PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE - COVID-HOSPITAL: OSPEDALE MAGALINI DI VILLAFRANCA numero 1 - OPI VERONA
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PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE COVID-HOSPITAL: OSPEDALE MAGALINI DI VILLAFRANCA numero 1 gennaio - marzo 2021
SOMMARIO QUADRO PAOLA GELMINI 1 rappresenta lo stato d’animo ad oggi dopo l’avvento del Covid… COVID-HOSPITAL: OSPEDALE MAGALINI DI VILLAFRANCA testimonianze dal cordinatore, dagli infermieri… 2 DAL PRONTO SOCCORSO... testimonianze dal cordinatore, dagli infermieri… 4 DALLA SALA OPERATORIA... testimonianza dal cordinatore Dario... 11 DALLA MEDICINA/GERIATRIA E DALLA TERAPIA INTENSIVA… testimonianza delle coordinatrici Paola e Sandra… 14 PER NON DIMENTICARE.. testimonianze pubblicate nel numero della rivista opi su “covid - 19 memoria di un tempo sospeso” febbraio - maggio 2020 16 Pubblicazione trimestrale. Questo numero è stato chiuso settembre 2021. Direttore Responsabile: Marina Vanzetta Comitato di redazione: Vallicella Franco, Dal Corso Dario, Verzè Alessia, Tabarini Gabriella, Ballarin Silvana, Bernardelli Stefano, Bonetti Lorella, Cengia Maria Grazia, Maculan Massimiliano, Meorali Francesco, Molinari Luca, Ortolani Riccardo, Pasquetto Francesca, Zanini Giovanni, Zanolli Barbara. Redazione: Vanzetta Marina, Cengia Maria Grazia, Bernardelli Stefano, Zanolli Barbara, Molinari Luca, Marcot- to Enrico. Editore: OPI - Ordine delle Professioni Infermieristiche di Verona, via Cà di Cozzi 14/a, 37124 Verona Note editoriali: Gli articoli inviati dovranno essere corredati dal titolo, dalle note bibliografiche, cognome e nome dell’autore e qualifica professionale, ente o istituto di appartenenza, recapito postale e telefonico. Dovranno essere inviati alla sede OPI - Ordine delle Professioni Infermieristiche di Verona, via Cà di Cozzi 14/a, 37124 Verona - E-maili nfo@ipasviverona.com al Direttore di Prospettive Infermieristiche. Si autorizza, nel rispetto delle comuni regole di salvaguardia delle pubblicazioni scientifiche e dei diritti d’autore, la riproduzione a scopo didattico e informativo degli articoli di Prospettive Infermieristiche purchè con citazione esplicita dell’autore e della rivista. I punti di vista e le opinioni espressi negli articoli sono degli autori e non rispettano necessariamente quelli dell’Editore. Manoscritti e fotografie anche se non pubblicati non saranno restituiti. L’Editore è a disposizio- ne di tutti gli eventuali proprietari dei diritti sulle immagini riprodotte, nel caso non si fosse riusciti a reperirli per chiedere debita autorizzazione. Progetto grafico e impaginazione: cocchi&cocchi [www.cocchiecocchi.it]
COVID-HOSPITAL OSPEDALE MAGALINI DI VILLAFRANCA Essere ospedale Covid a cura della REDAZIONE L’ospedale Magalini di Villafranca, bolicamente la Fenice rappresenta una struttura interessata da un im- la morte e la rinascita e per questo, portante incendio di una domenica anche la resilienza. E proprio l’im- mattina, era il 23 marzo 2003. I magine dell’Araba Fenice e il pote- danni che ne derivarono richiesero re della resilienza che simboleggia un intervento progettuale importan- che meglio è più di molte parole te. Subito si mobilitarono ammini- danno concretezza a quanto “mes- stratori locali, cittadini, associazioni so a terra” dagli infermieri e da tutti di volontariato, e si arrivò in breve alla costituzione di un comitato per la ricostruzione dell’ospedale. Un lavoro importante, ingenti inve- stimenti e un lungo periodo di rico- struzione hanno portato, a luglio 2018, all’inaugurazione del nuovo ospedale. Una storia che ricorda la leggenda dell’Araba Fenice, l’uccello mitolo- gico che rinasce dalle proprie ce- neri. Un passero o un airone che risorge dalle acque per gli antichi egizi, una sorta di aquila reale che rinasce dalle ceneri per i greci. Ma a prescindere dalla forma, sim- 2
COVID-HOSPITAL: OSPEDALE MAGALINI DI VILLAFRANCA gli altri professionisti e operatori Non solo al Magalini, tutte le strut- monianze degli infermieri il numero del Magalini in questi quasi due ture della provincia hanno accolto 1/2020 di Prospettive infermieri- anni di pandemia. persone affette da Sars-Cov 2 e in stiche (https://www.opiverona.it/ Per ben due volte, la prima nel ogni contesto gli infermieri hanno wp-content/uploads/2020/10/ marzo 2020, la seconda a ottobre avuto un ruolo indiscutibilmente da prospettive-infermieristiche-nume- 2020 l’ospedale è diventato Covid protagonisti insieme a tutti gli altri ro-1_2020.pdf) Hospital. operatori. E se oggi siamo riusciti Ma questo numero lo vogliamo de- a contenere il problema, anche se dicare al Magalini e alle testimo- “In relazione all’emergenza Covid non è stato risolto e questo è motivo nianze dei suoi operatori perché -19, la Regione Veneto ha disposto di grande preoccupazione, non è la pandemia e l’essere Covid Ho- l’attivazione del Covid-Hospital per per caso. E’ grazie al lavoro assi- spital, su di loro ha avuto l’effetto la provincia di Verona presso l’o- curato dal personale delle strutture dell’incendio del 2003 sull’ospe- spedale Magalini di Villafranca”. sanitarie della provincia, ed in par- dale: prorompente e prolungato Questo si legge nella nota del Presi- ticolare degli infermieri. Lo abbia- nel tempo. dente Zaia del marzo 2020. mo ricordato dedicando alle testi- PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE 3
TESTIMONIANZE Dal pronto soccorso… Il coordinatore Davide: insieme con altri con altre patolo- a cura della REDAZIONE il Covid è ed è stata un’esperienza gie, ora la paura di perdere com- che di certo segnerà a “fuoco” la petenze gestionali del PS. nostra professione e la nostra vita Via via nel tempo il personale coin- sociale. Parole se ne sono sprecate volto nell’assistenza si specializza e se ne sprecano tutti i giorni… ed entra in contatto con pazienti Fine febbraio 2020: primo pazien- che ritornano ad avere un nome e te Covid in Italia, speravamo non si possono toccare, si affinano tec- succedesse anche a noi. niche di comunicazione che diver- Marzo 2020 primo paziente in samente non avremo utilizzato: la Pronto Soccorso a Villafranca: si parte tecnica del PS vira sull’assi- scatena il panico negli operatori stenza respiratoria e sulla comuni- sanitari che vogliono assistere i pa- cazione. zienti da una malattia sconosciuta Dopo circa un mese dall’apertura di cui giustamente hanno paura. ho avuto modo di parlare con il primo paziente assistito Covid e lui Il ruolo del coordinatore in questa ha “scaricato” tutte le angosce, le situazione è stata una vera sfida… tensioni, la paura di infettare ope- Governare e gestire il personale e ratori e familiari, da lì è scattata materiali è stato difficile. la miccia: possiamo farcela, sono Assistere e supportare i colleghi è persone come noi, che fanno una un ruolo strategico per l’azienda esperienza di malattia diversa dai logorante per il singolo. Non avere canoni classici ricoverati presso le i materiali necessari per una assi- nostre strutture. stenza adeguata, non avere i DPI, Prima ondata finita, a giugno si ri- inventarsi ed assemblare i materiali prende il PS e riparte la gestione per far respirare meglio i pazienti, mista, con il Covid sempre lì che ci cercare all’esterno donazioni per aspetta, la socialità che non capi- poter lavorare in sicurezza… sce… Alla fine in ottobre si riparte Quanti giorni in ansia, quanta ri- con il “lazzaretto” pronti, forse a cerca di disinnescare ansie e paure gestire l’assistenza: non si era an- dei colleghi. cora elaborato il lutto e ci siamo Una guerra quotidiana con i sistemi dentro di nuovo! gestionali che dall’alto impongono Ora siamo ritornati alla normalità attrezzature e materiali. con sempre all’orizzonte la spada Arriviamo poi alla notizia bomba: di Damocle. Villafranca è ospedale Covid! L’esperienza del Covid ha messo Abbiamo aperto un “lazzaretto” di a nudo la fragilità gestionale della soli pazienti Covid: oltre alle crisi politica ma altrettanto ha rilanciato legate all’assistere questi pazienti, la professionalità degli operatori 4
TESTIMONIANZE sanitari, in particolar modo degli infermieri che hanno saputo resiste- re e modificare l’assett gestionale dell’assistenza mettendo al centro il paziente. Colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente i miei ragazzi del Pronto Soccorso di Villafranca per la grande professionalità dimostra- ta nella situazione che insieme ab- biamo vissuto. Gli infermieri Cinzia: Abbiamo dovuto rein- nalità: il troppo dell’una ci avrebbe ci vuole complici ed esecutori dei ventarci ecco come noi infermieri impedito di essere obiettivi, il trop- vaccini per il grande esperimento. abbiamo affrontato l’emergenza po dall’altra di apparire umani ep- In effetti in questo mio scritto si cela anche oggi mi è difficile chiamarla pure ci abbiamo sempre provato! il pericolo che io vi cada e per que- PANDEMIA. Ma sul serio solo allora il mondo sto chiedo umilmente perdono a chi Si, abbiamo dovuto reinventarci, si è “accorto” di noi? Che triste ha la bontà di leggermi . usare presidi e precauzioni che pensarlo ma forse è così. Noi però Come dicevo, queste righe rappre- non sembravano mai abbastanza o esistevano anche PRIMA ed esi- sentano la testimonianza autobio- abbastanza efficaci e non sempre steremo anche DOPO, perché ne grafica che inizia in una sera del siamo riusciti a soffocare la paura sono certa ci sarà un DOPO!! Si marzo 2020, non ricordo la data davanti allo sguardo smarrito delle certo diversi ma ugualmente pronti precisa, davanti allo specchio men- nostre famiglie. a reinventarci di nuovo!! tre mi preparo per la notte in U.T.I. Mentre il resto del mondo veniva Non nascondo che il mio stato d’a- rinchiuso nelle abitazioni a noi ve- Paolo: Non ho la pretesa di de- nimo in quel momento era pieno di niva richiesto di uscire quasi allo finire questo mio scritto “articolo”; paura per questa sconosciuta e con- sbando davanti a noi un mondo lo chiamerò dunque “breve saggio fesso che per la prima volta nella diverso, cambiato all’improvviso, autobiografico di un infermiere nel mia carriera ho pensato seriamente quasi deserto: nessuna protezione periodo della pandemia”. di nascondermi dietro un certificato efficace contro la paura, contro lo Spero di non cadere nell’inutile di malattia fregandomene di tutto e sconforto! Eppure dopo il timbro retorica dei giorni, delle settimane di tutti. Poi, torno alla ragione che eccoci trasformarci in professioni- e dei mesi che tutti noi vorremmo fa di ogni essere umano, ”l’uomo sti pronti a dare ciò che ci veniva dimenticare. Parlo di quella retori- con la sua dignità”, l’uomo padre. richiesto: cure, assistenza a volte ca degli eroi prima, untori poi o di In questo caso pago di aver rag- conforto ma una cosa non poteva- quelli che non curano più fino ad giunto l’obiettivo di genitore soddi- mo dare: risposte! arrivare ad essere i famigerati con- sfatto dei figli grandi, autonomi e Difficile dosare empatia e professio- niventi del grande complotto che fiero delle loro scelte. PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE 5
TESTIMONIANZE E poi il periodo di rilassamento, di tregua della pandemia e la speran- za che finisce in un altro periodo, tra l’altro peggiore del primo, con tanta paura. I pazienti non si con- tavano. Rimanevano giorni con ma- schere, caschi ed altri device. All’esterno dell’ospedale le epigra- fi non si contavano e cambiavano ogni giorno. Nell’emergenza bi- sognava rendere più dignitosa la permanenza. Bisogna cambiare, studiare di più. Ci siamo confron- tati con i colleghi di altri ospedali. Tornano le soddisfazioni; addio alle maschere, le pronazioni con i risultati espressi in un articolo. Non serve scrivere altro di questo Ecco che “l’uomo in quanto tale”, di chi sa che si nasce soli e si muo- periodo sono cose che per chi le ha con la sua dignità e con la coscien- re soli ma nel percorso per arrivarci vissute risulterebbero trite e ritrite. za dell’infermiere, si presenta nella deve esserci qualcuno a tenerti la Giunto a questo punto potrei posa- realtà: “se non assolvo al mio do- mano che in questa situazione non re la penna, però mi dispiace per vere, potrei mettere un mio collega, c’è. Questa realtà che non ti lascia chi mi legge, ma devo aggiungere magari reduce del turno di notte sereno e che tuttavia per dovere di qualcosa. Ho preso anch’io la sco- nelle condizioni di assumersi l’one- stato professionale ti spinge a rea- nosciuta “diciamo sono stato inco- re di coprire il servizio per un’altra gire con una forza d’animo che chi ronato dal Coronavirus. Sono stato notte tra gli ammalati, NON con le sta fuori non può comprendere. positivo per 40 giorni. La forma è stesse capacità operative.” Ti trovi davanti a malati della tua stata paucisintomatica ma che mi Raggiungo l’ospedale, il mio repar- età e più giovani e più in forma di ha provocato una grande sofferen- to. Non voglio raccontare la paura te intubati proni con il corpo che lot- za.” Un calvario misurato a giorni. con la P maiuscola che ha caratte- ta contro questa sconosciuta. Tre giorni e saturi bene, non hai rizzato quel periodo, la stessa che Ma poi arrivano le soddisfazioni. febbre dai devi passare i 7 giorni ha invaso i vostri pensieri. I pazienti estubati, trasferiti nel re- poi 14 e forse è fatta”. Sono stati parto ordinario e poi a casa; il pa- giorni da incubo. “Paolo fatti bene Entro nella realtà della corsia. Vedo ziente al quale insegni le tecniche la barba, se vai in rianimazione i il primo paziente sveglio che rincor- di respirazione e con il quale entri colleghi non devono rasarti per at- re la maschera dell’ossigeno appe- in amicizia e poi lo vai a trovare e taccare il cerotto del tubo, tagliati na tolta per posizionare un casco, lo vedi in forma smagliante e che ti bene le unghie delle mani e dei quella tosse che da i brividi, quella manda un messaggio che per non piedi, cosi hanno un’incombenza paura nei suoi occhi, la solitudine cadere nella “retorica” non riporto. in meno.” Poi altra tegola, tua mo- 6
TESTIMONIANZE glie viene contagiata. E subentra il nisti e preparatissimi della tecnica iuscola, più paura del vaccino che senso di colpa, sei stato tu colpa, infermieristica. Lo ammetto che non della sconosciuta e spesso senza colpa!!!! Ma come nei migliori film arriverò mai a quei livelli di comu- mai essere stati neanche lontana- è andato tutto bene anche soprattut- nicazione, perciò colleghi vi dico mente sfiorati. to grazie a tua moglie ai tuoi fanta- grazie per aver tentato di insegnare Ed è un bel gioco quello dei ricer- stici figli ed ai tuoi fantasmagorici a questa testa dura la vostra arte. catori di consenso, sfruttare quella colleghi che ti hanno supportato e paura per i loro interessi. È man- che conoscendoti sono stati di una Un’ultima parola, e poi stavolta cata la comunicazione quella vera, discrezione disarmante nelle loro chiudo promesso, la spendo per quella professionale e loro sono vit- domande. Una parola, forse di più, chi non si vuole vaccinare. Pure io time, per la maggior parte, di quel- voglio dirla per gli INFERMIERI. come tutti quelli che hanno vissuto li che, “non importa in che modo”, Dando per scontato il valore della da operatori questo periodo e visto vogliono raggiungere i loro obietti- professionalità, delle conoscenze e gli effetti di questa sconosciuta, ho vi fregandosene della salute della dei vari tecnicismi. Voglio sottoline- provato rancore e rabbia nei con- povera gente. are la grande qualità che gli infer- fronti di chi si oppone al vaccino. A chi mi ha letto, dico grazie. Se mieri posseggono “nell’arte della Ma soprattutto in questi ultimi gior- sono stato prolisso, chiedo scusa, comunicazione”. In ogni ambito ni ho conosciuto pazienti che non ma come avevo premesso, ho volu- che li vede protagonisti essi, attra- hanno voluto vaccinarsi. Ho prova- to riflettere sulla mia esperienza di verso parole, gesti, comportamenti to pena e mi hanno fatto tenerezza. infermiere in tempo di Covid. e vicinanza esprimono comprensio- Hanno paura, quella con la “P” ma- ne, spiegano e chiedono la colla- borazione del paziente nel percor- so di cura. Chi ha vissuto questa esperienza sa quanto è importante la compliance del paziente quando si deve mettere il casco. Parliamo poi della rianimazione? Chi non ha mai sentito dire dai col- leghi in U.T.I. “ io i pazienti li voglio tutti sedati e intubati” . Quando l’ho sentito la prima volta ho detto non fa per me, io con il paziente ci devo parlare. Ma poi ho capito, essi comunicano attraverso gesti e attenzioni che non avrei mai imma- ginato. La postura del paziente, il cuscinetto, il cerotto, l’attenzione maniacale per ogni aspetto e poi per capire bisognerebbe vederli al lavoro. Sono degli ottimi professio- PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE 7
TESTIMONIANZE Paola: “I vecchi sulle panchine “il risveglio di un figlio (papà e ma- mondo parallelo. In questo mondo dei giardini succhiano fili d’aria a rito) con la morte del padre anche parallelo continuavo a parlare con un vento di ricordi”. lui lontano dall’affetto dei suoi cari. voi, con la convinzione che voi sen- Questo era fino al 2019 dal 2020 Perché tutto questo deve accadere tivate le mie chiacchiere e ad ac- tutto cambia, veniamo catapultati così, non è giusto! Non siamo pron- carezzare le vostre mani per farvi in un film di fantascienza. ti per affrontare tutto questo peso. sentire che lì in quel momento qual- No dai!!! È uno scherzo, una fake Ora cosa mi rimane da fare? In- cuno si prendeva cura di voi, vero news… Purtroppo no! È arrivato, lui goiare un’emozione dopo l’altra è che il tocco di una mano con i il mostro Covid 19. Tutto cambia, da domani prendo servizio in rianimazione, serve per- sonale e il lavoro è tanto. Tra me e me penso, mi rimetto in gioco, nuova esperienza, nuovi col- leghi, nuovi pazienti ma a una cosa non avevo pensato: che anche la mia emotività sarebbe cambiata. Entro in una grande stanza asetti- ca, ci sono 10 pazient, tutto uguale anche i suoni degli allarmi a delle pompe e dei ventilatori. La vita di queste persone era scan- dita da un bip. Guardo questi uo- mini e donne, penso alle loro vite, penso al prima di “ora” alle loro storie ai loro affetti. Nonni, papà, mamme, fratelli, so- relle, chissà chi hanno lasciato a casa, chissà se hanno avuto il tem- po di dirsi ciao o di scambiarsi un bacio o una carezza; forse noi an- che questo ci ha tolto il mostro. senza avere la consapevolezza del guanti può sembrare sterile. Anche noi operatori depersonaliz- loro peso nel mio zaino personale e Cercavo in ogni modo di trasmette- zati, l’unica parte visibile erano gli di come possono influenzare il mio re fiducia ma era la stessa fiducia occhi riparati dalle visiere. benessere e la mia qualità di vita. che forse mancava me per supera- Un cosa positiva forse a tutto ciò Mi rendevo conto che ogni giorno re tutto questo. c’era, nei momenti di debolezza le che passava ero sempre più sensi- Voi non eravate soli, avevate noi lacrime si confondevano con il su- bile, piangevo e mi chiudevo in me che all’inizio eravamo angeli, ma dore e si riusciva a mascherare lo stessa. La mia attenzione si abbas- noi che avevamo? sconforto di alcune situazioni come sava, mi sembrava di vivere in un Tornavo a casa mostrando il sorri- 8
TESTIMONIANZE so migliore, tanta stanchezza fisica zienti comunicare in video chia- è stata mantenuta. Da una vittoria ma la stanchezza morale, la disper- mata con i loro famigliari (la fase alle sconfitte ci si rende conto che a devo di notte piangendo sul mio cu- critica del tubo era passata) senza volte non va come si vorrebbe. scino. Mi addormentavo pensando poterli abbracciare e il peso di Nel mondo reale il parente affianca al nuovo turno, alla vestizione vissu- quelli che con i loro familiari non il parente nel volo finale e per noi ta in un silenzio di sofferenza. potranno più ne comunicare ne ab- è una grande fortuna. Ma questo Entro in reparto e il primo sguardo, bracciarsi, essere soli. lo capiamo solo dopo aver vissuto è il classico quick look. Domando Soli no! Ci siamo noi. Ma il nostro la loro assenza. Da infermiera chi ha vissuto i primi mesi Covid in ri- animazione posso solo dire che mi sento “vuota”! Persone mi hanno detto “ma dovresti essere abituata alla sofferenza” Scusate! No, alla sofferenza non ci si abitua e se ci si dovesse abituare in fondo c’è un disagio non riconosciuto e sarebbe meglio soffermarsi a riflettere se il cammino che abbiamo intrapreso sia quello giusto. Inizi a convivere, la analizzi, la elabori per metterla in un cassetto del cervello speran- do che non riemerga. Più grande che in questa situazione ho vissuto è quello di trovare la forza dentro di me di andare vicino al pazien- te e cosciente guardandolo negli occhi e assumermi la responsa- bilità del fatto che il mio sguardo sarà che vedrà. Nel marzo 2020 i vecchi non erano più seduti sulle panchine a succhiare fili d’aria, ma se ci sono ancora tutti i pazienti che viso mascherato, le nostre mani con in un letto di ospedale attaccati ad ho lasciato sullo smonto notte. i guanti non potranno mai lontana- un respiratore che li aiutava a re- Qualcuno manca all’appello e il mente sostituire quelli di un papà, spirare aria, legati a un filo d’erba mio pensiero è rivolto ai famiglia- di una mamma, di un nonno. lottando per la vita. Questa è stata ri. È stata un’esperienza che mi ha Il lieto fine del figlio che si sveglia e la mia esperienza di tre mesi in una arricchito. Ha suscitato curiosità e il padre vola via, in parte mi rende rianimazione Covid i vissuti ritorna- a volte disagio per l’inadeguatezza felice, lui ha combattuto e ce l’ha no come flash, ma la vita è ora e per chi e cosa non conoscevo. fatta, lo saluto con la promessa di bisogna andare avanti con lo zaino In questo modo strano vedevo pa- una birra insieme e la promessa forse un pochino più leggero. PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE 9
TESTIMONIANZE Chiara: Chi ci pensava ad una possiamo fare altro che dire grazie vamo solo di dare le giuste armi al “cosa” così. La guerra la vedi, la perché ci hanno dato la forza per momento giusto. A tutti coloro che senti, fa paura, la combatti fac- andare avanti. ce l’hanno fatta vorrei arrivasse un cia a faccia contro un nemico che Non siamo “eroi”, siamo solo per- abbraccio, anche se per ora an- vuoi sconfiggere per vincere. Qui sone che hanno scelto un lavoro cora a distanza, e un pensiero ai per noi non è come essere stati in particolare che se fatto con coscien- tanti, troppi che…per chi crede, ci guerra contro un nemico che non za può donare molto. guardano da lassù. si vede ad occhio nudo, che non Noi ogni giorno cerchiamo di Sono un’infermiera che lavora in sai da dove entra o entrerà, che dare, fare, dire: dare il meglio di un ospedale Covid che il Covid – non sai ancora se lo vincerai per noi, fare il meglio per ciascun uten- 19 ha certamente colpito nell’ani- sempre. Un “andrà tutto bene” che te – paziente, dire anche ciò che ma ma che continuerà ad andare riecheggia ovunque. non vorremmo mai dire, nel modo avanti dando, come i suoi colleghi, Nel nostro Paese ha fatto certamen- più idoneo possibile. il meglio che può e un sorriso dietro te bene. A quelle parole, anche a Se volete trovare gli “eroi” di que- la mascherina. noi in divisa e in prima linea ci sia- sto maledetto Covid – 19 andate a mo aggrappati. guardare le tante famiglie colpite A quanti in quei giorni ci hanno da questa malattia. sostenuto in differenti modi non Loro hanno combattuto, noi cerca- 10
TESTIMONIANZE Dalla sala operatoria… Il coordinatore Dario: Prima ondata - seconda ondata - co, uniti ad una grande capacità “Allora, capo: quanto durerà anco- terza ondata. di adattamento e apprendimento ra?” Il tono di voce della collega Nel pugilato esiste un’espressione, hanno permesso a queste colleghe che ho davanti collima perfettamen- un modo di dire lampante: “uno- e colleghi di rimanere in piedi in te con l’espressione del viso di chi due” relativamente a due colpi mi- mezzo alla tempesta. ha appena terminato l’ennesimo cidiali portati in rapida successio- L’inizio di tutto avviene in modo turno di servizio in Terapia Intensi- ne. Spesso i pugili li usano già nelle così repentino da togliere il fiato. va Covid e sottintende la speranza prime battute del macth in modo da Ad inizio settimana il presidente agognata di vedere finalmente un piegare l’avversario, spaventarlo, Zaia annuncia la creazione dei barlume di luce in fondo a questo indebolirlo fisicamente e psicologi- Covid Hospital, il nostro ospedale maledetto tunnel scuro in cui tutto camente. è tra questi. il Gruppo Operatorio di Villafran- Prima ondata - seconda ondata - Seguono giornate di riunioni feb- ca e l’UTI di Villafranca – insieme terza ondata: “Allora, capo: quan- brili a tutti i livelli per coordinare a colleghi e colleghe di altri reparti to durerà ancora?” la trasformazione. Nessuno si tira - sono caduti dal mese di marzo del Solo una grande resistenza, un indietro, la sensazione imperante 2020. deciso senso civico e deontologi- è che c’è poco tempo, l’onda ano- PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE 11
TESTIMONIANZE mala sta montando, il tam tam che ci arriva dai colleghi della vicina Lombardia è più allarmante delle notizie ufficiali e cerchiamo di pre- pararci a quello che sarà un vero e proprio assedio. Arrivano, inviati dalla Regione, letti, respiratori e dispositivi da te- rapia intensiva. Bisogna liberare quanto più spazio possibile, sigilla- re gli armadi con i presidi chirurgici che non si possono spostare, allesti- re le nuove postazioni. Giovedì sera l’ultimo intervento chi- rurgico esce dalle nostre sale ope- ratorie, nella giornata di venerdì gli ispettori regionali attestano che la struttura è pronta, mentre i letti della terapia intensiva adiacente - quella vera - si stanno saturando ve- locemente. Il sabato mattina acco- gliamo la prima di una lunga serie di pazienti con tutto il loro carico di dolore e umanità. Un’immagine per tutte: la telefonata col fiato corto ai parenti prima dell’intubazione, le parole rassicuranti del persona- le da dentro tute spaziali, le mani guantate che cercano un contatto impossibile con la pelle dell’assi- stito, il cicaleccio insistente delle macchine attorno; “Allora, capo: quanto durerà ancora?” La reazione del personale tutto - anestesisti, infermieri, oss – è en- comiabile. Grazie alla stretta colla- borazione con le colleghe dell’UTI anche le strumentiste con esperien- za trentennale di sala operatoria compiono un doppio salto triplo 12
TESTIMONIANZE per acquisire in poco tempo quante più competenze possibili. Così pure gli infermieri di anestesia, gli oss di sala, il personale addetto alla sterilizzazione e ai magazzini. Ognuno con i propri compiti preci- si perché l’organizzazione nel suo insieme deve reggere e non sappia- mo ancora per quanto. Nelle pieghe di questi eventi poi, le preoccupazioni per sé stessi ma soprattutto per i propri cari a casa. Genitori anziani, bambini, convi- venti. Alcune colleghe decidono addirittura di trasferire il proprio alloggio: troppo alto il rischio di drà tutto bene”. portare la bestia con sé, nonostan- E poi la soddisfazione dei primi “Allora, capo: quanto durerà an- te le mille accortezze, i percorsi e dimessi, le prime testimonianze di cora?” Quando mi è stata posta i lunghi protocolli di vestizione e quelli che ce l’hanno fatta come a questa domanda non ho saputo svestizione. bilanciare chi non c’è più, fino ai mettere insieme che qualche timido Ogni tanto qualcuno si sfoga, le primi dati positivi sui contagi che incoraggiamento. Ma adesso, a immagini riportate sui giornali con si abbassano progressivamente, la distanza di un tempo che sembra il personale stremato a fine turno, riapertura a giugno dell’attività chi- infinito come accade solo nei sogni seduto a terra con le mani a sor- rurgica e pazienza se c’è di mez- e che le cose appaiono più nitide reggere il viso segnato dagli ela- zo l’emergenza citrobacter della di quando le vivi, vorrei rispondere stici della mascherina sono reali, vicina Azienda Ospedaliera che si a quella collega con la stessa voce concrete, ciononostante il gruppo ripercuote sul nostro ospedale, l’im- della sentinella di guardia del libro nel suo insieme tiene, non molla, un portante è ritornare alla normalità, di Isaia: . In mezzo a tanta difficoltà accade ta, poi della terza cosicché ci tocca Vorrei dirle cioè che sì, ci saranno un fatto straordinario, quasi un pro- riconvertire e riconvertirci fino alla ancora notti, ci saranno ancora digio insperato: la solidarietà della metà di maggio di quest’anno, mattini ma quello che conta è trova- gente. Così le pareti della sala ri- “forza ragazzi riapriamo” e spe- re sempre una sentinella pronta a storo - ricavata dalla zona cambio riamo che sia davvero finita perché vegliare sul suo popolo contro ogni letti – fiorisce di lettere di gente co- le energie sono esaurite, la spin- possibile nemico, pronta a rompere mune, striscioni di incoraggiamen- ta della gente è un’eco distante, il silenzio della notte per annuncia- to, disegni colorati di bambini che quest’anno in trincea ha lasciato re finalmente l’arrivo di un nuovo spronano a non cedere perché “an- ferite difficili da lenire. giorno. PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE 13
TESTIMONIANZE Dalla medicina/geriatria e dalla terapia intensiva… Le coordinatrici Paola e San- tagio. Mai avremmo immaginato così tenace ed intimo perchè non dra: in maniera del tutto inaspet- questo. Ci sembrava di affrontare volevamo tradire la loro voglia di tata ed improvvisa siamo stati in- questo nemico invisibile a mani vivere e non volevamo deludere noi formati della decisione dei vertici nude, ma ciascuno, per il proprio stessi nel perdere questa battaglia. regionali che individuavano il Ma- ruolo, si è rimboccato le maniche Durante quest’anno, nelle nostre galini di Villafranca come struttura attraversando questi lunghi mesi corsie abbiamo conosciuto tutte da dedicare al paziente Covid, con la voglia di sconfiggerla. In- le emozioni: stanchezza, paura, interrompendo tutte le attività istitu- fermieri, medici, operatori sanitari ansia, delusione, ma anche e so- zionali in essere. non hanno mai mollato. Siamo an- prattutto gioia, quando il percorso “Covid Hospital”: una parola sco- cora qui a lottare e non abbiamo clinico dei pazienti andava miglio- nosciuta, incomprensibile, legata perso tempo. rando e noi potevamo scorgere sul ad un virus proveniente da lon- Inizialmente pensavamo che i pro- loro volto il sorriso e la gratitudine. tano, possibile pandemia quasi blemi clinici delle persone affette Le emozioni ci hanno investito in come una scena da film ma pur- da Covid si limitassero ai polmo- pieno quando ci siamo sostituiti ai troppo non è stato solo un film. ni, il bersaglio principale di que- familiari, quando abbiamo condi- All’inizio il sentimento prevalente è sta malattia. Gli studi poi hanno viso il dolore con loro, quando ab- stata la paura, l’emozione che me- evidenziato che non le cose non biamo preso il posto del religioso glio descrive l’incontro con il virus. stavano così: il vero problema è per l’estrema unzione. In pochissimo tempo è arrivato con l’infiammazione che si innesca a I pazienti ci manifestavano spesso una velocità inimmaginabile per il causa del virus. Il nostro campo di la loro paura della malattia, della mondo sanitario. La nostra reazio- battaglia non era limitato solo al morte troppo vicina, ci raccontava- ne non è stata quella di fuggire ma polmone ma si era esteso a tutto no di sentirsi stanchi di lottare. di affrontare con coraggio quell’e- l’organismo a causa delle altera- Una volta risvegliati esprimevano vento straordinario che aveva cre- zioni causate al microcircolo, quel- tutta la felicità possibile oltre alla ato in noi tanto sconforto. la mirabile rete di piccolissimi vasi riconoscenza per le cure ricevute. Dopo un iniziale disorientamento, che si interpone tra le vene e le A distanza di mesi tornano a tro- ci siamo messi in gioco dimostran- arterie. Abbiamo così elaborato varci, per dimostrare la profonda do impegno in termini di orario e nuove strategie terapeutiche, ab- gratitudine nei nostri confronti. di competenze, massima disponi- biamo fatto di tutto per aggiornar- bilità, spirito di iniziativa al fine di ci, non facendoci sfuggire nulla al Noi protagonisti siamo cambiati cercare nuovi spazi nell’ospedale, fine di fornire le migliori cure pos- per sempre come esseri umani ma inventarsi le nuove mansioni, cre- sibili. Ed il fatto di aver a che fare siamo anche cresciuti come perso- are percorsi sicuri per contenere i solamente con questa tipologia di ne. Dal punto di vista personale contagi. Il virus non aspettava che pazienti, per certi versi, ci ha faci- come Coordinatori delle Professio- noi fossimo pronti. All’inizio tutto litato il lavoro. ni sanitarie il peso della respon- fu più difficile. A causa della simul- Ogni volta che abbiamo affrontato sabilità e delle decisioni difficili taneità mondiale della pandemia un problema clinico con i pazienti e veloci, ha gravato sulle nostre scarseggiavano sia i materiali che abbiamo condiviso intensamente le spalle anche se apparentemente servivano per curare le persone loro emozioni, ci siamo legati alle alla vista la nostra postura appari- sia quelli per proteggerci dal con- persone che curavamo in un modo va dritta, a volte spavalda. 14
TESTIMONIANZE Lo sforzo continuo è stato far si che il trauma psicologico della pandemia diventasse opportunità di crescita e maturazione, facen- do appello alla nostra capacità di adattamento alle difficoltà: quella qualità umana chiamata resilien- za. La capacità di riprendersi, evitando il crollo emotivo, man- tenendo la propria adeguatezza nonostante le avversità e dando un nuovo significato alla propria esistenza. La resilienza non si basa solo sulla capacità del singolo individuo ma anche sul suo rapporto con l’am- biente e le relazioni più significati- ve. La coesione e il gioco di squa- dra ha così permesso di affrontare questa sfida. A chi si è impegnato perchè il materiale fosse sempre presente, viaggiando a tutte le ore del gior- no e della notte per procurare far- maci, tamponi, mascherine. A chi ha permesso che non mancasse con un approccio strutturato su al- – informatizzazione dei dati sani- mai l’ossigeno nei tubi degli ospe- cune tematiche: tari condivisa, veloce ed efficiente dali, alle attrezzature mediche che dovevano funzionare, al suppor- – piano aziendale per l’emergenza – efficienza nella fornitura e manu- to dei tanti volontari, cittadini e tenzione di marteriali e apparec- benefattori con le loro donazioni – maggior condivisione di percor- chiature hanno permesso di acquistare ma- si, procedure e protocolli clinici teriali indispensabili per curare le – miglioramento della rete territo- persone, a chi ha tradotto per noi i – sostegno emotivo agli operatori riale per l’assistenza extraospe- foglietti informativi dei farmaci che daliera e per ridurre la pressione arrivavano via via in tutte le lingue – uso della tecnologia per ridurre sugli ospedali. possibili. La pandemia ci ha anche le distanze tra pazienti e parenti insegnato qualcosa, che è fonda- (tablet - videochiamate) – formazione continua. mentale prepararsi a futuri eventi PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE 15
TESTIMONIANZE Una valigia di emozioni la nostra anima. Fiducia: verso chi ha pensato alla nostra protezione, con percorsi, ma- teriali e sostegno morale. Risate: si c’erano anche le risate tra colleghi per stemperare paura, an- sia e disagio e aggiungerei anche per allontanare rabbia e fastidio per la fatica di dover indossare i DPI 8/11 ore che ci hanno fortunata- mente protetto tutti. Scoperta: di essere diventati una grande famiglia perché abbiamo lot- tato insieme, in una direzione comu- ne. Stanchezza: considerati eroi ma invece siamo persone normalissime che hanno fatto il loro dovere, il loro lavoro. Orgoglio: di aver superato questo incubo alla grande. Scetticismo..., dubbio...ecco l’ennesi- legare ad altri l’assistenza al babbo Gratitudine: nessuno era tenuto a ma influenza, pensavo, che vuoi mai anziano, che ha bisogno ma che ringraziarci, è nostro dovere lavora- che sia, ogni anno la stessa storia. non vuoi rischiare di far ammalare, re con i malati, è stata una nostra Fastidio...Tam tam di allarmismo perché lavori in prima linea. scelta lavorativa, ma sentirselo dire sparso, tra tv, giornali, per non par- Impotenza: sul lavoro cerchi di fare in questo frangente è stato un sollie- lare dei gruppi WhatsApp! al meglio quello che viene stabilito, vo, una carezza al cuore, un grazie, Invece scatta l’allarme vero, vicino ma l’attesa dei risultati non è imme- un regalo, un pasto offerto sono sta- a noi, a casa nostra. Un virus, una diata anche perché pazienti ne arri- te cose gradite, un piacere quasi im- cosa invisibile che minaccia noi e i vano tanti e ancora tanti. barazzante. nostri cari soprattutto uomini dicono: Angoscia: proprio un tonfo al cuore Timore: ora sembra tutto tranquillo o padri, nonni, zii, mariti persone con- quando vedi il primo malato giova- almeno gestibile, ma se ritorna? crete legate a te. Incredulità, ma l’a- ne e ti si chiude lo stomaco. Pensi che non riuscirai a passare un mica di Bergamo ti dà la conferma Pianto: lacrime versate in macchina altro periodo così, ma in fondo sai del disastro, che dalle sue parti la prima e soprattutto dopo il turno, per- che insieme ai tuoi colleghi, si pos- gente muore sul serio e sono già al ché la cosa che realizzi è che l’unico sono fare grandi cose, perciò provo collasso. E ti risvegli...in un incubo contatto che i malati hanno sei tu. anche soddisfazione di far parte di però. Ok, si comincia. Ansia: non Loro non possono avere vicino i loro un gruppo di combattenti. sai bene cosa si dovrà affrontare. cari, sono soli, soli in pronto soccor- Paura, e se prendo il virus? E se lo so, soli nei reparti, soli nella terapia porto a casa? E se divento il vettore? intensiva, soli alla porta della morte, Mirella Mazzi Solitudine: hai così timore che dormi soli se la morte arriva: con loro ci sei Infermiera Terapia intensiva e isolata, mangi da sola, non abbrac- solo tu. I visi segnati dalle mascheri- Dipartimento chirurgico ci più i tuoi figli, tuo marito, nessuno. ne non sono nulla messi a confronto Preoccupazione: devi per forza de- con i segni rimasti dentro di noi, nel- 16
TESTIMONIANZE Quel silenzio durante la vestizione Dal 23 marzo al 1° maggio sono sta- maniera eccellente dalla coordinatri- mezzo che porterò sempre nel cuore ta assegnata presso la terapia inten- ce Infermieristica Sandra Marogna, e nel mio bagaglio lavorativo come siva dell’Ospedale di Villafranca di dal personale di supporto e dalla Di- un tempo drammatico ma che ho vis- Verona. Ricorderò sempre quei primi rezione medica e amministrativa. suto con grande emozione e orgoglio giorni in reparto in piena crisi Covid. Oltre quella porta riuscivano ad es- nell’esserci stata. Ricordo quel silenzio durante la vesti- sere sempre presenti per tutto quello Anche grazie a questo periodo, pos- zione: tutti concentrati nel seguire un che necessitava dall’aspetto organiz- so dire con fermezza che sono un’in- percorso obbligatorio per non trala- zativo tecnico/scientifico a quello fermiera e sono felice di aver scelto sciare nulla e proteggersi nel modo umano. Un’ esperienza professiona- questa professione. più sicuro e adeguato. le e umana durata circa un mese e Ricordo quegli sguardi impauriti, for- se come il mio e ricordo le mie rifles- sioni sul fatto che ci si doveva pro- teggere contro qualcosa di ignoto, di pericoloso. Ma poi la vestizione è divenuta una consuetudine a cui non poterne farne a meno, a cui addirittu- ra ci si abituava. Ricordo gli sguardi del gruppo di la- voro, che giorno dopo giorno ho im- parato a riconoscere. Vedevo in loro quella forza, quella determinazione, quella professionali- tà e quella capacità di non tralascia- re mai nulla e, tutto questo, superava la fatica e la paura; diventava quasi una lotta contro quel terribile momen- to per il desiderio professionale ed umano di volerlo sconfiggere. Non dimenticherò i numerosi pazien- ti: lo sconforto quando qualcuno non ce la faceva e la gioia nell’assistere al risveglio o al trasferimento di altri. Non dimenticherò tutte le colleghe che ho conosciuto, con cui ho lavora- to: in particolare le colleghe “esper- te” che, nonostante il forte impegno e la doverosa responsabilità, han- no supportato tutto il personale non esperto della terapia intensiva senza Maria Luisa Barni mai lasciarsi prendere dallo sconforto. Infermiera Terapia intensiva Un gruppo di lavoro composto da In- Ospedale di Villafranca - AULSS 9 fermieri, OSS e anestesisti guidati in Scaligera PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE 17
TESTIMONIANZE Non è stato un brutto sogno è successo davvero cie, in altre parole, lockdown. A que- tarci, perché noi queste persone ste regole ferree, ci si è arrivati dopo le vogliamo rimandare a casa dai la constatazione che le imposizioni loro cari. All’equipe del mio repar- meno rigide date in precedenza non to si è aggiunta quella della sala sono state rispettate, aumentando il operatoria e altri infermieri e OSS contagio. La gente non capiva, qual- provenienti da altri reparti o servizi. cuna incredula, qualcuna gridava al Alcune di queste persone non hanno complotto, sta di fatto che il proble- mai visto una terapia intensiva, sono ma è stato preso sotto gamba. spaesate e spaventate, come noi del E mi ritrovo qui ora, a scrivere que- resto. Ci siamo tutti rimboccati le ste righe, perché anche se vorrei maniche. Dapprima è stato un po’ svegliarmi credendo di aver avuto caotico e difficile, le “esperte” della un incubo, non voglio dimenticare. terapia intensiva hanno cercato di Sono 12 anni che lavoro in tera- dare delle indicazioni per lavorare pia intensiva come infermiera, un tutti insieme allo stesso modo e così lavoro che ho sempre amato fare, poi tutto ha trovato il suo equilibrio. a volte anche lamentandomi per le Vestiti come marziani: tuta o cami- Scrivo per raccontare questo mo- notti faticose, per le feste lavorate, ce rinforzato, maschera, occhiali, mento, per poterlo rileggere in futu- perché non si è a casa quando vor- visiera, sovrascarpe, cuffie, 4 paia ro e ricordare quanto sta succeden- resti esserci, ma l’ho sempre fatto di guanti, attraversiamo le porte del do; come ho vissuto io e i miei cari. con il cuore. Nel mio reparto ora, reparto sapendo cosa dobbiamo Non è stato un brutto sogno, è suc- mi trovo a vivere una realtà surreale: fare, nascondendo la fatica fisica e cesso davvero. riorganizzazione dei posti letto da mentale, perché gli occhiali stringo- A novembre in Italia si comincia a 6 a 20, apparecchiature e strumen- no dietro le orecchie, la maschera sentir parlare di Covid-19 (Corona- tazioni nuove da saper utilizzare stringe il naso, la visiera stringe la virus), un virus influenzale altamente nell’immediato; pazienti a non fini- fronte, la tuta fa caldo, a volte ti si contagioso che in Cina sta facendo re, sono arrivati come uno tzunami, asciuga il sudore freddo addosso e milioni di morti. Ci mette poco ad anziani i primi poi anche persone viene la pelle d’oca, quando uscia- arrivare anche da noi e nel nostro di quarant’anni, tutti intubati, seda- mo abbiamo tutti i segni che questi Paese si comincia tardi ha prendere ti, curarizzati per giorni, la loro vita dispositivi lasciano sul corpo. decisioni e precauzioni per evitare i attaccata ad un ventilatore polmo- Turni da 7/11 ore, interminabili, contagi. A marzo arrivano drastiche nare e all’infusione di farmaci che non si riesce a fare pipì o a bere, regole. Niente più scuola, moltissimi ogni minuto infondo sostegno alla non riesci a soffiarti il naso o a grat- ambiti lavorativi chiusi, dove si può, loro pressione e alla loro frequenza, tarti la faccia, finito il turno tutti in si lavora da casa; basta passeggia- antivirali che cercano di contrastare doccia, sperando di lavare via tutto, te, incontri con gli amici e parenti, l’avanzamento della malattia, riman- stanchezza, virus, pensieri, paure. niente aperitivi al bar o cene nei ri- gono praticamente immobili, la loro Ma tutto non si lava via. storanti, per spostarsi serve un’auto- coscienza si è fermata lì, in realtà Oltre ad essere infermiera sono an- certificazione che cambia varie vol- vengono mobilizzati ad orari rego- che una mamma. A quanto pare i te ma tutte accertano lo spostamento lari, da supini a proni, da proni a bambini non si ammalano ma fun- per stato di necessità. supini, tutti i giorni per molti giorni. gono da vettori, per cui avendo le Niente più baci o abbracci. Aperti Siamo tutti molto provati, ma lo fac- persone a me care non proprio in solo ospedali, supermercati e farma- ciamo senza sosta, senza lamen- ottima forma, ho preferito a malin- 18
TESTIMONIANZE cuore, portare la mia bambina dal zarrito, incontenibile nel letto, refrat- una bellissima giornata, un arcoba- papà, così tutti erano al sicuro, per tario a tutte le sedazioni, sveglio ma leno luminoso in un mese di pioggia quanto possibile. non cosciente e mi viene da dire per ininterrotta. Ho recuperato un po’ di Non posso più tenerla stretta a me, fortuna! Spero non si ricordi nulla di energia, grazie a lei, la mia dolce e stare sul divano, fare i compiti, leg- ciò che sta vivendo. forte Anna, mi sento più forte. gerle una storia, baciarla e abbrac- ciarla. La vedo quando le porto la 12/04/2020 01/06/2020 spesa, con mascherina e guanti, S. Pasqua. Primo tampone negativo, Incredibile ma vero abbiamo dimes- attraverso il cancelletto di casa. ho già fatto anche il secondo sem- so tutti, chiuso il reparto per le sa- Quanto vorrei sentire il profumo del- pre negativo. Questi risultati sono nificazioni del caso e per tutti qual- la sua pelle e baciare le sue guance molto rassicuranti e mi sbagliavo ad che giorno di ferie. L’incubo sembra morbide con le mie labbra…ma ho aver paura di farli, perché sapere di finito. Tra poco il Presidente del una stramaledetta paura di portare essere negativo, testimonia che i DPI Consiglio stilerà delle regole per la il virus anche a loro. Mi sembra fac- funzionano e ti proteggono. riapertura di tutte le attività rimaste cia fatica Anna a capire il motivo di Nel frattempo in reparto i pazienti obbligatoriamente chiuse. I contagi questa mia scelta. stanno meglio, siamo riusciti e sve- sembrano ridursi, e chi si positiviz- A volte mi sembra arrabbiata, come gliarne qualcuno, a staccarlo dal za sembra non aver bisogno della se lo facessi per dispetto, altre inve- respiratore e una volta coscienti e terapia intensiva, il virus pare stia ce è molto triste: ma come darle tor- tranquilli li abbiamo trasferiti nei re- perdendo aggressività. to. Anch’io sono molto triste, è diffi- parti post acuti. Alcune fonti dicono che ci sarà pro- cile stare da soli in questo momento; Sembra si veda la luce in fondo al babilmente una ripresa con l’inizia- il tempo a casa, quando non dormo, tunnel, lo spero. La mia bimba mi re dell’inverno. Spero vivamente che lo trascorro al telefono con i miei chiede spesso di andarla a trova- si sbaglino. A differenza di tante cari e i miei amici che non mi fanno re, di condividere un pasto insieme, persone che continuano a non cre- mai sentire sola e che mi spronano a le manco e lei manca a me. Perciò dere a quanto accaduto, io, come tenere duro. oggi che è Pasqua non me la sono tutti i miei colleghi e i medici, ab- Domani farò il tampone di screening sentita di dirle di no, in barba alle biamo visto l’inferno. La scarica di per il Covid-19 e ho paura. Ho pau- autocertificazioni dello stato di ne- adrenalina che avevamo ad inizio ra perché se fossi positiva, dovrei cessità, questo è uno stato di neces- pandemia, ci ha portato a lavorare rimanere a casa per 15 giorni, così sità, che mi facciano la multa, non senza sosta e senza lamentarci, ma non potrei andare al lavoro dovendo importa. Con mascherina e guanti ora, che sappiamo cosa è stato, sa- far lavorare qualcun altro al posto sono andata da lei, mi sono lavata premo essere altrettanto capaci? mio, inoltre non potrei più portare la le mani, abbiamo pranzato insieme, spesa ad Anna ed infine ho paura di abbiamo giocato a carte e le ho in- sviluppare i sintomi. Vorrei rimanere segnato un gioco nuovo, abbiamo Elena Segattini ignorante, vorrei non fare i tamponi. ballato, quanto ridere!! Siamo state Infermiera Terapia intensiva e insieme sullo sdraio in terrazza ad Dipartimento chirurgico 28/03/2020 ascoltare la musica e le ho fatto un Fatto i tamponi. Ci vuole qualche po’ di coccole. Bellissima la sua ri- giorno per il risultato. Incrocio le sata, bellissimo poter stare con lei. dita. In reparto siamo arrivati a 20 Anche le cose più banali o che dai pazienti, ne abbiamo estubato solo per scontate, assumono un sapore uno, ma sembra un cavallo imbiz- diverso quando ti mancano. È stata PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE 19
TESTIMONIANZE Ogni paziente con la sua storia e dietro a lui una famiglia che aspettava con ansia le telefonate giornaliere digerire. Umanamente parlando, del medico per avere notizie. Questa nel nostro lavoro devi imparare a è una delle cose che mi ha colpita di mantenere un certo distacco, a ge- più ma che mi ha dato anche la forza stire l’emotività perché questa non per affrontare questa emergenza… a prevalga sulla tua professionalità e casa c’erano intere famiglie che non credo di aver trovato nel tempo un potevano stare vicine ai loro cari. giusto equilibrio …ma no, non ero Io ero lì e potevo fare del mio meglio preparata al Covid! E penso che per aiutarli, ma chi poteva aiutare nessuno di noi sanitari lo fosse. me a gestire tutto questo? All’inizio, dico la verità, pensavo L’isolamento dovuto al lockdown non che questo virus fosse un po’ trop- ha certo aiutato in questo, non per- po “pompato” dai media ma quan- mettendoci fuori dal lavoro di distrar- do quest’onda è arrivata anche da ci in altro. Mi sentivo in gabbia e mi noi mi ha travolta in pieno. rendevo conto che le persone intorno Ricordo uno dei primi turni, letti tri- a me non potevano capire quello che Da qualche anno lavoro in Terapia In- plicati, personale che arrivava da stavo provando, bisognava esserci tensiva e prima di approdare qui ho altri reparti, molti pazienti giovani… dentro per capire! Ma anche questo lavorato per più di 20 anni in area una baraonda! Un miscuglio di pen- andrà a far parte del mio bagaglio! medica…questo per dire che ho un sieri, paura, rabbia, tristezza, fatica, discreto bagaglio di vissuto nel cam- ansia… Laura Savoia po delle “emozioni in corsia”! Ogni paziente con la sua storia e die- Infermiera Terapia intensiva e Eh sì, perché in questi lunghi anni tro a lui una famiglia che aspettava Dipartimento chirurgico ne ho viste di situazioni difficili da con ansia le telefonate giornaliere Si apre la porta ed ecco che tutto quello che avevo immaginato e sentito sul Covid diventa realtà Ho mandato la mia candidatura alle Iniziamo a bardarci, mi spiegano trasformato, in meno di due giorni, dieci di sera, dopo aver letto l’enne- l’ordine di vestizione, forse notano la sala operatoria in un’altra UTI, simo avviso in televisione nel quale la mia ansia che sale quindi sdram- per ospitare più pazienti possibili. richiedevano infermieri. Dodici ore matizzano, qualche battuta, tanti Ho lavorato per settimane con colle- dopo mi richiamano, capisco quindi sorrisi ed eccoci tutti pronti sembra ghi che riconoscevo solo dal nome che la situazione è realmente seria. quasi di partire per lo spazio, e inve- che avevano sulla divisa, non li ave- Neanche il tempo di rendermene ce no....si apre la porta ed ecco che vo mai visti. La maggior parte di loro conto, dopo gli esami e i controlli tutto quello che avevo immaginato e aveva deciso di allontanarsi dalla di routine eccomi li all’ingresso della sentito sul COVID diventa realtà. propria famiglia, per proteggerli terapia intensiva di Villafranca. Oltre alla terapia intensiva avevano ...non vedevano i loro figli da gior- 20
TESTIMONIANZE ni, ma davanti ai nostri pazienti vano a migliorare, e poi ad essere tutto questo scompariva... non mol- dimessi. È stato surreale, impossibile lavano mai. Non si usciva per non immaginare di dover vivere un mo- sprecare DPI, anche se siamo stati mento così, ma l’umanità che ne è fortunati perché eravamo sempre venuta fuori è stata davvero incredi- coperti, nessun contagio tra di noi, bile. ci volevano sempre al sicuro. I pazienti continuavano ad arriva- Andrea De Marco re e spesso prima di addormentar- Infermiera Terapia intensiva si per essere intubati, ti chiedeva- e Dipartimento chirurgico no se si sarebbero risvegliati. Moglie e marito ricoverati uno di fianco all’altro. Era difficile vedere la fine. Però piano piano inizia- Un periodo che voglio dimenticare È difficile parlare di un periodo che no “la tramontana”, il tuo IO. voglio dimenticare e spero di non ri- Passavano le ore, somministravi far- vivere più. È difficile raccontare con maci, pronavi, supinavi persone e poi quale stato d’animo prendevo la mia di nuovo. Facevi fatica, tanta fatica. macchina e facevo 60 km per veni- Finalmente arrivava il cambio, allora re a fare il turno nella nostra terapia non vedevi l’ora di spogliarti e corre- intensiva. Cercavo in quell’ora di re nella saletta ristoro per bere, bere viaggio di assorbire la meraviglia del e ancora bere e guardare in faccia i paesaggio in modo da compensare tuoi colleghi che fino a quel momento la tristezza e la fatica delle ore che erano stati solo occhi e sguardi. dovevo affrontare. Qui vedevi la stanchezza con la “S” Quando arrivavo iniziava la sofferen- maiuscola. In quel momento per me, za. La vestizione era già di per sé l’unica salvezza era riprendere l’auto una sofferenza; entrare poi in terapia e brum brum... via a riprendermi an- intensiva, dividersi i pazienti da se- cora gli occhi di positività con la bel- guire... io questi, tu quali vuoi segui- lezza di casa mia. Fino al turno suc- re? E tu? E meccanicamente (almeno cessivo. Cara Sandra, questo è quello io) iniziare il lavoro. che ho fatto, sono sopravvissuto. Non potevo fare altrimenti. O andavi avanti a testa bassa o rischiavi di per- Massimiliano Benamati dere quella che al mio paese chiama- Infermiere Terapia intensiva PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE 21
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