Rassegna stampa 11 novembre 2016 - Anica

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Rassegna stampa
   11 novembre 2016

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INDICE

ANICA - ANICA SCENARIO
   11/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale                                    7
   Barberini: recitare mi ha salvato In famiglia sarei morto

   11/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale                                    9
   Prepotente per salvarsi

   11/11/2016 La Stampa - Nazionale                                              11
   Cala il sipario su Hollywood

   11/11/2016 La Stampa - Nazionale                                              12
   Silvio Orlando: basta ruoli gradevoli Finalmente esploro i miei lati oscuri

   11/11/2016 Il Messaggero - Metropolitana                                      14
   La mia banda sogna il rock

   11/11/2016 Il Messaggero - Latina                                             15
   Sabaudia, ciack sulle dune

   11/11/2016 Il Tempo - Nazionale                                               16
   Morricone: Pasolini scrisse versi per me

   11/11/2016 Il Tempo - Nazionale                                               17
   Dal piccolo al grande schermo le crisi adolescenziali di Alex & Co.

   11/11/2016 Il Tempo - Nazionale                                               18
   «Quo Vadis» e omaggio a Andrzej Wajda

   11/11/2016 Corriere di Viterbo                                                19
   Tornano i documentari dal Sud del Mondo

ANICA - MULTIMEDIALITA
   11/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale                                    21
   Addio salotto La televisione è mobile

   11/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale                                    23
   Un nuovo regno del digitale sulla rete a banda ultralarga

   11/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale                                    24
   se si parlano gli oggetti*
11/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale                                            26
  I 500 Mbps al secondo che anticipano il futuro

  11/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale                                            27
  Infrastrutture, obiettivi raggiunti prima del previsto

  11/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale                                            28
  L'agente «Solo» contro la 'ndrangheta tra suspence e intrighi

  11/11/2016 Il Sole 24 Ore                                                             29
  Google: da Android niente danni alla concorrenza

  11/11/2016 La Repubblica - Nazionale                                                  31
  Non solo fiction, su RaiDue il giallo è d'autore

  11/11/2016 Il Messaggero - Nazionale                                                  32
  Rocco Schiavone come Montalbano: boom di ascolti sulla seconda rete

  11/11/2016 ItaliaOggi                                                                 33
  Renzi giudica la fiction I Medici: geniale

  11/11/2016 Il Giornale - Nazionale                                                    34
  Schiavone, la tv ha una nuova icona «scorretta»

  11/11/2016 DailyMedia                                                                 35
  La classifica del prime time

  11/11/2016 DailyMedia                                                                 36
  Lunedì prossimo appuntamento con il film tv "La classe degli asini"

  11/11/2016 DailyNet                                                                   37
  Discovery sceglie Friendz per il lancio di "Untraditional"

  11/11/2016 Today Pubblicità Italia                                                    38
  'ROCCO SHIAVONE' su raI2 al 14,4%

  11/11/2016 Today Pubblicità Italia                                                    39
  Untraditional, per la prima puntata 800 mila spettatori e miglior debutto di sempre
  su DPlay

ANICA WEB - ANICA WEB
  10/11/2016 www.corriere.it 10:25                                                      41
  Cinema 2Day, cresce ancora, oltre 1 mln

  11/11/2016 Il Fatto Quotidiano                                                        42
  " Giallini e insulti da Gasparri Meglio non poteva iniziare "
10/11/2016 www.repubblica.it 13:17                                                 44
Sorrento, Giornate professionali del cinema, le anteprime

10/11/2016 www.adnkronos.com 12:26                                                 46
Boom per Cinema2day: oltre un milione di spettatori per il terzo appuntamento

10/11/2016 www.ansa.it 10:26                                                       47
Cinema 2Day, cresce ancora, oltre 1 mln

10/11/2016 Lettera43 10:26                                                         48
Cinema 2Day, cresce ancora, oltre 1 mln

10/11/2016 www.cinematografo.it 15:31                                              49
Cinema2day, un successo

10/11/2016 Primaonline.it 03:11                                                    50
Numeri ancora in crescita per 'Cinema2day'. Nella terza giornata dell'iniziativa
staccati più di 1 milione di biglietti

10/11/2016 www.corrieredellosport.it 10:25                                         51
Cinema 2Day, cresce ancora, oltre 1 mln

10/11/2016 www.gazzettadelsud.it 10:36                                             52
Cinema 2Day cresce ancora

10/11/2016 www.ilgiornaledivicenza.it 10:25                                        53
Cinema 2Day, cresce ancora, oltre 1 mln

10/11/2016 www.lagazzettadelmezzogiorno.it 10:26                                   54
Cinema 2Day, cresce ancora, oltre un milione in sala

10/11/2016 www.lagazzettadelmezzogiorno.it_puglia 10:25                            55
Cinema 2Day, cresce ancora, oltre 1 mln

10/11/2016 www.larena.it 10:25                                                     56
Cinema 2Day, cresce ancora, oltre 1 mln

10/11/2016 www.liberoquotidiano.it 12:26                                           57
Boom per Cinema2day: oltre un milione di spettatori per il terzo appuntamento

09/11/2016 www.liberoquotidiano.it 08:41                                           58
Torna Cinema2day, oggi cinema a 2 euro

10/11/2016 www.quotidiano.net 11:44                                                59
Cinema 2Day, cresce ancora, oltre 1 mln

10/11/2016 www.ecodibergamo.it 10:29                                               60
Cinema 2Day, cresce ancora, oltre 1 mln
10/11/2016 www.lettera43.it 10:26                                                   61
Cinema 2Day, cresce ancora, oltre 1 mln

10/11/2016 www.primaonline.it 15:11                                                 62
Numeri ancora in crescita per 'Cinema2day'. Nella terza giornata dell'iniziativa
staccati più di 1 milione di biglietti

10/11/2016 www.tuttosport.com 10:25                                                 63
Cinema 2Day, cresce ancora, oltre 1 mln

10/11/2016 www.bresciaoggi.it 10:25                                                 64
Cinema 2Day, cresce ancora, oltre 1 mln

10/11/2016 www.ilcittadinomb.it 10:29                                               65
Cinema 2Day, cresce ancora, oltre 1 mln

09/11/2016 www.sardegnaoggi.it 09:53                                                66
Torna Cinema2day, oggi cinema a 2 euro

10/11/2016 www.stabiachannel.it 15:01                                               67
#Cultura Sorrento - Giornate del Cinema, si attende la nuova edizione della
kermesse di Natale

10/11/2016 askanews.it 14:20                                                        68
Franceschini: per Cinema2day ieri enorme successo

09/11/2016 cataniaoggi.it 09:14                                                     69
Torna Cinema2day, oggi cinema a 2 euro

09/11/2016 cinetvlandia.it                                                          70
Cinema2Day: oggi 9 novembre biglietti a 2 euro, scopri i cinema aderenti
all'iniziativa

10/11/2016 rbcasting.com 14:17                                                      80
Cinema2Day cresce ancora, oltre 1 milione di spettatori per il terzo appuntamento

10/11/2016 spettacoli.tiscali.it 12:26                                              81
Boom per Cinema2day: oltre un milione di spettatori per il terzo appuntamento

10/11/2016 spettacoli.tiscali.it 10:25                                              82
Cinema 2Day, cresce ancora, oltre 1 mln

09/11/2016 spettacoli.tiscali.it 08:41                                              83
Torna Cinema2day, oggi cinema a 2 euro

10/11/2016 www.radiowebitalia.it 15:10                                              84
Cinema 2Day: risultati ancora in crescita
ANICA - ANICA SCENARIO

10 articoli
11/11/2016                                                                                           diffusione:254805
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 Principe- attore Tempi liberi
 Barberini: recitare mi ha salvato In famiglia sarei morto
 Valerio Cappelli a pagina 27

 «Sarei morto in quella famiglia», dice Urbano Barberini, il principe attore. «Quella famiglia» è la sua, una
 delle più antiche casate aristocratiche , ha dato due Papi, Martino V e Urbano VIII, e una schiera di
 cardinali. Urbano è nato a Roma nel 1961, con Franca Valeri ha recitato in sette commedie, la strana
 coppia. È diventato attore per due motivi: «Volevo rendermi indipendente prima possibile. E volevo espormi
 perché avrebbe comportato una conoscenza di sé».
 Il primo incontro cinematografico, per Nata d'amore di Duccio Tessari, fu « un disastro totale. Ero in una
 situazione di assoluta timidezza, fuori un fustacchione, dentro una grande fragilità, ero Kirk Douglas e
 Fantozzi. Non mi usciva la voce, le gambe di legno, scambiai Massimo Ranieri per Barbara Nascimbene
 che interpretava mia moglie e non me ne accorsi, c'era una scalinata, resa scivolosa per la neve, mi
 aggrappai al suo abito, cademmo entrambi».
  Da lì cominciò a studiare recitazione, Londra, Los Angeles, Roma. Fece yoga e psicoanalisi, tutto quello
 che gli serviva per sbloccarsi. Ma i veri problemi li aveva altrove, in famiglia. Con la sua gentilezza d'altri
 tempi («vuole un genere di conforto?», chiede mentre siamo al bar, è il suo modo per offrire un caffè),
 Urbano racconta che «la sostanza dell'educazione era modesta, formale. Le famiglie aristocratiche hanno
 una grandezza che è pericolosa, perché oggi non si hanno più ruoli pubblici, di governo o di
 amministrazione. Ti chiami Barberini: e allora? Una volta il cognome era sostanziato dalle attività. Sono una
 specie di Bignami dell'aristocrazia». Mostra la carta d'identità: Urbano Riario Sforza Barberini Colonna
 Sciarra. Come ha vissuto tutto questo? «Con curiosità e un certo timore. Sono forte di carattere. I miei
 genitori si sposarono molto giovani, all'epoca non avevi esperienze prima di sposarti. È stata una situazione
 stimolante dal punto di vista del si salvi chi può. Si parlano le lingue, si è educati, si sa fare conversazione,
 non si mettono i calzini corti e il baciamano si fa bene. In passato gli aristocratici per una causa
 combattevano. Nel 1478 ci fu la Congiura dei Pazzi, se andava male ti sbudellavano, come successe in
 quell 'occasione a Girolamo Riario, mio antenato».
  La tata Ida e la nonna
 Quando a Roma passa davanti a Palazzo Barberini...Sorride: «Ci sarà un modo per riprenderselo? Temo di
 no. Ho undici cani, quel bel giardino mi farebbe comodo. Dopo una lunga vicenda giudiziaria ho ripreso il
 controllo di un ente morale che ha dei beni, uno di questi è la tenuta vicino Tivoli dove risiede il Baliaggio
 istituito da Urbano VIII, e vivo lì. Il Baliaggio è una sorta di trust, no profit e ha una valenza benefica». Suo
 bisnonno aveva 34 di titoli, a un certo punto sui documenti c'era scritto «eccetera eccetera». Lo sente il
 peso del passato? «C'era un concentrato di storia patria notevole, ma era pieno di azioni forti, anche dal
 punto di vista artistico. Il Barocco nacque durante il pontificato di Urbano Barberini, grande mecenate, col
 Bernini aveva un rapporto alla pari». Il capitolo dei suoi genitori è delicato. «Ho mia madre, Mirta Barberini.
 Mio padre, Alberto Riario Sforza, è morto. L'ho visto poco. I miei si sono lasciati male, per usare un
 eufemismo». Sulla rete si trova: il duca cerca di ammazzare la moglie con uno spadone. «Mi hanno allevato
 la tata Ida e mia nonna Nadia, che da giovane mi regalò una casetta a Piazza Farnese, il mio fortino».
 Come attore dal sangue blu ha vissuto pregiudizi, e su due sponde diverse: «Dagli aristocratici e dagli attori
 . I primi pensavano: gli passerà, si stancherà; gli altri dicevano: ma questo che vuole? Io incassavo e
 ripartivo. Ho recitato nell' Otello di Zeffirelli, e con Dario Argento in Opera . Un horror. Mi chiedeva: vuoi
 recitare con un occhio solo o preferisci uno sfregio? Mi è stato d'aiuto lavorare per la BBC e in Francia. Le
 critiche furono buone. Ho capito che ero capace di recitare. Avevo 26 anni. Frequentavo le scuole serali,

ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 11/11/2016 - 11/11/2016                                                     7
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 perché non era riconosciuta la maturità presa in America e volevo studiare Filosofia. Ho cominciato a
 lavorare a 18 anni. Foto di moda, pubbliche relazioni». Mai pensato a un nome d'arte? «Mi sembrava un
 modo per svicolare il problema». In Italia ha faticato. «Ho capito tardi il sistema delle raccomandazioni.
 Perché passavo provini alla BBC o a France 2 e mai quelli per la Rai o Mediaset? L'Italia è corrotta e la tv è
 lo specchio del paese».
 Una volta a teatro un individuo non identificato gli gridò vergogna, gli bucò le gomme dell'auto. «Era il 1996,
 il mio primo spettacolo: Sulle spine . Un monologo un po' estremo, travestimenti sessuali, prendevo le
 sembianze delle persone che uccidevo. Riuscii a far venire in sala Franca Valeri, mi disse: è bravo,
 lavorerei volentieri con lei. Mi fecero leggere una piéce francese per due protagonisti, Mal di madre , dove
 si prende in giro la psicoanalisi. La diedi a Franca, mi ritelefonò dopo due ore: trova un produttore e un
 regista. Facemmo 300 recite. Lei è la persona più importante assieme a mia moglie Viviana, le ho
 conosciute la stessa sera. Il fatto che a Franca non abbiano mai dato la direzione artistica di un teatro, ti fa
 capire quanto sia marcio questo paese».
  L'arroganza del potere
 Una delle cose che sta più a cuore a Urbano Barberini è la lotta contro il degrado ambientale. «Sono
 assessore alla Cultura di Tivoli. L'ex prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro assieme all'ex governatore del
 Lazio Renata Polverini volevano spostare la discarica di Malagrotta a 700 metri da quella che l'Unesco
 chiama fascia di rispetto di Villa Adriana. Sarebbe stata la Caporetto della cultura italiana. Creai un
 comitato e vincemmo la battaglia. A Tivoli il sindaco è Giuseppe Proietti, un archeologo. Mi chiese di
 occuparmi di cultura e turismo. C'è stata una rivoluzione. Non esisteva una stagione teatrale: adesso ne
 abbiamo tre».
 «Della nobiltà mi piace il legame con l'arte, i miei antenati sono stati mecenati straordinari. Non mi piace
 l'arroganza del potere. Il potere è una responsabilità, non un privilegio». Vorrebbe vivere in un'altra epoca?
 «No, mi piace la possibilità di seguire le lezioni di storia e filosofia passeggiando col cellulare».
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
 Chi è
 Il suo nome completo è Urbano Riario Sforza Barberini Colonna di Sciarra, è nato a Roma nel 1961, attore
 È stato diretto da registi come Franco Zeffirelli, Dario Argento, Jerzy Skolimowski e Carlo Lizzani Sposato
 con Viviana Broglio, è assessore alla Cultura
 a Tivoli

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 Il personaggio Esce «Non volevo diventare un boss», il libro biografico del protagonista di «Gomorra»
 Prepotente per salvarsi
 Esposito-Savastano si confessa: «Ho vissuto fra tanti delinquenti ma sono riuscito a difendermi» Timore
 All'inizio c'era chi pensava che anch'io fossi come Genny e perciò aveva paura di salutarmi
 Chiara Maffioletti

 «Ho avuto la fortuna di nascere con un'indole prepotente». Mentre lo racconta, Salvatore Esposito
 nemmeno si rende conto che la sua frase potrebbe suonare un po' strana. Ma se il destino ti fa crescere in
 un posto come la periferia nord di Napoli, succede anche che la prepotenza possa trasformarsi in virtù.
 Molto prima di diventare il cattivissimo della serie tv Gomorra , Esposito ne ha incontrati di Genny
 Savastano sulla sua strada... «Posti come quelli in cui sono nato non sono frequentati solo da brava gente.
 Che c'è, ma c'è anche tanta delinquenza. In zone abbandonate dalle istituzioni, in cui vige la legge della
 strada, essere prepotente è una fortuna».
 Di momenti in cui «era tangibile la violenza», ce ne sono stati tanti per l'attore oggi 30enne. «Ma il mio
 carattere unito alla mia esuberanza fisica - che mi faceva sembrare più grande - mi ha sempre aiutato a
 difendere me e i miei amici».
 E' passato qualche anno, Esposito non vive più a Napoli ed è protagonista di una delle serie (in onda su
 Sky) più di successo degli ultimi anni, ma il desiderio di dare una mano agli altri non l'ha lasciato. E' anzi
 quello che lo ha spinto a scrivere il suo primo libro, Non volevo diventare un boss ( Rizzoli): «Incontro
 tantissimi ragazzi che mi raccontano di loro: molti si sentono sconfitti in partenza. Con questo libro voglio
 dire loro che non è così, che non bisogna abbandonare i propri sogni ma lottare per realizzarli. A me è
 successo: oggi sono un attore».
 Che fosse il suo sogno l'ha capito a sei anni, interpretando in un musical Fred Buscaglione. «La mia
 famiglia mi ha sempre sostenuto, pur non sapendo se ne valesse la pena». Con pochi soldi e questa
 consapevolezza si è trasferito a Roma: «Fino a 24 anni, mentre studiavo recitazione, lavoravo da
 McDonald's. La sera facevo volantinaggio e il cameriere per un catering. Ci sono stati momenti di grande
 disagio». Due anni di provini, poi un giorno arriva la richiesta di lavorare ai casting della serie tv tratta dal
 libro di Saviano. «L'attore che veniva a fare il provino aveva delle battute e io, di volta in volta, ero la spalla.
 Inconsapevolmente, Stefano Sollima (il regista di Gomorra ) e il suo staff mi avevano provinato per tutto il
 tempo e dopo dieci giorni mi hanno detto: perché non provi tu?». Mai avrebbe pensato al ruolo di Genny
 Savastano: «Mi sembrava il più distante da me, il meno adatto. Si trattava di un 18enne e io di anni ne
 avevo 27...». Non è stato un problema. Gomorra a Napoli (e non solo) è un cult. Eppure arrivano
 soprattutto da lì le critiche più feroci a Saviano. «Ho sempre ammirato lui e il suo sacrificio. Ha perso la sua
 libertà, è un eroe. Chi lo critica mi fa rabbrividire: non merita nemmeno una risposta».
 Una risposta però la meritano tutti quelli che vedono nel suo personaggio una specie di mito. Non è un
 rischio? «Sarebbe troppo provinciale vederla così. Il successo non è di Genny. E nemmeno di Ciro o di Don
 Pietro: a loro le cose vanno malissimo. Non c'è niente da imparare da assassini e delinquenti». Sì, però la
 scorsa estate si erano fatti tutti la cresta come Genny. Nessuno quando la incontra ha un po' di paura? «Un
 po' di timore c'è. Specie dopo la prima serie, alcuni avevano il dubbio fossi anch'io un delinquente. Mi
 dicevano: volevo salutarti prima ma pensavo ti saresti arrabbiato. Succede quando una serie diventa tanto
 popolare». Tanto che a fargli i complimenti non sono solo sconosciuti: «Mi sono arrivati quelli di Maradona:
 una gioia enorme. Sono nato l'anno del suo primo scudetto col Napoli, a tre anni mi hanno fatto l'orecchino
 come lui. Per me è un Dio, non potevo crederci». Ma resta convinto che il problema non sia «il successo di
 Gomorra ma l'assenza dello Stato in certi luoghi. I ragazzi non mi chiedono come diventare Genny
 Savastano, ma come avere un futuro. Come diventare attori. Se con il mio libro convincerò anche solo tre
 di loro che i sogni si realizzano, per me sarà un grande risultato».

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  © RIPRODUZIONE RISERVATA
 Il romanzo
 «Non volevo diventare un boss», edito da Rizzoli, è il primo libro di Salvatore Esposito; l'attore scrive come
 abbia realizzato il suo sogno di diventare attore nonostante le difficoltà
 Foto: Criminali Una scena di «Gomorra», la serie tv ispirata al bestseller di Saviano, con Salvatore Esposito
 (nei panni di Genny Savastano) e Marco D'Amore (che interpreta Ciro Di Marzio)
 Foto: Sguardo
 Salvatore Esposito (30 anni) è nato a Napoli; nel 2013 l'esordio in tv (foto Ilaria Maglioccchetti
 Lombi/Contrasto)

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 IL COSTUME
 Cala il sipario su Hollywood
 La sconfitta dei divi schierati con Hillary
 Simona Siri

 A PAGINA 9 Se c'è una categoria che esce davvero con le ossa rotte dal voto dell'8 novembre, questa è
 Hollywood. A parte l'eccezione di Scott Baio che aveva parlato alla convention repubblicana e, forse, di
 Clint Eastwood che si era lasciato andare a dichiarazioni sibilline in un'intervista a GQ ma che si è ben gua
 rd ato da scendere in campo, tutti i pesi massimi di Hollywood si erano schierati pro Hillary. Non solo
 mettendoci la faccia, ma anche soldi, tempo, energie. Un esempio su tutti: lo scorso aprile, George Clooney
 e la moglie Amal avevano organizzato una raccolta fondi per la Clinton a casa loro, a Los Angeles, con
 biglietti che partivano da 30 mila dollari. In agosto Justin Timberlake e la moglie Jennifer Beil avevano fatto
 lo stesso, una cena a casa loro che in un primo tempo doveva essere organizzata da Leonardo DiCaprio.
 Per non parlare della parata di stella vista durante la convention democratica: Meryl Stree p, Elizabeth
 Banks, Lena Dunham, Sarah Silverman, Ora, di fronte alla sconfitta, Hollywood si trova completamente
 spiazzata. «Ieri c'erano due film in lavorazione e negli studi della Paramount Pictures non volava una
 mosca. Il cima era davvero funereo», ha dichiarato in forma anonima un insider al sito The Wrap,
 specializzato in notizie di cinema. Non è solo questione di snobismo e della paura di vedere certi privilegi
 ripudiati: le star del cinema, per questioni economiche, sono quelli che più usufruiscono di leggi libertarie
 sulle adozioni e sull'uso della maternità surrogata, per esempio. È che al di là degli attori miliardari,
 Hollywood è pur sempre l'industria più varia in termini di razza, religione e orientamento sessuale e che si
 poggia molto sul lavoro dei freelance - giovani sceneggiatori, ma anche comparse, truccatori - tutta gente
 che potrebbe essere colpita dalle iniz i at i ve d e l l a p re s i d e n z a Trump, prima tra tutti l'abolizione
 della sanità pubblica. Per non parlare delle minoranze. «Hollywood in questo momento è paralizzata»,
 prosegue l'insider. «So che quello che sento io in questo momento è solo una briciola di quello che sentono
 gli ispanici, i musulmani, i gay e i transessuali», ha detto il conduttore S eth Meyers martedì sera, quasi in
 lacrime durante il suo monologo di apertura. E poi: «Mi auguro che l'amministrazione tratterà loro con
 rispetto». «Ora che è presidente non posso prenderlo a pugni», ha detto Robert De Niro ospite del Jimmy
 Kimmel Show. «Dovrò trasferirmi in Molise», ha aggiunto, facendo riferimento alle origini italiane. Non è il
 solo a pensare alla fuga. Anche L ena Dunham, Bryan Cranston e Chelsea Hadler avevano dichiarato che
 si sarebbero trasferiti in Canada in caso di vittoria di Trump, mentre Samuel L. Jackson sta pensando al
 Sudafrica e Amy Schumer alla Spagna. Dichiarazioni che difficilmente saranno seguite da azioni, tanto che
 su Twitter, le presa in giro a chi aveva annunciato di andarsene è già cominciata (quindi com'e il Canada?,
 chiedeva ieri un follower a Lena Dunham). «Le celebrities hanno già portato alla campagna di Hillary molti
 soldi. Riusciranno a portare anche i voti?», si chiedeva in settembre il Time raccontando la più grande
 mobilitazione di star mai vista per un candidato alla presidenza. La risposta ora l'abbiamo. O come ha
 twittato acidamente Piers Morgan: «Tutte quelle egocentriche ossequiose celebrity sono davvero servite». c
 "No, lottate qui"
 Robert De Niro «Non posso più prenderlo a pugni... andrò a vivere in Molise» Seth Meyers «Mi auguro che
 Trump tratti con rispetto gay, musulmani e trans» George & Amal Clooney e la moglie avevano raccolto
 fondi per la corsa di Hillary Il premio Oscar Aaron Sorkin, sceneggiatore del film Social Network e della
 serie tv West Wing-Tutti gli uomini del presidente, ha preso carta e penna per scrivere una lettera alla figlia
 15enne e alla moglie. «Il mondo è cambiato, sento di non potervi proteggere». Ma aggiunge: «Non gliela
 daremo vinta, non andremo in Canada. Staremo qui a lottare ancora, non siamo senza voce»

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 Intervista
 Silvio Orlando: basta ruoli gradevoli Finalmente esploro i miei lati oscuri
 In "The Young Pope" di Sorrentino è il tormentato Cardinale Voiello In "Lacci" di Starnone, in scena a
 Tortona, un marito pieno di rimpianti
 GIANMARIA TAMMARO ROMA

 Dopo la tv, il ritorno in teatro. Silvio Orlando si prepara ad esordire con Lacci di Domenico Starnone
 domenica al Civico di Tortona, data organizzata da Piemonte dal Vivo. E intanto si racconta: «Nella prima
 parte della mia carriera, ho interpretato personaggi molto gradevoli per il pubblico: sono napoletano, cerco
 sempre il consenso. Adesso, invece, sto cercando di approfondire gli aspetti più oscuri del mio carattere. E
 quindi scelgo storie che non siano solo di intrattenimento». E quindi Lacci di Domenico Starnone, di cui è
 anche produttore. «Il titolo si riferisce ai lacci invisibili che legano le persone le une alle altre. Il prota
 gonista è un uomo che non riesce a dimenticare un amore ormai svanit o. Ha tradito la moglie, poi è torn
 ato in fami glia ma p rova un rimpianto enorme, ment re da parte sua la mo glie nutre un risentimento molto
 forte. Vive la sua vita come una lenta discesa verso un incubo». Con i suoi continui avanti e indietro nel
 tempo, Lacci ha un taglio quasi cinematografico. «Ma siamo soprattutto di fronte a un'operazione letteraria,
 quindi al teatro della parola, che si allontana molto dal cinema. La parola regna sovrana e chiede allo
 spettatore uno sforzo di attenzione. Il testo è un piccolo thrilling casalingo, con un finale a sorpresa. Una
 cosa che non si vede molto spesso a teatro». All'opposto, The Young Pope di Paolo Sorrentino, dove
 interpreta il Cardinale Voiello, ha qualcosa di molto teatrale. «Con Paolo Sorrentino, la derivazione teatrale
 di un attore diventa un valore aggiunto. Perché solo un attore teatrale può rendere in certe sue scene.
 Paolo è stato molto intelligente in questo. Ha portato la densità della comunicazione teatrale al cinema, e
 adesso anche in televisione». In The Young Pope diventa quindi fondamentale la scrittura? «Sorrentino
 nasce come sceneggiatore. Ha questa felicità di penna, che è una cosa rara da trovare. Allo stesso tempo
 è il regista italiano più attento all'immagine e alla bellezza dell'inquadratura. La nostra generazione ha
 messo un po' da parte l'estetica, preferendo il contenuto: un'inquadratura era bella solo se non si not ava.
 Paolo ha supe rato questo complesso ed è riuscito ad avvicinare le nuove generazioni, che alle immagini
 tengono parecchio». Sembra quasi che le differenze tra cinema, teatro e televisione si stiano assottigliando.
 «Si sta creando una forma di prodotto televisivo di alta qualità, che come il teatro è rivolto a un numero
 ristretto di persone. Intanto la televisione pubblica sta sempre meno attenta alla qualità. E questa è una
 cosa preoccupante per me». Trova qualche punto in comune tra il Cardinale Voiello di The Young Pope e il
 protagonista di Lacci? «Il cardinale Voiello è un uomo solo, come tutti gli uomini di chiesa. E in questa sua
 solitudine, sviluppa una forma di dedizione e di amore cristiano. Il protagonista di Lacci, invece, è un uomo
 che si inaridisce, che prova una forma di malinconia senza desiderio. Forse è nella solitudine che questi
 due personaggi sono vicini». L'attore, insomma, è uno studioso dell'umanità. «Sono parole grosse. Per
 raccontare l'essere umano, ci vogliono i grandi come Dostoevskij. Noi siamo solo dei piccoli suonatori di
 fisarmonica: abbiamo uno spartito, e da quello spartito cerchiamo di declinare la nostra memoria, quello
 che siamo, quella che è la nostra storia, e di metterla al servizio degli altri. Lo studio dell'essere umano,
 degli esseri umani anzi, è fondamentale. È tutto». A Dostoevskji, il pubblico forse preferisce qualcosa di più
 popolare. E più semplice. «È diventato poco popolare, ma nella scrittura di Dostoevskij non c'è quasi niente
 di intellettualistico o di barocco; la sua è una scrittura diretta, impegnata. I grandi artisti riescono ad arrivare
 a tutti. La semplicità è la chiave della comunicazione. È il modo più efficace per arrivare al cuore. Quello
 che deve venire fuori è l'essenza delle cose, senza sovrastrutture». c ANSA/MASSIMO PERCOSSI Paolo
 è il regista italiano più attento alla bellezza, così ha avvicinato i giovani che tengono molto alle immagini
 mentre la nostra generazione metteva un po' da parte l'estetica a vantaggio del contenuto Silvio Orlando
 Attore

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 Foto: Uomini soli Nella foto grande Orlando in «Lacci» di Starnone Qui accanto un sogno del Cardinal
 Voiello, tifoso del Napoli, in «The Young Pope»

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Pag. 33 Ed. Metropolitana                                                                                  tiratura:185029

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  La mia banda sogna il rock

  LA SFIDA
  Genitori contro professori, una sfida senza fine: i primi sempre pronti a contestare voti bassi e compiti
  eccessivi, i secondi decisi a far maturare i ragazzi senza troppe concessioni, anzi non lesinando qualche no
  educativo. E loro, gli adolescenti, come reagiscono? Come inseguono i loro sogni quando tutto sembra
  ostacolarli? Sono i temi di fondo della commedia Come diventare grandi nonostante i genitori diretta da
  Luca Lucini, sceneggiata da Gennaro Nunziante (Quo vado?) prodotta da Walt Disney Italia e 3Zero2 di
  Piero Crispino, nelle sale il 24 novembre.
  Musica, sentimenti, azione, un grande sogno e un piccolo ma decisivo colpo di scena finale: il film ha per
  protagonista un gruppo di liceali innamorati della musica che formano una rockband e vogliono sfondare.
  Ma devono vedersela con la preside intrattabile Margherita Buy che intralcia in ogni modo il loro progetto
  (ma alla fine scopriremo perché), genitori più o meno solidali, amori che nascono o rinascono, una coppia
  di produttori musicali generosi e una gara alla X Factor. Del cast fanno parte Giovanna Mezzogiorno,
  Matthew Modine, Ninni Bruschetta, Roberto Citran, Francesca De Martini, Paolo Calabresi più i
  giovanissimi Leonardo Cecchi, Eleonora Gaggero, Emanuele Misuraca, Saul Nanni, Federico Russo.
  «Questo film è una sfida», spiega Lucini, «perché appartiene a un genere che in Italia non esisteva. Mi
  sono lasciato conquistare dalla sceneggiatura densa di emozioni e con Disney ho potuto sperimentare una
  dimensione produttiva nuova e appassionante». È utile sentirsi dire dei no? «Talvolta è doloroso»,
  rispondono all'unisono i giovanissimi attori, «anche a noi è capitato di incassarne dagli adulti ma oggi li
  ringraziamo, perché ci sono serviti a crescere e maturare».
  MAMME
  Interessante il punto di vista di Buy e Mezzogiorno, primedonne del cinema e mamme nella vita. «Ho
  accettato di girare il film di Lucini», spiega Giovanna, «perché il mio personaggio è positivo e sorridente.
  Una mamma decisamente diversa da quella che ho interpretato nel film di De Matteo I nostri figli...». L'
  attrice rivela di essere affascinata dal mondo degli adolescenti: «È una realtà che non conosco, i miei figli
  gemelli Leone e Zeno hanno cinque anni e certi problemi non si sono ancora presentati. Quanto alla mia
  esperienza, ho avuto una madre tollerante e un padre severo, andavo male a scuola e sono uscita di casa
  giovanissima per lavorare all'estero. È importante non concedere tutto ai ragazzi, ti insegna a dire a tua
  volta dei no». I professori? «Quelli che criticano o hanno poca voglia di ascoltare i ragazzi creano dei danni
  terribili, ci vuole la giusta misura. Noi genitori dobbiamo vigilare con sensibilità e attenzione, insegnando ai
  ragazzi a proteggersi da soli».
  La parola a Margherita Buy, nella vita mamma della bellissima quindicenne Caterina: «Nell'adolescenza mi
  sono sentita dire troppi no, e forse proprio per questo oggi dico tanti sì a mia figlia, ovviamente
  sbagliando...». L'attrice spiega di aver interpretato con piacere il film «sia perché il regista era Lucini con cui
  ho girato Nemiche per la pelle, sia perché avevo voglia di tornare a fare la preside: il ruolo l'avevo già
  ricoperto, ma questa volta mi veniva offerta una prospettiva diversa, anche grazie al colpo di scena finale.
  Bello e inaspettato».
  Gloria Satta
  © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Pag. 45 Ed. Latina                                                                                          tiratura:185029

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  Sabaudia, ciack sulle dune

  LE RIPRESE
  Un inseguimento con tanto di esplosioni di colpi sul lungomare di Sabaudia. Un agguanto in piena regola
  da parte di alcuni camorristi determinati a mettere in pratica un regolamento dei conti. Le auto che scorrono
  via veloci a pochi metri dalle dune. Il rumore degli spari che riecheggia nel silenzio rotto solo dal suono
  delle onde. Sembra tutto vero se non fosse che si tratta delle scene di una serie televisiva. Lungomare
  interrotto alla circolazione ieri nella città pontina per consentire le riprese della fiction Rai Sotto copertura 2.
  Ovviamente la cosa ha suscitato la curiosità dei cittadini che si sono trovati a transitare lungo la strada e si
  sono imbattuti nelle riprese cinematografiche. Sul set gli attori Claudio Gioè, già protagonista della prima
  serie, Alessandro Preziosi, Antonio Folletto e Alejandra Onieva, star della soap opera Il segreto. Sotto
  copertura è ispirata alla cattura del boss dei Casalesi, Antonio Iovine. La regia della fiction prodotta da
  Luxvide è di Giulio Manfredonia. Per Sabaudia, che potrebbe essere ribattezzata la città dei set, la
  presenza di troupe cinematografiche, attori e telecamere non è di certo una novità. Si tratta solo dell'ultima
  produzione in ordine di tempo. Sono anni ormai che il comune pontino viene scelto come set ideale per
  spot pubblicitari, film e fiction tanto che più volte è capitato di riconoscere scorci di lungomare, di spiaggia e
  di dune ma anche di monumenti razionalisti in tv.
  Ebe Pierini
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ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 11/11/2016 - 11/11/2016                                                        15
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 Al Festival di Nuova Consonanza i sonetti del poeta friulano musicati dal Premio Oscar
 Morricone: Pasolini scrisse versi per me
 Domani il maestro terrà un concerto per il Papa Nell' Aula Paolo VI «Con i poveri per i Poveri»
 Lidia Lombardi

 Parla il doppio Premio Oscar Ennio Morricone. E svela i retroscena con il poeta friulano in un'occasione che
 lo rimanda al passato ma che gli fa anche esaminare cosa sia la musica oggi: la presentazione del 53
 Festival di Nuova Consonanza, il gruppo del quale è socio da sempre, che si svolge a Romadal12
 novembreal20 dicembre. Dunque, Ennio e Pier Paolo. Insiemelavorarono per cinque film,
 compresoUccellacci e Uccellini cheMorricone voleva all'inizio rifiutare perché il regista pretendeva
 dalcompositore una serie di brani altrui e lui rispose «mi divertoascrivere la mia musica, dunque è venuto
 dalla persona sbagliata». Poiperòilsodalizio prese le ali e addirittura Pasolini scrisse componimenti su
 timida ma coinvolgente richiesta del futuro Premio Oscar. Peresempioisonetti«Trescioperi» che, musicati
 da Morricone, saranno eseguiti con altri brani (tra cui «Se questo è un uomo» per soprano e la voce
 recitante di Mariano Rigillo) il 6 dicembre al Macro. «Andò cosi - racconta il re delle colonne sonore - Dopo
 il secondo film con lui mi feci coraggio e gli chiesi, era il '75, un testo sullo sciopero dei bambini, che non
 scioperano mai. Passano tre giorni ed ecco altrettanti sonetti. Il primo parla della rivoluzione dei ragazzi, il
 secondo della loro rabbia contro gli educatori, il terzo vede i piccoli chiedere scusa. Musicai subito i primi
 due. Il primo era di difficile esecuzione, il secondo era meno arduo. Lasciai da parte il terzo. Lo ripresi 15
 anni dopo, optando per una composizione facilissima, con dentro canti popolari tipo Madama Dorè...».
 Pasolini si faceva pregare? «Era uno scrittore di razza ma accettava subito di scrivere. Era successo anche
 nel 1968. La Rca per la quale lavoravo mi sollecitò a chiedergli un componimento per l'anniversario
 dell'Unità d'Italia. Beh, lui arrivò con un testo strepitoso, ripercorreva la storia italiana dal 1870 e arrivava
 alle periferie di Roma. La casa discografica volle che lo registrasse con la sua voce. Poi io ci misi la musica
 sotto». Un lavoro sconosciuto . «Non so dove si trova, io posseggo qualche disco. Ma anche una terza
 volta Pasolini raccolse unamiaidea: scriveresuiposteggiatori romani. Io intendevo i dilettanti che con
 strumenti poveri si mettevano agli angoli delle strade e chiedevano una mancia. Lui invece credeva fossero
 i guardamacchine. Mi inviò una lettera lunga dove c'era tutto quello che pensava sull'argomento. Io mi dissi:
 speriamo che per spiegare questo testo non ce ne voglia un altro...». Del resto anche certa musica, negli
 anni '60-'70, era indigesta. Morricone ricorda la spedizione al Festival di Darmstadt, con i sodali del Gruppo
 di Nuova Consonanza . «John Cage esegui un concerto che ci parve una follia. Dava qualche tocco al
 pianoforte, sfogliava pagine, andava vicino a unaradio.Dopomezz'ora ilpubblico cominciò ad andarsene. Il
 giorno dopo vedemmo Cage che non scriveva su carta pentagrammata, ma su un foglio reticolato tipo carta
 del pane. Allora provammo,con Bogianckino ed Evangelisti, l'improvvisazione. In un bosco. Uno fischiava,
 un altro faceva una pernacchia... E io dirigevo questi matti. Insomma, il Gruppo di improvvisazione finì
 presto. La musica bisognava tornare a scriverla». Adesso i giovani compongono sul computer, che ne
 pensa? «Chesbagliano, perché lamusica va vista. Non consiglio loro altro che studiare storia della
 composizione e solo dopo dare spazio alla loro inventiva». Ma Morricone, che ha inserito il contrappunto
 nelle colonnesonore,comeèarrivato atanta popolarità? «Escludendo nei miei film la cosiddetta musica colta.
 Lo feci nelle prime pellicole, poi mi dissero: così non ti chiama più nessuno. Cambiai registro. Ma ora dico:
 ho sbagliato a non portare più musica contemporanea nel cinema». Domani Ennio Moricone terrà un
 concerto per Papa Francesco nell'aula Paolo IV con il coro di Santa Cecilia
 Foto: Il maestro Ennio Moricone e Pier Paolo Pasolini (foto sotto) avorarono per cinque film compreso
 Uccellacci e Uccellini

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 Al cinema il nuovo film della Disney
 Dal piccolo al grande schermo le crisi adolescenziali di Alex & Co.
 Giulia Bianconi

 Dal piccolo al grande schermo, «Alex & Co». approda al cinema. Ma nel film diretto da Luca Lucini, e scritto
 da Gennaro Nunziante (spalla destra di Checco Zalone), c'è qualcosa che va oltre alla nota serie di
 successo della Disney, arrivata alla terza stagione, a partire dal titolo: «Come diventare grandi nonostante i
 genitori». I protagonisti del film sono sempre Alex (Leonardo Cecchi), Nicole (Eleonora Gaggero), Emma
 (Beatrice Vendramin), Sam (Federico Russo) e Christian (Saul Nanni), con la new entry Davide (Emanuele
 Misuraca), alle prese con l'amore per la musica e i problemi di cuore. Nella pellicola, prodotta da Piero
 Crispino (lo stesso della serie) che sarà nelle sale dal 24 novembre con Disney Italia, la band si ritroverà
 però a fare i conti con la nuova cattiva preside della scuola, interpretata da Margherita Buy, che gli impedirà
 di suonare e partecipare a un concorso nazionale di musica, ma anche con i genitori che sembrano essere
 un ostacolo per la crescita dei ragazzi. Per Lucini, il film è stata una «sfida non facile. Non c'è un prodotto
 simile in Italia. Il marchio Disney è prestigioso e ambisce a fare film di alta qualità». Nunziante racconta,
 con la solita ironia che lo contraddistingue, di essersi «divertito a pasticciare. Al cinema serviva qualcosa di
 diverso dal linguaggio televisivo». «Volevo far parte di questo mondo - aggiunge la Buy, alla sua prima
 esperienza con la Disney - Riguardo al mio ruolo di preside cattiva, credo che ai ragazzi servano qualche
 volta i no». Nel film c'è anche Giovanna Mezzogiorno, che interpreta la moglie della star statunitense
 Matthew Modine: «Avevo voglia di tornare a recitare in un film leggero - spiega l'attrice anche se nel mio
 personaggio non manca un tocco malinconico, a causa della perdita di un figlio. Non volevo, però, rendere
 questa donna triste, bensì tenera. Poi mi affascinava il mondo degli adolescenti. Per ora conosco solo
 quello dei bambini (riferendosi ai suoi due gemelli di appena 5 anni, ndr)».

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 RASSEGNA Prati
 «Quo Vadis» e omaggio a Andrzej Wajda
 Giulia Bianconi

  Cinque giornate per parlare di cinema polacco tra l'omaggio a Andrzej Wajda, il focus «Quo Vadis?» e la
 proiezione di quattordici film. Inizia oggi nella Capitale la quarta edizione di CiakPolska, in programma fino
 al 15 novembre alla Casa del Cinema e all'Istituto Polacco di via Vittoria Colonna, organizzatore della
 kermesse. Tra le pellicole in concorso, i cortometraggi e i classici dei grandi maestri del cinema polacco
 sarà ricordato Andrzej Wajda. Oggi alle 17.30 alla Casa del Cinema alla proiezione di «Cenere e diamanti»
 farà seguito un dibattito sul cinema del regista scomparso recentemente con Michal Chacinski. Dal 13 al 15
 novembre all'Istituto Polacco troverà spazio, invece, il focus «Quo Vadis?». Si parte domenica alle 18 con
 una mostra a cura di Monika Wozniak, alla quale sarà presente anche il fumettista Rodolfo Torti, e si
 prosegue alle 19 con la proiezione di «Quo Vadis?» di Enrico Guazzoni, tratto dal celebre romanzo del
 1896 dello scrittore polacco Henryk Sienkiewicz (Nobel per la letteratura). Lunedì alla Casa del Cinema
 dalle 9.30 alle 18 si svolgerà il convegno internazionale «Quo Vadis» con la proiezione alle 20.30 del
 celebre film del 1951 di Mervyn Le Roy, che sarà introdotta da Martin M. Winkler, mentre martedì il
 convegno prosegue all'Istituto Polacco dalle 9.30 alle 17 con la proiezione in serata del film del 2001 di
 Jerzy Kawalerowicz. In programma quest'anno, le pellicole polacche uscite negli ultimi due anni al cinema.
 Oggi alle 21.30 sarà proiettato «Corpi» di Malgorzata Szumowska, Orso d'argento al Festival di Berlino
 2015, e domani alle 15 «The Here After» di Magnus von Horn. Sempre domani è previsto alle 18.30 un
 incontro/aperitivo con Mariusz Grzegorzek, regista e rettore della celebre Scuola Nazionale di Cinema,
 Teatro e Televisione di Lódz, e alle 20 è in programma «Queste mie figlie» di Kinga Debska, che incontrerà
 il pubblico. Domenica alle 15 ci sarà la presentazione del film di animazione «La Montagna magica» di
 Anca Damian e alle 17 «Baby Bump» di Kuba Czekaj con l'introduzione al pubblico di Michal Chacinski.
 Foto: ISTITUTO POLACCO via Vittoria Colonna Ore 20.30

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 Dal 17 novembre a Viterbo, Civita Castellana e Calcata XXII edizione del festival cinematografico dedicato
 a diversità culturali e realtà marginali
 Tornano i documentari dal Sud del Mondo

 VITERBO L'Associazione universitaria per la cooperazione e lo sviluppo promuove da oltre vent'anni la
 rassegna cinematografica "Immagini dal Sud del Mondo". Il festival ha luogo in diversi comuni della
 provincia di Viterbo e in alcuni spazi della città , come l'Università della Tuscia, la Casa Circondariale e
 alcuni circoli Arci. La rassegna presenta anche quest'anno una selezione di film, cortometraggi e
 documentari che affrontano importanti tematiche sociali e pongono l'attenzione sulle diversità culturali e su
 realtà marginali, promuovendo una produzione cinematografica indipendente e di qualità, spesso fuori dai
 circuiti della grande distribuzione "G.A.I.A. - Generi, Accoglienza, Intercultura, Ambienti" è il titolo della
 22esima edizione. L'apertura del festival sarà affidata, giovedì 17 novembre, alla proiezione del
 documentario "Liberami", di Federica di Giacomo (nella foto una scena) , vincitore della sezione Orizzonti
 alla 73esima Mostra internazionale del cinema a Venezia (ore 21.30, cinema Trento alla Quercia).
 Protagonista del documentario è padre Cataldo, uno degli esorcisti più ricercati in Sicilia. "La pratica
 dell'esorcismo è molto antica - ha spiegato la regista Di Giacomo. e ogni anno sempre più persone in Italia,
 in Europa, nel mondo chiamano 'possessione' il loro malessere". Durante il lungo lavoro di ricerca, Di
 Giacomo ha avuto modo di partecipare a moltissime messe particolari che durano almeno tre ore in cui
 viene invocata una liberazione dal maligno collettiva, propedeutica agli esorcismi privati. Il secondo
 appuntamento del festival vedrà la proiezione, il 24 novembre, di "Gesù è morto per i peccati degli altri" di
 Maria Arena, documentario che racconta le storie di donne, uomini e trans che lavorano da più di dieci anni
 nel quartiere di San Berillo, a Catania, degradato e conteso da interessi economici. Il gruppo delle "Belle"
 ha però bisogno di immaginare un futuro diverso e decide di iscriversi ad un corso di formazione per
 badanti. Con un'attenzione sincera la macchina da presa si avvicina al privato delle protagoniste: il loro
 passato, le ragioni della loro scelta di trasformazione, la loro dimensione umana e spirituale (21.30 cinema
 Trento). Il 25 novembre è in programma "Nahid", storia di una coraggiosa donna iraniana, alla Biblioteca di
 Civita Castellana, e sempre a Civita Castellana, ma in aula magna, sarà proiettato anche "Land Rush" (29
 novembre). Il 6 dicembre si tornerà a Viterbo (Dafne, Unitus) con "The land of our food", il 10 a Calcata
 animazione con "La principessa Mononoke", il 15 "Cielito Rebelde" al circolo Arci Il cosmonauta di Viterbo.

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ANICA - MULTIMEDIALITA

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 Tecnologie provate
 Addio salotto La televisione è mobile
 Le app per i video: l'esempio di Sky
 Martina Pennisi @martinapennisi

 Cucina, adiacente al salotto. La famiglia è ancora a tavola, ultime briciole sui piatti e bicchieri da svuotare.
 Tutti puntano al divano. E al telecomando. Fino a qualche anno fa era uno spaccato tipico delle famiglie
 nostrane, con il televisore che catalizzava l'attenzione e contribuiva a raccogliere genitori e figli intorno allo
 stesso contenuto, indipendentemente da età e gusti personali.
 La situazione sta cambiando. Ognuno ha il suo dispositivo mobile personale: secondo gli ultimi dati di
 comScore, in Italia gli smartphone sono 31,1 milioni e i tablet 6 milioni. A livello globale, riporta StatCounter,
 i piccoli schermi hanno superato proprio in queste ore il computer per tempo trascorso online.
 Oggi ogni componente della famiglia è abituato a scegliere cosa vedere e a farlo quando, come e dove
 vuole con l'ausilio di Internet. Basti pensare che, ancora secondo comScore, due minuti su tre online sono
 riconducibili a telefonini o tavolette.
 «A incidere sono soprattutto le applicazioni di messaggistica e social networking. Solo Facebook e
 Whatsapp "mangiano" più della metà del 90% del tempo che passiamo con gli occhi incollati sugli schermi
 portatili», spiega Fabrizio Angelini, responsabile per l'Italia della società di analisi, facendo notare come il
 nostro sia il Paese «con la più alta incidenza di possessori di dispositivi mobili che guardano video». Nei
 nostri confini, il 52% di chi si affida alla Rete per vedere un film o una serie tv lo fa mentre si sta spostando.
 In treno, in metropolitana, nella sala d'attesa del dentista o sul famoso divano con il suo inseparabile
 piccolo schermo personale alla mano. In Francia o in Germania, per rendersi conto delle proporzioni, la
 percentuale si aggira intorno al 30 e al 40 per cento.
 I numeri di Sky, che 4 anni fa ha iniziato a spingere in questa direzione con l'applicazione Sky Go,
 confermano: gli utenti hanno raggiunto i 2,25 milioni e le visualizzazioni dei contenuti on demand in mobilità
 sono aumentate del 126%. Altro aspetto interessante emerso dall'esperienza della pay tv è quello del
 tempo dedicato: più di 500 mila utenti guardano sull'app contenuti - inclusi nel loro abbonamento - per più
 di 5 minuti al giorno. E in media, oltre 700 mila persone accedono al servizio ogni settimana. «Per
 migliorare ulteriormente il servizio abbiamo aggiunto funzionalità che permettono una fruizione ancora più
 libera», afferma Pietro Maranzana, chief commercial officer di Sky Italia, riferendosi a Sky Go Plus. La
 versione "potenziata" dell'app (non va scaricata di nuovo, ma attivata gratuitamente o a 5 euro al mese a
 seconda dell'abbonamento) è disponibile da metà ottobre. «Le attivazioni nei primi 20 giorni sono state 150
 mila», afferma Maranzana spiegando come tra le (nuove) frecce all'arco ci siano la possibilità di guardare
 dall'inizio un evento live già cominciato - andando incontro allo sport, che va di gran lunga per la maggior
 su Sky Go - e quella di scaricare il contenuto e vederlo in un secondo momento. Con il download in
 mobilità, il colosso moltiplica le occasioni di visione per chi passa da un dispositivo all'altro, creando «un
 sistema completo che parte dalla tv di casa per seguire l'abbonato ovunque». Non a caso il 2017 sarà
 anche in Italia l'anno di SkyQ, mega piattaforma già lanciata nel Regno Unito che porta tutto su tutti gli
 schermi in qualsiasi momento. Lo stesso film o la stessa puntata della medesima serie tv, ad esempio,
 riprenderanno dal punto in cui li si era lasciati indipendentemente dalla fonte di accesso.
 Il momento è quello giusto, soprattutto per il mobile: «Negli ultimi 8 mesi abbiamo visto un netto aumento
 del minutaggio di video fruiti da smartphone e tablet. Stiamo andando oltre i classici 90 secondi degli user-
 generated-content», incalza Angelini di comScore. Il telecomando sopravviverà, ma sarà meno conteso.
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 Streaming demand e live download per gli abbonati Mediaset I milioni di italiani che utilizzano almeno un
 servizio di video streaming online su abbonamento NOW TV Streaming on demand download su
 abbonamento INFINITY Streaming download su abbonamento CHILI TV Streaming on demand e download
 con acquisto e noleggio RAI PLAY Streaming on demand e live gratuito TIM VISION Streaming on demand
 su abbonamento NETFLIX Steaming on demand su abbonamento 3,2
 I numeri
 Secondo i dati comScore relativi alla popolazione «digitale» italiana i due terzi del tempo che spendiamo
 online (64%) passa da dispositivi mobile Mentre usiamo lo smartphone, utilizziamo per il 90% del tempo
 un'app (dati che si riferiscono ai possessori di un dispositivo Android). Ma il patrimonio di applicazioni non
 viene rinnovato spesso. Oltre i due terzi non ne scarica nemmeno una al mese Il tempo speso su mobile
 diminuisce con il passare dell'età. Dalle 95 ore al mese tra ragazzi di 18-25 anni alle 46 degli over 55

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 Un nuovo regno del digitale sulla rete a banda ultralarga
 Torino rafforza la sua vocazione alla ricerca nelle tlc Gli investimenti di sviluppo Oltre 4,5 miliardi da Tim
 per la fibra ottica e la connettività in 4G che oggi copre il 95% del Paese e 6530 Comuni
 Nicola Di Turi

 Amazon, il gigante delle vendite in Rete, ha cominciato a produrre un pulsante connesso, che consente di
 ordinare il caffè e il bagnoschiuma, semplicemente facendo pressione sul dispositivo. Lo scorso anno, in
 Italia, 4,8 milioni di polizze assicurative prevedevano un box telematico connesso alla Rete. Ntt Data, il
 colosso giapponese della cybersecurity, ha annunciato il mese scorso 300 nuove assunzioni nei centri di
 sviluppo a Napoli e Cosenza, per fare ricerca sull'Internet delle Cose. I dispositivi connessi sono in continua
 evoluzione. Invadono settori un tempo lontani e creano occupazione nelle aree meno sviluppate.
 «Qualche giorno fa è stato certificato il sorpasso delle connessioni in mobilità, rispetto a quelle da
 postazione fissa. Il fenomeno è frutto di diverse spinte, che vanno però tutte nella direzione di moltiplicare il
 numero di oggetti connessi alla Rete. La dotazione di terminali mobili sta raggiungendo numeri
 impressionanti, anche nei Paesi meno modernizzati. Le cose diventano oggetti connessi, il cui numero
 crescerà entro 5 anni di tre ordini di grandezza, non del 20-30%», spiega Enrico Maria Bagnasco,
 responsabile Innovazione per Tim. L'ex monopolista inaugura, mercoledì 16 novembre, un nuovo
 laboratorio a Torino, dedicato alla sperimentazione di soluzioni per l'Internet delle Cose.
 All'interno dell'IoT Open Lab di Tim si potranno provare nuovi servizi digitali legati a parcheggio intelligente,
 agricoltura smart e logistica. Chiave di volta per l'utilizzo di questi servizi legati al tema delle città intelligenti,
 è la necessità di un'elevata copertura di rete in mobilità, di bassi consumi e di capacità di gestire grandi
 volumi di terminali, tipiche della tecnologia Narrow Band IoT. Il nuovo laboratorio di Tim diventerà uno
 spazio di sviluppo per aziende ed enti di ricerca che sperimentano dispositivi e applicazioni legati alla
 nuova tecnologia Narrow Band IoT, sulla rete a banda ultralarga dell'ex Telecom Italia. Prenderanno parte
 all'evento - tra gli altri - l'amministratore delegato di Olivetti Riccardo Delleani, Loredana Vajano per
 l'Agcom, Fabio Moresi del terzo produttore di smartphone al mondo Huawei e Fabio Iaione, a capo di
 Qualcomm in Italia.
 Perché proprio Torino? «La città della Mole ospita, dal 1964, il centro di ricerca e sviluppo dell'azienda,
 quello che si chiamava Centro Studi e Laboratori di Telecomunicazione. A Torino, nel 1977, il Cselt
 sperimentò il primo collegamento in fibra tra due centrali urbane. E sempre a Torino, nel 2010, partì la
 prima video chiamata in mobilità 4G ad alta definizione. Per Tim l'inaugurazione del nuovo laboratorio è
 l'occasione per lanciarsi verso la nuova frontiera dell'innovazione che oggi è l'Internet delle Cose», ragiona
 il responsabile Innovazione di Tim. Secondo il piano industriale, l'ex monopolista prevede di investire oltre
 4,5 miliardi di euro per lo sviluppo della fibra ottica e della connettività in 4G, che oggi copre il 95% della
 popolazione e 6.530 comuni.
 E nonostante i limiti infrastrutturali* che impediscono l'offerta di una copertura efficiente per le connessioni
 in mobilità sui treni ad Alta velocità, il futuro standard delle telecomunicazioni mobili, il 5G, promette velocità
 fino a 5 gigabit al secondo. Una reale opportunità per lo sviluppo di servizi per le città intelligenti, dai
 trasporti alla sanità digitale. Servizi per cui sono necessari tempi ridotti di risposta dei dispositivi e alta
 affidabilità della Rete.
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 Foto: Segnali Nei laboratori Tim di Torino prove per terminali 5G

ANICA - MULTIMEDIALITA - Rassegna Stampa 11/11/2016 - 11/11/2016                                                           23
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