sue peculiarità legate alla nu- progettazione o dalla non adeguata attenzione alle norme di trizione, può rientrare nell’area del Social Design e contemplare conservazione, alla tecnologia produttiva, all’ergonomia e alla collaborazioni con enti e associazioni no-profit. microbiologia legata agli alimenti. 11 Il Food Design per l’infanzia progetta con responsabilità etica particolare e attenzione ai processi evolutivi. Progetta artefatti ed atti alimentari che contribuiscono a rendere il contesto e la circostanza dell’esperire una sostanza alimentare un’opportunità formativa sia in ambito collettivo che famigliare. Progetta per far acquisire autonomia e consapevolezza attraverso esperienze culturali, conoscitive ed emozionali, nel rigoroso rispetto della sicurezza e dell’identità. (novembre 2017) 7 Largo Consumo 11/2019
Presente e futuro del food design Le aziende più innovative riscoprono pratiche della tradizione e innescano stili di vita alternativi. Il consumatore è parte attiva del cambiamento. di Federico Casotto (Design Group Italia) Il programma che Desing Group Italia ha messo a farina macinata a pietra, della pasta madre. Da un po’ punto insieme a Presso per la 1a edizione di DFood di anni a questa parte, le innovazioni più interessanti riflette un concetto ampio di food design. Esplora nell’ambito della panificazione sono legate al recupero deliberatamente temi inusuali per il FuoriSalone ed e aggiornamento di alcune pratiche antiche. Abbia- estranei alla nozione di design che da sempre vi si mo imparato che la farina troppo raffinata e lievitata promuove. Si è parlato della filiera del latte da fieno troppo rapidamente ci fa ingrassare di più ed è più e dell’innovazione che guarda al passato, delle meta- difficile da digerire. I processi industriali di raffinazio- morfosi dei legumi e della riqualificazione nutrizionale ne privano la farina di fibre e acidi grassi, facendone del cibo industriale, di blockchain e design della fidu- di fatto un cibo povero dal punto di vista nutritivo. cia, di panificazione domestica e cultura della materia Empty calories, direbbero gli americani. La lievitazione prima. Temi cruciali per l’attuale sistema alimentare, rapida, dall’altra parte, non consente alla fermentazio- rispetto ai quali il design, nell’interpretazione com- ne di sviluppare i composti che migliorano le qualità prensiva data da Design Group Italia, potrebbe avere nutrizionali e gastronomiche del pane. Così abbiamo un ruolo decisivo. riscoperto il valore della lievitazione lenta con la pasta madre, della macinazione a pietra che preserva nella Il passato come innovazione farina la ricchezza del seme e di varietà di grano, che si adattano a questi processi molto meglio delle varietà Quando ci si occupa di innovazione nel food, spesso selezionate dalla grande industria di trasformazione. ci si imbatte in cortocircuiti tra futuro e passato, che È evidente che qui l’innovazione e la modernità non ci costringono a ripensare la nozione di innovazione in risiedono tanto nelle soluzioni in sé, che non conten- generale e anche quella di modernità. gono nulla di tecnicamente o esteticamente nuovo, Si pensi, per esempio, ai trend dei grani antichi, della quanto nell’attualità e nella modernità delle istanze 9 Largo Consumo 11/2019
Design Group Italia: «La nozione di artefatto è cambiata» «Design Group Italia - racconta Edgardo Angelini, partner e mana- ging director - ha da poco festeggiato i 50 anni dalla fondazione, che risale al 1968. Noi apparteniamo alla 2a generazione di management e abbiamo raccolto un’eredità importante nel segno della continui- tà. La vocazione per il largo consumo, per esempio, ci distingue oggi come allora. Nel 1976, da questo studio, uscì la Tratto pen. È il nostro oggetto simbolo, che ispira il modo in cui disegniamo gli oggetti d’uso quotidiano. È tuttora una delle penne più vendute ed è ancora Edgardo Angelini prodotta com’è stata pensata 40 anni fa. I designer lavorano sulle Partner e Managing Director interazioni tra le persone e gli artefatti, con l’obiettivo di renderli utili, Design Group Italia gratificanti e desiderabili. È sempre stato così. Oggi però la nozione di artefatto è cambiata. Le tecnologie digitali hanno reso le interazioni più complesse. Il piano fisico e quello digitale si intrecciano sempre di più e ormai non si può prescinde- re da un approccio multidisciplinare. D-Heart - spiega Angelini - è un esempio bellissimo “Serve una mediazione tra il valore di questo approccio. È un elettrocardiografo portatile, intrinseco del prodotto e ciò che ha sviluppato da una start up italiana. Piccolo ma di livello valore per i consumatori” professionale, può essere utilizzato dal paziente stesso. Insieme al dispositivo si acquista anche il servizio di re- fertazione a distanza, fornito da un ospedale di Genova. Abbiamo progettato sia il dispositivo, sia la app collegata e le modalità in cui il servizio viene erogato. Tutto a partire da un’analisi approfondita delle situazioni in cui quello strumento sarebbe stato usato e dello stato d’animo di chi lo avrebbe applicato su di sé. L’obiettivo era offrire un’esperienza desiderabile, nel modo in cui può essere desiderabile farsi un elettrocardiogramma: facile, senza intoppi, capace di rassicurare circa l’affidabilità della rilevazione e di stemperare il carattere medicale dell’operazione nelle soddisfazioni della tecnologia smart. Pensiamo che ci siano grandi opportunità per il food design - prosegue il direttore -. L’Italia ha un patri- monio gastronomico straordinario che potrebbe essere sfruttato meglio. Quello che manca spesso è la connessione tra questo patrimonio, che ha un radicamento forte nella tradizione, e i modelli di consumo emergenti e le tendenze del gusto. C’è un po’ di inerzia a questo riguardo nel panorama italiano. Si pen- sa che l’eccellenza intrinseca del prodotto o semplicemente la retorica dell’eccellenza italiana bastino a generare l’interesse dei consumatori. È evidente che non è così. Il valore deve essere raccontato e rappresentato, in modi che i consumatori di oggi siano pronti a recepire, cioè serve una mediazione tra il valore intrinseco del prodotto e ciò che ha valore per i consumatori. Noi designer potremmo avere un ruolo centrale in questa mediazione». Elettrocardiografo portatile D-Heart, progettato da Design Group Italia. Largo Consumo 11/2019 10
La tavola rotonda Latte e Fieno il design di una filiera La tavola rotonda Latte da fieno al centro del dibattito Alla tavola rotonda, moderata da Luca De Biase del Sole 24 ore, hanno partecipato: Milena Verrascina del Ministero delle Politiche agricole, Lucio Cavazzoni, già presidente di Alce nero e fondatore di Goodland, Lorenzo Berlendis di Slow food, Alessandro Fantini di Ruminantia, Annamaria Pisapia di Compassion in world farming, Giuseppe Torluccio di Grameen, Lino e Camilla Lago della Fattoria Lama grande, Dario Olivero e Renata Lovati della Cascina Isola Maria. La produzione del latte da fieno dipende in larga misura da iniziative imprenditoriali pionieristiche di piccola scala che hanno un impatto solo locale e che proprio per questo possono permettersi di essere rivoluzio- narie e radicalmente alternative ai modelli produttivi dominanti. La sfida che le persone riunite attorno alla tavola rotonda hanno di fronte è di indurre più allevatori e piccoli imprenditori a fare questo tipo di scelte, perché quando esse saranno replicate cento e mille volte, il loro contenuto rivoluzionario potrà avere un impatto di più ampia scala sulle coscienze e sulla nostra intelligenza alimentare. I designer possono avere un ruolo di facilitatori in questa sfida. Essi possono individuare i punti di contatto tra quelle scelte radicali e i modelli culturali e di consumo mainstream o di tendenza, per consentire alle prime di essere sostenibili economicamente e ai secondi di cambiare in meglio. Stalla modello dell’azienda agricola Lama Grande (BO), produttrice di latte da fieno. 11 Largo Consumo 11/2019
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di salubrità del cibo a cui queste soluzioni corrispon- consumatori potrebbero essere disposti a pagare di dono. In questo senso, per fare un altro esempio, una più, consentendo agli allevatori di sopportare i costi bicicletta pieghevole Brompton è più innovativa e più elevati di una produzione che inevitabilmente moderna dell’ultimissima Ferrari F8 Tributo da 720 deve rinunciare a certe economie di scala. Il marchio cavalli, perché risponde in modo più appropriato alle nasce proprio per diffondere la consapevolezza di moderne sfide della mobilità sostenibile presente e questo valore. futura. Il moderno si smarca dal nuovo: ciò che è mo- Non possiamo definire nuova la pratica di portare derno non è necessariamente nuovo e viceversa. le mucche a pascolare sui prati, ma è sicuramente È in base a queste riflessioni che a DFood si è parlato innovativa e moderna la volontà politica di incorag- di cose come il Latte fieno. Si tratta di un marchio giarla e di creare e valorizzare una filiera ad hoc. Ci si riconosciuto a livello europeo, che identifica il latte è resi conto che questa filiera avrebbe molte ricadute prodotto da mucche nutrite con l’erba dei pascoli in positive in relazione ad alcune istanze della modernità: estate e col fieno in inverno e non con i foraggi e i lo spopolamento delle aree montane e in particolare cereali insilati che vengono invece normalmente som- appenniniche, a cui questa filiera offrirebbe nuove ministrati negli allevamenti intensivi. Benché anche il opportunità, la necessità di promuovere pratiche agri- latte industriale possa essere di qualità ottima, il latte cole più rispettose del territorio e degli animali e di da fieno presenta caratteristiche organolettiche sotto sostenere le iniziative imprenditoriali dei giovani agri- molti aspetti superiori. Caratteristiche per le quali i coltori. Il progresso a volte coincide con il pregresso. Alce Nero: “Realizziamo un cibo che racconta la storia delle persone e del territorio” Alce Nero è il marchio di agricoltori e trasformatori impegnati dal 1978 nella produzione di un cibo biologico, più di 1.000 in Italia e 14.000 nel mondo. Il fatturato complessivo di Alce Nero S.p.A nell’an- no 2018 è di 78 milioni di euro, suddivisi nei canali di vendita: Gdo, export, tradizionale e altri. «Realizziamo un cibo – racconta Chiara Marzaduri, responsabile comunicazione Alce Nero - che tiene conto delle persone che lo coltivano, della terra e delle risorse coinvolte, che Chiara Marzaduri Responsabile Comunicazione sia frutto di una agricoltura responsabile verso il tessuto sociale e Alce Nero paesaggistico del territorio in cui è fatta, della ricetta che deve essere pulita e più corta possibile, delle materie prime che siano trasformare con processi che proteggano le qualità nutrizionali e organolettiche di partenza e che arrivi al fruitore in un pack che preservi la qualità del cibo, che racconti di esso e di tutto quello che è stato agito per realizzarlo. Abbiamo da poco introdotto laboratori di Design Thinking che coinvolgono persone af- ferenti a diverse aree aziendali per promuovere approcci trasversali alle sfide di ogni giorno. Rispetto alla nostra idea di Food Design, il nostro yogurt biolo- “Abbiamo introdotto laboratori di gico con “Latte Fieno STG” è un prodotto che in prima Design Thinking che coinvolgono istanza è un progetto capace di prendere in carico tutti persone di diverse aree aziendali” gli attori della filiera di produzione, nato con la finalità di recuperare un modello tradizionale di allevamento che ha rispetto della terra, del territorio, dell’animale e delle persone. Si tratta del punto di arrivo di un percorso di ricerca e condivisione condotto con Mila, storica azienda altoatesina specializzata nella produzione di latte e derivati. Un progetto che ha inizio con la salvaguardia dell’ambiente: quello dell’alpeggio, ad opera di allevatori “contadini” impegnati nella difesa di un modello agricolo e produttivo che preserva la salute della terra e dell’uomo. Ad oggi il latte fieno prodotto si avvale della certificazione STG, Specialità Tradizionale Garantita, riconoscimento dell’Unione Europea in vigore dall’anno 2016». 13 Largo Consumo 11/2019
Una novità unica nata in risposta ai desideri dei consumatori. con estratto di lievito Biologico Autentica bontà. 14
La sostenibilità? Uno stile di vita I discorsi più ricorrenti sulla sostenibilità si basano sull’assunto seguente: la tecnologia renderà i nostri stili di vita più sostenibili senza costringerci a cam- biarli. Saranno sviluppati, ci viene promesso, materiali compostabili per il confezionamento e il consumo dei prodotti alimentari, si ricorrerà a fonti rinnovabili di energia e a motori a emissioni zero e grazie a questi progressi potremo persistere nelle nostre abitudini con la coscienza più leggera. Continueremo a bere acqua in bottigliette di plastica, a mangiare con posate mo- nouso, ad accendere i condizionatori ai primi sentori di estate, a muoverci in auto nei centri storici. Il rischio è che la nostra fiducia incrollabile nella tecno- logia ci induca a farla più semplice di quello che è. Lo sviluppo di soluzioni tecnologiche sostenibili servirà a ben poco se non sarà affiancato dallo sviluppo di Progetto Loop di Terracycle: le merci sono con- nuove abitudini. Ai fini della sostenibilità, l’innovazio- segnate a domicilio in contenitori riutilizzabili, ne sociale è altrettanto importante, se non più im- che sono poi ritirati alla cosegna successiva. Bauer: «Stiamo producendo alimenti personalizzati» Bauer è una storica azienda trentina, specializzata nella produzione di preparati per brodo e insaporitori, che proprio nel 2019 festeggia i suoi primi 90 anni. «Nel corso di tutti questi anni - racconta Sabrina Taddei, ufficio mar- keting - Bauer ha sviluppato e affinato una linea completa di prodot- ti, dai dadi ai granulari istantanei, dagli insaporitori come l’Arostina per carne e per pesce, agli Helper (Gulasch, Fungarella, Fondo Bruno, Gelatina e Soffritto): tutti realizzati con materie prime di alta qualità e Sabrina Taddei senza l’impiego di aromi artificiali e additivi chimici. Il nostro giro d’af- Ufficio Marketing Bauer fari nel 2018 ha registrato oltre 5,5 milioni di euro, con vendite a vo- lume Bauer in aumento dell’1,8% rispetto all’anno precedente (anno terminante giugno 2019). In questo percorso, il design è un attore importante per noi, soprattutto nella realizzazione del packaging, che è uno strumento che “Il food design è la progettazione va al di là dell’informare il potenziale consumatore circa consapevole di un alimento” le caratteristiche del prodotto, abbracciando un più ampio ventaglio di significati collegati ai valori del brand e altresì alla funzionalità nell’utilizzo. Una delle funzioni più importanti del packaging - osserva Taddei - è quella di esaltare la visibilità del prodotto sullo scaffale: deve essere immediatamente visibile e comunicare in maniera semplice e diretta i valori del brand e il suo utilizzo. Per le referenze future abbiamo coinvolto un food designer che, met- tendo in campo analisi dei trend e competenze specifiche, ci sta aiutando a costruire alimenti persona- lizzati e declinati a soddisfare le esigenze del consumatore. In una sola affermazione, il food design è la progettazione consapevole di un alimento, che tenga conto di contesti, gusto, salute e anche dei fattori ambientali, funzionali e complementari all’atto di nutrirsi». 15 Largo Consumo 11/2019
Bonduelle porta in tavola le nuove insalate regionali. Otto ricette tutte diverse, tutte da provare. Trasforma la tua pausa pranzo in un viaggio alla scoperta dei sapori tipici italiani, e non solo. 16
Bonduelle: «L’innovazione è alla base della nostra strategia di crescita» Azienda familiare creata nel 1853, Bonduelle è oggi leader mondiale delle verdure e assicura il benessere attraverso l’alimentazione a base vegetale. Coltivate su oltre 128.000 ettari, le verdure Bonduelle sono vendute in 100 Paesi in tutti i canali di distribuzione e in tutte le tec- nologie, per un totale di 500 varietà disponibili nelle diverse gamme, oltre ai piatti pronti a base vegetale. In Italia, Bonduelle è presente con una filiale che include 2 stabilimenti a San Paolo d’Argon (Berga- mo) e a Battipaglia (Salerno), per un totale di circa 500 collaboratori. Laura Bettazzoli Bonduelle Italia quest’anno ha superato i 200 milioni di euro. Direttore Marketing Italia «L’innovazione – racconta Laura Bettazzoli, direttore marketing Bonduelle Italia – è guidata dai bisogni del consumatore, che ha sempre meno tempo per la preparazione dei propri pasti e che spesso mangia fuori casa. L’innovazione è alla base della nostra strategia di crescita, un designer è sempre presente durante lo studio di nuovi concetti di prodotto. Senza dubbio il packaging ha un ruolo importante e più imme- diato nel dialogo con il consumatore e il fil rouge che ci “Quella del designer è una figura contraddistingue è la trasparenza di comunicazione e la importante nello studio di nuovi costante ricerca di soluzioni per piatti pronti freschi, sani concetti di prodotto” e gustosi, da consumare ovunque. L’iniziativa DFood ci ha visto coinvolti perché condividiamo l’importanza di un progetto culturale dedicato al sistema alimentare e al suo legame con il mondo del design, nell’ot- tica di intercettare e interpretare le esigenze delle persone e trend di consumo. Con la linea LeguMio, presentata proprio in occasione della tavola rotonda organizza da DFood, Bonduelle ha presentato la prima gamma di legumi e verdure in forma di pasta, che offre un’occasione in più per mangiare prodotti a base vegetale, ricchi di fibre e proteine e privi di glutine, in modo semplice e innovativo». portante, dell’innovazione tecnologica. Dobbiamo Haagen Dazs partecipa al progetto Loop di Terracycle con una prepararci ad accettare compromessi e a ridefinire confezione riutilizzabile in acciaio la nostra attuale idea di comfort per un bene e un comfort superiori. La futuribile bottiglietta d’acqua in plastica com- postabile, per esempio: la stiamo aspettando con impazienza perché rimedierebbe ai danni che la dispersione incontrollata nell’ambiente delle plasti- che di origine fossile sta provocando, ma lascerebbe inalterati altri aspetti del problema. Si continuereb- bero a produrre miliardi di bottigliette destinate a essere buttate via subito dopo l’utilizzo (con enor- me spreco di energia) e si continuerebbe a tenere in piedi un sistema di distribuzione inefficiente e inquinante, con camion e aerei che spostano acqua dalle Fiji a New York. Inoltre, il maleducato che non differenzia il Pet, non differenzierebbe nemmeno il Pha compostabile, anzi si sentirebbe autorizzato a infischiarsene proprio perché compostabile: ma queste plastiche diventano compost solo se trat- tate in impianti appositi. Così perfino la questione dello smaltimento sarebbe risolta solo in parte. Forse il grosso del problema non risiede tanto nel 17 Largo Consumo 11/2019
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materiale con cui sono fatti gli imballaggi, ma nel modello di distribuzione e nel concetto di monou- so. Le soluzioni tecnologiche basate su una mera so- stituzione di materiali sono quelle su cui l’industria sta investendo di più, perché una volta sviluppate saranno più facili da implementare: non costrin- geranno i consumatori a cambiare abitudini, né le aziende a cambiare modello di business. A DFood 2019 è stato presentato un caso di grande suc- cesso di questo approccio: Beyond meat. L’azienda statunitense è riuscita a sviluppare un hamburger 100% vegetale che riproduce fedelmente il sapore e la consistenza della carne. I visitatori lo hanno as- saggiato all’evento “Legumi famigliari”, preparato magistralmente da Sonia Peronaci. Gli allevamenti intensivi di bovini hanno una cattiva reputazione sotto molti aspetti e sempre più persone sono consapevoli del loro enorme impatto ambientale. Il Beyond burger si presenta come un’alternativa so- stenibile per chi ha questo tipo di preoccupazioni. Il Beyond Burger è stato presen- Recentemente Burger king ha stretto un accordo tato e assaggiato all’evento Dfood con Beyond meat per includere i burger vegetali Legumi Famigliari. Carlsberg Italia: «Siamo i Maestri del Luppolo» «La storia del Birrificio Angelo Poretti - racconta Serena Savoca, marketing manager di Carlsberg Italia - inizia nel 1877 con il deside- rio di diffondere la cultura della buona birra. Nel disegnare il concept del prodotto si parte sempre dall’obiettivo di intercettare i bisogni e i desideri del consumatore. Ogni singolo ingrediente e ogni parte dello storytelling sono pensati per comunicare un messaggio e per riuscire a suscitare curiosità e voglia di esplorare il mondo della birra. I nostri Mastri Birrai sono i designer, cerchiamo sempre di condividere con Serena Savoca loro l’approccio strategico prima di passare alla vera e propria proget- Marketing Manager Carlsberg Italia tazione del prodotto: avere un background di dove vogliamo andare, cosa vogliamo raccontare, ci aiuta a lavorare tutti nella stessa direzio- ne, anche se poi sta a loro mettere il “tocco magico”. Ogni varietà di luppolo e ogni ingrediente vengo- no selezionati e sapientemente combinati per fornire “I nostri Mastri Birrai sono i sempre un prodotto che risponda alle loro esigenze. designer, cerchiamo sempre di Abbiamo appena presentato la ricetta della 4 Luppoli condividere con loro l’approccio lager con 4° luppolo coltivato in Italia - spiega Savoca -, strategico” una novità assoluta per il mondo della birra industriale. Questa birra ci permette di valorizzare la filiera e sup- portare una realtà produttiva italiana di eccellenza come Ihc, guardando al futuro del made in Italy bir- rario. È un progetto che sentiamo particolarmente nostro, perché noi siamo i Maestri del Luppolo e la conoscenza e la valorizzazione di questa straordinaria materia prima, che fa parte del nostro Dna come del nostro nome, ha contribuito al successo dei nostri prodotti». 19 Largo Consumo 11/2019
For better living. Designed in Sweden. Electrolux, nata in Svezia nel 1919, da 100 anni semplifica ogni aspetto della tua vita quotidiana con elettrodomestici innovativi. Perché sappiamo quanto sia importante l’ambiente di casa, il luogo dove trascorriamo gran parte della nostra quotidianità. In Electrolux, progettiamo soluzioni intuitive per migliorare la vita delle persone, ogni giorno. 20
Electrolux: «I nostri designer ci ac- compagnano in ogni fase» Con 100 anni di storia, Electrolux è leader globale nel settore degli elettrodomestici. Il gruppo svedese riunisce importanti marchi tra i quali Electrolux, Aeg, Anova, Frigidaire, Westinghouse e Zanus- si, vendendo oltre 60 milioni di elettrodomestici e apparecchiature professionali in più di 150 mercati ogni anno. Nel 2018 l’azienda ha raggiunto un fatturato di circa 12 miliardi di euro, con un totale di 55.000 dipendenti in tutto il mondo. «Il design che contraddistingue gli elettrodomestici Electrolux - rac- Manuela Soffientini conta Manuela Soffientini, general manager cluster Italia - affonda General Manager Cluster Italia le sue radici nell’eredità scandinava ed è contraddistinto da un’armo- Electrolux niosa semplicità, linee pulite, ergonomia e funzionalità. In Electrolux il design viene vissuto come un processo creativo che ruota attorno ai consumatori. Comprendere fino in fondo le loro esigenze ci permette di offrire esperienze che possano migliorare la vita quotidiana. Que- sto approccio si assicura che l’innovazione proposta agli utenti risponda ai loro reali bisogni. Per ottene- re questo, i consumatori vengono coinvolti direttamen- “Vogliamo rendere l’esperienza in te a collaborare durante tutte le fasi dello sviluppo di un cucina semplice e gratificante” prodotto. Il nostro design asseconda le sue profonde radici scandinave e quindi vuole essere umano, indi- menticabile, senza tempo e soprattutto in continua evoluzione. Non vogliamo offrire solo la possibilità di sperimentare molteplici metodi di cottura, ma eliminare qualsiasi difficoltà ci possa essere durante la preparazione e rendere l’esperienza in cucina semplice e gratificante. Quindi i nostri designer ci accom- pagnano in ogni fase con l’obbiettivo di mettere sempre al centro l’esperienza dell’utente finale. Abbiamo voluto legarci a DFood - spiega la manager - perché propone degli eventi in cui si può dav- vero vivere la cucina e il cibo in modo diverso, come un’esperienza da ricordare. Per Electrolux, infatti, la cucina è un momento fondamentale della vita quotidiana, alla base della salute e del benessere: ci regala emozioni e ci permette di esprimere la nostra personalità. Un altro valore condiviso con DFood riguarda anche l’impatto del food sull’ambiente e per Electrolux da sempre la sostenibilità è uno dei pilastri strategici di tutto il processo produttivo: le innovazioni tecnologiche sono, infatti, portate avanti sempre con lo sguardo al futuro del pianeta e con un profondo senso di responsabilità e impegno per diminuire le emissioni inquinanti». Distributore di acqua sviluppato dal nel menu dei suoi ristoranti. Per questa via, il plant Design Center di Pepsico nel quadro based burger è destinato a uscire trionfalmente della nuova Hydration Platform. dalla nicchia vegana. Aziende virtuose Vi sono però anche aziende che stanno tentando un approccio diverso alla sostenibilità, più centrato sull’innovazione dei comportamenti dei loro clienti. PepsiCo, per esempio, forte della recente acquisi- zione di Sodastream, ha lanciato una nuova Hy- dration platform, basata su distributori di acqua filtrata. I clienti si abbonano alla piattaforma e riempiono le loro bottiglie riutilizzabili con acqua gasata o liscia, fredda o a temperatura ambiente, pura o aromatizzata, pagando automaticamente dal loro account. Con un’idea concepita per genera- 21 Largo Consumo 11/2019
Tutto nasce 80 anni fa dal genio di Achille Gaggia che, depositando il brevetto 365726/1938, rivoluzionò il modo di estrarre il caffè. Oggi come ieri la missione di Gaggia rimane la stessa: diffondere in tutte le abitazioni e nel mondo la tradizione dell’Espresso italiano fatto come al bar. Questi valori di tradizione e professionalità si ritrovano nella nuova gamma Carezza Gaggia, che combina una tecnologia di ultima generazione, un design dalle linee morbide e vintage e dettagli professionali. Tradizione in continua evoluzione. WWW.GAGGIA.COM ADV CadornaPrestige208x280ok.indd 1 03/10/19 15:46
Iniziativa Apporte ton contenant di Carrefour in Francia re profitto, PepsiCo sta influenzando i comportamenti ora limitata alla Francia, ma che ci piacerebbe veder delle persone, orientandole verso uno stile di vita più replicata anche da noi. sostenibile. Molti grandi marchi del largo consumo e alcuni distri- Carrefour, nell’ambito del suo programma “Act for butori, come Walgreens negli Stati Uniti e Carrefour in food”, ha lanciato l’operazione “Apporte ton conte- Francia, hanno aderito al progetto Loop della società nant”. I clienti dei supermercati sono invitati a portarsi statunitense Terracycle, leader nel riciclo dei rifiuti. Si da casa i propri contenitori per i formaggi e la carne tratta di una piattaforma di e-commerce che preve- che vengono serviti al banco taglio. Un’operazione per de la consegna a domicilio della merce in contenitori Gaggia Milano: «Abbiamo riportato la produzione in Italia» Gaggia Milano è un brand storico, fondato negli anni Trenta. Si deve al suo fondatore, Achille Gaggia il brevetto n. 365.726 del 1938 che rivoluzionò il modo di erogare l’espresso: si passò dal sistema a vapore a quello a pressione d’acqua calda sulla pastiglia di caffè macinato. Da quel momento nasce la tradizione dell’espresso italiano con crema naturale. «Con orgoglio - racconta Monica Milanovich, brand & communication manager - da alcuni anni abbiamo riportato la produzione in Italia: una scelta nata dalla volontà di costruire un unico polo in cui le aree aziendali di sviluppo, marketing, commerciale si concentrino intorno alla produzione. La riconoscibilità del brand, le strategie di vendita e i nuovi mercati sono alla base di una costante crescita. La parola “design” è spesso associata unicamente all’estetica di un prodotto, quando in realtà comprende l’intero processo di progettazione. Infatti, cre- diamo che, per poter dar vita a prodotti innovativi, il nostro modo di progettare debba necessariamente coniugare gli aspetti estetici a quelli funzionali e industriali, ponendo sempre l’utente finale al centro del progetto. Vogliamo far vivere una vera e propria espe- “Tutti i nostri prodotti possono rienza a chi utilizza un nostro prodotto, che non si fermi considerarsi rispondenti ai criteri del al semplice click di un pulsante. food design” I designer - spiega Milanovich - sono parte integrante e fondamentale di un team allargato di progetto che analizza, condivide, elabora tutti gli input interni ed esterni che influenzano la costruzione delle caratte- ristiche peculiari del prodotto in realizzazione: i trend dei vari mercati di riferimento, le nuove tendenze legate al mondo del caffè e non solo, i vincoli industriali, le opportunità di business. I risultati di que- sto lavoro di studio e approfondimento devono trovare riscontro nella ricerca continua sui materiali, le forme e le tecnologie delle nostre macchine. Tutti i nostri prodotti possono considerarsi rispondenti ai criteri del food design, dalla nuova Gaggia classic, che celebra il nostro modello iconico, che racchiude in sé la storia e l’heritage del brand, alla Cadorna, il cui modello top di gamma offre fino a 14 bevande one-thouch, dal caffè ristretto all’americano, dal latte macchiato al flat white». 23 Largo Consumo 11/2019 19 15:46
La praticità al servizio della creatività IPOLLA PASTA DI PEPERONCINO PASTA DI SCALOGNO PASTA DI C Pizza con pomodori secchi PASTA D’ACCIUGHE CHI PASTA DI POMODORI SEC PASTA D’AGLIO À NOVIT Da piu di 30 anni offriamo i prodotti della natura racchiusi in pratici tubetti e sempre pronti in VERDURE PER SOFFRITTO cucina, senza rinunciare alla qualità e senza sprechi. www.giaspa.it 24
riutilizzabili, che saranno poi ritirati a cura dello stesso corriere che effettua le consegne, per essere lavati sterilizzati e riempiti di nuovo. Una sfida logistica e culturale straordinaria, che ha il merito di sensibiliz- zare i consumatori al riuso attraverso un’esperien- za gratificante, dove la pratica vintage del vuoto a rendere si combina felicemente con i nuovi modelli di consumo. Finiper, nel negozio Iper Portello a Milano, sta speri- mentando un sistema di pricing dinamico, sviluppato dalla start up Wasteless, che incoraggia i clienti ad acquistare i prodotti più vicini alla data di scadenza. Se la scadenza è vicina si paga meno. Così i clienti in- vece di cercare invariabilmente i prodotti più freschi, se sanno che li mangeranno di lì a breve, cercheran- no quelli più prossimi alla scadenza. Così si limita lo spreco e si abituano le persone a comportamenti di acquisto più razionali. Si parlerà di questi temi, attraverso la presentazione di altri casi interessanti, anche nell’edizione 2020 di DFood. Lo showcooking interattivo Tubetti Gourmet Gia: «La definizione della forma è il nostro punto di partenza» «Gia - racconta Maria Rita Giberti - è un’azienda familiare con sede a San Carlo, in Provincia di Ferrara. La società viene fondata nel 1980 con l’idea iniziale di ottenere dall’aglio un prodotto confezionato, conser- vabile e pratico, mantenendo il più possibile inalterate le caratteristi- che qualitative dell’equivalente fresco. L’idea prodotta è stata l’aglio in pasta confezionato in tubetto. Successivamente sono stati realizzati, sempre in tubetto, la pasta di cipolla, di pomodoro secco, di pepe- roncino, di acciughe, di scalogno e di verdure per soffritto. Sono tutti Maria Rita Giberti prodotti pratici che si prestano alle preparazioni tradizionali, ma anche Managing Director alla creatività personale, sempre pronti e non originano scarti. Sono Gia reperibili nei supermercati, negozi e on line, soprattutto all’estero. Il design - precisa “Il food design deve essere promosso in Giberti - è stato il punto di partenza che ha fatto par- uno spazio fisico e concettuale che sia il tire l’avventura di Gia, mettendo in forma di tubetto più ampio possibile” un prodotto che prima era stato sempre usato come fresco. Le nostre proposte partono dall’idea di ren- dere un prodotto fresco comodo e conservabile. La definizione della forma è il nostro punto di partenza. Questo è quello che a tutt’oggi, anche dopo 40 anni, ci viene riconosciuto come fattore distintivo. Il food design è un concetto globale e applicabile a tutti i livelli, e quindi deve essere promosso in uno spazio fisi- co e concettuale che sia il più ampio possibile e DFood ne è l’espressione. Riteniamo che il food design sia perfettamente calzante con la nostra filosofia aziendale, i cui principi sono quelli di creare prodotti pronti ad alto contenuto qualitativo e di servizio, che si prestino sia all’utilizzo tradizionale come ingredienti, sia per la personalizzazione dei piatti della cucina non solo italiana, ma di tutto il mondo». 25 Largo Consumo 11/2019
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Le Creuset: «Integriamo il design in ogni fase progettuale» «Le Creuset - raccontano Alessandra Maggi, country manager, e Ilaria Salvatore, responsabile marketing - nasce a Fresnoy-le-Grand, nel Nord della Francia, nel 1925, anno in cui viene prodotta la prima Co- Ilaria Salvatore, Responsabile Marketing, cotte in ghisa vetrificata arancio “Volcanic”, il colore della ghisa fusa. Le Creuset Nonostante le iniziali difficoltà causate dalla guerra, Le Creuset riesce a sviluppare una propria linea di prodotti in ghisa vetrificata dai colori brillanti e vivaci. Nel 2004 il gruppo apre anche in Italia e oggi conta 6 punti di vendita monomarca, rivenditori capillari distribuiti su tutto il territorio e una piattaforma e-commerce in continua espansione. In Le Creuset il design è integrato in ogni fase progettuale dell’impresa e del prodotto-servizio, ma soprattutto si parla di design intendendo il Alessandra Maggi, “modo per dare senso alle cose”, creare significato, anticipare un biso- Country Manager, gno, proporre una visione. Ci avviciniamo ai nostri clienti, cerchiamo di Le Creuset comprenderne le caratteristiche etnografiche, analizziamo i comporta- menti d’acquisto e il customer journey. In Le Creuset - spiegano le intervistate -, il design è una disciplina mediatrice tra le diverse aree: dal prodotto, alla produzione fino al marketing. Tutto ciò concorre all’inno- vazione e crea valore per l’azienda e per gli attori del proces- “Ci avviciniamo ai nostri clienti, so di creazione e sviluppo di un prodotto o servizio. Negli cerchiamo di comprenderne le ultimi anni siamo stati testimoni di una fortissima spinta al caratteristiche etnografiche e cambiamento nel settore food: maggiore attenzione agli aspetti alimentari, ai consumi, alle esperienze connesse al analizziamo il customer journey” cibo. E il progetto design legato al cibo, il food design, è dunque diventato imprescindibile. Nel food design si incontrano e mescolano diverse discipline quali la biologia, l’antropologia, la sociologia dell’alimentazione, non da ultimo, la storia dei sistemi culinari e delle forme di convivialità. Tutte ricerche che portano alla nascita di nuovi prodotti legati al cibo». Il laboratorio Il “pane senza impastare” In The Kitchen, il laboratorio alimentare e lo spazio eventi di Design Group Italia, durante la Design Week Milanese, sono stati cotti 20 kg di pane in 2 ore di laboratorio, grazie alla tecnica del pane senza impa- stare progettata e promossa dal panettiere di New York Jim Lahey. Federico Casotto di Design Group Italia ha tenuto un seminario sulla cottura domestica del pane con l’autorevole collaborazione di Davide Longoni, uno dei più apprezzati e lungimiranti fornai di Milano, e il sostegno di Le Creuset, produttore delle rinomate pentole in ghisa smaltata. In questa occasione è stato presentato un metodo per fare il pane in casa con una tecnica semplice che si adatta perfettamente al ritmo accelerato delle vite contemporane. Questo metodo non richiede tec- nologie speciali. Il risultato è un pane delizioso e autentico. In questo caso la tecnica del pane senza impastare è una questione di design a tutti gli effetti perché permette di realizzare il pane fatto Federico Casotto (Design Group Italia) e il in casa rendendo più semplice un procedimento celebe fornaio Davide Longoni, con il sup- altrimenti molto complesso che male si adattereb- porto di Le Creuset, durante il seminario be alla vita frenetica di tutti i giorni. sulla cottura domestica del pane. 27 Largo Consumo 11/2019 19 13:04
Alcuni momenti vissuti a DFood Largo Consumo 11/2019 28
L’esperienza By hand, cene da toccare Giulia Soldati ha progettato l’esperienza By hand, creando un percorso sensoriale e sociale gratificante, a cui si può applicare facilmente la nozione di bellezza. Durante una cena By hand, Giulia serve a un gruppo di commensali che non si conoscono un menu completo, da mangiare rigorosamente con le mani. Non fingerfood o panini, ma pietanze che richiederebbero l’uso delle posate, inclusi gli spaghetti al pomodo- ro. La rottura di una convenzione nel comportamento a tavola rende tutti ugualmente vulnerabili, intenti come sono a gestire la novità del contatto diretto con il cibo e i relativi impacci: mani sporche, labbra unte, dita in bocca… Le difese sono abbassate, i giudizi sospesi e in questo modo si creano le condizioni favorevoli alla socialità. Le persone inte- ragiscono con maggiore facilità ed escono da questa esperienza molto divertite, con un paio di numeri di telefono in più nella rubrica e avendo capito qual- cosa sul potere inibitorio delle convenzioni sociali. Uno scatto tratto dalla eating experience Il Beyond Burger guidata da Giulia Soldati Mostra e tavola rotonda Legumi: “famigliari” e camaleontici L’industria alimentare si sta concentrando sempre di più sul ruolo dei legumi come sostituto perfetto di quegli alimenti che amiamo, ma che ci hanno insegnato a evitare, come pasta con glutine, carne rossa, uova di allevamento intensivo. L’aspetto interessante è che invece di esibire il loro solito gusto e aspetto, i legumi subiscono un processo di metamorfosi e riescono a replicare il sapore e l’aspetto degli alimenti che inten- dono sostituire. Questo è un esempio di come il legame naturale/tradizionale di un alimento e la sua forma diventano con l’utilizzo della tecnologia qualcosa di diverso. Nell’evento organizzato durante la Design week dal titolo “Legumi famigliari”, si è riflettuto proprio su questa interferenza da parte dell’industria sul mondo naturale. 29 Largo Consumo 11/2019
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