Rosa Luxemburg e l'emancipazione - Firenze

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Rosa Luxemburg e l‘emancipazione

Tra pochi giorni si festeggerà il 150 o anniversario della nascita
di Rosa Luxemburg (5 marzo) e la “festa della donna” dell’8
marzo.

Ambedue le date ci suggeriscono una riflessione sul pensiero
femminista di questa socialista rivoluzionaria.

A mio avviso poco è stato scritto di lei in relazione
all’emancipazione delle donne. Molto invece è stato scritto sul
suo lavoro politico nel movimento socialista. Rosa Luxemburg è
stata donna, teorica e rivoluzionaria, ma molti non conoscono il
suo pensiero sulla “questione donna” e sull’emancipazione.

Anni fa donne e storiche socialiste[1] scrissero che la dimensione
femminista di Rosa, trascurata da parte di marxisti-e e non
marxisti, richiede una correzione. (In Germania, negli anni
post-68 tra femministe (pure e dure) alcune sostenevano che
Luxemburg non era una “vera” femminista).

Davvero non era femminista?

Il movimento di liberazione delle donne aveva secondo Rosa
Luxemburg una dimensione rivoluzionaria. Ha inteso l’emancipazione
in un senso più ampio: il primo nemico è stato il capitalismo, lo
sfruttamento, non il patriarcato.

Circondata da un mondo di clericalismo, patriarcato, militarismo e
nazionalismo, Rosa Luxemburg aveva preso numerose decisioni
straordinarie per il suo tempo: a 17 anni va in Svizzera; a 22
anni fonda un suo partito; all’età di 27 anni completa il
dottorato e si trasferisce a Berlino scegliendola come sua
residenza permanente; a 28 anni diventa per la prima volta
caporedattore di un giornale; a 33 anni viene incarcerata e non
per l’ultima volta; nello stesso anno (1908) critica pubblicamente
Lenin e i bolscevichi. Quando ha 47 anni è cofondatrice del
partito comunista tedesco (KPD) e viene ammazzata da una
soldatesca feroce – con l’approvazione del ministro della Difesa
socialdemocratico Noske – e gettata in un canale a Berlino.

Già da studentessa a Zurigo era cofondatrice della “Associazione
Internazionale delle Studentesse” chiedendo il diritto di
suffragio attivo e passivo.
Per Rosa Luxemburg l’emancipazione era l’obiettivo della specie
umana e non solo di uno dei suoi sessi. Basandosi su Marx, chiese
“di ribaltare tutte le condizioni in cui l’essere umano è un
essere umiliato, schiavo, abbandonato, spregevole”. Allo stesso
tempo, odiava guardare ai problemi in modo unilaterale. Secondo
lei, l‘istruzione era un prerequisito per l’emancipazione, anche
se non era per lei unidimensionale. Per Rosa Luxemburg
l’apprendimento aveva un duplice carattere: da un lato
appropriazione della cultura umana nel senso più ampio del
termine, dall’altro l’auto-attività nell’azione comunitaria. Sia
le esperienze positive e, ancor di più, quelle negative erano
dunque essenziali.[2]

Per Rosa Luxemburg l’emancipazione non si riduceva a quella delle
donne:

    Il socialismo scientifico insegna a noi donne che possiamo
    raggiungere la nostra piena liberazione solo con
    l’abolizione della proprietà privata dei mezzi di
    produzione. È nostro dovere lavorare costantemente a
    questo nobile ideale che è l’obiettivo storico del
    movimento operaio. Il socialismo scientifico spiega ai
    proletari che non possono raggiungere questo obiettivo
    senza il sostegno cosciente e attivo della più ampia massa
    delle donne. Il rapido e forte aumento del lavoro
    salariale delle donne costringe tutti quelli che lavorano
    a rispettare e conquistare la compagna lavoratrice alla
    lotta per condizioni di vita dignitose.[3]

Con la grande pioniera dell’emancipazione femminile in Germania,
Clara Zetkin[4], Rosa Luxemburg non si è battuta solo per il
suffragio femminile.

    Le donne proletarie devono acquisire un solido punto
    d’appoggio nella vita politica attraverso la loro attività
    in tutti i settori; questo è l’unico modo per creare un
    fondamento per i loro diritti […] Proletaria, più povera
    tra i poveri, senza diritti, corri alla lotta per la
    liberazione delle donne e degli esseri umani dagli orrori
    del dominio del capitale […]

Nel 1906 scrive:
“Nella società odierna, che si basa sulla proprietà
    capitalistica privata e sul dominio dei capitalisti, le
    donne sono private di tutti i diritti politici e sono
    viste come un essere di seconda classe, subordinato agli
    uomini. Liberare le donne da questa umiliazione,
    restituire loro gli stessi diritti e la loro dignità
    umana, può essere fatto solo dalla società socialista, che
    eliminerà il predominio della proprietà privata e con esso
    ogni disuguaglianza nella società umana.”[5]

Queste posizioni di base hanno portato alle “richieste della
socialdemocrazia” così da lei esplicitate:

    “Il progresso inarrestabile della lotta di classe
    proletaria ha trascinato le lavoratrici[…] nel vortice
    della vita politica […] è solo il logico risultato del
    movimento che oggi milioni di proletarie gridano ostinate
    e sicure di sé: Dateci il diritto di voto! “[6]

È stato una scelta di Luxemburg di ignorare il patriarcato perché,
a suo avviso, sarebbe scomparso con l’abolizione del capitalismo.
Ma aveva anche difficoltà nel partito: si era giustamente
rifiutata di essere “incasellata” dal consiglio dei
socialdemocratici tedeschi (uomini) nella rubrica “Questione
femminile”.

Al congresso del partito di Jena il 23 settembre 1911 denunciò lo
sciovinismo maschile che dominava la discussione. Proclamò in
sala: “Ecco perché non prendo male le vostre accuse, Vi perdono e
Vi do un consiglio paterno: “migliorate voi stessi”. Allora il
venerabile presidente August Bebel, replicò con grande
divertimento: “Il consiglio materno!”

Bebel disse a proposito di Rosa, in una lettera al compagno di
partito Adler del 16 agosto 1910: “È una donna molto intelligente
[…] Nonostante tutto la sua velenosità, il partito non può far a
meno di lei”. L’uomo che aveva scritto “Le donne e il
socialismo”[7] e che si era circondato del mito del vero
femminista ha anche detto sulle donne: “L’amore e l’odio delle
donne vanno di pari passo, non c’è in loro ragione equilibrata”.

La Giornata internazionale della donna, proposta da Clara Zetkin
alla Seconda Internazionale, fu celebrata per la prima volta nel
marzo 1911.
Con un discorso di Rosa Luxemburg nel 1912 sul suffragio femminile
divenne chiaro che non si trattava solo di una lotta per il
diritto di voto ma di “completa emancipazione delle donne”. “Anche
attraverso la lotta per il suffragio femminile, vogliamo
accelerare l’ora in cui la società odierna cadrà in frantumi sotto
il martello del proletariato rivoluzionario”. Qui diventa molto
chiaro che la rivoluzione e la liberazione delle donne erano
considerate in stretta connessione.

Il 18 febbraio 1915, proprio mentre Rosa Luxemburg stava per
partire con Clara Zetkin per un incontro volto a organizzare la
prima conferenza internazionale delle donne contro la guerra, fu
arrestata.

L’apprendimento permanente

Per Rosa Luxemburg l’emancipazione non era un atto di liberazione
una tantum, ma significava un confronto costante con se stesse,
così come con tutti gli aspetti della società e della natura. Ciò
richiedeva istruzione e apprendimento permanente. L’emancipazione
e il cambiamento individuali e sociali possono essere realizzati
solo attraverso processi di apprendimento e formazione costanti.

Dai ricordi di una sua studentessa:

    “Ponendo domande, cercando e ricercando di continuo, ha
    tirato fuori dalla classe il suo potenziale. Verificava la
    risposta con domande e ci ha fatto capire quando le
    risposte erano imprecise; con le domande ha sondato gli
    argomenti e ci ha fatto capire se erano storti o precisi,
    con domande ci l’ha costretti a riconoscere il nostro
    errore, per trovare poi una soluzione giusta“[8].

Per Rosa Luxemburg, tuttavia, l’apprendimento non si limitava
all’istruzione. Ciò che serviva ancora di più all’emancipazione
era la conoscenza dei propri punti di forza e, non meno, delle
proprie debolezze. Senza un’azione mirata le esperienze non
potevano essere acquisite, anche se talvolta erano molto dolorose.
Più collettivamente venivano realizzate ed elaborate, più
produttive erano le esperienze. Con questa visione Rosa Luxemburg
aveva contro di sé tutti i comitati esecutivi del partito che
credevano sempre di sapere cosa sarebbe stato meglio per i loro
sostenitori:
“L’audace acrobata trascura il fatto che l’unico soggetto
    che ora ha questo ruolo di leader è l’io di massa della
    classe operaia, che insiste nel commettere i propri errori
    e nell’apprendere la dialettica storica. E infine
    diciamocelo apertamente: i passi falsi commessi da un
    movimento operaio veramente rivoluzionario sono
    storicamente e incommensurabilmente più fruttuosi e
    preziosi dell’infallibilità del migliore ‘Comitato
    Centrale’. “[9]

Luxemburg continuava a tornare su queste connessioni: una classe
può acquisire coscienza solo nella lotta, perché solo in essa gli
individui diventeranno una classe e quindi un fattore politico.
Rifiutò lo schematismo, l’idea di poter condurre le lotte secondo
una teoria contenuta in un libro. Disse: “Nel mezzo della storia,
nel mezzo dello sviluppo, nel mezzo della lotta impariamo come
combattere.”[10]

Quando l’SPD, il partito socialdemocratico tedesco, conquistò
enormi voti alle elezioni del Reichstag nel 1912 e la sua
leadership suggerì più che mai che il parlamentarismo fosse
l’unica via percorribile per il socialismo, fu Rosa Luxemburg a
smorzare la gioia per la vittoria. Avvertì i quattro milioni di
elettori dei socialdemocratici di non lasciare il campo di
battaglia al partito: “Ora avete dimostrato il vostro potere,
dovete imparare a usarlo.”[11] Dal suo punto di vista imparando
solo dagli errori e dalle discussioni continue si raggiungeva un
obiettivo e non dalla difesa della propria posizione.

Rosa Luxemburg ha pubblicato numerosi scritti politici scientifici
e teorici. Ma possiamo dire: l’obiettivo principale del suo lavoro
era la parola scritta e parlata diretta ai lavoratori. Voleva
raggiungerli direttamente e motivarli ad agire da soli. Insistette
sulla solidarietà delle classi aldilà dei confini di nazionalità,
razza e genere e quindi rifiutò la lotta isolata contro il
patriarcato. Per lei tutto era una comune lotta socialista.

Infine, desideriamo sottolineare la sua grande umanità e
compassione.[12] Queste sono espresse particolarmente nelle sue
lettere dal carcere. Dalla fortezza- carcere di Wronke scrisse il
7 gennaio 1917 al suo amico Hans Diefenbach: “Lei sa che soffro
per ogni essere vivente. Una vespa che è caduta nel mio
d’inchiostro la bagno tre volte e la metto sul terrazzino al sole
per ridarle un po’ di vita. ”
Per Rosa Luxemburg l’emancipazione era quella dell’individuo e, in
ultima analisi, delle masse:

    “La rivoluzione socialista è la sola che può conquistare
    la vittoria nell’interesse della grande maggioranza e solo
    tramite la grande maggioranza dei lavoratori […] L’essenza
    della società socialista è che la grande massa lavoratrice
    cessa di essere una massa governata, ma una società che
    guida la vita politica ed economica consapevolmente in
    libera autodeterminazione”.[13]

Rosa Luxemburg è stata per tutta la sua vita rivoluzionaria.

E il 14 gennaio 1918, un giorno prima del suo assassinio, esce su
“Rote Fahne” (Bandiera rossa, organo della Lega Spartaco) il suo:

“La rivoluzione dice: io ero, sono, sarò”.

                                                 Leonhard Schaefer

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[1] Dunayevskaya, Raya: Rosa Luxemburg. Frauenbefreiung und Marx’
Philosophie der Revolution (La liberazione delle donne e la
filosofia di Marx sulla rivoluzione), Amburgo 1998

[2] L’autore ha preferito consultare le opere originali di Rosa
Luxemburg in lingua tedesca: Le “Gesammelte Werke” (opera omnia)
della casa editrice Dietz. Ha attinto anche alle pubblicazioni
della Fondazione Rosa Luxemburg, Berlino
https://rosaluxemburg.org/ e dei due massimi esperti del pensiero
di Luxemburg: Jörn Schütrumpf della casa editrice Dietz e Michael
Brie della Fondazione Rosa Luxemburg

[3] Rosa Luxemburg: Mehr Sozialismus (Più socialismo) in: vol.7/2,
(Opera omnia), Berlino 2017, p. 935.

[4] Clara Zetkin, fondatrice della Seconda Internazionale.
Fautrice della Giornata internazionale della donna. Fondamentale
la sua pubblicazione: Die Arbeiterinnen-und die Frauenfrage der
Gegenwart (La questione di donna e lavoratrice oggi) 1889

[5] Fritz Keller-Stefan Kraft: Rosa Luxemburg. Denken und Leben
einer internationalen Revolutionärin (Pensiero e vita di un
rivoluzionario internazionale), Promedia 2005, p. 39/40
[6] Fritz Keller-Stefan Kraft, op. cit.

[7] L’autore possiede – con un certo orgoglio – un originale di
questa opera del 1900

[8] Rosi Wolfstein, 1920 in: Jörn Schütrumpf: Rosa Luxemburg oder
der Preis der Freiheit (Rosa Luxemburg e il prezzo della libertà),
Berlino 2018, p. 102

[9] Rosa Luxemburg: Organisationsfragen der russischen
Sozialdemokratie (Questioni organizzative della socialdemocrazia
russa), in: opera omnia, vol. 1/2, Berlino 1970, p. 444.

[10] Rosa Luxemburg: Der politische Massenstreik und die
Gewerkschaften(Lo sciopero politico di massa e i sindacati) in:
opera omnia, vol.2, Berlino 1972, p. 465.

[11] Rosa Luxemburg: Unser Wahlsieg und seine Lehren (La nostra
vittoria elettorale e le sue lezioni). Discorso del 1 ° marzo 1912
a Brema, in: opera omnia, vol.3, Berlino 1973, p. 132 f

[12] Paul Frölich: Rosa Luxemburg. Gedanke und Tat (Pensiero e
azione), Oetinger Hamburg 1949

[13] Rosa Luxemburg: Programm des Spartakusbundes (Programma della
Lega Spartaco) 1918
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