Balla coi Cinghiali e Bardineto, l'associazione: "Il sindaco doveva difenderci, ma così non è stato " - Il Vostro ...

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      Balla coi Cinghiali e Bardineto, l’associazione: “Il sindaco
      doveva difenderci, ma così non è stato…”
      di Redazione
      30 Agosto 2016 – 16:48

      Bardineto. Balla coi Cinghiali e Bardineto, ormai una telenovela dopo le affermazioni del
      sindaco Franca Mattiauda e il suo post del 24 agosto scorso, che ha riaperto il dibattito
      sulla manifestazione musicale che dalla località valbormidese si è trasferita in Piemonte.

      L’organizzazione dell’evento aveva già risposto alle parole del primo cittadino di Bardineto
      e oggi torna sull’argomento con una presa di posizione ancora più chiara ed esaustiva, che
      precisa sulle ragioni del cambio di location e mette i puntini sulle “i” rispetto alle questioni
      economiche, logistiche e organizzative dell’evento. E levandosi qualche sassolino dalla
      scarpa…: “Relativamente ai costi, oltre alla spazzatura, come già precisato dal sindaco
      Mattiauda, anche la fornitura elettrica dell’area festival era a carico dell’Associazione con
      l’attivazione di contratti speciali e il supporto di gruppi elettrogeni, così come i costi del
      servizio sanitario, del servizio di sicurezza e viabilità, nonché le navette a integrazione del
      servizio dei trasporti pubblici”.

      “Nonostante la maggior parte dei costi relativi all’organizzazione del festival fossero
      quindi di fatto a carico dell’associazione, nel 2012 il Comune a fronte della nostra
      decisione di introdurre un biglietto d’ingresso, che serviva a dare continuità, a garantire
      una migliore gestione del festival, nonché a fare gli interventi necessari su un’area ormai
      non più adeguata sia come strutture sia a livello di sicurezza (di cui si è ampiamente
      discusso e di cui riteniamo avrebbero beneficiato anche le altre associazioni che

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      utilizzavano quell’area) ci ha richiesto il pagamento dell’occupazione del suolo pubblico,
      quantificato come da richiesta protocollata in 24.000 euro. Se ciò avesse garantito servizi
      adeguati, completo supporto o l’avviamento di un progetto pluriennale a beneficio non solo
      del festival ma di tutto il paese, avremmo potuto valutare diversamente la richiesta, ma
      dato che l’Associazione si faceva e avrebbe continuato a farsi comunque carico dei
      maggiori costi senza nessuna di queste garanzie, abbiamo deciso di fermarci”.

      “A titolo esemplificativo, richiedevamo personalmente l’utilizzo dei terreni a circa 70
      proprietari finché la Regione non ha di fatto obbligato il Comune a farlo. Nel tentativo di
      trovare una mediazione e anche di tutelare l’associazione, che già si accollava tutti i rischi
      connessi all’evento, e non avendo garanzie a priori su quella che sarebbe stata l’affluenza
      al festival, avevamo proposto di dare un contributo per ogni ingresso, senza però fissare
      un tetto minimo. Ciò consentiva da un lato di porre le basi per la creazione di un fondo che
      poteva essere utilizzato per sostenete attività o interventi in paese e dall’altro non poneva
      l’associazione, senza scopo di lucro e composta interamente da volontari, in una situazione
      di ulteriore rischio connesso a una cifra fissa. Questo ci e stato rifiutato” precisa
      l’associazione.

      “Ci teniamo a precisare che il festival ha sempre reinvestito gli utili nel festival stesso, con
      beneficio del pubblico, che di anno in anno ha visto crescere l’offerta artistica e i servizi, e
      a nostro parere anche del paese – per quest’ultimo non solo in termini di visibilità e
      ricaduta economica, ma anche in opere, come la messa a norma nel 2011 di parte
      dell’impianto elettrico dell’area utilizzata anche per altre manifestazioni, dell’antincendio e
      della statica della tensostruttura – senza guadagno personale per alcuno degli associati,
      come invece purtroppo spesso è stato insinuato”.

      “Gli unici utili non reinvestiti direttamente nel festival sono stati devoluti di anno in anno a
      sostegno di progetti, sia a livello locale sia internazionale, in collaborazione con diverse
      onlus (2006: Gaslini Band Band – Laboratorio e fornitura di strumenti musicali artigianali
      per i bambini ospedalizzati; 2007: Amref – Progetto Pinocchio Nero, Kenya; 2008: Find The
      Cure – Orfanotrofio Ostello di Ponogodu, Andhra Pradesh, India del Sud; 2009: Find The
      Cure – Scuola Primaria di Nantikutukur, Andhra Pradesh, India del Sud; 2010: Find The
      Cure – Scuola Secondaria Assumption school, Msolwa Ujamaa, Tanzania; 2011: Find The

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      Cure – Clinica Aids-Hiv, supporto chirurgico ospedale Mary Immaculate, Mapourdit, Sud
      Sudan). E da allora non ci siamo mai fermati continuando a collaborare e a sostenere nuovi
      progetti portati avanti oltre che da Find The Cure, anche da Finale For Nepal e Bastapoco
      Onlus, e dando vita a iniziative come l’istituzione della borsa di studio StudiArte, che dal
      2010 al 2013 ha consentito a un giovane della nostra provincia di proseguire gli studi in
      ambito musicale arrivando a diplomarsi col massimo dei voti”.

      “Sempre facendo riferimento ad alcuni commenti ai succitati post relativi ad alcuni
      interventi fatti dall’associazione su strutture preesistenti nell’area festival, ci teniamo a
      precisare che nulla è stato fatto senza autorizzazione del Comune; la recinzione della ex
      pista di pattinaggio era stata smantellata d’accordo con l’amministrazione perché ritenuta
      non più sicura e pericolosa non solo per il pubblico del festival, così come il painting della
      facciata dell’ex bocciodromo era stato eseguito di comune accordo”.

      “Siamo coscienti che un tale afflusso di persone arrecava disagi anche relativi alla pulizia e
      al decoro e per questo l’associazione aveva portato avanti alcune proposte come ad
      esempio quella di dislocare dei bagni chimici in paese, ma la nostra proposta era stata
      rifiutata, perché non erano consoni all’arredo urbano. Questo per dire che l’associazione si
      è sempre dimostrata attenta ai problemi, aperta al dialogo e alla ricerca di soluzioni, tanto
      che come fatto presente anche dal sindaco Mattiauda, sono state organizzate più riunioni,
      di cui l’ultima successiva all’annuncio in cui intendevamo fermare il festival, con tanto di
      affissioni in cui si invitavano esercenti e popolazione a partecipare, a cui purtroppo però si
      è presentato un numero davvero esiguo di cittadini, a fronte di un’ampia partecipazione
      invece dei membri dell’associazione. Questo sinceramente è stato per noi un segnale di
      disinteresse verso il festival e mancanza di fiducia verso l’associazione, che ha portato poi
      alle nostre successive valutazioni di cercare una nuova location, senza influenze esterne”
      aggiunge ancora l’associazione.

      “I processi mediatici non ci piacciono, né quelli fomentati da certa stampa, né tanto meno
      quelli sui social, dove chiunque può dire la sua al riparo del suo schermo e senza l’obbligo
      di rispondere delle proprie affermazioni. Noi le occasioni anche per un confronto faccia a
      faccia le abbiamo create, ma purtroppo senza risultato. In passato, nelle discussioni in cui
      si sarebbe potuta sviluppare una conflittualità fra l’amministrazione, il paese e la nostra

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      associazione, abbiamo sempre scelto di assumere un profilo basso, talvolta ricevendone in
      cambio un danno di immagine, ma oggi di fronte all’ennesima provocazione e al riproporsi
      di determinate accuse non possiamo più tacere. Se il sindaco Mattiauda riteneva che Balla
      Coi Cinghiali fosse un evento importante per il paese e ancora oggi si interroga se il paese
      ne sente o meno la mancanza, allora avrebbe dovuto schierarsi con maggiore forza al
      fianco dell’associazione per portarlo avanti assieme, cercando assieme finanziatori,
      sponsor, risolvendo i problemi, ma anche e soprattutto incalzando i cittadini, che a loro
      volta avrebbero dovuto partecipare attivamente alla discussione con il loro Comune. Cosa
      che purtroppo non è avvenuta, se ancora oggi alcuni abitanti di Bardineto ci rinfacciano
      innumerevoli episodi destituiti da qualsiasi fondamento e questo, parlando a cuore aperto,
      ci sembra davvero incredibile. Siamo coscienti che un evento come il nostro, capace in una
      settimana di rivoltare interamente le dinamiche di un piccolo comune, comportasse molte
      criticità: non lo abbiamo mai nascosto. Allo stesso modo non riusciamo a capacitarci di
      come lo stesso sia sempre stato visto dai più solo come fastidio e non come
      un’opportunità”.

      “Infine, a chi ancora oggi dubita della nostra onestà, rispondiamo che non c’è un davanti e
      un dietro le quinte; c’è un’unica realtà e bastava volerci entrare dentro per scoprirla. Noi
      non abbiamo mai chiuso le porte a nessuno. Come ha scritto il sindaco Mattiauda non
      siamo degli eroi, non siamo perfetti, commettiamo errori come tutti, ma abbiamo la
      tranquillità di una coscienza pulita. Ringraziamo Bardineto e tutti quei bardinetesi che
      hanno creduto nel progetto Balla Coi Cinghiali, che l’hanno sostenuto dalla nascita e
      hanno permesso di farlo crescere portandolo ai livelli che conosciamo” conclude
      l’associazione di Balla coi Cinghiali.

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