ANALISI COMPARATA TRA LA RICETTIVITÀ IN APPARTAMENTO E IN ALBERGO ALL'INTERNO DEL CONTESTO URBANO ITALIANO: IL CASO DI MILANO - Affido l'Affitto
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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO - BICOCCA Facoltà di Sociologia Corso di Laurea in Scienze del Turismo e Comunità Locale ANALISI COMPARATA TRA LA RICETTIVITÀ IN APPARTAMENTO E IN ALBERGO ALL’INTERNO DEL CONTESTO URBANO ITALIANO: IL CASO DI MILANO Relatore: Prof. Dennis ZAMBON Tesi di Laurea di: Valentina Ilaria FELISI Matr. 769924 Anno Accademico 2014/2015
INDICE Introduzione 1. La ricettività in appartamento all'interno del contesto urbano italiano: il confronto con il settore alberghiero 1.1. L'anno zero della ricettività in appartamento in Italia_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _3 1.1.2. La “sharing economy”_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 6 1.2 La ricettività in appartamento, oggi, in Italia_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _14 1.3. Il confronto_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _18 1.3.1. La dimensione esperienziale_ _ _ _ _ _ __ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _18 1.3.2 La dimensione economica_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 19 1.3.3 La dimensione socio-culturale_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _26 1.3.4 La dimensione ambientale_ _ _ _ _ _ _ _ _ __ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 28 1.3.5. La dimensione della sicurezza_ _ _ _ _ __ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _29 1.4 La Legge Regionale 1 ottobre 2015, n. 27: riforma in Lombardia _ _ _ _ _ _ _ _ _ _35 2. Un caso di studio: analisi delle motivazioni degli utenti della città di Milano che scelgono la ricettività in appartamento 2.1 Breve panoramica sulle attuali tendenze ricettive milanesi_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 40 2.2.Obiettivo della ricerca_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 41 2.3 La scelta dello strumento di rilevazione_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 43 2.4 I risultati_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 48 2.4.1. Premessa_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _48 2.4.2. Analisi ed interpretazione dei risultati_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _49 3. Conclusioni Appendice Riferimenti bibliografici e siti Internet consultati
Introduzione La presente relazione intende descrivere i settori della ricettività in appartamento ed alberghiera all'interno del contesto urbano italiano. Intende porli a confronto. Il mio interesse nei confronti della ricettività extra-alberghiera è nato grazie all'enorme attenzione mediatica a cui il fenomeno è sottoposto. Il mio lavoro sarà fortemente incentrato sull'attualità. I dati numerici indicano che è cambiata un'epoca, sono cambiati gli equilibri e i valori nell'offerta turistica-ricettiva. Attualmente sono diversi i fattori che contribuiscono alla diffusione della ricettività in appartamento: se, da un lato, la domanda esige un servizio personalizzato ed esperienze territoriali gratificanti, l'offerta aumenta a causa della stagnazione immobiliare e della crisi economica che comporta la ricerca di canali di reddito alternativi. Una serie di fattori che devono essere inquadrati all'interno dell'economia della condivisione, la cosiddetta “sharing economy” che si sta ampliando e propagando nei più svariati ambiti. Ignorare il cambiamento del mercato significherebbe non saper cogliere un dato di fatto oggettivo e non aver la capacità di comprendere le possibilità che esso può fornire in termini di crescita. Il filo conduttore della mia relazione finale è la comprensione delle ragioni per le quali questa forma di ricettività, per certi versi atipica, è apprezzata da un numero sempre maggiore di utenti: svolgerò con questo scopo un'indagine sul campo ed un'intervista ad un esperto del settore. Non trascurerò l'analisi dei canali attraverso i quali il fenomeno si sta sviluppando. Intendo indagare sui punti di forza e di debolezza delle due tipologie di accoglienza, per comprendere se queste sono in diretta concorrenza. Vorrei analizzare, ancora, i soggetti che traggono vantaggio dallo sviluppo della ricettività at home, soprattutto in forma non imprenditoriale. Infine, cercherò di suggerire alcune strategie che la ricettività alberghiera potrebbe mettere in atto per contrastare il fenomeno, alla luce dei risultati che emergeranno dal progetto di ricerca, oggetto del secondo capitolo e nucleo centrale dell'elaborato. Il primo capitolo si riferisce alla dimensione nazionale: intende fornire spunti per comprendere l'attuale situazione del settore ricettivo. In particolare prevede il confronto tra le due forme di ricettività oggetto di studio attraverso diversi ambiti di sostenibilità: 1
esperienziale, economico, socio-culturale, ambientale e della sicurezza. L'ultimo paragrafo del primo capitolo prevede un approfondimento sulla normativa lombarda: introduce il lettore al secondo capitolo che si riferisce al caso specifico della città di Milano. Ho ritenuto opportuno restringere il campo d'indagine della mia ricerca alla dimensione urbana: nella nostra contemporaneità caratterizzata dall'obbligo di differenziazione e dal conseguente piacere della scoperta di identità, le città costituiscono mete turistiche privilegiate nelle quali poter trovare gli stimoli adatti a questo scopo. Ho scelto la mia città perché, innanzitutto, la conosco e questo fattore, evidentemente, mi avvantaggia: inoltre la città gode di una normativa all'avanguardia molto chiara e semplice sugli affitti brevi sia per quanto riguarda i professionisti del settore che i privati. Ancora, offre molte strutture presenti capillarmente sul territorio. Costituisce quindi un ottimo esempio per la realtà italiana, rappresentando oggi ciò che molte altre città italiane potrebbero in futuro essere. Città nelle quali potrebbero essere presenti più strutture extra-alberghiere rispetto a quelle alberghiere (come evidenziato nella città presa in esame da un recente censimento effettuato dalla società di servizi “R&D Hospitality Srl”), in cui si organizzano conferenze sul tema della ricettività in appartamento che vedono la partecipazione di decine di soggetti, a vario titolo interessati, durante le quali si dibatte anche sulla necessità di trovare una denominazione differente per il settore che esprima un fenomeno non solo attraverso la negazione di un altro, più conosciuto. E nelle quali, qualcuno, timidamente, affermi la necessità di non concentrarsi solo sulla problematica del sommerso (presente e non negata neppure dalle associazioni di strutture extra-alberghiere) e sulla presunta concorrenza sleale che verrebbe favorita da portali quali AirBnb.it, ma sui motivi per cui molti preferiscono, semplicemente, soggiornare in appartamento. 2
1. La ricettività in appartamento all'interno del contesto urbano italiano: il confronto con il settore alberghiero 1.1 L'anno zero della ricettività in appartamento in Italia La ricettività italiana in appartamento, all'interno dei centri urbani, nasce come alternativa low cost rispetto a quella tradizionale: in origine, quindi, tendenzialmente sottendeva bisogni molto diversi da quelli attuali. Infatti oggi la ricettività “altra” è sempre più legittimata da necessità socio-culturali e spesso, come nel caso di Milano, a causa del progressivo aumento della mobilità, dalla necessità di soddisfare la domanda turistica, in quanto il numero dei posti letto presenti in città, soprattutto in concomitanza con eventi, risulta insufficiente a questo scopo. Assistiamo negli anni ad una progressiva presa di coscienza delle potenzialità non sfruttate dal settore, in ottica di sostenibilità e turismo esperienziale. La maggior qualità del servizio si accompagna ad un maggior prezzo di vendita: anche se in alcune tipologie di struttura il risparmio rimane una delle motivazioni principali che spingono all'acquisto, il settore si emancipa da questo luogo comune. Se in passato veniva venduto un bene fisico, un prodotto materiale, oggi parliamo di un'offerta di servizi. Se il cambiamento è facilmente intuibile per quanto concerne gli alberghi, nel caso della ricettività in appartamento diviene la definizione della sua stessa essenza, la sua ragione di esistere. Esiste, infatti, una vasta letteratura sull'importanza dei fattori immateriali a livello turistico, ma, a mio avviso, non sempre, o meglio, non per tutte le tipologie di struttura, la riconosciamo. In altre parole, tendiamo ad aspettarci ciò che abbiamo prenotato, non siamo pienamente consapevoli che ciò che stiamo comprando è un prodotto quasi completamente intangibile anche nel caso di un posto letto o di una camera. Un'atmosfera. In realtà, è proprio la consapevolezza del potenziale in termini esperienziali, la formazione, la passione degli operatori del settore che ha permesso un aumento esponenziale in termini di strutture, di qualità e di attenzione mediatica. All'interno di questo percorso, ancora in atto, di legittimità di un settore, di unicità di un mercato, l'anno 2012 ha svolto un ruolo decisivo. 3
E' l'anno in cui la società californiana AirBnb, Inc. ha scelto di aprire un ufficio in Italia, presso la città di Milano. AirBnb.it (in futuro nel testo solo AirBnb) è una piattaforma in grado di connettere i viaggiatori con privati che offrono spazi in affitto: le strutture proposte molto varie, spaziano da una camera a un castello, l'unico requisito fondamentale è che sia disponibile un posto letto. Il filo conduttore di tutte le offerte è la proposta di esperienze di viaggio uniche. L'apertura di un ufficio italiano è legato al numero di notti prenotate e al guadagno registrato l'anno precedente: rispettivamente, 4 milioni e 5,1 milioni di euro (fonte: Pennisi, “Airbnb sbarca in Italia”, wired.it). Infatti, nel 2011 l'Italia è stato il primo Stato europeo per utilizzo e per tasso di crescita. La volontà di essere radicati sul territorio è esplicabile con la necessità di poter prontamente intervenire in caso di ogni tipo di disguido e di poter esercitare un maggior controllo: è una strategia azienda che sottolinea come AirBnb non sia solamente un sito web, un'applicazione, una piattaforma, ma una community marketplace. Per rendere sempre più affidabile l'operato degli utenti, la società ha adottato una serie di supporti, di strumenti di verifica, di standard richiesti e di precetti per gli host e per gli ospiti: inoltre, fornisce assistenza telefonica ventiquattro ore su ventiquattro. Indubbiamente, l'obiettivo della società è la piena veridicità e verificabilità delle informazioni contenute nel sito, che prevede un sistema di recensioni incrociate: per raggiungerlo mette a disposizione molte risorse. Investe sulla propria reputazione ed è consapevole che per farlo deve occuparsi anche di quella dei propri fruitori, in ottica, appunto, comunitaria. L'anno 2012, il nostro anno zero, è stato l'anno della crescita più esponenziale in Italia, intorno al 650% (dati forniti da Matteo Stifanelli, Country Manager dell'azienda per l'Italia, in occasione del “Primo forum sulla ricettività in appartamento”): un incremento a dir poco straordinario (durante il forum, il Dott. Stifanelli ha ricevuto diversi secondi di applausi da tutti i presenti, a testimonianza di quanto entusiasmo ci sia nei confronti di questo nuovo fenomeno, tendenza, settore in ascesa e di quanto AirBnb ne sia un testimone privilegiato). Uno sviluppo che non accenna ad arrestarsi nel nostro Paese (vedi par. 1.2). Oggi, il portale è presente in centonovantuno Paesi ed ha un pubblico di milioni di persone (fonte: sito web aziendale, sezione chi siamo). Più della metà del loro business è concentrato in Europa: una situazione ben diversa dal lontano (?!) 2009, anno successivo alla nascita della società, nel quale il business era esiguo e quasi esclusivamente concentrato negli 4
Stati Uniti d'America (fonte: informazione fornita dal Dott. Stifanelli presso il già citato forum). In merito alla nascita della società, Joe Gebbia, co-fondatore: Nel 2008 io e il mio compagno di stanza Brian Chesky, co-fondatore e Ceo di Airbnb, abbiamo lasciato il nostro lavoro perché volevamo diventare imprenditori, ma non sapevamo ancora con quale idea proporci. La lampadina ci si è accesa in occasione di una conferenza sul design a San Francisco: tutti gli hotel erano pieni, le persone non avevano un posto dove stare e noi avevamo spazio libero nel nostro appartamento. Abbiamo deciso di unire questi punti e abbiamo affittato i tre posti liberi a nostra disposizione. Tutto è successo molto velocemente, il secondo giorno eravamo online con il nostro sito, il terzo giorno abbiamo comunicato il progetto e il quinto giorno avevamo già tre ospiti. Si trattava di persone più grandi di quanto ci saremmo aspettati (intorno ai 40, 45 anni, ndr) e durante quel week-end ci siamo resi resi conto di quanto l'attività fosse remunerativa e dell'aspetto sociale della questione, siamo diventati amici di queste persone e abbiamo mostrato loro la città. Questa caratteristica ci ha ispirato nella definitiva creazione di Airbnb (Pennisi, 2012, “Airbnb sbarca in Italia”, wired.it, http://daily.wired.it/news/internet/2012/02/07/intervista-gebbia-airbnb-italia). I due compagni di stanza ideatori della piattaforma, allora ventiseienni, erano sul punto di perdere la casa, così crearono il sito web Air Bed & Breakfast, ispirandosi a ciò che offrivano ai potenziali utenti come letto: dei materassini gonfiabili, solitamente destinati agli amici di passaggio. La proposta di soggiorno non passò inosservata, arrivarono i primi ospiti: da questa intuizione nacque il progetto AirBnb, nel quale la dimensione socio-culturale è da sempre fondamentale. Joe Gebbia sostiene che le idee vengano in condizioni di necessità, osservando, rischiando e perseverando (Montaruli, “Joe Gebbia: il mio giro del mondo in 600mila B&B”, iodonna.it). Una considerazione degna di nota, soprattutto se rapportata alla nostra contemporaneità, nella quale la creatività può essere lo strumento in grado di farci emergere dalla massa pessimista ed apatica che si rassegna in nome della crisi. 5
FIG. 1.1 Infografica degli avvenimenti implicati nella nascita della società AirBnb, Inc. Fonte: Vital, A. (2014), “How AirBnb started”, Funders and Founders – Visual Startup Blog, http://notes.fundersandfounders.com/post/82297315548/how-airbnb-started (materiale del quale è accettata la riproduzione) 1.1.2. La “sharing economy” Occorre, quindi, inquadrare il fenomeno che ha reso possibile lo sviluppo di business legati allo scambio o alla condivisione, al consumo collettivo di beni, servizi o conoscenze tra estranei: la sharing economy. E' appropriato parlare di una vera e propria esplosione. Secondo Shehzad (2015, 13) “sharing is a kindly and generous impulse and a critical aspect of … our basic nature” (“la condivisione è un buon impulso cortese e un aspetto essenziale della nostra natura umana”, traduzione mia). L'uomo preistorico considerava la condivisione il concetto fondante degli scambi economici: persone dello stesso status sociale, durante una cerimonia rituale, distribuivano doni per affermare pubblicamente la propria posizione sociale, al fine di invogliare i partecipanti a contraccambiare quando, in futuro, sarebbero stati loro i protagonisti del rito. Oggi l'economia del dono non regola i nostri commerci: inoltre, nelle nostre relazioni 6
sociali è un elemento la cui importanza è spesso trascurata. Tuttavia, è importante sottolineare come senza di essa non potrebbe esistere la cultura: in questo senso è essenziale per la nostra natura. Rende oggi possibile, grazie alle nuove forme di comunicazione di cui disponiamo, affittare, proporre ciò che momentaneamente non ci occorre e può, quindi, ridurre il potenziale acquisto di moltissimi prodotti. La sharing economy, infatti, si concretizza nei seguenti ambiti: il prestito tra privati e il finanziamento collettivo, il supporto online, lo scambio di alloggio, il car sharing, ormai così noto e praticato da non necessitare di alcun commento o traduzione, lo streaming di musica e video. Nel 2014 si ipotizzava che nel 2015 tali settori avrebbero ottenuto un ricavo pari a circa trecentotrentacinque miliardi di dollari, contro i circa quindici del 2013 (fonte: PwC analysis). In Italia, secondo un censimento effettuato dal quotidiano “Il Sole 24 Ore”, pubblicato a novembre 2015, le piattaforme attive sono centodiciotto: quelle che offrono servizi ai viaggiatori rappresentano il 34%, la maggioranza, seguite dal 15% che riguardano lo scambio di beni di consumo, il 9% gli alimentari e, ancora, il 9% la cultura (fonte: Palladino, “Sharing economy: una piattaforma su tre nei settori trasporti e turismo”, webitmag.it). Così, sempre più spesso, gli operatori tradizionali di diversi ambiti devono fronteggiare la minaccia costituita dai cosiddetti sharing innovators: è il caso, ad esempio, dei ristoranti che soffrono la concorrenza del portale feastly.com, attraverso il quale è possibile prenotare un pasto presso l'abitazione di un altro utente, il quale cucinerà per noi e ci ospiterà a fronte di un compenso. O ancora, l'azienda Uber, che, attraverso la propria piattaforma, permette agli utenti opportunamente registrati di adempiere al ruolo momentaneo di autisti, ottenendo un guadagno. Si tratta, quindi, di un'attività collocabile nell'ambito del trasporto automobilistico privato: come nel caso precedente, i singoli offrono sì un bene o un servizio, ma soprattutto un'esperienza. E, nonostante le numerose proteste ed indignazioni dei competitor più “anziani”, in modo completamente legale. Le aziende alberghiere ed AirBnb costituiscono insieme il paradigma dell'attuale economia di mercato della ricettività. Rappresentano le due categorie di alloggio (gli alberghi e i non- alberghi) proposte: da un lato, un'offerta che cerca di innovarsi e dall'altra un'offerta veramente innovativa. La tradizione contro la novità. Se vogliamo, la certezza contro il rischio, in quanto possiamo, nonostante i numerosi strumenti adottati in tal senso dall'azienda californiana, avere maggiori garanzie sul nostro 7
soggiorno, se non altro per la nostra probabilmente maggiore esperienza in merito, se decidiamo di prenotare un hotel. Mi spiego meglio: le possibilità che l'esperienza di un soggiorno in albergo si riveli molto differente da come era possibile aspettarci razionalmente, grazie a tutti gli strumenti tecnologici a nostra disposizione, quali recensioni, fotografie, sono molto basse. Inoltre, l'accoglienza, i servizi offerti, le caratteristiche stesse delle camere, presentano elementi comuni sia che si tratti di una catena internazionale o di un piccolo albergo di provincia. Quando scegliamo un soggiorno in appartamento, abbiamo degli elementi che ci suggeriscono le emozioni che potremmo provare, ma non sappiamo realmente come sarà violare l'intimità di quella determinata persona e le nostre interazioni con essa saranno necessariamente maggiori. Possiamo averlo già provato, ma ognuno ha una personalità diversa e ad ogni modo non siamo ancora abituati a farlo con la stessa naturalezza con cui varchiamo la stanza di un hotel sapendo che vi troveremo un letto, un armadio, una scrivania, una sedia, un televisore e il bagno. Premendo 0 sull'apparecchio telefonico non parleremo con la reception. Non respireremo un odore piuttosto neutro, adatto a tutti i gusti, di pulito, ma un odore caratteristico e caratterizzante, intenso, personale. I mobili sono di qualcuno che li ha scelti per se stesso. Non sono le caratteristiche fisiche dell'appartamento che ricorderemo, perché passeranno in secondo piano. A casa porteremo il ricordo di quanto era carino il barattolo del caffè, e non importa se la vista non era fronte mare. Perché la vera forza dell'extra-alberghiero è questa: con i giusti accorgimenti, ogni elemento potenzialmente negativo può divenire un elemento considerabile ma non di primaria importanza. Ognuno potrebbe trovare delle motivazioni per soggiornare in una struttura che altri non prenderebbero nemmeno in considerazione. E diventa possibile offrirla grazie ai bassi costi sostenuti per affittarla per un breve periodo. A questo punto, sono certa che molti potrebbero pensare che non sarebbe piacevole ricevere estranei nel proprio nido, subire, anche a fronte di un guadagno, un'intrusione nella nostra casa, per sua stessa natura piuttosto fastidiosa. E non valuterebbero nemmeno per un secondo la possibilità di condividere la propria casa, di affittarne anche solo una stanza o un posto letto. Bene, sono altrettanto convinta che queste persone sono le medesime che rinunciano ad invitare a casa gli amici, perché non hanno voglia di ordinare la casa, oppure di cucinare, sono stanchi, precludendosi così la possibilità di divertirsi per pigrizia. E cos'è la sfiducia nel prossimo, la chiusura in noi stessi, il rifiuto dei cambiamenti se non una forma di pigrizia intellettuale? 8
Vogliamo davvero vivere una vita tranquilla, monotona, sicura, non permettere incursioni a nessuno? Non permettere a nessuno di spiegarci cosa, dal suo punto di vista, sbagliamo o facciamo correttamente? In altre parole, non metterci in discussione, non cercare di superare i nostri limiti? La vita è una questione di scelte. Negli ultimi anni, nell'ambito delle scienze sociali, abbiamo assistito ad un interesse crescente nella ricerca di modelli economici alternativi al capitalismo, a causa della sempre maggior consapevolezza della necessità di adottare sistemi più sostenibili a livello ambientale e sociale. La diffusione della sharing economy è così, contestualizzata: grazie al suo sviluppo è stato possibile dimostrare dal punto di vista pratico l'esistenza di nuove soluzioni possibili. L'economista americano Jeremy Rifkin proietta lo sguardo al futuro: sostiene che la sharing economy sostituirà il capitalismo ed il socialismo e definisce il suo avvento come “la terza rivoluzione industriale” (Carlucci, Jeremy Rifkin: "La sharing economy è la terza rivoluzione industriale”, L'espresso +). All'interno del suo libro (2014, La società a costo marginale zero. L'internet delle cose, l'ascesa del «commons» collaborativo e l'eclissi del capitalismo, Milano, Arnoldo Mondadori Editore Spa) afferma come il “commons collaborativo” possa essere una possibilità per ridurre le differenze di reddito e migliorare l'impatto sull'ambiente delle nostre società. Esso si configura come un tipo di economia nella quale la produttività è portata al limite, grazie alle nuove tecnologie, ad Internet, alle piattaforme digitali, fino al punto in cui il costo marginale dei beni e servizi è quasi pari a zero. Le risorse sono, così, abbondanti e non più soggette ai meccanismi di mercato. Oggi, secondo l'autore, starebbe emergendo un modello economico ibrido nel quale convive il “commons collaborativo” ed il capitalismo, ma quest'ultimo è probabilmente destinato a soccombere, essendo la sharing economy, in un certo senso, la sua evoluzione, il suo derivato più sostenibile, anche dal punto di vista sociale. E' necessario, per l'economista, che i governi pianifichino delle strategie per far fronte a questo cambiamento. In merito alla tesi secondo la quale l'economia dello scambio sia in grado di mettere in crisi il capitalismo, Rifkin confronta i costi sostenuti da AirBnb con quelli di una grande società alberghiera, ipotizzando in maniera implicita quale dei sistemi economici a cui appartengono possa prevalere in futuro. Egli afferma, durante un'intervista concessa ad Antonio Carlucci: 9
“Prenda per esempio AirBnb, la società che mette in contatto milioni di persone per lo scambio di una casa o la ricerca di una stanza. Per loro aggiungere un appartamento o un nuovo utente che vuole condividere la sua casa ha un costo marginale vicino allo zero. Per una grande società alberghiera aggiungere una stanza significa mettere in conto costi di acquisto del terreno, di costruzione di un nuovo albergo, di tasse sulla proprietà, di ulteriori spese di manutenzione. Lo stesso vale per la condivisione di una automobile, di una barca, perfino di un servizio. La rivoluzione sta tutta qui. E se a questo si aggiungono le piattaforme digitali e lo sviluppo che ci sarà, l’accesso all’economia di scambio sarà sempre più facile e alla portata di più persone” (Carlucci, 2015, Jeremy Rifkin: "La sharing economy è la terza rivoluzione industriale”, L'espresso +, http://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2015/08/17/news/jeremy-rifkin- finalmente-c-e-una-terza-via). In ottica di economia mista, un progetto molto interessante nato per migliorare la distribuzione delle risorse presenti senza trascurare le necessità delle imprese, è quella fornita dall'economia di comunione. Vengono create o modificate delle piccole imprese commerciali: una parte dei loro profitti può così essere destinata ai più bisognosi. A fine 2012, i soggetti aderenti, tra cui imprese ed associazioni, erano circa ottocentosessantuno (nel calcolo sono inseriti anche coloro che appoggiano l'idea pur senza parteciparvi): l'idea è molto sviluppata soprattutto a San Paolo, dove il movimento nacque nel 1991 (quest'anno si festeggiano i venticinque anni dalla fondazione) e a Milano. Adottando pratiche alternative, è così possibile immaginare il commercio come strumento per promuovere valori etici: possiamo così ipotizzare che le nostre società non abbiano come valore prioritario il ricavo monetario, ma è possibile che nascono delle reti globali di solidarietà attraverso la costruzione di comunità universali fondate su valori quali la condivisione, la giustizia, l'interesse, la cura del prossimo. Così, potremmo aver trovato una risposta? La panacea per tutte le problematiche della società contemporanea? Il connubio perfetto tra interessi personali e collettivi? Molti ritengono che siano le grandi società come AirBnb, al fine di soddisfare i propri interessi economici, attraverso le loro azioni o dichiarazioni, a tramare per costruire,o almeno alimentare, quella che potrei definire “la retorica della condivisione” e che usino questo 10
“pretesto” per i loro profitti. Ritengo che questo sia un caso nel quale ha importanza il risultato e non le intenzioni. AirBnB non è un ente di beneficenza né cerca di promuoversi come tale: ottiene però comunione. E' una proposta brillante, sviluppata dalla costruzione di un interfaccia funzionale e gradevole. Forse è erroneamente considerata come piattaforma legata all'economia delle condivisione, ma dovrebbe più correttamente essere classificata come un'impresa che sfrutta a fini commerciali le nuove possibilità di scambio offerte dai mezzi di cui disponiamo e non trascura le consapevolezze dell'uomo contemporaneo circa le problematiche ambientali e la fiducia tra le persone. A fronte di un compenso, elimina i costi che gli utenti dovrebbero sostenere per avere le informazioni necessarie ad operare scambi in modo sostenibile e conveniente. E' un'azienda che rende possibile lo scambio. Non è eticamente né economicamente corretto ignorare le scelte di molti: molti per i quali condividere può voler significare anche anteporre ai propri profitti i bisogni della collettività, non per questo meno personali, e che per farlo possono anche servirsi di piattaforme note. E' necessario avere la lungimiranza di interpretare il fenomeno approcciandosi da diversi punti di vista, intenzioni, e valutare come le diverse strategie perseguite possano prendere in analisi diversi ambiti, e possano essere spinte da altruismo od egoismo, o, più spesso, da entrambi i sentimenti. Ad esempio, sostenere e promuovere scelte etiche può avere un riscontro in termini di reputazione, di immagine: è evidente come questi elementi siano fondamentali nella nostra contemporaneità, nella quale ogni opinione, grazie alla presenza di Internet, può raggiungere moltissimi utenti velocemente e con costi irrisori. Il paradosso di un mondo globalizzato in cui si percepisce poco la sensazione di essere parte di una comunità globale, nel quale sono emerse nuovamente delle differenze in termini di geografia economica che, a causa di un diffuso ottimismo dovuto all'inizio di un nuovo millennio, si era pensato potessero scomparire. Quindi, nei limiti di un fenomeno primariamente economico, è interessante valutare la funzione aggregativa a livello globale (o “glocale”) di piattaforme quali AirBnb, che, dal punto di vista sociologico, permettono di sviluppare ai membri della comunità un senso di appartenenza del quale si avverte fortemente la necessità nella nostra contemporaneità. Inoltre, ogni singola cultura non viene sacrificata, ma, anzi, esaltata nella creazione di un sistema che non si esaurisce con la semplice somma delle sue parti, ma ne promuove la comunicazione e, quindi, la conoscenza e la tolleranza reciproca, al fine di ottenere vantaggi 11
per i singoli ma anche per la collettività in senso più ampio. Ogni elemento acquista più forza, ha più potere, in quanto diviene indispensabile per gli altri. La globalizzazione può e deve essere in grado di fornire strumenti per offrire vantaggi a tutti i cittadini del mondo. In sintesi, come abbiamo visto all'inizio del paragrafo, l'economia della condivisione, alla quale si ispirano le recenti, innovative, piattaforme globali (o di dimensioni più modeste) oggetto di attenzione mediatica (esse sono, tuttavia, a fini di lucro), non nasce di recente, ma è un bisogno sfaccettato che l'uomo ha sempre avuto. Bisogno di solidarietà, bisogno di conoscere e conoscersi attraverso gli altri. E, talvolta, può essere che nella promozione di questi sistemi si sottolinei, appunto, una presunta vocazione etica che potrebbero non avere, o non avere primariamente, ma il risultato è che in alcuni rari casi, seppur dietro raggiungimento di un profitto per chi offre qualcosa e per chi funge da intermediario, riescono ad ottenere davvero condivisione. Condivisione autentica. Quindi, sarebbe opportuno riconoscerne i meriti. E non demonizzare la figura di chi, per un proprio guadagno, si occupa di facilitare la comunicazione tra le parti: si potrebbe parlare di economia della condivisione se gli strumenti utilizzati per gli scambi fossero gestiti direttamente dagli utenti, ma, in tal caso, non parleremmo più di business ma di beneficenza. Ritengo brillante l'opinione in merito di Edward T. Walker, docente all'interno del dipartimento di Sociologia dell'Università della California, con sede a Los Angeles, che ritiene in un suo articolo pubblicato nel 2015 (Walker, “Beyond the rhetoric of the sharing economy, Contexts) che ciò a cui normalmente si fa riferito usando il termine “sharing economy” potrebbe essere, in modo più appropriato, essere definito “crowdsourcing economy”, in modo da rendere immediatamente esplicita l'importanza del settore tecnologico nel fenomeno e di eliminare dal termine riferimenti alla morale. Tuttavia, in tal modo coloro i quali desiderano davvero condividere sarebbero rinchiusi in una definizione limitante. Non voglio addentrami in discorsi politici che non sarei in grado di sostenere, seguiranno nel testo alcune considerazioni quanto più possibile oggettive sul fenomeno. Le “aziende di sharing economy”, in modo completamente legale, offrono la possibilità di limitare le procedure per la nascita e la gestione dell'attività normalmente richieste a chi non si affida dell'intermediazione: questi ultimi, tendenzialmente, sembrano avere maggiori 12
oneri e limitazioni. Spesso si polemizza sulla potenziale maggior facilità ad evadere il Fisco per coloro che utilizzano questi strumenti. Ad esempio, ogni host che opera attraverso AirBnb.it ha il compito di dichiarare ogni guadagno derivante da un soggiorno offerto riportando la ricevuta rilasciata (e registrata) dalla piattaforma nella propria dichiarazione dei redditi. A tal proposito, è bene non confondere, nel campo del turismo, gli elementi fondanti la tradizionale rivalità tra le aziende alberghiere e le aziende che si occupano di ricettività in appartamento con la polemica che accompagna le aziende di “sharing economy”. In quest'ultimo caso, infatti, si tratta di confrontare chi si occupa di un settore in maniera professionale con chi non svolge l'attività per lavoro, o, perlomeno, non percepisce rendite tali da costituire la principale fonte di reddito. In ambito turistico, ad esempio, la diatriba sorge in quanto recenti inchieste hanno evidenziato come molti professionisti della ricettività in appartamento usino questi strumenti e si pongano, quindi, in una condizione più favorevole rispetto agli altri esperti di ricettività in termini di visibilità e potenziale evasione fiscale. Siano essi albergatori o affittacamere, costretti ad affrontare costi e doveri non richiesti ai non-professionisti (ammesso che lo siano..) L'ipotetica concorrenza sleale è a danno sia del reparto della ricettività in appartamento che di quello alberghiero. E' una sorta di confronto tra la lealtà, la correttezza, l'impegno e la scorrettezza. Tuttavia il fenomeno è più ampio, e non si limita a presunti vantaggi fiscali o organizzativi. Alcuni settori economici in precedenza caratterizzati da forti barriere all'ingresso, in quanto accessibili solo tramite licenza o appannaggio di società strutturate, sono ora aperti a nuovi entranti. In ambito turistico, assistiamo addirittura ad una sovrapposizione di clienti tra le aziende ricettive, alberghiere e non, e le società immobiliari, che propongono affitti a breve termine ma non sono preparati per accogliere i viaggiatori e fornir loro “autentiche esperienze di viaggio”, come le definisce il portale già citato. Il rapporto tra locale e ospite, lo scambio di punti di vista, idee pensa possa venir meno svolgendo l'attività su larga scala, senza considerare che costoro non si sottopongono ai vincoli del mondo dell'accoglienza. In questo modo, tradiscono i presupposti che legittimano la loro appartenenza all'azienda “di condivisione”, anche se non possono essere nascosti i vantaggi per l'economia nazionale che la possibilità di sviluppare nuovi mercati per alcuni settori provoca. In alcune realtà l'avvento delle suddette aziende è stato tale da comportare cambiamenti per tutta la filiera, come in Lombardia grazie alla Legge Regionale 1 ottobre 2015, n. 27, 13
oggetto del paragrafo 1.4, che ha rivoluzionato tutto il comparto turistico. 1.2 La ricettività in appartamento, oggi, in Italia Moltissimi, tra i viaggiatori che desiderano soggiornare in appartamento nel nostro Paese, organizzano il proprio viaggio attraverso la popolarissima piattaforma AirBnb.it, desiderosi di sperimentare un'esperienza connotata dall'imperativo di condividere strutture e/o conoscenza con i locali. A livello globale, la società AirBnb, Inc. è valutata circa ventiquattro miliardi di dollari, più di Marriot Hotels & Resorts, una delle catene alberghiere più importanti al mondo (fonte: (fonte: Simonetta, “Airbnb vola in Italia: è il terzo mercato al mondo per gli affitti temporanei”, ilsole24ore.com): si stima che sulla piattaforma siano proposti all'incirca ottocentomila spazi in trentaquattromila città internazionali (fonte: Walker, “Beyond the rhetoric of the sharing economy”, Contexts). Limitando la nostra ricerca all'Italia, scopriamo che i dati relativi all'azienda non sono, in proporzione, inferiori, anzi: vi sono registrati circa ottasettemila host, cioè padroni di casa ed è attualmente il terzo mercato al mondo sul portale per numero di prenotazioni, preceduto solamente da Stati Uniti (il Paese nel quale è nato) e Francia, prima al mondo in termini di arrivi turistici nel 2014 (fonte: “Grande successo a Milano del 1° Forum della ricettività in appartamento”, anbba.it, vedi sopra e Falcini, ”Tutti i numeri di AirBnb in Italia”, wired.it ). E' opinione comune che gli italiani, in generale, non amino utilizzare Internet per acquistare beni e/o servizi, non ripongano la massima fiducia nelle informazioni contenute in esso. Inoltre, che siano ancora refrattari ai metodi di pagamento online. La struttura stessa della piattaforma, che prevede, ovviamente, dei controlli ma non permette all'utente di verificare personalmente il prodotto che si accinge ad acquistare e le condizioni di pagamento del servizio (è possibile pagare solo tramite carte di credito, anche prepagate, di debito e con PayPal) indubbiamente non sono, quindi, elementi che avrebbero permesso di intuire il successo che avrebbe avuto AirBnb nella nostra penisola. Anche dal punto di vista dell'offerta, la maggior parte degli host non è giovane e, quindi, certamente esperta dell'uso di Internet: l'età media è abbastanza alta. Molti sono genitori che, rimasti soli in casa, con i figli ormai adulti che si sono trasferiti, hanno delle camere libere per eventuali ospiti (fonte: Falcini, vedi sopra) Ancora, le soluzioni proposte in Italia sono circa centocinquantamila, e la crescita anno su 14
anno, aggiornata a giugno 2015, è del 99% (fonte: Simonetta, vedi sopra). Numeri importanti, giustificati dalle molte seconde case e camere ed appartamenti vuoti presenti sul territorio, fenomeni legati, in parte, all'invecchiamento della popolazione. Penso sia opportuno sottolineare come il patrimonio immobiliare da poter mettere a frutto sia una risorsa importante a livello economico per il nostro Paese, in particolare in periodi di recessione economica: basti pensare a quanto il censimento delle strutture sfruttabili sia approssimativo e parziale, non includendo le abitazioni potenzialmente disponibili ma ancora libere, oppure affittate con altri mezzi, oppure non a breve termine etc. Matteo Stifanelli, country manager di AirBnb per l'Italia, ha dichiarato a Dario Falcini (fonte: vedi sopra): “..ogni giorno leggiamo di alberghi che chiudono, della crisi del turismo. Migliaia di uomini e donne sono diventati imprenditori e hanno un guadagno grazie a noi e questa è la cosa più bella”. Inoltre, le abitazioni offerte sulla piattaforma sono disposte in modo omogeneo sul territorio, a differenza di altri Stati nei quali si concentrano nella capitale e nelle zone più turistiche: gli introiti derivanti dall'affitto temporaneo sono così distribuiti sul tutto il territorio nazionale. Tuttavia, purtroppo, stando ai feedback dei visitatori (lo slogan del portale è: “Non turisti, ma viaggiatori”, per sottolineare la possibilità di poter vivere esperienze umane positive), abbiamo ancora ampi margini di miglioramento per quanto concerne la nostra capacità di accogliere gli ospiti: nessuna città italiana è tra le prime dieci considerate più ospitali a livello europeo. Dominano la classifica i paesi dell'Europa Centrale e del Nord (fonte: Falcini, ”Tutti i numeri di AirBnb in Italia”, wired.it). Per quanto concerne i viaggiatori che soggiornano in Italia, in un primo tempo erano soprattutto stranieri, in particolare americani. Ora, sempre più italiani scelgono di rimanere entro i confini nazionali: di solito, però, il primo viaggio organizzato attraverso la piattaforma è all'estero. Probabilmente, molti italiani non conoscono la piattaforma, e ne vengono a conoscenza solo in seguito alle informazioni che reperiscono prima di un viaggio all'estero, tendenzialmente più approfondite, anche per quanto concerne la ricettività, di quelle che si ricerca per un soggiorno nella propria nazione. Una volta che si è provato il servizio, viene usato anche in caso di permanenza sul territorio locale. Questa tendenza ha una valenza economica di portata vastissima per i nostri bilanci, qualora potesse servire da volano per fidelizzare gli italiani a soggiorni nostrani. Più di due milioni e settecentomila viaggiatori hanno visitato il nostro Paese tramite AirBnb dal 2008 ad oggi (fonte: Simonetta, “Airbnb vola in Italia: è il terzo mercato al mondo 15
per gli affitti temporanei”, ilsole24ore.com). Sempre in ottica di condivisione, attraverso il portale destinazioneumana.it vengono proposti viaggi “ispirazionali”, formativi. Agli host è richiesto di mettere a disposizione le proprie esperienze di vita, e la piattaforma dichiara di scegliere con chi collaborare in base a quanto pensa che le loro storie possano essere interessanti per gli ospiti. L'utente è invitato a chiedersi non quale luogo visitare ma chi incontrare, e lo può scegliere in base alle esigenze che intende soddisfare attraverso il viaggio, classificate dalla piattaforma in quattro categorie: cambiamento, innovazione, ruralità e spiritualità. Per chi non ha le idee chiare su ciò di cui ha bisogno, il sito propone un test per verificarlo. La durata e il luogo, le caratteristiche prioritarie con le quali solitamente identifichiamo i nostri viaggi, divengono così fattori secondari. Gli ospiti cercano un supporto, un consiglio, un'idea e questo è il motivo per il quale decidono di spostarsi e con il quale selezionano non, appunto, la meta ma la compagnia. Una visione romantica, ricercata della funzione di crescita personale che ogni viaggio, in teoria, potrebbe potenzialmente svolgere. Penso sia doveroso però fare una precisazione: non tutte le “piattaforme di sharing economy” che promuovono soggiorni in cui si desidera dividere con i locali aree, interessi o informazioni vantano tra i propri affiliati solo strutture non-alberghiere. Si tratta di eccezioni, ma esplicative della tendenza generale, errata, a limitare il potenziale raggio d'azione dell'economia della condivisione alle strutture fisiche. Si può, invece, promuovere la vivacità di interazioni con la comunità locale senza offrire un soggiorno in appartamento. FindYourItaly.it, ad esempio, è un portale che favorisce forme di turismo radicato al territorio: incoraggia i rapporti tra i visitatori e i locali, e, quindi, la sostenibilità ambientale e sociale dei propri soggiorni è per l'azienda un valore fondamentale. Organizza tour in zone italiane poco conosciute (oppure in zone turisticamente note ma delle quali mira ad esaltarne particolarità meno famose), con l'obiettivo di esaltare il patrimonio turistico italiano nella sua totalità. Ha come obiettivo la destagionalizzazione dei flussi turistici, e l'aumento di posti di lavoro nelle località scelte: ha creato una rete di abitanti in grado di arricchire il soggiorno dei turisti con la condivisione delle proprie passioni. Non trascura la possibilità di personalizzare il proprio viaggio: oltre ai tour già organizzati che propone, ogni utente ha la possibilità di crearne uno sulla base dei propri gusti e desideri. Le persone del posto che, a vario titolo, possono assistere il viaggiatore nel proprio soggiorno sono definiti “buddy”, cioè amici. Tra di 16
loro botanici, esperti in ceramiche, appassionati dell'arte di cucinare con i prodotti tipici, giornalisti, fotografi, insegnanti..e guide turistiche o impiegati nel mondo del turismo. Tra le strutture proposte all'interno dei loro “pacchetti”, appunto, troviamo anche qualche albergo. Quindi, la sharing economy può essere, potenzialmente, un fenomeno positivo anche per gli interessi delle aziende alberghiere, in quanto promuovere la condivisione e lo scambio può portare all'aumento dei flussi turistici, con vantaggi per tutte le aziende del territorio interessato. Non bisogna tuttavia trascurare che la ricettività in appartamento consiste in un insieme di proposte di accoglienza promosse tramite diversi canali: si può ipotizzare che le piattaforme presenti online, che assolvono la funzione di intermediari, tramite le quali è possibile conoscere e prenotare soggiorni, costituiscano il mezzo in grado di garantire più prenotazioni, se non altro per le strutture presenti in città molto note, caratterizzate da flussi turistici ingenti. Tuttavia non possiamo non considerare come oggi siano presenti e numerosi anche altre modalità attraverso le quali scegliamo un determinato spazio: si può citare, ad esempio, il passaparola, o il consiglio di amici, o le singole iniziative di marketing organizzate dalle singole strutture o da associazioni. AirBnb funge da intermediario tra domanda e offerta, e propone la possibilità di affittare case intere, stanze private o posti-letto in stanze condivise. Offre anche soggiorni in spazi singolari, e promuove molto la possibilità di crescita personale che gli stretti contatti con gli host e, quindi, la potenziale maggior possibilità di entrare in contatto con cultura differenti è in grado di offrirci. Tuttavia, in Internet sono presenti molti portali di successo in cui vengono offerte strutture in appartamento “tradizionali” per brevi periodi. Tra le altre, wimdu.it, oppure housetrip.it e rentexpress.it (gli ultimi due propongono solo appartamenti interi). Probabilmente, tramite questi ultimi non potremo prenotare case sull'albergo, ma la ricettività in appartamento ha una propria storia nata, cresciuta e sviluppatasi prima dell'avvento dei “portali di sharing economy”. Altri, invece, propongono appartamenti, B&B, Affittacamere, case vacanza (ed agriturismi, anche se non rientra nel nostro campo d'indagine limitato alle aree urbane), con la differenza, rispetto ad AirBnb, che tramite loro è possibile acquistare anche soggiorni in hotel o in motel. Tra le più note, Booking.com, Expedia.it, Trivago.it. Altri, ancora, nascono con altre funzioni ma, di fatto, permettono di prenotare soggiorni in 17
appartamento, come TripAdvisor.it. Complessivamente, in Italia, secondo gli ultimi dati disponibili relativi all'anno 2013, l'Istat censisce 72.514 appartamenti in affitto, 26.700 B&B, 2.287 case vacanza a fronte di 33.316 alberghi, in calo de l'1,2% rispetto all'anno precedente. Il numero dei posti-letto, rispettivamente: 585.784, 137.189, 129.202 e 2.233.823. E' bene ricordare che questi numeri, per quanto riguarda la ricettività in appartamento, sono parziali e non comprendono, purtroppo, le strutture che mettono in atto procedure non trasparenti ed, inoltre, non considerano gli appartamenti che sono stati resi disponibili negli ultimi anni: solo considerando la crescita esponenziale degli appartamenti presenti su AirBnb.it, non si tratta di numeri trascurabili. 1.3. Il confronto 1.3.1. La dimensione esperienziale Negli ultimi trent'anni, in ambito turistico, il termine “esperienza” è stato utilizzato milioni di volte. Ogni operatore promette esperienze uniche, indimenticabili, memorabili, indelebili, formative, innovative.. Sembra sia scoppiata una vera e propria “moda”, un dogma al quale attenersi per la costruzione di offerte turistiche. Sempre più spesso, al sostantivo si aggiunge l'aggettivo “autentica”, come elemento indispensabile del soggiorno. Ma cosa vuol dire davvero, concretamente, essere in grado di fornire un servizio che costituisca per l'utente un'esperienza autentica? Il turismo diviene uno strumento per scoprire, costruire, affermare se stessi: l'uomo non è più soddisfatto di un tempo libero in grado di fornire lui riposo o evasione, ma desidera utilizzarlo per comprendere, appunto, se stesso attraverso le diversità altrui e sentire, almeno momentaneamente, che il vuoto che sente, presente da secoli nell'uomo occidentale, è stato riempito. Per farlo, deve entrare in contatto con le popolazioni locali continuamente, senza il controllo di nessuno, volontariamente: deve accedere alle loro sfere intime, non può essere più appagato da forme di turismo legate alle tre “S” (sun, sand and sea). Entrambe le parti devono essere disposte a mettersi in gioco, ad aprirsi verso sconosciuti, ad accettare critiche. Vista la necessaria maggior quantità e qualità dei rapporti umani tra ospiti e padroni di casa, sarebbe a questo punto logico pensare che soggiornando in appartamento, soprattutto in 18
alcune tipologie di struttura specifiche, si potrebbero avere maggiori possibilità di vivere “un'esperienza autentica”. Tuttavia, un albergo può essere in grado di fornire quello che il turista cerca anche senza essere costantemente a contatto con esso: può costruire comunque una relazione con lui basata sul dialogo e l'interazione. Proponendo attività legate al territorio, corsi, cercando, nei limiti del possibile, di favorire il contatto dei viaggiatori sempre con lo stesso personale, rendendo la hall accogliente, formando adeguatamente il personale in tal senso (spiegando loro, ad esempio, i vantaggi personali che possono acquisire attraverso gli ospiti, in modo che non si sentano in obbligo di mettere in atto strategie, che vorrebbero immediatamente percepite come tali), potrebbe, se non pareggiare, ridurre il potenziale svantaggio in termini relazionali rispetto alle strutture in appartamento. La dimensione esperienziale, quindi, in senso ampio, è in grado di influenzare tutte le altre coinvolte durante il soggiorno, ad eccezione di quella ambientale. 1.3.2 La dimensione economica La ricettività in appartamento potrebbe essere uno dei motori di ripresa dell'economia italiana, in quanto l'aumento di liquidità di aziende, privati o esercizi commerciali legato al suo sviluppo è immediato e coinvolge molte categorie di lavoratori coinvolti nel business a diverso titolo. Comporta costanti guadagni di piccole cifre, a vantaggio di categorie differenti di stakeholder del fenomeno e del territorio. La ricettività in appartamento, ad esempio, per sua stessa natura, stimola il commercio locale: è possibile ipotizzare che un suo aumento comporti maggiori acquisti nelle botteghe di quartiere, negli alimentari, ma anche una maggior possibilità di impiego per gli abitanti. Solitamente, infatti, chi sceglie un appartamento per il proprio soggiorno ha interesse a conoscere il quartiere e le opportunità che cela, tra le quali figura anche il consumo di beni e/o servizi: in genere, quando siamo per qualsivoglia motivo lontani da casa, siamo più propensi all'acquisto e badiamo meno al denaro speso. Una delle prime operazioni che si compie all'arrivo è informarsi circa quelli che riteniamo i nostri punti di interesse, per conoscere la loro ubicazione. In seguito, riterremo più conveniente comprare beni o servizi il più vicino possibile al nostro appartamento, se non altro per il tempo o la fatica, nel caso di beni ingombranti o pesanti, che faremmo se scegliessimo un negozio di un altro quartiere. Spesso chiediamo informazioni in tal senso al personale che ci accoglie, o è loro cura fornirle. 19
Tuttavia oggi esistono diverse guide quartieri delle nostre città presenti in rete, corredate da mappe, commenti, articoli, foto: questi strumenti sono solitamente molto dettagliati e costituiscono anche un mezzo per scegliere la zona più adatta al nostro soggiorno in base alle diverse esigenze. Tra le altre, “AirBnb Neighborhoods” o “The Best Rent – short stay apartments”. Quindi, riassumendo, i negozi di quartiere e i locali impiegati nel settore terziario traggono maggiori possibilità di guadagno dai viaggiatori che soggiornano per un breve periodo nel quartiere: se l'appartamento abitato in modo permanente, ad esempio, potrebbe esserci meno richiesta continuativa, ad esempio, di personale addetto alla pulizia, perché l'occupante se ne occuperebbe da solo, oppure gli acquisiti presso i piccoli negozi di quartiere potrebbero essere sostituiti da visite al centro commerciale più vicino, solitamente più fornito e più conveniente. E, se la casa fosse vuota, la domanda diminuirebbe ulteriormente. Si registrerebbe un minore interesse a vivere l'atmosfera, i luoghi del quartiere in quanto, semplicemente, già noti. Parallelamente, il soggiorno alberghiero non incoraggia, anzi, si pone quasi in antitesi col piccolo consumo nel quartiere, proponendo formule standard di ricettività adatte per molti Paesi diversi, spesso caratterizzate dalla minor capacità di stimolare la curiosità a vivere le atmosfere locali, ed offerte più complete, le quali non necessitano dell'acquisto di piccoli beni di consumo. Dal punto di vista occupazionale la ricettività in appartamento non ha il merito solo aumentare il numero dei posti di lavoro, ma anche la loro varietà. Grazie al suo incremento, infatti, sono nate nuove figure professionali in grado di venire incontro alle necessità degli host e dei loro ospiti. Ho avuto la possibilità di intervistare in merito una persona che, grazie all'incremento della ricettività in appartamento, ha potuto aprire una sua attività. Colgo l'occasione per ringraziarLa per la disponibilità e gentilezza nei miei confronti, e per avermi concesso un po' del suo tempo. Giorgia Diana gestisce un'azienda che fornisce accoglienza in arrivo e ricognizione in partenza per conto di proprietari di appartamenti o stanze che decidono di affittare la loro proprietà per brevi periodi. All'interno del suo profilo Linkedin, un “servizio web di rete sociale, gratuito (con servizi opzionali a pagamento), impiegato principalmente per lo sviluppo di contatti professionali” (fonte: Wikipedia.org), scrive, a proposito della sua attività: 20
“Ho avuto l'intuizione che a Milano, e forse in tutta Italia, mancasse un riferimento per chi affitta per brevi periodi una casa, ma non può, sempre o a volte, occuparsi di seguire questa "attività" extra. Ho deciso di fondare un'impresa che prestasse servizi in quest'area, con una formula a chiamata secondo le necessità, senza vincoli o contratti di continuità col cliente. Il punto di forza della mia impresa è la versatilità, in quanto sono in grado di fornire servizi occasionali così come gestioni più continuative degli affitti. Altro aspetto sul quale punto fortemente è la qualità dei servizi proposti: faccio le veci del proprietario, comportandomi con la stessa attenzione e cura che egli stesso avrebbe (pagina personale, visibile a tutti, di Giorgia Diana su Linkedin, 2015, sezione esperienza, fondatrice e titolare www.affidolaffito.com)”. L'azienda fornisce, quindi, servizi di concierge a domicilio nell'area urbana di Milano (e nelle immediate vicinanze purché fornite servite dalla rete metropolitana) rivolti agli host che scelgono di affittare per brevi periodi la loro proprietà. E' possibile prenotare diversi servizi, legati alla preparazione dell'appartamento per gli ospiti, all'accoglienza degli stessi, al check-out. I servizi sono “a chiamata”, e personalizzabili in base alle diverse richieste: è prevista anche la “gestione chiavi in mano”, che può comprendere anche la pubblicazione di annunci sui siti web che si affitto a breve termine, la gestione delle prenotazioni e la comunicazione con gli ospiti, l'assistenza burocratica e l'acquisto di beni o servizi eventualmente richiesti dall'ospite, uniti alla manutenzione e gestione completa della struttura. I servizi dell'azienda possono essere prenotati online e telefonicamente. L'accoglienza e la comunicazione con gli ospiti, la gestione e la risoluzione dei piccoli imprevisti, la necessità di fornire loro all'arrivo informazioni coerenti alle loro aspettative e bisogni, la ricognizione divengono così l'oggetto del lavoro della Dott.ssa Diana, che, con lungimiranza, ha saputo individuare un bisogno del settore non ancora soddisfatto. In quanto sono in costante aumento coloro che affittano il loro appartamento come attività secondaria, quindi, è molto probabile che non abbiano sempre la possibilità di occuparsi delle attività connesse. Di seguito, la trascrizione dell'intervista. Per iniziare, vorrei porLe qualche domanda sulle attività di cui Si occupa. Quante persone richiedono una gestione “chiavi in mano”, mediamente? Sono maggiori 21
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