RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - venerdì 31 gennaio 2020

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – venerdì 31 gennaio 2020

(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Risorse, personale e segretari: piccoli Comuni vicini al collasso (M. Veneto)
Carenza di medici di base, Ussai contro l'assessore: «Non propone soluzioni» (M. Veneto)
Idealservice si accorda con il Gruppo Iren. Affare da 47 milioni (M. Veneto)
Ironie e mal di pancia in aula per l'ok a "Semplifica Fvg" (Piccolo)
Ateneo e Sissa cancellano missioni e stage in Cina. Tremano porto e industrie (Piccolo)
Rientrati i tecnici della Pmp: devono restare a casa per precauzione (M. Veneto)
Bocciato Mittelfest: «Progetto debole con budget alto e incassi ridicoli» (M. Veneto)
CRONACHE LOCALI (pag. 8)
Spunta un possibile acquirente per la Lavinox (M. Veneto Pordenone)
Fiume Veneto, troppi posti "vuoti": 6 assunzioni in Comune (M. Veneto Pordenone)
Cro, protonterapia e un sogno: «Una specialità universitaria» (M. Veneto Pordenone)
I sindaci: «Subito il progetto per la "nuova" Pontebbana» (M. Veneto Pordenone, 2 articoli)
«Carte in regola per l'inceneritore». La Regione gela comitati e cittadini (M. Veneto Udine)
Lettere antisemite a consiglieri di minoranza (M. Veneto Udine)
Centrali idroelettriche in mano pubblica. Più soldi alla montagna (M. Veneto Udine)
Il costo del personale cresce di 4 milioni. Traballano bilancio e piano assunzioni (Piccolo Trieste, 2 articoli)
Ferriera, rinnovo di un mese agli interinali. Vertice sui tempi dello stop all'area a caldo (Piccolo
Trieste)Sostituiti i dipendenti ribelli del ristorante giapponese (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Nove osservazioni sul termovalorizzatore. Ambientalisti, grillini e Comuni contro (Piccolo Go.-Monf.)
Grado proroga la scadenza delle concessioni demaniali (Piccolo Gorizia-Monfalcone)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA

Risorse, personale e segretari: piccoli Comuni vicini al collasso (M. Veneto)
Maura Delle Case - Risorse risicate, uffici sottorganico e segretari sempre più spesso a scavalco. Sono
problemi che gravano sulle spalle della più parte dei Comuni ma che nel caso di quelli piccoli, sotto i 3 mila
abitanti, rischiano di causare l'operatività degli enti. A passarli sotto la lente d'ingrandimento e dare
l'allarme giorni fa è stato il coordinamento regionale dei piccoli Comuni, convocata da Anci Fvg e presieduta
da Franco Lenarduzzi, sindaco di Ruda.I primi cittadini si sono dati appuntamento per capire come garantire
l'attività dei municipi "minori" e hanno deciso di dar vita a una consulta regionale dei piccoli Comuni,
presieduta dallo stesso Lenarduzzi, che nei mesi a venire lavorerà sui provvedimenti necessari a evitare il
collasso delle amministrazioni minori, specie di quelle risultate al di sotto degli standard di adeguatezza
previsti dal sistema. Si tratta in generale di enti che, al di là della dimensione e della collocazione geografica
- piccolo infatti non è appannaggio della sola montagna, come dimostra il caso di Ruda -, devono far fronte
a una complessa attività che richiede denaro e personale, come detto non sempre presenti in quantità
sufficiente. Come fare dunque?In certi casi la situazione è particolarmente complessa. «Tra i problemi più
sentiti - ha esordito a Ruda il presidente di Anci Fvg, Dorino Favot - c'è la mancanza di personale, che
paralizza gli uffici tecnici, le anagrafi e le ragionerie, senza dimenticare l'impossibilità per molti piccoli
Comuni di avere un segretario titolare, non solo per una la mancanza di figure personali qualificate, ma
anche per una questione di costi. A tutto questo si aggiunga il calo demografico, l'invecchiamento della
popolazione e la desertificazione degli esercizi commerciali che nelle realtà minori si fanno sentire in modo
più grave che altrove».Sirene d'allarme confermate dai primi cittadini presenti in sala. A partire dal
neopresidente Lenarduzzi, che ricordiamolo riceve il testimone del coordinamento dalle mani del sindaco di
Visco, Elena Cecotti. «La sfida oggi è far capire, in particolare alla Regione, le difficoltà in cui versano i piccoli
Comuni che oggi, non lo dico io ma lo dice il presidente della Repubblica, sono diventati un irrinunciabile
presidio della democrazia italiana. Ci sono territori sguarniti di amministratori e segretari, fortunatamente
in Fvg manifestiamo un po' di resistenza, nondimeno anche qui i segretari sono carenti e il personale è in
sofferenza».Lenarduzzi non esita a definire la situazione di «emergenza» auspicando di «riuscire a dialogare
con la Regione e capire se c'è da parte dell'amministrazione l'intento di venirci incontro». Se un primo
supporto operativo arriva direttamente da Anci tramite Compa, fondazione pronta a dare supporto alle
amministrazioni con attività di consulenza, accompagnamento e aggiornamento, altre misure a sostegno
dei piccoli Comuni dovrebbero venire proprio dalla Regione.Il sindaco di Ruda pensa in particolare
all'autonomia tributaria in ambito regionale, facendo valere una caratteristica finora esercitata solo a piccoli
sprazzi ed evitare così sperequazioni, quindi a una maggiore autonomia per risolvere il problema dei
segretari comunali, figure che, in situazione di emergenza potrebbero forse essere sostituite da altre
professionalità.

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Carenza di medici di base, Ussai contro l'assessore: «Non propone soluzioni» (M. Veneto)
«L'assessore Riccardo Riccardi sostiene che si sta cercando di risolvere la questione relativa alla carenza di
medici di medicina generale, ammettendo però implicitamente che al momento una soluzione non c'è». Lo
afferma il consigliere regionale del M5s, Andrea Ussai, dopo la risposta del vicepresidente della Regione a
una sua apposita interrogazione.«Secondo quanto dichiarato dall'assessore, c'è ancora da attivare la fase di
contrattazione di lavoro con le organizzazioni sindacali ma il timore è che le Aziende sanitarie si giovino di
questi ritardi in un'ottica di risparmio che però si ripercuote sui cittadini che si trovano a non poter
usufruire di un servizio o quantomeno a non averlo vicino a sé - sostiene il consigliere pentastellato -. Ma
anche il sistema sanitario ne risente perché viene a mancare un prezioso filtro, portando gli utenti a
rivolgersi ai Pronto soccorso. Il rapporto adottato dalla Regione attualmente è di un medico di assistenza
primaria ogni mille 300 abitanti sopra i 14 anni e lo stesso Riccardi aveva preventivato di abbassare tale
rapporto per migliorare la qualità del servizio erogato. Tenuto conto che altre Regioni hanno rapporti più
bassi dei nostri, dobbiamo cercare di giocare d'anticipo in questa direzione, altrimenti si rischiano disservizi
per i cittadini».Chiara, in questo caso, la replica di Riccardi. «L'impegno della Regione per garantire la
presenza dei medici generali di prima assistenza sul territorio è attento e costante - ha sostenuto il
vicepresidente con delega alla Salute -: nel 2019 sono state accelerate le procedure e assegnati 31 dei 33
incarichi di titolarità previsti a nuovi specialisti che entro i prossimi tre mesi apriranno il proprio studio
medico negli ambiti individuati come carenti dalle Aziende. Per il 2020 sono allo studio nuovi incentivi con
l'obiettivo di garantire la presenza di professionisti anche nelle zone disagiate, per le quali non ci sono state
candidature».

Idealservice si accorda con il Gruppo Iren. Affare da 47 milioni (M. Veneto)
Idealservice, società cooperativa con sede a Pasian di Prato e diretta da giugno dal nuovo presidente Marco
Riboli, ha siglato un nuovo accordo vincolante - dal valore di 47 milioni di euro - con Iren Ambiente, società
del Gruppo Iren attiva nella gestione integrata dei rifiuti.L'accordo prevede l'acquisizione da parte di Iren
dell'80% del capitale sociale di I.Blu - controllata da Idealservice -, previa cessione del ramo di azienda
relativo agli impianti multimateriale (otto impianti di selezione rifiuti in Italia che Idealservice gestirà
direttamente), la definizione di un accordo quadro tra Idealservice e Iren avente ad oggetto la subfornitura
di eventuali e ulteriori impianti multimateriale di I.Ble e Iren, la definizione di una partnership con Iren per
la gestione dei servizi di raccolta di rifiuti solidi urbani in Italia, con la finalità di creare sinergie ed efficienze
di progetto.L'operazione, che ha visto dialogare la prima cooperativa del Friuli Venezia Giulia per volume
d'affari con una delle più importanti multiutility a livello nazionale, apre nuove opportunità di sviluppo e
crescita sotto diversi aspetti, così come spiega Riboli. «Nel corso degli anni Idealservice - spiega - ha saputo
affrontare con successo le sfide poste dal mercato anticipando quelli che potevano essere i cambiamenti di
scenario. Quello che accade, con la stipula dell'accordo con Iren, rappresenta un ulteriore passo per la
crescita della cooperativa. Abbiamo individuato in Iren un operatore di primaria rilevanza a livello nazionale
con cui condividere il progetto I.Blu»Se per quanto riguarda la valorizzazione e il riciclo degli imballaggi
plastici per conto del consorzio nazionale Corepla, Idealservice trova in Iren un partner d'eccellenza con cui
perseguire l'obiettivo, per ciò che concerne invece la raccolta e la selezione dei rifiuti urbani, Idealservice,
grazie a questa operazione, consoliderà all'interno della Cooperativa la gestione di otto impianti
multimateriale (sei che rientrano nuovamente nel perimetro aziendale più due nuovi). I committenti
potranno contare su un servizio completo, che va dalla fase di raccolta del rifiuto sul territorio al trasporto,
fino alle fasi di preselezione, cernita e valorizzazione negli appositi impianti.Riboli evidenzia come l'intera
operazione rafforzerà la solidità patrimoniale, economica e finanziaria della cooperativa. «Idealservice -
conclude -, dopo questa operazione, riduce il proprio debito di 36 milioni, aumenta il patrimonio netto di 6,
raggiungendo quindi un totale di 56 milioni ed azzerando l'intero debito bancario».

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Ironie e mal di pancia in aula per l'ok a "Semplifica Fvg" (Piccolo)
Diego D'Amelio - La legge di semplificazione ha semplificato sé stessa. I 70 articoli della prima versione
presentata a ottobre dall'assessore Sebastiano Callari vanno incontro a una pesante sforbiciata e diventano
nove. La legge che interveniva in tutti i settori dell'amministrazione regionale si riduce all'introduzione del
Comitato permanente alla semplificazione, cui spetterà assistere il legislatore nella stesura di norme più
comprensibili e varare una «legge di semplificazione annuale», le cui finalità restano da chiarire.
L'inversione crea imbarazzi nella maggioranza, dove non pochi consiglieri dietro l'anonimato parlano di un
provvedimento superfluo. E se nel centrodestra i toni ufficiali sono quelli dell'elogio, le opposizioni
incalzano e Callari difende Semplifica Fvg: «Una legge cornice che ha l'ambizione di aggredire la burocrazia
e intervenire sullo stesso linguaggio affinché sia comprensibile ai cittadini. Le finalità sono sburocratizzare i
procedimenti puntando ai testi unici per superare la stratificazione normativa». Come detto la legge
istituisce un comitato che «individua le materie oggetto di semplificazione, adotta criteri e direttive di
semplificazione, coordina le attività volte alla semplificazione», rilasciando un parere obbligatorio per ogni
legge e regolamento di iniziativa giuntale. L'organismo è presieduto dall'assessore competente e composto
dai vertici della burocrazia regionale, che proporranno anche una legge annuale di semplificazione: la prima
dovrebbe essere depositata in primavera. Dalla norma spariscono gli altri elementi previsti inizialmente, a
cominciare dal taglio dell'Erpac: l'ente che gestisce Villa Manin e musei provinciali di Gorizia verrà abolito
dopo. L'alleggerimento del testo è stato deciso dalla giunta dopo aver esaminato l'apporto offerto dalle
varie Direzioni centrali, chiamate a inserire proposte di semplificazione rispetto alle diverse attività.
L'esecutivo ha chiesto agli uffici di semplificare il testo sulla semplificazione, in cui erano confluite proposte
ritenute disorganiche, molte delle quali inserite nella finanziaria di fine anno o rinviate a una omnibus
prevista per i prossimi mesi. Pur non senza mugugni, la maggioranza sottolinea l'utilità del testo. Il
capogruppo leghista Mauro Bordin parla di «legge cornice che consente alla legislazione futura di essere il
più semplice e lineare possibile e di giungere, per quella passata, ad approvare provvedimenti di
semplificazione». Per i relatori di maggioranza Alessandro Basso (Fdi) e Mauro Di Bert (Progetto Fvg), «il
comitato porrà rimedio al disordine legislativo, a fronte di un quadro preoccupante in cui la stratificazione
legislativa porta a una dispersione di norme della stessa materia all'interno di altrettante leggi». Secondo il
capogruppo del Pd, Sergio Bolzonello, «questa sembra una norma che si potrebbe chiamare "salvate il
soldato Callari". La legge non produce nulla per i cittadini: sarebbe stato meglio ritirarla e avere il coraggio
di fare le cose che servono». Roberto Cosolini aggiunge che «la prima semplificazione è non perdere tempo
per fare normette spot che non servono». Il M5s sottolinea in una nota che «la norma non fa altro che
creare un comitato: il paradosso di un organo privo di legittimazione democratica e rappresentativa che si
trova coordinare la redazione di un disegno di legge a cadenza annuale. Fa sorridere che questa giunta parli
di semplificazione dopo avere portato in aula una serie di leggi omnibus».

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Ateneo e Sissa cancellano missioni e stage in Cina. Tremano porto e industrie (Piccolo)
Marco Ballico - Preoccupazione e incertezza. Ma anche decisioni operative come quelle dell'Università e
della Sissa di annullare le missioni programmate in Cina. In Friuli Venezia Giulia il mondo dell'economia,
della ricerca e dei traffici reagisce con attenzione alta, seppur senza allarmismi, al fenomeno coronavirus. Il
rettore Roberto Di Lenarda informa di un'interlocuzione con la Crui, la Conferenza dei rettori degli atenei
italiani, al termine della quale si è appunto deciso per la via della prudenza. «Alcune attività direzione Cina
erano in agenda nei prossimi mesi per docenti e studenti e abbiamo ritenuto opportuno sospenderle. Non è
detto che non si faranno ma, al momento, preferiamo evitare qualsiasi rischio per la salute». In Università è
anche in fase di completamento il censimento di eventuali studenti triestini in territorio cinese (non ne
risulta nessuno), mentre per quel che riguarda ragazzi cinesi iscritti ai corsi in città si viaggia tra le dieci e le
venti persone, «senza che ci sia alcun motivo per preoccuparci. Speriamo in ogni caso che l'emergenza si
risolva al più presto - auspica Di Lenarda - visto che è nostro interesse implementare la presenza di cinesi da
noi anche in relazione alla comunità presente a Trieste». Le attività annullate? «Alcune Summer School
come per esempio quella dello scorso agosto del dipartimento di Studi umanistici a Nanchino. Anche sulla
base di accordi a livello ministeriale, i bandi riguardano vari dipartimenti». In partenza per la Cina ci sarebbe
pure personale della Sissa, ma il direttore Stefano Ruffo spiega a sua volta la scelta della cautela:
«Anticipando alcuni indirizzi poi arrivati dal ministero, al quale abbiamo fornito le informazioni riservate
sulle presenze cinesi nella Scuola, e dopo una consultazione con colleghi di istituti nazionali come quello di
fisica nucleare, in un cda di inizio settimana abbiamo cancellato le missioni verso la Cina e oggi (ieri ndr)
diffuso un'informativa in cui si chiede a chiunque arrivi da quelle terre di adottare ogni precauzione di tipo
sanitario e, in caso di sintomi, di astenersi dal venire in Sissa. In situazioni simili ci si organizza spesso in
modo autonomo, ma abbiamo soprattutto cercato di fare rete». Nessuna misura, al contrario, si è resa
necessaria in Area Science Park e nemmeno in Icgeb, che tra l'altro l'anno scorso ha fondato una sede a
Taizhou, all'interno del Parco scientifico di China Medical City, che già comprende più di 800 imprese nel
settore biomedicale, con il centro triestino che fa da volano per la ricerca di nuovi farmaci e terapie
innovative. «A livello operativo anche altre collaborazioni con la Cina non sono state sospese», fa sapere
Icgeb. A fare sintesi delle opinioni dell'economia è poi Sergio Razeto, presidente della Confindustria Venezia
Giulia: «Con risvolti anche psicologici, l'impatto negativo sull'impresa sarà inevitabile, con una riduzione dei
viaggi di business che è già iniziata». Tra le imprese che in Cina hanno pure una fabbrica, nei pressi di
Shanghai, c'è la Danieli, ed è naturale l'attenzione con cui il colosso dell'acciaio guarda a quanto sta
accadendo. Lo fa inevitabilmente anche il porto di Trieste, che ospiterà la direzione Salute della Regione
lunedì per una riunione organizzativa. «La situazione è seria e speriamo che si risolva presto - commenta il
segretario generale dell'Autorità Mario Sommariva -. Effetti economici? Le relazioni con la Cina sono
importanti, qualcosa ci sarà». Da Ronchi, invece - posto che nella serata di ieri è arrivato il provvedimento
del governo relativo alla chiusura dei voli da e per la Cina -, non risultano diminuzioni di passeggeri da e per
Roma e Monaco, gli hub in collegamento con la Cina. Sul fronte sanitario, informa l'ad Marco Consalvo,
l'Usmaf, l'Ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera, «è pronto e attrezzato. E siamo in contatto con le
strutture della Regione nel caso ci fosse la necessità di verifiche».

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Rientrati i tecnici della Pmp: devono restare a casa per precauzione (M. Veneto)
Maurizio Cescon - Sono rientrati ieri in Italia, con un volo della Qatar Airways proveniente da Doha e
atterrato a Venezia poco dopo le 13, i due giovani tecnici friulani (hanno tra i 25 e i 28 anni) dipendenti
delle filiali cinesi della Pmp Industries, la multinazionale di Coseano che produce macchinari di alta
tecnologia apprezzati e venduti in tutto il mondo. I tecnici, che per tutto il volo hanno indossato la
mascherina protettiva, sono stati accompagnati nelle loro abitazioni, in provincia di Udine, e lì dovranno
restare per diversi giorni. Stanno bene, non hanno alcun sintomo di malattie di alcun genere, ma visto che
vengono dalla Cina (precisamente dalle città di Taicang e Changhzou, a circa 800 chilometri da Wuhan, dove
è scoppiata l'epidemia di coronavirus) dovranno seguire le rigide normative sanitarie predisposte
dall'Istituto superiore della sanità per evitare qualsiasi possibile propagarsi del contagio. «Li abbiamo sentiti
e ci hanno detto che sono in salute - dice il presidente della Pmp, l'imprenditore Luigino Pozzo -. Del resto
loro erano già nelle rispettive abitazioni anche in Cina, visto che le nostre due unità produttive sono ferme
per disposizione del governo di Pechino, almeno fino al 9 febbraio. Quindi non avevano avuto contatti con
la popolazione locale, da circa una settimana. Sappiamo che adesso dovranno rispettare qualche giorno di
riposo a casa. Se dovessero avere dei sintomi, tipo tosse o febbre, hanno un numero verde dedicato da
chiamare, non possono assolutamente andare in pronto soccorso o in ospedale per loro conto». Intanto la
Pmp sta organizzando anche il rimpatrio dell'altro tecnico friulano rimasto in Cina, che vive là con la sua
famiglia, moglie e figlio. La coppia e il bambino, se il programma non subirà variazioni, dovrebbero essere di
nuovo in Friuli entro domani, sabato primo febbraio. Pure per il tecnico e i suoi familiari non si registrano
problemi sanitari, ma una volta nel nostro Paese dovranno seguire le regole dettate dal Ministero.Sono
diverse le aziende del Friuli Venezia Giulia che hanno business in Cina. Dalla Danieli che ha un maxi impianto
e un cantiere con circa 1000 dipendenti in totale, alla Barazzutti di Verzegnis, nel cui stabilimento si produce
componentistica per le automobili, in particolare impianti di climatizzazione per marchi come Fca, Opel e
Bmw. Presenti con quattro sedi nelle principali città anche l'udinese Ic & Partners che si occupa di
consulenze amministrative e legali per chi decide di investire in Cina e la Labiotest del gruppo Luci, con un
ufficio diretto da uno dei titolari, Jacopo Luci. Tra Pechino e Shanghai presenti infine i marchi di due big del
settore arredo come Snaidero e Calligaris, che però non hanno in loco personale italiano. Uffici e sedi di
rappresentanza per i colossi come Fincantieri (che negli anni scorsi ha siglato una joint-venture per entrare
nel mercato della crocieristica dell'estremo oriente) e Generali.

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Bocciato Mittelfest: «Progetto debole con budget alto e incassi ridicoli» (M. Veneto)
Mattia Pertoldi - L'assessore regionale alla Cultura Tiziana Gibelli non compie alcun passo indietro, ma - anzi
- su Mittelfest tiene il punto. Il taglio dei contributi al festival di Cividale - pari a 100 mila euro rispetto al
budget dello scorso anno e di 200 mila sul plafond 2018 - è figlio, come spiegato in risposta a
un'interrogazione presentata dal dem Cristiano Shaurli, di «valutazioni oggettive svolte dalla Commissione»
al netto dei «retaggi degli anni precedenti che hanno il loro peso».«La giunta ha deciso la ripartizione dei
fondi specifici tenendo conto - ha spiegato Gibelli - che il maggior numero di soggetti ammessi ai
finanziamenti triennali, 25 rispetto ai 20 precedenti, ha del tutto vanificato le risorse aggiuntive, pari a 120
mila euro, disponibili sul capitolo, rendendo così necessaria una ripartizione ribassata per ogni categoria
dello spettacolo dal vivo. La Commissione non ha inoltre espresso la propria valutazione sui dati 2019, visto
che questi ufficialmente saranno presentati a fine giugno, ma esclusivamente sul progetto artistico del
2020. E anche se non immediatamente comparabili ai punteggi del triennio precedente - per diverse
specificità si è passati dalla scala 0-10 a quella 0-30 per diverse esigenze - si può riparametrare il punteggio
e ottenere così il quadro d'insieme».Un'analisi complessiva figlia delle scelte della Commissione e non della
posizione di Gibelli. «Per quanto riguarda i punteggi - continua l'assessore -, in alcune fattispecie Mittelfest
è più o meno in linea con i risultati dello scorso anno, ma in altre è inferiore. Se dalla Commissione, inoltre,
mi dicono che anche il programma di quest'anno non fa gridare "wow", mi fido e certamente non mi metto
a contestare la valutazione stilata da esimi professionisti»...
Parole, quelle di Gibelli, che mandano su tutte le furie Shaurli. «Al netto della replica dell'assessore - tuona
il segretario regionale del Pd -, ciò che rimane è il taglio di 200 mila euro a Mittelfest, un meno 25% in due
anni che metterebbe in ginocchio qualsiasi manifestazione. Polemiche e discussioni sul festival le hanno
affrontate tutti gli assessori degli ultimi 20 anni. Tutti però, diversamente dalla giunta Fedriga, hanno
continuato a credere in Mittelfest e nel territorio del Cividalese, magari portando il proprio contributo di
idee invece di "affamarlo" per farlo chiudere progressivamente».

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CRONACHE LOCALI

Spunta un possibile acquirente per la Lavinox (M. Veneto Pordenone)
Giulia Sacchi - Un nuovo imprenditore per dare futuro a Lavinox e ai 106 addetti: è una delle questioni che
verranno affrontate nell'incontro di oggi a Unindustria, al quale prenderanno parte Regione e
sindacati.L'associazione guidata da Michelangelo Agrusti e l'assessore regionale Sergio Emidio Bini, già a
dicembre, avevano annunciato di essere al lavoro per trovare un investitore. Gli interessamenti sembrano
non mancare, anche se per ora ci si limita alle indiscrezioni: si tratta da capire con quali tempi chi ha messo
gli occhi sull'azienda di Villotta di Chions, appartenente al Gruppo Sassoli, decida di scendere in campo,
considerata anche la questione del concordato preventivo.Nel capannone di Lavinox, tra l'altro, è ospitata
anche la produzione di Sarinox, realtà con 22 addetti trasferitasi da Aviano nei mesi scorsi. Fuori della sede
degli industriali, oggi, ci dovrebbe essere il presidio dei lavoratori, come accaduto negli ultimi
summit.Intanto la vertenza anima il dibattito politico: sul caso è intervenuto il responsabile economia del
Pd regionale, Renzo Liva. «Sulla vicenda Lavinox nessuno pretende dalla politica bacchette magiche o
soluzioni miracolistiche, ma il massimo impegno sì - ha detto -. È legittimo chiedere che la Regione sia in
testa a tutti nell'impegno determinato alla ricerca di un investitore e di commesse possibili. Con oltre cento
famiglie coinvolte, servono iniziative molto concrete, dal supporto a chi avesse interesse a investire a
progetti credibili di ricollocazione, formazione e sostegno economico ai lavoratori». L'esponente dem
auspica che «quando l'assessore Bini incontrerà le parti sociali e Unindustria porti risultati e comunque le
tracce riscontrabili dell'impegno regionale. Perché per la Regione non devono esistere figli e figliastri: se a
Trieste si fanno chiudere aziende non in crisi come la Ferriera e poi si offre ai lavoratori l'opzione
Fincantieri, non va bene se per i lavoratori di Pordenone non si compia lo stesso sforzo».«Noi conosciamo le
difficoltà dell'economia e non le strumentalizziamo - ha concluso Liva -, ma non possiamo non vedere e
giudicare i fatti: l'economia regionale arretra, le imprese chiudono, quelle nuove non ci sono, il Friuli
Venezia Giulia fa peggio delle regioni contermini e non soltanto. La regione è governata ormai da due anni
da Fedriga, la Lega e i suoi alleati: è tempo che portino risultati».

Fiume Veneto, troppi posti "vuoti": 6 assunzioni in Comune (M. Veneto Pordenone)
Il Comune di Fiume Veneto quest'anno assumerà sei dipendenti. Il consiglio comunale, infatti, ha
approvato, con i voti favorevoli di Flumen e Lega e l'astensione del M5s, il bilancio di previsione 2020-2022
e i relativi provvedimenti. «Tra quest'ultimi - dice l'assessore ai rapporti con il personale, Sara Pezzutti - il
piano di fabbisogno del personale, che ritorna ad abbracciare un'ottica complessiva e non più per singola
area. Sono state approfondite le esigenze degli uffici, tenuto conto di organico, vincoli sulle assunzioni e
uscite per quiescenza, oltre che dei limiti che le norme prevedono per gli enti locali in materia di assunzione
di nuovo personale». Nel 2020 sono previsti sei inserimenti. Oltre a un nuovo agente di polizia locale, che
ha preso servizio il 30 dicembre, è gennaio è stato assunto un operaio. Ci saranno tre nuovi impiegati negli
uffici urbanistica, tributi e lavori pubblici e altre due posizioni - di cui una appartenente alle categorie
protette - da destinare ad affari generali e servizi alla persona. «Le previsioni indicano a regime una pianta
organica di 50 dipendenti - afferma Pezzutti -, con una spesa di circa 2 milioni di euro, inferiore a quanto il
Comune spendeva in media nel triennio 2011-2013. Da anni il Comune versava in una situazione cronica di
organico: questo piano ha l'obiettivo di coprire i posti vacanti». --M.P.

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Cro, protonterapia e un sogno: «Una specialità universitaria» (M. Veneto Pordenone)
«Se oggi attraversiamo il confine con la Slovenia o l'Austria, quasi non ce ne accorgiamo. Ma se viaggiamo
verso Meduna di Livenza, appena superato il comune di Pasiano, il confine tra Friuli e Veneto è segnato da
un grande cartello che dà il benvenuto in provincia di Treviso. Quei segnali li ha voluti Zaia, quando era
presidente della provincia di Treviso, un gesto non proprio cordiale nei confronti della provincia di
Pordenone. Non di meno se volgiamo lo sguardo dall'altra parte, verso Udine e il Tagliamento, le cose
vanno meglio. Al contrario, quel fiume sembra rappresentare quasi una barriera invalicabile tra mondi
separati in casa, divisi su tutto. Questo è lo sfondo sul quale si muove il rapporto tra la nostra regione e il
Veneto e su cui si perpetuano mai sopite divisioni territoriali tra Pordenone e Udine e non solo».Alberto
Rossi, già presidente della Provincia di Pordenone e dirigente dell'Azienda ospedaliera Santa Maria degli
Angeli ha deciso di misurare questa "concorrenza" attraverso il paradigma della sanità e in particolare
dell'oncologia. L'ha fatto realizzando un'inchiesta che andrà in onda questa sera su Telepordenone (dopo il
tg della sera).Il perno del confronto è la scelta della Regione Fvg di acquistare la protonterapia e di
destinarla al Cro di Aviano. «Si tratta di un consistente investimento tecnologico che doterà il centro
pedemontano di una apparecchiatura avanzatissima come poche altre in Italia e nel mondo - ricorda Rossi -.
Quasi contestualmente a tale iniziativa della nostra Regione, il Veneto ha annunciato l'apertura a
Portogruaro di una struttura oncologica ambulatoriale, supportata dall'Istituto Oncologico Veneto (IOV) di
Padova, con il dichiarato intento di arginare le fughe di pazienti verso il Cro di Aviano. Questa politica
aggressiva della regione Veneto ha messo in allarme gli operatori del Cro, ma la politica regionale è rimasta
silente. Un pacato assessore regionale Riccardo Riccardi ha provato a gettare acqua sul fuoco: "Non credo
che siano in atto offensive che coinvolgano i servizi sanitari pubblici regionali" ha detto. E il presidente
Fedriga ha aggiunto: "Il Cro continua a rappresentare un centro di attrazione per la nostra regione, forte
dell'eccellenza che già rappresenta". Affermazioni che però non hanno del tutto rassicurato.
L'indebolimento complessivo della rete ospedaliera della provincia di Pordenone, che aveva proprio nella
sua attrattività dal Veneto uno dei suoi punti di forza, ha reso difficile anche la sostenibilità di un primato
come quello del Cro nella lotta contro i tumori».Rossi è stato a Portogruaro a dialogare con Carlo Bramezza,
direttore generale dell'Azienda Sanitaria del "Veneto Orientale". «Per Bramezza "Non esiste alcuna guerra
tra noi e il Fvg". E tuttavia la rete oncologica regionale del Veneto è stata realizzata con l'intento di ridurre
la fuga di pazienti verso il Cro». Poi è stato a Trento dove la protonterapia «è attiva dal 2014, una struttura
all'avanguardia costata ben 120 milioni di euro, che opera su un bacino nazionale e internazionale. Tuttavia
gli alti costi di gestione e la mancata definizione delle tariffe da parte dei ministeri competenti, comportano
per la sanità trentina la necessità di stringere alleanze con tutte le istituzioni sanitarie in grado di destinare
pazienti al suo centro. E, tra queste, la convenzione con il Veneto è sicuramente quella più rilevante.
Nonostante questi sforzi, il traguardo dei 400 trattamenti all'anno non è stata ancora pienamente
raggiunta, il che ci dimostra come anche per una provincia ricca come Trento, non sia sempre facile far
tornare i conti» prosegue Rossi. A Trento Paolo Bordon, direttore generale dell'Azienda sanitaria provinciale
ha spiegato: «Il sistema sanitario trentino è all'avanguardia. Il centro di protonterapia è stato attivato nel
2014. A oggi eroga circa 350 trattamenti l'anno», mentre Maurizio Amichetti, direttore del Centro di
protonterapia di Trento ha risposto a Rossi: «L'apparecchiatura che sarà acquisita dal Cro di Aviano è più
compatta rispetto alla nostra, con prestazioni leggermente inferiori. Scelta lungimirante». Per il Centro di
Aviano, l'acquisizione dell'apparecchiatura per la terapia protonica, su quali scenari si declinerà? Si chiede
Rossi. «Giovanni Franchin, direttore dell'Oncologia radioterapica del Cro di Aviano sostiene che "La
tecnologia arricchisce un territorio. La protonterapia è fondamentale per il futuro del Centro. L'orizzonte
potrebbe essere quello di portare ad Aviano una specialità universitaria». Rossi ha intervistato anche l'ex
direttore generale dell'Aas5, Giorgio Simon: «E' opportuno che la sanità - è stato il suo auspicio - venga
gestita attraverso alleanze tra regioni. Bisogna costruire reti. L'idea che ogni regione possa bastare a se
stessa non è sufficiente».

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I sindaci: «Subito il progetto per la "nuova" Pontebbana» (M. Veneto Pordenone)
Donatella Schettini - «Che non si possa o non si voglia?»: il quesito se lo pone il sindaco di Casarsa, Lavinia
Clarotto da quando ha saputo che l'assessore regionale Graziano Pizzimenti ha detto che la rotonda
all'incrocio dei "Tortiglioni" non si può fare. Intervento chiesto da anni e a gran voce dall'amministrazione
per risolvere i problemi di traffico e di inquinamento del tratto della statale che attraversa Casarsa. E il Pd,
dopo un incontro pubblico in città, chiede una pianificazione complessiva per la statale 13. «Non molliamo
la presa - afferma -. Innanzitutto vogliamo ufficialità sul fatto che non si possa fare. Poi aggiungo: che non si
possa o non si voglia? Certo è un nodo complesso e va trovata una soluzione complessa, che costa. Quindi
c'è da capire se c'è la volontà di intervenire o meno. Poi, sulla base di cosa si dice che non si può fare -
sottolinea Clarotto -? Sono stati fatti studi, progetti? Una progettazione affidabile o palesemente sbagliata
come quella della rotatoria dello Sporting che ha portato a realizzare con soldi pubblici un'opera errata
creando problemi di traffico dove non c'erano? Noi vogliamo risposte: che soluzioni ci sono? Qualcosa va
fatto e ci deve essere dimostrata la volontà di fare». Della Pontebbana si è parlato nel corso di un incontro
pubblico promosso dai circoli Pd di Casarsa e di Zoppola alla presenza dei consiglieri regionali Sergio
Bolzonello, Nicola Conficoni, Mariagrazia Santoro e Chiara Da Giau. Presenti i sindaci dei due Comuni.
«Dopo aver detto no agli indennizzi per il traffico derivante dai cantieri dell'A4, allo studio di fattibilità della
metropolitana leggera e agli interventi di mitigazione ambientale, come barriere fonoassorbenti acustiche e
verdi, ora la giunta Fedriga dice no anche alla rotonda di Casarsa. Urge riprendere il confronto avviato con i
sindaci alla fine del 2018 per individuare soluzioni Comuni», affermano i consiglieri. Dall'incontro,
sottolineano, «è emerso un problema generale di pianificazione della mobilità della Destra Tagliamento. È
necessario trovare una sintesi su diversi punti: analisi dei flussi, una prospettiva per giungere a un piano
d'area vasta della mobilità e del traffico, funzionalità delle rotonde esistenti e di quelle eventualmente da
realizzare, criticità degli attraversamenti, continuità delle piste ciclabili, analisi della qualità dell'aria e del
particolato Pm 2,5». Il territorio chiede alcune cose: l'apertura di un tavolo politico in cui vengano assunte
delle decisioni per risolvere questi problemi nel medio periodo, microinterventi nel breve periodo, che
assicurino una serie di attraversamenti protetti a favore dell'utenza debole nei tratti particolarmente
pericolosi, lo studio di misure che, dopo l'apertura della terza corsia autostradale, favoriscano e obblighino i
mezzi pesanti a restare in autostrada e la valorizzazione delle infrastrutture ferroviarie, che possono
diventare vere vie di comunicazione alternative e convenienti per il trasporto di passeggeri e merci.
Berlato: Sequals-Gemona, ora si muova anche l'Europa
Fabiano Filippin - Bruxelles paghi parte delle spese di progettazione e di costruzione della Cimpello-
Gemona. A chiederlo è il deputato europeo Sergio Berlato (Fdi): la sua nomina a Strasburgo è stata appena
convalidata in quanto i giudici della Cassazione ne avevano sospeso l'investitura sino alla definitiva Brexit
per una questione di calcolo dei seggi disponibili. Berlato ha dedicato al prolungamento della Cimpello-
Sequals il suo primo intervento, annunciando un'interrogazione alla Commissione. «Trattandosi di un'opera
strategica per il nordest, ma anche per Austria e Slovenia, è giusto che le istituzioni sovranazionali la
cofinanzino - ha commentato il parlamentare -. Portare l'infrastruttura a Gemona significa migliorare le
opportunità commerciali e turistiche dell'intera macroregione. Per non parlare dei progetti paralleli, come il
traforo della Val Tramontina e il potenziamento dei collegamenti dei passi della Mauria e di monte Croce
Carnico. Tra l'altro, Bruxelles ha in piedi speciali fondi proprio per rimuovere i "colli di bottiglia", cioè le
strettoie che si formano lungo lo stradario ordinario una volta che siano entrate in funzione le grandi
arterie»...

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«Carte in regola per l'inceneritore». La Regione gela comitati e cittadini (M. Veneto Udine)
Timothy Dissegna - Volevano un confronto diretto e approfondito con le istituzioni e così è stato, per oltre
un'ora, ma nessuno spiraglio. Ieri mattina i rappresentanti dei comitati anti-inceneritore di Manzano,
guidati dal Cordicom, hanno raggiunto Trieste in corriera per presentare alla giunta Fedriga le oltre 1.400
firme raccolte in pochi giorni tra Manzano e Comuni limitrofi. Ad attenderli l'assessore regionale
all'ambiente, Fabio Scoccimarro, che ha incontrato una trentina di cittadini. Presenti esponenti di
maggioranza e minoranza in Consiglio regionale, oltre a tecnici degli uffici.La parola è andata subito ai
rappresentanti dei comitati spontanei e delle forze politiche locali, ossia l'amministrazione di Buttrio, i
colleghi di minoranza e l'opposizione di Manzano. Tutti hanno posto l'accento sulla prossimità della
struttura alle case e alle aziende, frutto di una vecchia deroga concessa dall'allora Provincia di Udine,
quando a bruciare erano solo gli scarti del legno. A quelli, con il tempo, si sono aggiunti anche altri tipi di
rifiuti. Oggi lo scenario è diverso e bisogna fare i conti con una situazione ambientale già critica.«Vorremmo
avere un impianto come quello di Copenhagen - ha detto Diana D'Osvualdo, portavoce del comitato di
Buttrio e Manzano -, ma quello attuale è obsoleto. Bisogna fare un'indagine epidemiologica sugli ultimi 20
anni per capire quali effetti ha provocato sulla popolazione».Ma Scoccimarro non ha lasciato spazio a
illusioni: pur sottolineando la sua posizione ferma sulla necessità di tutelare la salute, ha ammesso che «i
dati dell'Arpa mostrano che l'inceneritore rispetta i limiti di legge e l'azienda ha tutte le autorizzazioni» per
potenziare l'impianto. Il timore che la linea vecchia e quella nuova lavorino insieme sembrerebbe
scongiurato poiché l'attivazione della seconda dovrebbe comportare la dismissione della prima. «Finora non
ho mai incontrato la proprietà - ha aggiunto l'esponente della giunta Fedriga -, ma prossimamente la
convocherò per capire come risolvere il problema».Ad assecondare le preoccupazioni dei cittadini c'era il
consigliere regionale ed ex sindaco di Pavia di Udine, Mauro Di Bert (Progetto Fvg): «È giusto essere
rispettosi delle norme, ma in questi casi la politica deve svolgere la sua parte in termini di indirizzo nelle
scelte». Netta la posizione anche dei 5 Stelle con Cristian Sergo: «Non si dovrebbe consentire a Manzano la
realizzazione di un impianto a meno di 500 metri dalle abitazioni, la tutela della salute non dovrebbe
permettere alcuna deroga». A fine incontro molti dei contrari all'inceneritore si sono detti fiduciosi sul
futuro della questione: «Oggi abbiamo ascoltati tanti interventi importanti - ha commentato Daniele
Nonini, sostenitore esterno dei comitati -, c'è fiducia verso chi abbiamo votato. Ma l'assenza
dell'amministrazione di Manzano fa pensare, sarebbe stato giusto sostenerci anche solo con la presenza».

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Lettere antisemite a consiglieri di minoranza (M. Veneto Udine)
Anna Casasola - «Dopo 75 anni...l'ebreo, è sempre ebreo...». È il testo antisemita delle quattro lettere
recapitate ieri ad altrettanti consiglieri comunali di minoranza a San Daniele. Un messaggio, non contenuto
in una busta, scritto con un pennarello a punta grossa su mezzo foglio A4 che Paolo Menis (ex Pd, liste
civiche 18 San Daniele e San Daniele Bene comune, vicine al centrosinistra), Carlo Toppazzini (civica 18 San
Daniele) e Romano Ovan (San Daniele Bene comune) hanno trovato nella buca delle lettere della propria
casa. All'ex assessore Consuelo Zanini (Innovare San Daniele, civica vicina al centrodestra) il foglio è stato
recapitato nel suo studio legale di via Garibaldi. Un gesto compiuto da un anonimo, che ha creato
inquietudine nella cittadina collinare. Il tema dell'antisemitismo era già venuto alla ribalta alla fine del 2019
quando Giovanni Candusso, consigliere di maggioranza che per quel gesto si dimise dalla Lega, il 31 ottobre
aveva pubblicato un post su Facebook, un commento riferito all'istituzione in Senato della Commissione
straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e
alla violenza, presentata da Liliana Segre. «Non capisco perché gli ebrei - aveva scritto Candusso -, si
lamentano da millenni, quando qualcuno la pensa diversamente da loro». Ieri dunque un altro gesto
antisemita.Il primo a trovare la missiva attorno alle 9, è stato l'ex sindaco Menis che ha subito allertato i
colleghi di minoranza. Attorno alle 16.30 è toccato alla collega Zanini ritrovare la lettera anonima, in mezzo
alla posta del proprio ufficio: «Non l'ho presa come una minaccia personale, ma è un chiaro riferimento alle
posizioni prese nell'ultimo Consiglio». Ovan, invece, ha controllato la posta attorno alle 18.15 e ha trovato il
messaggio. «Ho cercato di lasciare meno tracce possibili sul foglio - spiega Ovan - e quindi l'ho preso in
mano solo dopo aver indossato dei guanti». Cosa che ha fatto anche il consigliere Toppazzini: una
precauzione che potrebbe favorire gli investigatori nell'individuazione del responsabile. Sì perché i quattro
consiglieri stamane si recheranno dal comandante della stazione dei carabinieri, Alfredo Scudeler, per
sporgere denuncia.«Abbiamo deciso che è il caso di denunciare pubblicamente quanto accaduto - annuncia
il capogruppo Fabio Spitaleri (San Daniele Bene Comune). È un messaggio inquietante che vuol dire che ci
sono ancora persone che dell'antisemitismo fanno una convinzione profonda. Si tratta di casi isolati però ci
sono ed è molto preoccupante. E questa, assieme alla vicenda del noto consigliere, sono lo specchio di casi
insoliti ma che ci sono. Denunciamo pubblicamente questa situazione - aggiunge Spitaleri -, la
condanniamo. Non ci facciamo intimidire e continueremo a farci portatori della cultura della memoria e
dell'antisemitismo».Ieri sera a San Daniele era riunito il consiglio comunale. I quattro rappresentanti hanno
portato e mostrato la lettera in Aula. Ferma la condanna del sindaco Pietro Valent. «Il Consiglio nella sua
interezza ha già espresso due giorni fa una ferma condanna a qualsiasi espressione possa anche avere
soltanto il minimo segno di antisemitismo. Il sindaco e tutto il Consiglio - sono state le parole di Valent -
esprimono piena solidarietà ai consiglieri che hanno vista violata la propria sfera privata. L'autore di un
simile gesto non può che essere una persona sconsiderata e che non conosce la storia. È intento
dell'amministrazione perseguire l'autore di una tale nefandezza».

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Centrali idroelettriche in mano pubblica. Più soldi alla montagna (M. Veneto Udine)
Gino Grillo - Il Parlamento ha apportato profonde modifiche alla disciplina relativa alle concessioni di grandi
opere idroelettriche, disponendo la regionalizzazione della proprietà alla scadenza delle concessioni. Alla
Regione spetta il compito di disciplinare - con una legge - le modalità e le procedure di assegnazione entro il
13 febbraio o comunque non oltre il 31 marzo 2020. «È una svolta epocale anche per nostra regione -
sottolinea il sindaco Michele Benedetti - con l'approvazione della legge i nostri territori avranno una pioggia
di denaro e di potere contrattuale: forse la prima vera e propria anticipazione dell'autonomia».In
particolare l'emendamento prevede che alla scadenza delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche,
tutte le opere passino senza compenso alle Regioni. «Sostanzialmente tutte le centrali idroelettriche
presenti nei nostri territori di montagna - spiega il primo cittadino - a fine concessione diventano pubbliche,
senza alcun esborso. Una volta scaduta la concessione, la Regione potrà fare una gara per individuare un
nuovo concessionario o decidere se gestirla attraverso società o forme di partenariato in forma
pubblico/privata. In Fvg la politica regionale sta lavorando alla creazione di una società energetica regionale
che operi nel settore energetico».Come sindaco di un territorio che negli anni '50 si è visto portare via
l'acqua dai torrenti per la creazione della diga del Lumiei e della centrale di Ampezzo «sono a chiedere alla
nostra politica regionale di farsi carico e legiferare urgentemente, come fatto nel mese di dicembre 2019
dal consiglio regionale della Lombardia». Per Benedetti l'attività idroelettrica, che nella maggioranza dei
casi viene svolta nei territori della montagna, deve lasciare agli stessi risorse importanti che vengano
utilizzate per attenuare il maggior costo dei servizi nei territori di montagna, tale provvedimento sarà un
aiuto per scongiurare lo spopolamento.«I criteri saranno decisi dalle Regioni in piena e totale autonomia -
prosegue il sindaco - ivi comprese le misure di compensazione ambientale e territoriale, anche a carattere
finanziario, da destinare ai territori interessati dalla presenza delle opere e della derivazione. Ma non solo: i
concessionari di grandi derivazioni idroelettriche dovranno anche corrispondere alle Regioni un canone,
determinato con legge regionale, che sarà destinato, come minimo per il 60 per cento, alle Province o sul
territorio che è interessato dalle derivazioni». Benedetti ricorda che è già in vigore la possibilità che le
Regioni dispongano, tramite legge, l'obbligo per i concessionari di grandi opere idroelettriche, di fornire
annualmente e gratuitamente alle medesime 220 kw/h per ogni kw di potenza nominale media di
concessione, per almeno il 50 per cento destinata a servizi pubblici e categorie di utenti dei territori
provinciali interessati dalle derivazioni. «Nello specifico ciò significa che nella nostra Regione avendo
soppresso le Provincie, l'area montana, in cui sono situate le centrali, avrebbe a disposizione ogni anno
milioni di euro in termini di energia elettrica. Si potrebbero illuminare municipi e scuole gratis o fornire
questa energia a soggetti privati». Una vera e propria rivoluzione. «Sarebbe una vittoria del territorio che
rivendichiamo con forza».

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Il costo del personale cresce di 4 milioni. Traballano bilancio e piano assunzioni (Piccolo Trieste)
Piero Tallandini - Nuova tegola per il bilancio comunale. Il comparto unico, il recente emendamento
regionale da 1,7 milioni e l'aumento delle assunzioni stanno creando più grattacapi del previsto dal punto di
vista dei costi del personale. Il vicesindaco e assessore al Bilancio Paolo Polidori spiega che la spesa per
l'organico peserà per 4 milioni in più sulle casse municipali, tanto che è stato necessario procedere ora con
degli aggiustamenti in corsa per trovare la quadra nella stesura del prossimo documento contabile. Ma al di
là delle ripercussioni finanziarie, traballa il piano triennale delle assunzioni presentato in primavera e che
prevede dal 2019 al 2021 ben 250 nuovi ingressi (di cui 56 quest'anno e 30 il prossimo). Il piano andrà
rimodulato: ci saranno slittamenti nelle tempistiche e una riduzione che l'assessore al Personale Michele
Lobianco quantifica al di sotto della doppia cifra rispetto al totale degli assunti previsti. Secondo lo stesso
Lobianco l'obiettivo del riassestamento sarà quello di non intaccare in modo significativo i numeri. C'è la
volontà di circoscrivere il più possibile l'impatto che l'aumento dei costi avrà sulle previste assunzioni in
modo da continuare a immettere forze fresche nella "macchina" comunale. «Da quando sono in carica
abbiamo assunto ben 320 dipendenti, stabilizzando anche molti precari. La spesa è cresciuta, ma questo
aspetto non va letto necessariamente in chiave negativa - osserva Lobianco -. Significa anche che stiamo
investendo sul personale, a tutto vantaggio della qualità dei servizi. E sarà questa la strada che
continueremo a seguire. Il piano delle assunzioni che abbiamo presentato lo scorso anno è uno strumento
flessibile. Dunque possiamo rimodularlo nella tempistica ed eventualmente nei numeri per non far salire
troppo la spesa. Confido comunque che, nella sostanza, non verrà intaccato. Ci sono vincoli che non
possiamo ignorare, ma anche pensionamenti in arrivo». «Ci saranno degli slittamenti di un paio di mesi e un
numero minore di assunzioni che quantificherei al massimo tra le 5 e le 6 unità per quest'anno - precisa
l'assessore al Personale -. Pertanto, non un impatto così pesante. A questo punto procederemo entro la fine
di marzo con il concorso per i conservatori museali e per gli istruttori dei ricreatori. Poi toccherà alle
procedure per geometri, tecnici e amministrativi. Quanto al bando per la Polizia locale penso che si andrà
non oltre la fine dell'anno». «Nel frattempo è entrata a regime la riorganizzazione interna con il passaggio a
sette Dipartimenti, che ha reso più omogenei gli uffici e velocizzato il lavoro - aggiunge Lobianco -.
Sottolineerei che restiamo un Comune molto virtuoso, con 7 direttori di dipartimento e altri 20 funzionari
con incarichi dirigenziali a fronte di un totale di 2.400 dipendenti. Credo che in futuro potremmo crescere
aggiungendo altri due dirigenti, nella prospettiva di sfide importanti per la città come quella del Porto
vecchio». Tornando alla questione strettamente finanziaria, secondo Polidori «abbiamo dovuto procedere a
degli aggiustamenti in corsa non facili, ma siamo riusciti a far quadrare i conti coinvolgendo i vari
dipartimenti per tenere sotto controllo la spesa e non avere ripercussioni significative sulle assunzioni».
Vigili armati, servizio al via entro la fine dell'anno
Si delinea la tempistica per quanto riguarda l'avvio della "rivoluzione" che interesserà la Polizia locale. Entro
la fine dell'anno cominceranno infatti i primi turni di pattugliamento con i vigili urbani armati. Nel
frattempo si sta lavorando in vista della predisposizione dei bandi correlati: quello per l'armeria e il
concorso per assumere una trentina di nuovi agenti. Per il titolare della delega alla Polizia locale, Paolo
Polidori, c'è anche un'altra questione da risolvere nei prossimi mesi: quella dei 70 dipendenti non disponibili
al pieno utilizzo dell'armamento e che avevano optato per la domanda di trasferimento...

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Ferriera, rinnovo di un mese agli interinali. Vertice sui tempi dello stop all'area a caldo (Piccolo Trieste)
Diego D'Amelio - Il gruppo Arvedi prolunga di un mese il contratto degli oltre sessanta interinali impiegati
all'interno della Ferriera e il cui incarico sarebbe dovuto scadere oggi, dopo una prima proroga riconosciuta
dall'azienda su pressione del ministro Stefano Patuanelli e dell'assessore regionale al Lavoro Alessia
Rosolen. La notizia è arrivata ieri, alla vigilia dell'incontro con la proprietà convocato per stamattina dalla
Regione per discutere il cronoprogramma dello spegnimento dell'area a caldo: operazione complessa,
destinata a impegnare alcune settimane e a concludersi probabilmente attorno alla metà di marzo. Il
contratto degli operai somministrati del laminatoio verrà rinnovato fino al 28 febbraio. Una scadenza che i
sindacati reputano non avrà altre proroghe, essendo imminente l'arresto di cokeria e altoforno. La Regione
ha comunicato ai rappresentanti dei lavoratori che a breve i tempi determinati saranno contattati per
iniziare i percorsi di formazione e ricollocamento. Si contano infatti sulle dita di una mano gli operai disposti
a valutare il trasferimento a San Giorgio di Nogaro, mentre non è ancora chiaro se questo primo gruppo di
addetti in uscita potrà rientrare nella disponibilità manifestata da Fincantieri ad assorbire gli esuberi a
Monfalcone. Oggi si incontreranno intanto in Regione l'assessore all'Ambiente Fabio Scoccimarro e i tecnici
di Siderurgica triestina. L'esponente della giunta Fedriga chiederà all'azienda di indicare una data definitiva
per l'avvio dello spegnimento dell'area a caldo, sebbene dal Mise abbiano sempre detto che non esiste
disattivazione senza firma dell'Accordo di programma, che dovrà anche chiarire chi sarà il soggetto
incaricato di realizzare le bonifiche. Per arrivare all'Adp, è però necessario che Arvedi e Autorità portuale
trovino un'intesa sul valore dei terreni dell'area a caldo, che l'Authority vuole rilevare e allestire per la
logistica: l'ad Mario Caldonazzo e il presidente Zeno D'Agostino stanno trattando, ma fonti qualificate
parlano di una fumata bianca alle porte. Regione e azienda si confronteranno stamani sull'iter
amministrativo e tecnico dello spegnimento e dello smantellamento, alla presenza dei Vigili del fuoco.
Scoccimarro non nasconde che la fase di cessazione della produzione potrebbe creare disagi alla
cittadinanza, con la necessità di aumentare i controlli ma anche di prevedere deroghe sui limiti
all'inquinamento. L'idea dell'assessore è ottenere una data dalla proprietà e quindi indire una conferenza
stampa per illustrare il cronoprogramma di massima. Il solo spegnimento richiede alcune settimane e
inciderà sulla qualità dell'aria di Servola e dintorni. Prima si arresteranno le fiamme sopra il nastro
dell'agglomerato, che compatta il minerale diretto all'altoforno. In seconda battuta lo stop riguarderà
quest'ultimo e la cokeria: due processi complicati, perché la cokeria stessa non viene disattivata
completamente da vent'anni e perché l'abbassamento della temperatura dell'altoforno ne mette a rischio
la stabilità. Da quanto risulta l'azienda ha già ridotto la produzione, ma sui tempi non c'è chiarezza. Arvedi
ha prima parlato di arresto fissato per il primo febbraio e poi si è limitata a indicare genericamente il mese
entrante. Le istituzioni hanno sempre preteso dal canto loro che le operazioni comincino dopo la firma
dell'Adp. E si rincorrono infine le voci di chi nello stabilimento sostiene che i macchinari resteranno accesi
fino allo smaltimento delle materie prime e di chi considera questo aspetto irrilevante. Dopo gli appelli dei
sindacati e i due incidenti registrati negli scorsi giorni, il prefetto Valerio Valenti ha convocato infine per
lunedì un vertice sulla sicurezza per valutare le misure da adottare in questa fase di delicata transizione.
Saranno presenti azienda, Comune, Arpa, Vigili del fuoco e Azienda sanitaria.

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