Sociologia dei nuovi media 1 I modelli teorici - A.A. 17-18 Cdl Comunicazione, tecnologie e culture digitali Teorie della comunicazione e dei ...
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Sociologia dei nuovi media 1 I modelli teorici A.A. 17-18 Cdl Comunicazione, tecnologie e culture digitali Teorie della comunicazione e dei nuovi media Alberto Marinelli Giovanni Ciofalo
I new media sono davvero nuovi? • Primo sito web nato nel 1991 (Cern di Ginevra) • Originarie applicazioni di Internet ancora prima (1969 – Arpanet collega 4 campus Usa) • A partire dal 2000 la diffusione dei N.M. diventa di massa, non solo per specialisti • Parallelamente, diffusione di supporti (telefonini, tablet) e boom di connessioni • Ogni nuovo mezzo tende a riassumere in sé molte delle funzioni assolte dai media precedenti (McLuhan, 1990); questo vale in particolare per Internet che sembra assorbire tutte le forme mediali.
I nuovi media sono davvero nuovi? Non Sostituzione , bensì continuità Tre prospettive diverse per guardare ai new media: 1. relativa ai supporti (cd o mp3; carta o file…) 2. relativa all’organizzazione dei linguaggi e dei contenuti (lettura lineare o multitasking) 3. relativa agli accessi e alla produzione (chi crea contenuti, competenze rispetto accesso a risorse informative) • I nuovi media si collocano nel solco di una tradizione già esistente: collaborazione tra media e pubblici (dalla Tv pedagogica alla neotelevisione dagli Anni ’80)
I new media sono davvero nuovi? • Tv e cinema; radio e giornali: ogni nuovo medium comporta crisi di ristrutturazione per i precedenti • Anche per Internet non siamo di fronte a un passaggio definitivo, come vale per i formati a stampa: – Quotidiano online e quotidiano cartaceo – New York Times: digital first e potenzialità (grafi) – The Independent dal 1 aprile 2016 non più cartaceo – La Repubblica: 2.490.000 follower su Twitter vs 223.609 copie in edicola e 54.203 accessi digitali • Cambiano le norme (obiettività, trasparenza, gatekeeping) e le pratiche produttive o cambiano le modalità di consultazione? (chi si RT?)
Come cambia la «comunicazione di massa» (Van Dijk) • Siamo sempre meno davanti a una massa indivisa • La massa è meno anonima … un numero sempre maggiore di relazioni pseudoperosnali si stabilisce tra mittenti e riceventi • Le possibilità crescenti di selezione, di risposta e interazione rendono la massa meno passiva • La massa non si identifica nella «folla»; compaiono nuovi fome di «comunità» • La massa è sempre meno frazionata in modo definitivo; non esistono individui o gruppi totalmente separati dagli altri
Cultura digitale codificata (Manovich) L’interazione uomo-computer non è tra uomo e macchina ma tra essere umano e cultura codificata in forma digitale il mezzo porta con sé anche i propri usi e i contesti nei quali può operare in forma digitale. Esempio: la propria «faccia» e il proprio «profilo» su Facebook rispondono alle forme codificate dalla piattaforma e dagli usi sociali della stessa. Non si tratta solo di condizioni imposte dalle modalità di programmazione ma – soprattutto – dalle modalità espressive e relazionali che evolvono nel tempo (cfr. tipologia e uso delle immagini, ecc.).
Definizione dei nuovi media 1 (Livingstone) Sonia Livingstone sostiene che i nuovi media possono essere compresi solo scomponendoli nelle loro 3 dimensioni costitutive: 1. Gli artefatti o dispositivi utilizzati per comunicare o trasmettere il significato; 2. Le attività e le pratiche attraverso le quali gli individui comunicano o condividono le informazioni (gesti, linguaggi, sns_ing) 3. L’organizzazione sociale o le forme organizzative che si sviluppano intorno ai dispositivi e alle pratiche. I nuovi media sono il frutto dell’interazione tra queste tre componenti.
Definizione dei nuovi media 2 (Livingstone) In sintesi 1. Bisogna avere un computer (device digitale) portatore di innovazione tecnologica; 2. serve saperlo usare secondo le sue funzioni e le proprie necessità; 3. occorre far parte di un contesto sociale che renda accessibile il primo, promuova le seconde e condivida la gestione e la diffusione dei contenuti che in tal modo vengono prodotti.
La comunicazione mediata dal computer • Rispetto ai media tradizionali, cambia il modello Emittente-Messaggio-Destinatario • Si trasforma il modello Broadcast medium e si produce una evoluzione verso il modello Many to Many medium • La comunicazione di massa sfuma nella comunicazione interpersonale
La comunicazione mediata dal computer Il rapporto tra comunicazione sincrona/asincrona e tra emottente e destinatario Nella CMC comunicazione sincrona e asincrona sono tra loro mescolate 1. Comunicazione asincrona one-to-one (e-mail) 2. Comunicazione asincrona many-to-many (newsgroup, forum, blog, maiing list) 3. Comunicazione sincrona one-to-one; one-to-few; one- to-many (giochi di ruolo, instant messanging; videoconferenze) 4. Comunicazione asincrona finalizzata a ottenere informazioni many-to-one, one-to-one, one-to-many (siti web)
Internet come mass medium: differenze tra media Variabili: tempo, distanza, audience, contenuto, costi • 1- Tempo – Libri, giornali, Cd sono asincroni – Telefono, Tv (in diretta), radio sono sincroni – Quando la comunicazione è sincrona si può avere Interattività • 2- Distanza – Giornali, libri, lettere devono essere trasportati – Non si pone il problema per radio, tv • 3- Audience – Lettera o telefonata sono one-to-one – Radio, tv, giornali sono one-to-many – Internet è many-to-many
Internet come mass medium: differenze tra media • 4- Contenuto – Testo figure, audio, video – I giornali contengono testo, la radio audio, la tv trasmette audio e video ma difficilmente testo • 5- Costi – Costi fissi e costi marginali per trasmettere o ricevere informazioni. – La tv ha un costo elevato per l’emittente ma contenuto per il destinatario
Internet come mass medium: differenze tra media
L’approccio RCS: reduced social cues (Kiesler, Sproull, Dubrovsky) – indicatori sociali ridotti La comunicazione è povera di segnali paralinguistici che veicolano la dimensione relazionale perché avviene mediante testi digitati Domande: • quali sono gli effetti di una comunicazione semplice e rapida, in grado di raggiungere qualunque ufficio decentrato? • esistono strategie per compensare la mancanza di codici non verbali? • Le persone avvertono le differenze di status o di prestigio? • Si sentono più anonime?
L’approccio RCS: reduced social cues (Kiesler, Sproull, Dubrovsky) – indicatori sociali ridotti Sul piano organizzativo la Cmc avrebbe due effetti contrastanti: • Livella differenze di status partecipazione più libera da condizionamenti sociali • Crea situazioni di deindividuazione e sottrae gli attori dai vincoli normativi. Un gruppo che interagisce via cmc, dunque, sarà più democratico ma anche più lento nelle decisioni • “Status equalization” (esperimenti): in interazioni FtF i partecipanti di status più elevato dominano la discussione, nell’interazione via computer la relazione è più equilibrata (ridotta ansia da valutazione, aumento disattenzione sociale)
L’approccio RCS: reduced social cues (Kiesler, Sproull, Dubrovsky) – indicatori sociali ridotti Limiti approccio RSC: • contraddizioni (cmc poco adatta per dimensione sociale, ma mail spesso personali anche dal lavoro); • aspetti sociali trattati in termini informazionali; • Determinismo; • non spiega uso cmc per scopi personali o con comportamenti normati. Informazioni di serivizio A.A. 13-14 slide 16
SIDE: Social Identity De-individuation Theory (Lea, Spears) • La larghezza di banda di un mezzo di comunicazione non ha nulla a che fare con la sua capacità di trasmettere indici sociali (intestazioni e firme, conoscenze precedenti, ecc.) • La CMC limita solo alcuni codici usati nella comunicazione interpersonale (codici non verbali) • Distinzione tra l’identità personale e le diverse identità sociali di un individuo: questo spiega perché la deindividuazione può condurre a comportamenti ipersociali o più rigidamente normati di altri • E’ il contesto che coinvolge gli attori come singoli individui o enfatizzando l’identità sociale
Social Information Processing – SIP (Walther, Burgoon) • Cmc non solo non è “fredda”, ma tende a sovraccaricarsi di contenuti sociali (“iperpersonale”) • Cmc è generalmente più lenta della comunicazione FtF (questo spiega discrepanze con esperimenti in lab): CMC può veicolare la stessa socialità della comunicazione FtF, se si lascia agli attori il tempo di svilupparla (in laboratorio: limitazione temporale e assenza di aspettative su interazioni future) • Al di fuori delle condizioni di laboratorio, gli esseri umani non comunicano quasi mai esclusivamente con un mezzo (cmc o FtF) • Selective self presentation; scelta dei tempi; feedback più mediato e behavioural confirmation
Teoria “Hyperpersonal” • In alcune circostanze, la CMC può avere un grado di desiderabilità sociale «superiore a quanto siamo soliti esperire nell'ambito della comunicazione faccia a faccia» (controllare le impressioni) • Nei contesti di CMC, i riceventi tendono a idealizzare i propri interlocutori (a partire dai limitati elementi a loro disposizione), mentre gli emittenti hanno la possibilità di un'autopresentazione selettiva (possono cioè presentare solo alcuni elementi di sé, solitamente i più desiderabili, in analogia con i processi già descritti da Erving Goffman nei contesti offline);
La nascita dell’etnografia in rete • Howard Rheingold «The virtual community» (1992),
Le teorie dei nuovi media – Sherry Turkle • «La vita sullo schermo» (Life on the Screen, 1997): studio etnografico basato su frequentazione dei MUD (Multi User Domain: giochi di ruolo attraverso computer collegati via BBS - Bulletin Board System) Affronta due questione cruciali: • La costruzione dell’identità online • La cultura digitale – Si apprende sin da piccoli – Capacità di distinguere cosa aspettarsi da una macchina e cosa da un umano – La cultura digitale o informatica accetta l’intelligenza delle macchine ma le ritiene comunque diverse perché inanimate
Le teorie dei nuovi media – Sherry Turkle • La costruzione dell’identità – Analisi di MUD, chat, conversazioni e giochi online Domande clou: «I nostri sé reali imparano veramente dai personaggi virtuali?» «Queste persone virtuali sono frammenti di una personalità coerente con la vita reale?» • Nell’approccio della Turkle, i MUD rappresentano una fucina identitaria nella quale (dimensione dell’anonimato) sperimentare parti inesplorate del proprio sé (sfogo di tensioni, emozioni, etc.) • L’online può diventare una moratoria psicosociale (per testare modalità identitarie)
Le teorie dei nuovi media – Sherry Turkle Conclusioni ottimistiche di “Life on the Screen” )
Le teorie dei nuovi media – Sherry Turkle «Insieme ma soli» - Alone Together (2011) • La tecnologia come sta cambiando gli individui? • Il tipo di comunicazione che sperimentiamo è una connessione: mandiamo messaggi digitali e attendiamo riposta senza pensare se la risposta viene scritta mentre il nostro interlocutore sta facendo altro. • Si perde l’attenzione del proprio interlocutore e viceversa (è vero?) • Incapacità di stare dentro a una conversazione che richiede impegno • Le Tecnologie ci connettono ma non ci permettono di prestare attenzione all’altro e di conoscerci • L’amicizia del social network è illusoria
La società delle reti: Manuel Castells • La rivoluzione tecnologica delle ICT, la crisi del capitalismo tradizionale e dello statalismo comunista, la nascita di nuovi movimenti (ambientalismo, femminismo) produce: – Una nuova struttura sociale: la società dell’informazione – Una nuova economia: l’economia informazionale globale – Una nuova cultura: la virtualità reale • La struttura sociale che caratterizza la società del primo XXI secolo è una struttura sociale costruita intorno a reti digitali di comunicazione. • Configurazioni relativamente stabili di reti globali, nazionali e locali costruite a partire dalle intersezioni di queste reti possono delimitare e ridefinire una nuova “società”, – con l’intesa che questi confini sono altamente instabili per l’incessante mutamento nella geometria delle reti globali che strutturano le pratiche e le organizzazioni sociali.
Reti • Una rete è un insieme di nodi interconnessi. • I nodi possono essere di rilevanza variabile. • L’importanza relativa di un nodo non deriva dalle sue caratteristiche specifiche ma dalla capacità di contribuire all’efficacia della rete nel realizzare i propri obiettivi. • Quando un nodo perde la sua utilità per il raggiungimento degli obiettivi prefissati, le reti tendono a riconfigurarsi, cancellando alcuni nodi e aggiungendone altri. • I nodi esistono solo come componenti di reti. • L’unità è la rete non il nodo. • Le reti elaborano flussi. • I flussi sono correnti di informazioni tra nodi, che circolano attraverso i canali di comunicazione esistenti tra i nodi.
Reti • La capacità delle reti di introdurre nuovi attori e nuovi contenuti nel processo dell’organizzazione sociale è cresciuta nel tempo con il cambiamento tecnologico, ovvero con le tecnologie della comunicazione. • Le reti sono diventate le forme organizzative più efficienti grazie a tre elementi: 1. flessibilità. 2. scalabilità. 3. capacità di sopravvivenza.
Reti 1. La flessibilità, cioè la capacità di riconfigurarsi in sintonia con l’ambiente in mutamento e di conservare i propri obiettivi pur cambiando le componenti; 2. La scalabilità, cioè la capacità di espandere o ridurre le proprie dimensioni con perturbazioni limitate; 3. La capacità di sopravvivenza che sta nell’abilità delle reti (visto che non possiedono un singolo centro e possono operare secondo un’ampia gamma di configurazioni) – di resistere agli attacchi ai propri nodi e codici perché i codici della rete sono contenuti in molteplici nodi – capaci di riprodurre le istruzioni e trovare nuovi modi di operare.
Castells – «Spazio dei flussi» e «tempo senza tempo» • Lo spazio dei flussi è l’organizzazione materiale dell’interazione sociale simultanea a distanza attraverso la comunicazione in rete, con il supporto tecnologico delle telecomunicazioni, dei sistemi di comunicazione interattiva e dei trasporti ad alta velocità. • Lo spazio dei flussi non è uno spazio privo di luoghi; la sua configurazione territoriale dipende dai nodi dei network di comunicazione. • La struttura e il significato dello spazio dei flussi non sono legati a nessun luogo particolare, bensì alle relazioni create all’interno di – e intorno al – network che elabora gli specifici flussi di comunicazione. • l contenuto dei flussi di comunicazione definisce il network e, in tal modo, lo spazio dei flussi e le basi territoriali di ciascun nodo
Castells – «Spazio dei flussi» e «tempo senza tempo» • Il tempo senza tempo è determinato dalla contrazione temporale e dalla desequenzializ- zazione delle pratiche consentita dal multitasking. • E’ un tempo slegato dalle tradizionali cronologie e dal tempo biologico che caratterizza gli spazi materiali e fisici. • «È lo spazio e il tempo degli individui che comunicano: una forma materiale, tanto materiale quanto qualsiasi altro spazio e tempo, ma che è il risultato di una scelta dei soggetti nell’atto del comunicare» (Castells 2006)
La società in rete globale • Una società in rete è una società la cui struttura sociale ruota intorno alle reti attivate dalle ICTs elaborate digitalmente. • Le reti digitali sono globali. • Una struttura sociale la cui infrastruttura è basata su reti digitali ha la potenzialità di essere globale. Ma la tecnologia della rete e la sua organizzazione reticolare sono solo mezzi. • Il processo di globalizzazione ha avuto origine da fattori economici, politici e culturali. • La società in rete è una società globale. • La globalizzazione può essere intesa come la connessione in rete di queste reti globali. • Pertanto, l’esclusione da queste reti, spesso in un processo cumulativo di esclusione, equivale all’EMARGINAZIONE STRUTTURALE nella società globale in rete.
La società in rete globale • La struttura sociale è globale ma la gran parte dell’esperienza umana è locale. • Le società sono profondamente frammentate dalla duplice logica di inclusione ed esclusione in azione nelle reti globali. • Secondo Castells, la frammentazione della società in inclusi ed esclusi è qualcosa di più dell’espressione del ritardo richiesta dalla graduale assimilazione di precedenti forme sociali nella nuova logica dominante. • La frammentazione e divisione tra inclusi ed esclusi è un carattere strutturale della società in rete globale. Ciò perché è proprio di ciascuna rete di cercare aggiunte utili e di incorporarle, scavalcando ed escludendo quei territori/attività/individui che hanno scarso valore per l’esecuzione dei compiti propri della rete.
La società in rete globale La società in rete deve essere analizzata: 1. come un’architettura globale di reti autoconfiguranti incessantemente programmate e riprogrammate dai poteri esistenti in ciascuna dimensione; 2. come il risultato dell’interazione tra le varie geometrie e geografie delle reti; 3. come il risultato di interazioni di secondo ordine tra queste reti dominanti e la geometria e la geografia della disconnessione delle formazioni sociali lasciate al di fuori della logica del networking globale.
Lo stato a rete • Gli stati-nazione, nonostante le loro crisi multidimensionali, non scompaiono; si trasformano adattandosi al nuovo contesto. • Gli stati-nazione reagiscono alla crisi mediante tre meccanismi: • 1- si associano tra loro e formano reti di stati (Unione Europea, Nafta, Mercosur, Nato) • 2-istituiscono una rete sempre più fitta di istituzioni internazionali e organizzazioni sovranazionali per affrontare questioni globali (Nazioni Unite, WTO, FMI) • Avviano un processo di devoluzione del potere ai governi regionali e locali, aprendo contemporaneamente canali di partecipazione con organizzazioni non governative, nella speranza di mettere fine alla crisi di legittimazione politica che non riescono a risolvere.
La comunicazione nell’età digitale Il processo di comunicazione è definito: • dalla tecnologia della comunicazione • dalle caratteristiche dei mittenti e dei destinatari dell’informazione • dai loro codici culturali di riferimento e protocolli di comunicazione • dalla portata del processo di comunicazione.
L’autocomunicazione di massa • Con Internet, è emersa una nuova forma di comunicazione interattiva, che consente: – Di inviare messaggi many to many; – Di usare la comunicazione point to point, in narrowcasting o broadcasting. • Questa forma di comunicazione viene definita da Castells autocomunicazione di massa – E’ comunicazione di massa – perché può raggiungere un pubblico globale ma è anche – Autocomunicazione perché la produzione del messaggio è autogenerata; – La definizione dei potenziali destinatari è autodiretta – Il reperimento dei messaggi è autoselezionato
Wellman: Internet as an embedded part of our lives • «we are moving from a world of Internet wizards to a world of ordinary people routinely using the Internet as an embedded part of their lives» (Wellman, Haythornthwaite 2002). • Da realtà “fuori di noi” (il mondo virtuale, il cyberspazio) Internet e il web sono diventati una nostra appendice. • Viviamo agganciati alla connessione Internet (e ai social network) quasi senza soluzione di continuità, in tempo reale e da ogni luogo; slide 37
Internet as an embedded part of our lives • accediamo ai contenuti digitali quando lo desideriamo e attraverso i supporti tecnologici che preferiamo; • proviamo a sperimentare quelle forme di “cultura partecipativa” (Jenkins 2006) grassroot, che segnalano le nuove modalità in cui gli utenti condividono, commentano, rieditano i contenuti dando così espressione alla loro creatività. slide 38
I nuovi media sono il nuovo vicinato • I nuovi media sono il nuovo vicinato. Internet ha un ruolo particolare per gli individui networked, perché è un medium partecipativo • i vicini rappresentano solo il 10% dei legami che le persone definiscono significativi • Internet aiuta in particolare a mantenere i contatti con i legami deboli: amici, parenti, vicini di casa e colleghi di lavoro cui le persone non sono particolarmente vicine. Sebbene siano più deboli, questi legami sono cruciali nell'offrire informazioni, socialità e supporto nella ricerca di lavoro, nella gestione di problemi di salute, nelle decisioni di acquisto e nell'affrontare la burocrazia. slide 39
La società: un “groviglio” di network • La società non è una somma di individui o di legami tra due persone; ciascuno è, piuttosto, inserito in strutture di relazioni che offrono opportunità, vincoli, alleanze, possibilità di risolvere problemi. • La società non è nemmeno costruita intorno a gruppi solidali e fortemente coesi, come una pila di mattoncini Lego; al contrario, la società è costituita da un groviglio di individui networked che operano in network specializzati, frammentati, permeabili e debolmente interconnessi. • Gli esponenti della social network analysis si concentrano sulle caratteristiche di queste relazioni più che su quelle degli individui. slide 40
L’individuo al centro del network • L'unità primaria della connettività è l'individuo, non il nucleo familiare, il gruppo di parenti o di lavoro. Questo cambiamento mette le persone al centro di network personali che, in forma aggregata, possono garantire loro supporto, socialità, informazione e senso di appartenenza. • Le persone si connettono in presenza e attraverso l'ICT. Le loro attività di networking cambiano di pari passo con i loro bisogni. • Benché i membri del network si relazionino tra loro in quanto persone, spesso enfatizzano determinati ruoli. Sono capi per i loro dipendenti, mariti per le loro mogli, amici per i loro amici, e così via – con norme in parte differenti per ciascun network. slide 41
L’individuo al centro del network • Il passaggio ai network person-to-person ha profondamente influenzato il modo in cui le persone si relazionano tra loro. Non è un'evoluzione che tende verso l'isolamento sociale, ma verso un'autonomia flessibile. I soggetti hanno maggiore libertà di personalizzare le proprie interazioni. Hanno maggiori opportunità di decidere dove – e con chi – connettersi. • i soggetti sono più selettivi rispetto agli interlocutori con cui relazionarsi, perché non debbono più essere aperti alla “comunità”. • Il networked individualism scarica sull'individuo la responsabilità – e l'onere – di mantenere i network personali. slide 42
Perché proprio ora diventiamo “networked” • Nel mondo sviluppato si è incrementata una forma di connettività flessibile e facile da gestire, i confini di gruppo si sono indeboliti e l'informazione è diventata accessibile in modo più diretto: questi tre elementi conducono tutti verso il networked individualism. • Non sosteniamo che queste trasformazioni abbiano causato la Rivoluzione dei Network Sociali. Hanno creato, piuttosto, circostanze tecnologiche, sociali ed economiche che hanno contribuito a rendere possibile la diffusione del sistema operativo basato sui network (Wellman 2012) slide 43
Le leggi della network society (J. Van Dijk) Definizione di network society: • «una forma di società che organizza sempre più le sue relazioni a partire da reti di media destinate gradualmente a integrare le reti sociali della comunicazione faccia a faccia» • La società moderna, oltre a essere una network society, diventa una «information society» • Si crea un’ecologia fisica e mediale che combina le principali caratteristiche delle reti mediali e delle comunicazioni face-to-face
Le leggi della network society (J. Van Dijk) • 1°legge: network articulation • Una struttura di relazioni si afferma a spese dell’indipendenza delle unità collegate. La struttura a rete pervade l’intera società. • Due corollari alla legge: – Le strutture a rete non sono necessità naturali, ma si trovano in un rapporto dialettico con altri elementi sociali – Gli effetti delle strutture a rete sulla società non sono unidirezionali, ma hanno una struttura duale. Combinazione di «estensione e riduzione di scala», centralizzazione e decentramento, globalizzazione e localizzazione
Le leggi della network society (J. Van Dijk) 2° legge: network externality • Le reti producono effetti sulle persone e sulle cose esterne alla rete. • Impulso alla connessione (accelera non appena si raggiungono valori soglia del 20/25%) • Spinta alla standardizzazione (nelle tecnologie, nei protocolli, nelle interfacce) • Ibridazione di altri ambiti (es. linguaggio)
Le leggi della network society (J. Van Dijk) 3° legge: Network extension • Una rete diventa talmente estesa che intermediari o mediatori diventano necessari per far funzionare tutto ciò che vi si trova. • Questione della disintermediazione e della reintermediazione • Controllo delle grandi compagnie sulla rete
Le leggi della network society (J. Van Dijk) 4° legge: the law of small worlds • Le reti aumentano la connessione tra persone, organizzazioni e società • Effetto contagio per la diffusione di notizie (breaking news event) • Conseguenza dell’aumento della connessione e del contagio è l’instabilità della network society
Le leggi della network society (J. Van Dijk) 5° legge: limits to attention on the web • A seguito dell’estensione e della riduzione di scala, si assiste sia all’affermazione di una nuova forma di coesione sociale sia alla diffusione di innumerevoli subculture. • In Internet, poche grandi compagnie che dominano e, contemporaneamente, piccole fonti mediali.
Le leggi della network society (J. Van Dijk) 6° legge: the power law • Concentrazione e disuguaglianza tra le fonti. Esempio concreto: the Googlearchy: le fonti in testa diventano ancora più popolari (perché sono in testa?) • Rich get richer, ovvero Effetto San Matteo (Merton)
Le leggi della network society (J. Van Dijk) 7° legge: trend amplifiers • I nuovi media intensificano le tendenze già presenti e rinforzano le relazioni sociali esistenti nella società. • Connotazione in termini evolutivi e non rivoluzionari delle reti
Il senso delle leggi della network society • Approccio realistico (rifiuto pessimismo e ottimismo) • Individuazione di dinamiche oppositive e contrastanti nella network society • La nostra società si caratterizza per il fenomeno della network individualization, ovvero una costante e contraddittoria spinta verso l’amplificazione e la riduzione dei processi all’interno del sistema mediale e del piccolo mondo degli individui.
Jenkins. Cultura convergente: 3 parole chiave • 3 parole chiave: – Convergenza – Intelligenza collettiva – partecipazione
La cultura convergente per Jenkins: “Where old and new media collide” • “Per convergenza intendo il flusso di contenuti su più piattaforme, la cooperazione tra più settori dell’industria dei media e il migrare del pubblico alla ricerca continua di nuove esperienze di intrattenimento” • La convergenza non avviene tra le attrezzature dei media, ma nei cervelli dei singoli consumatori, nonché nelle loro reciproche interazioni sociali • Voglio contestare l’idea secondo la quale la convergenza sarebbe essenzialmente un processo tecnologico che unisce varie funzioni all’interno degli stessi dispositivi. Piuttosto, essa rappresenta un cambiamento culturale, dal momento che i consumatori sono stimolati a creare nuove informazioni e ad attivare connessioni tra contenuti mediatici differenti (H. Jenkins, Cultura Convergente, Introduzione)
Delivery technologies vs media Nel contesto della convergenza è opportuno utilizzare un modello di medium che opera sempre su due piani: • “nel primo, un medium è un set di tecnologie che abilitano la comunicazione; • nel secondo, un medium è un set di ‘protocolli’ associati - o di pratiche sociali e culturali che sono evolute attorno la tecnologia [...]. I sistemi di distribuzione non sono altro che tecnologie: i media sono anche sistemi culturali “(Jenkins, 2006). slide 55
Non tecnologia interattiva, ma cultura partecipativa • “l’interattività (H. Jenkins, 2006) è una proprietà della tecnologia, mentre la partecipazione e una proprietà della cultura”. • La cultura partecipativa sta emergendo man mano che la cultura assorbe – e reagisce – all’esplosione delle nuove tecnologie mediali che rendono possibili, per il consumatore medio, attività come l’archiviare, il commentare, l’appropriarsi e il rimettere in circolo contenuti mediali in nuovi e potenti modi (Jenkins, 2009: tr. it. 72). • Sul piano storico-evolutivo, una cultura di tipo partecipativo emerge come risposta alla esplosione delle tecnologie digitali e alla diffusione pervasiva della connettività di rete e delle pratiche di networking, so- prattutto tra le generazioni più giovani. slide 56
Culture partecipative • Forme di aggregazione: – Con basse barriere per l’espressività artistica e il coinvolgimento – Con forti supporti per creare e condividere le proprie creazioni con gli altri – Con presenza di mentorship informale – In cui i membri credono che i loro contributi contino – In cui i membri percepiscono alcuni gradi di connessione sociale con gli altri • Al crocevia di tre tendenze: – Tecnologie e strumenti di tipo nuovo – Subculture (produzione fai-da-te) – Tendenze economiche a favore dei conglomerati mediali orizzontali incoraggiano flusso di immagini e idee che coprono molteplici canali • Culture partecipative crescono in un ecosistema in cui le tecnologie interattive e bidirezionali abilitano e rafforzano la diffusione e l'adesione a queste culture
Intelligenza collettiva • Lévy: distinzione produttiva tra gruppi sociali organici (famiglie, ecc.), gruppi sociali organizzati (nazioni, istituzioni…), gruppi sociali auto-organizzati (comunità virtuali del web) • Intelligenza collettiva espande la capacità produttiva della comunità perché libera i singoli aderenti dalle limitazioni della propria memoria e consente al gruppo di affidarsi a una gamma più vasta di competenze (“nessuno sa tutto, ognuno sa qualcosa, la totalità del sapere risiede nell’umanità”) • Contrapposizione a “intelligenza connettiva” di de Kerckhove • Sistemi emergenti?
Sonia Livingstone: Internet and kids • Suggerisce un approccio interdisciplinare allo studio dei nuovi media • Tratti che definiscono i nuovi media: • 1- i nuovi media sono formati e danno forma alla società in modo ricombinatorio, ovvero i sistemi dei nuovi media «sono il prodotto di una continua ibridazione tra le tecnologie esistenti e le innovazioni in reti tecniche e istituzionali interconnesse» • 2- vi è un «network di network» • 3- i nuovi media sono «ubiqui» ed è quasi impossibile sottrarvisi.
Sonia Livingstone: Internet and kids • Rapporto tra rete e minori • Messa in discussione della reale esistenza di una internet generation, composta di giovani naturalmente esperta di nuovi media (i nativi digitali, Mark Prensky 2001) • Necessità di competenze ed esperienza • Ipotizzare una naturale propensione all’uso della rete da parte dei minori si trasforma in una scorciatoia per disimpegnare lo stato da politiche pubbliche tese all’alfabetizzazione digitale
Lovink: il net criticism • Critiche giornalistiche a Internet: Carr (“Internet ci rende stupidi”), Keen (“Dilettanti.com”), ecc. • Di altro spessore la riflessione di Lovink: “Zero comments” (2007), critica alle logiche delle grandi corporation; “celebrazione del dilettante” non li aiuta a diventare professionisti; contro la retorica della partecipazione nel web 2.0 (“zero comments”, appunto) • 2012: Ossessioni collettive; uso irrazionale del web saturazione delle informazioni, information overload • “Organized networks” in opposizione ai social media (legami più forti, scopo comune, forme antagoniste rispetto alle corporations) • Free software e open source
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