RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - venerdì 31 gennaio 2020
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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – venerdì 31 gennaio 2020 (Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti) ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2) Risorse, personale e segretari: piccoli Comuni vicini al collasso (M. Veneto) Carenza di medici di base, Ussai contro l'assessore: «Non propone soluzioni» (M. Veneto) Idealservice si accorda con il Gruppo Iren. Affare da 47 milioni (M. Veneto) Ironie e mal di pancia in aula per l'ok a "Semplifica Fvg" (Piccolo) Ateneo e Sissa cancellano missioni e stage in Cina. Tremano porto e industrie (Piccolo) Rientrati i tecnici della Pmp: devono restare a casa per precauzione (M. Veneto) Bocciato Mittelfest: «Progetto debole con budget alto e incassi ridicoli» (M. Veneto) CRONACHE LOCALI (pag. 8) Spunta un possibile acquirente per la Lavinox (M. Veneto Pordenone) Fiume Veneto, troppi posti "vuoti": 6 assunzioni in Comune (M. Veneto Pordenone) Cro, protonterapia e un sogno: «Una specialità universitaria» (M. Veneto Pordenone) I sindaci: «Subito il progetto per la "nuova" Pontebbana» (M. Veneto Pordenone, 2 articoli) «Carte in regola per l'inceneritore». La Regione gela comitati e cittadini (M. Veneto Udine) Lettere antisemite a consiglieri di minoranza (M. Veneto Udine) Centrali idroelettriche in mano pubblica. Più soldi alla montagna (M. Veneto Udine) Il costo del personale cresce di 4 milioni. Traballano bilancio e piano assunzioni (Piccolo Trieste, 2 articoli) Ferriera, rinnovo di un mese agli interinali. Vertice sui tempi dello stop all'area a caldo (Piccolo Trieste)Sostituiti i dipendenti ribelli del ristorante giapponese (Piccolo Gorizia-Monfalcone) Nove osservazioni sul termovalorizzatore. Ambientalisti, grillini e Comuni contro (Piccolo Go.-Monf.) Grado proroga la scadenza delle concessioni demaniali (Piccolo Gorizia-Monfalcone) 1
ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA Risorse, personale e segretari: piccoli Comuni vicini al collasso (M. Veneto) Maura Delle Case - Risorse risicate, uffici sottorganico e segretari sempre più spesso a scavalco. Sono problemi che gravano sulle spalle della più parte dei Comuni ma che nel caso di quelli piccoli, sotto i 3 mila abitanti, rischiano di causare l'operatività degli enti. A passarli sotto la lente d'ingrandimento e dare l'allarme giorni fa è stato il coordinamento regionale dei piccoli Comuni, convocata da Anci Fvg e presieduta da Franco Lenarduzzi, sindaco di Ruda.I primi cittadini si sono dati appuntamento per capire come garantire l'attività dei municipi "minori" e hanno deciso di dar vita a una consulta regionale dei piccoli Comuni, presieduta dallo stesso Lenarduzzi, che nei mesi a venire lavorerà sui provvedimenti necessari a evitare il collasso delle amministrazioni minori, specie di quelle risultate al di sotto degli standard di adeguatezza previsti dal sistema. Si tratta in generale di enti che, al di là della dimensione e della collocazione geografica - piccolo infatti non è appannaggio della sola montagna, come dimostra il caso di Ruda -, devono far fronte a una complessa attività che richiede denaro e personale, come detto non sempre presenti in quantità sufficiente. Come fare dunque?In certi casi la situazione è particolarmente complessa. «Tra i problemi più sentiti - ha esordito a Ruda il presidente di Anci Fvg, Dorino Favot - c'è la mancanza di personale, che paralizza gli uffici tecnici, le anagrafi e le ragionerie, senza dimenticare l'impossibilità per molti piccoli Comuni di avere un segretario titolare, non solo per una la mancanza di figure personali qualificate, ma anche per una questione di costi. A tutto questo si aggiunga il calo demografico, l'invecchiamento della popolazione e la desertificazione degli esercizi commerciali che nelle realtà minori si fanno sentire in modo più grave che altrove».Sirene d'allarme confermate dai primi cittadini presenti in sala. A partire dal neopresidente Lenarduzzi, che ricordiamolo riceve il testimone del coordinamento dalle mani del sindaco di Visco, Elena Cecotti. «La sfida oggi è far capire, in particolare alla Regione, le difficoltà in cui versano i piccoli Comuni che oggi, non lo dico io ma lo dice il presidente della Repubblica, sono diventati un irrinunciabile presidio della democrazia italiana. Ci sono territori sguarniti di amministratori e segretari, fortunatamente in Fvg manifestiamo un po' di resistenza, nondimeno anche qui i segretari sono carenti e il personale è in sofferenza».Lenarduzzi non esita a definire la situazione di «emergenza» auspicando di «riuscire a dialogare con la Regione e capire se c'è da parte dell'amministrazione l'intento di venirci incontro». Se un primo supporto operativo arriva direttamente da Anci tramite Compa, fondazione pronta a dare supporto alle amministrazioni con attività di consulenza, accompagnamento e aggiornamento, altre misure a sostegno dei piccoli Comuni dovrebbero venire proprio dalla Regione.Il sindaco di Ruda pensa in particolare all'autonomia tributaria in ambito regionale, facendo valere una caratteristica finora esercitata solo a piccoli sprazzi ed evitare così sperequazioni, quindi a una maggiore autonomia per risolvere il problema dei segretari comunali, figure che, in situazione di emergenza potrebbero forse essere sostituite da altre professionalità. 2
Carenza di medici di base, Ussai contro l'assessore: «Non propone soluzioni» (M. Veneto) «L'assessore Riccardo Riccardi sostiene che si sta cercando di risolvere la questione relativa alla carenza di medici di medicina generale, ammettendo però implicitamente che al momento una soluzione non c'è». Lo afferma il consigliere regionale del M5s, Andrea Ussai, dopo la risposta del vicepresidente della Regione a una sua apposita interrogazione.«Secondo quanto dichiarato dall'assessore, c'è ancora da attivare la fase di contrattazione di lavoro con le organizzazioni sindacali ma il timore è che le Aziende sanitarie si giovino di questi ritardi in un'ottica di risparmio che però si ripercuote sui cittadini che si trovano a non poter usufruire di un servizio o quantomeno a non averlo vicino a sé - sostiene il consigliere pentastellato -. Ma anche il sistema sanitario ne risente perché viene a mancare un prezioso filtro, portando gli utenti a rivolgersi ai Pronto soccorso. Il rapporto adottato dalla Regione attualmente è di un medico di assistenza primaria ogni mille 300 abitanti sopra i 14 anni e lo stesso Riccardi aveva preventivato di abbassare tale rapporto per migliorare la qualità del servizio erogato. Tenuto conto che altre Regioni hanno rapporti più bassi dei nostri, dobbiamo cercare di giocare d'anticipo in questa direzione, altrimenti si rischiano disservizi per i cittadini».Chiara, in questo caso, la replica di Riccardi. «L'impegno della Regione per garantire la presenza dei medici generali di prima assistenza sul territorio è attento e costante - ha sostenuto il vicepresidente con delega alla Salute -: nel 2019 sono state accelerate le procedure e assegnati 31 dei 33 incarichi di titolarità previsti a nuovi specialisti che entro i prossimi tre mesi apriranno il proprio studio medico negli ambiti individuati come carenti dalle Aziende. Per il 2020 sono allo studio nuovi incentivi con l'obiettivo di garantire la presenza di professionisti anche nelle zone disagiate, per le quali non ci sono state candidature». Idealservice si accorda con il Gruppo Iren. Affare da 47 milioni (M. Veneto) Idealservice, società cooperativa con sede a Pasian di Prato e diretta da giugno dal nuovo presidente Marco Riboli, ha siglato un nuovo accordo vincolante - dal valore di 47 milioni di euro - con Iren Ambiente, società del Gruppo Iren attiva nella gestione integrata dei rifiuti.L'accordo prevede l'acquisizione da parte di Iren dell'80% del capitale sociale di I.Blu - controllata da Idealservice -, previa cessione del ramo di azienda relativo agli impianti multimateriale (otto impianti di selezione rifiuti in Italia che Idealservice gestirà direttamente), la definizione di un accordo quadro tra Idealservice e Iren avente ad oggetto la subfornitura di eventuali e ulteriori impianti multimateriale di I.Ble e Iren, la definizione di una partnership con Iren per la gestione dei servizi di raccolta di rifiuti solidi urbani in Italia, con la finalità di creare sinergie ed efficienze di progetto.L'operazione, che ha visto dialogare la prima cooperativa del Friuli Venezia Giulia per volume d'affari con una delle più importanti multiutility a livello nazionale, apre nuove opportunità di sviluppo e crescita sotto diversi aspetti, così come spiega Riboli. «Nel corso degli anni Idealservice - spiega - ha saputo affrontare con successo le sfide poste dal mercato anticipando quelli che potevano essere i cambiamenti di scenario. Quello che accade, con la stipula dell'accordo con Iren, rappresenta un ulteriore passo per la crescita della cooperativa. Abbiamo individuato in Iren un operatore di primaria rilevanza a livello nazionale con cui condividere il progetto I.Blu»Se per quanto riguarda la valorizzazione e il riciclo degli imballaggi plastici per conto del consorzio nazionale Corepla, Idealservice trova in Iren un partner d'eccellenza con cui perseguire l'obiettivo, per ciò che concerne invece la raccolta e la selezione dei rifiuti urbani, Idealservice, grazie a questa operazione, consoliderà all'interno della Cooperativa la gestione di otto impianti multimateriale (sei che rientrano nuovamente nel perimetro aziendale più due nuovi). I committenti potranno contare su un servizio completo, che va dalla fase di raccolta del rifiuto sul territorio al trasporto, fino alle fasi di preselezione, cernita e valorizzazione negli appositi impianti.Riboli evidenzia come l'intera operazione rafforzerà la solidità patrimoniale, economica e finanziaria della cooperativa. «Idealservice - conclude -, dopo questa operazione, riduce il proprio debito di 36 milioni, aumenta il patrimonio netto di 6, raggiungendo quindi un totale di 56 milioni ed azzerando l'intero debito bancario». 3
Ironie e mal di pancia in aula per l'ok a "Semplifica Fvg" (Piccolo) Diego D'Amelio - La legge di semplificazione ha semplificato sé stessa. I 70 articoli della prima versione presentata a ottobre dall'assessore Sebastiano Callari vanno incontro a una pesante sforbiciata e diventano nove. La legge che interveniva in tutti i settori dell'amministrazione regionale si riduce all'introduzione del Comitato permanente alla semplificazione, cui spetterà assistere il legislatore nella stesura di norme più comprensibili e varare una «legge di semplificazione annuale», le cui finalità restano da chiarire. L'inversione crea imbarazzi nella maggioranza, dove non pochi consiglieri dietro l'anonimato parlano di un provvedimento superfluo. E se nel centrodestra i toni ufficiali sono quelli dell'elogio, le opposizioni incalzano e Callari difende Semplifica Fvg: «Una legge cornice che ha l'ambizione di aggredire la burocrazia e intervenire sullo stesso linguaggio affinché sia comprensibile ai cittadini. Le finalità sono sburocratizzare i procedimenti puntando ai testi unici per superare la stratificazione normativa». Come detto la legge istituisce un comitato che «individua le materie oggetto di semplificazione, adotta criteri e direttive di semplificazione, coordina le attività volte alla semplificazione», rilasciando un parere obbligatorio per ogni legge e regolamento di iniziativa giuntale. L'organismo è presieduto dall'assessore competente e composto dai vertici della burocrazia regionale, che proporranno anche una legge annuale di semplificazione: la prima dovrebbe essere depositata in primavera. Dalla norma spariscono gli altri elementi previsti inizialmente, a cominciare dal taglio dell'Erpac: l'ente che gestisce Villa Manin e musei provinciali di Gorizia verrà abolito dopo. L'alleggerimento del testo è stato deciso dalla giunta dopo aver esaminato l'apporto offerto dalle varie Direzioni centrali, chiamate a inserire proposte di semplificazione rispetto alle diverse attività. L'esecutivo ha chiesto agli uffici di semplificare il testo sulla semplificazione, in cui erano confluite proposte ritenute disorganiche, molte delle quali inserite nella finanziaria di fine anno o rinviate a una omnibus prevista per i prossimi mesi. Pur non senza mugugni, la maggioranza sottolinea l'utilità del testo. Il capogruppo leghista Mauro Bordin parla di «legge cornice che consente alla legislazione futura di essere il più semplice e lineare possibile e di giungere, per quella passata, ad approvare provvedimenti di semplificazione». Per i relatori di maggioranza Alessandro Basso (Fdi) e Mauro Di Bert (Progetto Fvg), «il comitato porrà rimedio al disordine legislativo, a fronte di un quadro preoccupante in cui la stratificazione legislativa porta a una dispersione di norme della stessa materia all'interno di altrettante leggi». Secondo il capogruppo del Pd, Sergio Bolzonello, «questa sembra una norma che si potrebbe chiamare "salvate il soldato Callari". La legge non produce nulla per i cittadini: sarebbe stato meglio ritirarla e avere il coraggio di fare le cose che servono». Roberto Cosolini aggiunge che «la prima semplificazione è non perdere tempo per fare normette spot che non servono». Il M5s sottolinea in una nota che «la norma non fa altro che creare un comitato: il paradosso di un organo privo di legittimazione democratica e rappresentativa che si trova coordinare la redazione di un disegno di legge a cadenza annuale. Fa sorridere che questa giunta parli di semplificazione dopo avere portato in aula una serie di leggi omnibus». 4
Ateneo e Sissa cancellano missioni e stage in Cina. Tremano porto e industrie (Piccolo) Marco Ballico - Preoccupazione e incertezza. Ma anche decisioni operative come quelle dell'Università e della Sissa di annullare le missioni programmate in Cina. In Friuli Venezia Giulia il mondo dell'economia, della ricerca e dei traffici reagisce con attenzione alta, seppur senza allarmismi, al fenomeno coronavirus. Il rettore Roberto Di Lenarda informa di un'interlocuzione con la Crui, la Conferenza dei rettori degli atenei italiani, al termine della quale si è appunto deciso per la via della prudenza. «Alcune attività direzione Cina erano in agenda nei prossimi mesi per docenti e studenti e abbiamo ritenuto opportuno sospenderle. Non è detto che non si faranno ma, al momento, preferiamo evitare qualsiasi rischio per la salute». In Università è anche in fase di completamento il censimento di eventuali studenti triestini in territorio cinese (non ne risulta nessuno), mentre per quel che riguarda ragazzi cinesi iscritti ai corsi in città si viaggia tra le dieci e le venti persone, «senza che ci sia alcun motivo per preoccuparci. Speriamo in ogni caso che l'emergenza si risolva al più presto - auspica Di Lenarda - visto che è nostro interesse implementare la presenza di cinesi da noi anche in relazione alla comunità presente a Trieste». Le attività annullate? «Alcune Summer School come per esempio quella dello scorso agosto del dipartimento di Studi umanistici a Nanchino. Anche sulla base di accordi a livello ministeriale, i bandi riguardano vari dipartimenti». In partenza per la Cina ci sarebbe pure personale della Sissa, ma il direttore Stefano Ruffo spiega a sua volta la scelta della cautela: «Anticipando alcuni indirizzi poi arrivati dal ministero, al quale abbiamo fornito le informazioni riservate sulle presenze cinesi nella Scuola, e dopo una consultazione con colleghi di istituti nazionali come quello di fisica nucleare, in un cda di inizio settimana abbiamo cancellato le missioni verso la Cina e oggi (ieri ndr) diffuso un'informativa in cui si chiede a chiunque arrivi da quelle terre di adottare ogni precauzione di tipo sanitario e, in caso di sintomi, di astenersi dal venire in Sissa. In situazioni simili ci si organizza spesso in modo autonomo, ma abbiamo soprattutto cercato di fare rete». Nessuna misura, al contrario, si è resa necessaria in Area Science Park e nemmeno in Icgeb, che tra l'altro l'anno scorso ha fondato una sede a Taizhou, all'interno del Parco scientifico di China Medical City, che già comprende più di 800 imprese nel settore biomedicale, con il centro triestino che fa da volano per la ricerca di nuovi farmaci e terapie innovative. «A livello operativo anche altre collaborazioni con la Cina non sono state sospese», fa sapere Icgeb. A fare sintesi delle opinioni dell'economia è poi Sergio Razeto, presidente della Confindustria Venezia Giulia: «Con risvolti anche psicologici, l'impatto negativo sull'impresa sarà inevitabile, con una riduzione dei viaggi di business che è già iniziata». Tra le imprese che in Cina hanno pure una fabbrica, nei pressi di Shanghai, c'è la Danieli, ed è naturale l'attenzione con cui il colosso dell'acciaio guarda a quanto sta accadendo. Lo fa inevitabilmente anche il porto di Trieste, che ospiterà la direzione Salute della Regione lunedì per una riunione organizzativa. «La situazione è seria e speriamo che si risolva presto - commenta il segretario generale dell'Autorità Mario Sommariva -. Effetti economici? Le relazioni con la Cina sono importanti, qualcosa ci sarà». Da Ronchi, invece - posto che nella serata di ieri è arrivato il provvedimento del governo relativo alla chiusura dei voli da e per la Cina -, non risultano diminuzioni di passeggeri da e per Roma e Monaco, gli hub in collegamento con la Cina. Sul fronte sanitario, informa l'ad Marco Consalvo, l'Usmaf, l'Ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera, «è pronto e attrezzato. E siamo in contatto con le strutture della Regione nel caso ci fosse la necessità di verifiche». 5
Rientrati i tecnici della Pmp: devono restare a casa per precauzione (M. Veneto) Maurizio Cescon - Sono rientrati ieri in Italia, con un volo della Qatar Airways proveniente da Doha e atterrato a Venezia poco dopo le 13, i due giovani tecnici friulani (hanno tra i 25 e i 28 anni) dipendenti delle filiali cinesi della Pmp Industries, la multinazionale di Coseano che produce macchinari di alta tecnologia apprezzati e venduti in tutto il mondo. I tecnici, che per tutto il volo hanno indossato la mascherina protettiva, sono stati accompagnati nelle loro abitazioni, in provincia di Udine, e lì dovranno restare per diversi giorni. Stanno bene, non hanno alcun sintomo di malattie di alcun genere, ma visto che vengono dalla Cina (precisamente dalle città di Taicang e Changhzou, a circa 800 chilometri da Wuhan, dove è scoppiata l'epidemia di coronavirus) dovranno seguire le rigide normative sanitarie predisposte dall'Istituto superiore della sanità per evitare qualsiasi possibile propagarsi del contagio. «Li abbiamo sentiti e ci hanno detto che sono in salute - dice il presidente della Pmp, l'imprenditore Luigino Pozzo -. Del resto loro erano già nelle rispettive abitazioni anche in Cina, visto che le nostre due unità produttive sono ferme per disposizione del governo di Pechino, almeno fino al 9 febbraio. Quindi non avevano avuto contatti con la popolazione locale, da circa una settimana. Sappiamo che adesso dovranno rispettare qualche giorno di riposo a casa. Se dovessero avere dei sintomi, tipo tosse o febbre, hanno un numero verde dedicato da chiamare, non possono assolutamente andare in pronto soccorso o in ospedale per loro conto». Intanto la Pmp sta organizzando anche il rimpatrio dell'altro tecnico friulano rimasto in Cina, che vive là con la sua famiglia, moglie e figlio. La coppia e il bambino, se il programma non subirà variazioni, dovrebbero essere di nuovo in Friuli entro domani, sabato primo febbraio. Pure per il tecnico e i suoi familiari non si registrano problemi sanitari, ma una volta nel nostro Paese dovranno seguire le regole dettate dal Ministero.Sono diverse le aziende del Friuli Venezia Giulia che hanno business in Cina. Dalla Danieli che ha un maxi impianto e un cantiere con circa 1000 dipendenti in totale, alla Barazzutti di Verzegnis, nel cui stabilimento si produce componentistica per le automobili, in particolare impianti di climatizzazione per marchi come Fca, Opel e Bmw. Presenti con quattro sedi nelle principali città anche l'udinese Ic & Partners che si occupa di consulenze amministrative e legali per chi decide di investire in Cina e la Labiotest del gruppo Luci, con un ufficio diretto da uno dei titolari, Jacopo Luci. Tra Pechino e Shanghai presenti infine i marchi di due big del settore arredo come Snaidero e Calligaris, che però non hanno in loco personale italiano. Uffici e sedi di rappresentanza per i colossi come Fincantieri (che negli anni scorsi ha siglato una joint-venture per entrare nel mercato della crocieristica dell'estremo oriente) e Generali. 6
Bocciato Mittelfest: «Progetto debole con budget alto e incassi ridicoli» (M. Veneto) Mattia Pertoldi - L'assessore regionale alla Cultura Tiziana Gibelli non compie alcun passo indietro, ma - anzi - su Mittelfest tiene il punto. Il taglio dei contributi al festival di Cividale - pari a 100 mila euro rispetto al budget dello scorso anno e di 200 mila sul plafond 2018 - è figlio, come spiegato in risposta a un'interrogazione presentata dal dem Cristiano Shaurli, di «valutazioni oggettive svolte dalla Commissione» al netto dei «retaggi degli anni precedenti che hanno il loro peso».«La giunta ha deciso la ripartizione dei fondi specifici tenendo conto - ha spiegato Gibelli - che il maggior numero di soggetti ammessi ai finanziamenti triennali, 25 rispetto ai 20 precedenti, ha del tutto vanificato le risorse aggiuntive, pari a 120 mila euro, disponibili sul capitolo, rendendo così necessaria una ripartizione ribassata per ogni categoria dello spettacolo dal vivo. La Commissione non ha inoltre espresso la propria valutazione sui dati 2019, visto che questi ufficialmente saranno presentati a fine giugno, ma esclusivamente sul progetto artistico del 2020. E anche se non immediatamente comparabili ai punteggi del triennio precedente - per diverse specificità si è passati dalla scala 0-10 a quella 0-30 per diverse esigenze - si può riparametrare il punteggio e ottenere così il quadro d'insieme».Un'analisi complessiva figlia delle scelte della Commissione e non della posizione di Gibelli. «Per quanto riguarda i punteggi - continua l'assessore -, in alcune fattispecie Mittelfest è più o meno in linea con i risultati dello scorso anno, ma in altre è inferiore. Se dalla Commissione, inoltre, mi dicono che anche il programma di quest'anno non fa gridare "wow", mi fido e certamente non mi metto a contestare la valutazione stilata da esimi professionisti»... Parole, quelle di Gibelli, che mandano su tutte le furie Shaurli. «Al netto della replica dell'assessore - tuona il segretario regionale del Pd -, ciò che rimane è il taglio di 200 mila euro a Mittelfest, un meno 25% in due anni che metterebbe in ginocchio qualsiasi manifestazione. Polemiche e discussioni sul festival le hanno affrontate tutti gli assessori degli ultimi 20 anni. Tutti però, diversamente dalla giunta Fedriga, hanno continuato a credere in Mittelfest e nel territorio del Cividalese, magari portando il proprio contributo di idee invece di "affamarlo" per farlo chiudere progressivamente». 7
CRONACHE LOCALI Spunta un possibile acquirente per la Lavinox (M. Veneto Pordenone) Giulia Sacchi - Un nuovo imprenditore per dare futuro a Lavinox e ai 106 addetti: è una delle questioni che verranno affrontate nell'incontro di oggi a Unindustria, al quale prenderanno parte Regione e sindacati.L'associazione guidata da Michelangelo Agrusti e l'assessore regionale Sergio Emidio Bini, già a dicembre, avevano annunciato di essere al lavoro per trovare un investitore. Gli interessamenti sembrano non mancare, anche se per ora ci si limita alle indiscrezioni: si tratta da capire con quali tempi chi ha messo gli occhi sull'azienda di Villotta di Chions, appartenente al Gruppo Sassoli, decida di scendere in campo, considerata anche la questione del concordato preventivo.Nel capannone di Lavinox, tra l'altro, è ospitata anche la produzione di Sarinox, realtà con 22 addetti trasferitasi da Aviano nei mesi scorsi. Fuori della sede degli industriali, oggi, ci dovrebbe essere il presidio dei lavoratori, come accaduto negli ultimi summit.Intanto la vertenza anima il dibattito politico: sul caso è intervenuto il responsabile economia del Pd regionale, Renzo Liva. «Sulla vicenda Lavinox nessuno pretende dalla politica bacchette magiche o soluzioni miracolistiche, ma il massimo impegno sì - ha detto -. È legittimo chiedere che la Regione sia in testa a tutti nell'impegno determinato alla ricerca di un investitore e di commesse possibili. Con oltre cento famiglie coinvolte, servono iniziative molto concrete, dal supporto a chi avesse interesse a investire a progetti credibili di ricollocazione, formazione e sostegno economico ai lavoratori». L'esponente dem auspica che «quando l'assessore Bini incontrerà le parti sociali e Unindustria porti risultati e comunque le tracce riscontrabili dell'impegno regionale. Perché per la Regione non devono esistere figli e figliastri: se a Trieste si fanno chiudere aziende non in crisi come la Ferriera e poi si offre ai lavoratori l'opzione Fincantieri, non va bene se per i lavoratori di Pordenone non si compia lo stesso sforzo».«Noi conosciamo le difficoltà dell'economia e non le strumentalizziamo - ha concluso Liva -, ma non possiamo non vedere e giudicare i fatti: l'economia regionale arretra, le imprese chiudono, quelle nuove non ci sono, il Friuli Venezia Giulia fa peggio delle regioni contermini e non soltanto. La regione è governata ormai da due anni da Fedriga, la Lega e i suoi alleati: è tempo che portino risultati». Fiume Veneto, troppi posti "vuoti": 6 assunzioni in Comune (M. Veneto Pordenone) Il Comune di Fiume Veneto quest'anno assumerà sei dipendenti. Il consiglio comunale, infatti, ha approvato, con i voti favorevoli di Flumen e Lega e l'astensione del M5s, il bilancio di previsione 2020-2022 e i relativi provvedimenti. «Tra quest'ultimi - dice l'assessore ai rapporti con il personale, Sara Pezzutti - il piano di fabbisogno del personale, che ritorna ad abbracciare un'ottica complessiva e non più per singola area. Sono state approfondite le esigenze degli uffici, tenuto conto di organico, vincoli sulle assunzioni e uscite per quiescenza, oltre che dei limiti che le norme prevedono per gli enti locali in materia di assunzione di nuovo personale». Nel 2020 sono previsti sei inserimenti. Oltre a un nuovo agente di polizia locale, che ha preso servizio il 30 dicembre, è gennaio è stato assunto un operaio. Ci saranno tre nuovi impiegati negli uffici urbanistica, tributi e lavori pubblici e altre due posizioni - di cui una appartenente alle categorie protette - da destinare ad affari generali e servizi alla persona. «Le previsioni indicano a regime una pianta organica di 50 dipendenti - afferma Pezzutti -, con una spesa di circa 2 milioni di euro, inferiore a quanto il Comune spendeva in media nel triennio 2011-2013. Da anni il Comune versava in una situazione cronica di organico: questo piano ha l'obiettivo di coprire i posti vacanti». --M.P. 8
Cro, protonterapia e un sogno: «Una specialità universitaria» (M. Veneto Pordenone) «Se oggi attraversiamo il confine con la Slovenia o l'Austria, quasi non ce ne accorgiamo. Ma se viaggiamo verso Meduna di Livenza, appena superato il comune di Pasiano, il confine tra Friuli e Veneto è segnato da un grande cartello che dà il benvenuto in provincia di Treviso. Quei segnali li ha voluti Zaia, quando era presidente della provincia di Treviso, un gesto non proprio cordiale nei confronti della provincia di Pordenone. Non di meno se volgiamo lo sguardo dall'altra parte, verso Udine e il Tagliamento, le cose vanno meglio. Al contrario, quel fiume sembra rappresentare quasi una barriera invalicabile tra mondi separati in casa, divisi su tutto. Questo è lo sfondo sul quale si muove il rapporto tra la nostra regione e il Veneto e su cui si perpetuano mai sopite divisioni territoriali tra Pordenone e Udine e non solo».Alberto Rossi, già presidente della Provincia di Pordenone e dirigente dell'Azienda ospedaliera Santa Maria degli Angeli ha deciso di misurare questa "concorrenza" attraverso il paradigma della sanità e in particolare dell'oncologia. L'ha fatto realizzando un'inchiesta che andrà in onda questa sera su Telepordenone (dopo il tg della sera).Il perno del confronto è la scelta della Regione Fvg di acquistare la protonterapia e di destinarla al Cro di Aviano. «Si tratta di un consistente investimento tecnologico che doterà il centro pedemontano di una apparecchiatura avanzatissima come poche altre in Italia e nel mondo - ricorda Rossi -. Quasi contestualmente a tale iniziativa della nostra Regione, il Veneto ha annunciato l'apertura a Portogruaro di una struttura oncologica ambulatoriale, supportata dall'Istituto Oncologico Veneto (IOV) di Padova, con il dichiarato intento di arginare le fughe di pazienti verso il Cro di Aviano. Questa politica aggressiva della regione Veneto ha messo in allarme gli operatori del Cro, ma la politica regionale è rimasta silente. Un pacato assessore regionale Riccardo Riccardi ha provato a gettare acqua sul fuoco: "Non credo che siano in atto offensive che coinvolgano i servizi sanitari pubblici regionali" ha detto. E il presidente Fedriga ha aggiunto: "Il Cro continua a rappresentare un centro di attrazione per la nostra regione, forte dell'eccellenza che già rappresenta". Affermazioni che però non hanno del tutto rassicurato. L'indebolimento complessivo della rete ospedaliera della provincia di Pordenone, che aveva proprio nella sua attrattività dal Veneto uno dei suoi punti di forza, ha reso difficile anche la sostenibilità di un primato come quello del Cro nella lotta contro i tumori».Rossi è stato a Portogruaro a dialogare con Carlo Bramezza, direttore generale dell'Azienda Sanitaria del "Veneto Orientale". «Per Bramezza "Non esiste alcuna guerra tra noi e il Fvg". E tuttavia la rete oncologica regionale del Veneto è stata realizzata con l'intento di ridurre la fuga di pazienti verso il Cro». Poi è stato a Trento dove la protonterapia «è attiva dal 2014, una struttura all'avanguardia costata ben 120 milioni di euro, che opera su un bacino nazionale e internazionale. Tuttavia gli alti costi di gestione e la mancata definizione delle tariffe da parte dei ministeri competenti, comportano per la sanità trentina la necessità di stringere alleanze con tutte le istituzioni sanitarie in grado di destinare pazienti al suo centro. E, tra queste, la convenzione con il Veneto è sicuramente quella più rilevante. Nonostante questi sforzi, il traguardo dei 400 trattamenti all'anno non è stata ancora pienamente raggiunta, il che ci dimostra come anche per una provincia ricca come Trento, non sia sempre facile far tornare i conti» prosegue Rossi. A Trento Paolo Bordon, direttore generale dell'Azienda sanitaria provinciale ha spiegato: «Il sistema sanitario trentino è all'avanguardia. Il centro di protonterapia è stato attivato nel 2014. A oggi eroga circa 350 trattamenti l'anno», mentre Maurizio Amichetti, direttore del Centro di protonterapia di Trento ha risposto a Rossi: «L'apparecchiatura che sarà acquisita dal Cro di Aviano è più compatta rispetto alla nostra, con prestazioni leggermente inferiori. Scelta lungimirante». Per il Centro di Aviano, l'acquisizione dell'apparecchiatura per la terapia protonica, su quali scenari si declinerà? Si chiede Rossi. «Giovanni Franchin, direttore dell'Oncologia radioterapica del Cro di Aviano sostiene che "La tecnologia arricchisce un territorio. La protonterapia è fondamentale per il futuro del Centro. L'orizzonte potrebbe essere quello di portare ad Aviano una specialità universitaria». Rossi ha intervistato anche l'ex direttore generale dell'Aas5, Giorgio Simon: «E' opportuno che la sanità - è stato il suo auspicio - venga gestita attraverso alleanze tra regioni. Bisogna costruire reti. L'idea che ogni regione possa bastare a se stessa non è sufficiente». 9
I sindaci: «Subito il progetto per la "nuova" Pontebbana» (M. Veneto Pordenone) Donatella Schettini - «Che non si possa o non si voglia?»: il quesito se lo pone il sindaco di Casarsa, Lavinia Clarotto da quando ha saputo che l'assessore regionale Graziano Pizzimenti ha detto che la rotonda all'incrocio dei "Tortiglioni" non si può fare. Intervento chiesto da anni e a gran voce dall'amministrazione per risolvere i problemi di traffico e di inquinamento del tratto della statale che attraversa Casarsa. E il Pd, dopo un incontro pubblico in città, chiede una pianificazione complessiva per la statale 13. «Non molliamo la presa - afferma -. Innanzitutto vogliamo ufficialità sul fatto che non si possa fare. Poi aggiungo: che non si possa o non si voglia? Certo è un nodo complesso e va trovata una soluzione complessa, che costa. Quindi c'è da capire se c'è la volontà di intervenire o meno. Poi, sulla base di cosa si dice che non si può fare - sottolinea Clarotto -? Sono stati fatti studi, progetti? Una progettazione affidabile o palesemente sbagliata come quella della rotatoria dello Sporting che ha portato a realizzare con soldi pubblici un'opera errata creando problemi di traffico dove non c'erano? Noi vogliamo risposte: che soluzioni ci sono? Qualcosa va fatto e ci deve essere dimostrata la volontà di fare». Della Pontebbana si è parlato nel corso di un incontro pubblico promosso dai circoli Pd di Casarsa e di Zoppola alla presenza dei consiglieri regionali Sergio Bolzonello, Nicola Conficoni, Mariagrazia Santoro e Chiara Da Giau. Presenti i sindaci dei due Comuni. «Dopo aver detto no agli indennizzi per il traffico derivante dai cantieri dell'A4, allo studio di fattibilità della metropolitana leggera e agli interventi di mitigazione ambientale, come barriere fonoassorbenti acustiche e verdi, ora la giunta Fedriga dice no anche alla rotonda di Casarsa. Urge riprendere il confronto avviato con i sindaci alla fine del 2018 per individuare soluzioni Comuni», affermano i consiglieri. Dall'incontro, sottolineano, «è emerso un problema generale di pianificazione della mobilità della Destra Tagliamento. È necessario trovare una sintesi su diversi punti: analisi dei flussi, una prospettiva per giungere a un piano d'area vasta della mobilità e del traffico, funzionalità delle rotonde esistenti e di quelle eventualmente da realizzare, criticità degli attraversamenti, continuità delle piste ciclabili, analisi della qualità dell'aria e del particolato Pm 2,5». Il territorio chiede alcune cose: l'apertura di un tavolo politico in cui vengano assunte delle decisioni per risolvere questi problemi nel medio periodo, microinterventi nel breve periodo, che assicurino una serie di attraversamenti protetti a favore dell'utenza debole nei tratti particolarmente pericolosi, lo studio di misure che, dopo l'apertura della terza corsia autostradale, favoriscano e obblighino i mezzi pesanti a restare in autostrada e la valorizzazione delle infrastrutture ferroviarie, che possono diventare vere vie di comunicazione alternative e convenienti per il trasporto di passeggeri e merci. Berlato: Sequals-Gemona, ora si muova anche l'Europa Fabiano Filippin - Bruxelles paghi parte delle spese di progettazione e di costruzione della Cimpello- Gemona. A chiederlo è il deputato europeo Sergio Berlato (Fdi): la sua nomina a Strasburgo è stata appena convalidata in quanto i giudici della Cassazione ne avevano sospeso l'investitura sino alla definitiva Brexit per una questione di calcolo dei seggi disponibili. Berlato ha dedicato al prolungamento della Cimpello- Sequals il suo primo intervento, annunciando un'interrogazione alla Commissione. «Trattandosi di un'opera strategica per il nordest, ma anche per Austria e Slovenia, è giusto che le istituzioni sovranazionali la cofinanzino - ha commentato il parlamentare -. Portare l'infrastruttura a Gemona significa migliorare le opportunità commerciali e turistiche dell'intera macroregione. Per non parlare dei progetti paralleli, come il traforo della Val Tramontina e il potenziamento dei collegamenti dei passi della Mauria e di monte Croce Carnico. Tra l'altro, Bruxelles ha in piedi speciali fondi proprio per rimuovere i "colli di bottiglia", cioè le strettoie che si formano lungo lo stradario ordinario una volta che siano entrate in funzione le grandi arterie»... 10
«Carte in regola per l'inceneritore». La Regione gela comitati e cittadini (M. Veneto Udine) Timothy Dissegna - Volevano un confronto diretto e approfondito con le istituzioni e così è stato, per oltre un'ora, ma nessuno spiraglio. Ieri mattina i rappresentanti dei comitati anti-inceneritore di Manzano, guidati dal Cordicom, hanno raggiunto Trieste in corriera per presentare alla giunta Fedriga le oltre 1.400 firme raccolte in pochi giorni tra Manzano e Comuni limitrofi. Ad attenderli l'assessore regionale all'ambiente, Fabio Scoccimarro, che ha incontrato una trentina di cittadini. Presenti esponenti di maggioranza e minoranza in Consiglio regionale, oltre a tecnici degli uffici.La parola è andata subito ai rappresentanti dei comitati spontanei e delle forze politiche locali, ossia l'amministrazione di Buttrio, i colleghi di minoranza e l'opposizione di Manzano. Tutti hanno posto l'accento sulla prossimità della struttura alle case e alle aziende, frutto di una vecchia deroga concessa dall'allora Provincia di Udine, quando a bruciare erano solo gli scarti del legno. A quelli, con il tempo, si sono aggiunti anche altri tipi di rifiuti. Oggi lo scenario è diverso e bisogna fare i conti con una situazione ambientale già critica.«Vorremmo avere un impianto come quello di Copenhagen - ha detto Diana D'Osvualdo, portavoce del comitato di Buttrio e Manzano -, ma quello attuale è obsoleto. Bisogna fare un'indagine epidemiologica sugli ultimi 20 anni per capire quali effetti ha provocato sulla popolazione».Ma Scoccimarro non ha lasciato spazio a illusioni: pur sottolineando la sua posizione ferma sulla necessità di tutelare la salute, ha ammesso che «i dati dell'Arpa mostrano che l'inceneritore rispetta i limiti di legge e l'azienda ha tutte le autorizzazioni» per potenziare l'impianto. Il timore che la linea vecchia e quella nuova lavorino insieme sembrerebbe scongiurato poiché l'attivazione della seconda dovrebbe comportare la dismissione della prima. «Finora non ho mai incontrato la proprietà - ha aggiunto l'esponente della giunta Fedriga -, ma prossimamente la convocherò per capire come risolvere il problema».Ad assecondare le preoccupazioni dei cittadini c'era il consigliere regionale ed ex sindaco di Pavia di Udine, Mauro Di Bert (Progetto Fvg): «È giusto essere rispettosi delle norme, ma in questi casi la politica deve svolgere la sua parte in termini di indirizzo nelle scelte». Netta la posizione anche dei 5 Stelle con Cristian Sergo: «Non si dovrebbe consentire a Manzano la realizzazione di un impianto a meno di 500 metri dalle abitazioni, la tutela della salute non dovrebbe permettere alcuna deroga». A fine incontro molti dei contrari all'inceneritore si sono detti fiduciosi sul futuro della questione: «Oggi abbiamo ascoltati tanti interventi importanti - ha commentato Daniele Nonini, sostenitore esterno dei comitati -, c'è fiducia verso chi abbiamo votato. Ma l'assenza dell'amministrazione di Manzano fa pensare, sarebbe stato giusto sostenerci anche solo con la presenza». 11
Lettere antisemite a consiglieri di minoranza (M. Veneto Udine) Anna Casasola - «Dopo 75 anni...l'ebreo, è sempre ebreo...». È il testo antisemita delle quattro lettere recapitate ieri ad altrettanti consiglieri comunali di minoranza a San Daniele. Un messaggio, non contenuto in una busta, scritto con un pennarello a punta grossa su mezzo foglio A4 che Paolo Menis (ex Pd, liste civiche 18 San Daniele e San Daniele Bene comune, vicine al centrosinistra), Carlo Toppazzini (civica 18 San Daniele) e Romano Ovan (San Daniele Bene comune) hanno trovato nella buca delle lettere della propria casa. All'ex assessore Consuelo Zanini (Innovare San Daniele, civica vicina al centrodestra) il foglio è stato recapitato nel suo studio legale di via Garibaldi. Un gesto compiuto da un anonimo, che ha creato inquietudine nella cittadina collinare. Il tema dell'antisemitismo era già venuto alla ribalta alla fine del 2019 quando Giovanni Candusso, consigliere di maggioranza che per quel gesto si dimise dalla Lega, il 31 ottobre aveva pubblicato un post su Facebook, un commento riferito all'istituzione in Senato della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza, presentata da Liliana Segre. «Non capisco perché gli ebrei - aveva scritto Candusso -, si lamentano da millenni, quando qualcuno la pensa diversamente da loro». Ieri dunque un altro gesto antisemita.Il primo a trovare la missiva attorno alle 9, è stato l'ex sindaco Menis che ha subito allertato i colleghi di minoranza. Attorno alle 16.30 è toccato alla collega Zanini ritrovare la lettera anonima, in mezzo alla posta del proprio ufficio: «Non l'ho presa come una minaccia personale, ma è un chiaro riferimento alle posizioni prese nell'ultimo Consiglio». Ovan, invece, ha controllato la posta attorno alle 18.15 e ha trovato il messaggio. «Ho cercato di lasciare meno tracce possibili sul foglio - spiega Ovan - e quindi l'ho preso in mano solo dopo aver indossato dei guanti». Cosa che ha fatto anche il consigliere Toppazzini: una precauzione che potrebbe favorire gli investigatori nell'individuazione del responsabile. Sì perché i quattro consiglieri stamane si recheranno dal comandante della stazione dei carabinieri, Alfredo Scudeler, per sporgere denuncia.«Abbiamo deciso che è il caso di denunciare pubblicamente quanto accaduto - annuncia il capogruppo Fabio Spitaleri (San Daniele Bene Comune). È un messaggio inquietante che vuol dire che ci sono ancora persone che dell'antisemitismo fanno una convinzione profonda. Si tratta di casi isolati però ci sono ed è molto preoccupante. E questa, assieme alla vicenda del noto consigliere, sono lo specchio di casi insoliti ma che ci sono. Denunciamo pubblicamente questa situazione - aggiunge Spitaleri -, la condanniamo. Non ci facciamo intimidire e continueremo a farci portatori della cultura della memoria e dell'antisemitismo».Ieri sera a San Daniele era riunito il consiglio comunale. I quattro rappresentanti hanno portato e mostrato la lettera in Aula. Ferma la condanna del sindaco Pietro Valent. «Il Consiglio nella sua interezza ha già espresso due giorni fa una ferma condanna a qualsiasi espressione possa anche avere soltanto il minimo segno di antisemitismo. Il sindaco e tutto il Consiglio - sono state le parole di Valent - esprimono piena solidarietà ai consiglieri che hanno vista violata la propria sfera privata. L'autore di un simile gesto non può che essere una persona sconsiderata e che non conosce la storia. È intento dell'amministrazione perseguire l'autore di una tale nefandezza». 12
Centrali idroelettriche in mano pubblica. Più soldi alla montagna (M. Veneto Udine) Gino Grillo - Il Parlamento ha apportato profonde modifiche alla disciplina relativa alle concessioni di grandi opere idroelettriche, disponendo la regionalizzazione della proprietà alla scadenza delle concessioni. Alla Regione spetta il compito di disciplinare - con una legge - le modalità e le procedure di assegnazione entro il 13 febbraio o comunque non oltre il 31 marzo 2020. «È una svolta epocale anche per nostra regione - sottolinea il sindaco Michele Benedetti - con l'approvazione della legge i nostri territori avranno una pioggia di denaro e di potere contrattuale: forse la prima vera e propria anticipazione dell'autonomia».In particolare l'emendamento prevede che alla scadenza delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche, tutte le opere passino senza compenso alle Regioni. «Sostanzialmente tutte le centrali idroelettriche presenti nei nostri territori di montagna - spiega il primo cittadino - a fine concessione diventano pubbliche, senza alcun esborso. Una volta scaduta la concessione, la Regione potrà fare una gara per individuare un nuovo concessionario o decidere se gestirla attraverso società o forme di partenariato in forma pubblico/privata. In Fvg la politica regionale sta lavorando alla creazione di una società energetica regionale che operi nel settore energetico».Come sindaco di un territorio che negli anni '50 si è visto portare via l'acqua dai torrenti per la creazione della diga del Lumiei e della centrale di Ampezzo «sono a chiedere alla nostra politica regionale di farsi carico e legiferare urgentemente, come fatto nel mese di dicembre 2019 dal consiglio regionale della Lombardia». Per Benedetti l'attività idroelettrica, che nella maggioranza dei casi viene svolta nei territori della montagna, deve lasciare agli stessi risorse importanti che vengano utilizzate per attenuare il maggior costo dei servizi nei territori di montagna, tale provvedimento sarà un aiuto per scongiurare lo spopolamento.«I criteri saranno decisi dalle Regioni in piena e totale autonomia - prosegue il sindaco - ivi comprese le misure di compensazione ambientale e territoriale, anche a carattere finanziario, da destinare ai territori interessati dalla presenza delle opere e della derivazione. Ma non solo: i concessionari di grandi derivazioni idroelettriche dovranno anche corrispondere alle Regioni un canone, determinato con legge regionale, che sarà destinato, come minimo per il 60 per cento, alle Province o sul territorio che è interessato dalle derivazioni». Benedetti ricorda che è già in vigore la possibilità che le Regioni dispongano, tramite legge, l'obbligo per i concessionari di grandi opere idroelettriche, di fornire annualmente e gratuitamente alle medesime 220 kw/h per ogni kw di potenza nominale media di concessione, per almeno il 50 per cento destinata a servizi pubblici e categorie di utenti dei territori provinciali interessati dalle derivazioni. «Nello specifico ciò significa che nella nostra Regione avendo soppresso le Provincie, l'area montana, in cui sono situate le centrali, avrebbe a disposizione ogni anno milioni di euro in termini di energia elettrica. Si potrebbero illuminare municipi e scuole gratis o fornire questa energia a soggetti privati». Una vera e propria rivoluzione. «Sarebbe una vittoria del territorio che rivendichiamo con forza». 13
Il costo del personale cresce di 4 milioni. Traballano bilancio e piano assunzioni (Piccolo Trieste) Piero Tallandini - Nuova tegola per il bilancio comunale. Il comparto unico, il recente emendamento regionale da 1,7 milioni e l'aumento delle assunzioni stanno creando più grattacapi del previsto dal punto di vista dei costi del personale. Il vicesindaco e assessore al Bilancio Paolo Polidori spiega che la spesa per l'organico peserà per 4 milioni in più sulle casse municipali, tanto che è stato necessario procedere ora con degli aggiustamenti in corsa per trovare la quadra nella stesura del prossimo documento contabile. Ma al di là delle ripercussioni finanziarie, traballa il piano triennale delle assunzioni presentato in primavera e che prevede dal 2019 al 2021 ben 250 nuovi ingressi (di cui 56 quest'anno e 30 il prossimo). Il piano andrà rimodulato: ci saranno slittamenti nelle tempistiche e una riduzione che l'assessore al Personale Michele Lobianco quantifica al di sotto della doppia cifra rispetto al totale degli assunti previsti. Secondo lo stesso Lobianco l'obiettivo del riassestamento sarà quello di non intaccare in modo significativo i numeri. C'è la volontà di circoscrivere il più possibile l'impatto che l'aumento dei costi avrà sulle previste assunzioni in modo da continuare a immettere forze fresche nella "macchina" comunale. «Da quando sono in carica abbiamo assunto ben 320 dipendenti, stabilizzando anche molti precari. La spesa è cresciuta, ma questo aspetto non va letto necessariamente in chiave negativa - osserva Lobianco -. Significa anche che stiamo investendo sul personale, a tutto vantaggio della qualità dei servizi. E sarà questa la strada che continueremo a seguire. Il piano delle assunzioni che abbiamo presentato lo scorso anno è uno strumento flessibile. Dunque possiamo rimodularlo nella tempistica ed eventualmente nei numeri per non far salire troppo la spesa. Confido comunque che, nella sostanza, non verrà intaccato. Ci sono vincoli che non possiamo ignorare, ma anche pensionamenti in arrivo». «Ci saranno degli slittamenti di un paio di mesi e un numero minore di assunzioni che quantificherei al massimo tra le 5 e le 6 unità per quest'anno - precisa l'assessore al Personale -. Pertanto, non un impatto così pesante. A questo punto procederemo entro la fine di marzo con il concorso per i conservatori museali e per gli istruttori dei ricreatori. Poi toccherà alle procedure per geometri, tecnici e amministrativi. Quanto al bando per la Polizia locale penso che si andrà non oltre la fine dell'anno». «Nel frattempo è entrata a regime la riorganizzazione interna con il passaggio a sette Dipartimenti, che ha reso più omogenei gli uffici e velocizzato il lavoro - aggiunge Lobianco -. Sottolineerei che restiamo un Comune molto virtuoso, con 7 direttori di dipartimento e altri 20 funzionari con incarichi dirigenziali a fronte di un totale di 2.400 dipendenti. Credo che in futuro potremmo crescere aggiungendo altri due dirigenti, nella prospettiva di sfide importanti per la città come quella del Porto vecchio». Tornando alla questione strettamente finanziaria, secondo Polidori «abbiamo dovuto procedere a degli aggiustamenti in corsa non facili, ma siamo riusciti a far quadrare i conti coinvolgendo i vari dipartimenti per tenere sotto controllo la spesa e non avere ripercussioni significative sulle assunzioni». Vigili armati, servizio al via entro la fine dell'anno Si delinea la tempistica per quanto riguarda l'avvio della "rivoluzione" che interesserà la Polizia locale. Entro la fine dell'anno cominceranno infatti i primi turni di pattugliamento con i vigili urbani armati. Nel frattempo si sta lavorando in vista della predisposizione dei bandi correlati: quello per l'armeria e il concorso per assumere una trentina di nuovi agenti. Per il titolare della delega alla Polizia locale, Paolo Polidori, c'è anche un'altra questione da risolvere nei prossimi mesi: quella dei 70 dipendenti non disponibili al pieno utilizzo dell'armamento e che avevano optato per la domanda di trasferimento... 14
Ferriera, rinnovo di un mese agli interinali. Vertice sui tempi dello stop all'area a caldo (Piccolo Trieste) Diego D'Amelio - Il gruppo Arvedi prolunga di un mese il contratto degli oltre sessanta interinali impiegati all'interno della Ferriera e il cui incarico sarebbe dovuto scadere oggi, dopo una prima proroga riconosciuta dall'azienda su pressione del ministro Stefano Patuanelli e dell'assessore regionale al Lavoro Alessia Rosolen. La notizia è arrivata ieri, alla vigilia dell'incontro con la proprietà convocato per stamattina dalla Regione per discutere il cronoprogramma dello spegnimento dell'area a caldo: operazione complessa, destinata a impegnare alcune settimane e a concludersi probabilmente attorno alla metà di marzo. Il contratto degli operai somministrati del laminatoio verrà rinnovato fino al 28 febbraio. Una scadenza che i sindacati reputano non avrà altre proroghe, essendo imminente l'arresto di cokeria e altoforno. La Regione ha comunicato ai rappresentanti dei lavoratori che a breve i tempi determinati saranno contattati per iniziare i percorsi di formazione e ricollocamento. Si contano infatti sulle dita di una mano gli operai disposti a valutare il trasferimento a San Giorgio di Nogaro, mentre non è ancora chiaro se questo primo gruppo di addetti in uscita potrà rientrare nella disponibilità manifestata da Fincantieri ad assorbire gli esuberi a Monfalcone. Oggi si incontreranno intanto in Regione l'assessore all'Ambiente Fabio Scoccimarro e i tecnici di Siderurgica triestina. L'esponente della giunta Fedriga chiederà all'azienda di indicare una data definitiva per l'avvio dello spegnimento dell'area a caldo, sebbene dal Mise abbiano sempre detto che non esiste disattivazione senza firma dell'Accordo di programma, che dovrà anche chiarire chi sarà il soggetto incaricato di realizzare le bonifiche. Per arrivare all'Adp, è però necessario che Arvedi e Autorità portuale trovino un'intesa sul valore dei terreni dell'area a caldo, che l'Authority vuole rilevare e allestire per la logistica: l'ad Mario Caldonazzo e il presidente Zeno D'Agostino stanno trattando, ma fonti qualificate parlano di una fumata bianca alle porte. Regione e azienda si confronteranno stamani sull'iter amministrativo e tecnico dello spegnimento e dello smantellamento, alla presenza dei Vigili del fuoco. Scoccimarro non nasconde che la fase di cessazione della produzione potrebbe creare disagi alla cittadinanza, con la necessità di aumentare i controlli ma anche di prevedere deroghe sui limiti all'inquinamento. L'idea dell'assessore è ottenere una data dalla proprietà e quindi indire una conferenza stampa per illustrare il cronoprogramma di massima. Il solo spegnimento richiede alcune settimane e inciderà sulla qualità dell'aria di Servola e dintorni. Prima si arresteranno le fiamme sopra il nastro dell'agglomerato, che compatta il minerale diretto all'altoforno. In seconda battuta lo stop riguarderà quest'ultimo e la cokeria: due processi complicati, perché la cokeria stessa non viene disattivata completamente da vent'anni e perché l'abbassamento della temperatura dell'altoforno ne mette a rischio la stabilità. Da quanto risulta l'azienda ha già ridotto la produzione, ma sui tempi non c'è chiarezza. Arvedi ha prima parlato di arresto fissato per il primo febbraio e poi si è limitata a indicare genericamente il mese entrante. Le istituzioni hanno sempre preteso dal canto loro che le operazioni comincino dopo la firma dell'Adp. E si rincorrono infine le voci di chi nello stabilimento sostiene che i macchinari resteranno accesi fino allo smaltimento delle materie prime e di chi considera questo aspetto irrilevante. Dopo gli appelli dei sindacati e i due incidenti registrati negli scorsi giorni, il prefetto Valerio Valenti ha convocato infine per lunedì un vertice sulla sicurezza per valutare le misure da adottare in questa fase di delicata transizione. Saranno presenti azienda, Comune, Arpa, Vigili del fuoco e Azienda sanitaria. 15
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