RAPPORTO ORIGINI E GARANZIE MATERIE PRIME AGRICOLE - Coop ...
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Hanno collaborato alla stesura: Prof. Marco Zuppiroli Professore Associato di Economia Agroalimentare Dipartimento di Economia - Università degli Studi di Parma Prof.ssa Alessandra Castellini Professore Associato di Economia e Estimo Rurale Università degli Studi di Bologna Prof. Alessandro Ragazzoni Professore Associato di Economia e Estimo Rurale Università degli Studi di Bologna Prof. Lanfranco Conte Professore di Chimica degli Alimenti Università di Udine Ing. Massimo Marino Studio LCE Il rapporto è stato realizzato da COOP ITALIA con il coordinamento di: Claudio Mazzini Maurizio Zucchi Gianmario Peretti Vittorio Ramazza Per maggiori approfondimenti vai su www.cooporigini.it e consulta i materiali della campagna. Impaginazione Infocoop - servizi digitali per la comunicazione Coop Italia.
INDICE L’IMPEGNO DI COOP 4 1. INTRODUZIONE 6 2. LO SCENARIO MONDIALE 8 3. PREZZI E FILIERE AGROALIMENTARI NELLO SCENARIO INTERNAZIONALE 10 a cura di Marco Zuppiroli 3.1 LA CONGIUNTURA INTERNAZIONALE DELLE MATERIE PRIME: INFLAZIONE E VOLATILITÀ 10 3.2 UN INDICATORE DELLA CONGIUNTURA DELLE MATERIE PRIME: GLI STOCK 14 4. GLI SCAMBI CON L’ESTERO DEL SISTEMA AGROALIMENTARE ITALIANO 18 a cura di Marco Zuppiroli 4.1 L’AGROALIMENTARE ITALIANO: UN SISTEMA APERTO ED ESPOSTO ALLA CONCORRENZA MONDIALE 18 4.2 LA BILANCIA DEL COMMERCIO AGROALIMENTARE ITALIANO 19 4.3 I BILANCI DI APPROVVIGIONAMENTO E LA PROVENIENZA DEI PRODOTTI AGROALIMENTARI ITALIANI 24 4.4 ALCUNE CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE 31 5. LA POLITICA AGRICOLA COMUNITARIA E LE MATERIE PRIME AGRICOLE 32 a cura di Alessandra Castellini e Alessandro Ragazzoni 5.1 LA NUOVA PAC 33 5.2 LA SPESA DELLA PAC 35 5.3 LE ORGANIZZAZIONI COMUNI DI MERCATO (OCM) 36 5.4 LA PAC E ALCUNE FILIERE DELLE MATERIE PRIME AD USO ALIMENTARE 36 - Frumento tenero e duro 36 - Zucchero 39 - Latte bovino (e prodotti della prima trasformazione) 40 - Carne bovina 42 - Carne suina 43 - Carne avicola 43 5.5 LE QUOTE DI PRODUZIONE 44 6. CONTROLLI E GARANZIE SUI PRODOTTI - a cura di Lanfranco Conte 46 6.1 RASFF 46 6.2 MISURE DI SALVAGUARDIA E CONTROLLI RAFFORZATI ALL’IMPORTAZIONE 49 6.3 IL SISTEMA DI CONTROLLO NAZIONALE 49 6.4 GLI OBBLIGHI DI CONTROLLO PER LE AZIENDE 51 7. L’INDICAZIONE D’ORIGINE DELLE MATERIE PRIME IN ETICHETTA 52 8. IL DIBATTITO FRA AGRICOLTURA E INDUSTRIA 54 9. GLI IMPATTI AMBIENTALI DELLA FILIERA DI PRODUZIONE DELLE MATERIE PRIME 56 a cura di Massimo Marino e Claudio Mazzini
4 L’IMPEGNO DI COOP L’informazione ai consumatori è nali sia nella sua politica di ac- tore, con delle eccellenze nella un impegno storico di Coop ed è quisti, sia nello sviluppo del pro- prima trasformazione, come ad uno dei valori fondamentali della dotto a marchio. esempio la pasta, le conserve: nostra missione aziendale. Per la realizzazione dei prodotti a esportiamo prodotto finito che Il controllo delle materie prime marchio, infatti, Coop si avvale proviene anche da materie prime che compongono i prodotti a mar- per il 90% di fornitori italiani. estere (proprio perché l’Italia non chio Coop, il presidio della filiera Tuttavia, non sempre è possibile è in grado di produrre le quantità produttiva, la trasparenza nelle utilizzare esclusivamente prodot- di grano necessarie). In questo informazioni sono fin dagli anni ti e produttori nazionali ed è giu- caso, il valore aggiunto rimane in ’80 elementi distintivi della no- sto ricordare che, come sistema Italia e l’indicazione dell’origine stra politica. Italia, siamo purtroppo deficitari delle materie prime è un atto di Siamo stati i primi fin dall’inizio in diversi settori di primaria im- trasparenza. degli anni 2000 a certificare l’ori- portanza, cito a solo titolo di gine e la tracciabilità degli oli, esempio il latte, il grano, le carni. Questa è una informazione im- delle conserve di pomodoro, delle In questi casi, senza significative portante ma non sufficiente, per- uova, del latte. importazioni dall’estero, non sa- ché ancora più importanti sono le Inoltre Coop da sempre, a parità remmo in grado di garantire gli garanzie sulle modalità produtti- di sicurezza, qualità e convenien- attuali livelli di consumo. Inoltre, ve, sui controlli, sulle caratteristi- za per il consumatore, privilegia non va dimenticato che l’Italia è che di sicurezza e qualità dei pro- il rapporto con i fornitori nazio- storicamente un Paese trasforma- dotti.
5 Con questo Rapporto, Coop inten- chette: dall’evidenziazione delle un sito dedicato dove il consuma- de fare un quadro, naturalmente caratteristiche nutrizionali per tore, digitando il nome del pro- non esaustivo, delle principali va- porzione (calorie, zucchero, sale, dotto o il codice a barre che ogni riabili che regolano lo scenario ecc…) a indicazioni specifiche per prodotto reca sulla confezione, agricolo del nostro paese, i flussi il corretto smaltimento degli im- avrà disponibili le provenienze delle materie prime e, di conse- balli per incentivare la raccolta almeno delle prime 2 materie pri- guenza, le produzioni agroali- differenziata. me di quello specifico prodotto. mentari nel loro complesso, non- Si tratta solo di alcuni piccoli Il web perché le dimensioni delle ché il sistema dei controlli. esempi, ma sempre fondamentali, etichette, e le complessità e i costi Viviamo infatti in un mondo glo- a testimonianza di questo impe- legati alla modifica – gestione balizzato nel quale la libera cir- gno. delle stesse, non ci permettereb- colazione delle merci e l’incre- bero di essere tempestivi ed effi- mento esponenziale delle fonti di caci nel fornire queste informa- approvvigionamento delle mate- zioni, ma il web anche perché è rie prime può lecitamente preoc- COSA FAREMO uno strumento che ci permetterà cupare il consumatore per quanto di approfondire temi e dettagli riguarda la sicurezza, i controlli, Abbiamo avviato un’importante che riguardano una materia così la qualità. campagna di comunicazione e in- nuova e complessa come quella formazione mirata proprio a dare delle origini delle materie prime il giusto risalto a questa nuova dei prodotti che arrivano sulla iniziativa di Coop. È un lavoro di nostra tavola. COSA STIAMO FACENDO informazione che ha toccato il no- stro assortimento di prodotti Crediamo che Coop anche in que- Pur in un contesto particolarmen- Coop. sto caso sia all’avanguardia sul te difficile per l’agricoltura italia- Indicheremo la provenienza delle fronte della trasparenza verso i na, Coop ha continuato a svilup- materie prime che caratterizzano nostri clienti, crediamo sia un pare politiche di filiera nazionali: i nostri prodotti, in genere i primi servizio ulteriore per loro ma pos- oltre ai già citati produttori a due ingredienti che appaiono in sa essere ancora una volta uno marchio Coop, il 60% delle mate- etichetta o comunque quelli che stimolo per tutto il mercato Ita- rie prime impiegate nei prodotti a più ne definiscono le caratteristi- liano ad andare oltre, verso un’in- marchio Coop sono italiane. che qualitative e che nella gran formazione diffusa e completa Il 94% delle carni e l’80% dell’or- parte dei prodotti lo caratterizza- che permetta al cittadino, quan- tofrutta acquistate da Coop pro- no. do diventa consumatore, di sce- vengono da fornitori italiani, così Dicendo in modo trasparente da gliere al meglio i propri acquisti. come tutto il latte fresco ad alta dove vengono le materie prime Siamo inoltre convinti che al pro- qualità e parzialmente scremato, impiegate per la formulazione dei dotto Coop dire di più, piuttosto nonché il microfiltrato di filiera e prodotti Coop, si scoprirà che, che dire di meno, non possa che biologico. dove possibile, privilegiamo la giovare aggiungendo valore ai Infine, proprio con lo scopo di far produzione e la provenienza ita- contenuti che lo caratterizzano. sì che anche le piccole, spesso pic- liana; dove non è possibile si ap- colissime, produzioni d’eccellen- plica un analogo modo di operare za vengano valorizzate, attraver- in termini di garanzie e controlli. so le relazioni locali delle Coope- Ciò metterà il consumatore nelle rative nei territori. condizioni di apprezzare le azioni Coop sui temi informazione e tra- di Coop. sparenza ha negli anni introdotto Un’altra grande novità sarà il importanti innovazioni per i con- mezzo di comunicazione che uti- Maura Latini sumatori, pensiamo alle informa- lizzeremo: il web sarà l’asse por- Direttore Generale Gestione zioni già presenti nelle nostre eti- tante dell’iniziativa. Sarà creato Coop Italia
6 1. INTRODUZIONE Il documento che segue ha avuto alcune decine di prodotti agricoli, in questi anni hanno dibattuto un percorso piuttosto articolato dettagliate informazioni fra cui il sul tema dell’origine dei prodotti sia in termini di tempo, sia rela- grado di auto approvvigionamen- agricoli; fra questi abbiamo sele- tivamente all’origine delle infor- to, cioè la quantità che è disponi- zionato i pareri di alcune impor- mazioni in esso riportate. bile grazie alla produzione nazio- tanti organizzazioni di agricoltori E l’approvazione della Legge 3 nale. e rappresentanti dell’industria febbraio 2011, n° 4 “Disposizio- Emerge quindi, in base a questi alimentare. In conclusione ripor- ni in materia di etichettatura e di dati, che per alcuni importanti tiamo un breve capitolo sugli im- qualità dei prodotti alimentari”, prodotti l’Italia è un paese “tra- patti ambientali delle filiere dei non è che uno dei passaggi che si sformatore”. prodotti agricoli, a testimonianza sono succeduti su questo tema, Ma non può essere dimenticata del fatto che una corretta anali- legati ad un processo ormai ini- anche la Politica Agricola Comu- si va condotta sull’intero ciclo di ziato parecchio tempo fa. nitaria che, nel tempo, contribu- vita dei prodotti stessi e non solo É stato innanzitutto preso in con- isce a modificare gli scenari pro- su alcune parti. siderazione lo scenario della po- duttivi nell’Unione Europea su un Coop vuole quindi dare, con que- polazione e delle risorse agricole territorio molto ampio e riguar- sto rapporto, un significativo disponibili a livello mondiale, dante alcune centinaia di milioni contributo su questo argomento, per poi passare ad una dettagliata di consumatori. nell’ottica di fornire un’informa- analisi della situazione delle prin- Questi aspetti sono ampiamente zione più completa e chiara possi- cipali filiere agroalimentari italia- trattati nel rapporto, con alcuni bile su un tema che resta, comun- ne che contribuiscono ad approv- capitoli interessanti sui principa- que, complesso. vigionare il nostro paese delle più li prodotti realizzati nella UE (fru- importanti derrate alimentari. mento, zucchero, latte bovino, Si è poi provveduto ad analizzare carni). Non poteva mancare an- l’ampio ed interessante capitolo che la trattazione (seppure breve) degli scambi con l’estero, solo in del sistema di controllo a garan- minima parte a conoscenza dei zia dei prodotti agricoli, sia quelli lettori non strettamente “addetti sul fronte interno, sia per quanto ai lavori”. Questa parte è correda- riguarda le attività di importazio- ta da una tabella che riporta, per ne. Sono numerosi i soggetti che
8 2. LO SCENARIO MONDIALE La popolazione mondiale continua a crescere: nel 2050 saremo oltre 9 miliardi. La domanda di cibo raddoppierà. Il controllo delle materie prime diventerà sempre più strategico nell’economia globalizzata. Le filiere nazionali assumono importanza e vanno valorizzate. Negli ultimi anni, il settore agri- ritrovato un certo equilibrio, grazie prossimi dieci anni rispetto al de- colo ha subito pesanti variazioni all’aumento della produzione, che cennio precedente, ma in assenza dovute a diversi fattori come gli ha riguadagnato i suoi livelli sto- di shock imprevisti, si prevede un aumenti record dei prezzi del greg- rici, e alla ripresa della domanda. persistere della crescita e un au- gio, l’impennata dei prezzi delle Ciononostante, molti Paesi temo- mento della produzione agricola materie prime, le preoccupazioni no il riprodursi di variazioni signifi- mondiale di circa il 70% entro il legate alla sicurezza alimentare e cative di alcuni fattori chiave come 20502. le conseguenti restrizioni commer- i prezzi energetici, i tassi di cambio La crescita pro capite della produ- ciali, per non parlare della più gra- e/o le prestazioni macroeconomi- zione alimentare nei paesi meno ve crisi economica mondiale mai che di Paesi o regioni importanti, e industrializzati fa fatica a tenere il conosciuta dal 1930. dalle conseguenze di tali variazioni passo con la rapida crescita demo- Il settore agricolo ha retto meglio sulla volatilità del mercato. grafica. di altri la crisi, soprattutto nell’area Il sostegno ai prezzi agricoli genera La popolazione mondiale è prevista Ocse1. L’offerta si è mantenuta su costi strutturali sempre più eleva- in forte aumento: 6,5 miliardi nel livelli alti nonostante il rincaro dei ti, in particolare nelle regioni che 2005, 7,7 nel 2020 e 9,6 nel 2050. A prezzi, e anche durante la crisi la fanno un uso intensivo dei fattori livello globale, la crescita settoriale domanda è continuata a crescere, produttivi energetici. La produzio- sarà guidata dai paesi dell’Ameri- pur registrando un lieve rallenta- ne agricola mondiale dovrebbe re- ca Latina e dell’Europa dell’Est, e mento. Nel 2010, i mercati hanno gistrare una crescita più lenta nei in minor misura, da alcuni paesi 1 L’Ocse (o Oecd) è l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Di essa fanno attualmente parte 34 Paesi: tutti quelli dell’Europa occidentale, alcuni dell’Europa orientale (Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Estonia e Slovenia), Svizzera, Turchia, Canada, Stati Uniti, Messico, Cile, Giappo- ne, Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud e Israele. 2 Oecd-Fao Agricultural Outlook 2010 - ISBN 978-92-64-083752 © OECD 2010.
9 asiatici. Per tutte le materie prime, frontiere e numerose altre variabi- mercio) e Pac (la politica agricola si prospetta che la crescita delle li. La domanda mondiale di cibo comunitaria), pur con sostanziali importazioni e delle esportazioni raddoppierà, sia a causa del citato differenze strutturali, sono il clas- dei Paesi in via di sviluppo supere- incremento della popolazione, sia sico esempio di impianti normati- rà quella dei Paesi dell’Ocse. Solo come conseguenza del mutamento vi direttamente o indirettamente le esportazioni di alimenti protei- delle abitudini alimentari, frutto vincolanti l’una o l’altra produzio- ci cresceranno più rapidamente di una progressivamente maggiore ne. In ogni caso, appare evidente in questi ultimi entro il 2019. La disponibilità economica. Secondo quanto sia e sarà strategico il con- maggiore presenza di Paesi in via uno studio dell’International Food trollo delle materie prime. di sviluppo negli scambi commer- Policy Research Institute il prezzo Le materie prime diventano così le ciali è attestata dall’espandersi del grano da qui al 2050 potrebbe fondamenta delle politiche di svi- degli scambi Sud-Sud, oltre che salire del 170%, quello del mais del luppo e valorizzazione delle filiere dagli scambi Nord-Sud. Saranno 150% e quello del riso del 120%. nazionali. Vanno rimarcati casi vir- tuttavia i Paesi Ocse a dominare le Si tratta dunque di migliorare le tuosi come quelli dell’ortofrutta, esportazioni nel 2019 (vedi quote rese – cosa fattibile, ma non così delle carni e anche del latte fresco. fra parentesi), di frumento (52%), semplice – incrementare le super- Ma per diversi altri comparti il gra- mais (59%), carne suina (80%), bur- fici agricole in produzione – pochi do di autoapprovvigionamento è ro (80%), formaggio (63%), latte Paesi, forse solo la Russia, posso- ben lontano e non appare nemme- intero in polvere (66%) e latte scre- no permettersi un significativo au- no raggiungibile. Cereali, semi ole- mato in polvere (74%). I Paesi in via mento degli ettari coltivati, senza osi, carne suina, pesce, oggi anche di sviluppo registreranno nel 2019 incidere su un ambiente fin troppo lo zucchero: tutte materie prime quote più elevate di esportazioni ri- sfruttato – trovare rivoluzionarie di cui l’Italia è carente e, dunque, guardo a prodotti come: riso (88%), innovazioni, frutto di tecnologie da importare. Nonostante le tante semi oleosi (56%), cibi proteici spesso poco accettate o ancora non paure dei consumatori e scandali (80%), oli vegetali (91%), zucchero del tutto sicure. alimentari più o meno ricorrenti – (90%), carne bovina (57%) e polla- A ciò si aggiunge il fatto che le pro- per la verità il più delle volte partiti me (63%)3. duzioni e gli scambi commerciali da lidi non nostrani - l’Italia vanta É quindi evidente che ci troviamo a devono avvenire nel rispetto delle un sistema nazionale di controllo operare in un mercato fortemente regole imposte da legislazioni co- di buon livello. Al quale se ne ag- globalizzato, regolato da scambi munitarie e mondiali. Wto (l’or- giungono altri di spessore analogo, internazionali, abbattimento delle ganizzazione mondiale del com- se non migliore. 3 Oecd-Fao Agricultural Outlook 2010 - ISBN 978-92-64-083752 © OECD 2010.
10 3. PREZZI E FILIERE AGROALIMENTARI NELLO SCENARIO ITERNAZIONALE a cura di Marco Zuppiroli 3.1 LA CONGIUNTURA del secolo scorso. rare la pressione su un trend di INTERNAZIONALE In questo contesto il sistema agro- prezzi già crescente. DELLE MATERIE PRIME: alimentare italiano corre il rischio Come si vede dal Graf. 1, il prezzo INFLAZIONE E di un ridimensionamento produt- del frumento, ma anche del greg- VOLATILITÀ tivo dovendosi confrontare non gio, sembra ormai essersi stabiliz- solo con un generale aumento nel zato su livelli nettamente superio- La dinamica del mercato inter- livello dei prezzi, ma anche con ri al periodo precedente la crisi. nazionale influenza sempre più più ampie fluttuazioni degli stessi. Il fenomeno è macroscopico per il settore agricolo ed il complesso Infatti la crisi finanziaria globale quanto riguarda il petrolio, ma è agro - industriale nel suo comples- scoppiata nel 2007 è stata accom- decisamente evidente anche per il so. I condizionamenti dettati dallo pagnata e seguita da pesanti con- frumento. Per quest’ultimo si os- scenario internazionale sono va- seguenze per l’economia reale. In servi la progressione registrata dai riegati: le variazioni del prezzo del primo luogo ha coinciso con una prezzi minimi: nel corso del 2009 greggio, l’impennata delle quota- crisi alimentare che ha portato i erano rientrati su valori non troppo zioni delle materie prime, le per- prezzi delle merci a livelli elevati, diversi da quelli pre-crisi, ma nel sistenti preoccupazioni legate alla assolutamente inattesi. Questi au- 2011 non sono più riusciti a scen- sicurezza alimentare e, infine, il menti hanno attratto verso i mer- dere, in Europa, sotto i 200 euro per prolungarsi degli effetti della più cati delle materie prime alimentari tonnellata. I mercati agricoli mon- grave crisi economica mondiale operatori e investitori finanziari diali, dopo la fiammata dei prezzi mai conosciuta dagli anni Trenta che hanno contribuito ad esaspe- del biennio 2007-2008, stentano a
11 ritrovare un assetto stabile ed anzi, della crisi si conferma anche se ci li. Nel passato, quando lo sviluppo nel corso del 2010 e del 2012, han- si pone in un’ottica di food securi- era trainato dall’Occidente, i prezzi no registrato nuovi fenomeni di ty: le valutazioni della FAO stimano delle materie prime si risollevava- iperinflazione con livelli di prezzo che, per i Paesi deficitari, la varia- no quando la sua economia, an- nettamente superiori a quelli del zione dei prezzi dell’ultimo perio- cora centrale, ripartiva e generava periodo pre-crisi. do abbia nuovamente aumentato una maggiore richiesta; oggi lo sfa- Il Graf. 1 evidenzia che il decennio il costo delle importazioni e degli samento tra lo sviluppo dei BRIC e precedente il 2007 aveva registrato approvvigionamenti alimentari ri- la crescita dell’Occidente, rischia prezzi stabili. Poiché nel frattem- portandolo ai livelli del 2008. di penalizzare la timida ripresa po i costi di produzione erano co- Ci si chiede pertanto se sia iniziata della nostra economia, costringen- munque aumentati, la costanza, per le commodity agroalimentari dola a subire una crescita dei prez- fino alla crisi, dei prezzi nominali una nuova fase di instabilità. Il pen- zi delle materie prime che peraltro di vendita aveva implicato una di- siero torna al triennio 1973-1975 in non concorre a determinare. minuzione dei redditi per i produt- cui si verificò l’ultimo cambiamen- Come si è già accennato, non è rile- tori. to strutturale nel sistema dei prezzi vante solo il livello del prezzo, ma Gli indici che la FAO calcola sull’an- mondiali che, dopo quel periodo, anche l’ampiezza delle sue fluttua- damento dei prezzi dei prodotti ali- si riposizionarono su livelli di prez- zioni. mentari e dei singoli gruppi di ali- zi nominali stabilmente superiori a La volatilità dei prezzi è il fenome- menti (Graf. 2 e 3), documentano quelli registrati nei trent’anni pre- no che ha maggiormente inciso sul che il comparto lattiero-caseario cedenti. Per il momento, quanto è manifestarsi della crisi agricola e quello degli oli si sono mossi in avvenuto nell’ultimo quinquennio mondiale e che è stato percepito perfetta sintonia con la dinami- non è detto che rappresenti l’inizio in maniera inaspettatamente in- ca dei cereali. Invece i prezzi delle di una nuova fase per i prezzi inter- tensa anche nel mercato europeo2. carni hanno manifestato una vo- nazionali e potrebbe ancora costi- Quando la fluttuazione risulta così latilità assai minore rispetto agli tuire un valore anomalo tra tutte le ampia, da poter azzerare i margi- altri gruppi e, solo a partire dalla osservazioni che appartengono al ni delle attività di produzione e di metà del 2009, hanno registrato trend avviatosi con l’anno 1976. trasformazione alimentare, è evi- un incremento che si è mantenuto Lo scenario mondiale descritto, dente che gli operatori entrano in fino alla fine del periodo osservato qualora si confermasse come un una situazione di incertezza cui (agosto 2013). Al contrario il set- cambiamento strutturale, pone rispondono con scelte e decisioni tore dello zucchero si è mosso se- un problema di aumento dei prez- a corto raggio, adeguate per la con- guendo una dinamica sua propria, zi internazionali delle commodity giuntura del momento, ma non c’è completamente diversa da quella generalizzato a tutte le economie la fiducia per affrontare in modo dei comparti citati. Quest’ultimo del pianeta. L’inflazione dei prez- strategico ed innovativo il futuro. comparto si caratterizza non solo zi agricoli è stata alimentata dalla per una variabilità dei prezzi (= vo- domanda dei Paesi BRIC1, carat- È ancora oggetto di discussione se latilità) più accentuata rispetto agli terizzati da una costante crescita. la volatilità elevata potrà mante- altri, ma anche perché i picchi si Questi Paesi, eufemisticamente nersi tale anche nel prossimo fu- verificano dall’inizio del periodo ancora definiti emergenti, con la turo. Pur constatando l’aumento osservato (gennaio 1990) e non si domanda che possono esercitare, negli anni recenti della volatilità limitano al periodo successivo alla contribuiscono direttamente allo delle maggiori materie prime ali- crisi finanziaria del 2007. Pertan- scenario internazionale di aumen- mentari, c’è chi rileva che, anche to l’inflazione dei prezzi agricoli, to dei prezzi delle materie prime. nel passato, ci sono stati periodi anche negli anni più recenti (2011 Questo contesto determina, in un di volatilità elevata, ma non sono e 2012), si è dimostrata generaliz- Paese ancora in crisi come il no- stati duraturi3. È pertanto possibile zata a più gruppi di materie pri- stro, il rischio di importare infla- (e auspicabile) che la volatilità dei me alimentari e profonda quanto zione ed è certamente poco propi- prezzi di prodotti così indispensa- quella del biennio critico (2007- zio per una ripresa generalizzata bili possa abbassarsi, nei prossimi 2008). Questa perdurante gravità delle economie europee più debo- anni, ritornando ai livelli storici. 1 BRIC è l’acronimo coniato per indicare: Brasile, Russia, India e Cina. 2 INEA, Rapporto sullo stato dell’agricoltura italiana, Roma, 2010. 3 Gilbert, C.L. e Morgan C.W. (2010): Has food price volatility risen ? Università di Trento, Dipartimento di Economia, Working Paper n.2010.2.
12 Graf. 1 – Prezzi del frumento tenero e del petrolio (in € / tonn.). 800 700 600 500 400 300 200 100 0 dic -97 dic - 98 dic - 99 dic - 00 dic - 01 dic - 02 dic - 03 dic - 04 dic - 05 dic - 06 dic - 07 dic - 08 dic - 09 dic -10 dic - 11 dic - 12 Frumento n. 3 Frumento Frumento Petrolio brent Fino future front month future front month AGER Bologna EURONEXT Parigi CME CBOT Chicago Nota : Per la conversione in tonnellata metrica del prezzo del petrolio greggio, riferito al barile, è stato utilizzato un peso specifico di 0,849 . Graf. 2 – FAO Food price index per cereali, oli e prodotti lattiero-caseari (base 2002-2004=100). 350,0 300,0 250,0 200,0 150,0 100,0 50,0 dic - 02 dic - 02 dic - 02 dic - 02 dic - 02 dic - 02 dic - 02 dic - 02 dic - 02 dic - 02 dic - 02 dic - 02 dic - 02 dic - 02 0,0 m to 0 ot rzo 90 m bre 91 ce io 1 lu e - 2 fe gli 92 tte aio 93 br 94 ve rile 94 gi bre 95 ge gn 95 ag aio 96 m to 7 ot rzo 97 m bre 98 ce io 8 lu e - 9 fe gli 99 tte aio 00 br 01 ve rile 01 gi bre 02 ge gn 02 ag aio 03 m to 4 ot rzo 04 m bre 05 ce io 5 lu e - 6 fe gli 06 tte aio 07 br 08 ve rile 08 gi bre 09 ge gn 09 ag aio 10 m to 1 ot rzo 11 m bre 12 gi 12 3 os - 9 di agg - 9 br 9 os - 9 di agg - 9 br 9 os - 0 di agg - 0 br 0 os - 1 -1 a - to - m - se bbr o - m - no ap e - m - u - nn o - a - to - m - se bbr o - m - no ap e - m - u - nn o - a - to - m - se bbr o - m - no ap e - m - u - nn o - a - to - ag - ag aio o nn ge Dairy Price Cereals Price Oils Price Index Index Index Fonte : http://www.fao.org/worldfoodsituation/foodpricesindex/en/
ge nn 50,0 100,0 150,0 200,0 250,0 300,0 350,0 0,0 ag aio os - 9 m to 0 a - ot rzo 90 to - m bre 91 Index di agg - 9 ce io 1 m - br 9 Food Price lu e - 2 fe gli 92 se bbr o - tte aio 93 m - br 94 no ap e - ve rile 94 m - gi bre 95 u - ge gn 95 nn o - ag aio 96 Index os - 9 m to 7 a - Meat Price ot rzo 97 to - m bre 98 di agg - 9 ce io 8 m - br 9 lu e - 9 fe gli 99 se bbr o - tte aio 00 m - br 01 no ap e - Fonte : http://www.fao.org/worldfoodsituation/foodpricesindex/en/ ve rile 01 m - gi bre 02 u - ge gn 02 Index nn o - ag aio 03 os - 0 m to 4 Sugar Price a - ot rzo 04 to - Graf. 3 – FAO Food price index generale e per carni e zucchero (base 2002-2004=100). m bre 05 di agg - 0 ce io 5 m - br 0 lu e - 6 fe gli 06 se bbr o - tte aio 07 m - br 08 no ap e - ve rile 08 m - gi bre 09 u - ge gn 09 nn o - ag aio 10 os - 1 m to 1 a - ot rzo 11 to - dic - 02 dic - 02 dic - 02 dic - 02 dic - 02 dic - 02 dic - 02 dic - 02 dic - 02 dic - 02 dic - 02 dic - 02 dic - 02 m bre 12 ag - gi 12 o -1 3 13
14 3.2 UN INDICATORE bile alla sola produzione raccolta, ali foraggeri nel loro complesso DELLA CONGIUNTURA ma comprende anche le importa- (mais, orzo ed altri minori come DELLE MATERIE PRIME: zioni. avena, segale e sorgo), il riso, lo GLI STOCK Nel caso delle materie prime con- zucchero4 ed il seme di soia (che servabili (come sono i cereali, i è il principale tra i semi oleosi uti- L’esposizione alla concorrenza in- semi oleosi e lo zucchero), concor- lizzati nel mondo). ternazionale impone un monito- rono all’offerta disponibile non L’andamento delle giacenze finali raggio degli indicatori della con- solo la produzione interna e le im- di queste materie prime agroali- giuntura sui mercati mondiali. portazioni, ma anche le giacenze mentari – che sono tutte conser- Nella fase attuale il perdurante (o stock) iniziali, rimaste dal pe- vabili con relativa facilità – è posto movimento dei prezzi (al rialzo ed riodo precedente. in relazione con il corrispondente al ribasso) dipende da diversi fat- prezzo internazionale di riferi- tori tra cui, quello più rilevante, In un periodo dato, se gli impieghi mento (espresso in dollari USA). è legato alle attese di produzione per consumi, utilizzi industriali e nei principali Paesi produttori per export eccedono la produzio- delle materie prime di interesse. ne interna e le importazioni, si Quando la produzione corrente genera una riduzione delle scorte non riesce a soddisfare il consu- che si tradurrà in stock finali infe- mo alimentare ed industriale, per riori a quelli iniziali. sopperire alla domanda interna Quindi, a seconda dell’andamen- ed internazionale, si ricorre alle to economico, si potrà verificare giacenze di prodotto accumulate un aumento o una riduzione de- negli esercizi precedenti (stock). gli stock: pertanto la loro dinami- ca funziona come un termome- L’andamento del prezzo viene, di tro della legge della domanda e norma, messo in relazione con dell’offerta e registra l’esubero o la presenza di un eccesso o di un la carenza relativa di materia pri- deficit dell’offerta rispetto alla do- ma disponibile. manda (la cosiddetta legge della Ne consegue che ogni variazione domanda e dell’offerta). degli stock ha un legame con il Queste grandezze, che rappresen- prezzo. Così, se un aumento degli tano i cosiddetti fondamentali del stock è un segnale “ribassista”, la mercato, oltre che per interpre- prospettiva di una loro diminuzio- tare il passato vengono utilizzate ne è, di norma, uno stimolo per anche per formulare le previsioni l’aumento del prezzo. sull’evoluzione dei prezzi nel me- dio termine. Va osservato che stock e prezzo Le nozioni di domanda e di offerta si muovono in direzione opposta sono più articolate di quanto ven- (relazione inversa): quando i pri- ga di norma considerato perché mi aumentano, il prezzo di norma sono costituite da una pluralità di diminuisce e viceversa. grandezze. Nel Graf. 4 è presentata l’evoluzio- In particolare la domanda non ne recente degli stock finali delle contempla solo il consumo ali- principali materie prime agroali- mentare umano, ma anche le mentari che sono originarie delle esportazioni e gli altri utilizzi zone temperate ed hanno un mer- eventuali, ad esempio di natura cato internazionale. industriale. Sono stati considerati il frumen- L’offerta, a sua volta, non è riduci- to (tenero e duro insieme), i cere- 4 Come noto lo zucchero ed il riso non sono commodity che provengono esclusivamente dalle zone temperate, ma sono largamente prodotte anche nelle aree tropicali.
15 Graf. 4 – Prezzo internazionale e stock finali per alcune commodity agroalimentari. Frumento 350 250 300 200 250 Milioni di tonnellate 150 200 Prezzo 150 100 100 50 50 0 00 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Stock mondiali frumento Wheat, US No.2 SRW (Fob Golfo) - US Dollar/ton Cereali foraggeri 350 250 300 200 250 Milioni di tonnellate 150 200 Prezzo 150 100 100 50 50 0 00 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Stock mondiali cereali foraggeri Maize, US No.2 Yellow (Fob Golfo) - US Dollar/ton.
16 Graf. 4 – Prezzo internazionale e stock finali per alcune commodity agroalimentari. Riso 600 180 160 500 140 400 120 Milioni di tonnellate 100 Prezzo 300 80 200 60 40 100 20 0 00 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Stock mondiali riso White Broken Rice, Thai A1 Super (Fob Bangkok) - US Dollar/ton Zucchero 30 90 80 25 70 20 60 Milioni di tonnellate 50 Prezzo 15 40 10 30 20 5 10 0 00 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Stock mondiali zucchero Sugar ISA - US cent/lb.
17 Seme di soia 600 80 70 500 60 400 Milioni di tonnellate 50 Prezzo 300 40 30 200 20 100 10 0 00 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Stock mondiali semi di soia Soybeans, US No.1 Yellow (Fob Golfo) - US Dollar/ton Fonte : Ns. elaborazioni su dati FAO [per cereali e zucchero] ed USDA [per i semi oleosi]. Le figure riportate presentano con nell’arco di quattro campagne • l’aumento degli impieghi di oli evidenza la relazione inversa che commerciali consecutive. vegetali5 legato all’industrializ- sussiste tra prezzo e livello degli La dinamica congiunturale che ha zazione delle diete alimentari; stock. caratterizzato gli stock dal 2005 in Si intuisce inoltre che, se la con- poi, va comunque interpretata alla • la domanda di biocarburanti trazione degli stock si verifica per luce dei fondamentali del mercato (bioetanolo e biodiesel) utiliz- due anni consecutivi, lo stress per e, in particolare, va notata la pro- zabili nell’autotrazione come il sistema è amplificato e si tradu- gressiva incapacità dell’offerta a alternativa alle fonti non rinno- ce in un rialzo superiore alla som- crescere ad un tasso coerente con vabili (es. petrolio). ma degli effetti di due riduzioni la domanda. delle giacenze separate e diluite nel tempo. Il maggiore dinamismo della do- Il caso dello zucchero è una dimo- manda è spiegato da tre fattori strazione abbastanza evidente di nuovi che sono stati diffusamente quanto affermato. esposti da diversi commentatori: Nel periodo considerato ha regi- • il crescente consumo di protei- strato una significativa contrazio- ne di origine animale (carni e ne degli stock e, puntualmente, derivati lattiero-caseari) eserci- il prezzo ha iniziato a crescere tato dai Paesi emergenti; raddoppiando il proprio livello 5 Il consumo di oli vegetali tra il 1995 ed il 2009 è passato da 72 milioni di t. a 138 con un incremento del +92%.
18 4. GLI SCAMBI CON L’ESTERO DEL SISTEMA AGROALIMENTARE ITALIANO a cura di Marco Zuppiroli 4.1 L’AGROALIMENTARE trazione commerciale dei prodot- spettiva di questa natura, se non ITALIANO: UN SISTEMA ti provenienti dai Paesi Terzi. E adeguatamente gestita, può aprire APERTO ED ESPOSTO questa penetrazione commerciale uno scenario nel quale i rischi sono ALLA CONCORRENZA implica non solo una convergenza non solo economici e nemmeno MONDIALE del mercato interno con quello in- circoscrivibili alla sola agricoltu- ternazionale, ma anche una mag- ra. L’impoverimento di certi baci- L’agricoltura italiana e le filiere giore instabilità dei prezzi. Infatti, ni produttivi potrebbe alimentare agroalimentari sono oggi, rispetto insieme alle merci, si importa an- sempre meno le attività di trasfor- al passato, un sistema aperto che, che quella volatilità del mercato mazione presenti sul territorio; in proprio perché tale, è esposto alla mondiale che i meccanismi della queste condizioni le attuali loca- concorrenza internazionale. La vecchia PAC (prezzo di intervento e lizzazioni degli impianti di trasfor- causa principale della sopravve- prelievi variabili all’importazione) mazione potrebbero risultare non nuta apertura internazionale del erano capaci di sterilizzare. più adeguate né convenienti. sistema agroalimentare europeo Pertanto è divenuta concreta la ed italiano è la riforma intervenu- possibilità di un forte ridimensio- ta nella Politica Agricola Comuni- namento dei segmenti produttivi taria. L’azzeramento dei mecca- meno competitivi; sorgono così nismi di protezione preesistenti interrogativi sulle conseguenze per si è tradotto nella esposizione del l’ambiente, le economie locali e le mercato comunitario alla pene- attività di trasformazione. Una pro-
19 4.2 LA BILANCIA Calcolata in valore, la quota della quota italiana nell’export DEL COMMERCIO dell’Italia sulle esportazioni mon- mondiale di prodotti alimentari, AGROALIMENTARE diali è scesa dal 5 al 3 per cento tra bevande e tabacco. ITALIANO il 1990 e il 2010. Se pure il sistema agroalimentare La perdita di quota rispetto alle italiano registra, sul versante del- Si è già detto che il sistema agroa- esportazioni mondiali riflette in le esportazioni, una performance limentare italiano è oggi più sen- misura notevole anche l’ascesa positiva, non si deve tuttavia di- sibile alla congiuntura dei prezzi dei Paesi emergenti e in particola- menticare che, in termini genera- internazionali di quanto non fos- re della Cina. li, il peso della componente agro- se nel recente passato. Le esportazioni italiane risulta- alimentare sugli scambi di merci L’analisi dei risultati della bilan- no particolarmente sensibili alla dell’Italia è oggettivamente con- cia commerciale consente di valu- pressione competitiva di quelle tenuto e, infatti, costituisce il 9% tare se e come il nostro sistema di cinesi nei mercati ad alto reddito delle importazioni ed il 7% delle imprese abbia saputo reagire alla ed in quelli emergenti. esportazioni. nuova situazione. Tuttavia, il pur difficile contesto In complesso, nel 2009 l’Italia si descritto, non ha penalizzato l’ex- posiziona al settimo posto tra i port agroalimentare nazionale. Paesi esportatori di merce a livel- Infatti, nel periodo 2005-2009, lo mondiale e all’ottavo tra i Paesi come si evince dal Graf. 5, si è co- importatori6. munque verificato un aumento Graf. 5 – Quote dell’Italia sulle esportazioni mondiali per settore (a prezzi correnti). Quote di mercato 16 3,6 dell’Italia sulle Articoli farmaceutici, esportazioni 14 chimico-medicinali e botanici mondiali per Altri mezzi di trasporto 12 settore Variazione media annua delle esportazioni mondiali, Coke e prodotti a prezzi correnti 10 petroliferi raffinati Prodotti alimentari, bevande e tabacco 8 Sostanze e Metalli di base in dollari, tra il 2006 e il 2009. prodotti chimici e prodotti in metallo 6 Apparecchi elettrici 3,8 4 Mobili Articoli in pelle 2 Macchinari e apparecchi n.c.a. 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 -2 Computer, apparecchi Legno e prodotti in legno; elettronici e ottici carta stampata Prodotti tessili -4 Autoveicoli, e dell’abbigliamento rimorchi e semirimorchi -6 Quota di mercato delle esportazioni italiane (media 2005-2009) La dimensione dei cerchi rappresenta il peso medio del settore sulle esportazioni mondiali nel periodo 2005-2009; cerchi di colore rosso (verde) individuano settori in cui la quota dell’italia è diminuita (aumentata) tra il 2005 e il 2009. Fonte: elaborazioni ICE su dati Eurosat e Istituti nazionali di statistica. L’Italia nell’economia internazionale” - Sintesi del Rapporto ICE 2009-20102. 6“
20 Graf. 6 – Bilancia commerciale agroalimentare italiana (1970-2011). 45.000 -0 40.000 -2.000 35.000 (Milioni di €) 30.000 -4.000 Import e Export (Milioni di €) 25.000 Saldo commerciale -6.000 20.000 15.000 -8.000 10.000 -10.000 5.000 0 -12.000 70 72 74 76 78 80 82 84 86 88 90 92 94 96 98 00 02 04 06 08 10 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 20 20 20 20 20 20 Esportazioni Agro-alimentari Importazioni Agro-alimentari Saldo commerciale Fonte: Ns. elaborazioni su INEA – Annuario dell’agricoltura italiana, varie annate. Il Graf. 6 presenta l’andamento specifico, per gli scambi agroali- progressivo, nel corso degli anni delle esportazioni e delle impor- mentari, una flessione come quel- ’90 si è sostanzialmente stabiliz- tazioni agroalimentari italiane la registrata nel 2009 rappresenta zato e, a partire dagli anni 1997- dal 1970 al 2011. una novità, sicuramente derivante 1998, ha iniziato a ridursi. La linea tratteggiata descrive in- dal crollo particolarmente netto vece il saldo commerciale e cioè ed improvviso dell’attività econo- Fino ai primi anni ’90 il deficit del la differenza Export-Import. mica. commercio agroalimentare ita- Negli anni successivi il ritmo del- liano aveva ricevuto una grande Il grafico mostra come nel tempo le esportazioni è ripreso e il dato attenzione per la sua consistenza l’export e l’import agroalimenta- del 2011 pare ormai assestato sul ed era considerato frutto di una re siano sempre aumentati: l’uni- trend storico. scarsa competitività del sistema ca eccezione è rappresentata pro- Più rilevante è segnalare come gli agroalimentare italiano e/o di un prio dall’anno 2009, che è stato scambi italiani mostrino che il suo sviluppo distorto. condizionato pesantemente dalla deficit del saldo commerciale del crisi. comparto agroalimentare è un fe- Insieme al deficit energetico era È normale che nei periodi di re- nomeno strutturale che, peraltro, una delle principali cause dello cessione gli scambi di beni e di ha manifestato un andamento va- sbilancio commerciale italiano ed servizi tendano a diminuire più riegato: fino alla fine degli anni era ritenuto un vincolo per la cre- del prodotto, ma per l’Italia, e, in ’80 ha subito un peggioramento scita della nostra economia.
21 Le cause principali erano ricon- in riferimento alle esportazioni, export dell’industria in questo dotte alle seguenti: che l’80% delle nostre consegne segmento rispetto ai 4,1 di prove- è costituito da prodotti dell’indu- nienza agricola (nell’anno 2011). 1. l’impennata dei consumi ali- stria. mentari aveva provocato una Mentre nel tempo l’export agroali- ingente crescita delle importa- I due gruppi di esportazioni sono mentare ha saputo, oltre che cre- zioni, soprattutto delle merci poi ulteriormente classificati ap- scere, anche diversificarsi, le im- non producibili in Italia e dei plicando il criterio della destina- portazioni agroalimentari italia- prodotti di origine animale; zione che discrimina i prodotti ne (Tab. 2) hanno mantenuto nel secondo la tipologia di clienti cui tempo una composizione stabile, 2. il funzionamento e la gestione sono diretti. caratterizzata dalla preponderan- della Politica Agricola Comu- Così ci sono prodotti (siano essi te presenza dei cosiddetti prodotti nitaria, privilegiando i prodot- agricoli o industriali) che sono già di base. ti “continentali”, ne avevano pronti per il consumo finale, men- Si tratta delle materie prime da uti- favorito un aumento dei prez- tre altri sono destinati ad essere lizzare come input o per l’agricol- zi all’importazione; utilizzati come fattori di produ- tura, soprattutto a destinazione zione per l’agricoltura o per l’in- zootecnica (mangimi, animali vivi 3. la scarsa performance com- dustria alimentare. da allevamento), o per l’industria merciale dei settori di tradi- di trasformazione. Tra le importa- zionale esportazione per l’Ita- Nel corso degli ultimi 25 anni, la zioni, i prodotti finiti destinabili lia (esempio l’ortofrutta). domanda internazionale di pro- al consumo finale raggiungono il dotti agroalimentari si è orientata 50-51% del totale. La presenza di Con il tempo questi fenomeni sempre più verso prodotti elabo- prodotti elaborati tra le merci di sono stati, in parte, superati e la rati e differenziati, che sono an- importazione7 è concentrata nei conferma viene dal progressivo che le merci che possono garan- prodotti degli allevamenti (carni miglioramento del saldo com- tire a chi le produce un maggiore fresche e congelate, prodotti lat- merciale degli scambi agricoli ed margine e quindi anche maggiore tiero-caseari) ed anche nei prodot- alimentari. valore aggiunto alla filiera corri- ti ittici lavorati. I progressi che il nostro sistema spondente. agroalimentare ha registrato nei La Tab. 1 documenta che, in que- Invece una componente non com- rapporti con l’estero sono dovuti sto sforzo di aggiustamento, il si- primibile delle importazioni agro- alla sua crescente capacità di ade- stema agroalimentare italiano ha alimentari è costituita da quei guarsi alle richieste. operato con successo riuscendo a prodotti agricoli, scarsamente so- Gli ultimi anni, se pure con flut- fare in modo che l’85% delle pro- stituibili, che non sono producibi- tuazioni sempre più ampie, con- prie esportazioni fosse costituito li in Italia e che vengono indicati fermano questa tendenza. da prodotti già pronti per il con- come merci “a bilancia rigida”. Le tabelle 1 e 2 riportano il valore sumatore finale. ed il peso percentuale dei gruppi Dalla tabella si evince che la per- Gli acquisti di input per l’indu- che compongono le esportazioni centuale dell’85% è rimasta stabi- stria alimentare rappresentano e le importazioni agroalimentari le nei due anni considerati senza quasi 1/3 delle importazioni agro- italiane. risentire degli effetti della crisi fi- alimentari italiane (il 13,8% costi- Il criterio che è stato scelto per nanziaria prima e della recessione tuito da materie prime agricole e l’aggregazione delle voci elemen- poi. il 15,7% da prodotti trasformati tari è quello dell’origine e della Si può notare, infine, che l’indu- da reimpiegare come semilavorati destinazione dei flussi commer- stria contribuisce in proporzione nell’industria alimentare). ciali. Innanzitutto, in base all’ori- di gran lunga maggiore, rispetto Quindi un secondo tratto distinti- gine, vengono distinti i prodotti all’agricoltura, all’export di pro- vo del sistema agroalimentare ita- dell’agricoltura da quelli dell’in- dotti per il consumo alimenta- liano consiste nel suo essere de- dustria alimentare e si può vedere, re diretto: 21,1 sono i miliardi di ficitario sia di input per industria 7 Con il termine di “prodotto elaborato”, in contrapposizione al “prodotto di base”, si indicano merci già pronte per il consumo finale, che non richiedono ulte- riori trasformazioni industriali.
22 Tab. 1 – Composizione per origine e destinazione delle esportazioni italiane (2005 e 2011). 2005 2011 Milioni di € in % Milioni di € in % Prodotti del settore primario per il consumo alimentare diretto 3.123,0 15,2% 4.114,3 13,7% Prodotti del settore primario per l'industria alimentare 106,5 0,5% 357,1 1,2% Prodotti del settore primario da reimpiegare 494,6 2,4% 759,6 2,5% Altri prodotti del settore primario 477,6 2,3% 603,0 2,0% Totale prodotti settore primario 4.201,7 20,4% 5.834,0 19,4% Prodotti dell'industria alimentare per il consumo alimentare diretto 14.452,3 70,3% 21.154,7 70,5% Prodotti dell'industria alimentare da reimpiegare 1.371,0 6,7% 1.933,6 6,4% Prodotti dell'industria alimentare per il settore primario 154,4 0,8% 336,4 1,1% Altri prodotti dell'industria alimentare 393,3 1,9% 754,6 2,5% Totale prodotti dell'industria alimentare 16.371,0 79,6% 24.179,2 80,6% Totale bilancia agro-alimentare 20.572,7 100,0% 30.013,2 100,0% Fonte: INEA, Il commercio estero dei prodotti agroalimentari, varie annate. Tab. 2 – Composizione per origine e destinazione delle importazioni italiane (2005 e 2011). 2005 2011 Milioni di € in % Milioni di € in % Prodotti del settore primario per il consumo alimentare diretto 3.279,1 11,5% 3.978,6 10,2% Prodotti del settore primario per l'industria alimentare 2.794,7 9,8% 5.374,1 13,8% Prodotti del settore primario da reimpiegare 1.495,3 5,2% 1.626,8 4,2% Altri prodotti del settore primario 1.797,6 6,3% 2.028,2 5,2% Totale prodotti settore primario 9.366,7 32,8% 13.007,8 33,4% Prodotti dell'industria alimentare per il consumo alimentare diretto 11.747,4 41,2% 15.719,4 40,4% Prodotti dell'industria alimentare da reimpiegare 4.964,3 17,4% 6.096,7 15,7% Prodotti dell'industria alimentare per il settore primario 881,4 3,1% 1.333,0 3,4% Altri prodotti dell'industria alimentare 1.587,4 5,6% 2.743,2 7,1% Totale prodotti dell'industria alimentare 19.180,6 67,2% 25.892,2 66,6% Totale bilancia agro-alimentare 28.547,3 100,0% 38.900,0 100,0% Fonte: INEA, Il commercio estero dei prodotti agroalimentari, varie annate.
23 alimentare sia di mezzi tecnici per ciale agricola, mentre la Francia e siva. In generale la dimensione il settore primario. la Spagna, che hanno una pressio- media è di 7,93 ettari di SAU con Anche se il saldo commerciale ne demografica pari alla metà di differenze sostanziali tra Nord agroalimentare è in fase di len- quella italiana, sono notoriamen- (11,5 ettari) e Sud (6,3 ettari). to miglioramento, la differenza te eccedentari per le produzioni La parcellizzazione della struttura nel tasso di crescita dell’export e primarie. produttiva si riflette sulla reddi- dell’import, che pure esiste, non Il secondo vincolo che penalizza tività delle imprese agricole e, a può comunque illudere che il l’agricoltura italiana è rappresen- sua volta, ne condiziona lo slancio comparto possa diventare, in fu- tato dalla sua struttura azienda- produttivo. turo, un esportatore netto8. le. Il nostro sistema produttivo si Tra il 1999 ed il 2011, la branca E comunque il deficit agroali- fonda su aziende di piccole e me- agricoltura non è riuscita a gene- mentare italiano non è causato die dimensioni. rare un significativo aumento in da un’inefficienza dell’industria Dai risultati del 6° Censimento Ge- termini reali del Valore Aggiunto. di trasformazione alimentare, ma nerale dell’Agricoltura (24 ottobre L’andamento di questo parame- ha origine nella carenza interna 2010) emerse che in Italia esiste- tro oscilla tra i 25 ed i 30 milioni di di materie prime che l’agricoltura vano circa 1.6 milioni di aziende euro senza manifestare una chia- non riesce a realizzare nella quan- agricole, zootecniche e forestali: ra tendenza; una stasi che peraltro tità necessaria9. il 76% delle aziende è localizzato trova conferma anche nei dati re- Questo dato di fatto deriva soprat- nelle regioni centro-meridionali, lativi alle grandi ripartizioni geo- tutto dai vincoli in cui opera il set- dove ricade una percentuale di grafiche. tore agricolo italiano e, primo fra SAU pari al 63% di quella comples- tutti, la disponibilità di terra. Negli ultimi 40 anni, la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) dell’Ita- Tab. 3 – Pressione demografica sulla superficie agricola (2009). lia è passata dai 18 milioni di et- tari degli anni ’70 ai 13 milioni di Paese AB / ULA AB /SUP ettari dei nostri giorni. Questo soprattutto a causa della competizione degli usi non agri- Argentina 27,48 1,20 coli del suolo (urbanizzazione) e dell’abbandono delle terre più Australia 46,96 0,46 marginali (buona parte dei prati e Brasile 15,95 2,77 dei pascoli sono diventate superfi- ci forestali). Francia 93,50 3,17 La pressione demografica è molto elevata se si considera che su ogni Germania 109,34 6,81 ettaro di superficie agricola insi- Italia 62,55 6,05 stono poco più di 6 residenti. La Tab. 3 dimostra che solo la Ger- Spagna 39,32 2,53 mania e, soprattutto, il Regno Uni- to, tra i grandi Paesi europei, pre- Regno Unito 124,50 10,01 sentano una pressione demografi- USA 113,03 1,78 ca superiore a quella in cui si trova ad operare l’agricoltura italiana. Fonte: Nostre elaborazioni su dati FAOSTAT Note: È significativo constatare che i tre AB = popolazione residente Paesi citati sono accomunati da ULA = popolazione attiva in agricoltura un deficit della bilancia commer- SUP = superfici arabili ed a coltivazioni permanenti. 8 A proposito della dinamica del saldo del commercio agroalimentare va peraltro rimarcato che era migliorato anche nel corso del 2009, nonostante la contrazio- ne dell’import e dell’export. 9 Il settore agricolo italiano non ha mai avuto la capacità produttiva sufficiente a consentire una esportazione generalizzata di prodotti agricoli di base. Infatti anche le poche tipologie di produzioni agricole tradizionalmente esportate dall’Italia (come gli ortaggi e, soprattutto, la frutta fresca) tendono a perdere terreno.
24 4.3 I BILANCI DI riso lavorato, frutta trasformata, duzioni vegetali e dei loro derivati APPROVVIGIONAMENTO derivati del pomodoro), sia di quel- (Tab. 4) presenta luci ed ombre: E LA PROVENIENZA lo cosiddetto “di nicchia” che ha a fronte di filiere o di segmenti DEI PRODOTTI come target commerciale fasce di deficitari ne esistono alcuni for- AGROALIMENTARI consumatori più evolute e più ab- temente eccedentari. Invece, nel ITALIANI bienti (prodotti da forno e dolcia- settore delle produzioni di origine ri, vini, preparazioni a base di car- animale (Tab. 5), il panorama è più ni suine e formaggi a pasta dura). omogeneo ed è improntato ad una Il bilancio di approvvigionamento Viceversa siamo in equilibrio nel dipendenza, quasi generalizzata, è un prospetto, riferito ad un am- settore degli ortaggi freschi, del ri- dell’ordine del 20% - 30% del CI. bito territoriale e ad un periodo de- sone, della carne di pollame, delle Come detto, rispetto a quanto si terminato, che evidenzia come si uova ed anche nei derivati dell’in- riscontra per i prodotti di origine è originata la disponibilità di una dustria molitoria (farine e semole). vegetale, nel caso dei prodotti di merce e come questa è stata utiliz- Nonostante le apparenze questi origine animale si evidenzia una zata. Le tabelle 4 e 5 presentano comparti produttivi non sono com- difficoltà generalizzata a coprire i bilanci di approvvigionamento pletamente autosufficienti per- il fabbisogno con la produzione dell’Italia per diverse categorie di ché, nella maggioranza dei casi, interna. Nelle carni suine si ha un prodotti agricoli e dei loro princi- si caratterizzano per la carenza, grado di autoapprovvigionamento pali derivati destinati al consumo talora rilevante, nell’approvvigio- vicino al 60% e comunque, anche le alimentare10. L’obiettivo per cui namento della materia prima di altre carni, non superano la soglia sono stati calcolati questi bilan- riferimento. Così, ad esempio, se si dell’80%. Solo le uova e la carne di ci di approvvigionamento è stato, considera la filiera della pasta si os- pollame raggiungono una sostan- innanzitutto, determinare il con- serva una carenza rilevante nell’ap- ziale autosufficienza. sumo interno apparente (= CI) dei provvigionamento della materia Inoltre, per quanto riguarda tutti i diversi prodotti agroalimentari. prima, che sembra stonare con la derivati zootecnici, bisogna segna- Il CI è definito apparente perché eccedenza che invece contraddi- lare che pesa ed è molto significa- costituisce una stima, in termini di stingue la produzione dei derivati. tiva la dipendenza dall’estero per quantità, degli utilizzi ed è ottenu- In altre parole, se si fa il bilancio le materie prime che entrano nelle to come differenza tra la produzio- della pasta, si constata che la pa- preparazioni mangimistiche: i ce- ne interna raccolta (= P) ed il saldo sta prodotta in Italia è il doppio del reali foraggeri (convenzionalmen- commerciale (esportazioni meno nostro consumo interno; se però si te orzo e mais) e, in misura ancora importazioni). passa a considerare la materia pri- maggiore, le farine di estrazione ed La capacità del Paese di soddisfa- ma occorrente, risulta che, in Ita- i panelli. re il CI con la produzione interna lia, si riesce a produrre solo il 65% I dati illustrati vanno interpretati viene poi misurata con il grado di di tutto il frumento duro che occor- in una ottica che non può essere di autoapprovvigionamento (= % GA), re all’industria pastaria presente stampo autarchico. Il nostro Paese che si esprime come percentuale sul nostro territorio. è da tempo inserito in un mercato di P su CI. unico con gli altri Paesi europei e Osservando il grado di autoap- Se si valutano in questa ottica le vanno viceversa sottolineati i van- provvigionamento si constata che, diverse filiere rappresentate nelle taggi impliciti nello scambio e nel- nella maggioranza dei comparti, tabelle 4 e 5 emerge che le uniche la presenza, in Italia, di un settore il nostro Paese non riesce a copri- filiere “autosufficienti” sono quel- agroalimentare fortemente orien- re, con la propria produzione, il le del riso, della frutta fresca e tra- tato alla trasformazione. fabbisogno interno della sua po- sformata, del pomodoro e dei suoi La specializzazione nei prodotti fi- polazione e della sua industria. derivati e, infine, quella del vino. niti, pronti per il consumo finale, Le eccezioni sono rappresentate Nel resto dei casi la soglia dell’au- è assai più redditizia della produ- dai prodotti che caratterizzano il tosufficienza non è raggiungibile. zione delle materie prime di base, “made in Italy”, sia di quello desti- Pertanto il grado di auto approvvi- poiché assicura al nostro Paese il nato al largo consumo (come pasta, gionamento nel settore delle pro- valore aggiunto, di norma maggio- Nell’elaborazione dei diversi bilanci di approvvigionamento sono state trascurate le giacenze che, se pure presenti per alcune materie prime, non subiscono, 10 di norma, variazioni così rilevanti da inficiare il risultato dei calcoli.
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