Rapporti di Buon Vicinato - Anteas Imola

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Rapporti di Buon Vicinato - Anteas Imola
Rapporti di Buon Vicinato
   Contrastare le solitudini involontarie specie nella popolazione anziana
   attraverso iniziative e percorsi di coinvolgimento attivo e partecipato

Progetto finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
di cui agli artt. 72 e 73 del D.Lgs. n. 117/2017 – anno 2019
e con il contributo della Città di Imola – anno 2020
Rapporti di Buon Vicinato - Anteas Imola
Rapporti di Buon Vicinato - Anteas Imola
“Vieni a giocare con me”,
                   le propose il piccolo principe, “sono così triste…”
“Non posso giocare con te”, disse la volpe, “non sono addomesticata”
                                “Ah! Scusa”, fece il piccolo principe.
                     Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
                          “Che cosa vuol dire ‘addomesticare’?” […]
  “È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire ‘creare dei legami’…”.
                                                   “Creare dei legami?
                    “Certo”, disse la volpe. “Tu, fino ad ora, per me
            non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini.
            E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me.
          Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi.
         Ma se tu mi addomestichi, avremo bisogno l’uno dell’altro.
                                   Tu sarai per me unico al mondo,
                                   e io sarò per te unica al mondo”

                                 (Il Piccolo Principe, A. de Saint-Exupéry)
Rapporti di Buon Vicinato - Anteas Imola
Rapporti di Buon Vicinato - Anteas Imola
Indice
Introduzione                                                        pag. 11

1.Rapporti di Buon Vicinato                                         pag. 13
1.1 – Il progetto in breve
1.2 – Metodo di lavoro e paradigma teorico di riferimento
1.3 – Alcune riflessioni sul lavoro insieme dalle interviste ai volontari
e agli operatori del progetto

2. Al cuore dell'esperienza                                         pag.29
2.1 - Il gruppo anziani del Condominio Solidale di Imola
2.2 - Interviste sul vicinato e sulle solitudini degli anziani (e non)
2.3 - “Siamo Soli”: laboratorio teatrale sulle solitudini
2.4 - Andare per feste e gite

3. Reinventarsi e r-esistere durante l’emergenza Covid-19          pag. 39
3.1 – Telefono Amico: attività di sostegno telefonico a distanza
3.2 – «Vicini e Lontani»: trasmissioni radio di comunità
3.3 – «Teatro da te/Vagante»: il teatro arriva sotto casa

4. Parlano i protagonisti                                          pag. 47
4.1 – Il testo dello spettacolo finale del laboratorio teatrale “Siamo
Soli”
4.2 – Una selezione di materiali e testi dalle trasmissioni radio
«Vicini e Lontani»
4.3– Alcune interviste sulla solitudine agli ospiti del Condominio
Solidale
4.4 – Alcune storie di vicinato da Toscanella
Rapporti di Buon Vicinato - Anteas Imola
Rapporti di Buon Vicinato - Anteas Imola
Summary
           Introduzione
                 "Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l’ora della partenza fu vicina: […]
                                               “Addio”, disse la volpe. “Ecco il mio segreto. È molto semplice:
                                          non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.
                            “L’essenziale è invisibile agli occhi”, ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
                    “È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa, che ha fatto la tua rosa così importante”.
                 "È il tempo che ho perduto per la mia rosa…”, sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
                              “Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare.
                                       Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato.
                                                                         Tu sei responsabile della tua rosa…”.
                                                                      “Io sono responsabile della mia rosa…”,
                                                                    ripeté il piccolo principe per ricordarselo.

                                                                    (Il Piccolo Principe, A. de Saint-Exupéry)

“Io speriamo che me la cavo”, ricordate il titolo del famoso libro del maestro Marcello D’Orta
pubblicato all’inizio degli anni ’90? Avrebbe potuto intitolarsi così qualunque progetto di lavoro nel
sociale in questo anno 2020: anno della pandemia da Covid-19, delle restrizioni all’uscita, delle
distanze sociali, del divieto di contatto fra estranei. Esattamente l’opposto di quanto un progetto
come questo, dedicato a promuovere rapporti di Buon Vicinato, si prefigga di creare: incontro e
conoscenza, oltre che scambio e collaborazione, fra persone prima estranee che provano a
diminuire la distanza reciproca e ad entrare maggiormente in contatto. Tutte cose che, nell’anno
horribilis del Covid-19, sono perfino vietate per legge!
Eppure, proprio grazie a questo impensabile scenario pandemico e alle restrizioni normative che
ne sono derivate (necessarie e quanto mai opportune, soprattutto a protezione della popolazione
anziana, che è il target stesso del presente progetto), i partners del progetto “Rapporti di Buon
Vicinato” hanno potuto vivere un’esperienza altrettanto stra-ordinaria, obbligati ad andare alla
ricerca di quell’essenziale del progetto da preservare ad ogni costo, o quasi. E’ stata l’occasione
per ridirsi quello che sta al cuore stesso del Buon Vicinato, ovvero la possibilità di sperimentare
vicinanza e di non sentirsi soli anche quando le circostanze e le situazioni della vita ti mettono, da
anziano, in situazione opposta, perché vedovo, con i figli lontani, ritirato da tempo dal lavoro e
dalle amicizie, ammalato o semplicemente più fragile.
Quello che ha aiutato a non smarrirsi e a ri-centrarsi rispetto agli obiettivi del progetto, potendo
ripensare alle attività e adattandole al nuovo scenario (anche con modifiche settimanali!), è stata la
possibilità di incontrarsi e di decidere insieme, condividendo non solo la fatica di leggere e

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intrepretare quello che stava accadendo (senza precedenti a cui poter far riferimento), ma
anche di pensare creativamente a soluzioni nuove, capaci di rispondere ai bisogni inediti degli

              Summary
anziani soli e delle loro comunità di vita. Primo fra tutti, il bisogno di rimanere “distanti-ma-
vicini”, di continuare a raccontarsi e ad incontrarsi non solo per un’attività di gruppo (cosa per
altro a lungo non più possibile per i divieti, soprattutto nei mesi del lockdown di primavera), ma
anche, in particolare, di aiutarsi a fare la spesa, nei piccoli problemi quotidiani e di continuare a
farsi compagnia tenendosi in contatto per telefono per quattro chiacchiere e per commentare i
fatti quotidiani, E così facendo, poter vedere il presente “meno buio” perché più intelliggibile,
anche se pur sempre faticoso e pieno di dolore, per alcuni davvero drammatico. Così come è
successo con la possibilità di rimanere in contatto tramite l’esperienza del “Telefono Amico”, o
con le trasmissioni radio di comunità “Vicini e Lontani” che hanno permesso, nei mesi del
lockdown di continuare a nutrirsi reciprocamente del racconto altrui, o la possibilità di
rivedersi appena possibile “in presenza” (pur nella distanza) scendendo nei cortili per uno
spettacolo di Teatro da te/Vagante o partecipando (quando finalmente si poteva rifare!),
partecipando a una gita al mare o alla Rocca di Dozza. Vicina, eppure così lontana e per tanti
sconosciuta, se non fosse stato per il progetto “Rapporti di Buon Vicinato”!
La presente pubblicazione raccoglie il percorso e gli esiti di questo ultimo anno di lavoro
insieme ed è stata costruita rispettando la modalità stessa di lavoro del progetto, ovvero
raccogliendo i contributi di ciascuno dei suoi protagonisti (volontari, operatori, rappresentanti
delle Istituzioni e soprattutto dei beneficiari stessi del progetto), affinchè si potesse dare il
senso di un lavoro complesso a più voci, dove la comunità intera diventa capace di prendersi
cura dei suoi membri più fragili. Al suo interno troverete quindi, oltre alla descrizione delle
attività svolte e al racconto di queste “in prima persona” da parte di alcuni volontari e operatori
che le hanno animate, una selezione dei testi raccolti per le trasmissioni radio “Vicini e
Lontani”, il testo dello spettacolo finale del laboratorio teatrale “Siamo Soli” e alcune interviste
agli anziani (e non) sul vicinato e sulle solitudini realizzate nei territori di Toscanella e di Imola.
Alla Regione Emilia-Romagna - Servizio politiche per l’inclusione sociale, il contrasto alla
povertà e il terzo settore, alle Amministrazioni comunali di Imola e di Dozza, all’ASP, al Nuovo
Circondario Imolese e a VolaBo, va il ringraziamento per aver creduto nella validità del progetto
sostenendolo nelle attività e finanziandolo.
Ma soprattutto, un grande ringraziamento va a tutti i volontari e agli operatori della presente
edizione, a partire da quelli della rete dei Partners ANTEAS IMOLA (capofila), AUSER
VOLONTARIATO IMOLA; ANTEAS SERVIZI- associazione nazionale terza eta' attiva per la
solidarieta'; EXTRAVAGANTIS teatro - APS; Circolo ARCA; Polisportiva JUVENILIA IMOLA
associazione dilettantistica;     Centro Sociale “A.GIOVANNINI”,           ASS. ANZIANI IMPEGNO
SOCIALE RAMBALDI, e di tutti gli altri attori coinvolti nel progetto come SOLCO PROSSIMO
COOP.VA SOCIALE, MEDICINA DI GRUPPO di Toscanella RADIO MONTECATONE WEB, per la
disponibilità e vicinanza che hanno saputo donare agli anziani soli incontrati in tutte le fasi del
progetto, per la tenacia e la resilienza dimostrate nell’affrontare l’inaspettato “ospite con la
corona” (ben diverso dall’imperatore della favola che abbiamo ascoltato negli spettacoli estivi di
teatro itinerante!), nonchè per la capacità di superare la fatica del lavorare insieme che a volte
sfocia nell’incomprensione, più spesso nella tacita collaborazione, di chi, nella tempesta
perfetta (come è stato definito il Covid-19) non perde la rotta e continua a godere
dell’avventura del navigare insieme!
                            Elena Galeazzi (coordinatrice del progetto “Rapporti di Buon Vicinato”)
                                                                                                  PAG 12
Summary
          Capitolo 1
   Rapporti di Buon Vicinato
         di Elena Galeazzi - coordinatrice del progetto “Rapporti di Buon Vicinato”

                                                   "Che cosa bisogna fare?" domandò il piccolo principe.
                                                        "Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe.
                                       "In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba.
                                             Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla.
                                                                   Le parole sono una fonte di malintesi.
                                                    Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino..."
                                                                  Il piccolo principe ritornò' l'indomani.
                                         "Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
                                               "Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro,
                                                                  dalle tre io comincerò ad essere felice.
                                                          Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità.
                                 Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi;
                                                                         scoprirò il prezzo della felicità!”

                                                                (Il Piccolo Principe, A. de Saint-Exupéry)
1.1 – Il progetto in breve

Il progetto “Rapporti di Buon Vicinato” nasce a cavallo degli anni 2000 su intuizione di Carlo
Bruni, allora Presidente di Anteas Imola, come tentativo di creare occasioni di aggregazione e di
relazione per gli anziani soli residenti nel territorio di alcuni quartieri della città imolese. Si
tratta inizialmente, in modo semplice e quasi informale, di organizzarsi per una merenda, fare
quattro chiacchiere, darsi appuntamento per una gita o incontrarsi per diffondere informazioni
utili, privilegiando in queste occasioni la dimensione dell’“essere” rispetto a quella del “fare”,
ovvero di dedicare attenzione più alla relazione che si instaurava gradualmente con gli anziani
soli incontrati presso i locali parrocchiali o circoli e associazioni, che all’organizzazione stessa
delle attività proposte. Certo, la tombola come le altre attività ricreative proposte, divengono da
subito un buon richiamo per invitare gli anziani ad uscire di casa e rompere l’isolamento, spesso
involontario, in cui vivevano, ma è la relazione con gli altri membri del gruppo e con i volontari
e gli animatori che diventa il collante per tenere nel tempo, e continuare a frequentarsi.

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Summary
La creazione di relazioni di prossimità, attraverso la possibilità di incontrarsi, conoscersi e ri-
conoscersi come “vicini” (di casa, di quartiere, di parrocchia,….) è la finalità stessa che da subito
persegue il progetto: si tratta di costruire relazioni sufficientemente buone che permettano agli
anziani soli che frequentano il gruppo di poter contare su qualcuno non solo nel momento del
bisogno, ma anche in quello della festa o nell’ordinarietà della vita quotidiana, dimensioni tutte
nelle quali il poter essere-con-altri fa la differenza rispetto alla qualità della vita e anche alla
salute. Il coinvolgimento attivo e partecipato degli anziani nelle attività del progetto permette
infatti di contrastare la condizione di solitudine e di conseguente fragilità e svantaggio che ne
derivano, rafforzando al contrario la rete di relazioni che l’anziano ha attorno a sé, specie se
vedovo/a, con i figli che abitano lontano o senza figli o altri parenti sul territorio, o addirittura
malato o per altri versi impossibilitato ad uscire.
Il progetto, che nasce nei quartieri Marconi e Zolino di Imola, coinvolge da subito, insieme ad
Anteas che ne è il promotore, anche l’Amministrazione Comunale, la Cooperativa sociale Solco
Prossimo e altre realtà del terzo settore attive sul versante dell’aiuto alla terza età o comunque
perché attori sociali significativi del territorio, come il sindacato, le parrocchie, le scuole, i medici
di base, i servizi sociali. In questo senso, il progetto nasce non solo come progetto di rete, ovvero
fatto da più realtà che collaborano mettendo in comune risorse, ma come progetto di sviluppo di
comunità, perché si adopera per promuovere la creazione di legami e relazioni significative fra gli
anziani partecipanti al progetto e fra loro e i volontari, i parrocchiani, i vicini di casa appunto,
creando così maggior coesione e solidarietà dentro la comunità di           appartenenza. Il progetto
prevede infatti la promozione di iniziative che permettano una pacifica e proficua convivenza fra i
vicini di casa, attraverso la frequentazione, l’aiuto reciproco e la ri-attivazione di buone abitudini
come quelle proprie dei rapporti di buon vicinato. Aumentando la possibilità degli anziani soli di
partecipare alla vita della comunità locale, perché accompagnati dai propri vicini o dai volontari
del progetto, facendoli sentire ancora cittadini e persone utili alla vita del condominio, del
quartiere o della parrocchia. Così facendo, il progetto non solo migliora nel presente la qualità di
vita degli anziani incontrati, ma arriva anche ad incidere sui “malanni futuri” aumentando la
possibilità che l’anziano stesso possa permanere presso la propria abitazione anche in caso di
malattia, potendo contare su una rete solidale di buon vicinato (per andare a fare la spesa,
comprare le medicine, fargli visita e tenergli compagnia,…).

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Negli anni, sono state sperimentate diverse attività congruenti con le finalità e gli obiettivi sopra
descritti: dagli incontri settimanali di condominio o fra vicini di casa, alle feste di Natale o di
compleanno, ai soggiorni estivi al mare o all’organizzazione di giornate di gita fuori-porta, alla
organizzazione di veri e propri laboratori e corsi per l’aumento di competenze (quali i corsi di
lettura ad alta voce, di informatica di base, di teatro). A supporto e ad “aggancio” di queste attività
più strutturate, c’è da sempre la disponibilità di Anteas di fornire servizi di trasporto gratuito per
favorire la partecipazione degli anziani alle varie iniziative organizzate, così come l’importante
opera di “visita a domicilio” presso le case stesse degli anziani soli, che ha lo scopo non solo di
informare sulle attività del progetto e sugli altri servizi e opportunità per la terza età esistenti nel
proprio territorio, ma anche di creare da subito una relazione di vicinanza e di poter meglio
ascoltare e osservare i bisogni più specifici di ciascuna persona incontrata.
Il ruolo delle Istituzioni a questo riguardo riveste un’importanza basilare: quando il progetto
viene infatti assunto dai Comuni, dall’Azienda sanitaria, dai Servizi Sociali o dalla Parrocchia, si
trasmette più facilmente un messaggio di fiducia che abbatte la diffidenza verso il “volontario
sconosciuto” che si presenta alla mia porta o che mi incontra nel mio stesso condominio o sala
parrocchiale e che mi propone di partecipare ad attività con altri. Diffidenza naturale e
necessaria che gli anziani adottano verso ciò che è estraneo e non conosciuto, perché intimoriti
dal pericolo di truffe o di persone che possano approfittarsi della loro fragilità, ma che rischia, se
non gestito o ingigantito, di chiuderli ancora di più nel loro guscio protettivo, più simile alla fine
ad una prigione dorata che ad un nido sicuro, venendo loro a mancare il calore della relazione
quotidiana con altri e la possibilità di incontri che illuminino la giornata e la settimana.

1.2 – Metodo di lavoro e paradigma teorico di riferimento

Il progetto rappresenta un buon esempio di lavoro di comunità. Quello che si prefigge, infatti,
nel portare sollievo e vicinanza alle persone anziane è di promuovere relazioni di buon vicinato,
ovvero di aiutare ad instaurare e ad alimentare relazioni fra gli anziani soli e fra questi e gli
abitanti del medesimo condominio, quartiere, parrocchia, Non tanto e non solo, quindi, di
realizzare un’azione di assistenza a persone fragili, gli anziani soli appunto, bensì il tentativo di
far incontrare e mettere in relazione stabilmente persone che condividono analoghe situazioni
di bisogno o che comunque, pur non versando in condizioni di solitudine, sono disponibili ad
intrecciare nuove relazioni, più come desiderio che come necessità.

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In questo senso, il prezioso lavoro svolto da anni dai volontari / animatori del progetto (e mi
riferisco in particolare all’esperienza del Condominio Solidale di via Bucci a Imola) è quello di
cogliere l’occasione, organizzando una tombola o distribuendo la merenda durante la riunione
settimanale, di coltivare l’ascolto, di promuovere l’interesse per il racconto altrui, di facilitare
l’espressione e lo scambio di vissuti, di darsi un appuntamento anche fuori dalla “riunione” per
rivedersi e continuare a coltivare queste relazioni buone che parlano di presenza, di vicinanza
e, perché no, forse anche di amicizia. Per questo, negli anni, è divenuto possibile incontrarsi
(con o senza l’animatrice Virginia) per prendere un caffè al bar, anche durante i mesi della
pandemia e delle restrizioni, per essere accompagnati dal medico o a fare la spesa in
compagnia, ma anche per partecipare a gite e uscite con altri anziani e non. In questo senso,
proprio perché si tratta di un progetto di rete, il Buon Vicinato è entrato con questa annualità
2019-2020 (e proprio in occasione della progettazione regionale tramite la mediazione di
VolaBo), in una nuova fase di lavoro che lo porta a raccogliere la sfida del “fare insieme” in
maniera più profonda, promuovendo nel proprio territorio e in quelli limitrofi un’adesione e
una collaborazione al progetto da parte di altre Associazioni, di parrocchie, del sindacato, di
Istituzioni, di Amministrazioni Comunali, di Fondazioni del terzo settore e di Cooperative
sociali, ma anche di altri soggetti come quelli del mondo della cultura (come è
accaduto per l’Ass. ExtraVagantis, partner di questa edizione). Si tratta infatti, non più e non
solo, di raggiungere un numero crescente di anziani soli, anche attingendo ad elenchi di utenti
di altre realtà del territorio attive per questa fascia di popolazione (come ASP, Associazioni di
volontariato, Sindacati dei pensionati,…), bensì di coinvolgere altre realtà del territorio in una
maggiore corresponsabilità e capacità di pensare e di agire il progetto insieme, di crescere
come comunità che si prende cura, non solo erogando servizi di assistenza, bensì promuovendo
relazioni che anche nel quotidiano siano capaci di rompere la cultura dell’indifferenza e
dell’isolamento, per andare di più verso quella della fiducia reciproca e della solidarietà, anche
fra gli stessi anziani fragili e con i loro vicini di casa, di quartiere, di parrocchia.
In questo senso è stato importante proporre ai Partners del progetto e agli altri attori coinvolti
in esso di adottare una modalità riflessiva basata sull’imparare facendo che è propria della
metodologia della ricerca-azione. Ai volontari e agli operatori partecipanti al progetto è stato
infatti proposto, fin dall’avvio di questa fase progettuale ad ottobre 2019, di istituire una cabina
di regia allargata (che prevedeva appunto la partecipazione non solo dei Partners, ma fosse
aperta a tutti i soggetti coinvolti nelle azioni o comunque interessati) per decidere insieme
come implementare le azioni progettuali, ma anche per monitorare il suo andamento e
prevedere, di volta in volta, cosa tenere e cosa modificare sulla base degli esiti registrati e
dell’andamento generale della situazione. Cosa ancora più necessaria a partire da fine febbraio
2020 con l’arrivo anche sul nostro territorio regionale degli effetti dell’emergenza Covid-19.
L’approccio della ricerca-azione si è dimostrato così oltremodo utile per rimodulare
costantemente le attività del progetto (pensate nel luglio 2019 in tempi non sospetti)
finalizzandone agli obiettivi e alle sue finalità, con uno scenario di settimana in settimana
variabile e sempre più complesso, soprattutto per il target specifico del Buon Vicinato che sono
appunto gli anziani soli (i più fragili anche per la pandemia Covid-19).
Al riguardo si è dimostrato fondamentale la presenza nel gruppo dei Partners non solo di
Associazioni e altre realtà dedite all’assistenza, ma anche di ExtraVagantis, associazione che
opera nel campo dell’arte e del teatro in particolare. E’ stato infatti grazie alla sua presenza che

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è stato possibile apportare notevoli dosi di creatività nel provare ad affrontare con strumenti
nuovi e flessibili le difficoltà che ogni volta rendevano irrealizzabili le attività così come erano
state pensate mesi prima appunto, non potendo nemmeno lontanamente immaginare che il
progetto avrebbe dovuto affrontare una pandemia di questo genere. Ma anche per ri-dirsi che,
per progetti come questi che mirano non solo a portare sollievo e servizi a porzioni di
popolazione fragile, ma a cambiare il volto delle comunità in cui operano, rendendole più pro-
attive e solidali, è necessario che il sociale faccia cultura, ovvero cambi la mentalità corrente
(cultura in questo senso) per promuovere relazioni fatte di fiducia e vicinanza, altrimenti
avrebbe perso la sua scommessa in partenza. Infatti, nemmeno per il volontariato più attivo e
disponibile è possibile arrivare a quella prossimità che solo il “buon vicino di casa” è capace di
attivare: perché anche i volontari hanno turni di servizio, abitano spesso altrove rispetto ai loro
utenti, hanno regolamenti da seguire,… Mentre la cultura del buon vicinato è in grado di
superare anche restrizioni di orario, distanze e protocolli, come tutte quelle volte in cui riesce
a mettere in pratica non solo la possibilità di non sentirsi soli nel momento del bisogno (ed
essere per esempio accompagnati ad una visita medica o ricevere a casa una spesa alimentare
quando è difficile muoversi), ma anche di condividere la gioia di una festa, di una ricorrenza o
semplicemente di una giornata di sole, andando a prendersi un caffè al bar. Insieme.

1.3 – Alcune riflessioni sul lavoro insieme dalle interviste ai volontari e agli
operatori del progetto

Il presente paragrafo contiene le interviste ad alcuni volontari e operatori particolarmente
significativi per la realizzazione del progetto; fra di loro: Lea Bacci, Carlo Bruni e Virginia Boin
(Anteas Imola), Monica Mirri e Sara Giacometti (Solco Prossimo), Marina Mazzolani (Ass.
ExtraVagantis), Gemma Mengoli e Giuseppe Moscatello (Comune di Dozza - gruppo di
Toscanella), Roberta Gonni (VolaBo), Anna Ortolani (Nuovo Circondario Imolese) Giorgio Conti
(Radio Montecatone Web).
Le interviste sono state raccolte da Roberta Naldi (segreteria "Rapporti di Buon Vicinato").

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Summary
                                   Come ho conosciuto il progetto?

(Lea Bacci) Il progetto è la riproposta di un'idea nata molti anni fa, in cui il promotore
principale è stato Carlo Bruni e che io ho condiviso pienamente.

(Carlo Bruni) Ai primi anni 90, andato da poco in pensione, il responsabile dei pensionati della
Cisl di Castel Bolognese mi chiese di dargli una mano. Lui periodicamente organizzava riunioni
e gite in primavera per gli iscritti, cui ovviamente partecipavano solo gli iscritti in buone
condizioni fisiche. Gli proposi di estendere l’invito a tutti i pensionati della zona.
Parlai con il parroco per una lettera di avviso e di invito agli anziani a partecipare. Il Comune di
Castel Bolognese diede l’elenco di tutti i pensionati ultra 65enni di questa zona. Interpellai due
signore conosciutissime in paese perché molto attive in azioni di solidarietà: una dell’Azione
Cattolica, l’altra responsabile del Terzo Ordine Francescano. Assieme andammo casa per casa a
incontrare gli anziani e a invitarli a partecipare a riunioni settimanali in parrocchia. Non
avemmo nessuna difficoltà a essere ricevuti.
Quando trovavamo qualche persona in gamba e disponibile a darci una mano, la invitavamo a
prendersi cura di altre persone in difficoltà di rapporti sociali, per favorirne la partecipazione
all’iniziativa. Partimmo benissimo, organizzando un incontro settimanale con una merenda, due
chiacchiere, qualche informazione, ed una gita nei dintorni ogni mese. Visitammo santuari,
centri sociali, altri paesi della zona. Costituita l'Antea nel 1999 coinvolsi, chiedendo la
disponibilità a collaborare per un progetto rivolto agli anziani ultra 65enni, in particolare a
quelli soli, le OOSS dei pensionati, l'Amministrazione Comunale, l'ASP e altre associazioni
impegnate con gli anziani. Chiedemmo la partecipazione della parrocchia e delle associazioni
presenti compreso il Centro Sociale, della prima zona che avevamo individuato (Quartiere
Marconi). E siamo partiti così con un notevole impegno degli organizzatori in particolare dei
dipendenti comunali dell’Assessorato specifico.

(Anna Ortolani) A marzo 2020 ho iniziato a lavorare nell'Ufficio di Piano e tra i progetti
finanziati con il bando volontariato ho “trovato” anche questo.

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(Roberta Gonni) Conosco “Buon Vicinato” perché è stato uno dei tavoli di co-progettazione del
territorio imolese: è un progetto di comunità, una rete di quartieri che comprende associazioni,
centri sociali, parrocchie, offrendo agli abitanti punti di riferimento utilissimi. Il focus resta
favorire le relazioni tra vicini di casa e sviluppare relazioni amicali che reggano nel tempo e
migliorino la qualità di vita, allontanando lo spettro della solitudine. Obiettivo raggiunto, grazie
ad azioni quali feste di quartiere, brevi gite, laboratori.

(Marina Mazzolani) Del progetto “Rapporti di Buon Vicinato” sono venuta a sapere nel corso
della riunione indetta da VolaBo per raccogliere le proposte che avrebbero potuto candidarsi al
finanziamento    del   bando    regionale.   In   quel   contesto   ho   avanzato   la   disponibilità
dell’Associazione ExtraVagantis, con cui collaboro sul territorio imolese, a partecipare a
progetti di forte valenza solidale, dal momento che l’Associazione opera in teatro con finalità di
inclusione sociale e di contrasto all’emarginazione, favorendo la relazione, la comunicazione, lo
scambio tra persone e valorizzandone le diversità. La proposta di collaborazione è stata accolta
da ANTEAS e ho partecipato alla stesura del progetto per la Regione.

(Monica Mirri) Come coordinatrice del Servizio di Assistenza Domiciliare della Cooperativa
Solco Prossimo, ci occupiamo delle attività assistenziali all'interno del Condominio Solidale,
pertanto conosciamo il progetto del Buon Vicinato dal momento della sua nascita. In
particolare conosciamo bene Carlo Bruni, suo ideatore, promotore ed instancabile sostenitore.

(Sara Giacometti) Lavoro da quattordici anni presso la cooperativa sociale Solco Prossimo. Sono
venuta a conoscenza del progetto tramite la mia responsabile Monica Mirri, che mi ha proposto
inizialmente, per un periodo, di intervenire come animatrice in occasione degli incontri
organizzati per gli anziani al Condominio Solidale di Via Bucci.

(Virginia Boin) Grazie a mio marito Tarcisio, ho cominciato a fare volontariato con Anteas, mi
sono inserita nel gruppo del giovedì dove assistevo alle merende e alle tombole, e così ho
sentito parlare del progetto Rapporti di Buon Vicinato.

                 In quale attività sono stato coinvolto/ho contribuito a realizzare?

(Giuseppe Moscatello) A partire dall'ottobre del 2019 è cominciato il percorso del “Gruppo di
Dozza/Toscanella” che, assieme al soggetto capofila ANTEAS, ha elaborato una progettazione
e delle azioni inclusive coerenti al progetto “Rapporti di buon vicinato”, ed al contempo
modulate sulle peculiarità del contesto dozzese. Si è deciso di dare luogo ad un processo
partecipativo che vedesse tra gli attori le “antenne di comunità”, associazioni come la “G.
Rambaldi A.P.S. per l'impegno sociale”, soggetti quali la Medicina di Base locale ed altri,
volontari comunali ed infine la presenza fattiva mia e della Dott.ssa Gemma Mengoli, Presidente
del Consiglio Comunale.
La modalità di approccio proposta da Anteas, evidentemente mutuata dalle buone prassi
nell'ambito cittadino di Imola, ha dovuto essere riadattata ad una realtà più piccola: nonostante
le opportune comunicazioni istituzionali preventive, i destinatari del progetto hanno
manifestato una forte resistenza ad accogliere in casa propria gli intervistatori, sebbene tra

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questi fossero presenti anche gli amministratori pubblici summenzionati. Quindi, su
suggerimento dei referenti della Medicina di Gruppo e delle Associazioni di Volontariato locali,
sono state allestite delle postazioni per le interviste: dapprima presso la sede comunale nella
frazione di Toscanella, nella zona antistante l'ingresso della Medicina di Gruppo, e
successivamente nei locali della ex bocciofila di Toscanella; questo metodo ha finalmente
prodotto la compilazione di numerosi questionari. Il 2019 si è concluso con “La merenda in
ambulatorio”: un'iniziativa conviviale, quindi di “vita insieme” nell’accezione sia simbolica che
concreta, svoltasi presso i già citati locali pubblici contigui alla medicina di base; ciascuno dei
partecipanti ha dato il proprio apporto con presenza, cibi e bevande.
L'avvento dello stato emergenziale Covid-19, dallo scorso febbraio, ha imposto la sospensione
delle attività previste, stimolando per forza di cose una ridefinizione progettuale; si è
proseguito con l’elaborazione delle risultanze dei questionari, con interessanti risvolti
contenutistici sulle caratteristiche delle relazioni tra i cittadini, sull’evoluzione nel tempo dei
rapporti di vicinato, e, elemento di maggior originalità, sull'interesse alla ricostruzione di una
memoria di comunità attraverso i suoi luoghi salienti. L’allentamento delle misure nel periodo
estivo ha consentito una rappresentazione teatrale, elemento fondante del format sin dagli
esordi, sia ad Imola che nella piazza principale della frazione di Toscanella. Allo stesso modo è
stato possibile realizzare una “Gita a Dozza”, comprensiva di visita al borgo, alla Rocca
Sforzesca ed al celeberrimo centro studi sul Muro Dipinto. La naturale prosecuzione del
progetto era a questo punto l'allestimento di attività laboratoriali, presso una sala comunale di
Toscanella, tese a favorire l'instaurarsi di nuove relazioni e coerenti alla costruzione di una
memoria collettiva dei fatti e dei luoghi, attraverso gli strumenti della fotografia e della
scrittura. La recrudescenza del frangente emergenziale da Covid -19 ha consentito l'attuazione
di un unico incontro nel mese di ottobre 2020, con successiva sospensione delle attività in
presenza in ossequio alle disposizioni normative statali. Avendo contemplato per tempo tale
eventualità, il laboratorio è continuato secondo un'ipotesi alternativa già pianificata: la raccolta
delle memorie attraverso contatto telefonico, una soluzione efficace anche per la cura delle
relazioni ed il contrasto alle dinamiche di isolamento.

(Monica Mirri) Negli anni ci siamo occupati di sostenere e co-progettare le attività di
animazione a contrasto della solitudine messe in campo per le persone anziane (e non solo) sia
del Condominio Solidale che del quartiere Marconi, contribuendo a realizzare feste, momenti
conviviali, attività di animazione settimanali, con la figura di uno o più animatori
sociali/educatori della Cooperativa.

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(Sara Giacometti) Gli incontri presso il condominio solidale di via Bucci, a cadenza settimanale,
previsti il giovedì pomeriggio, contribuiscono a far uscire dall’isolamento gli anziani,
permettendo loro di interagire e condividere momenti ludici attraverso il gioco della tombola e
non solo. Vengono organizzate regolarmente feste in occasione dei compleanni e di ricorrenze
particolari come Halloween, Carnevale e Natale, sfruttando lo spazio del centro sociale
Giovannini, ora in attesa di riapertura dopo i lavori di restauro. In questo modo è possibile
predisporre buffet e musica dal vivo, nonché il coinvolgimento di altre persone che abitano il
quartiere Marconi e dei ragazzi che frequentano il centro. Ho partecipato per un breve periodo
anche alle attività di animazione del quartiere Zolino, presso la Parrocchia. A Toscanella, ho
condotto presso la Medicina di Base (nello spazio attiguo, che funge da ingresso) e la Bocciofila
interviste rivolte ai cittadini dai 65/70 anni in su, con l’obiettivo di ricostruire la storia della
città e definire meglio la condizione in cui essi si trovano: le reti amicali e parentali di
riferimento presenti, gli interessi personali per un’eventuale futura partecipazione alle attività
organizzate dal Comune. Durante i mesi di isolamento conseguenti alla diffusione del Covid 19,
ho contattato telefonicamente gli utenti del servizio di assistenza domiciliare della coop.va
Solco Prossimo che hanno scelto di sospendere temporaneamente l’erogazione dei servizi, per
proporre domande su come stessero affrontando l’emergenza globale della pandemia. Il
materiale raccolto è diventato protagonista delle trasmissioni radio di comunità su Radio
Montecatone Web “Vicini e Lontani”, condotte da Marina Mazzolani. Parallelamente, sia sul
territorio di Imola che su quello di Toscanella, ho contribuito a realizzare diverse interviste sul
tema delle solitudini. Ho partecipato inoltre al laboratorio teatrale “Siamo Soli” rivolto a tutti i
cittadini e alle iniziative del “Teatro da te/Vagante” estivo, un'idea nata dall’esigenza di non
rinunciare alla vicinanza e di raggiungere gli anziani soli nelle piazze, nei cortili, negli spazi
interni dei condomini.

(Virginia Boin) Siamo andati a visitare la Rocca di Dozza e nel pomeriggio abbiamo fatto
merenda insieme, abbiamo pranzato due volte al mare. A queste gite hanno partecipato anche i
residenti del Condominio Solidale e alcune signore del mio gruppo del giovedì. Abbiamo fatto
teatro al Palazzo Monsignani con Marina; al mercato ortofrutticolo abbiamo fatto la tombola e
sempre Marina, che ha una voce bellissima, ha letto i racconti delle persone che sono state
contattate: il progetto era anche parlare della solitudine. Durante il lockdown, ci siamo divisi le
telefonate: io ne avevo 50 da fare, per parlare con le persone sole, in più io telefonavo anche
alle mie nonnine.

(Gemma Mengoli) E’ nell’ottobre del 2019 che il vicesindaco del comune di Dozza mi coinvolge,
insieme ad altre figure della nostra comunità, nel progetto “Buon Vicinato” e con la e-mail che
di seguito riporto integralmente, inizia ufficialmente l’esperienza del “Gruppo Toscanella” (così
nominato da qui in poi): “Gentilissimi, con questa mia faccio seguito ai diversi contatti
intercorsi in merito all'oggetto. Come sapete il Comune di Dozza ha aderito a questo
importante format, proposto da ANTEAS, che vi ho già accennato nei punti salienti. L'obiettivo
è il contrasto alla solitudine degli over 65, un bisogno difficile da rilevare unicamente attraverso
i canali istituzionali: il vostro contributo è preziosissimo, visto che già operate sul
territorio secondo le vostre competenze, e che, nella vostra qualità di "antenne di comunità",
spesso recepite le esigenze inespresse ufficialmente. Quindi, tra le altre cose, questa è

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indubbiamente un'ottima occasione per fare una mappatura del fenomeno insieme a voi: in
altre parole, come già anticipato verbalmente, ciascuno di noi dovrebbe innanzitutto pensare
agli over 65 potenzialmente soli di cui è a conoscenza, in previsione dell'incontro che, lo
confermo, si terrà venerdì 18/10/2019 alle h18:30 presso la sala comunale G. Martelli. Dopo
un'introduzione approfondita sull'articolazione del progetto, faremo tutte le valutazioni del
caso e ragioneremo sulle azioni inclusive da mettere in campo. Ho messo in indirizzario anche
le referenti dei servizi sociali di A.S.P., partner progettuale, nonché lo staff dell'U.S.E.P. , l'
Ufficio di supporto e di Piano circondariale che supervisiona questa pianificazione: potrete
naturalmente partecipare sempre agli incontri ed alle attività, nelle modalità che riterrete più
opportune; in ogni caso sarà mia cura aggiornarvi su ogni passaggio. Ringraziando ciascuno per
la disponibilità, cordialmente (Il Vicesindaco di Dozza - Giuseppe Moscatello)”.
Dopo quella prima riunione si è impostata una prima bozza di organizzazione a cui ne sono
seguite altre per giungere alla definizione di un programma da seguire “calato, cucito” sulla
specifica realtà del comune di Dozza e della frazione di Toscanella. Come quasi tutti i
componenti del gruppo Toscanella ho partecipato ad ogni fase di realizzazione del progetto,
dall’iniziale progettazione alle successive rielaborazioni e riadattamenti: è stato impegnativo
ma i risultati ottenuti sono certa che potranno orientare programmazioni future.

(Lea Bacci) Per me è un grande piacere organizzare gite, l’esperienza risale ai miei primi anni di
volontariato. In queste occasioni cerchiamo di coinvolgere anche le persone con scarsa
mobilità che con la grande volontà di farcela ad uscire e l’aiuto dei nostri meravigliosi volontari,
riescono a godersi un giorno speciale per loro. In queste occasioni c’è sempre la musica,
almeno la fisarmonica e a volte altri strumenti, che rendono maggiormente il senso di festa e
stimolano allegria. Le gite, oltre a far trascorrere momenti in compagnia, contribuiscono a fare
nuove conoscenze o ad approfondire quelle superficiali, oltre naturalmente a conoscere posti
nuovi. Non abbiamo potuto proporre destinazioni particolari, ma siamo soddisfatti del risultato
ottenuto. Poi ho dato la mia collaborazione nell'organizzare la rappresentazione teatrale in un
parco condominiale del quartiere Zolino e comunque la mia disponibilità è stata data in diversi
momenti di attuazione del progetto (trasporto partecipanti con pullmino Anteas alla gita a
Dozza, servizio navetta dall'abitazione di partecipanti al punto di ritrovo del pullman per le gite
al mare ecc.) Inoltre, durante il lockdown, ho coordinato 25 volontari per oltre 500 contatti del
Comune di Imola, Medicina, Dozza, Mordano, Castel S. Pietro e i Comuni della vallata del
Santerno, in maggior parte persone sole oltre i 75 anni di età, per tener loro compagnia
telefonicamente con cadenza settimanale e in casi particolari anche più di frequente. I contatti
ci sono stati forniti dall'Asp, dal sindacato pensionati Cisl (Fnp) e naturalmente abbiamo incluso
i nostri utenti, gli ospiti del Condominio Solidale e diversi pazienti dell'Associazione Parkinson
Imolese. In molti casi si è creato un vero e proprio rapporto di amicizia, per cui i contatti sono
continuati oltre il periodo e continuano tuttora. Attraverso i contatti sopra citati e da parte dei
nostri volontari, ho raccolto alcuni scritti per Radio Montecatone Web, che sono andati in onda
con il contributo di Marina.

(Roberta Gonni) Sono stata coinvolta come operatrice di VolaBo: il mio è un ruolo tecnico in
quanto la Regione Emilia-Romagna affida ai Centri di Servizio per il Volontariato la funzione di
sostegno alle reti nella co-progettazione, realizzazione dei progetti e monitoraggio in itinere.

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(Anna Ortolani) Secondo la DGR 689/2019 l’ufficio di piano ha un ruolo di valutatore rispetto ai
progetti presentati per il finanziamento, inoltre sono tenuti ad approvare la rendicontazione
definitiva dei progetti e a presentarla in Regione. Per me è stato molto importante partecipare
agli incontri della cabina di regia, per avere una conoscenza diretta del progetto, degli
interlocutori, delle azioni realizzate e ri-progettate a fronte della pandemia. In queste occasioni
ho sempre cercato di mettere la mia conoscenza del territorio a disposizione del gruppo, per
facilitare le relazioni e contribuire alla costruzione di azioni concrete realizzabili nel rispetto
della normativa vigente ma che al tempo stesso rispondessero alle finalità del progetto senza
perdere di vista gli obbiettivi principali.

(Giorgio Conti) Sono il referente della fondazione Montecatone e ci hanno chiesto se potevano
utilizzare la nostra radio-web per convertire il progetto da teatrale a radiofonico. Noi abbiamo
dato supporto con il nostro strumento, siamo quindi stati la piattaforma di collegamento tra le
persone e chi ha realizzato questo progetto. Magari in una fase successiva sarebbe utile
ragionare anche di un coinvolgimento anche dal punto di vista artistico.

(Carlo Bruni) Nei primi incontri tra diverse associazioni che avevano aderito al progetto, si
discuteva se e come inserire un momento di formazione. Marina propose una fase teatrale nel
progetto. Io colsi l'occasione per dire:"Perchè non prevedere di trasformare un progetto teatrale
in un corso di formazione agli anziani che partecipano ai gruppi? Invitarli ad esprimere loro
esperienze e andare a raccontarle in pubblico? Questo permetterebbe a loro di sentirsi ancora
importanti in questa società e essere "attori" e utili ad altri con le loro esperienze". Abbiamo
condiviso questo e abbiamo inserito nel progetto un corso di formazione sotto forma di
laboratorio teatrale. Questo dimostra che lavorare insieme porta ad allargare il nostro modo di
pensare e di costruire un progetto. La collaborazione aita sempre a fare di più e meglio.

(Marina Mazzolani) Con l’avvio delle attività sono entrata – e l’Associazione ExtraVagantis con
me – in un gruppo in cui non conoscevo praticamente nessuno, certamente non le persone che
poi avrei scoperto essere di maggior riferimento per le attività. Ero un po’ preoccupata,
consapevole che avrei proposto un’opportunità, il teatro, che, almeno in qualcuno, avrebbe
probabilmente sollevato perplessità e titubanze. Ero preparata anche a dover fronteggiare
difficoltà di comunicazione e i tempi strascicati che di solito questo genere di problemi
comporta. E chissà se qualche pregiudizio non serpeggiava da qualche parte della mia mente…
io che lavoro costantemente (con il teatro) per abbatterli, i pregiudizi! Pregiudizi verso persone
in gran parte anziane, quindi solitamente ritenute abbastanza rigide, verso proposte che si
avventurassero in sentieri mai percorsi… pregiudizi verso persone appartenenti ad ambienti
socio-culturali diversi da quelli con cui mi sono più frequentemente confrontata (e senz’altro
anche scontrata) … Ero quindi preoccupata. Unico appiglio di conforto: sapere di esser lì perché
il mio invito a collaborare a nome di un’associazione che avrebbe proposto di inserire
esperienze teatrali all’interno del progetto era stato accolto immediatamente. Ma, mi chiedevo,
anche questa immediata accondiscendenza non poteva nascondere qualche fraintendimento?
Insomma, ero preoccupata.

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Quali sono i punti di forza del progetto?

(Carlo Bruni) Il principale punto di forza è quello di non lasciare indietro nessuno in particolare
recuperare la disponibilità a partecipare di chi ha difficoltà ad avere rapporti sociali con
estranei. E questo si ottiene andando di casa in casa per conoscere la realtà e le difficoltà che le
persone hanno ad avere una vita serena e normale, cercando di coinvolgerle a partecipare.
Purtroppo quest’anno non abbiamo potuto svolgere le azioni di conoscenza delle persone casa
per casa. Un secondo punto di forza è il coinvolgimento di altre associazioni. Se si riesce a
lavorare in gruppo, abbiamo possibilità maggiori e più concrete e di più iniziative. Altro punto
di forza è stato aver trovato un coordinatore del progetto con molta esperienza, capacità e
disponibilità, sensibilità.

(Lea Bacci) L'aspetto che più mi ha colpito è stata la felicità di diverse persone anziane e non,
nel partecipare agli eventi (la rappresentazione teatrale, le gite, la tombola ecc.) dopo i giorni di
isolamento. Opportunamente distanziate, le persone avvertivano la necessità di condividere
esperienze. La condivisione arricchisce e contribuire alla realizzazione di esperienze positive
per gli altri: è una crescita personale e un appagamento per il lavoro svolto.

(Giorgio Conti) Sicuramene il fatto di allacciare rapporti tramite il canale radiofonico anche se è
una radio web; allacciare rapporti tra persone e far sentire le persone meno sole.

(Virginia Boin) Le persone che si sono dedicate a questo progetto, secondo me, sono il punto di
forza. Perché lì, ti dico la verità, partendo anche dall’ultima ruota del carro, abbiamo dato anima
e corpo per poter realizzare questa cosa. Le persone si sono divertite molto, sono uscite dal
loro guscio. Ci sono anche persone ultra novantenni che mai si sarebbero sognate di andare a
mangiare il pesce al mare in compagnia, e invece si sono divertite, siamo riusciti a fare qualcosa
per portare fuori gli anziani.

(Roberta Gonni) Un grande punto di forza a mio parere è stata la voglia di non mollare
nonostante le difficoltà create dalla pandemia; la grande e velocissima capacità di reinventarsi e
di rimodulare le azioni mantenendo sempre gli obiettivi, cogliendo e valorizzando anche gli
umori e le sensazioni degli anziani tenendo al centro i bisogni. L’emergenza Covid ha creato
una situazione molto difficile in particolare per le persone fragili e anziane, maggiormente
soggette alla solitudine: chi vive lontano dai familiari non poteva nemmeno ricevere visite. Ed
ecco che i volontari iniziano a telefonare agli anziani per far loro compagnia e li invitano a
ricordare i momenti felici del loro passato. Questi racconti vengono raccolti, si trasformano in
trasmissioni radio, spettacoli teatrali e in un libro che viene donato per Natale 2020. Insomma,
in questo contesto imprevisto, le azioni hanno acquisito maggiore valore per il sostegno e
l’aiuto che hanno dato: non si è potuto stare vicini ma sono stati vicini ugualmente, non hanno
potuto entrare nelle case ma sono riusciti a entrare nella vita delle persone e dare loro
conforto.

(Anna Ortolani) Estrema eterogeneità degli attori coinvolti. Tale gruppo riesce a pensare azioni
che sono anche al di fuori degli schemi abituali della rete dei servizi e del volontariato “classici”

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ed è mosso da un grande entusiasmo che in un periodo eccezionale come quello dell’anno 2020
riesce a dare una spinta propulsiva importantissima

(Monica Mirri) Il punto di forza è la rete che nel tempo si è creata e rafforzata, formata da tanti
soggetti diversi ma uniti da un unico obiettivo. Una rete vera che si è sostenuta e alimentata
con l'impegno, la forte motivazione e la collaborazione di tutti.

(Sara Giacometti) Credo fermamente che il carattere poliedrico di questo progetto riesca a
raggiungere tante categorie di persone, utilizzando forme di approccio diverse adatte ai
destinatari, che si sentono coinvolti e presi in considerazione; viene data loro voce per
esprimere il proprio disagio e i propri bisogni. La ricchezza e la diversità degli interventi
previsti ed il contributo di così tanti professionisti del settore, mi sento di definirlo “vicini alla
gente”, credo sia il vero punto di forza del progetto. Sono felice di poter contribuire alla sua
realizzazione, è un’opportunità grande che mi ha portato a conoscere tante diverse realtà e fare
esperienze totalmente nuove per me, avvicinandomi ancora di più alle persone e conoscendo in
modo più specifico le esigenze di ciascuno. E’ stato inoltre fondamentale saper creare strategie
per restare a fianco dei più soli nonostante l’emergenza sanitaria che il mondo sta affrontando,
accogliendo le paure delle persone e trasformandole in interessanti spunti di riflessione per
tutti.

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(Anna Ortolani) A cercare soluzioni fuori dagli schemi e a trovare modalità nuove per
raggiungere gli obbiettivi, senza la paura del “non si può fare” e con la grinta del “voglio
mettercela tutta per farlo”. Bellissima l’idea, nata in itinere, di non concentrarsi in modo
esclusivo sugli anziani soli ma di aprirsi ad un concetto più ampio di solitudine, che ha visto un
primo contatto con il mondo delle disabilità attraverso la web radio realizzata in collaborazione
con Montecatone… credo che sia un bellissimo modo per sviluppare partecipazione sociale,
quello di ragionare in modo da sviluppare connessioni anziché servizi mirati e settoriali

(Roberta Gonni) Ho imparato che tutto questo è possibile perché questo è un progetto di rete,
che anche la fantasia e la creatività si sviluppano maggiormente quando c’è contaminazione
reciproca tra associazioni che hanno a cuore le persone fragili. Ho imparato quanto è
importante avere un sogno e crederci: grazie all’entusiasmo dei volontari nel vedere che il
sogno si realizza!

(Carlo Bruni) Ho conosciuto maggior difficoltà a collaborare con le Amministrazioni comunali.
C’è da imparare molto! Tradurre in pratica anche le cose condivise non è facile: occorre più
attenzione da parte mia.

(Giuseppe Moscatello) Il progetto “Rapporti di buon vicinato” ha indubbiamente costituito per il
“Gruppo di Dozza/Toscanella” una preziosa occasione di crescita, foriera di ulteriori sviluppi; il
processo di lavoro collettivo e partecipato ha rinsaldato la rete degli attori locali e le azioni
intraprese hanno arrecato evidenti benefici ai destinatari.

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Il raffronto con ANTEAS, soggetto proponente, è stato costante attraverso le numerose cabine
di regia, utili ad un confronto su metodologie, contenuti e strategie comuni o differenziate sulle
diverse specificità dei territori; la dialettica con i referenti di ANTEAS è stata caratterizzata da
un'innegabile fatica relazionale, e sono stati diversi gli sforzi di mediazione che ho
personalmente messo in atto, non tutti andati a buon fine, per mantenere coeso il gruppo
di lavoro e giungere ad una conclusione comunque positiva del progetto.

(Giorgio Conti) Si impara a lavorare insieme, in un gruppo in cui ognuno ha le proprie
specificità e a cercare in qualche modo di mediare, costruire dei messaggi in progetti che siano
il più possibile utili alle persone che sono in uno stato di bisogno.

(Marina Mazzolani) Non ho molto da dire dopo quello che è stato. Perché parlano i fatti, come si
dice. E parlare sopra ai fatti, specialmente quando si tratta di esperienze di carattere artistico,
può a volte risultare non tanto improprio, ma superfluo. I fatti sono frutto di una costante
collaborazione, sostenuta da un entusiasmo che ha rappresentato una precisa comprensione
delle intenzioni, degli obiettivi. Non avremmo probabilmente scoperto la reale profondità di
questa condivisione di orientamento, di sguardo, se non ci fossero state le difficoltà dovute alla
pandemia di Covid19. È stato di fronte alle difficoltà e alla conseguente necessità di non
rassegnarci alla distanza, al non poter fare, che si è trasformata in proposte-che-non-c’erano,
in idee nuove, realizzate “nonostante tutto”, che abbiamo davvero scoperto quanto eravamo
una buona squadra. Bellissima sensazione. Grandi emozioni. Grandissima gratitudine.

(Virginia Boin) Ho preso a cuore tutta la faccenda, ci ho messo l’anima e cerco di fare il più
possibile. Vedo che anche per gli altri è così ed è una cosa molto positiva quindi mi fa piacere.
La solidarietà che c’è anche fra di noi come gruppo che dirige la faccenda. Si è creato un bel
gruppo anche con le persone a cui ci siamo dedicati, come entrano un abbraccio, un bacio
(non adesso ovviamente), ci diamo del tu tutti nonostante l’età, con molto affetto e molto
calore. Le considero un po’ come le mie mamme, è un ambiente carino e molto familiare, si sta
bene.

(Gemma Mengoli) L’adesione al progetto “Buon Vicinato” ha certamente contribuito al
rafforzamento delle relazioni tra i componenti del gruppo di Toscanella aumentando la stima e
la capacità di collaborazione. L’iniziativa ha inoltre favorito la conoscenza degli altri
partecipanti al percorso, favorendo lo scambio reciproco di buone prassi e di criticità. Il
contatto con i cittadini ha prodotto effetti positivi sia in merito ai contenuti emersi che al
dialogo instaurato con l'Amministrazione Comunale, offrendo spunti e ipotesi di ulteriori
iniziative per il prossimo futuro. A tal proposito, si è avvertita la mancanza di un confronto
diretto con altri amministratori, non partecipanti alle cabine di regia. Certamente la
realizzazione del progetto durante l’espandersi dell’epidemia Covid19 ha comportato un’opera
di continuo rimodulazione del percorso cercando sempre di mettere al centro l’obiettivo
prioritario del progetto, cioè il contrasto alla solitudine. Per quanto mi riguarda, in particolare
per i fini raggiunti, è stata un’esperienza positiva soprattutto per l’azione di prossimità alla
nostra   comunità,   condizione    che   ne   ha   favorito   la   conoscenza   e   che   permetterà
l’organizzazione di progetti futuri calati sulle esigenze specifiche emerse.

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