Dal 5 gennaio torna la grande stagione teatrale del Casinò di Sanremo - Riviera24
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1 Dal 5 gennaio torna la grande stagione teatrale del Casinò di Sanremo di Ma. Gu. – 13 Novembre 2007 – 10:15 Massimo Dapporto, Franco Oppini, Maurizio Micheli e Barbara D’Urso, Sandra Milo, Carlo Giuffrè, Gaspare e Zuzzurro si alterneranno dal 5 gennaio al 10 febbraio sul palco del Teatro dell’Opera del Casinò di Sanremo. La Stagione teatrale 2008 presenta sei “prime nazionali” degne della miglior tradizione culturale della casa da gioco. Due gli spettacoli previsti: il sabato alle 21.00 e la domenica il mattineè alle 15.30. “Consideriamo il teatro una componente essenziale della nostra offerta culturale, parte integrante della nostra tradizione”- afferma il presidente di Casinò spa, Donato Di Ponziano- “Siamo certi che il pubblico saprà apprezzare le nostre diversificate proposte, scelte tra le migliori del panorama teatrale nazionale. Le pieces da noi proposte rappresentano la prima parte di un cartellone che coinvolge Casinò e Comune e che prevede una seconda parte, organizzata dall’amministrazione comunale, dopo il Festival. E’ una sinergia che reputo altamente costruttiva e che permette alla città di godere di una stagione teatrale più articolata.” La rassegna si apre con l’omaggio a Goldoni nel tricentenario della nascita .Sabato 5 e domenica 6 gennaio Noctivagus Produzioni Teatrali e il Teatro Stabile del Friuli Venezia Riviera24 -1/6- 16.10.2020
2 Giulia presentano na “I due gemelli veneziani “ di Carlo Goldoni con Massimo Dapporto, regia di Antonio Calenda Un capolavoro della scrittura comica, l'eccezionale virtuosismo sul classico tema dello sdoppiamento, l'incanto del gioco teatrale dei simili e degli opposti… Carlo Goldoni ne “I due gemelli veneziani” porta a livelli altissimi il teatro comico: lo fa usando le tecniche della drammaturgia settecentesca e la sapienza scenica di chi il teatro lo scrive ma sa anche "farlo", di chi impone agli attori una parte, ma solo dopo averla costruita sulle loro personali potenzialità e inclinazioni… Ne risulta una commedia che, dall’esordio nel 1747 ad oggi, non ha smesso di sorprendere e divertire, e non ha mai sofferto il peso del tempo. È tutto questo che ci affascina, e ci spinge ancora una volta ad affrontare con entusiasmo e anche con grande senso di responsabilità I due gemelli veneziani: se da un lato in questo testo il protagonista trova nel duplice e opposto ruolo di Tonino-Zanetto un banco di prova come pochi nella storia del teatro, dal punto di vista registico è di certo interessante confrontarsi con una commedia che coniuga con tanta sapienza ed equilibrio studio profondo dei caratteri e virtuosismo comico. Contestualmente I due gemelli veneziani si lascia percorrere da insolite inquietudini grottesche (non sottovalutiamo l’innovazione della descrizione della morte in scena, espediente che Goldoni inserisce nell’ultima parte della commedia senza lesinare coloriti particolari e stuzzicanti induzioni per l’attore che ne relaziona) e adombra chiaramente forse con qualche malinconia, nella conclusione, il finire del gioco di scambi e travestimenti, destinato a cedere il passo al mondo borghese, con i suoi livori e le sue concrete preoccupazioni… Una delle più note citazioni goldoniane avverte: “I due libri su’quali ho più meditato, e di cui non mi pentirò mai di essermi servito, furono il Mondo e il Teatro”. C’è ne I due gemelli veneziani tutto il mondo (di sentimenti, inquietudini, emozioni e rivalità) e tutto il teatro (fatto di equivoci, frenesie, mascheramenti, malintesi) che il grande autore veneziano conosceva e che tuttora continuiamo a sentire validi. E sebbene il plot abbia radici lontane (nell’antica tradizione latina, nelle commedie plautine e terenziane quali I Simillimi o i Maenechmi) il genio goldoniano riesce a donargli in un soffio l’universalità. Di assoluta centralità il ruolo del titolo, che Goldoni scrisse nell’intento di mettere in luce le doti del Pantalone Cesare d’Arbes: «Per meglio consolidare la sua fama – scrive infatti l’autore nei Mémoires – bisognava farlo brillare a viso scoperto; era quello il mio disegno, il mio principale scopo. […] Io lavoravo per lui a una commedia intitolata I due gemelli veneziani. Avevo avuto abbastanza tempo e modo per esaminare i vari caratteri personali dei miei attori. In D’Arbes avevo notato due movimenti opposti e soliti nel suo aspetto e nel suo giuoco. A volte era l’uomo di mondo più ridente, brillante e vivace; a volte assumeva l’aria, i tratti, i discorsi d'un sempliciotto, d'un balordo: e quei mutamenti accadevano in lui naturalmente, senza che ci pensasse. Tale scoperta mi suggerì l’idea di farlo comparire sotto quei due aspetti nello stesso lavoro». E questo sarà il compito a cui è atteso uno degli attori più versatili e completi che oggi può vantare la scena italiana, l’ottimo Massimo Dapporto. Maturo nell’espressività, capace di coniugare in ogni ruolo seria analisi del personaggio e,palpitanti, personali slanci interpretativi è l’attore perfetto per dar vita al paradosso di Zanetto e Tonino, giostrandosi con sicurezza fra i loro opposti caratteri e sintetizzando in un unico corpo il ruolo di antagonista e protagonista, comico e spalla. Separati fin dall’infanzia i due gemelli Zanetto e Tonino non sono a parte l’uno dell’esistenza dell’altro: il destino li conduce improvvisamente nella stessa città. Il primo è ricco e un po’ lento, il secondo, veloce e scaltro, è di contro poverissimo. Impossibile per Riviera24 -2/6- 16.10.2020
3 chi li circonda – servi, amici, fidanzate – non confonderli e scambiarli dando vita a un turbinio di equivoci, rivelazioni, follie. Il 12 e il 13 gennaio Grande Profilo Srl presenta “I 39 scalini” con Franco Oppini, Nini salerno, Urbano Barberini, Barbara Terrinoni, regia Marie Aitken tratto dall’avvincente giallo di Jhon Buchan’s e dal memorabile film di Alfred Hitchock è stato tramutato in un’esilarante commedia teatrale; con quattro attori che interpretano un minimo di 39 ruoli in 100 minuti di divertimento ingegnoso è una storia di spionaggio, piena di avventure, inseguimenti spettacolari e colpi di scena Londra. Durante uno spettacolo teatrale in cui si esibisce Mister Memoria, Richard Hannay, un giovane canadese, incontra una donna che dice di chiamarsi Annabella Smith – nome chiaramente falso, e che gli chiede di ospitarla a casa sua. La donna confessa a Richard di essere una spia, ma la notte stessa verrà assassinata con un coltello piantato nella schiena da alcuni individui penetrati nella casa. Annabella fa in tempo a mostrare una cartina della Scozia con indicata una località. Prima di morire parla anche dei “39 scalini” una congrega di pericolose e spietate spie,con a capo il professor Jordan ,un pericoloso personaggio senza molti scrupoli. Richard si sente in pericolo di vita, e decide di raggiungere la scozia quando la polizia inglese, subito dopo la scoperta del cadavere nella sua abitazione, inizia a dargli una caccia spietata. Comincerà per Richard una lunga fuga, in compagnia di Pamela, un’avvenente bionda, precedentemente incontrata, che porterà Richard a cavarsela brillantemente in un convegno politico, in una casa abitat da un vecchio piuttosto avido e manesco, nella brughiera scozzese, in un albergo gestito da una simpatica donna e addirittura nella casa del nemico. Abbiamo tutte le tematiche del thriller: lo spionaggio, l’innocente accusato di un delitto che non ha commesso, la fuga, ed il protagonista che viene completamente scagionato alla fine. Naturalmente il finale è lieto, e facilmente intuibile. Il 19 e 20 gennaio produzione Teatro Moderno e Ariete Film Teatro presenta “La fine è il mio inizio” di Tiziano Terzani con Mario Maranzano, Roberto Andreioli, regia di Lamberto Suggelli. Sono passati tre anni dalla morte del giornalista e scrittore Tiziano Terzani, autore di "In Asia" e "Lettere contro la guerra". Dal suo ultimo libro, "La fine è il mio inizio", raccolto e curato dal figlio Folco, è tratto il nuovissimo spettacolo diretto da Lamberto Puggelli, produzione Teatro Moderno, che ha riscosso ampi consensi al Piccolo di Milano , al Teatro di Genova e al Teatro Stabile di Catania. L'idea di portare a teatro un testo di Terzani è di Mario Maranzana, che ne ha firmato l’adattamento. Maranzana sfruttando una somiglianza interpreta lo stesso Terzani, con Roberto Andrioli nel ruolo del figlio. Nel libro e sulla scena il padre si racconta al figlio, rispondendo alle sue domande, parlando di se stesso, della sua storia e delle sue origini, dei suoi viaggi e delle sue scoperte, dei luoghi, delle persone. Parola dopo parola, ricordo dopo ricordo, questa biografia parlata prende forma, trasformandosi nel testamento di un padre che si mostra al figlio in tutta la sua pienezza: un uomo dalla vita intensa, colorata ed energica, un viaggiatore d'eccezione, un testimone non sempre comodo che ha attraversato gli eventi della Storia, le guerre e i grandi temi politici degli ultimi cinquant'anni. Dalla carta stampata al palcoscenico, dalla parola scritta alla parola detta, La fine è il mio inizio approda così in teatro, in uno spettacolo intenso che fa rivivere i momenti più intimi e profondi del racconto, in questo incontro tra un padre giunto agli ultimi giorni della sua vita e di un figlio che si ferma ad ascoltare le sue parole, nella loro casa di montagna, tra il Riviera24 -3/6- 16.10.2020
4 verde e il silenzio della natura. Un dialogo tra padre e figlio, consegnato ad un libro, nel quale Tiziano Terzani, considerato da molti il massimo scrittore di viaggio del secolo XX, affida al primogenito Folco le sue riflessioni sulla Storia attraversata e sui paesi conosciuti (Cina, Vietnam, India): sulla guerra e sulla civiltà, sulla vita e sulla morte, sulla malattia con la quale convisse negli ultimi mesi della sua esistenza trascorsi nel rifugio di Orsigna, sull’Appennino tosco-emiliano. Sapendo di essere arrivato alla fine del suo percorso, parla al figlio di cos`è stata la sua vita e di cos`è la vita. Così racconta di tutta un’esistenza trascorsa a viaggiare per il mondo alla ricerca della verità. E, cercando il senso delle tante cose che ha fatto e delle tante persone che è stato, delinea un affresco delle grandi passioni del proprio tempo: «Se mi chiedi alla fine cosa lascio, lascio un libro che forse potrà aiutare qualcuno a vedere il mondo in modo migliore, a godere di più della propria vita, a vederla in un contesto più grande, come quello che io sento così forte». «Chi conosce Terzani lo ama», annotano gli autori dello spettacolo fortemente voluto da Mario Maranzana. «Lo ama al punto di voler approfondire e allo stesso tempo divulgare i suoi pensieri e il suo modo di affrontare la vita e il nostro quotidiano. Ed è per questo che Terzani sta diventando un vero e proprio fenomeno di massa, al quale è stato dato anche un nome: il "Terzanismo". Ma chi ha letto Terzani sa anche che lui stesso guarderebbe a questo "fenomeno" con atteggiamento critico e scettico. Perché è proprio il suo modo di parlare al cuore delle persone, alla parte più intima di noi, urlando e sussurrando i mali e le bellezze della nostra società e della nostra vita ad aver fatto di lui un uomo così amato e rispettato». Il 26 e il 27 gennaio si ride con Fabrizio Celestini & Andrea Maia Ati Sistina e il “Letto Ovale” di Ray Cooney e John Chapma con Maurizio Micheli e Barbara D’Urso e la partecipazione di Sandra Milo, regia di Gino Landi. Questa la trama: a Milano in un appartamento appena ristrutturato sopra gli uffici della casa editrice di Filippo ed Enrico, si ritrovano, un venerdì sera, i due soci con le loro mogli, un eccentrico arredatore, una ragazza alla pari disinibita, una centralinista del Grand Hotel, un esperto d’arti marziali ed una scrittrice bizzarra. La mancanza di segnale dei telefoni cellulari creerà una serie di imbarazzanti equivoci. Giovanna, moglie fedele di Filippo, si troverà al centro di un intreccio di tradimenti di cui diverrà l’inconsapevole vittima. Ma a tanta frenesia, eccitazione e follia, in una serie di esilaranti colpi di scena, seguirà la resa dei conti finale dove, come in ogni commedia che si rispetti, trionferà la verità… Carlo Giuffrè si presenta con un classico reso celebre dal grande Eduardo De Filippo: “Il sindaco di Rione Sanità” in programma il 2 e 3 febbraio. Ad interpretare Antonio Barracano, uno dei personaggi più complessi del teatro di Eduardo, sarà Carlo Giuffrè, custode della grande tradizione attoriale napoletana. Ad affiancarlo sul palcoscenico ci sarà un cast d’eccezione: Alfonso Liguori, Piero Pepe, Aldo De Martino, Antonella Lori, Massimo Masiello, Gennaro Di Biase, Vincenzo Borrino, Roberta Misticone, Enzo Romano. La regia di questo atteso allestimento è dello stesso Carlo Giuffrè, le ricche scene ed i costumi sono di Aldo Terlizzi, le musiche originali di Francesco Giuffrè. Attore di teatro di grande talento, conosciuto al grande pubblico anche per il suo sodalizio Riviera24 -4/6- 16.10.2020
5 artistico con il fratello Aldo, durante la sua intensa carriera Giuffrè ha interpretato la maggior parte delle commedie napoletane del grande Eduardo, grazie alle quali ha manifestato le sue doti di attore dalla vocazione comica e grottesca. Del repertorio dell’autore ha messo in scena, anche come regista, commedie come Le Voci di dentro, Napoli milionaria!, Non ti pago e la celeberrima Natale in casa Cupiello. Numerose sono anche le sue interpretazioni cinematografiche e in fiction televisive. Fra legge e giustizia, coscienza e omertà, ignoranza e prepotenza, Il Sindaco del rione Sanità, dramma d’ambientazione tipicamente napoletana, disegna una vicenda umana e civile tra le più desolate e sofferte del teatro eduardiano. Scritta nel 1960, è una delle commedie più amare dell'autore, ma anche delle più amate. Nasce da una visione polemica e disperata della società, nella quale domina la violenza del forte, dove i deboli sono irrimediabilmente perduti. L'unica soluzione che rimane loro è amministrarsi la giustizia da soli. Ed è proprio quello che decide di fare Antonio Barracano, che vive nel popolare rione Sanità dove, riconosciuto come sindaco da tutti i diseredati, amministra la legge con criteri singolari, nel rispetto di tutti. La sua è un'incessante opera di giustizia verso i poveri e gli ignoranti, una vera e propria missione che lo porta a sacrificare la propria vita pur di risolvere i problemi economici di una giovane coppia. Il 9 e 10 febbraio la stagione teatrale del Teatro dell’Opera del Casinò si chiude con “Sarto per signora” di Georges Feydeau con Gaspare e Zuzzurro, regia di Andrea Brambilla. Primo grande successo dell'allora venticinquenne Georges Feydeau, uno dei più grandi autori di teatro comico, Sarto per signora fu accolto da un grande consenso di critica e di pubblico, contribuendo significativamente al rilancio del vaudeville ottocentesco, destinato alla decadenza. Da allora questa esilarante piece non ha smesso di divertire il suo pubblico, grazie ad un meccanismo comico perfetto, un congegno ad orologeria che strappa risate a getto continuo. Tutta la vicenda gravita intorno al dottor Moulineaux il quale, per coprire un tentativo di scappatella extra-coniugale, inventa bugie sempre più inverosimili finchè, invischiato nelle sue stesse finzioni, si trova obbligato a farsi passare come "sarto per signora". Attorno a lui agiscono e si dibattono la moglie ingenua e fragile, la pedante suocera, il candido domestico, una sua potenziale amante, un marito tradito… Le avventure-disavventure dei personaggi sembrano svilupparsi spontaneamente, come in un gioco del caso che l'autore si diverte ad osservare assieme allo spettatore. In realtà, ad una lettura più attenta, ci si accorge che Feydeau, come un gran burattinaio, obbliga i propri personaggi ad una travolgente danza degli equivoci, sempre più intricata. Nulla è lasciato al caso. Tutti i personaggi interagiscono tra loro, incontrandosi e sfuggendosi, creando situazioni ad incastri, sempre più sorprendenti, quasi a disegnare una tela di ragno tessuta da una raffica di battute, in uno scoppiettante fuoco di artificio. Ma prima ancora che un teatro di battute questo è un teatro di situazione, dell'equivoco all'ennesima potenza. Il lieto fine di questa farsa non è così scontato, i personaggi, una volta calmate le acque, sono pronti a ricominciare i loro intricatissimi imbrogli. La farsa è figlia del suo tempo: ci offre un esempio della borghesia cinica, disincantata e bigotta. Siamo in piena Belle Epoque, ma la borghesia di oggi non è così dissimile: è come trovarsi di fronte ad uno specchio deformante in cui osservare i nostri molti vizi e le nostre poche virtù. Maestri della battuta a ritmo serrato e del travolgente gioco degli equivoci, Zuzzurro e Gaspare, ovvero Andrea Brambilla e Nino Formicola, e un nutrito cast di attori, Riviera24 -5/6- 16.10.2020
6 animeranno senza risparmiarsi le intricate vicende che il testo propone. Inalterati i prezzi dei biglietti e degli abbonamenti rispetto al 2006. Poltrona platea 1° settore € 25,00, platea 2° settore € 21,00, poltrona galleria € 18,00. Gli abbonamenti per il 1° settore € 135,00, 2° settore € 113,00, galleria € 97,00 e galleria ridotto per giovani di età inferiore ai 21 anni, Cral aziende, associazioni e gruppi purchè sottoscrivano almeno 5 abbonamenti. Per informazioni rivolgersi alla biglietteria tel. 0184 595273. Riviera24 -6/6- 16.10.2020
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