PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE - COVID-HOSPITAL: OSPEDALE MAGALINI DI VILLAFRANCA numero 1 - OPI VERONA

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PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE - COVID-HOSPITAL: OSPEDALE MAGALINI DI VILLAFRANCA numero 1 - OPI VERONA
PROSPETTIVE
INFERMIERISTICHE

      COVID-HOSPITAL:
      OSPEDALE
      MAGALINI DI
      VILLAFRANCA
                            numero 1
                        gennaio - marzo 2021
PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE - COVID-HOSPITAL: OSPEDALE MAGALINI DI VILLAFRANCA numero 1 - OPI VERONA
SOMMARIO

      QUADRO PAOLA GELMINI                                                                                               1
rappresenta lo stato d’animo ad oggi dopo l’avvento del Covid…

      COVID-HOSPITAL: OSPEDALE MAGALINI DI VILLAFRANCA
testimonianze dal cordinatore, dagli infermieri…                                                                         2

      DAL PRONTO SOCCORSO...
testimonianze dal cordinatore, dagli infermieri…                                                                         4

      DALLA SALA OPERATORIA...
testimonianza dal cordinatore Dario...                                                                                 11

      DALLA MEDICINA/GERIATRIA E DALLA TERAPIA INTENSIVA…
testimonianza delle coordinatrici Paola e Sandra…                                                                      14

      PER NON DIMENTICARE..
testimonianze pubblicate nel numero della rivista opi su “covid - 19
memoria di un tempo sospeso” febbraio - maggio 2020                                                                    16

Pubblicazione trimestrale. Questo numero è stato chiuso settembre 2021.

Direttore Responsabile: Marina Vanzetta
Comitato di redazione: Vallicella Franco, Dal Corso Dario, Verzè Alessia, Tabarini Gabriella, Ballarin Silvana,
Bernardelli Stefano, Bonetti Lorella, Cengia Maria Grazia, Maculan Massimiliano, Meorali Francesco, Molinari
Luca, Ortolani Riccardo, Pasquetto Francesca, Zanini Giovanni, Zanolli Barbara.
Redazione: Vanzetta Marina, Cengia Maria Grazia, Bernardelli Stefano, Zanolli Barbara, Molinari Luca, Marcot-
to Enrico.
Editore: OPI - Ordine delle Professioni Infermieristiche di Verona, via Cà di Cozzi 14/a, 37124 Verona
Note editoriali: Gli articoli inviati dovranno essere corredati dal titolo, dalle note bibliografiche, cognome e nome
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PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE - COVID-HOSPITAL: OSPEDALE MAGALINI DI VILLAFRANCA numero 1 - OPI VERONA
PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE   1
PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE - COVID-HOSPITAL: OSPEDALE MAGALINI DI VILLAFRANCA numero 1 - OPI VERONA
COVID-HOSPITAL
  OSPEDALE
 MAGALINI DI
 VILLAFRANCA                 Essere ospedale Covid

    a cura della REDAZIONE

                             L’ospedale Magalini di Villafranca,        bolicamente la Fenice rappresenta
                             una struttura interessata da un im-        la morte e la rinascita e per questo,
                             portante incendio di una domenica          anche la resilienza. E proprio l’im-
                             mattina, era il 23 marzo 2003. I           magine dell’Araba Fenice e il pote-
                             danni che ne derivarono richiesero         re della resilienza che simboleggia
                             un intervento progettuale importan-        che meglio è più di molte parole
                             te. Subito si mobilitarono ammini-         danno concretezza a quanto “mes-
                             stratori locali, cittadini, associazioni   so a terra” dagli infermieri e da tutti
                             di volontariato, e si arrivò in breve
                             alla costituzione di un comitato per
                             la ricostruzione dell’ospedale.
                             Un lavoro importante, ingenti inve-
                             stimenti e un lungo periodo di rico-
                             struzione hanno portato, a luglio
                             2018, all’inaugurazione del nuovo
                             ospedale.

                             Una storia che ricorda la leggenda
                             dell’Araba Fenice, l’uccello mitolo-
                             gico che rinasce dalle proprie ce-
                             neri. Un passero o un airone che
                             risorge dalle acque per gli antichi
                             egizi, una sorta di aquila reale che
                             rinasce dalle ceneri per i greci.
                             Ma a prescindere dalla forma, sim-

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PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE - COVID-HOSPITAL: OSPEDALE MAGALINI DI VILLAFRANCA numero 1 - OPI VERONA
COVID-HOSPITAL: OSPEDALE MAGALINI DI VILLAFRANCA

gli altri professionisti e operatori    Non solo al Magalini, tutte le strut-    monianze degli infermieri il numero
del Magalini in questi quasi due        ture della provincia hanno accolto       1/2020 di Prospettive infermieri-
anni di pandemia.                       persone affette da Sars-Cov 2 e in       stiche (https://www.opiverona.it/
Per ben due volte, la prima nel         ogni contesto gli infermieri hanno       wp-content/uploads/2020/10/
marzo 2020, la seconda a ottobre        avuto un ruolo indiscutibilmente da      prospettive-infermieristiche-nume-
2020 l’ospedale è diventato Covid       protagonisti insieme a tutti gli altri   ro-1_2020.pdf)
Hospital.                               operatori. E se oggi siamo riusciti      Ma questo numero lo vogliamo de-
                                        a contenere il problema, anche se        dicare al Magalini e alle testimo-
“In relazione all’emergenza Covid       non è stato risolto e questo è motivo    nianze dei suoi operatori perché
-19, la Regione Veneto ha disposto      di grande preoccupazione, non è          la pandemia e l’essere Covid Ho-
l’attivazione del Covid-Hospital per    per caso. E’ grazie al lavoro assi-      spital, su di loro ha avuto l’effetto
la provincia di Verona presso l’o-      curato dal personale delle strutture     dell’incendio del 2003 sull’ospe-
spedale Magalini di Villafranca”.       sanitarie della provincia, ed in par-    dale: prorompente e prolungato
Questo si legge nella nota del Presi-   ticolare degli infermieri. Lo abbia-     nel tempo.
dente Zaia del marzo 2020.              mo ricordato dedicando alle testi-

    PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE                                                                                    3
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TESTIMONIANZE
                             Dal pronto soccorso…
                             Il coordinatore Davide:                 insieme con altri con altre patolo-
    a cura della REDAZIONE   il Covid è ed è stata un’esperienza     gie, ora la paura di perdere com-
                             che di certo segnerà a “fuoco” la       petenze gestionali del PS.
                             nostra professione e la nostra vita     Via via nel tempo il personale coin-
                             sociale. Parole se ne sono sprecate     volto nell’assistenza si specializza
                             e se ne sprecano tutti i giorni…        ed entra in contatto con pazienti
                             Fine febbraio 2020: primo pazien-       che ritornano ad avere un nome e
                             te Covid in Italia, speravamo non       si possono toccare, si affinano tec-
                             succedesse anche a noi.                 niche di comunicazione che diver-
                             Marzo 2020 primo paziente in            samente non avremo utilizzato: la
                             Pronto Soccorso a Villafranca: si       parte tecnica del PS vira sull’assi-
                             scatena il panico negli operatori       stenza respiratoria e sulla comuni-
                             sanitari che vogliono assistere i pa-   cazione.
                             zienti da una malattia sconosciuta      Dopo circa un mese dall’apertura
                             di cui giustamente hanno paura.         ho avuto modo di parlare con il
                                                                     primo paziente assistito Covid e lui
                             Il ruolo del coordinatore in questa     ha “scaricato” tutte le angosce, le
                             situazione è stata una vera sfida…      tensioni, la paura di infettare ope-
                             Governare e gestire il personale e      ratori e familiari, da lì è scattata
                             materiali è stato difficile.            la miccia: possiamo farcela, sono
                             Assistere e supportare i colleghi è     persone come noi, che fanno una
                             un ruolo strategico per l’azienda       esperienza di malattia diversa dai
                             logorante per il singolo. Non avere     canoni classici ricoverati presso le
                             i materiali necessari per una assi-     nostre strutture.
                             stenza adeguata, non avere i DPI,       Prima ondata finita, a giugno si ri-
                             inventarsi ed assemblare i materiali    prende il PS e riparte la gestione
                             per far respirare meglio i pazienti,    mista, con il Covid sempre lì che ci
                             cercare all’esterno donazioni per       aspetta, la socialità che non capi-
                             poter lavorare in sicurezza…            sce… Alla fine in ottobre si riparte
                             Quanti giorni in ansia, quanta ri-      con il “lazzaretto” pronti, forse a
                             cerca di disinnescare ansie e paure     gestire l’assistenza: non si era an-
                             dei colleghi.                           cora elaborato il lutto e ci siamo
                             Una guerra quotidiana con i sistemi     dentro di nuovo!
                             gestionali che dall’alto impongono      Ora siamo ritornati alla normalità
                             attrezzature e materiali.               con sempre all’orizzonte la spada
                             Arriviamo poi alla notizia bomba:       di Damocle.
                             Villafranca è ospedale Covid!           L’esperienza del Covid ha messo
                             Abbiamo aperto un “lazzaretto” di       a nudo la fragilità gestionale della
                             soli pazienti Covid: oltre alle crisi   politica ma altrettanto ha rilanciato
                             legate all’assistere questi pazienti,   la professionalità degli operatori

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TESTIMONIANZE

sanitari, in particolar modo degli
infermieri che hanno saputo resiste-
re e modificare l’assett gestionale
dell’assistenza mettendo al centro il
paziente.
Colgo l’occasione per ringraziare
pubblicamente i miei ragazzi del
Pronto Soccorso di Villafranca per
la grande professionalità dimostra-
ta nella situazione che insieme ab-
biamo vissuto.

Gli infermieri

Cinzia: Abbiamo dovuto rein-            nalità: il troppo dell’una ci avrebbe    ci vuole complici ed esecutori dei
ventarci ecco come noi infermieri       impedito di essere obiettivi, il trop-   vaccini per il grande esperimento.
abbiamo affrontato l’emergenza          po dall’altra di apparire umani ep-      In effetti in questo mio scritto si cela
anche oggi mi è difficile chiamarla     pure ci abbiamo sempre provato!          il pericolo che io vi cada e per que-
PANDEMIA.                               Ma sul serio solo allora il mondo        sto chiedo umilmente perdono a chi
Si, abbiamo dovuto reinventarci,        si è “accorto” di noi? Che triste        ha la bontà di leggermi .
usare presidi e precauzioni che         pensarlo ma forse è così. Noi però       Come dicevo, queste righe rappre-
non sembravano mai abbastanza o         esistevano anche PRIMA ed esi-           sentano la testimonianza autobio-
abbastanza efficaci e non sempre        steremo anche DOPO, perché ne            grafica che inizia in una sera del
siamo riusciti a soffocare la paura     sono certa ci sarà un DOPO!! Si          marzo 2020, non ricordo la data
davanti allo sguardo smarrito delle     certo diversi ma ugualmente pronti       precisa, davanti allo specchio men-
nostre famiglie.                        a reinventarci di nuovo!!                tre mi preparo per la notte in U.T.I.
Mentre il resto del mondo veniva                                                 Non nascondo che il mio stato d’a-
rinchiuso nelle abitazioni a noi ve-    Paolo: Non ho la pretesa di de-          nimo in quel momento era pieno di
niva richiesto di uscire quasi allo     finire questo mio scritto “articolo”;    paura per questa sconosciuta e con-
sbando davanti a noi un mondo           lo chiamerò dunque “breve saggio         fesso che per la prima volta nella
diverso, cambiato all’improvviso,       autobiografico di un infermiere nel      mia carriera ho pensato seriamente
quasi deserto: nessuna protezione       periodo della pandemia”.                 di nascondermi dietro un certificato
efficace contro la paura, contro lo     Spero di non cadere nell’inutile         di malattia fregandomene di tutto e
sconforto! Eppure dopo il timbro        retorica dei giorni, delle settimane     di tutti. Poi, torno alla ragione che
eccoci trasformarci in professioni-     e dei mesi che tutti noi vorremmo        fa di ogni essere umano, ”l’uomo
sti pronti a dare ciò che ci veniva     dimenticare. Parlo di quella retori-     con la sua dignità”, l’uomo padre.
richiesto: cure, assistenza a volte     ca degli eroi prima, untori poi o di     In questo caso pago di aver rag-
conforto ma una cosa non poteva-        quelli che non curano più fino ad        giunto l’obiettivo di genitore soddi-
mo dare: risposte!                      arrivare ad essere i famigerati con-     sfatto dei figli grandi, autonomi e
Difficile dosare empatia e professio-   niventi del grande complotto che         fiero delle loro scelte.

    PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE                                                                                       5
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TESTIMONIANZE

                                                                                   E poi il periodo di rilassamento, di
                                                                                   tregua della pandemia e la speran-
                                                                                   za che finisce in un altro periodo,
                                                                                   tra l’altro peggiore del primo, con
                                                                                   tanta paura. I pazienti non si con-
                                                                                   tavano. Rimanevano giorni con ma-
                                                                                   schere, caschi ed altri device.
                                                                                   All’esterno dell’ospedale le epigra-
                                                                                   fi non si contavano e cambiavano
                                                                                   ogni giorno. Nell’emergenza bi-
                                                                                   sognava rendere più dignitosa la
                                                                                   permanenza. Bisogna cambiare,
                                                                                   studiare di più. Ci siamo confron-
                                                                                   tati con i colleghi di altri ospedali.
                                                                                   Tornano le soddisfazioni; addio
                                                                                   alle maschere, le pronazioni con i
                                                                                   risultati espressi in un articolo.
                                                                                   Non serve scrivere altro di questo
Ecco che “l’uomo in quanto tale”,        di chi sa che si nasce soli e si muo-     periodo sono cose che per chi le ha
con la sua dignità e con la coscien-     re soli ma nel percorso per arrivarci     vissute risulterebbero trite e ritrite.
za dell’infermiere, si presenta nella    deve esserci qualcuno a tenerti la        Giunto a questo punto potrei posa-
realtà: “se non assolvo al mio do-       mano che in questa situazione non         re la penna, però mi dispiace per
vere, potrei mettere un mio collega,     c’è. Questa realtà che non ti lascia      chi mi legge, ma devo aggiungere
magari reduce del turno di notte         sereno e che tuttavia per dovere di       qualcosa. Ho preso anch’io la sco-
nelle condizioni di assumersi l’one-     stato professionale ti spinge a rea-      nosciuta “diciamo sono stato inco-
re di coprire il servizio per un’altra   gire con una forza d’animo che chi        ronato dal Coronavirus. Sono stato
notte tra gli ammalati, NON con le       sta fuori non può comprendere.            positivo per 40 giorni. La forma è
stesse capacità operative.”              Ti trovi davanti a malati della tua       stata paucisintomatica ma che mi
Raggiungo l’ospedale, il mio repar-      età e più giovani e più in forma di       ha provocato una grande sofferen-
to. Non voglio raccontare la paura       te intubati proni con il corpo che lot-   za.” Un calvario misurato a giorni.
con la P maiuscola che ha caratte-       ta contro questa sconosciuta.             Tre giorni e saturi bene, non hai
rizzato quel periodo, la stessa che      Ma poi arrivano le soddisfazioni.         febbre dai devi passare i 7 giorni
ha invaso i vostri pensieri.             I pazienti estubati, trasferiti nel re-   poi 14 e forse è fatta”. Sono stati
                                         parto ordinario e poi a casa; il pa-      giorni da incubo. “Paolo fatti bene
Entro nella realtà della corsia. Vedo    ziente al quale insegni le tecniche       la barba, se vai in rianimazione i
il primo paziente sveglio che rincor-    di respirazione e con il quale entri      colleghi non devono rasarti per at-
re la maschera dell’ossigeno appe-       in amicizia e poi lo vai a trovare e      taccare il cerotto del tubo, tagliati
na tolta per posizionare un casco,       lo vedi in forma smagliante e che ti      bene le unghie delle mani e dei
quella tosse che da i brividi, quella    manda un messaggio che per non            piedi, cosi hanno un’incombenza
paura nei suoi occhi, la solitudine      cadere nella “retorica” non riporto.      in meno.” Poi altra tegola, tua mo-

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PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE - COVID-HOSPITAL: OSPEDALE MAGALINI DI VILLAFRANCA numero 1 - OPI VERONA
TESTIMONIANZE

glie viene contagiata. E subentra il        nisti e preparatissimi della tecnica    iuscola, più paura del vaccino che
senso di colpa, sei stato tu colpa,         infermieristica. Lo ammetto che non     della sconosciuta e spesso senza
colpa!!!! Ma come nei migliori film         arriverò mai a quei livelli di comu-    mai essere stati neanche lontana-
è andato tutto bene anche soprattut-        nicazione, perciò colleghi vi dico      mente sfiorati.
to grazie a tua moglie ai tuoi fanta-       grazie per aver tentato di insegnare    Ed è un bel gioco quello dei ricer-
stici figli ed ai tuoi fantasmagorici       a questa testa dura la vostra arte.     catori di consenso, sfruttare quella
colleghi che ti hanno supportato e                                                  paura per i loro interessi. È man-
che conoscendoti sono stati di una          Un’ultima parola, e poi stavolta        cata la comunicazione quella vera,
discrezione disarmante nelle loro           chiudo promesso, la spendo per          quella professionale e loro sono vit-
domande. Una parola, forse di più,          chi non si vuole vaccinare. Pure io     time, per la maggior parte, di quel-
voglio dirla per gli INFERMIERI.            come tutti quelli che hanno vissuto     li che, “non importa in che modo”,
Dando per scontato il valore della          da operatori questo periodo e visto     vogliono raggiungere i loro obietti-
professionalità, delle conoscenze e         gli effetti di questa sconosciuta, ho   vi fregandosene della salute della
dei vari tecnicismi. Voglio sottoline-      provato rancore e rabbia nei con-       povera gente.
are la grande qualità che gli infer-        fronti di chi si oppone al vaccino.     A chi mi ha letto, dico grazie. Se
mieri posseggono “nell’arte della           Ma soprattutto in questi ultimi gior-   sono stato prolisso, chiedo scusa,
comunicazione”. In ogni ambito              ni ho conosciuto pazienti che non       ma come avevo premesso, ho volu-
che li vede protagonisti essi, attra-       hanno voluto vaccinarsi. Ho prova-      to riflettere sulla mia esperienza di
verso parole, gesti, comportamenti          to pena e mi hanno fatto tenerezza.     infermiere in tempo di Covid.
e vicinanza esprimono comprensio-           Hanno paura, quella con la “P” ma-
ne, spiegano e chiedono la colla-
borazione del paziente nel percor-
so di cura. Chi ha vissuto questa
esperienza sa quanto è importante
la compliance del paziente quando
si deve mettere il casco.
Parliamo poi della rianimazione?
Chi non ha mai sentito dire dai col-
leghi in U.T.I. “ io i pazienti li voglio
tutti sedati e intubati” . Quando
l’ho sentito la prima volta ho detto
non fa per me, io con il paziente ci
devo parlare. Ma poi ho capito,
essi comunicano attraverso gesti e
attenzioni che non avrei mai imma-
ginato. La postura del paziente, il
cuscinetto, il cerotto, l’attenzione
maniacale per ogni aspetto e poi
per capire bisognerebbe vederli al
lavoro. Sono degli ottimi professio-

    PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE                                                                                       7
PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE - COVID-HOSPITAL: OSPEDALE MAGALINI DI VILLAFRANCA numero 1 - OPI VERONA
TESTIMONIANZE

Paola: “I vecchi sulle panchine          “il risveglio di un figlio (papà e ma-    mondo parallelo. In questo mondo
dei giardini succhiano fili d’aria a     rito) con la morte del padre anche        parallelo continuavo a parlare con
un vento di ricordi”.                    lui lontano dall’affetto dei suoi cari.   voi, con la convinzione che voi sen-
Questo era fino al 2019 dal 2020         Perché tutto questo deve accadere         tivate le mie chiacchiere e ad ac-
tutto cambia, veniamo catapultati        così, non è giusto! Non siamo pron-       carezzare le vostre mani per farvi
in un film di fantascienza.              ti per affrontare tutto questo peso.      sentire che lì in quel momento qual-
No dai!!! È uno scherzo, una fake        Ora cosa mi rimane da fare? In-           cuno si prendeva cura di voi, vero
news… Purtroppo no! È arrivato, lui      goiare un’emozione dopo l’altra           è che il tocco di una mano con i
il mostro Covid 19.
Tutto cambia, da domani prendo
servizio in rianimazione, serve per-
sonale e il lavoro è tanto.
Tra me e me penso, mi rimetto in
gioco, nuova esperienza, nuovi col-
leghi, nuovi pazienti ma a una cosa
non avevo pensato: che anche la
mia emotività sarebbe cambiata.
Entro in una grande stanza asetti-
ca, ci sono 10 pazient, tutto uguale
anche i suoni degli allarmi a delle
pompe e dei ventilatori.
La vita di queste persone era scan-
dita da un bip. Guardo questi uo-
mini e donne, penso alle loro vite,
penso al prima di “ora” alle loro
storie ai loro affetti.
Nonni, papà, mamme, fratelli, so-
relle, chissà chi hanno lasciato a
casa, chissà se hanno avuto il tem-
po di dirsi ciao o di scambiarsi un
bacio o una carezza; forse noi an-
che questo ci ha tolto il mostro.        senza avere la consapevolezza del         guanti può sembrare sterile.
Anche noi operatori depersonaliz-        loro peso nel mio zaino personale e       Cercavo in ogni modo di trasmette-
zati, l’unica parte visibile erano gli   di come possono influenzare il mio        re fiducia ma era la stessa fiducia
occhi riparati dalle visiere.            benessere e la mia qualità di vita.       che forse mancava me per supera-
Un cosa positiva forse a tutto ciò       Mi rendevo conto che ogni giorno          re tutto questo.
c’era, nei momenti di debolezza le       che passava ero sempre più sensi-         Voi non eravate soli, avevate noi
lacrime si confondevano con il su-       bile, piangevo e mi chiudevo in me        che all’inizio eravamo angeli, ma
dore e si riusciva a mascherare lo       stessa. La mia attenzione si abbas-       noi che avevamo?
sconforto di alcune situazioni come      sava, mi sembrava di vivere in un         Tornavo a casa mostrando il sorri-

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TESTIMONIANZE

so migliore, tanta stanchezza fisica     zienti comunicare in video chia-            è stata mantenuta. Da una vittoria
ma la stanchezza morale, la disper-      mata con i loro famigliari (la fase         alle sconfitte ci si rende conto che a
devo di notte piangendo sul mio cu-      critica del tubo era passata) senza         volte non va come si vorrebbe.
scino. Mi addormentavo pensando          poterli abbracciare e il peso di            Nel mondo reale il parente affianca
al nuovo turno, alla vestizione vissu-   quelli che con i loro familiari non         il parente nel volo finale e per noi
ta in un silenzio di sofferenza.         potranno più ne comunicare ne ab-           è una grande fortuna. Ma questo
Entro in reparto e il primo sguardo,     bracciarsi, essere soli.                    lo capiamo solo dopo aver vissuto
è il classico quick look. Domando        Soli no! Ci siamo noi. Ma il nostro         la loro assenza. Da infermiera chi
                                                                                     ha vissuto i primi mesi Covid in ri-
                                                                                     animazione posso solo dire che mi
                                                                                     sento “vuota”! Persone mi hanno
                                                                                     detto “ma dovresti essere abituata
                                                                                     alla sofferenza” Scusate! No, alla
                                                                                     sofferenza non ci si abitua e se ci
                                                                                     si dovesse abituare in fondo c’è un
                                                                                     disagio non riconosciuto e sarebbe
                                                                                     meglio soffermarsi a riflettere se il
                                                                                     cammino che abbiamo intrapreso
                                                                                     sia quello giusto. Inizi a convivere,
                                                                                     la analizzi, la elabori per metterla
                                                                                     in un cassetto del cervello speran-
                                                                                     do che non riemerga. Più grande
                                                                                     che in questa situazione ho vissuto
                                                                                     è quello di trovare la forza dentro
                                                                                     di me di andare vicino al pazien-
                                                                                     te e cosciente guardandolo negli
                                                                                     occhi e assumermi la responsa-
                                                                                     bilità del fatto che il mio sguardo
                                                                                     sarà che vedrà. Nel marzo 2020
                                                                                     i vecchi non erano più seduti sulle
                                                                                     panchine a succhiare fili d’aria, ma
se ci sono ancora tutti i pazienti che   viso mascherato, le nostre mani con         in un letto di ospedale attaccati ad
ho lasciato sullo smonto notte.          i guanti non potranno mai lontana-          un respiratore che li aiutava a re-
Qualcuno manca all’appello e il          mente sostituire quelli di un papà,         spirare aria, legati a un filo d’erba
mio pensiero è rivolto ai famiglia-      di una mamma, di un nonno.                  lottando per la vita. Questa è stata
ri. È stata un’esperienza che mi ha      Il lieto fine del figlio che si sveglia e   la mia esperienza di tre mesi in una
arricchito. Ha suscitato curiosità e     il padre vola via, in parte mi rende        rianimazione Covid i vissuti ritorna-
a volte disagio per l’inadeguatezza      felice, lui ha combattuto e ce l’ha         no come flash, ma la vita è ora e
per chi e cosa non conoscevo.            fatta, lo saluto con la promessa di         bisogna andare avanti con lo zaino
In questo modo strano vedevo pa-         una birra insieme e la promessa             forse un pochino più leggero.

    PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE                                                                                         9
TESTIMONIANZE

Chiara: Chi ci pensava ad una            possiamo fare altro che dire grazie     vamo solo di dare le giuste armi al
“cosa” così. La guerra la vedi, la       perché ci hanno dato la forza per       momento giusto. A tutti coloro che
senti, fa paura, la combatti fac-        andare avanti.                          ce l’hanno fatta vorrei arrivasse un
cia a faccia contro un nemico che        Non siamo “eroi”, siamo solo per-       abbraccio, anche se per ora an-
vuoi sconfiggere per vincere. Qui        sone che hanno scelto un lavoro         cora a distanza, e un pensiero ai
per noi non è come essere stati in       particolare che se fatto con coscien-   tanti, troppi che…per chi crede, ci
guerra contro un nemico che non          za può donare molto.                    guardano da lassù.
si vede ad occhio nudo, che non          Noi ogni giorno cerchiamo di            Sono un’infermiera che lavora in
sai da dove entra o entrerà, che         dare, fare, dire: dare il meglio di     un ospedale Covid che il Covid –
non sai ancora se lo vincerai per        noi, fare il meglio per ciascun uten-   19 ha certamente colpito nell’ani-
sempre. Un “andrà tutto bene” che        te – paziente, dire anche ciò che       ma ma che continuerà ad andare
riecheggia ovunque.                      non vorremmo mai dire, nel modo         avanti dando, come i suoi colleghi,
Nel nostro Paese ha fatto certamen-      più idoneo possibile.                   il meglio che può e un sorriso dietro
te bene. A quelle parole, anche a        Se volete trovare gli “eroi” di que-    la mascherina.
noi in divisa e in prima linea ci sia-   sto maledetto Covid – 19 andate a
mo aggrappati.                           guardare le tante famiglie colpite
A quanti in quei giorni ci hanno         da questa malattia.
sostenuto in differenti modi non         Loro hanno combattuto, noi cerca-

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TESTIMONIANZE

Dalla sala operatoria…
Il coordinatore Dario:                   Prima ondata - seconda ondata -          co, uniti ad una grande capacità
“Allora, capo: quanto durerà anco-       terza ondata.                            di adattamento e apprendimento
ra?” Il tono di voce della collega       Nel pugilato esiste un’espressione,      hanno permesso a queste colleghe
che ho davanti collima perfettamen-      un modo di dire lampante: “uno-          e colleghi di rimanere in piedi in
te con l’espressione del viso di chi     due” relativamente a due colpi mi-       mezzo alla tempesta.
ha appena terminato l’ennesimo           cidiali portati in rapida successio-     L’inizio di tutto avviene in modo
turno di servizio in Terapia Intensi-    ne. Spesso i pugili li usano già nelle   così repentino da togliere il fiato.
va Covid e sottintende la speranza       prime battute del macth in modo da       Ad inizio settimana il presidente
agognata di vedere finalmente un         piegare l’avversario, spaventarlo,       Zaia annuncia la creazione dei
barlume di luce in fondo a questo        indebolirlo fisicamente e psicologi-     Covid Hospital, il nostro ospedale
maledetto tunnel scuro in cui tutto      camente.                                 è tra questi.
il Gruppo Operatorio di Villafran-       Prima ondata - seconda ondata -          Seguono giornate di riunioni feb-
ca e l’UTI di Villafranca – insieme      terza ondata: “Allora, capo: quan-       brili a tutti i livelli per coordinare
a colleghi e colleghe di altri reparti   to durerà ancora?”                       la trasformazione. Nessuno si tira
- sono caduti dal mese di marzo del      Solo una grande resistenza, un           indietro, la sensazione imperante
2020.                                    deciso senso civico e deontologi-        è che c’è poco tempo, l’onda ano-

    PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE                                                                                     11
TESTIMONIANZE

                mala sta montando, il tam tam che
                ci arriva dai colleghi della vicina
                Lombardia è più allarmante delle
                notizie ufficiali e cerchiamo di pre-
                pararci a quello che sarà un vero e
                proprio assedio.
                Arrivano, inviati dalla Regione,
                letti, respiratori e dispositivi da te-
                rapia intensiva. Bisogna liberare
                quanto più spazio possibile, sigilla-
                re gli armadi con i presidi chirurgici
                che non si possono spostare, allesti-
                re le nuove postazioni.
                Giovedì sera l’ultimo intervento chi-
                rurgico esce dalle nostre sale ope-
                ratorie, nella giornata di venerdì
                gli ispettori regionali attestano che
                la struttura è pronta, mentre i letti
                della terapia intensiva adiacente -
                quella vera - si stanno saturando ve-
                locemente. Il sabato mattina acco-
                gliamo la prima di una lunga serie
                di pazienti con tutto il loro carico di
                dolore e umanità. Un’immagine per
                tutte: la telefonata col fiato corto
                ai parenti prima dell’intubazione,
                le parole rassicuranti del persona-
                le da dentro tute spaziali, le mani
                guantate che cercano un contatto
                impossibile con la pelle dell’assi-
                stito, il cicaleccio insistente delle
                macchine attorno; “Allora, capo:
                quanto durerà ancora?”
                La reazione del personale tutto -
                anestesisti, infermieri, oss – è en-
                comiabile. Grazie alla stretta colla-
                borazione con le colleghe dell’UTI
                anche le strumentiste con esperien-
                za trentennale di sala operatoria
                compiono un doppio salto triplo

12
TESTIMONIANZE

per acquisire in poco tempo quante
più competenze possibili.
Così pure gli infermieri di anestesia,
gli oss di sala, il personale addetto
alla sterilizzazione e ai magazzini.
Ognuno con i propri compiti preci-
si perché l’organizzazione nel suo
insieme deve reggere e non sappia-
mo ancora per quanto.
Nelle pieghe di questi eventi poi,
le preoccupazioni per sé stessi ma
soprattutto per i propri cari a casa.
Genitori anziani, bambini, convi-
venti. Alcune colleghe decidono
addirittura di trasferire il proprio
alloggio: troppo alto il rischio di        drà tutto bene”.
portare la bestia con sé, nonostan-        E poi la soddisfazione dei primi         “Allora, capo: quanto durerà an-
te le mille accortezze, i percorsi e       dimessi, le prime testimonianze di       cora?” Quando mi è stata posta
i lunghi protocolli di vestizione e        quelli che ce l’hanno fatta come a       questa domanda non ho saputo
svestizione.                               bilanciare chi non c’è più, fino ai      mettere insieme che qualche timido
Ogni tanto qualcuno si sfoga, le           primi dati positivi sui contagi che      incoraggiamento. Ma adesso, a
immagini riportate sui giornali con        si abbassano progressivamente, la        distanza di un tempo che sembra
il personale stremato a fine turno,        riapertura a giugno dell’attività chi-   infinito come accade solo nei sogni
seduto a terra con le mani a sor-          rurgica e pazienza se c’è di mez-        e che le cose appaiono più nitide
reggere il viso segnato dagli ela-         zo l’emergenza citrobacter della         di quando le vivi, vorrei rispondere
stici della mascherina sono reali,         vicina Azienda Ospedaliera che si        a quella collega con la stessa voce
concrete, ciononostante il gruppo          ripercuote sul nostro ospedale, l’im-    della sentinella di guardia del libro
nel suo insieme tiene, non molla, un       portante è ritornare alla normalità,     di Isaia: .
In mezzo a tanta difficoltà accade         ta, poi della terza cosicché ci tocca    Vorrei dirle cioè che sì, ci saranno
un fatto straordinario, quasi un pro-      riconvertire e riconvertirci fino alla   ancora notti, ci saranno ancora
digio insperato: la solidarietà della      metà di maggio di quest’anno,            mattini ma quello che conta è trova-
gente. Così le pareti della sala ri-       “forza ragazzi riapriamo” e spe-         re sempre una sentinella pronta a
storo - ricavata dalla zona cambio         riamo che sia davvero finita perché      vegliare sul suo popolo contro ogni
letti – fiorisce di lettere di gente co-   le energie sono esaurite, la spin-       possibile nemico, pronta a rompere
mune, striscioni di incoraggiamen-         ta della gente è un’eco distante,        il silenzio della notte per annuncia-
to, disegni colorati di bambini che        quest’anno in trincea ha lasciato        re finalmente l’arrivo di un nuovo
spronano a non cedere perché “an-          ferite difficili da lenire.              giorno.

    PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE                                                                                      13
TESTIMONIANZE

Dalla medicina/geriatria e dalla terapia intensiva…
Le coordinatrici Paola e San-              tagio. Mai avremmo immaginato            così tenace ed intimo perchè non
dra: in maniera del tutto inaspet-         questo. Ci sembrava di affrontare        volevamo tradire la loro voglia di
tata ed improvvisa siamo stati in-         questo nemico invisibile a mani          vivere e non volevamo deludere noi
formati della decisione dei vertici        nude, ma ciascuno, per il proprio        stessi nel perdere questa battaglia.
regionali che individuavano il Ma-         ruolo, si è rimboccato le maniche        Durante quest’anno, nelle nostre
galini di Villafranca come struttura       attraversando questi lunghi mesi         corsie abbiamo conosciuto tutte
da dedicare al paziente Covid,             con la voglia di sconfiggerla. In-       le emozioni: stanchezza, paura,
interrompendo tutte le attività istitu-    fermieri, medici, operatori sanitari     ansia, delusione, ma anche e so-
zionali in essere.                         non hanno mai mollato. Siamo an-         prattutto gioia, quando il percorso
“Covid Hospital”: una parola sco-          cora qui a lottare e non abbiamo         clinico dei pazienti andava miglio-
nosciuta, incomprensibile, legata          perso tempo.                             rando e noi potevamo scorgere sul
ad un virus proveniente da lon-            Inizialmente pensavamo che i pro-        loro volto il sorriso e la gratitudine.
tano, possibile pandemia quasi             blemi clinici delle persone affette      Le emozioni ci hanno investito in
come una scena da film ma pur-             da Covid si limitassero ai polmo-        pieno quando ci siamo sostituiti ai
troppo non è stato solo un film.           ni, il bersaglio principale di que-      familiari, quando abbiamo condi-
All’inizio il sentimento prevalente è      sta malattia. Gli studi poi hanno        viso il dolore con loro, quando ab-
stata la paura, l’emozione che me-         evidenziato che non le cose non          biamo preso il posto del religioso
glio descrive l’incontro con il virus.     stavano così: il vero problema è         per l’estrema unzione.
In pochissimo tempo è arrivato con         l’infiammazione che si innesca a         I pazienti ci manifestavano spesso
una velocità inimmaginabile per il         causa del virus. Il nostro campo di      la loro paura della malattia, della
mondo sanitario. La nostra reazio-         battaglia non era limitato solo al       morte troppo vicina, ci raccontava-
ne non è stata quella di fuggire ma        polmone ma si era esteso a tutto         no di sentirsi stanchi di lottare.
di affrontare con coraggio quell’e-        l’organismo a causa delle altera-        Una volta risvegliati esprimevano
vento straordinario che aveva cre-         zioni causate al microcircolo, quel-     tutta la felicità possibile oltre alla
ato in noi tanto sconforto.                la mirabile rete di piccolissimi vasi    riconoscenza per le cure ricevute.
Dopo un iniziale disorientamento,          che si interpone tra le vene e le        A distanza di mesi tornano a tro-
ci siamo messi in gioco dimostran-         arterie. Abbiamo così elaborato          varci, per dimostrare la profonda
do impegno in termini di orario e          nuove strategie terapeutiche, ab-        gratitudine nei nostri confronti.
di competenze, massima disponi-            biamo fatto di tutto per aggiornar-
bilità, spirito di iniziativa al fine di   ci, non facendoci sfuggire nulla al      Noi protagonisti siamo cambiati
cercare nuovi spazi nell’ospedale,         fine di fornire le migliori cure pos-    per sempre come esseri umani ma
inventarsi le nuove mansioni, cre-         sibili. Ed il fatto di aver a che fare   siamo anche cresciuti come perso-
are percorsi sicuri per contenere i        solamente con questa tipologia di        ne. Dal punto di vista personale
contagi. Il virus non aspettava che        pazienti, per certi versi, ci ha faci-   come Coordinatori delle Professio-
noi fossimo pronti. All’inizio tutto       litato il lavoro.                        ni sanitarie il peso della respon-
fu più difficile. A causa della simul-     Ogni volta che abbiamo affrontato        sabilità e delle decisioni difficili
taneità mondiale della pandemia            un problema clinico con i pazienti       e veloci, ha gravato sulle nostre
scarseggiavano sia i materiali che         abbiamo condiviso intensamente le        spalle anche se apparentemente
servivano per curare le persone            loro emozioni, ci siamo legati alle      alla vista la nostra postura appari-
sia quelli per proteggerci dal con-        persone che curavamo in un modo          va dritta, a volte spavalda.

14
TESTIMONIANZE

Lo sforzo continuo è stato far si
che il trauma psicologico della
pandemia diventasse opportunità
di crescita e maturazione, facen-
do appello alla nostra capacità di
adattamento alle difficoltà: quella
qualità umana chiamata resilien-
za. La capacità di riprendersi,
evitando il crollo emotivo, man-
tenendo la propria adeguatezza
nonostante le avversità e dando
un nuovo significato alla propria
esistenza.
La resilienza non si basa solo sulla
capacità del singolo individuo ma
anche sul suo rapporto con l’am-
biente e le relazioni più significati-
ve. La coesione e il gioco di squa-
dra ha così permesso di affrontare
questa sfida.

A chi si è impegnato perchè il
materiale fosse sempre presente,
viaggiando a tutte le ore del gior-
no e della notte per procurare far-
maci, tamponi, mascherine. A chi
ha permesso che non mancasse             con un approccio strutturato su al-   – informatizzazione dei dati sani-
mai l’ossigeno nei tubi degli ospe-      cune tematiche:                       tari condivisa, veloce ed efficiente
dali, alle attrezzature mediche che
dovevano funzionare, al suppor-          – piano aziendale per l’emergenza     – efficienza nella fornitura e manu-
to dei tanti volontari, cittadini e                                            tenzione di marteriali e apparec-
benefattori con le loro donazioni        – maggior condivisione di percor-     chiature
hanno permesso di acquistare ma-         si, procedure e protocolli clinici
teriali indispensabili per curare le                                           – miglioramento della rete territo-
persone, a chi ha tradotto per noi i     – sostegno emotivo agli operatori     riale per l’assistenza extraospe-
foglietti informativi dei farmaci che                                          daliera e per ridurre la pressione
arrivavano via via in tutte le lingue    – uso della tecnologia per ridurre    sugli ospedali.
possibili. La pandemia ci ha anche       le distanze tra pazienti e parenti
insegnato qualcosa, che è fonda-         (tablet - videochiamate)              – formazione continua.
mentale prepararsi a futuri eventi

    PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE                                                                                15
TESTIMONIANZE

Una valigia di emozioni
                                                                                       la nostra anima.
                                                                                       Fiducia: verso chi ha pensato alla
                                                                                       nostra protezione, con percorsi, ma-
                                                                                       teriali e sostegno morale.
                                                                                       Risate: si c’erano anche le risate tra
                                                                                       colleghi per stemperare paura, an-
                                                                                       sia e disagio e aggiungerei anche
                                                                                       per allontanare rabbia e fastidio per
                                                                                       la fatica di dover indossare i DPI
                                                                                       8/11 ore che ci hanno fortunata-
                                                                                       mente protetto tutti.
                                                                                       Scoperta: di essere diventati una
                                                                                       grande famiglia perché abbiamo lot-
                                                                                       tato insieme, in una direzione comu-
                                                                                       ne. Stanchezza: considerati eroi ma
                                                                                       invece siamo persone normalissime
                                                                                       che hanno fatto il loro dovere, il loro
                                                                                       lavoro. Orgoglio: di aver superato
                                                                                       questo incubo alla grande.
Scetticismo..., dubbio...ecco l’ennesi-     legare ad altri l’assistenza al babbo      Gratitudine: nessuno era tenuto a
ma influenza, pensavo, che vuoi mai         anziano, che ha bisogno ma che             ringraziarci, è nostro dovere lavora-
che sia, ogni anno la stessa storia.        non vuoi rischiare di far ammalare,        re con i malati, è stata una nostra
Fastidio...Tam tam di allarmismo            perché lavori in prima linea.              scelta lavorativa, ma sentirselo dire
sparso, tra tv, giornali, per non par-      Impotenza: sul lavoro cerchi di fare       in questo frangente è stato un sollie-
lare dei gruppi WhatsApp!                   al meglio quello che viene stabilito,      vo, una carezza al cuore, un grazie,
Invece scatta l’allarme vero, vicino        ma l’attesa dei risultati non è imme-      un regalo, un pasto offerto sono sta-
a noi, a casa nostra. Un virus, una         diata anche perché pazienti ne arri-       te cose gradite, un piacere quasi im-
cosa invisibile che minaccia noi e i        vano tanti e ancora tanti.                 barazzante.
nostri cari soprattutto uomini dicono:      Angoscia: proprio un tonfo al cuore        Timore: ora sembra tutto tranquillo o
padri, nonni, zii, mariti persone con-      quando vedi il primo malato giova-         almeno gestibile, ma se ritorna?
crete legate a te. Incredulità, ma l’a-     ne e ti si chiude lo stomaco.              Pensi che non riuscirai a passare un
mica di Bergamo ti dà la conferma           Pianto: lacrime versate in macchina        altro periodo così, ma in fondo sai
del disastro, che dalle sue parti la        prima e soprattutto dopo il turno, per-    che insieme ai tuoi colleghi, si pos-
gente muore sul serio e sono già al         ché la cosa che realizzi è che l’unico     sono fare grandi cose, perciò provo
collasso. E ti risvegli...in un incubo      contatto che i malati hanno sei tu.        anche soddisfazione di far parte di
però. Ok, si comincia. Ansia: non           Loro non possono avere vicino i loro       un gruppo di combattenti.
sai bene cosa si dovrà affrontare.          cari, sono soli, soli in pronto soccor-
Paura, e se prendo il virus? E se lo        so, soli nei reparti, soli nella terapia
porto a casa? E se divento il vettore?      intensiva, soli alla porta della morte,                            Mirella Mazzi
Solitudine: hai così timore che dormi       soli se la morte arriva: con loro ci sei            Infermiera Terapia intensiva e
isolata, mangi da sola, non abbrac-         solo tu. I visi segnati dalle mascheri-                   Dipartimento chirurgico
ci più i tuoi figli, tuo marito, nessuno.   ne non sono nulla messi a confronto
Preoccupazione: devi per forza de-          con i segni rimasti dentro di noi, nel-

16
TESTIMONIANZE

Quel silenzio durante la vestizione
Dal 23 marzo al 1° maggio sono sta-         maniera eccellente dalla coordinatri-   mezzo che porterò sempre nel cuore
ta assegnata presso la terapia inten-       ce Infermieristica Sandra Marogna,      e nel mio bagaglio lavorativo come
siva dell’Ospedale di Villafranca di        dal personale di supporto e dalla Di-   un tempo drammatico ma che ho vis-
Verona. Ricorderò sempre quei primi         rezione medica e amministrativa.        suto con grande emozione e orgoglio
giorni in reparto in piena crisi Covid.     Oltre quella porta riuscivano ad es-    nell’esserci stata.
Ricordo quel silenzio durante la vesti-     sere sempre presenti per tutto quello   Anche grazie a questo periodo, pos-
zione: tutti concentrati nel seguire un     che necessitava dall’aspetto organiz-   so dire con fermezza che sono un’in-
percorso obbligatorio per non trala-        zativo tecnico/scientifico a quello     fermiera e sono felice di aver scelto
sciare nulla e proteggersi nel modo         umano. Un’ esperienza professiona-      questa professione.
più sicuro e adeguato.                      le e umana durata circa un mese e
Ricordo quegli sguardi impauriti, for-
se come il mio e ricordo le mie rifles-
sioni sul fatto che ci si doveva pro-
teggere contro qualcosa di ignoto,
di pericoloso. Ma poi la vestizione è
divenuta una consuetudine a cui non
poterne farne a meno, a cui addirittu-
ra ci si abituava.
Ricordo gli sguardi del gruppo di la-
voro, che giorno dopo giorno ho im-
parato a riconoscere.
Vedevo in loro quella forza, quella
determinazione, quella professionali-
tà e quella capacità di non tralascia-
re mai nulla e, tutto questo, superava
la fatica e la paura; diventava quasi
una lotta contro quel terribile momen-
to per il desiderio professionale ed
umano di volerlo sconfiggere.
Non dimenticherò i numerosi pazien-
ti: lo sconforto quando qualcuno non
ce la faceva e la gioia nell’assistere
al risveglio o al trasferimento di altri.
Non dimenticherò tutte le colleghe
che ho conosciuto, con cui ho lavora-
to: in particolare le colleghe “esper-
te” che, nonostante il forte impegno
e la doverosa responsabilità, han-
no supportato tutto il personale non
esperto della terapia intensiva senza                                                                  Maria Luisa Barni
mai lasciarsi prendere dallo sconforto.                                                    Infermiera Terapia intensiva
Un gruppo di lavoro composto da In-                                                   Ospedale di Villafranca - AULSS 9
fermieri, OSS e anestesisti guidati in                                                                         Scaligera

    PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE                                                                                      17
TESTIMONIANZE

Non è stato un brutto sogno è successo davvero
                                         cie, in altre parole, lockdown. A que-     tarci, perché noi queste persone
                                         ste regole ferree, ci si è arrivati dopo   le vogliamo rimandare a casa dai
                                         la constatazione che le imposizioni        loro cari. All’equipe del mio repar-
                                         meno rigide date in precedenza non         to si è aggiunta quella della sala
                                         sono state rispettate, aumentando il       operatoria e altri infermieri e OSS
                                         contagio. La gente non capiva, qual-       provenienti da altri reparti o servizi.
                                         cuna incredula, qualcuna gridava al        Alcune di queste persone non hanno
                                         complotto, sta di fatto che il proble-     mai visto una terapia intensiva, sono
                                         ma è stato preso sotto gamba.              spaesate e spaventate, come noi del
                                         E mi ritrovo qui ora, a scrivere que-      resto. Ci siamo tutti rimboccati le
                                         ste righe, perché anche se vorrei          maniche. Dapprima è stato un po’
                                         svegliarmi credendo di aver avuto          caotico e difficile, le “esperte” della
                                         un incubo, non voglio dimenticare.         terapia intensiva hanno cercato di
                                         Sono 12 anni che lavoro in tera-           dare delle indicazioni per lavorare
                                         pia intensiva come infermiera, un          tutti insieme allo stesso modo e così
                                         lavoro che ho sempre amato fare,           poi tutto ha trovato il suo equilibrio.
                                         a volte anche lamentandomi per le          Vestiti come marziani: tuta o cami-
Scrivo per raccontare questo mo-         notti faticose, per le feste lavorate,     ce rinforzato, maschera, occhiali,
mento, per poterlo rileggere in futu-    perché non si è a casa quando vor-         visiera, sovrascarpe, cuffie, 4 paia
ro e ricordare quanto sta succeden-      resti esserci, ma l’ho sempre fatto        di guanti, attraversiamo le porte del
do; come ho vissuto io e i miei cari.    con il cuore. Nel mio reparto ora,         reparto sapendo cosa dobbiamo
Non è stato un brutto sogno, è suc-      mi trovo a vivere una realtà surreale:     fare, nascondendo la fatica fisica e
cesso davvero.                           riorganizzazione dei posti letto da        mentale, perché gli occhiali stringo-
A novembre in Italia si comincia a       6 a 20, apparecchiature e strumen-         no dietro le orecchie, la maschera
sentir parlare di Covid-19 (Corona-      tazioni nuove da saper utilizzare          stringe il naso, la visiera stringe la
virus), un virus influenzale altamente   nell’immediato; pazienti a non fini-       fronte, la tuta fa caldo, a volte ti si
contagioso che in Cina sta facendo       re, sono arrivati come uno tzunami,        asciuga il sudore freddo addosso e
milioni di morti. Ci mette poco ad       anziani i primi poi anche persone          viene la pelle d’oca, quando uscia-
arrivare anche da noi e nel nostro       di quarant’anni, tutti intubati, seda-     mo abbiamo tutti i segni che questi
Paese si comincia tardi ha prendere      ti, curarizzati per giorni, la loro vita   dispositivi lasciano sul corpo.
decisioni e precauzioni per evitare i    attaccata ad un ventilatore polmo-         Turni da 7/11 ore, interminabili,
contagi. A marzo arrivano drastiche      nare e all’infusione di farmaci che        non si riesce a fare pipì o a bere,
regole. Niente più scuola, moltissimi    ogni minuto infondo sostegno alla          non riesci a soffiarti il naso o a grat-
ambiti lavorativi chiusi, dove si può,   loro pressione e alla loro frequenza,      tarti la faccia, finito il turno tutti in
si lavora da casa; basta passeggia-      antivirali che cercano di contrastare      doccia, sperando di lavare via tutto,
te, incontri con gli amici e parenti,    l’avanzamento della malattia, riman-       stanchezza, virus, pensieri, paure.
niente aperitivi al bar o cene nei ri-   gono praticamente immobili, la loro        Ma tutto non si lava via.
storanti, per spostarsi serve un’auto-   coscienza si è fermata lì, in realtà       Oltre ad essere infermiera sono an-
certificazione che cambia varie vol-     vengono mobilizzati ad orari rego-         che una mamma. A quanto pare i
te ma tutte accertano lo spostamento     lari, da supini a proni, da proni a        bambini non si ammalano ma fun-
per stato di necessità.                  supini, tutti i giorni per molti giorni.   gono da vettori, per cui avendo le
Niente più baci o abbracci. Aperti       Siamo tutti molto provati, ma lo fac-      persone a me care non proprio in
solo ospedali, supermercati e farma-     ciamo senza sosta, senza lamen-            ottima forma, ho preferito a malin-

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TESTIMONIANZE

cuore, portare la mia bambina dal         zarrito, incontenibile nel letto, refrat-   una bellissima giornata, un arcoba-
papà, così tutti erano al sicuro, per     tario a tutte le sedazioni, sveglio ma      leno luminoso in un mese di pioggia
quanto possibile.                         non cosciente e mi viene da dire per        ininterrotta. Ho recuperato un po’ di
Non posso più tenerla stretta a me,       fortuna! Spero non si ricordi nulla di      energia, grazie a lei, la mia dolce e
stare sul divano, fare i compiti, leg-    ciò che sta vivendo.                        forte Anna, mi sento più forte.
gerle una storia, baciarla e abbrac-
ciarla. La vedo quando le porto la        12/04/2020                                  01/06/2020
spesa, con mascherina e guanti,           S. Pasqua. Primo tampone negativo,          Incredibile ma vero abbiamo dimes-
attraverso il cancelletto di casa.        ho già fatto anche il secondo sem-          so tutti, chiuso il reparto per le sa-
Quanto vorrei sentire il profumo del-     pre negativo. Questi risultati sono         nificazioni del caso e per tutti qual-
la sua pelle e baciare le sue guance      molto rassicuranti e mi sbagliavo ad        che giorno di ferie. L’incubo sembra
morbide con le mie labbra…ma ho           aver paura di farli, perché sapere di       finito. Tra poco il Presidente del
una stramaledetta paura di portare        essere negativo, testimonia che i DPI       Consiglio stilerà delle regole per la
il virus anche a loro. Mi sembra fac-     funzionano e ti proteggono.                 riapertura di tutte le attività rimaste
cia fatica Anna a capire il motivo di     Nel frattempo in reparto i pazienti         obbligatoriamente chiuse. I contagi
questa mia scelta.                        stanno meglio, siamo riusciti e sve-        sembrano ridursi, e chi si positiviz-
A volte mi sembra arrabbiata, come        gliarne qualcuno, a staccarlo dal           za sembra non aver bisogno della
se lo facessi per dispetto, altre inve-   respiratore e una volta coscienti e         terapia intensiva, il virus pare stia
ce è molto triste: ma come darle tor-     tranquilli li abbiamo trasferiti nei re-    perdendo aggressività.
to. Anch’io sono molto triste, è diffi-   parti post acuti.                           Alcune fonti dicono che ci sarà pro-
cile stare da soli in questo momento;     Sembra si veda la luce in fondo al          babilmente una ripresa con l’inizia-
il tempo a casa, quando non dormo,        tunnel, lo spero. La mia bimba mi           re dell’inverno. Spero vivamente che
lo trascorro al telefono con i miei       chiede spesso di andarla a trova-           si sbaglino. A differenza di tante
cari e i miei amici che non mi fanno      re, di condividere un pasto insieme,        persone che continuano a non cre-
mai sentire sola e che mi spronano a      le manco e lei manca a me. Perciò           dere a quanto accaduto, io, come
tenere duro.                              oggi che è Pasqua non me la sono            tutti i miei colleghi e i medici, ab-
Domani farò il tampone di screening       sentita di dirle di no, in barba alle       biamo visto l’inferno. La scarica di
per il Covid-19 e ho paura. Ho pau-       autocertificazioni dello stato di ne-       adrenalina che avevamo ad inizio
ra perché se fossi positiva, dovrei       cessità, questo è uno stato di neces-       pandemia, ci ha portato a lavorare
rimanere a casa per 15 giorni, così       sità, che mi facciano la multa, non         senza sosta e senza lamentarci, ma
non potrei andare al lavoro dovendo       importa. Con mascherina e guanti            ora, che sappiamo cosa è stato, sa-
far lavorare qualcun altro al posto       sono andata da lei, mi sono lavata          premo essere altrettanto capaci?
mio, inoltre non potrei più portare la    le mani, abbiamo pranzato insieme,
spesa ad Anna ed infine ho paura di       abbiamo giocato a carte e le ho in-
sviluppare i sintomi. Vorrei rimanere     segnato un gioco nuovo, abbiamo                                     Elena Segattini
ignorante, vorrei non fare i tamponi.     ballato, quanto ridere!! Siamo state                 Infermiera Terapia intensiva e
                                          insieme sullo sdraio in terrazza ad                        Dipartimento chirurgico
28/03/2020                                ascoltare la musica e le ho fatto un
Fatto i tamponi. Ci vuole qualche         po’ di coccole. Bellissima la sua ri-
giorno per il risultato. Incrocio le      sata, bellissimo poter stare con lei.
dita. In reparto siamo arrivati a 20      Anche le cose più banali o che dai
pazienti, ne abbiamo estubato solo        per scontate, assumono un sapore
uno, ma sembra un cavallo imbiz-          diverso quando ti mancano. È stata

    PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE                                                                                          19
TESTIMONIANZE

Ogni paziente con la sua storia e dietro a lui
una famiglia che aspettava con ansia
le telefonate giornaliere
                                            digerire. Umanamente parlando,            del medico per avere notizie. Questa
                                            nel nostro lavoro devi imparare a         è una delle cose che mi ha colpita di
                                            mantenere un certo distacco, a ge-        più ma che mi ha dato anche la forza
                                            stire l’emotività perché questa non       per affrontare questa emergenza… a
                                            prevalga sulla tua professionalità e      casa c’erano intere famiglie che non
                                            credo di aver trovato nel tempo un        potevano stare vicine ai loro cari.
                                            giusto equilibrio …ma no, non ero         Io ero lì e potevo fare del mio meglio
                                            preparata al Covid! E penso che           per aiutarli, ma chi poteva aiutare
                                            nessuno di noi sanitari lo fosse.         me a gestire tutto questo?
                                            All’inizio, dico la verità, pensavo       L’isolamento dovuto al lockdown non
                                            che questo virus fosse un po’ trop-       ha certo aiutato in questo, non per-
                                            po “pompato” dai media ma quan-           mettendoci fuori dal lavoro di distrar-
                                            do quest’onda è arrivata anche da         ci in altro. Mi sentivo in gabbia e mi
                                            noi mi ha travolta in pieno.              rendevo conto che le persone intorno
                                            Ricordo uno dei primi turni, letti tri-   a me non potevano capire quello che
Da qualche anno lavoro in Terapia In-       plicati, personale che arrivava da        stavo provando, bisognava esserci
tensiva e prima di approdare qui ho       altri reparti, molti pazienti giovani…      dentro per capire! Ma anche questo
lavorato per più di 20 anni in area       una baraonda! Un miscuglio di pen-          andrà a far parte del mio bagaglio!
medica…questo per dire che ho un          sieri, paura, rabbia, tristezza, fatica,
discreto bagaglio di vissuto nel cam-     ansia…                                                             Laura Savoia
po delle “emozioni in corsia”!            Ogni paziente con la sua storia e die-             Infermiera Terapia intensiva e
Eh sì, perché in questi lunghi anni       tro a lui una famiglia che aspettava                     Dipartimento chirurgico
ne ho viste di situazioni difficili da    con ansia le telefonate giornaliere

Si apre la porta ed ecco che tutto quello che avevo
immaginato e sentito sul Covid diventa realtà
Ho mandato la mia candidatura alle        Iniziamo a bardarci, mi spiegano            trasformato, in meno di due giorni,
dieci di sera, dopo aver letto l’enne-    l’ordine di vestizione, forse notano        la sala operatoria in un’altra UTI,
simo avviso in televisione nel quale      la mia ansia che sale quindi sdram-         per ospitare più pazienti possibili.
richiedevano infermieri. Dodici ore       matizzano, qualche battuta, tanti           Ho lavorato per settimane con colle-
dopo mi richiamano, capisco quindi        sorrisi ed eccoci tutti pronti sembra       ghi che riconoscevo solo dal nome
che la situazione è realmente seria.      quasi di partire per lo spazio, e inve-     che avevano sulla divisa, non li ave-
Neanche il tempo di rendermene            ce no....si apre la porta ed ecco che       vo mai visti. La maggior parte di loro
conto, dopo gli esami e i controlli       tutto quello che avevo immaginato e         aveva deciso di allontanarsi dalla
di routine eccomi li all’ingresso della   sentito sul COVID diventa realtà.           propria famiglia, per proteggerli
terapia intensiva di Villafranca.         Oltre alla terapia intensiva avevano        ...non vedevano i loro figli da gior-

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TESTIMONIANZE

                                            ni, ma davanti ai nostri pazienti         vano a migliorare, e poi ad essere
                                            tutto questo scompariva... non mol-       dimessi. È stato surreale, impossibile
                                            lavano mai. Non si usciva per non         immaginare di dover vivere un mo-
                                            sprecare DPI, anche se siamo stati        mento così, ma l’umanità che ne è
                                            fortunati perché eravamo sempre           venuta fuori è stata davvero incredi-
                                            coperti, nessun contagio tra di noi,      bile.
                                            ci volevano sempre al sicuro.
                                            I pazienti continuavano ad arriva-                            Andrea De Marco
                                            re e spesso prima di addormentar-                    Infermiera Terapia intensiva
                                            si per essere intubati, ti chiedeva-                    e Dipartimento chirurgico
                                            no se si sarebbero risvegliati.
                                            Moglie e marito ricoverati uno di
                                            fianco all’altro. Era difficile vedere
                                            la fine. Però piano piano inizia-

Un periodo che voglio dimenticare
È difficile parlare di un periodo che      no “la tramontana”, il tuo IO.
voglio dimenticare e spero di non ri-      Passavano le ore, somministravi far-
vivere più. È difficile raccontare con     maci, pronavi, supinavi persone e poi
quale stato d’animo prendevo la mia        di nuovo. Facevi fatica, tanta fatica.
macchina e facevo 60 km per veni-          Finalmente arrivava il cambio, allora
re a fare il turno nella nostra terapia    non vedevi l’ora di spogliarti e corre-
intensiva. Cercavo in quell’ora di         re nella saletta ristoro per bere, bere
viaggio di assorbire la meraviglia del     e ancora bere e guardare in faccia i
paesaggio in modo da compensare            tuoi colleghi che fino a quel momento
la tristezza e la fatica delle ore che     erano stati solo occhi e sguardi.
dovevo affrontare.                         Qui vedevi la stanchezza con la “S”
Quando arrivavo iniziava la sofferen-      maiuscola. In quel momento per me,
za. La vestizione era già di per sé        l’unica salvezza era riprendere l’auto
una sofferenza; entrare poi in terapia     e brum brum... via a riprendermi an-
intensiva, dividersi i pazienti da se-     cora gli occhi di positività con la bel-
guire... io questi, tu quali vuoi segui-   lezza di casa mia. Fino al turno suc-
re? E tu? E meccanicamente (almeno         cessivo. Cara Sandra, questo è quello
io) iniziare il lavoro.                    che ho fatto, sono sopravvissuto.
Non potevo fare altrimenti. O andavi
avanti a testa bassa o rischiavi di per-                  Massimiliano Benamati
dere quella che al mio paese chiama-                 Infermiere Terapia intensiva

    PROSPETTIVE INFERMIERISTICHE                                                                                          21
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