Selvaggina cacciata: rischio microbiologico e chimico - IZSTo

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Selvaggina cacciata: rischio microbiologico e chimico - IZSTo
UNIVERSITA’
     DEGLI STUDI
    DI TERAMO

                                  Torino, 19 giugno 2014
 CACCIA E CACCIAGIONE: tutela della salute del consumatore e salvaguardia di fauna e ambiente

Selvaggina cacciata: rischio microbiologico e
                  chimico

                                    Luca Pennisi
                          Facoltà di Medicina Veterinaria
                          Università degli Studi di Teramo
Selvaggina cacciata: rischio microbiologico e chimico - IZSTo
Definizioni

Reg. CE n. 178/2002
"rischio" funzione della probabilità e della gravità di un effetto
   nocivo per la salute, conseguente alla presenza di un pericolo;
"gestione del rischio" processo consistente nell'esaminare
   alternative d'intervento consultando le parti interessate,
   tenendo conto della valutazione del rischio e di altri fattori
   pertinenti e, se necessario, compiendo adeguate scelte di
   prevenzione e di controllo.

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Selvaggina cacciata: rischio microbiologico e chimico - IZSTo
Definizioni

Reg. CE n. 852/2004
"ungulati e lagomorfi selvatici" nonché altri mammiferi terrestri
  oggetto di attività venatorie ai fini del consumo umano
  considerati selvaggina selvatica ai sensi della legislazione
  vigente negli Stati membri interessati, compresi i mammiferi
  che vivono in territori chiusi in condizioni simili a quelle della
  selvaggina allo stato libero………
"selvaggina d'allevamento" ratiti e mammiferi terrestri
  d'allevamento diversi da quelli di cui al punto 1.2;

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Selvaggina cacciata: rischio microbiologico e chimico - IZSTo
Quali e Quanti???

Negli ultimi decenni caprioli, cervi e cinghiali hanno manifestato
un incremento nelle popolazioni (Pedrotti et al., 2001; Monaco et
al., 2003; Adriani et al., 2008; Carnevali et al., 2009).

Persino il camoscio alpino ha manifestato un lieve incremento
(Pedrotti et al., 2001; Carnevali et al., 2009).
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Quanti sono i cacciatori in
                      italia*
1.701.853 nel 1980
751.876, nel 2007

Risiedono soprattutto in Toscana (110 mila), in Lombardia (100
mila) e in Emilia Romagna (70 mila), ma anche in Piemonte (40
mila), Veneto (46 mila), Lazio (55 mila), Campania (45 mila),
Sardegna (46 mila) e Umbria (40 mila).

*dati istat 2007
Selvaggina cacciata: rischio microbiologico e chimico - IZSTo
Centro di                laboratori annessi agli
  lavorazione               esercizi di commercio al
      della                         dettaglio
   selvaggina                      (Reg. CE 853/2004)
(Reg. CE 853/2004)

                             laboratori annessi agli
                          esercizi di somministrazione
                                 a livello locale
   Centri di                       (Reg. CE 853/2004)
   raccolta
   (Registrati)
                     Consumatore
                        finale

     Caccia

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Livello locale
Circa il 50% del carniere non arriva ai Centri di Lavorazione
Selvaggina, ma è consumato localmente (Winkelmayer, 2009)

La fornitura diretta deve avvenire a livello locale cioè nell’ambito del
territorio della provincia in cui insiste la zona di caccia o nel territorio
delle province contermini

Il cacciatore deve comunicare in forma scritta all’esercente l’attività
di commercio al dettaglio o di somministrazione la zona di
provenienza degli animali cacciati, al fine di garantirne la
rintracciabilità. In ogni caso il commerciante al dettaglio, in ambito
locale, ha l’obbligo di documentare la provenienza dei prodotti e
delle carni cedutegli dal produttore primario secondo le disposizioni
di cui al regolamento (CE) n. 178/2002, relative alla rintracciabilità.
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Il cacciatore dal 2004!!!
“Il cacciatore diventa un “produttore primario” e come tale un
“operatore del settore alimentare” (Pacchetto Igiene)

Cioè….
• Responsabile della sicurezza alimentare del suo prodotto
(l’animale cacciato)
• Deve essere in grado di fornire garanzie di igiene per le fasi della
“produzione” (abbattimento, manipolazione, trasporto)

“AUSPICABILE” che acquisti consapevolezza su:
• Problematiche legate al rischio microbiologico e chimico
• Metodiche di caccia ed influenza sulla qualità delle carni
• Aspetti legislativi legati a Cessione/Commercializzazione
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I pericoli connessi alla selvaggina
Possono essere presenti negli animali vivi o nella carne
Pericolo biologico (alcuni esempi)
Salmonella spp., Campylobacter spp., Clostridium spp.
(perfringens), Listeria monocytogenes, Escherichia Coli O157,
Staphylococcus aureus, Yersinia pseudotuberculosis, Chlamydia
spp., Brucella spp., Mycobacterium bovis/avium, aflatoxin, alcuni
virus, funghi, parassiti (trichinella) etc………
Pericoli chimici (alcuni esempi)
Residui di antibiotici, antiparassitari, metalli pesanti (piombo,
mercurio, cadmio, etc..), altre sostanze chimiche presenti
nell’ambiente (diossine, pesticidi), micotossine, etc…
Pericoli fisici (alcuni esempi)
Corpi estranei (ossa, plastica, metallo)

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Selvaggina cacciata: rischio microbiologico e chimico - IZSTo
Caratteristiche microbiologiche

I dati relativi alle caratteristiche microbiologiche delle carni di
selvaggina cacciata sono frammentari.

- un numero limitato di capi
- metodologie non sovrapponibili.

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Nel 2005 Coburn ha stilato l’Hit-Parade

Coburn et al., Veterinary Record (2005) 157, 321-322
Alcuni dati

Analisi su 217 carcasse di cinghiale conferite ad un centro di
lavorazione selvaggina in Australia

•Metodo distruttivo

•CBT media: nel 90% carcasse 4,7 log (fino a 6,4)

•E.coli: positive il 20% delle carcasse, media 1,9 log

•Salmonella: 1,3%

Eglezos S et al., 2008
Alcuni dati
Analisi su 289 carcasse di capriolo, cervo e cinghiale

Meno del 3% delle carcasse con CBT superiore a 5 log/cm2

5% delle carcasse positive per L. monocytogenes

1% Campylobacter

Salmonella assente;

Atanassova et al., Meat Science (2008).
Conteggio CBT ed Enterobacteriaceae

Atanassova et al., Meat Science (2008).
Enterobacteriaceae

Atanassova et al., Meat Science (2008).
Reg. CE 2073/2005

NB. I limiti vanno «aggiustati» in caso di tampone non distruttivo
Rischio o non rischio??
Nella maggior parte dei lavori Salmonella spp. è stata raramente
riscontrata
Nel cinghiale sembrerebbe che la Salmonella sia più frequente in
alcune popolazioni (Bensick et al., 1991)....

…rispetto ad altre (Decastelli et al., 1995; Walstrom et al., 2003)

È nota la funzione di
reservoir per Mycobacterium
tubercolosis
Yersinia VS Listeria

46 isolamenti di Yersinia da vari        Incidenza del 4,8% (Atanassova
tessuti ed organi provenienti da 37      et al., 2008);
animali selvatici:                       Incidenza del 3,3% (Deutz et al.,
21 Yersinia enterocolitica e 25          2000);
Yersinia pseudotuberculosis;             Incidenza del 9% (Paulsen et al.,
                                         2003):
Isolamento di ceppi appartenenti ad      Incidenza del 6,1% di Listeria
entrambe le specie da differenti         monocytogenes (Hartung, 2006);
organi del medesimo animale.
(S.Nikolova et al., 2001)

Listeria monocytogenes è stata isolata in 12,5% di casi di selvaggina;

la frequenza più elevata dei riscontri (23,5%) è stata rilevata nel cinghiale
Jaksic et al., (2003)
Campylobacter
2 isolamenti su 70 campioni provenienti da cinghiale (2,9%)
  (Ziegenfuß, 2003);
3 isolamenti su 100 campioni provenienti da capriolo (3%) (Paulsen
  et al., 2003);
2 campioni su 289 (1%) (Atanassova et al., 2008)

4% isolato da campioni fecali di caprioli e 12% di cinghiali
  (Wahlström et al., 2003);
1 caso su 324 da campioni fecali di cervo (Lillehaug et al., 2005).
Caratteristiche microbiologiche
Le caratteristiche microbiologiche delle carni di ungulati ed
 uccelli selvatici cacciati dipendono da vari fattori

• Salute dell’animale
• Morte istantanea o insorta dopo breve tempo dopo lo sparo
• Tempestività del recupero
• Tempestività dell’ eviscerazione
• Corrette manualità
• Corrette modalità di trasporto
• Adeguata tempistica nel raffreddamento
• Assenza di interruzioni nella catena del freddo
Reg. CE n.853/2004 All. III Sez. IV

Criticità…. Conoscenze del cacciatore formato
(etologia, fisiologia, anatomia) - Tecnica di caccia (all’aspetto/cerca,
   con i segugi) - Tipo di munizione - Punto di ferita - Tempo di
   morte - Recupero della carcassa
Le variabili influiscono….
291 carcasse
90% eviscerati entro 1 ora (58% entro 30’)
Sparo in addome: 40%
Cuore: 38,7%

Listeria monocytogenes: 7 positivi (2,8%)
Distribuzione: 3 camosci, 2 caprioli, 2 cinghiali, 0 cervi
Yersinia spp: 18 campioni positivi (7,2%);
Distribuzione: 10 cinghiali, 4 cervi, 3 caprioli, 1 camoscio.
Salmonella: assente
 Avagnina et al., Meat Science (2012).
Il rischio chimico

Nessun problema legato ai residui di farmaci veterinari (selvaggina
selvatica!!)

Ma le altre sostanze ed i contaminanti ambientali??
• Composti organoclorurati, inclusi PCBs (B3a);
• Composti organofosforici (B3b);
• “Elementi chimici” (B3c);
• Micotossine (B3d);
• coloranti (B3e);
• “Altro” (B3f).

Nel 2010 il monitoraggio ha considerato 45.574 campioni per le
sostanze del gruppo B3 dei quali…….
…….680 campioni non conformi (1.5 %)
Campioni analizzati                  % Non conformità

• Composti organoclorurati, inclusi PCBs (B3a);
• “Elementi chimici” (B3c).
Metalli Pesanti

Cadmio
Piombo

                              pesticidi
                       organoclorurati (Ocs)
                          policlorobifenili
                               (PCBs)
Il piombo
Il destino del piombo

palla, pallini e grossi frammenti sono di più immediata possibilità di
gestione ma microframmenti e i “nanoframmenti” sparsi lungo le aree
di impatto e percorso nei tessuti richiedono soprattutto una
“escissione a larga base”
Il destino del piombo

Indagine condotta da diversi enti europei
Numero di pallini di piombo per ettaro

(Leonzio et al., 2007)
Numero di pallini di piombo per ettaro

(Tinarelli e Tirelli, 1999; Leonzio et al., 2007)
In Italia solo ZPS

                Il D.M. 184 del
                17/10/2007 stabilisce
                il divieto alle sole
                zone umide ricadenti
                nelle ZPS
Radionuclidi

                                  27 cinghiali con valori di Cesio137
                                    superiori alla norma (64 tra
                                    Vercelli e Verbano) (3 maggio
                                    2013)

                                  . Effetto del decadimento
                                  . Differenti livelli nei diversi animali
                                      in base alle abitudini alimentari

La Repubblica, 8 marzo 2013
Mappa delle ricadute al suolo in Piemonte

                                 Rosso: > 31500 Bq/mq
                                 Arancio: 24000 Bq/mq
                                 Giallo: < 24000 Bq/mq > 15800 Bq/mq
                                 Verde: < 15800 Bq/mq > 7900 Bq/mq
                                 Blu: < 7900 Bq/mq > 4000 Bq/mq
                                 Azzurro: < 4000 Bq/mq

                                  Valori espressi in Bequerel al metro
ARPA Piemonte, 1998 aggiornata    quadro
Altri Radionuclidi
Sono state registrate basse concentrazioni per:

Polonio 210 con valori intorno a 0,02 Bq/Kg in muscolatura e valori
di 7,15 Bq/Kg nei reni

Ungulati catturati in Polonia (Skwarzec e Prucknal, 2007)

Nessun lavoro in Italia
Concludendo
• Carni di selvaggina non sottoposte ad alcun tipo di controllo
  sanitario possono rappresentare un rischio per la salute del
  consumatore (ma anche per quella del manipolatore).
• L’assenza di un controllo sanitario su gran parte del cacciato
  porta a carenza di informazioni sulla provenienza dei capi.
• L’assenza di un controllo sanitario su gran parte del cacciato
  porta a carenza di informazioni epidemiologiche.
Concludendo
Dalla disanima delle pubblicazioni disponibili si potrebbe affermare
    che…..
Le condizioni microbiologiche e chimiche delle carni sono
    soddisfacenti, nei selvatici si riscontra una prevalenza dei patogeni
    ricercati inferiore rispetto agli animali domestici
Il rischio sembra basso….tuttavia….
Ci sentiamo di consigliare dei margini di
miglioramento:

-Intervenire sulla formazione al fine di far
comprendere ed adottare BPI per contenere
la contaminazione secondaria;

-Promuovere la costruzione e l’impiego di
strutture adeguate per la manipolazione e
lavorazione delle carni.
La formazione del cacciatore…
      Apporto di competenze veterinarie

• Recuperare il proprio ruolo nella formazione di base dei cacciatori
• Porre l’attenzione verso le diverse problematiche sanitarie nella
  fauna selvatica
• Fornire informazioni di sanità pubblica rispetto il rischio di zoonosi,
  rischio microbiologico, insetti vettori, ecc.
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