Serata Martha Argerich - FUORI ABBONAMENTO Enrico Fagone direttore Martha Argerich pianoforte - Rai Cultura

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Auditorium Rai “Arturo Toscanini”, Torino

FUORI ABBONAMENTO

Serata Martha
Argerich
Martedì 29 gennaio 2019 ore 20.30

Enrico Fagone direttore
Martha Argerich pianoforte

Falla, Prokof’ev, Listz
Il concerto è trasmesso in diretta su Radio3 per
Il Cartellone di Radio3 Suite.

Il concerto è ripreso da Rai Cultura e sarà trasmesso
su Rai5 il 24 ottobre 2019.
MARTEDÌ 29 GENNAIO 2019, ore 20.30

SERATA MARTHA ARGERICH

Enrico Fagone direttore
Martha Argerich pianoforte

Manuel de Falla (1876-1946)
El sombrero de tres picos (1919-1921)

Suite n. 1
Introducción. Allegro ma non troppo
La tarde. Allegretto
Danza de la molinera (Fandango). Allegro ma non troppo
El Corregidor. Moderato
Las uvas. Vivo

Suite n. 2
Danza de los vecinos (Seguidillas). Allegro ma non troppo
Danza del molinero (Farruca). Poco vivo
Danza final (Jota). Poco mosso

Durata: 24’ ca.

Sergej Prokof’ev (1891-1953)
Ouverture su temi ebraici, per clarinetto, quartetto d’archi
e pianoforte op. 34 (1919)

Luca Milani clarinetto
Alessandro Milani violino
Roberto Righetti violino
Luca Ranieri viola
Massimo Macrì violoncello

Durata: 9’ ca.

Franz Listz (1811-1886)
Concerto n. 1 in mi bemolle maggiore per pianoforte e
orchestra, S 124 (1832-1852)

Allegro maestoso
Quasi Adagio
Allegretto vivace - Allegro animato
Allegro marziale animato - Alla breve, più mosso

Durata: 19’ ca.
Manuel de Falla
El sombrero de tres picos
Suite n. 1 e Suite n. 2

Nella primavera del 1916 Sergej Diaghilev e i Ballets Russes
erano al Teatro Real di Madrid per rappresentare L’oiseau
du feu e Petroushka di Stravinskij, anche lui presente nel-
la capitale spagnola. Manuel de Falla, che il 9 aprile aveva
presentato nello stesso teatro le Noches en los jardines de
España, scriveva un articolo sul quotidiano La Tribuna per
segnalare la presenza a Madrid di Stravinskij, “uno de los
más grandes artistas de Europa”. A loro volta, Diaghilev e
Léonide Massine, coreografo e direttore dei Ballets russes,
si recarono al Palacio de Carlos V per ascoltare un’esecu-
zione delle Noches. Falla e Diaghilev erano già in trattative
per un nuovo balletto, che avrebbe dovuto comprendere
le Noches e una pantomima che il musicista aveva già co-
minciato a progettare in collaborazione con i coniugi Ma-
ria e Gregorio Martínez Sierra, autori dello scenario per il
precedente El amor brujo. La pantomima prendeva spun-
to da una novela de costumbres di Pedro Antonio de Alar-
cón, El sombrero de tres picos, pubblicata nel 1874 e basata
sul racconto picaresco El corregidor y la molinera. L’idea
di sfruttare il libro di Alarcón, che aveva già dato spunto a
diverse zarzuelas e soprattutto all’opera di Hugo Wolf Der
Corregidor, risale ancora al 1904, quando Falla l’aveva pro-
posta allo scrittore Carlos Fernández Shaw per un libretto
in vista del concorso della Real Academia de Belles Artes,
vinto poi con La vida breve. Oltre dieci anni dopo, l’idea di
lavorare sul testo tragicomico e satirico di Alarcón torna
di nuovo a galla. Dopo il successo della gitanería El amor
brujo, infatti, Falla e i Martínez Sierra decisero di rimanere
ancorati alle forme più caratteristiche del mondo iberico,
con un testo profondamente radicato nella cultura spagno-
la. La trattativa con Diaghilev era già in fase avanzata, ma
alla fine Falla decise di allestire il lavoro così com’era stato
pensato in origine, in forma di pantomima, che fu allestita
il 7 aprile 1917 al Teatro Eslava di Madrid con il titolo El cor-
regidor y la molinera. L’orchestra, diretta da Joaquín Turina,
era formata solo da diciassette musicisti. Diaghilev, d’altra
parte, non rinunciò al suo progetto, nel quale nel frattempo
aveva coinvolto anche Picasso, che alla fine disegnò i boz-
zetti per le scene, i costumi e il sipario del balletto. Mentre la
Prima Guerra mondiale volgeva al termine, i Ballets Russes
lasciarono la Spagna per trasferirsi a Londra, dove il 22 lu-
glio 1919 al The Alhambra Theatre allestirono per la prima
volta il lavoro di Falla, trasformato finalmente in balletto con
il titolo El sombrero de tres picos, direttore Ernest Anser-
met. Falla non potè assistere al successo della sua musica,
perché quello stesso giorno sua madre moriva a Madrid.
Ci sono parecchie differenze tra le due versioni, sia di tipo
musicale che drammaturgico. In primo luogo, l’orchestra
del balletto è molto più ampia rispetto alla prima versione,
che prevedeva in sostanza un ensemble di strumenti più
che un’orchestra vera e propria. Dal punto di vista narrativo,
invece, il balletto sottolinea maggiormente le scene corali
e soprattutto aggiunge delle scene per mettere in rilievo gli
assoli coreografici dei personaggi. In generale, lo stile del-
la pantomima è più vicino al naturalismo e alle inflessioni
folkloristiche della musica gitana, mentre il balletto mette in
luce un colorismo più spettacolare e generico.
La storia racconta il duello tra un giovane mugnaio e un
vecchio e lascivo Corregidor, nella Spagna feudale del
Settecento il rappresentante amministrativo, legislativo e
giudiziario del Re sul territorio, invaghitosi della bella mo-
glie del primo. Al tentativo del Corregidor di entrare nel suo
letto con il sopruso, il mugnaio, con scaltrezza degna di
Figaro, risponde rubando i vestiti del nobiluomo, stesi ad
asciugare. Approfittando del buio notturno, vuole rendere
pan per focaccia al rivale godendo delle grazie della bella
corregidora. Le due parti del balletto, in pratica, diventano
le due Suite da concerto. La prima comprende l’Introduc-
ción, La tarde, la Danza de la molinera, El Corregidor e Las
uvas, , mentre la seconda raccoglie la Danza de los vecinos,
la Danza del molinero e la Danza final, dove si affollano gli
alguacils (le guardie), il Corregidor, la mugnaia, i vicini, il
mugnaio seguito dalle guardie e il resto del popolo desta-
to dal baccano di questa notte di piccante follia. La musica
di Falla, a contatto con un testo di agra comicità, sprigiona
scintille di modernità, assorbita attraverso la rivoluzione or-
chestrale di Debussy e Stravinskij, sullo sfondo di un’acuta
coscienza del patrimonio musicale spagnolo e della neces-
sità di emancipare la cultura nazionale dai pregiudizî del
colore locale.
Sergej Prokof’ev
Ouverture su temi ebraici, per clarinetto, quartetto d’archi e
pianoforte op. 34

L’Ouverture su temi ebraici è il primo lavoro scritto da Sergej
Prokof’ev negli Stati Uniti, e anche il primo lavoro russo di
carattere ebraico basato su musica popolare yiddish anzi-
ché su canti liturgici. L’origine del lavoro è raccontata dallo
stesso Prokof’ev nella sua autobiografia: «Nell’autunno del
1919 arrivò in America l’ensemble ebraico Zimro. Consi-
steva di quartetto d’archi, clarinetto e pianoforte, tutti miei
compagni di studi al Conservatorio di San Pietroburgo. Lo
scopo ufficiale del loro tour concertistico era di raccogliere
fondi per creare un conservatorio a Gerusalemme, ma que-
sto serviva solo a impressionare la popolazione ebraica
americana. Di fatto, questi musicisti riuscivano a malapena
a sopravvivere. Avevano un repertorio piuttosto interessan-
te di musica ebraica per diverse combinazioni di strumenti,
per due violini, trio eccetera. Mi chiesero di scrivere un’ou-
verture per il sestetto, e mi diedero un quaderno di melodie
ebraiche. Sulle prime rifiutai, perché ero abituato a usare
solo il mio materiale musicale. Il quaderno, comunque, ri-
mase con me, e una sera, dandogli un’occhiata, scelsi qual-
che piacevole melodia e cominciai a improvvisare sul pia-
noforte. Ben presto notai che affioravano alcuni passaggi
ben torniti. Passai il giorno dopo a lavorare sui temi, e alla
sera l’Ouverture era pronta».
Il lavoro fu eseguito per la prima volta in un club musicale
privato di New York, The Bohemians, il 2 febbraio 1920, in
un programma più classico di quelli in genere offerti dal Pa-
lestine Chamber Music Ensemble, che includeva anche il
Quintetto con clarinetto op. 115 di Brahms. Zimro prende il
nome dalla parola ebraica equivalente a “cantare”, e amal-
gama anche lettere del termine yiddish klezmer (klei zemer).
Sotto questo titolo più ruspante di Zimro, infatti, l’ensemble
aveva tenuto il primo concerto a New York, alla Carnegie
Hall, l’1 novembre 1919, con biglietti da 75 cent a 2 dollari. In
ogni caso, nei tre anni di vita del Palestine Chamber Music
Ensemble il lavoro di Prokof’ev fu il pilastro di ogni loro con-
certo, riscuotendo sempre un successo caloroso.
Prokof’ev non attribuiva un gran valore al sestetto, anzi in ori-
gine non lo ritenne degno nemmeno di un numero d’opus.
Anni dopo, rispondendo al critico musicale Andrew Frazer,
stroncava il lavoro in questi termini: «La sua tecnica è con-
venzionale, e la sua forma cattiva (4+4+4+4)». Il successo,
però, minacciava di far circolare versioni non autorizzate e
trascrizioni di quart’ordine dell’Ouverture, quindi Prokof’ev si
decise a pubblicare nel 1934 una versione per orchestra, op.
34, anche se in cuor suo pensava che non avesse bisogno di
essere ristrumentata, come scrisse chiaramente in una lette-
ra del 1930 al musicologo Nicholas Slonimskij.
L’Ouverture ruota essenzialmente attorno a due temi, attin-
ti secondo le parole dell’autore dal quaderno Zimro. Tutti gli
sforzi di rintracciare il quaderno sono stati finora vani, quindi è
un mistero su quale tipo di materiale abbia lavorato Prokof’ev,
e di quale provenienza. L’unica cosa certa è che il leader
dell’ensemble, il clarinettista Simon Bellison, aveva comincia-
to nel 1907 a trascrivere melodie popolari yiddish, formando
nel tempo una ricca biblioteca di musica ebraica. Entrambi i
temi, in ogni caso, provengono dal patrimonio della musica
yiddish, che Prokof’ev potrebbe aver sentito durante l’infan-
zia nella nativa Sontsovka, un villaggio ucraino nei dintorni di
Donetsk. Sono motivi legati ai riti del matrimonio. Il primo è
una forma di danza, articolata in un contrappunto tra due figu-
re ritmiche, perfettamente omogeneo allo stile della musica
klezmer, mentre il secondo è una canzone di carattere lirico,
Zayt gezunterheyt mayne libe eltern (stiate in salute, miei cari
genitori), trascritta esattamente nella sua forma originaria. Dal
punto di vista compositivo, Prokof’ev non ha profuso molto
impegno per dare un minimo di forma a queste semplici im-
provvisazioni sul tema, ma il risultato è fresco e del tutto per-
tinente alla richiesta dei suoi vecchi compagni di Conserva-
torio. Un effetto collaterale del sestetto yiddish fu di rendere
Prokof’ev ricercato da artisti e personalità del mondo ebraico,
come la danzatrice Ida Rubinstein e l’attrice Shoshana Avivit,
tanto da suscitare in lui la sardonica considerazione: «In con-
clusione, devo essere proprio l’unico compositore ebreo!».
Franz Liszt
Concerto n. 1 in mi bemolle maggiore per pianoforte e
orchestra S. 124

I lavori per pianoforte e orchestra di Liszt abbracciano
un periodo molto lungo, che va dal 1825 al 1885, in prati-
ca dall’adolescenza fino agli ultimi giorni. In sessant’anni,
però, solo una parte molto risicata di questa produzione
ha visto la luce, e soltanto due lavori hanno avuto l’onore
di essere definiti Concerti, non senza un laborioso proces-
so di ripensamenti e revisioni. Il Primo Concerto infatti, ri-
maneggiato più volte tra il 1832 e il 1852, è stato pubblicato
nel 1857, dopo la prima esecuzione a Weimar nel 1855 con
l’autore come solista e l’orchestra diretta da Hector Berlioz.
Il Secondo, scritto tra il 1839 e il 1861, fu inciso sulle lastre
nel 1863, mentre un terzo in mi bemolle maggiore, postu-
mo, non è mai stato ritenuto degno di entrare nel catalogo.
A prima vista sembra incomprensibile che un artista come
Liszt, il virtuoso per antonomasia, mostri tanta indecisione
nel genere più connaturato alle esigenze espressive del
grande eroe romantico. Questa relazione controversa con
la forma concertante dovrebbe indurre forse a una maggior
prudenza nel giudicare Liszt come un autore enfatico e re-
torico, se non addirittura di cattivo gusto.
Prima di esaminare la sua visione della forma concerto, così
problematica per i musicisti romantici, è bene ricordare che
Liszt è stato anche un grandissimo interprete, e come tale
aveva una conoscenza di prima mano non solo del reperto-
rio classico, ma anche dei lavori ancora freschi d’inchiostro
dei suoi colleghi. La forma del concerto non aveva alcun
segreto per Liszt, che si cala completamente, come auto-
re e come interprete, nel corpo vivo delle trasformazioni
del rapporto tra il pianoforte e l’orchestra. Il Primo Concer-
to riflette la primavera dello stile romantico. Nei primi anni
Trenta, Parigi diventa il plesso solare della vita concertistica
internazionale. Una schiera di giovanissimi pianisti compo-
sitori, tra i quali Chopin, Mendelssohn, la fanciulla prodigio
Clara Wieck, di appena 12 anni, lo stesso Liszt s’incontrano
e si scambiano i lavori, influenzandosi a vicenda. In questo
clima incandescente per il pianoforte romantico, Liszt si
getta nella scrittura di un Concerto, che ricerca un rappor-
to totalmente nuovo tra il pianoforte e l’orchestra. Liszt era
stato allievo di Carl Czerny, a sua volta allievo di Beethoven,
ma dopo il trasferimento a Parigi si allontana dalle forme e
dal linguaggio dello stile classico. In questi anni Liszt pro-
duce un’enorme quantità di lavori, che sgorgano con vena
inesauribile dall’incessante catena di esperienze e di nuovi
orizzonti spalancati dai fermenti di una nuova generazione
di artisti concentrati nella capitale francese. Liszt, gene-
rosamente, mette il suo smisurato talento al servizio della
nuova musica, trascrivendo per pianoforte lavori orchestra-
li d’avanguardia come la Symphonie Fantastique di Berlioz,
o la Nona Sinfonia di Beethoven, per renderli accessibili a
un pubblico più vasto. Il suo pianoforte, in altre parole, as-
sorbe tutto il fervore artistico e intellettuale della nuova ge-
nerazione di musicisti che si affaccia al mondo nel primo
Ottocento. Nella versione finale del Concerto, terminato a
Weimar vent’anni dopo la sua concezione, rimangono le
tracce dell’impeto virtuosistico giovanile, inquadrato però
in una visione della forma che tende a integrare in un in-
sieme unitario tutti gli elementi contrastanti. I quattro movi-
menti canonici di un lavoro sinfonico, compreso lo scherzo,
sono fusi in un unico blocco, rafforzato dal processo d’inte-
grazione del materiale tematico. Il dolcissimo tema lirico in
si maggiore del pianoforte all’inizio del Quasi Adagio, per
esempio, si trasforma nell’impetuosa marcia in mi bemol-
le maggiore del finale, Allegro marziale animato, non prima
che una ripresa dell’eroica introduzione del pianoforte torni
a legare lo scherzo all’ultimo movimento, e più in generale
l’intero lavoro in un unico sogno di gloria. Un altro aspetto
interessante del Concerto n. 1 è il rapporto che intercorre
tra il pianoforte e singoli strumenti dell’orchestra, come per
esempio nel dialogo con il clarinetto nel primo movimento,
o con flauto e clarinetto nell’Adagio. Liszt non ama le oscure
penombre delle dense linee contrappuntistiche di Wagner,
o di Schumann, ma predilige la chiarezza delle voci indivi-
duali, gettando le basi per quella tecnica cameristica nella
scrittura orchestrale sviluppata dagli autori del Novecento
come Schönberg e Stravinskij.
Una delle critiche spesso rivolte ai Concerti di Liszt riguarda
la presunta vaghezza della forma. Il grande pianista Alfred
Brendel ha scritto in proposito delle osservazioni partico-
larmente acute: «Vi è qualcosa di frammentario nel lavoro
di Liszt; il suo discorso musicale, forse per la sua natura,
spesso non viene concluso. Ma il frammento non è forse la
forma più pura del Romanticismo, la più legittima? Quando
l’utopia regna sovrana, quando si tenta d’abbracciare l’in-
finito, la forma deve restare aperta per accogliere l’incom-
mensurabile».

                                               Oreste Bossini
Enrico Fagone
Enrico Fagone viene regolarmente invitato nei più impor-
tanti festival di tutto il mondo dove collabora con artisti
quali Martha Argerich, Misha Maisky, Vadim Repin, Katia e
Marelle Labèque e molti altri.
Ha inciso per le etichette discografiche EMI, Deutsche
Grammophon e Warner ed è Primo Direttore Ospite della
LICO Long Island Concert Orchestra di New York, amba-
sciatore nel mondo del Progetto Martha Argerich Presents
e direttore artistico del Concorso Internazionale “Giovanni
Bottesini”. Viene regolarmente invitato ad esibirsi come Di-
rettore e solista da orchestre tra le quali: la Dallas Symphony
Orchestra, la Mendelsshon Chamber Orchestra, l’Orchestra
Sinfonica Nazionale della Rai, l’Orchestra di Padova e del
Veneto, la NYSO Orchestra Nazionale Giovanile Inglese, il
Maggio Musicale Fiorentino, I Virtuosi Italiani, l’Orchestra
della Svizzera Italiana, la Napa Valley Symphony Orchestra,
l’Orchestra Nazionale del Paraguay, la Bilkent Symphony
Orchestra, l’Orchestra Municipale di Rosario.
Recentemente ha diretto l’Opera Cosi fan tutte di Mozart
presso la Kammeroper di Monaco di Baviera e una serie di
concerti in Svizzera, Italia, Germania e Stati Uniti con soli-
sti di rilievo quali Christoph Hartmann (Berliner Philharmo-
niker), Marco Zoni e Simonide Braconi (prime parti del Te-
atro alla Scala di Milano) e i cantanti Vladimir Stoyanov e
Amarilli Nizza.
E’ docente presso il Conservatorio della Svizzera Italiana ed
è regolarmente invitato a tenere masterclass nelle più im-
portanti istituzioni mondiali quali la Juilliard School di New
York, la Manhattan School of Music, la Jerusalem Academy,
la Royal Academy di Londra, il Conservatorio Superiore di
Parigi CNSMDP, il Mozarteum di Salisburgo, la Royal Danish
Academy di Copenhagen, la Toho Gakuen School of Music
di Tokyo e molte altre.
Prima di iniziare la sua carriera come direttore d’orchestra
ha avuto l’opportunità di suonare per quindici anni il grande
repertorio Sinfonico e Operistico come Primo contrabbas-
so dell’orchestra della Svizzera Italiana e con alcune tra le
più grandi Istituzioni quali l’Orchestra del Teatro alla Scala,
l’Orchestra Sinfonica di Lucerna, l’Orchestra del Teatro Re-
gio di Torino, il Festival Strings Lucerne, l’Orchestra dell’Ac-
cademia Nazionale di Santa Cecilia, l’Orchestra del Teatro
dell’Opera di Roma e la NHK Symphony Orchestra di Tokio,
sotto la direzione di alcuni tra i più grandi direttori del no-
stro tempo tra cui Lorin Mazeel, Nello Santi, Christian Thie-
lemann, Bernard Haitink, Daniel Gatti.
Si diploma giovanissimo con il massimo dei voti presso il
Conservatorio di Piacenza con Leonardo Colonna, perfe-
zionandosi poi con maestri di fama internazionale fra cui
Franco Petracchi e Klaus Stoll. Ha studiato Composizione
con Jorge Bosso e direzione d’orchestra alla scuola “Clau-
dio Abbado” di Milano e in seguito con il famoso didatta
Jorma Panula a Helsinki (Panula Academy) che lo spingerà
a intraprendere la carriera di direttore. Inoltre, si avvale dei
preziosi consigli del famoso direttore Semyon Bychkov che
ha avuto modo di seguire in diverse produzioni.

                                    Foto di Adriano Heitmann
Martha Argerich
Martha Argerich è nata a Buenos Aires (Argentina). Ha pre-
so le sue prime lezioni di piano all’età di cinque anni con
Vincenzo Scaramuzza e, considerata una bambina prodi-
gio, ha presto iniziato a esibirsi in pubblico. Nel 1955 si è
trasferita in Europa per proseguire gli studi a Londra, Vien-
na e in Svizzera con Bruno Seidlhofer, Friedrich Gulda, Niki-
ta Magaloff, con la signora Lipatti e con Stefan Askenase.
Nel 1957 ha vinto i Concorsi Pianistici Internazionali di Bol-
zano e Ginevra e nel 1965 il Concorso Internazionale Cho-
pin di Varsavia. Da allora, è una delle pianiste più importanti
al mondo sia per popolarità che per abilità.
Seppure per temperamento e tecnica sia particolarmente
adatta a interpretare le pagine virtuosistiche del XIX e XX
secolo (interpretazioni che l’hanno resa famosa in tutto
il mondo), rifiuta di considerarsi come specialista di una
particolare epoca. Il suo vasto repertorio infatti comprende
Bach e Bartok, Beethoven e Messiaen, così come Chopin,
Schumann, Liszt, Debussy, Ravel, Franck, Prokof’ev, Stravin-
skij, Šostakovič, Čajkovskij e molti altri ancora.
Viene regolarmente invitata dalle più importanti e presti-
giose orchestre, direttori d’orchestra e festival musicali in
Europa, Giappone e America, ma anche la musica da came-
ra esercita un ruolo importante nella sua carriera. Suona e
incide regolarmente con Nelson Freire, Alexandre Rabino-
vitch, Mischa Maisky, Gidon Kremer e Daniel Barenboim;
riferendosi a queste collaborazioni ha dichiarato: «Questa
armonia all’interno di un gruppo di persone mi dà una sen-
sazione forte e pacifica».
Martha Argerich ha inciso per EMI, Sony, Philips, Teldec,
DGG e molte delle sue esibizioni sono state trasmesse in te-
levisione in tutto il mondo. Ha ricevuto numerosi riconosci-
menti: il Grammy Award per i concerti di Bartok e Prokof’ev,
il Gramophon come Artist of the Year e la Migliore incisio-
ne di un concerto per pianoforte dell’anno per i concerti
di Chopin, il premio Choc assegnatole da Le Monde de la
Musique per il suo recital ad Amsterdam, l’Artista classico
dell’anno della Critica Discografica Tedesca (Klassik-Küns-
tler des Jahres Preis der deutschen Schallplattenkritik) nel
1999, il Grammy Award per la Cenerentola di Prokof’ev con
Mikhael Pletnev, il Grammy Award per i Concerti n. 2 e n. 3 di
Mahler con la Chamber Orchestra diretta da Claudio Abba-
do (DGG / Best Instrumental Soloist Performance), il premio
Musician of the Year di Musical America nel 2001, il Sunday
Times - Record of the Year e il BBC Music Magazine Award
per la sua incisione di Šostakovič (EMI - 2007). In questi ul-
timi anni ha inciso i Concerti di Mozart n. 20 K466 e n. 25
K503 con l’Orchestra Mozart diretta da Claudio Abbado, e
Piano Duos con Daniel Barenboim (Mozart, Sonata per due
pianoforti K448; Schubert, Variazioni su un tema originale D
813; Stravinskij, The Rite of Spring), entrambi per Deutsche
Grammophon.
Martha Argerich ha ricevuto numerose onorificenze du-
rante la sua carriera, nel 1996 è stata nominata Officier de
l’Ordre des Arts et Lettres dal Governo Francese, Accademi-
ca di Santa Cecilia a Roma nel 1997, nel 2004 Commandeur
de l’Ordre des Arts et des Lettres dal Ministro della Cultura
e delle Comunicazioni del Governo Francese, nel 2005 le è
stato conferito l’Ordine del Sol Levante dall’Imperatore del
Giappone, oltre al prestigioso Praemium Imperiale della Ja-
pan Arts Associations e, nel dicembre 2016, i Kennedy Cen-
ter Honors dal Presidente degli Sati Uniti d’America Barrack
Obama, per il suo contributo all’arte e alla cultura.
Dal 1998 è direttore artistico del Beppu Festival in Giappo-
ne, nel 1999 ha creato il Concorso pianistico internazionale
e il Festival Martha Argerich a Buenos Aires, e nel giugno
2002 il Progetto Martha Argerich a Lugano.

                                    Foto di Adriano Heitman
Partecipano al concerto

Violini primi           Viole
*Alessandro Milani      *Luca Ranieri
(di spalla)             Matilde Scarponi
°Marco Lamberti         Giovanni Matteo Brasciolu
°Giuseppe Lercara       Giorgia Cervini
Antonio Bassi           Federico Maria Fabbris
Constantin Beschieru    Riccardo Freguglia
Lorenzo Brufatto        Alberto Giolo
Irene Cardo             Agostino Mattioni
Aldo Cicchini           Davide Ortalli
Patricia Greer          Clara Trullén-Sáez
Valerio Iaccio          Greta Xoxi
Martina Mazzon          Elena Favilli
Enxhi Nini
Fulvia Petruzzelli      Violoncelli
Francesco Punturo       *Massimo Macrì
Matteo Ruffo            Marco Dell’Acqua
Elisa Papandrea         Ermanno Franco
                        Stefano Blanc
Violini secondi         Eduardo dell’Oglio
*Roberto Righetti       Amedeo Fenoglio
Valentina Busso         Michelangiolo Mafucci
Enrichetta Martellono   Carlo Pezzati
Pietro Bernardin        Fabio Storino
Roberto D’Auria         Livia Rotondi
Michal Ďuriš
Rodolfo Girelli         Contrabbassi
Paolo Lambardi          *Elio Veniali
Isabella Tarchetti      Silvio Albesiano
Carola Zosi             Antonello Labanca
Giorgia Burdizzo        Alessandro Belli
Claudia Curri           Friedmar Deller
Lorenzo Gugole          Pamela Massa
Cristiana Vianelli      Vincenzo Antonio Venneri
                        Federico Marchesano

                        Flauti
                        *Giampaolo Pretto
                        Luigi Arciuli
Ottavino                     Trombone basso
Fiorella Andriani            Gianfranco Marchesi

Oboi                         Tuba
*Francesco Pomarico          Matteo Magli
Sandro Mastrangeli
                             Timpani
Corno inglese                *Biagio Zoli
Teresa Vicentini
                             Percussioni
Clarinetti                   Carmelo Giuliano Gullotto
*Luca Milani                 Alberto Occhiena
Graziano Mancini             Emiliano Rossi
                             Matteo Flori
Fagotti                      Andrea Montori
*Andrea Corsi
Mauro Monguzzi               Arpa
                             *Margherita Bassani
Corni
*Gabriele Falcioni           Pianoforte e Celesta
Marco Panella                *Fulvio Raduano
Marco Peciarolo
Paolo Valeriani

Trombe
*Roberto Rossi
Ercole Ceretta
Daniele Greco D’Alceo

Tromboni
*Diego Di Mario              *prime parti
Devid Ceste                  °concertini

Alessandro Milani suona un violino Carlo Ferdinando
Landolfi del 1751 messo a disposizione dalla Fondazione
Pro Canale di Milano.
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     studenti di Università, Politecnico e Conservatorio
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4 concerti sinfonici a scelta tra quelli compresi nella formula Prendinota
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agli studenti di Università, Politecnico e Conservatorio
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www.sistemamusica.it è il nuovo portale della
                          musica classica a Torino nel quale troverete notizie,
                          appuntamenti e approfondimenti su concerti,
                          spettacoli ed eventi realizzati in città. Dal sito è
                          inoltre possibile acquistare on line i biglietti delle
                          principali stagioni torinesi.

         CONVENZIONE OSN RAI – VITTORIO PARK
Tutti gli abbonati, i possessori di Carnet e gli acquirenti dei singoli Concerti per
la Stagione Sinfonica OSN Rai 2018-2019 che utilizzeranno il VITTORIO PARK di
PIAZZA VITTORIO VENETO nelle serate previste dal cartellone, ritirando il tagliando
di sconto presso la biglietteria dell’Auditorium Rai “A. Toscanini”, avranno diritto alla
riduzione del 25% sulla tariffa oraria ordinaria.

Per informazioni rivolgersi al personale di sala o in biglietteria

Le varie convenzioni sono consultabili sul sito www.osn.rai.it alla sezione “riduzioni”.
8        1-2/2
             venerdì 1 febbraio 2019 ore 20.00
             sabato 2 febbraio 2019 ore 20.30

             James Conlon direttore
             Giuseppe Albanese pianoforte

             Giuseppe Martucci
             Concerto n. 2 in si bemolle minore
             per pianoforte e orchestra op. 66

             Leone Sinigaglia
             Hora Mystica per archi

             Leone Sinigaglia
             Le Baruffe Chiozzotte, Ouverture op. 32

             Ottorino Respighi
             Pini di Roma, poema sinfonico

SINGOLO CONCERTO           INGRESSO               BIGLIETTERIA
Poltrona numerata:         Posto non assegnato:   via Rossini, 15
30.00 €, 28.00 €, 26.00€   da 20,00 € a 9,00 €    011.8104653
15.00€ (ridotto Under35)   (ridotto Under35)      biglietteria.osn@rai.it
                                                  www.osn.rai.it
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