IL PIANO SOCIALE E SANITARIO DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA 2017-2019
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IL PIANO SOCIALE E SANITARIO DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA 2017-2019
Versione solo testo Servizio Politiche sociali e socio educative, Regione Emilia-Romagna Direzione generale cura della persona, salute e welfare Viale A. Moro n. 21, Bologna, Tel. 051/5277206 Fax 051/5277080 Email: segrsvilsoc@regione.emilia-romagna.it Email certificata: segrsvilsoc@postacert.regione.emilia-romagna.it http://sociale.regione.emilia-romagna.it/entra-in-regione/piano-sociale-e-sanitario-della-regione-emilia-romagna Progetto editoriale e realizzazione: Alessandro Finelli e Barbara Domenicali Stampa: Centro stampa Regione Emilia-Romagna, ottobre 2017 Testo non ufficiale. La versione ufficiale è consultabile nella banca dati Demetra dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna: Deliberazione assembleare. n. 120 del 12 luglio 2017 Piano sociale e sani- tario 2017-2019 (Proposta della Giunta regionale in data 15 maggio 2017, n. 643).
INDICE INTRODUZIONE p.5 5. Nuovi indirizzi per la programmazione territoriale p.47 Il nuovo Piano Sociale e Sanitario al centro dell'azione politica regionale p.7 6. Attuazione e valutazione del Piano p.49 1. I cambiamenti del contesto dal Appendice A I numeri del Servizio sanitario 2008 ad oggi e i nuovi scenari regionale e dei Servizi socio-sanitari, sociali socio-demografici ed economici p.9 e socio-educativi p.51 2. Verso un welfare comunitario, Appendice B Schema contenuto nel Decreto dinamico e delle responsabilità p.13 del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali del 4 maggio 2015 “Ripartizione delle risorse 3. Gli attori istituzionali e sociali del sistema finanziarie afferenti il Fondo nazionale per le di welfare regionale. Lo stato dell’arte e le politiche sociali, per l’anno 2015” p.57 prospettive p.15 NOTE p.58 3.1 Il contesto istituzionale di partenza p.15 3.2 Finalità del piano riguardo ai livelli istituzionali di integrazione p.16 3.3 Il rapporto tra i soggetti istituzionali e gli attori sociali pubblici e privati nella costruzione del welfare territoriale e comunitario p.22 3.4 Il quadro dei servizi p.23 3.5 Il quadro delle risorse finanziarie p.26 4. Le aree di intervento trasversali p.33 4.1 Politiche per la prossimità e la domiciliarità p.33 4.2 Politiche per la riduzione delle diseguaglianze e la promozione della salute p.35 4.3 Politiche per promuovere l’autonomia delle persone p.37 4.4 Politiche per la partecipazione e la responsabilizzazione dei cittadini p.39 4.5 Politiche per la qualificazione e l’efficientamento dei servizi p.41 3
INTRODUZIONE Il nuovo Piano Sociale e Sanitario 2017-2019 è stato Gli obiettivi strategici sono tre, trasversali alle diver- approvato lo scorso 12 luglio dall’Assemblea legisla- se fasce della popolazione e fasi della vita: inclusio- tiva dell’Emilia-Romagna. ne sociale e contrasto della povertà, distretto come Il documento è frutto di un lungo e partecipato polo della governance e dell’attuazione di politiche percorso realizzato insieme ai territori e agli atto- integrate, nuovi strumenti e servizi di prossimità e di ri sociali e istituzionali di questa regione, raccoglie integrazione sociosanitaria. i numerosi contributi presentati negli incontri sia a Ora ci attende un lavoro di attuazione sul territorio, livello tecnico che a livello politico, e rappresenta lo ciascuno secondo le proprie competenze e respon- strumento di riferimento per sviluppare e innovare il sabilità, attraverso la realizzazione e la sperimenta- welfare dei prossimi anni. zione di servizi e interventi che mirino a migliorare la Abbiamo scelto di approvare un Piano snello, sinte- qualità della vita dei nostri cittadini e cittadine, con tico nella forma, di facile lettura con l’intento di ren- un impegno condiviso ad ascoltare, coinvolgere, so- derlo accessibile ai cittadini, e di rendere ben visibili stenere la partecipazione delle nostre comunità. le parole-chiave. Elisabetta Gualmini Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna e Assessore al Welfare Sergio Venturi Assessore alle Politiche per la salute 5
PREMESSA IL NUOVO PIANO SOCIALE E SANITARIO AL CENTRO DELL’AZIONE POLITICA REGIONALE Il nuovo Piano Sociale e Sanitario per il triennio plici e immediate ciò che la propria Regione intende 2017-2019 è uno degli strumenti più rilevanti dell’a- fare. Inoltre, si renderanno fruibili dei percorsi par- zione politica della Giunta regionale. È la leva e nello tecipativi, che concorreranno alla valutazione dei ri- stesso tempo il motore di una nuova visione di wel- sultati raggiunti dal Piano, consentendo ai cittadini, fare che, a partire dalle tantissime cose buone del alle famiglie, alle associazioni, ma anche agli ope- passato, punta all’ammodernamento e al migliora- ratori coinvolti, di formulare analisi, osservazioni e mento dei nostri servizi rispetto a una società che proposte migliorative, di cui si terrà conto nelle fasi negli ultimi anni è profondamente cambiata e che fa successive e nelle future attività di pianificazione. emergere con straordinaria velocità nuovi bisogni e nuove esigenze. Si è poi deciso di non tenere separate le parti relati- I precedenti PSSR hanno costruito l’architettura del- ve alle politiche sanitarie da quelle sociali; sarebbe la rete dei servizi sociali e sanitari integrati, deline- infatti quasi un paradosso continuare a considerare ando un sistema di welfare universale, equo, parteci- in modo parcellizzato e frammentato gli sforzi e gli pato, radicato nel territorio della regione. interventi che quotidianamente la Regione fa per ri- Il precedente Piano socio-sanitario, quello del trien- spondere in maniera coordinata ai bisogni che ne- nio 2008-2010, nasceva infatti quando ancora la più cessitano di risposte socio-sanitarie. L’integrazione grande crisi economica e sociale del nostro paese socio-sanitaria smetterà di essere solo uno slogan dal secondo dopoguerra ad oggi non aveva dispie- o una enunciazione di principio se effettivamente gato i suoi effetti e le sue conseguenze e quando cominciamo a ragionare non più per compartimenti ancora la ripresa dei primi anni 2000 portava con sé stagni ma in maniera trasversale sia sul piano degli dinamiche positive del mercato del lavoro e dell’e- operatori pubblici che mettono in atto gli interventi, conomia emiliano-romagnola. sia sui bisogni che provengono dai nostri cittadini. L’aggiornamento del Piano, deliberato dall’Assem- Ma quali sono gli obiettivi strategici su cui si articola blea legislativa nel corso del 2013 per il biennio 2013- il nuovo Piano? 2014, aveva poi introdotto alcuni temi e problemati- Sono almeno tre, quelli che hanno caratterizzato che connessi all’impatto della crisi, come l’aumento l’intero mandato della Giunta sul versante del wel- della povertà e dell’emarginazione sociale e aveva fare. cercato di ricalibrare coerentemente gli interventi a vantaggio dei più vulnerabili, in primo luogo minori Il primo è quello della lotta all’esclusione, alla fra- e adolescenti. gilità e alla povertà. Parliamo qui di tre strumenti, nuovi e sperimentati a partire da questo mandato, Ma è con il documento che qui presentiamo che la che insieme dovranno fronteggiare le esigenze e le riflessione sugli effetti della crisi e sulle trasforma- domande di chi rischia di rimanere completamente zioni della società emiliano-romagnola diventa più tagliato fuori dal mercato del lavoro e dalla società ampia e composita. E che la scommessa dell’inte- attiva. La legge regionale sull’inclusione socio-lavo- grazione tra le politiche sociali e le politiche sanita- rativa (L.R. 14/2015), la legge regionale sul Reddito rie diventa ancora più forte e ancora più operativa. di solidarietà (L.R. 24/2016) e l’attuazione del So- stegno per l’inclusione attiva introdotto dal Gover- Un documento che vede, nel suo stesso formato, no costituiscono i tre pilastri di un nuovo modo di cambiamenti importanti; abbiamo snellito e sempli- concepire i servizi, di far lavorare il personale e di ficato la parte descrittiva e di indirizzo e abbiamo costruire relazioni con gli utenti. In tutti e tre i casi poi elaborato una serie di schede operative che ri- vi sono equipe multi-professionali (cioè composte portano sia alcune sperimentazioni già avvenute e da personale del settore sanitario, sociale e del la- rilevatesi particolarmente efficaci, sia servizi e ini- voro) chiamate a lavorare insieme, a prendere in ca- ziative in corso d’opera su cui si intende puntare con rico e a rispondere con servizi unificati e progetti determinazione. In questo modo vogliamo rendere condivisi. Gli operatori delle Ausl, dei Servizi sociali il Piano più usufruibile e accessibile a tutti; non solo e dei Centri per l’impiego dovranno essere in grado agli addetti ai lavori, ma anche ai singoli cittadini di farsi carico delle domande di servizio e, ancora che devono comprendere e capire con parole sem- più importante, di costruire percorsi di reinserimen- 7
IL PIANO SOCIALE E SANITARIO 2017 | PREMESSA to sociale o lavorativo a misura del cittadino-benefi- servizi sanitari e sociali, senza che vengano meno, ciario, il quale si impegna tramite un patto che vede soprattutto nella fase transitoria, gli attuali strumen- diritti e doveri reciproci ad accettare le proposte di ti e le attuali dotazioni e collegando le innovazioni formazione e inclusione proposte dai servizi. Parti- alla costante valutazione dei risultati effettivamente colare cura verrà posta nella personalizzazione delle raggiunti. Questo obiettivo assume particolare rile- proposte e nella fase di accompagnamento, al fine vanza nell’area della assistenza territoriale sia sani- di contrastare l’estrema disparità che spesso carat- taria che sociale per l’utenza che si connota come terizza le persone con fragilità. portatrice di bisogni sanitari e sociali inscindibil- mente legati tra loro, per l’utenza che alle caratte- Come secondo obiettivo viene confermato il Di- ristiche socio-sanitarie associa la previsione di lun- stretto quale snodo strategico e punto nevralgico ga-assistenza e per la popolazione che ha bisogno dell’integrazione sanitaria, sociale e socio-sanitaria. di prestazioni socio sanitarie ad alta integrazione. Le Il Distretto è l’ambito territoriale che orienta su un Case della Salute in quanto fautrici di un modello bacino specifico di popolazione la lettura dei bisogni integrato e multidisciplinare di intervento rappre- e delle risorse e la programmazione degli interventi, sentano un driver fondamentale dell’integrazione ed è al tempo stesso l’attore istituzionale “composi- sociale e sanitaria, e possono essere sedi di speri- to” e complesso costituito dagli Enti locali associati mentazione di livelli di integrazione socio-sanitaria nell’esercizio delle funzioni sociali e socio-sanitarie negli ambiti previsti dalla D.G.R. 2128/2016, sulla e dall’Azienda Usl nella sua articolazione territoriale. base delle scelte della programmazione locale. Pro- È la sede della regolazione, programmazione, ve- muovono la medicina di iniziativa e la prevenzione rifica e realizzazione del sistema dei servizi sociali, sociale e sanitaria, valorizzano il ruolo dei MMG, dei socio-sanitari e sanitari territoriali. Ha l’obiettivo di PLS e delle professioni sanitarie e sociali, sollecitano coniugare le specificità locali con un governo delle un ruolo proattivo dell’utenza e della società civile. politiche efficace e che ottimizzi le risorse. Tutti i Le Case della Salute si pongono come un punto di nodi della rete istituzionale e dei servizi devono fare riferimento rivolto ai cittadini per l’accesso alle cure perno sull’ambito distrettuale (il Servizio sociale ter- primarie, un luogo in cui si concretizza l’accoglienza ritoriale, l’Azienda pubblica di servizi alla persona, e l’orientamento ai servizi, la continuità dell’assisten- ecc.) proprio per realizzare adeguatezza gestionale, za, la gestione delle patologie croniche, l’integrazio- qualità ed integrazione dei servizi. Il quadro più am- ne con i servizi sociali ed il completamento dei prin- pio di riferimento è quello del territorio dell’Azienda cipali percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali. Sanitaria locale e del livello di coordinamento poli- Il Piano persegue lo sviluppo delle Case della Sa- tico della Conferenza territoriale sociale e sanitaria. lute e\o dei modelli organizzativi e culturali che le Circa la metà dei Distretti sono caratterizzati dal- caratterizzano con l’obiettivo tendenziale di dare la presenza di Unioni della stessa estensione, come piena copertura a tutto il territorio regionale. Obiet- forma privilegiata per l’esercizio associato delle tivo fondamentale è quello di perseguire il metodo funzioni sociali e socio-sanitarie degli Enti locali in della co-costruzione di un progetto di cura e di vita quel territorio: è questo un patrimonio peculiare – personalizzato sia per gli adulti che per i bambini e i nel panorama nazionale – della nostra regione, che giovani, attraverso lo strumento dell’unità di valuta- le incentiva con una legge specifica e strumenti di zione multidimensionale tra servizi sociali e sanitari. settore. L’obiettivo strategico di questo PSSR sarà la Tale progetto dovrà nascere in condivisione con la coincidenza fra distretti socio sanitari ed Unioni, an- persona e con la sua famiglia rispetto agli obiettivi, che attraverso la piena attuazione della L.R.12/2013. alle azioni e agli impegni reciproci e sarà comunque finalizzato al perseguimento del diritto costituzio- Il terzo obiettivo è quello di far nascere e sviluppare nale alla salute ed in generale dei diritti sociali. strumenti nuovi di prossimità e di integrazione dei 8
1. I CAMBIAMENTI DEL CONTESTO DAL 2008 AD OGGI E I NUOVI SCENARI SOCIO-DEMOGRAFICI ED ECONOMICI 1.1 costanti, sia per le donne italiane che straniere, rap- Le dinamiche della popolazione, presentano forse il dato più critico con implicazioni dirette sulla vitalità della Regione e sulle politiche e gli indicatori della situazione pubbliche. economica e sociale La struttura della famiglia, che riveste una funzione L’andamento demografico regionale dello scorso centrale all’interno del sistema di welfare, è stata inte- decennio è stato caratterizzato da una popolazio- ressata da mutamenti importanti negli ultimi venti anni. ne in continua e costante crescita, oltre il 7%. Tale La dimensione media delle famiglie si riduce pro- crescita è quasi interamente dovuta ai cittadini stra- gressivamente, passando da 2,41 componenti nel nieri, più che raddoppiati, a fronte di un +0,7% degli 2001 a 2,25 nel 2011, e si stima possa ridursi ulterior- italiani. Nell’ultimo triennio il ritmo di crescita della mente fino 2,14 componenti per famiglia al 20203. popolazione è progressivamente rallentato. Aumentano le famiglie unipersonali, che rappre- sentano oltre un terzo del totale, l’aumento riguarda Nel corso dell’ultimo anno esaminato1, la popolazio- sia gli italiani sia gli stranieri: per i primi si tratta prin- ne residente nella nostra regione è pari a 4 milioni cipalmente di persone anziane, per i secondi si trat- 454 mila ab., con una crescita zero e in controten- ta soprattutto di giovani adulti. Complessivamen- denza rispetto agli ultimi dieci anni (-0,06% rispet- te le famiglie composte da uno o due componenti to al 2015), di cui 534.614 persone con cittadinanza rappresentano quasi i due terzi del totale, mentre non italiana (pari al 12%). si assiste ad una lenta e tendenziale riduzione delle La causa prevalente del calo demografico è attribu- coppie con figli che si accompagna alla diminuzione ita alla concomitanza di un basso livello di natalità prevista dei nati, soprattutto da coppie italiane. con una mortalità quasi stabile, ed alla riduzione dei La riduzione della dimensione delle famiglie unita- flussi migratori, che riescono appena a compensare mente agli effetti della crescente mobilità delle per- il calo dovuto alla dinamica naturale. sone, che le porta a vivere più o meno lontano dai luoghi di nascita e di discendenza, e delle mutazioni I dati demografici ci presentano quindi una popo- nella struttura per età e provenienza della popola- lazione regionale che continua ad invecchiare (in- zione regionale, convergono verso un accorciamen- nalzamento dell’indice di vecchiaia, 175,5 nel 2016 to e uno sfilacciamento delle reti familiari in senso contro 168 del 2012); in particolare la popolazione più ampio. Oltre un quinto delle famiglie regionali dei “grandi anziani”, rappresentata dalle persone vede la presenza di una persona di 75 anni e oltre con più di 75 anni (560.835 persone), incide per il (1/4 tra le famiglie di italiani), anche se più della 12,6% sul totale dei residenti, ovvero oltre una per- metà degli anziani vive solo. Meno dell’8% delle fa- sona su dieci. miglie italiane e il 22,6% delle famiglie straniere ve- dono la presenza di minori in età prescolare. Le conseguenze del processo di invecchiamento e Per quanto riguarda il fenomeno della mono genito- l’inerzia dei processi demografici, sostanzialmen- rialità, dall’ultimo censimento emerge come in Emi- te lenti e difficilmente modificabili nel breve e me- lia-Romagna siano residenti oltre 82.100 nuclei fami- dio periodo, consentono di prevedere alcuni dati di liari monogenitore con almeno un figlio minorenne. scenario2 fino al 2020. La popolazione regionale Di questi, circa 70.550 sono composti da madri sole crescerà a ritmi molto contenuti, e cambierà la sua con bambini e ragazzi. Questo dato, pari al 5,7% del composizione: già oggi in Emilia-Romagna quasi un totale dei nuclei familiari, risulta in crescita rispetto bambino su tre nasce da madre straniera. Si tratta a quello del censimento del 2001, quando si attesta- di una trasformazione molto rilevante e strutturale va sul 3,7%. della popolazione regionale, sempre più eteroge- L’aumento dei nuclei familiari monogenitore avve- nea e multiculturale, resa ancora più evidente dalla nuto negli ultimi decenni è in parte spiegato dalla presenza di oltre 140 gruppi nazionali. crescente instabilità coniugale, confermata dal trend La diminuzione dei giovani (0-14 anni) sia in termini in aumento delle separazioni registrate in Emilia-Ro- assoluti che relativi, prevista nel breve periodo dopo magna, passate da circa 405 separazioni nel 2007 a un decennio di crescita, ed i tassi di fecondità quasi oltre 515 nel 2014 ogni 1.000 matrimoni. 9
IL PIANO SOCIALE E SANITARIO 2017 | CAMBIAMENTI DEL CONTESTO Grava oggi sulle famiglie, strutturalmente più fragi- origine straniera, riguarda i non ammessi al secondo li, un impegno sempre più elevato nei compiti di anno di scuola superiore: il dato evidenzia un tasso cura, che si riversa particolarmente sulle donne. No- dei ragazzi stranieri quadruplo di quello degli italia- nostante la crescente partecipazione delle donne al ni. Si registra poi nel 2014 un tasso di disoccupa- mercato del lavoro, permangono ancora forti divari zione nella fascia 15-29 anni del 21,3% (26,3 % tra nella distribuzione dei carichi di lavoro domestico le ragazze) e un’incidenza dei Neet (senza scuola e tra donne e uomini: le donne dedicano più tempo senza lavoro) nella stessa fascia pari al 21,1% (22,8% degli uomini al lavoro domestico e familiare, oltre 3 al femminile, nel 2011 era 17,0%). volte superiore a quello degli uomini4. In Emilia-Ro- Da segnalare anche il rilevante incremento della magna le persone di età fra i 15 e i 64 anni che nel percentuale di ragazzi con DSA presenti nelle istitu- 2010 dichiarano di prendersi regolarmente cura zioni scolastiche dell’Emilia-Romagna. di qualcuno (figli coabitanti minori di 15 anni, altri La crisi ha inoltre prodotto un crescente disagio bambini, adulti disabili, malati o anziani) sono più di abitativo: è aumentata sia l’incidenza sul reddito un milione e 100mila, pari al 40,2% della popolazio- delle spese per l’abitazione, sia il numero di famiglie ne totale della fascia di età considerata. che incontrano difficoltà a pagare l’affitto (sfratti emessi da circa 3.500 nel 2001 a 6.800 nel 2014, di La crisi ha prodotto un’ulteriore fragilità nelle fa- cui più del 30% emessi per morosità), sia il numero miglie e ha aumentato le difficoltà principalmente di pignoramenti di case abitate dai proprietari. di quelle in cui il capofamiglia è di nazionalità stra- Una componente del disagio abitativo è riscontra- niera, o delle famiglie numerose, con presenza di bile anche nelle liste di attesa per l’assegnazione minori e/o anziani. di una casa popolare. Da un’indagine condotta alla In base alla spesa per consumi, le famiglie che vivo- fine del 2014, il numero complessivo di domande in- no in condizioni di povertà relativa nel 2015 rappre- serite nelle graduatorie dell’ERP comunali ammonta sentano il 4,8% del totale delle famiglie residenti in a circa 35mila, a fronte di poco più di 51mila alloggi regione, mentre in Italia il tasso di povertà relativa di edilizia residenziale pubblica occupati. supera il 10%. Sebbene l’Emilia-Romagna sia la Re- I cambiamenti strutturali del mercato del lavoro, gli gione italiana che, dopo il Trentino-Alto Adige e la esiti della grave congiuntura che si traducono in di- Lombardia, presenta il più basso livello di povertà soccupazione, soprattutto giovanile, o nel ricorso relativa (seguita da Veneto al 4,9% e da Toscana al alla cassa integrazione per un certo numero di lavo- 5,0%), la caduta del reddito e le modificazioni inter- ratori acuiscono le difficoltà di trovare alloggi a costi venute nella sua distribuzione hanno avuto pesanti sostenibili e non consentono alle famiglie e soprat- riflessi sulla spesa per consumi e quindi sulla povertà tutto ai giovani di accedere a mutui agevolati per relativa, in particolare per le famiglie più vulnerabili. l’acquisto della casa, la cui concessione è condizio- La povertà materiale ed educativa nell’infanzia nata dalla disponibilità di un reddito fisso a garanzia determina elementi di fragilità che si manifestano della solvibilità. nell’intero arco della vita sia in termini di salute che Si è creata così, e rischia di allargarsi, un’area “gri- di opportunità lavorative, sociali, relazionali. Dai dati gia” fatta di persone e famiglie che non possono Istat del 2014 la percentuale di minori in Emilia-Ro- contare sulla certezza di reddito nel tempo, formata magna in condizione di povertà assoluta è del 9,5%, soprattutto dalle fasce più deboli della forza lavoro, pari a 65.000 minori, con un aumento del 4% dal ma che interessa anche settori del lavoro autonomo 2012 al 20135. e delle professioni che, in passato, sarebbero stati senz’altro classificati, quanto a status socioecono- Il tasso di abbandono scolastico in Emilia-Roma- mico, tra le classi medie. L’ampliarsi della platea di gna è pari al 15,3%6, relativo ai ragazzi/e che hanno persone in condizioni di debolezza e/o precarietà abbandonato la scuola con la sola licenza media (i economica, la crescita dei costi dei servizi abitativi cosiddetti Early leavers), dato che è oltre l’obiettivo e la fragilità dei legami familiari non potranno che fissato da UE2020, evidenziando uno scenario sicu- acuire il disagio abitativo, soprattutto in alcuni seg- ramente inquietante, anche se meno negativo del menti della popolazione quali le persone anziane e dato nazionale. Un altro indicatore preoccupante, in gli stranieri. specifico rispetto ai bisogni formativi degli alunni di 10
IL PIANO SOCIALE E SANITARIO 2017 | CAMBIAMENTI DEL CONTESTO 1.2 magna presentino un basso consumo di frutta e ver- Lo stato della salute dura, 1 milione sia in sovrappeso e 300 mila obesi, più di 800 mila siano fumatori, più di 600 mila siano L’aspettativa di vita alla nascita, in crescita ne- sedentari e altrettanti presentino un consumo ec- gli anni scorsi, ha fatto registrare una flessione nel cessivo di alcol. 2015, ma nel 2016 è tornata ai livelli del 20147, con un La condizione di salute percepita dichiarata dalle lieve aumento. Sia per gli uomini che per le donne, persone prima e dopo la crisi (Istat)10 non mostra l’aspettativa di vita nella nostra Regione è superio- differenze sostanziali nella quota di popolazione re alla media nazionale. Tra il 1990 e il 2013 gli anni adulta che ha dichiarato un cattivo stato di salute, di vita persi diminuiscono, in particolare quelli persi né in Emilia-Romagna né nelle altre regioni italiane. per gli incidenti stradali che erano la quinta causa di Si evidenziano invece disuguaglianze socio-demo- morte nel 1990 e diventano la quindicesima nel 2013 grafiche; la salute fisica e psicologica risulta peg- (-60%)8. Sono invece aumentati molto gli anni di giore per soggetti di genere femminile, che vivono vita persi per l’Alzheimer e cardiopatia ipertensiva. in famiglie con risorse economiche inadeguate, con basso titolo di studio o cattive condizioni abitative. Quanto all’impatto sulla salute di consumi e stili di vita, i principali fattori di rischio modificabili e inter- In Italia, per motivi economici, liste di attesa e ticket, medi (ipertensione, fumo di tabacco, sedentarietà, rinuncia alle cure sanitarie il 7,2% dei residenti, pari a elevato consumo di alcol, ipercolesterolemia, obesi- circa 4,3 milioni di persone11: il 5,1%, ovvero circa 2,7 tà e scarso consumo di frutta e verdura) determina- milioni di persone, lo fa per motivi economici, la se- no la maggior parte (86%) degli anni di vita vissuti conda causa sono le liste d’attesa. Nelle regioni del in condizioni di disabilità9. Si stima che negli anni Sud si riscontra la maggior quota di rinunce (11,2%); 2010-2013 più di 2 milioni di abitanti in Emilia-Ro- al Centro il 7,4% dei residenti e al Nord il 4,1%. 11
2. VERSO UN WELFARE COMUNITARIO, DINAMICO E DELLE RESPONSABILITÀ Il territorio dell’Emilia-Romagna è il luogo di vita di Nel nostro sistema regionale il welfare è sempre sta- una comunità composta innanzitutto da persone, to un tratto distintivo: un motore di sviluppo che nel ma anche da amministrazioni pubbliche, associazio- tempo ha creato buona occupazione e ha ridotto le ni e organizzazioni di rappresentanza delle imprese disuguaglianze redistribuendo risorse e favorendo e dei lavoratori, che ha in sé un grande potenziale l’inclusione sociale. Un sistema in cui occorre con- di idee, di risorse materiali e immateriali, di volontà solidare le innovazioni già prodotte e, nello stesso e di creatività. Questo patrimonio ha consentito nel tempo, avviare un costante adeguamento alle tra- tempo di costruire servizi e opportunità, di accoglie- sformazioni. L’obiettivo è dunque assicurare un wel- re persone, di affrontare momenti di difficoltà eco- fare inclusivo, aperto, abilitante, integrato e acces- nomica e sociale. Tutto questo costituisce di fatto il sibile, che mette al centro le persone, le famiglie e sistema emiliano-romagnolo di welfare territoriale e i loro diritti, riaffermando i principi fondamentali di comunitario, la risorsa più preziosa di cui disponia- universalismo ed equità per contrastare le ricadute mo. sociali della crisi economica. Negli ultimi tempi la crisi economica e i mutamenti sociodemografici hanno messo alla prova la tenu- Il Piano sociale e sanitario regionale è lo strumento ta di questo sistema. È quindi importante oggi più più adeguato per guidare l’innovazione e la ripro- che mai ricucire il tessuto sociale e questo è possi- gettazione. In particolare, si propone di rafforzare bile considerando il welfare pubblico, territoriale e il ruolo di governo pubblico nell’ambito del sistema comunitario, come una costruzione collettiva in cui partecipativo della comunità, come si accennava ognuno è chiamato a fare la propria parte. Occorre sopra, adeguare l’assetto programmatorio alle scel- pertanto puntare a un sistema di welfare più coeso, te del riordino istituzionale già compiute dalla Re- dinamico e partecipato, che si pone l’obiettivo di ag- gione, rilanciare la necessità dell’integrazione delle gredire i problemi anche attraverso la ricostruzione politiche sociali, sanitarie, abitative, del lavoro, del- delle reti sociali, chiamando alla corresponsabilità la mobilità e dell’istruzione, e affrontare le nuove gli utenti stessi con politiche abilitanti e iniziative di emergenze sociali con particolare riferimento alla co-progettazione in grado di fare interagire tutte le crescita della disuguaglianza, delle discriminazioni e risorse economiche e umane territoriali e che punti della povertà. prioritariamente a prendersi cura, sostenere e pro- teggere le persone più fragili e bisognose, anche va- La buona salute dei singoli e della comunità costi- lorizzandone le capacità e potenzialità. tuisce una risorsa significativa anche per lo sviluppo sociale ed economico, e può essere a sua volta favo- All’ente pubblico spetta un ruolo fondamentale e de- rita o ostacolata da fattori politici, economici, socia- licatissimo in questa costruzione: un forte ruolo di go- li, culturali e ambientali. È necessario quindi che la verno e di regolazione dei servizi e dei soggetti della promozione della salute venga assunta come princi- comunità, in modo da garantire l’equità nell’accesso pio fondamentale anche da altri settori di intervento ai servizi, con un’attenzione elevata al controllo dei li- - limitando i fattori di rischio potenzialmente perico- velli di qualità. Questo significa assegnare ai soggetti losi per la salute dell’uomo presenti nell’aria, nell’ac- pubblici compiti chiari d’indirizzo e governo in modo qua, nel suolo, ossia nelle matrici ambientali - oltre che i soggetti e le organizzazioni non pubbliche che a quelli sociali e sanitari. È inoltre importante che la a vario titolo partecipano alla gestione ed erogazione promozione della salute venga perseguita attraver- dei servizi si sentano sostenuti e tutelati e possano so un concreto ed efficace coinvolgimento dei cit- orientare la loro azione all’interno di regole chiare e tadini nel definire le priorità, assumere le decisioni, trasparenti, soprattutto dal punto di vista della qua- pianificare e realizzare le strategie che consentano lità delle prestazioni fornite. D’altra parte per poter di raggiungere un migliore livello di salute collettiva garantire l’equità nell’accesso ai servizi l’ente pubbli- e individuale. co non si limita a svolgere un ruolo di regolazione at- traverso l’attività amministrativa e regolamentare, ma La sempre più elevata presenza di una popolazione garantisce la gestione pubblica nella fase della presa eterogenea per provenienza, lingua, cultura, religio- in carico delle problematiche dell’utenza e nella defi- ne e condizione economica pone sfide complesse nizione dei percorsi di attuazione degli interventi. ma è anche motore di opportunità, e in tal senso 13
IL PIANO SOCIALE E SANITARIO 2017 | VERSO UN WELFARE COMUNITARIO dovrà essere riconosciuta, con l’obiettivo di raffor- nisti competenti in grado di costruire teorie di inter- zare la conoscenza reciproca, la coesione sociale e vento ma anche adattività e flessibilità alle situazioni. prevenire potenziali discriminazioni e conflittualità. Se si riuscirà a costruire delle autentiche comunità Per adattarsi in modo rapido ed efficiente alle mo- di pratica, si potrà realizzare concretamente un pen- difiche dei fenomeni sociali e dei bisogni sociali e siero tecnico come strumento d’azione collettivo e non sanitari, il sistema di welfare regionale deve rendersi chiuso nelle singole esperienze, seppure molto qualifi- più dinamico, orientandosi verso percorsi assisten- cate. ziali e reti cliniche e sociosanitarie piuttosto che ver- I cittadini sempre più richiedono protagonismo nel- so modelli organizzativi non integrati, semplificando le decisioni che riguardano la loro salute o quella procedure amministrative e avvalendosi compiuta- dei loro familiari. La Regione fa propria la visione mente delle risorse disponibili tra cui le nuove tec- della OMS verso un mondo libero dal carico evita- nologie, senza comunque trascurare il valore delle bile delle malattie prevenibili, affinché tali malattie risorse umane. non costituiscano più un ostacolo per il benessere Un welfare comunitario, dinamico e delle responsa- personale o lo sviluppo socioeconomico; la preven- bilità presuppone un cambiamento di visione sia da zione e la salute in tutte le politiche come principio parte dei cittadini sia da parte di chi programma, ispiratore generale deve declinarsi operativamente gestisce e opera nei servizi. Un cambiamento cer- in azioni multisettoriali, integrazione e trasversalità tamente in atto, ma non del tutto conseguito. Nel rispetto ai diversi gruppi di popolazione, empower- proprio operare è necessario riconoscere e fare spa- ment degli individui e delle comunità. Le Case della zio a un sapere non solo professionale, incoraggiare Salute, la medicina generale e distrettuale, in stretto le esperienze aggregative, adottare nel proprio ba- raccordo con la scuola, l’associazionismo locale, gli gaglio professionale gli strumenti della proattività e Enti locali contribuiscono in modo fondamentale al della prossimità. perseguimento di questi obiettivi, con adeguati im- Allo stesso tempo è indispensabile sostenere atti- pegni finanziari. È importante quindi stimolare for- vamente la valorizzazione della comunità di profes- me di cittadinanza attiva. Ascoltare e assecondare sionisti competenti e in rete: le elevate e innovative queste espressioni di autoaffermazione diventa un competenze individuali e di servizio che sono matu- obiettivo primario per i servizi sociali e sanitari. Nei rate negli ultimi anni in molte realtà vanno messe in servizi sanitari è necessaria una transizione da un circolo, devono diventare il motore di un approccio modello medico-centrico verso un modello che va- sistematico in ciascun operatore, teso a fare ricer- lorizzi tutte le professioni sanitarie per la costruzio- ca e a sviluppare confronti nel contesto lavorativo ne di relazioni negoziali in grado di favorire la messa quotidiano. Le esperienze positive finora realizzate in campo delle risorse e delle energie del cittadino dovranno diventare strumenti di azione collettiva. utente, attraverso la responsabilizzazione rispet- L’integrazione professionale che si può realizzare to alla condivisione degli obiettivi, ai propri stili di attraverso l’équipe multiprofessionale, l’erogazione vita, all’aderenza al trattamento. Per citare qualche congiunta di attività assistenziali e la ricerca-azione esempio, il cd. “chronic care model”, la promozione dell’approccio comunitario garantiscono la massima dell’autocura e dell’automutuoaiuto rappresentano efficacia degli interventi e si realizzano attraverso strumenti utili a questo fine. la partecipazione delle figure professionali alla defi- L’assunzione di responsabilità sociale e di una im- nizione delle linee organizzative, la realizzazione di pronta etica da parte del mondo della produzione processi condivisi, la predisposizione di un sistema non solo non profit, ma anche delle aziende e dei informativo in rete e la realizzazione di moduli for- soggetti for profit, diventa un elemento fondamen- mativi comuni. tale del welfare regionale e della promozione del Il coinvolgimento degli operatori pubblici e privati ac- benessere comune. A questo scopo occorre inserire creditati dei servizi nei processi decisionali, la riflessi- dentro la programmazione strumenti per far conflu- vità nella costruzione degli interventi, l’attenzione ai ire nel sistema risorse aggiuntive dei soggetti di cui processi e alle prestazioni costituiscono elementi de- sopra, per consolidare e innovare la rete dei servizi. cisivi per la creazione di una comunità di professio- 14
3. GLI ATTORI ISTITUZIONALI E SOCIALI DEL SISTEMA DI WELFARE REGIONALE STATO DELL’ARTE E PROSPETTIVE 3.1 blici in un’unica forma giuridica nell’ambito distret- Il contesto istituzionale tuale, anche se la sua attuazione non è ad oggi del tutto compiuta. di partenza Anche nel sistema sanitario le politiche regiona- li hanno sostenuto la tendenza all’aggregazione e Rispetto all’assetto istituzionale e di governance che all’integrazione, non solo funzionale ma anche am- ha caratterizzato gli anni di vigenza del precedente ministrativa, con l’istituzione dell’Azienda USL della Piano sociale e sanitario regionale, l’attuale scena- Romagna (su un territorio coincidente con quello rio è connotato da alcune importanti innovazioni di Area Vasta) e l’individuazione di forme di coor- sul piano istituzionale e nel rapporto tra istituzioni e dinamento tra AUSL Bologna e AUSL Imola sempre formazioni sociali. più strutturate, anticipate e facilitate dall’istituzione Il riordino del sistema delle autonomie locali, anco- della Città metropolitana. Altro aspetto dell’integra- ra in corso, ha prodotto un radicale ridimensiona- zione, all’interno del medesimo bacino territoriale, mento dell’ente Provincia, sostanzialmente non più è costituito dalle sperimentazioni in atto di aggre- titolare di competenze in ambito sociale e sociosa- gazioni tra Aziende USL e Aziende Ospedaliere (es. nitario. Un caso a sé stante è costituito dalla Città Modena Policlinico - Ospedale Baggiovara; Azienda metropolitana di Bologna, soggetto deputato allo Ospedaliera di Reggio Emilia Arcispedale S. Maria sviluppo strategico del territorio. Con l’intesa sot- Nuova/IRCCS e Ausl Reggio Emilia). Emerge il dato toscritta nel gennaio 2016, in attuazione dell’art. 5 sostanziale di un sistema teso verso una maggiore della L.R. 13/201512, si è dato infatti avvio alla nascita concentrazione di funzioni di governo generale per di una nuova sede istituzionale di co-decisione tra quanto attiene al riordino ospedaliero: gli obiettivi Regione, Città metropolitana e gli altri soggetti del sono la maggiore qualificazione dell’offerta sanitaria governo territoriale, comprese le Unioni dei Comuni, ospedaliera da un lato, l’efficientamento del sistema realizzando - quanto alla governance sociale e sani- dall’altro, efficientamento che deve contemperare taria - un’unica Conferenza sociale e sanitaria me- qualità e sostenibilità e tendenzialmente liberare ri- tropolitana (regolamentata dalla D.G.R. 1442/2016), sorse da investire sull’assistenza territoriale. e programmando di integrare gli insediamenti ospe- Potranno essere valutati nuovi assetti organizzativi, dalieri per realizzare un’unica rete clinica metropo- per l’eventuale riorganizzazione delle funzioni tecni- litana. co-amministrative. I Comuni associati in ambito distrettuale restano i L’approvazione della L.R. 21/2012 sul governo ter- soggetti titolari del governo locale e della realizza- ritoriale delle funzioni amministrative ha accelerato zione del sistema integrato dei servizi sociali, so- il processo di associazione da parte dei Comuni: le cio-sanitari e sanitari in quanto livello più prossimo Unioni che gestiscono funzioni sociali e sociosa- ai cittadini. nitarie e al tempo stesso coincidono con l’ambito Considerato che la Regione ha di recente riassorbito distrettuale (circa la metà dei 38 ambiti) sono au- le funzioni provinciali sul sociale, in questo quadro mentate significativamente, facilitando il governo le funzioni di snodo e comunicazione tra Regione e unitario dei Comuni, in integrazione con i distretti territori, e di coordinamento sovradistrettuale, assi- delle Aziende USL. Nel territorio regionale si regi- curate dalle CTSS, diventano più determinanti che stra una tendenza costante all’aumento delle Unioni in passato. e delle fusioni di Comuni; considerato il contesto na- In un contesto dinamico e mutevole come quello at- zionale, tale tendenza appare elemento connotante tuale, il soggetto pubblico deve essere in grado di della nostra cultura di governo locale, certamente svolgere un ruolo di attivatore e facilitatore di pro- incentivato dalla vigente legislazione regionale. cessi capaci di innovazione sociale. A questo fine La L.R. 12/2013 “Disposizioni ordinamentali e di rior- le Pubbliche Amministrazioni devono interfacciarsi dino delle forme pubbliche di gestione nel sistema con gli altri attori della comunità in modo diverso dei servizi sociali e socio-sanitari. Misure di sviluppo dal passato: si tratta in sostanza di passare ad un e norme di interpretazione autentica in materia di approccio in cui il soggetto pubblico ricerca e svi- Aziende pubbliche di servizi alla persona” ha inoltre luppa nuove possibili sinergie. previsto di concentrare la gestione dei servizi pub- 15
IL PIANO SOCIALE E SANITARIO 2017 | GLI ATTORI ISTITUZIONALI E SOCIALI 3.2 muovere il Piano di zona, è quello al quale afferisce Finalità del piano l’Ufficio di Piano ed è destinatario delle risorse14 ri- partite annualmente dalla Regione sul Fondo socia- riguardo ai livelli istituzionali le locale. di integrazione Finalità del Piano è altresì potenziare gli strumenti L’integrazione istituzionale è individuata come prin- istituzionali, professionali, organizzativi per l’inte- cipio fondamentale di governance: Regione ed Enti grazione delle politiche sociali e sanitarie, le politi- locali (Unioni e Comuni) devono assicurare in modo che educative, della formazione e lavoro, abitative, unitario e integrato la funzione di governo del siste- anche in attuazione della L.R. 14/201515, e della Delibe- ma. ra dell’Assemblea legislativa 16/201516; il quadro nor- Pertanto, finalità del presente Piano - in continuità mativo regionale degli ultimi anni fornisce strumen- con quello precedente - è sostenere l’estensione a ti innovativi per lavorare nel sociale in un’ottica di livello regionale dell’esercizio associato delle funzio- inclusione attiva e di capacitazione, in linea con le ni sociali e sociosanitarie degli Enti locali in ambito indicazioni europee della Strategia 2020. distrettuale, da realizzarsi di norma tramite l’Unio- ne: regolazione, programmazione, verifica e realiz- zazione di servizi e interventi. Obiettivo è la piena L’integrazione istituzionale a livello regionale attuazione dei principi e delle indicazioni delle leggi Gli organi politici e istituzionali con competenze di regionali 21/2012 e 12/2013, per superare il residuo governo sull’area delle politiche sociali, sanitarie e grado di frammentazione e dispersione delle fun- dell’integrazione socio-sanitaria sono l’Assemblea zioni su più Enti. legislativa, la Giunta, il Consiglio delle Autonomie Locali (CAL) e la Cabina di regia per le politiche In linea con la legislazione regionale in materia di sanitarie e sociali. Mentre i primi tre organi hanno politiche sociali, nel primo triennio di vigenza del competenze trasversali rispettivamente di indirizzo PSSR dovrà essere realizzata la gestione distrettua- politico, governo e concertazione su tutti i settori di le in forma associata, preferibilmente attraverso le competenza regionale, la Cabina di regia costituisce Unioni, delle funzioni di regolazione, programma- organo collegiale specificamente dedicato alle po- zione, governo, verifica e realizzazione dei servizi litiche sociali e sanitarie ai sensi della L.R. 13/2015. sociali e socio-sanitari. In particolare, la Cabina di regia opera quale sede In particolare occorre individuare strumenti per de- di confronto, coordinamento e integrazione tra Re- legare alle Unioni funzioni complete e organiche, e gione e sistema delle autonomie locali, nel rispetto superare le situazioni in cui singoli Comuni restano delle competenze proprie delle sedi istituzionali di fuori dalle Unioni costituite nel medesimo ambito concertazione e consultazione Regione-Enti locali. distrettuale/ottimale. L’obiettivo entro il triennio è Esercita attività di impulso, di proposta, valutazione far coincidere l’ambito del Distretto e l’ambito di e supporto all’istruttoria relativamente alla forma- esercizio associato nell’Unione. zione delle decisioni della Giunta, con particolare riguardo per gli atti di programmazione regionale Nel primo triennio di vigenza del Piano si dovrà al- e per ogni altro atto di indirizzo politico in mate- tresì raggiungere l’obiettivo di assicurare che la fun- ria sociale, socio-sanitaria e sanitaria (cfr. D.G.R. zione di Ente capofila distrettuale, ai sensi dell’art. 1443/2016). 29 della L.R. 2/200313, sia svolta dall’Unione distret- tuale oppure, nel caso di ambiti coincidenti con o In coerenza con le finalità del presente Piano, la Ca- comprendenti il Comune capoluogo, dal Comune bina di regia allarga la partecipazione ad altri as- capoluogo stesso. Nel caso di più Unioni nello stes- sessori regionali (alle politiche per il lavoro, alla for- so ambito distrettuale, la funzione di ente capofila mazione e all’istruzione, allo sviluppo economico, viene svolta in via transitoria dall’Unione prescel- alle pari opportunità, ecc.) qualora sia necessario ta dal Comitato di Distretto, fino alla costituzione collaborare alla definizione di scelte e decisioni che dell’Unione distrettuale. L’ente capofila, oltre a pro- hanno impatto diretto sulla coesione sociale e la sa- 16
IL PIANO SOCIALE E SANITARIO 2017 | GLI ATTORI ISTITUZIONALI E SOCIALI · lute e/o per sviluppare azioni congiunte tra politiche in particolare: sociali o sanitarie e altre politiche. tra Regione e ambiti distrettuali: il compito è di La Cabina di regia, anche tramite il suo Ufficio di sintesi e raccordo sul piano dell’informazione, · Presidenza, svolge funzioni di indirizzo realizzando confronto, ascolto; il coordinamento dell’attività delle Conferenze terri- tra gli ambiti distrettuali: per produrre il più alto toriali sociali e sanitarie nel rispetto dell’autonomia livello, possibile e necessario, di armonizzazione, delle medesime. Inoltre assicura la funzione di coor- coerenza e equità, tenendo conto delle specificità dinamento e la più ampia ed efficace diffusione, a distrettuali; in questa ottica la Conferenza può ri- livello territoriale e regionale, dell’informazione sugli comporre un quadro condiviso e dare una cornice indirizzi definiti e condivisi. di linee comuni alle programmazioni distrettuali · A supporto della Cabina di regia opera il Comita- triennali (piani di zona); to tecnico, che svolge una funzione consultiva, di tra le politiche sociali e sanitarie nonché tra que- approfondimento, proposta e supporto, predispo- ste e le politiche che hanno impatto sulla salute nendo istruttorie, documenti e relazioni su specifici e sul benessere sociale della popolazione di rife- temi trattati e attivando gruppi di lavoro previo pa- rimento: educazione, formazione e lavoro, casa, rere dell’Ufficio di Presidenza della Cabina. mobilità, ambiente, ecc. La ricerca e i progetti innovativi costituiscono fat- tori imprescindibili per il dinamismo e la capacità di La CTSS attiva coordinamenti integrati a livello in- cambiare del nostro sistema. La Regione e il siste- termedio tra politiche e strumenti di ambito sociale ma delle autonomie locali si avvalgono dell’Agen- e sanitario su materie che richiedono una particola- zia sanitaria e sociale regionale in qualità di ente di re attenzione o per le quali la dimensione ottimale di supporto tecnico-scientifico, che sviluppa progetti gestione sia quella coerente con i confini della AUSL di ricerca e di innovazione clinica, organizzativa, ge- (ad esempio emergenza/urgenza, maltrattamento e stionale in ambito sia sanitario che sociale, in stretta abuso, marginalità estrema…). relazione con le priorità dello stesso Piano. Vista l’estensione territoriale sempre maggiore delle L’integrazione istituzionale CTSS, e conseguentemente del numero di Sindaci a livello intermedio che ne fanno parte, è necessario attribuire maggiore competenza all’Ufficio di Presidenza per assicurare tempestività delle decisioni e snellimento delle pro- Conferenza territoriale sanitaria cedure. e sociale (CTSS) La Conferenza si dota di tale Ufficio individuandone L’organo responsabile dell’integrazione a livello in- i compiti e approvandone la composizione in base termedio è la Conferenza territoriale sanitaria e so- a criteri adottati dalla Conferenza stessa, che ga- ciale (CTSS), con funzioni di indirizzo, consultive, rantiscano la rappresentanza di tutti gli ambiti di- propulsive, di verifica e controllo, in attuazione e in strettuali. Vi partecipano comunque, senza diritto di coerenza con gli atti nazionali e regionali, come me- voto, i Direttori generali delle Aziende Sanitarie. glio specificate di seguito. L’Ufficio di Presidenza assicura la funzione di co- Nella realtà regionale la tendenza all’estensione ordinamento e la più ampia ed efficace diffusione, dell’ambito territoriale di governo, anche a livello a livello territoriale, dell’informazione sugli indirizzi intermedio, è un dato innovativo, promosso dalla definiti e condivisi. cornice normativa di riferimento. Nel periodo di vi- genza del Piano i bacini territoriali delle CTSS po- Le funzioni della CTSS come si è detto sono di indi- trebbero essere rivisti in coerenza con le dimensioni rizzo, consultive, propulsive, di verifica e controllo, delle Aziende Usl. in particolare: Ne consegue un naturale rafforzamento del ruolo a) approva il Piano Attuativo Locale; di coordinamento e integrazione delle Conferenze b) assicura l’equa distribuzione delle risorse fra i di- stesse, che si connotano come sedi di connessione versi ambiti distrettuali in rapporto agli obiettivi di e snodo tra le programmazioni e gli indirizzi, da un programmazione e riequilibrio, alla distribuzione e lato regionali, dall’altro distrettuali. alla accessibilità dei servizi e ai risultati di salute; Il ruolo di coordinamento e integrazione si esplica 17
IL PIANO SOCIALE E SANITARIO 2017 | GLI ATTORI ISTITUZIONALI E SOCIALI c) approva i criteri di riparto del FRNA tra i Distretti modifiche. (art. 3 bis, comma 7, Dlgs 502/1992 con l’obiettivo di garantire il riequilibrio territo- oltre che L.R. 29/2004 e L.R. 21/2003). riale sia a livello finanziario sia nell’organizzazio- ne delle reti dei servizi al fine di assicurare equità Le funzioni di cui alle lettere b), c), d), e), f), g), i), j) di accesso; possono essere svolte dall’Ufficio di Presidenza. · d) partecipa alla definizione delle priorità degli in- Inoltre la CTSS esprime parere obbligatorio: terventi in conto capitale finanziabili ai sensi sul bilancio economico preventivo e sul bilan- dell’art. 48 della L.R. 2/2003, con gli enti titolari cio d’esercizio delle Aziende sanitarie presenti della programmazione distrettuale; nell’ambito territoriale di riferimento, trasmetten- e) promuove e coordina la stipula degli accordi in do alla Regione eventuali osservazioni ai fini del materia di integrazione sociosanitaria previsti dai controllo esercitato dalla Giunta regionale a nor- Piani di zona distrettuali per la salute e il benes- ma dell’articolo 6 della L.R. 29/2004 e successive · sere sociale, tenuto conto delle indicazioni del modificazioni ed integrazioni; Piano sociale e sanitario regionale e di altri stru- sugli Accordi tra le Aziende sanitarie dell’ambito menti regionali di indirizzo, anche in attuazione territoriale di riferimento e le Università, attuativi dell’art. 3-septies del D.Lgs. 502/92 e successive dei Protocolli di intesa tra Regione e Università, su · modificazioni e integrazioni; proposta dell’Ufficio di Presidenza; f) promuove, con il supporto delle Aziende sani- sulla nomina dei Direttori generali delle Aziende tarie, strategie, interventi e specifici accordi di sanitarie presenti nell’ambito territoriale di riferi- programma volti alla promozione della salute ed mento e sulla verifica del loro operato ai 18 mesi · alla prevenzione, anche in considerazione delle di mandato; criticità e delle priorità di salute individuate nelle svolge il monitoraggio del processo di attuazione programmazioni distrettuali; del riordino delle forme pubbliche di gestione di g) promuove, in accordo con i Comitati di Distretto cui alla L.R. 12/2013. e le Aziende sanitarie, modalità e strumenti ope- rativi per garantire l’integrazione e il raccordo Alla CTSS possono essere conferite dagli Enti locali delle attività in ambito sovradistrettuale, anche ulteriori competenze rispetto a quelle previste dalla tramite specifiche indicazioni regolamentari; disciplina regionale, in conformità a quanto previsto h) promuove, nel rispetto dell’autonomia statutaria dalla normativa vigente. degli Enti territoriali, la partecipazione dei Consi- gli comunali alla definizione dei piani attuativi lo- Ufficio di supporto alla CTSS cali, nonché la partecipazione dei cittadini e degli La Conferenza si dota di un ufficio di supporto co- utenti alla valutazione dei servizi sanitari; stituito d’intesa tra Enti locali e Azienda USL, e ne i) verifica periodicamente l’attività delle Aziende nomina il coordinatore. Tale figura deve essere in sanitarie presenti nell’ambito territoriale di rife- possesso di competenze in materia sociale e socio- rimento, anche formulando proprie valutazioni e sanitaria. proposte e trasmettendole ai Direttori generali e Le funzioni dell’ufficio sono: alla Regione. A tal fine le Aziende sanitarie met- 1. segreteria organizzativa, per predisporre le con- tono a disposizione gli strumenti informativi ed dizioni materiali del funzionamento della Confe- operativi idonei ad espletare tali compiti e fun- renza e dell’Ufficio di Presidenza: convocazioni, zioni; allestimento delle sedi e dei materiali per le riu- j) richiede alla Regione di procedere alla verifica nioni, verbali delle stesse e gestione delle comu- dei Direttori generali, anche al fine della revoca nicazioni strumentali all’attività della Conferenza dell’incarico, qualora la gestione presenti una si- con i diversi enti interessati (Comitati di Distretto, tuazione di grave e persistente disavanzo, in caso Giunte delle Unioni, Aziende sanitarie, Cabina di di violazione di legge o del principio di buon an- regia regionale per le politiche sanitarie e sociali, damento e di imparzialità della amministrazione, uffici regionali, Anci, ecc.), conservazione dei ver- ovvero nel caso di manifesta inattuazione nella bali e degli atti quali pareri, nomine, intese; realizzazione del PAL, di cui all’articolo 17, com- 2. istruttoria tecnica per approfondimenti, consulen- ma 1, lettera f) della L.R. 19/1994 e successive ze e proposte in relazione alle decisioni della Con- 18
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