Questo che dovremmo vederlo - Smart Marketing
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Nomadland è un film che ci presenta un’umanità precaria, liquida ed in perenne movimento, ma che non ha smesso di sperare e sognare, ed è soprattutto per questo che dovremmo vederlo È un film di atmosfere e spazi sconfinati Nomadland, l’ultimo premiatissimo lavoro della regista cinese naturalizzata statunitense Chloé Zhao, che oltre a dirigerlo lo ha anche scritto, montato e co- prodotto. Nonostante lo sguardo della sua cinepresa si soffermi sui volti, i corpi e le comunità dei nomadi con lievità, poesia e quel velato distacco tipicamente “zen” delle culture orientali, sono l’ambiente, gli sconfinati panorami, le infinite strade e le sterminate vallate a farla da padrone, o quantomeno a fare concorrenza alla protagonista ed a tutta quella candida umanità che si muove e sposta di continuo, percorrendo la natura senza però riuscire davvero a penetrarla. Infatti, benché il film racconti una storia triste, ai limiti del drammatico, noi spettatori siamo avvinti dalla bellezza dei luoghi che la sessantenne Fern (un’intensa e allo stesso tempo imperturbabile Frances McDormand) e tutti gli altri compagni di viaggio percorrono in lungo ed in largo come novelli pellegrini alla scoperta di una nuova frontiera. Tutto ciò che vediamo e sentiamo attraverso lo schermo è incantevole, soave, struggente quasi, a cominciare dalla splendida fotografia, allo stesso tempo intima ed espansa, di Joshua James Richards, fino alla ricercata musica di Ludovico Einaudi, con le sue melodie ondulatorie sempre sospese fra minimalismo e lirismo. Scopri il nuovo numero: “Holiday working” Se l’anno scorso abbiamo scoperto il remote, lo smart e il south working, oggi si fa strada un nuovo concetto di lavoro: l’holiday working. Con un pc al seguito ed una connessione a internet è possibile lavorare ovunque, mantenendo inalterati i livelli di produttività. La rivoluzione è compiuta: non importa dove lo fai, ma cosa fai! Tutto accade dopo e durante la Grande recessione, che ha costretto tanti, soprattutto anziani, a decidere fra l’avere una casa e il riuscire a mangiare, il tutto in un Paese, gli Stati Uniti, che all’indomani della grande crisi si risveglia dal suo torpore, ancora attonito e confuso, ma consapevole di aver perso la sua ingenuità e che ha scoperto che il grande Sogno Americano
assomiglia sempre più ad un incubo. Fern è in perenne movimento, si sposta inseguendo il lavoro, ora un impiego temporaneo in un grande centro spedizioni di Amazon, ora facendo l’operaia durante la raccolta delle barbabietole in una immensa fattoria, ora sostenendo un colloquio in un’agenzia interinale, poi lavorando come inserviente in un campeggio. Ma attenzione, Fren non viaggia, si sposta, sembra la personificazione dell’umanità (e delle esistenze) “liquida” postulata dal compianto sociologo polacco Zygmunt Bauman, Fren si muove perché la velocità e il perenne movimento sono le uniche possibilità che ha per evitare che il sottile strato di ghiaccio che ricopre l’abisso su cui vive si rompa e la inghiotta. Eppure c’è grande dignità nella figura di questa donna, che non solo sopporta la pena che le è stata inflitta, ma la abbraccia ed ama come sua nuova modalità esistenziale. Fren lavora con passione, si affeziona e si prende cura delle cose che possiede e delle persone che incontra durante il suo cammino, ma è anche risoluta nel non trattenersi, nel passare oltre, nel non ancorarsi in una relazione affettiva stanziale che in qualche maniera possa diventare permanente.
U n a f o t o d i s c e n a d e l film con la regista Chloé Zhao e l’attrice Frances McDormand. Come un moderno Sisifo, continua imperterrita a far rotolare il suo sasso lungo il fianco della montagna, ben conscia che una volta arrivata in cima il macigno rotolerà a valle e dovrà ricominciare da capo, ma consapevole, anzi persuasa, che, come ci racconta Albert Camus a proposito di questo mito, un alto ideale possa bastare a riempire il cuore di un uomo, o di una donna, e che dobbiamo immaginare Sisifo felice. “Così, persuaso dell’origine esclusivamente umana di tutto ciò che è umano, cieco che desidera vedere e che sa che la notte non ha fine, egli è sempre in cammino. Il macigno rotola ancora. Lascio Sisifo ai piedi della montagna! Si ritrova sempre il proprio fardello. Ma Sisifo insegna la fedeltà superiore, che nega gli dei e solleva i macigni. Anch’egli giudica che tutto sia bene. Questo universo, ormai senza padrone, non gli appare sterile né futile. Ogni granello di quella pietra, ogni bagliore minerale di quella montagna, ammantata di notte, formano, da soli, un mondo. Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice”. (Albert Camus, Il mito di Sisifo in Opere. Milano, Bompiani, 2003) Il nomadismo diventa allora una nuova forma di esistenza, una diversa modalità dell’essere, una filosofia di vita vera e propria che sembra aggregare le persone che l’abbracciano in comunità assai più coese, solidali e autentiche di quelle che invece troviamo nelle città consumate dall’invidia, corrose dall’ipocrisia e alla perenne ricerca della riprova sociale che sembra sempre più irraggiungibile. Chloé Zhao, a 39 anni, confeziona un film notevole, con uno sguardo maturo e già molto personale che indaga il volto oscuro dell’America di oggi, l’altra faccia del dollaro, la polvere nascosta sotto il tappeto. Quando vediamo il suo film, speriamo in un lieto fine che in cuor nostro sappiamo non potrà esserci, la sua Fren non ci risparmia nessuna emozione, nessuna tenerezza, nè lo strazio o lo smarrimento esistenziale che arrivano al pubblico non in virtù di una supposta empatia, ma per
osmosi. Quando usciamo dalla sala, infatti, ci rendiamo conto che la storia, le immagini, gli spazi sconfinati e le persone che abbiamo incontrato sullo schermo continuano a vivere, a respirare e lavorare dentro di noi. l film ha ottenuto 6 candidature e vinto 3 Premi Oscar, ha vinto il Leone d’Oro al Festival di Venezia, ha ottenuto 4 candidature e vinto 2 Golden Globes, 7 candidature e vinto 4 BAFTA, oltre ad un’infinità di altri premi. Il film, come è noto, è tratto dal libro “Nomadland. Un racconto d’inchiesta”, della giornalista Jessica Bruder (a sua volta tratto dall’inchiesta “Dopo la pensione”, vincitrice del Premio Aronson 2015 per il giornalismo sulla giustizia sociale), edito in Italia dalla casa editrice fiorentina Edizioni Clichy, ed ha visto, dopo il trionfo del film alla Notte degli Oscar, schizzare gli ordinativi. Un libro con una storia che riguarda tutti noi e che merita non solo una lettura ma anche studio e dibattitto. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter
Oscar 2021: pochi abbracci e poche emozioni, ma tanti segnali di cambiamento Un’edizione sottotono quella di quest’anno dei Premi Oscar, una cerimonia in sintonia con il periodo che stiamo vivendo. Emozione contenuta, poche risate, pochissimi abbracci e non poteva essere diversamente visto il momento storico. Molti pronostici sono stati disattesi e non c’è stato un vero e proprio fuoriclasse che ha sbaragliato la concorrenza, però sicuramente “Nomadland” è stato il film che ha lasciato più il segno rispetto ad altri, vincendo come Miglior film, Migliore attrice protagonista, premiando l’intensa Frances McDormand, e Miglior regia per la regista cinese Chloe Zhao, un tris di donne che non si vede spesso e che rappresenta un bel segnale di cambiamento. L’Italia torna a casa a mani vuote perché le candidature per Miglior trucco e Migliori costumi per il film “Pinocchio” di Matteo Garrone (qui la mia intervista al costumista candidato Massimo Cantini Parrini) sono state, invece, vinte dal film “Ma Rainey’s Black Bottom” di George C. Wolfe. La cantante Laura Pausini, candidata per la miglior canzone con “Io sì” del film “La vita davanti a sé” è stata battuta dalla bellissima “Fight For You” del film “Judas and the Black Messiah”. Del film girato in Puglia “La vita davanti a sé” e del cortometraggio d’animazione che ha vinto l’Oscar “Se succede qualcosa, vi voglio bene” ne abbiamo parlato alla loro uscita. L a r e g i s t a c i n e s e C h l
o e Zhao, premiata con l’Oscar come Miglior regista per “Nomadland”, film che si aggiudica anche l’Oscar più importante, quello del Miglior Film. Resta il fatto che, anche senza un vero e proprio capolavoro, i vari film candidati per tutti i premi sono interessanti e vale la pena vederli. Qui di seguito i vincitori: Miglior film The Father Judas and the Black Messiah Mank Minari Nomadland Una donna promettente Sound of Metal Il processo ai Chicago 7 Miglior regia Thomas Vinterberg, Un altro giro David Fincher, Mank Lee Isac Chung, Minari Chloe Zhao, Nomadland Emerald Fennel, Una donna promettente Miglior attrice protagonista Viola Davis, Ma Rainey’s Black Bottom Andra Day, The United States vs. Billie Holiday Vanessa Kirby, Pieces of a Woman Frances McDormand, Nomadland Carey Mulligan, Una donna promettente Miglior attore protagonista Riz Ahmed, Sound of Metal Chadwick Boseman, Ma Rainey’s Black Bottom Anthony Hopkins, The Father Gary Oldman, Mank Steven Yeun, Minari
L ’ i n t e n s a F r a n c es McDormand, in una scena del film “Nomadland”, premiata come Migliore attrice protagonista. Migliore attrice non protagonista Maria Bakalova, Borat – Seguito di film cinema Glenn Close, Elegia americana Olivia Colman, The Father Amanda Seyfried, Mank Yuh-Jung Youn, Minari Miglior attore non protagonista Sacha Baron Cohen, Il processo ai Chicago 7 Daniel Kaluuya, Judas and the Black Messiah Leslie Odom, Jr., Quella notte a Miami… Paul Raci, Sound of Metal Lakeith Stanfield, Judas and the Black Messiah Miglior film in lingua non inglese Un altro giro, Danimarca Better Days, Hong Kong Collective, Romania The Man Who Sold His Skin, Tunisia Quo Vadis, Aida?, Bosnia Erzegovina Miglior fotografia Judas and the Black Messiah Mank Notizie dal mondo Nomadland Il processo ai Chicago 7 Miglior sceneggiatura originale
Judas and the Black Messiah Minari Una donna promettente Sound of Metal Il processo ai Chicago 7 A n t h o n y H o p k i n s , in una scena del film The Father, per il quale ha vinto l’Oscar come Miglior Attore protagonista. Miglior sceneggiatura non originale Borat – Seguito di film cinema The Father Nomadland Quella notte a Miami… La tigre bianca Miglior film d’animazione Onward Over the Moon – Il fantastico mondo di Lunaria Shaun, vita da pecora: Farmageddon Soul Wolfwalkers – Il popolo dei lupi Miglior documentario Collective Crip Camp – Disabilità rivoluzionarie The Mole Agent Il mio amico in fondo al mare Time Miglior cortometraggio documentario
Colette A Concerto Is A Conversation Do Not Split Hunger Ward A Love Song for Latasha Miglior cortometraggio d’animazione Burrow Genius Loci Se succede qualcosa, vi voglio bene Opera Yes-People Y o o n Y e o - j e o n g O s c ar 2021 come Miglior Attrice non protagonista, grazie al ruolo dell’anziana nonna Soonja nel film Minari. Miglior cortometraggio Feeling Through The Letter Room The Present Two Distant Strangers White Eye Migliore colonna sonora Da 5 Bloods – Come fratelli Mank Minari Notizie dal mondo Soul
Migliore canzone originale “Fight for You” – Judas and the Black Messiah “Hear My Voice – Il processo ai Chicago 7 “Husavik” – Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga “Io sì (Seen)” – La vita davanti a sé “Speak Now” – Quella notte a Miami… Migliori effetti visivi Love and Monsters The Midnight Sky Mulan L’unico e insuperabile Ivan Tenet Migliori trucco e acconciature Emma Elegia americana Ma Rainey’s Black Bottom Mank Pinocchio D a n i e l K a l u u y a , O s car Miglior Attore non protagonista per il film Judas and the Black Messiah. Migliore scenografia The Father Ma Rainey’s Black Bottom Mank Notizie dal mondo Tenet
Migliori costumi Emma Ma Rainey’s Black Bottom Mank Mulan Pinocchio Miglior montaggio The Father Nomadland Una donna promettente Sound of Metal Il processo ai Chicago 7 Miglior sonoro Greyhound – Il nemico invisibile Mank Notizie dal mondo Soul Sound of Metal Non ci resta che recuperare questi film e attendere i nostri Oscar italiani, i David di Donatello, in programma per l’11 maggio 2021. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter
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