RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - lunedì 11 novembre 2019

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – lunedì 11 novembre 2019

(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Edilizia, rischi di un'altra crisi. I sindacati bussano in Regione (M. Veneto)
Un pensionato su tre deve sopravvivere con meno di 800 euro. Sindacati in piazza (Piccolo)
Pensionati, anche i sindacati friulani in piazza. Vertice con i parlamentari regionali (Mv domenica 10)
Industria in difficoltà, settimana calda a Trieste (Piccolo)
Parte il tour de force del centrodestra tra legge di stabilità, enti locali e sanità (Piccolo)
«Così la Cina frenata dai dazi di Trump cerca sbocchi nel porto di Trieste» (Piccolo)
Scuolabus vecchi e insicuri in 71 Comuni: soldi solo a 23 (M. Veneto)
CRONACHE LOCALI (pag. 9)
Dai fotografi agli animatori, Costa arruola personale (Piccolo Trieste)
Imprese eccellenti: il giorno di Top 500 Interporto annuncia nuovi collegamenti (Mv Pordenone)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)

Edilizia, rischi di un'altra crisi. I sindacati bussano in Regione (M. Veneto)
Resta preoccupante la situazione del comparto edile in regione. Letteralmente dimezzato da una crisi che
tra il 2008 e il 2016 ha visto scendere da oltre 14 mila a 7.500 il numero degli addetti (impiegati esclusi),
negli ultimi tre anni il settore ha dato qualche timido segnale di ripresa, recuperando poco più di mille
occupati. Troppo poco però dopo la crisi peggiore di sempre e anche alla luce di un peggioramento delle
condizioni di lavoro nel settore, favorito dall'irregolarità diffusa che si registra negli appalti e da un
crescente dumping contrattuale che penalizza sia i lavoratori che le aziende virtuose.Da qui la nuova
mobilitazione dei lavoratori del comparto, che venerdì scenderanno in piazza in tutta Italia per chiedere al
Governo, alle Regioni e agli enti locali di mettere in campo politiche capaci di avviare un vero rilancio del
settore, investendo nelle infrastrutture strategiche, nella messa in sicurezza del territorio e degli edifici
pubblici, a partire dalle scuole, nelle ristrutturazioni e nella riqualificazione energetica dell'edilizia pubblica
e privata.In regione l'appuntamento è per le 11 di venerdì a Trieste in piazzale Oberdan, sotto la sede del
Consiglio regionale, dove è previsto un sit-in organizzato dai sindacati di categoria Fillea-Cgil, Filca-Cisl e
Feneal-Uil. «In Fvg - spiegano i segretari regionali Emiliano Giareghi (Fillea), Luciano Bettin (Filca) e
Massimo Minen (Feneal) - situazione del settore delle costruzioni continua a essere preoccupante e con
prospettive di aggravamento. Alla Regione chiediamo di accelerare nell'adozione di provvedimenti di
sostegno e di stimolo sia al settore dell'edilizia privata che dei lavori pubblici, ma anche di salvaguardia
dell'imprenditoria locale e di prevenzione degli infortuni, sia attraverso una rigorosa verifica dell'idoneità
tecnico-professionale delle imprese impegnate negli appalti, adempimento già previsto dal testo unico sulla
sicurezza ma spesso non adeguatamente tenuto in considerazione, sia nel potenziamento dei controlli da
parte delle aziende sanitarie».Rivendicazioni, queste, che i sindacati stanno portando avanti anche a livello
nazionale, con richieste come il ripristino del Durc trimestrale di cantiere, l'obbligatorietà dell'iscrizione alla
cassa edile, l'introduzione della patente a punti sul rispetto delle norme antinfortunistiche.
«Ecobonus, pronti a intervenire per aiutare le piccole imprese»
«Innanzi tutto sulla problematica ecobonus discuteremo la prossima settimana in Consiglio regionale
essendo posta all'ordine del giorno una mozione presentata dal gruppo del Patto per l'autonomia. In
quell'occasione, alla luce degli approfondimenti in corso, ritengo di essere in grado di formulare iniziative
concrete della Regione che come ben sappiamo non ha competenza in materia, essendo provvedimenti di
provenienza nazionale»...

«Edilizia ancora a rischio servono misure di rilancio» (Piccolo)
Massimo Greco - Va un po' meglio, d'altronde sarebbe stato difficile fare peggio. Il settore edile-costruzioni
nel Friuli Venezia Giulia ha recuperato posti di lavoro dal 2016 a oggi, ma è ancora molto lontano dai livelli
occupazionali di dieci anni fa. Nel 2008 gli addetti erano 14250, nel 2016 erano crollati di quasi la metà a
7500, nel 2018 la modesta risalita a 8650. Riprendono fiato - come si può verificare nel grafico - Trieste,
Udine, Pordenone, mentre Gorizia è stazionaria.
Un breve documento della Triplice edile (Fillea-Cgil, Filca-Cisl, Feneal-Uil) suona la carica per riportare
l'attenzione istituzionale su un ambito economico strategico, che non è certo guarito dalla crisi seguita al
2008. Per farsi sentire e vedere dal mondo della politica, i sindacati organizzano un sit-in in piazza Oberdan
a Trieste, venerdì 15 alle ore 11 davanti al Consiglio regionale. Manifestazioni analoghe si svolgeranno in
tutta Italia, ma a Trieste la presenza della Regione autonoma, in grado di intervenire con maggiore efficacia
sul doppio registro normativo e finanziario, carica di ulteriore significato la protesta di categoria.Il cahier de
doléance, che i sindacati illustreranno venerdì, è piuttosto articolato, pur nella brevità. Condizioni di lavoro,
dumping contrattuale, prevenzione degli infortuni, rilancio delle grandi opere infrastrutturali, sicurezza
sismica e idrogeologica, gestione del territorio: la nota sindacale, a forte caratterizzazione friulana
specialmente nell'elencazione viario-ferroviaria, stimola la Regione a prendere l'iniziativa sul fronte
dell'edilizia privata e dei lavori pubblici.Nella gerarchia delle priorità Cgil-Cisl-Uil evidenziano come, a una
timida ripresa occupazionale, facciano riscontro «irregolarità diffusa» negli appalti e «dumping
contrattuale» a detrimento degli imprenditori onesti e dei lavoratori....

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Un pensionato su tre deve sopravvivere con meno di 800 euro. Sindacati in piazza (Piccolo)
Diego D'Amelio - Un pensionato su tre in Friuli Venezia Giulia è costretto a vivere con meno di 800 euro
netti al mese. Ma sarebbe più corretto parlare di sopravvivenza, per chi con una somma del genere deve
mantenere una casa, magari pagare un affitto, fare la spesa e affrontare gli acciacchi dell'età. Il grido
d'allarme è stato lanciato ieri dai sindacati dei pensionati in un incontro con alcuni parlamentari regionali a
Udine, dove Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp hanno evidenziato che 117 mila pensionati su 354 mila devono campare
con un reddito inferiore ai mille euro lordi. I sindacati hanno avuto un confronto trasversale con Mario
Pittoni (Lega), Walter Rizzetto (Fdi), Debora Serracchiani (Pd) e Renzo Tondo (Nci), presentando alla politica
i propri cahiers de doléances in vista della manifestazione nazionale di sabato prossimo. Per i segretari
regionali Roberto Treu (Spi-Cgil), Renato Pizzolitto (Fnp-Cisl) e Magda Gruarin (Uilp-Uil), «qualcuno si ostina
a considerare i pensionati come una categoria indenne dagli effetti della crisi». Così evidentemente non è e
la triplice denuncia che i problemi non sono solo quelli dei beneficiari della "minima" ma anche di chi, pur
potendo godere della rivalutazione, «ha subito un'evidente riduzione del potere di acquisto», come
evidenziato da Treu. Proprio il nodo rivalutazioni è sotto il faro dei sindacati, che in una nota parlano di
«tagli pesantissimi» alla rivalutazione già a partire da pensioni non certo ricche come quelle al di sopra dei
1.500 euro lordi, circa 1.200 euro netti. Tutto è cominciato ai tempi del governo Monti e si calcola che nel
solo Fvg i pensionati colpiti dal blocco dell'adeguamento all'inflazione tra 2012 e 2019 siano 150 mila, con
una perdita complessiva di 800 milioni di assegni non goduti sui 31 miliardi persi a livello nazionale dai
quasi 6 milioni di pensionati colpiti dal blocco (su un totale di 16 milioni). Treu, Pizzolitto e Gruarin
denunciano l'assenza nella prossima stabilità di politiche dedicate ai lavoratori in quiescenza: «Non
pervenute. Come le temperature di Mosca ai tempi della Guerra fredda», comincia la nota diramata dopo il
confronto con i parlamentari. Per Cgil, Cisl e Uil «nel bilancio, al momento, c'è solo il mini incremento di
pochi centesimi sulla rivalutazione delle pensioni tra i 1.500 e i 2.000 euro. Sfumate tutte le misure
rivendicate per passare a un sistema più equo di adeguamento degli assegni, come anche un taglio delle
imposte sulle pensioni. I sindacati chiedono risposte concrete da subito». La mobilitazione è fissata a Roma
per il 16 novembre. Nella capitale i sindacati chiederanno anche di estendere alle pensioni fino a 1.500 euro
lordi (82 mila potenziali interessati in Fvg) la cosiddetta quattordicesima, oggi prevista per gli assegni fino a
mille euro. Tutta da giocare anche la partita sul fisco: «Se prendiamo a riferimento - ha spiegato Pizzolitto -
un reddito di 20 mila euro lordi, il carico Irpef sulle pensioni italiane è di oltre 4 mila euro, a fronte dei mille
di quelle francesi e dei 39 della Germania, per una tassazione media europea del 13%, contro il 20%
dell'Italia. Tutto questo senza che le nuove detrazioni previste in finanziaria interessino i pensionati». L'altro
nervo scoperto è quello della non autosufficienza. I sindacati chiedono una legge di tutela e un
rafforzamento del welfare. «Di fronte a oltre 30 mila ultrasessantacinquenni residenti in Fvg totalmente
non autosufficienti e 78 mila che soffrono di limitazioni parziali, è evidente - ha detto Gruarin - quanto sia
importante rafforzare i servizi territoriali e integrare sanità e assistenza. Cose previste dalle due riforme
sanitarie della passata e dell'attuale legislatura, ma che restano purtroppo sulla carta».

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Pensionati, anche i sindacati friulani in piazza. Vertice con i parlamentari regionali (Mv domenica 10)
«Non pervenute. Come le temperature di Mosca oppure di Varsavia ai tempi della guerra fredda». I
segretari regionali di Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil sintetizzano così, utilizzando l'ironia, le misure a favore dei
pensionati previste dalla manovra nazionale. Nel bilancio, al momento, soltanto un mini-incremento di
pochi centesimi sulla rivalutazione delle pensioni tra i mille e 500 e i 2 mila euro, che sono quelle più
pesantemente penalizzate dal blocco Monti-Fornero della perequazione nel biennio 2012-2013. Sfumate
tutte le misure rivendicate per passare a un sistema più equo di adeguamento degli assegni all'inflazione,
come anche un taglio delle imposte sulle pensioni, i sindacati giudicano positivamente gli impegni presi dal
Governo a proseguire fin dall'inizio del 2020 il confronto su previdenza e non autosufficienza, ma
«chiedono risposte concrete da subito».«Prendiamo atto degli impegni e di alcuni segnali generali dati con
questa legge di bilancio, ma è da troppo tempo che i pensionati sono fermi alle promesse. Per questo
abbiamo confermato la mobilitazione della categoria e il 16 novembre scenderemo in piazza un'altra volta,
la terza quest'anno, per richiamare l'attenzione di chi governa sulla situazione sempre più precaria dei 16
milioni di pensionati italiani»: questo il messaggio lanciato da Roberto Treu (Spi-Cgil), Renato Pizzolitto
(Fnp-Cisl) e Magda Gruarin (Uilp-Uil) ai parlamentari del Friuli Venezia Giulia, nel corso di un incontro
tenutosi ieri nella sede regionale della Fnp-Cisl, al quale sono intervenuti Debora Serracchiani (Pd), Mario
Pittoni (Lega), Walter Rizzetto (Fdi) e Renzo Tondo (Ar).
Il vertice, sollecitato dai sindacati in vista della manifestazione nazionale di sabato prossimo, al Circo
Massimo di Roma, e dei presidi già indetti davanti al Senato per l'avvio della discussione della legge di
Stabilità, è stato anche l'occasione per parlare del progressivo peggioramento delle condizioni reddituali e
di vita dei pensionati, «che qualcuno - denunciano i sindacati - si ostina a considerare come una categoria
indenne dagli effetti della crisi». A dimostrare il contrario, ha affermato Treu, «basterebbe un dato, quello
dei 117 mila pensionati di questa regione, esattamente un terzo della platea complessiva di 354 mila
persone, che vive con redditi sotto i mille euro lordi». Si tratta di pensioni non colpite dal blocco e dai tagli
della rivalutazione a partire dal 2012, «ma che hanno comunque subito - ha aggiunto Treu - un'evidente
riduzione del potere di acquisto». Pesantissimi, invece, i tagli alla rivalutazione per le fasce con redditi più
alti, già a partire da pensioni non certo ricche come quelle al di sopra dei mille e 500 euro lordi, circa mille e
200 netti. «Il solo blocco della perequazione nel biennio 2012-2013 - ha spiegato Treu - ha determinato una
perdita media di almeno 5 mila 500 euro netti per ogni pensionato». Moltiplicato per i quasi 6 milioni di
pensionati colpiti dal blocco, il conto pagato tra il 2012 e il 2019 è di 31 miliardi a livello nazionale e di 800
milioni in regione, dove sono quasi 150 mila, più del 40%, i pensionati che si videro congelare
l'adeguamento degli assegni all'inflazione. «Questi - ha precisato Treu - i conti legati al solo effetto del
blocco, e al netto delle tasse, ma la perdita raddoppia e supera i 60 miliardi se consideriamo i tagli
successivi alla perequazione». Oltre all'esigenza di tornare a un sistema più equo di rivalutazione delle
pensioni, i sindacati rilanciano anche la richiesta di estendere alle pensioni fino a mille e 500 euro lordi (82
mila i potenziali interessati in regione) la cosiddetta quattordicesima, attualmente prevista soltanto per gli
assegni fino a mille euro. «Tutta da giocare anche la partita sul fisco. «La parificazione della no tax area a 8
mila euro tra pensionati e lavoratori dipendenti - ha spiegato il segretario regionale della Cisl Fnp Renato
Pizzolitto - è soltanto un primo passo, ancora insufficiente: se prendiamo a riferimento un reddito di 20
mila euro lordi, il carico Irpef sulle pensioni italiane è di oltre 4 mila euro, a fronte dei mille e 700-mille 800
euro di quelle spagnole, olandesi e inglesi, dei mille di quelle francesi e dei 39 euro della Germania, per una
tassazione media europea del 13%, contro il 20% dell'Italia. Tutto questo senza che le nuove detrazioni
previste all'interno dell'ex finanziaria nazionale interessino i pensionati».
Sempre più anziani in regione non sono autosufficienti (Piccolo)
Incalzato da un andamento demografico che vede la il Friuli Venezia Giulia tra le regioni con i più elevati
tassi di invecchiamento, il nostro Paese dovrebbe porsi anche la priorità di una legge sulla non
autosufficienza, per rendere più omogenei gli standard dei servizi socio-assistenziali e rafforzare un welfare
che troppo spesso ricade sulle spalle delle famiglie o diventa appannaggio esclusivo delle classi più agiate...

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Industria in difficoltà, settimana calda a Trieste (Piccolo)
La protesta regionale degli edili, in programma venerdì 15 in piazza Oberdan, è uno dei numerosi
appuntamenti in cui si articola la protesta sociale soprattutto nel capoluogo, dove si concentrano alcune
delle più gravi situazioni occupazionali della regione. La calda settimana dell'autunno triestino si apre
stamane alle 11 con la conferenza stampa di Usb, nella sede di via Ponziana, durante la quale verranno
spiegate le ragioni dello sciopero proclamato dopodomani mercoledì 13 a interessare l'intero comparto
manifatturiero triestino.Lo strike di Usb coinciderà con il tavolo Wärtsilä previsto nella mattinata di
mercoledì ancora in Consiglio regionale: in piazza Oberdan ci sarà anche un presidio Fim-Fiom-Uilm ad
attendere i risultati del confronto tra l'assessore Sergio Bini, l'azienda, i sindacati. Forse potrebbero essere
resi noti i numeri degli esuberi nello stabilimento di Bagnoli, dopo che la multinazionale finlandese ha
comunicato 350 tagli a livello mondiale.Denso il carnet di venerdì 15. Quasi in contemporanea il sit-in degli
edili in piazza Oberdan e il vicino presidio dei dipendenti Sertubi sotto palazzo Ralli, sede confindustriale: si
potrebbe trattare dell'incontro decisivo con la proprietà indiana Jindal Saw, che dichiarerà come e quando
chiuderà la fabbrica nell'ex Arsenale. Nel pomeriggio alle 17 Cgil-Cisl-Uil riuniscono i lavoratori dell'industria
in piazza Unità sotto le finestre del sindaco: Wärtsilä, Sertubi, Burgo, Dukcevich, Flex, Colombin, Ferriera tra
le principali vertenze che motivano la mobilitazione. Magr

Parte il tour de force del centrodestra tra legge di stabilità, enti locali e sanità (Piccolo)
Legge di stabilità, riforma della sanità e riorganizzazione degli enti locali: la legislatura entra nel vivo e la
giunta Fedriga si prepara a un tour de force finalizzato a portare a casa entro l'anno non soltanto la
finanziaria ma anche le due principali leggi del quinquennio, sebbene sul fronte della salute molto sarà
demandato a successive delibere e su quello delle autonomie bisognerà aspettare un secondo intervento
normativo nel 2020 per arrivare alla reintroduzione delle Province. La settimana comincia con la riunione
del Consiglio delle autonomie locali a Udine, chiamato a esprimersi sulle bozze della legge di stabilità 2020,
della collegata alla manovra e del bilancio di previsione 2020-2022. L'assemblea darà poi il proprio parere
sul programma triennale della Regione su Ict, e-government e infrastrutture telematiche. In
contemporanea, a Trieste, la Terza commissione del Consiglio regionale si ritroverà per il secondo round di
audizioni sulla riforma sanitaria. Dopo aver incassato il plauso delle realtà del terzo settore e delle
associazioni dei malati (seppure con una serie di perplessità legate all'ambito della salute mentale), il
vicepresidente Riccardo Riccardi è atteso dal passaggio più importante, visto che il confronto di oggi sarà
con le organizzazioni di categoria, i sindacati della sanità e gli amministratori locali. La lista degli invitati è
molto lunga e le audizioni assorbiranno dunque l'intera giornata. La riforma tornerà in Terza commissione
nella seconda metà di novembre, per passare all'approvazione preliminare del testo e degli emendamenti
che saranno depositati. Arriverà invece in porto già in settimana la prima parte della riforma degli enti
locali, la cui discussione in Consiglio è programmata fra mercoledì e giovedì. L'aula lavorerà già martedì,
cominciando come di prammatica dalle interrogazioni alla giunta, seguite da una lunga serie di mozioni. Gli
argomenti sono i più vari: acqua bene comune, emergenza climatica, protezione delle api, pluralismo a
scuola, acquisto di dotazioni per le forze dell'ordine, accordi fra Porto di Trieste e Cina. Mercoledì e giovedì
toccherà al ddl sull'esercizio coordinato di funzioni e servizi tra gli enti locali. Il primo step della riforma
delle autonomie segnerà la fine delle Uti e la nascita delle Comunità, ovvero forme di associazioni
volontarie dei Comuni per la gestione condivisa di servizi e funzioni. Stop inoltre agli incentivi alle fusioni tra
piccoli municipi e creazione dell'embrione da cui nel 2020 nasceranno le quattro "nuove" Province, che il
centrodestra spera potranno essere elettive. Le Comunità avranno un funzionamento simile a quello delle
Unioni, con la differenza di essere facoltative e non avere un perimetro definito: potranno essere costituite
dagli enti locali che riterranno di darsi una struttura stabile, con presidente, assemblea, direttore e un
comitato esecutivo dove gli enti saranno rappresentati da sindaci, assessori, consiglieri comunali o perfino
semplici cittadini. Il sistema costerà quanto quello attuale. I 25 milioni di esborso per le Uti saranno infatti
redistribuiti ai Comuni, che spenderanno in proprio per la gestione delle funzioni eventualmente condivise.

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«Così la Cina frenata dai dazi di Trump cerca sbocchi nel porto di Trieste» (Piccolo)
Piercarlo Fiumanò - «Il progetto del secolo», lanciato dal presidente Xi Jinping nel 2013, dopo il
Memorandum di Shanghai fra l'Authority portuale triestina e il colosso statale China Communications and
Construction Company, è arrivato a Trieste: «La Via Della Seta (Belt and Road) è l'ambizioso piano
economico e di espansione di Pechino che vuole conquistare la leadership soprattutto in campo tecnologio
entro il 2025. Hanno iniziato ad analizzare le vie marittime e terrestri guardando all'Alto Adriatico e Alto
Tirreno. Per questa ragione i porti di sbocco commerciale sono stati individuati in Trieste e Genova», spiega
Renzo Isler, triestino, già direttore generale di Generali China Life e oggi consulente del gruppo, uno dei
massimi conoscitori del Pianeta Cina.Isler, come procede la Belt and Road?Il Memorandum of
Understanding con la visita di Xi Jinping a Roma aveva individuato un primo percorso di cooperazione e di
sviluppo. Per i cinesi gli impegni sono stati presi.Pesa la guerra dei dazi con l'America di Trump..Da marzo a
oggi la guerra commerciale lanciata dagli Stati Uniti ha avuto riflessi importanti e il processo di apertura
dalla Cina verso l'Occidente ha subìto un rallentamento. Ovviamente è la mia visione personale.I rapporti
con l'Italia?La situzione è tornata incerta. In primo luogo i cinesi sono abituati a ragionare nel lungo termine
e non si trovano a loro agio con una situzione di instabilità politica come nel caso italiano. Inoltre c'è
qualche difficoltà da parte nostra nel capire da che parte vogliamo stare di fronte alle pressioni di Trump.
Alla Casa Bianca non è piaciuto che l'Italia sia stato l'unico Paese europeo a firmare il Memorandum con
Pechino.Trieste ha portato a casa un accordo che potrebbe avere grandi sviluppi. Cosa ne pensa?L'accordo
con il colosso statale China Communications and Construction Company (Cccc)che prevede la realizzazione
di una piattaforma logistica al servizio dell'export delle nostre piccole e medie imprese italiane in Cina, è di
importanza assoluta. Non dimentichiamo che Cccc la più importante impresa di Stato cinese nel campo
della logistica portuale. La società di Jingchun Wang è molto determinata nello sviluppare il commercio
marittimo fra la Cina, il resto del mondo e l'Italia. A mio avviso l'accordo è molto interessante per il porto di
Trieste. Potevamo sperare di ottenere qualche risultato in più..In che senso?Per trattare alla pari con i
cinesi il nostro Paese doveva schierare una rappresentanza politica al massimo livello. L'Italia potrebbe farsi
valere di più. É stato aperto un canale di logistica e commerciale per il Made in Italy che riguarderà il
Nordest e il Sistema Paese. Quali sono a suo giudizio le potenzialità dell'accordo? Il presidente
dell'Authority triestina D'Agostino è un professionista molto capace e serio che sta facendo un grande
lavoro. É stato aperto un canale di logistica e commerciale per il Made in Italy che riguarderà il Nordest e il
Sistema Paese. Ma sono prevedibili investimenti diretti cinesi nel porto?Al momento non possiamo
conoscere gli sviluppi di quella che resta una dichiarazione d'intenti e dovrà tradursi in accordi veri e
propri.Quale approccio avrà Pechino?La Cina è abituata a trarre sempre benefici dai suoi investimenti
economici. Presumo che vogliamo stabilirsi e creare a Trieste un proprio centro operativo da dove smistare
le merci. A questo punto sarà necessario che il negoziato con Pechino per quanto riguarda Trieste, dopo il
Memorandum di Shanghai, venga condotto sulla base di un disegno politico-strategico all'interno del quale
dovranno essere coinvolti non solo il governo ma anche la Regione Friuli-Venezia Giulia.I cinesi hanno
bisogno di rivitalizzare il mercato domestico ma soffrono i dazi americani..Le importanzioni stanno
aumentando mentre l'export è in flessione. Il saldo commerciale con Paesi terzi come l'Italia, che vuole
esportare i suoi prodotti sul mercato cinese, inevitabilmente ne risente. Molto dipendenderà da come si
evolverà il negoziato fra Stati Uniti e Cina. Trump alla vigilia delle primari per il 2020 vuole fare la voce
grossa.Come finirà?Alla fine arriveranno a un accordo. La Cina è un monolita che ha bisogno dei mercati
globali perchè il mercato interno è ormai saturo. É pronto a invadere l'Occidente con merci di buona
qualità. Non sono più un Paese in via di sviluppo ma una potenza economica matura. E dovranno essere
capaci di costruire la Bri mantenendo la sostenibilità finanziaria del progetto senza mettere alle corde i
partner più deboli perchè costretti a indebitarsi.

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Scuolabus vecchi e insicuri in 71 Comuni: soldi solo a 23 (M. Veneto)
Maristella Cescutti - In Friuli Venezia Giulia sono 71 i Comuni che hanno fatto richiesta alla Regione di
contributo per aggiornare il parco mezzi degli scuolabus in loro dotazione, che sono vecchi oppure
inadeguati per quanto riguarda le cinture di sicurezza. Soltanto 23 enti, però, hanno potuto finora vedersi
assegnare il finanziamento.Lo conferma l'assessore regionale alle Infrastrutture e al territorio Graziano
Pizzimenti. «È stato erogato un importo complessivo di due milioni e mezzo di euro. La graduatoria si è
basata sulla vetustà dei mezzi di trasporto scolastico. Il più vecchio risale al 1987 ed è in dotazione al
Comune di Montereale Valcellina, il più recente, del 2017, funzionante nel Comune di Pontebba. La Regione
viene incontro ai Comuni con l'80% del valore dell'acquisto del mezzo, con un importo che va dagli 80 ai
120 mila euro per ciascun ente. Se con il bilancio preventivo del 2020 riusciamo a trovare ulteriori risorse
saremo ben lieti di dare risposte alle esigenze dei Comuni per sostituire i mezzi per il trasporto scolastico
datati. Se negli anni scorsi si fosse pensato a risolvere tale situazione non ci troveremmo a cercare di
risolvere una situazione così difficile - commenta Pizzimenti -. Speriamo con la finanziaria di trovare altre
risorse».È quindi una graduatoria alla quale si devono mettere in coda vari Comuni non inseriti nell'elenco,
in quanto gli enti non hanno inoltrato alla Regione richiesta di contributo. La situazione riguarda tra gli altri
due Comuni del Medio Friuli: Sedegliano che con il suo unico scuolabus in dotazione trasporta ogni giorno
72 alunni e Flaibano con 43 trasportati. Sedegliano ha in uso uno scuolabus che ha più di 10 anni, Flaibano
ha un mezzo che risale al 2002: da qui la preoccupazione delle due amministrazioni di aggiornare il parco
mezzi.I pulmini, la cui omologazione rientra nel regolamento passato del trasporto scolastico, risultano
collaudati alla Motorizzazione civile, senza cinture. Da quanto si è potuto apprendere per essere conformi
alle norme vigenti dovrebbero essere cambiati e modificati i sedili dei mezzi sostituendoli con quelli dotati
dalle cinture. La spesa di ancoraggio al mezzo avrebbe costi rilevanti, non ritenuti convenienti visto la
vetustà dei pulmini. Nei mezzi datati infatti solo la prima fila è dotata di cinture di sicurezza, mentre nei
restanti posti il problema della sicurezza sarebbe "risolto" dalla distanza ridotta tra un seggiolino e
l'altro.Preoccupazione quindi è stata espressa dai genitori degli allievi trasportati a Sedegliano da un
pulmino che ha più di 10 anni e conduce giornalmente 72 allievi. A Flaibano c'è uno scuolabus del 2002
trasporta 43 sono allievi. Ogni anno i mezzi vengono collaudati obbligatoriamente dalla Motorizzazione
civile, omologati senza cinture in quanto, come detto, è considerata sicurezza la riduzione dello spazio tra
un sedile all'altro. Giovanni Trevisan vicesindaco di Sedegliano precisa che il mezzo di proprietà del Comune
è stato sottoposto a revisione con "Esito regolare".La normativa vigente comunque obbliga l'uso delle
cinture di sicurezza sugli scuolabus non c'è invece l'obbligo di installazione sui mezzi datati, ancora in uso ai
Comuni. Un paradosso normativo che crea preoccupazione negli amministratori e non solo.
«Comprendiamo la preoccupazione - conclude l'assessore Pizzimenti- e per questo speriamo di trovare
ulteriori risorse per dare risposta a questo problema».

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CRONACHE LOCALI

Dai fotografi agli animatori, Costa arruola personale (Piccolo Trieste)
Cuochi, fotografi, animatori, addetti alle escursioni: Costa Crociere offre corsi a 48 persone, che, dopo la
formazione, avranno ottime probabilità di essere assunti a tempo determinato, con possibili rinnovi. Finora,
dal 2016 a oggi, 170 triestini e goriziani hanno lavorato a bordo. I colloqui si terranno martedì 19, mercoledì
20, giovedì 21 novembre nella sala "colonne" del governatorato regionale in piazza Unità: ma, per essere
ammessi alla cernita, gli interessati debbono inviare il curriculum entro giovedì 14 novembre attraverso il
portale regionale (www.offertelavoro.regione.fvg.it) oppure sulla app mobile LavoroFvg.Dunque 48
opportunità: 12 per i cuochi, 12 per i fotografi, 12 per gli animatori dedicati a bambini-ragazzi, 12 per gli
addetti alle escursioni. A seconda dei profili - informa un comunicato di Costa - variano i requisiti, ma una
buona conoscenza dell'inglese accomuna la cucina, il flash, i giochi, la gita. I primi 12 candidati, che
supereranno le prove di selezione, saranno ammessi al corso formativo, la cui durata sarà di 487 ore per i
cuochi, 350 per i fotografi, 374 per gli animatori, 390 per gli addetti alle escursioni. I candidati saranno
vagliati dal personale di Costa Crociere e del Centro per l'impiego di Trieste. I corsi si terranno nella sede
EnAip Fvg. Chi avrà affrontato positivamente il percorso di formazione, sarà assunto con un contratto a
tempo determinato di almeno 4-6 mesi, rinnovabile. La nota di Costa termina sottolineando che tutti i
selezionati/formati hanno ricevuto una proposta di ingaggio a bordo della flotta "cruise"della compagnia
genovese (inserita nel gruppo Carnival).Una prova analoga era stata organizzata un anno fa, nell'ottobre
2018: allora si cercavano cuochi-pizzaioli, addetti alla recezione, animatori adulti-bambini, fotografi. Magr

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Imprese eccellenti: il giorno di Top 500 Interporto annuncia nuovi collegamenti (Mv Pordenone)
Giulia Sacchi - «Con l'evento Top 500, che mette in vetrina le migliori aziende, celebriamo il fatto che
Pordenone diventa nodo logistico di primo piano, sulla falsariga di Piacenza, e in tutti i sensi: dal trasporto
alla conservazione delle merci, alla scuola col nuovo corso Its per la logistica». Giuseppe Bortolussi,
amministratore delegato dell'Interporto e presidente del Consorzio corridoio Italia-Serbia, è pronto per
l'evento Top 500, organizzato in collaborazione col Messaggero Veneto e ospitato dalle 17.30 nella nuova
agorà dell'Interporto, piazza coperta destinata a diverse iniziative. Un appuntamento che si aprirà con una
triplice inaugurazione: della stessa agorà, dell'istituto superiore assieme al nuovo percorso di alternanza
scuola-lavoro col Mattiussi-Pertini e della ristrutturazione degli immobili. Il vescovo Giuseppe Pellegrini
benedirà il maxi-progetto e la statua del Beato Odorico, che dà il nome all'Interporto, progettata da Stefano
Ius e realizzata dalla Scuola del mosaico di Spilimbergo. «Top 500 terrà a battesimo la nostra agorà: sarà il
primo evento che troverà spazio nella nuova piazza coperta che mancava all'Interporto e oggi
inaugureremo - dice Bortolussi -. Si tratta di una corte di mille metri quadrati ricavata tra palazzo di vetro e
centro servizi. La scelta del Messaggero Veneto di organizzare all'Interporto questa iniziativa è significativa:
siamo nel cuore del settore economico più forte e in espansione, nel quale si investe in maniera importante
in costruzioni e trasporto su rotaia e sul quale stanno convergendo numerose richieste da parte delle
imprese».
Oggi verrà annunciato un nuovo e importante progetto che prenderà avvio in primavera: il collegamento
col treno Pordenone-Belgrado.«L'annuncio verrà fatto da Transagent, impresa di Fiume (Croazia) che opera
nell'Est Europa, in particolare in Serbia, Slovenia e Croazia - fa sapere Bortolussi -. Un piano con sviluppi
interessanti». Nella tavola rotonda odierna sul "Sistema Pordenone", in programma alle 18 e moderata dal
direttore del Messaggero Veneto Omar Monestier, interverrà anche Maurizio Codognotto, ad dell'omonima
azienda di trasporto e logistica. «Una realtà che sta investendo molto sul trasporto intermodale - riferisce
Bortolussi -. A settembre ha fatto partire da Pordenone il primo treno per l'Inghilterra». «Inaugureremo
anche l'istituto superiore di logistica, un'iniziativa che vede in scena Interporto, Fondazione Its accademia
nautica dell'Adriatico-Trieste, Its Marco Polo-Venezia, Unindustria e Ial Fvg e ospitata nel palazzo di vetro -
annuncia Bortolussi -. Per due anni ospiteremo gli studenti e li accompagneremo in un percorso di
avvicinamento al lavoro, offrendo loro opportunità di stage nelle aziende insediate e il contatto quotidiano
con un network professionale internazionale». Le lezioni sono partite da poco con 25 allievi.
«Annunceremo pure la partenza del nuovo progetto di alternanza scuola-lavoro "Dal dire al fare" col
Mattiussi-Pertini - aggiunge -, istituto che dal prossimo anno avrà una nuova materia di studio: logistica».
«Quello che stiamo creando non è campato in aria: è un progetto che guarda a un nuovo futuro per la
provincia e non soltanto», ha messo in luce l'amministratore deleghato dell'Inteporto. Ma perché a
Pordenone? «Perché ci sono le industrie e la logistica ha il compito di bilanciare - spiega -. Le aziende hanno
bisogno di alimentarsi con le materie prime e poi di trasferire i prodotti. Il nostro è un progetto
lungimirante. Siamo pronti anche per realizzare un collegamento Pordenone-Trieste, sperando che
quest'ultimo diventi porto di riferimento per l'Est».

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