Questo che dovremmo vederlo - Smart Marketing

Pagina creata da Alessandro Turco
 
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Questo che dovremmo vederlo - Smart Marketing
Nomadland è un film che ci presenta
un’umanità precaria, liquida ed in perenne
movimento, ma che non ha smesso di
sperare e sognare, ed è soprattutto per
questo che dovremmo vederlo
È un film di atmosfere e spazi sconfinati Nomadland, l’ultimo premiatissimo lavoro della regista
cinese naturalizzata statunitense Chloé Zhao, che oltre a dirigerlo lo ha anche scritto, montato e co-
prodotto.

Nonostante lo sguardo della sua cinepresa si soffermi sui volti, i corpi e le comunità dei nomadi con
lievità, poesia e quel velato distacco tipicamente “zen” delle culture orientali, sono l’ambiente, gli
sconfinati panorami, le infinite strade e le sterminate vallate a farla da padrone, o quantomeno a
fare concorrenza alla protagonista ed a tutta quella candida umanità che si muove e sposta di
continuo, percorrendo la natura senza però riuscire davvero a penetrarla.

Infatti, benché il film racconti una storia triste, ai limiti del drammatico, noi spettatori siamo avvinti
dalla bellezza dei luoghi che la sessantenne Fern (un’intensa e allo stesso tempo imperturbabile
Frances McDormand) e tutti gli altri compagni di viaggio percorrono in lungo ed in largo come
novelli pellegrini alla scoperta di una nuova frontiera.

Tutto ciò che vediamo e sentiamo attraverso lo schermo è incantevole, soave, struggente quasi, a
cominciare dalla splendida fotografia, allo stesso tempo intima ed espansa, di Joshua James
Richards, fino alla ricercata musica di Ludovico Einaudi, con le sue melodie ondulatorie sempre
sospese fra minimalismo e lirismo.

                 Scopri il nuovo numero: “Holiday working”
     Se l’anno scorso abbiamo scoperto il remote, lo smart e il south working, oggi si fa strada un
   nuovo concetto di lavoro: l’holiday working. Con un pc al seguito ed una connessione a internet è
      possibile lavorare ovunque, mantenendo inalterati i livelli di produttività. La rivoluzione è
                            compiuta: non importa dove lo fai, ma cosa fai!

Tutto accade dopo e durante la Grande recessione, che ha costretto tanti, soprattutto anziani, a
decidere fra l’avere una casa e il riuscire a mangiare, il tutto in un Paese, gli Stati Uniti, che
all’indomani della grande crisi si risveglia dal suo torpore, ancora attonito e confuso, ma
consapevole di aver perso la sua ingenuità e che ha scoperto che il grande Sogno Americano
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assomiglia sempre più ad un incubo.

Fern è in perenne movimento, si sposta inseguendo il lavoro, ora un impiego temporaneo in un
grande centro spedizioni di Amazon, ora facendo l’operaia durante la raccolta delle barbabietole in
una immensa fattoria, ora sostenendo un colloquio in un’agenzia interinale, poi lavorando come
inserviente in un campeggio.

Ma attenzione, Fren non viaggia, si sposta, sembra la personificazione dell’umanità (e delle
esistenze) “liquida” postulata dal compianto sociologo polacco Zygmunt Bauman, Fren si muove
perché la velocità e il perenne movimento sono le uniche possibilità che ha per evitare che il sottile
strato di ghiaccio che ricopre l’abisso su cui vive si rompa e la inghiotta.

Eppure c’è grande dignità nella figura di questa donna, che non solo sopporta la pena che le è stata
inflitta, ma la abbraccia ed ama come sua nuova modalità esistenziale. Fren lavora con passione, si
affeziona e si prende cura delle cose che possiede e delle persone che incontra durante il suo
cammino, ma è anche risoluta nel non trattenersi, nel passare oltre, nel non ancorarsi in una
relazione affettiva stanziale che in qualche maniera possa diventare permanente.
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l film con la regista Chloé Zhao e l’attrice Frances McDormand.

Come un moderno Sisifo, continua imperterrita a far rotolare il suo sasso lungo il fianco della
montagna, ben conscia che una volta arrivata in cima il macigno rotolerà a valle e dovrà
ricominciare da capo, ma consapevole, anzi persuasa, che, come ci racconta Albert Camus a
proposito di questo mito, un alto ideale possa bastare a riempire il cuore di un uomo, o di una donna,
e che dobbiamo immaginare Sisifo felice.

  “Così, persuaso dell’origine esclusivamente umana di tutto ciò che è umano, cieco che desidera
  vedere e che sa che la notte non ha fine, egli è sempre in cammino. Il macigno rotola ancora.
  Lascio Sisifo ai piedi della montagna! Si ritrova sempre il proprio fardello. Ma Sisifo insegna la
  fedeltà superiore, che nega gli dei e solleva i macigni. Anch’egli giudica che tutto sia bene. Questo
  universo, ormai senza padrone, non gli appare sterile né futile. Ogni granello di quella pietra, ogni
  bagliore minerale di quella montagna, ammantata di notte, formano, da soli, un mondo. Anche la
  lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice”.

                                   (Albert Camus, Il mito di Sisifo in Opere. Milano, Bompiani, 2003)

Il nomadismo diventa allora una nuova forma di esistenza, una diversa modalità dell’essere, una
filosofia di vita vera e propria che sembra aggregare le persone che l’abbracciano in comunità assai
più coese, solidali e autentiche di quelle che invece troviamo nelle città consumate dall’invidia,
corrose dall’ipocrisia e alla perenne ricerca della riprova sociale che sembra sempre più
irraggiungibile.

Chloé Zhao, a 39 anni, confeziona un film notevole, con uno sguardo maturo e già molto personale
che indaga il volto oscuro dell’America di oggi, l’altra faccia del dollaro, la polvere nascosta sotto il
tappeto. Quando vediamo il suo film, speriamo in un lieto fine che in cuor nostro sappiamo non potrà
esserci, la sua Fren non ci risparmia nessuna emozione, nessuna tenerezza, nè lo strazio o lo
smarrimento esistenziale che arrivano al pubblico non in virtù di una supposta empatia, ma per
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osmosi. Quando usciamo dalla sala, infatti, ci rendiamo conto che la storia, le immagini, gli spazi
sconfinati e le persone che abbiamo incontrato sullo schermo continuano a vivere, a respirare e
lavorare dentro di noi.

l film ha ottenuto 6 candidature e vinto 3 Premi Oscar, ha vinto il Leone d’Oro al Festival di
Venezia, ha ottenuto 4 candidature e vinto 2 Golden Globes, 7 candidature e vinto 4 BAFTA, oltre
ad un’infinità di altri premi.

  Il film, come è noto, è tratto dal libro “Nomadland. Un racconto
  d’inchiesta”, della giornalista Jessica Bruder (a sua volta tratto
  dall’inchiesta “Dopo la pensione”, vincitrice del Premio Aronson
  2015 per il giornalismo sulla giustizia sociale), edito in Italia dalla
  casa editrice fiorentina Edizioni Clichy, ed ha visto, dopo il trionfo
  del film alla Notte degli Oscar, schizzare gli ordinativi. Un libro con
  una storia che riguarda tutti noi e che merita non solo una lettura
  ma anche studio e dibattitto.

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Oscar 2021: pochi abbracci e poche
emozioni, ma tanti segnali di cambiamento
Un’edizione sottotono quella di quest’anno dei Premi Oscar, una cerimonia in sintonia con il
periodo che stiamo vivendo. Emozione contenuta, poche risate, pochissimi abbracci e non poteva
essere diversamente visto il momento storico. Molti pronostici sono stati disattesi e non c’è stato un
vero e proprio fuoriclasse che ha sbaragliato la concorrenza, però sicuramente “Nomadland” è
stato il film che ha lasciato più il segno rispetto ad altri, vincendo come Miglior film, Migliore
attrice protagonista, premiando l’intensa Frances McDormand, e Miglior regia per la regista
cinese Chloe Zhao, un tris di donne che non si vede spesso e che rappresenta un bel segnale di
cambiamento.

L’Italia torna a casa a mani vuote perché le candidature per Miglior trucco e Migliori costumi
per il film “Pinocchio” di Matteo Garrone (qui la mia intervista al costumista candidato Massimo
Cantini Parrini) sono state, invece, vinte dal film “Ma Rainey’s Black Bottom” di George C.
Wolfe.

La cantante Laura Pausini, candidata per la miglior canzone con “Io sì” del film “La vita davanti
a sé” è stata battuta dalla bellissima “Fight For You” del film “Judas and the Black Messiah”.
Del film girato in Puglia “La vita davanti a sé” e del cortometraggio d’animazione che ha vinto
l’Oscar “Se succede qualcosa, vi voglio bene” ne abbiamo parlato alla loro uscita.

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e Zhao, premiata con l’Oscar come Miglior regista per “Nomadland”, film che si aggiudica
anche l’Oscar più importante, quello del Miglior Film.

Resta il fatto che, anche senza un vero e proprio capolavoro, i vari film candidati per tutti i premi
sono interessanti e vale la pena vederli.

Qui di seguito i vincitori:
Miglior film
The Father
Judas and the Black Messiah
Mank
Minari
Nomadland
Una donna promettente
Sound of Metal
Il processo ai Chicago 7

Miglior regia
Thomas Vinterberg, Un altro giro
David Fincher, Mank
Lee Isac Chung, Minari
Chloe Zhao, Nomadland
Emerald Fennel, Una donna promettente

Miglior attrice protagonista
Viola Davis, Ma Rainey’s Black Bottom
Andra Day, The United States vs. Billie Holiday
Vanessa Kirby, Pieces of a Woman
Frances McDormand, Nomadland
Carey Mulligan, Una donna promettente

Miglior attore protagonista
Riz Ahmed, Sound of Metal
Chadwick Boseman, Ma Rainey’s Black Bottom
Anthony Hopkins, The Father
Gary Oldman, Mank
Steven Yeun, Minari
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es McDormand, in una scena del film “Nomadland”, premiata come Migliore attrice
protagonista.

Migliore attrice non protagonista
Maria Bakalova, Borat – Seguito di film cinema
Glenn Close, Elegia americana
Olivia Colman, The Father
Amanda Seyfried, Mank
Yuh-Jung Youn, Minari

Miglior attore non protagonista
Sacha Baron Cohen, Il processo ai Chicago 7
Daniel Kaluuya, Judas and the Black Messiah
Leslie Odom, Jr., Quella notte a Miami…
Paul Raci, Sound of Metal
Lakeith Stanfield, Judas and the Black Messiah

Miglior film in lingua non inglese
Un altro giro, Danimarca
Better Days, Hong Kong
Collective, Romania
The Man Who Sold His Skin, Tunisia
Quo Vadis, Aida?, Bosnia Erzegovina

Miglior fotografia
Judas and the Black Messiah
Mank
Notizie dal mondo
Nomadland
Il processo ai Chicago 7

Miglior sceneggiatura originale
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Judas and the Black Messiah
Minari
Una donna promettente
Sound of Metal
Il processo ai Chicago 7

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in una scena del film The Father, per il quale ha vinto l’Oscar come Miglior Attore
protagonista.

Miglior sceneggiatura non originale
Borat – Seguito di film cinema
The Father
Nomadland
Quella notte a Miami…
La tigre bianca

Miglior film d’animazione
Onward
Over the Moon – Il fantastico mondo di Lunaria
Shaun, vita da pecora: Farmageddon
Soul
Wolfwalkers – Il popolo dei lupi

Miglior documentario
Collective
Crip Camp – Disabilità rivoluzionarie
The Mole Agent
Il mio amico in fondo al mare
Time

Miglior cortometraggio documentario
Colette
A Concerto Is A Conversation
Do Not Split
Hunger Ward
A Love Song for Latasha

Miglior cortometraggio d’animazione
Burrow
Genius Loci
Se succede qualcosa, vi voglio bene
Opera
Yes-People

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ar 2021 come Miglior Attrice non protagonista, grazie al ruolo dell’anziana nonna Soonja
nel film Minari.

Miglior cortometraggio
Feeling Through
The Letter Room
The Present
Two Distant Strangers
White Eye

Migliore colonna sonora
Da 5 Bloods – Come fratelli
Mank
Minari
Notizie dal mondo
Soul
Migliore canzone originale
“Fight for You” – Judas and the Black Messiah
“Hear My Voice – Il processo ai Chicago 7
“Husavik” – Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga
“Io sì (Seen)” – La vita davanti a sé
“Speak Now” – Quella notte a Miami…

Migliori effetti visivi
Love and Monsters
The Midnight Sky
Mulan
L’unico e insuperabile Ivan
Tenet

Migliori trucco e acconciature
Emma
Elegia americana
Ma Rainey’s Black Bottom
Mank
Pinocchio

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car Miglior Attore non protagonista per il film Judas and the Black Messiah.

Migliore scenografia
The Father
Ma Rainey’s Black Bottom
Mank
Notizie dal mondo
Tenet
Migliori costumi
Emma
Ma Rainey’s Black Bottom
Mank
Mulan
Pinocchio

Miglior montaggio
The Father
Nomadland
Una donna promettente
Sound of Metal
Il processo ai Chicago 7

Miglior sonoro
Greyhound – Il nemico invisibile
Mank
Notizie dal mondo
Soul
Sound of Metal

Non ci resta che recuperare questi film e attendere i nostri Oscar italiani, i David di Donatello, in
programma per l’11 maggio 2021.

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