Periodico: Primo Mag - Reg. Tribunale di Pesaro N 2/2019 - Diffusione gratuita 1 luglio 2021 - Anno III - Numero II Direttore Responsabile: Luca ...

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Periodico: Primo Mag - Reg. Tribunale di Pesaro N 2/2019 - Diffusione gratuita 1 luglio 2021 - Anno III - Numero II Direttore Responsabile: Luca ...
Periodico: Primo Mag - Reg. Tribunale di Pesaro N° 2/2019 - Diffusione gratuita
1 luglio 2021 - Anno III - Numero II
Direttore Responsabile: Luca Petinari
Editore: Mattia Ferri - Via Gallone, 6 - 61122 Pesaro
Grafica: Andrea Gamberini T41B - Stampa: T41B
Periodico: Primo Mag - Reg. Tribunale di Pesaro N 2/2019 - Diffusione gratuita 1 luglio 2021 - Anno III - Numero II Direttore Responsabile: Luca ...
INCONTRI
RAVVICINATI
DEL TERZO SETTORE.
DA “PERCHE’NO?”
A “SI PUO’ FARE”
Michele Gianni

Quando nel 2011 Marcello Secchiaroli        A fianco a questi temi la rivista ha ospitato collaborazioni del tutto gratuite di personaggi di spicco
mi chiese di fare il direttore              della cultura locale, coinvolti sempre dall’attivissimo Marcello Secchiaroli; cito tra tutti Paolo Teobaldi,
responsabile di una nuova rivista,          che ha impreziosito con racconti inediti diversi numeri della pubblicazione o il compianto Leone
pensai che anche questa non sarebbe         da Cagli, i cui esilaranti rebus movimentavano le pagine interne del giornale. Significativa anche
durata più di due anni, come tante altre    l’apertura a esperienze del Sud delle Marche, che ha propiziato un confronto su alcuni temi tra
esperienze editoriali locali a cui avevo    diverse realtà regionali e l’apertura delle pagine del giornale ai giovani che negli ultimi numeri, con
partecipato in passato o che avevo          la partecipazione fissa di “Vicolo corto”, diventava anche un’apertura ai giovani volontari stranieri
visto nascere e morire. Invece la rivista   presenti a Pesaro e al loro curioso punto di vista sul nostro stile di vita.
PerchèNo? è uscita senza interruzioni       La parabola di PerchèNo? esce quindi dal carattere effimero di molte altre esperienze editoriali locali
per sette anni, fino al 2017, superando     non solo per la sua durata, ma anche per l’autorevolezza e la qualità dei contributi ospitati sulla
in longevità moltissime altre iniziative    rivista. Partita con 24 pagine, una periodicità bimestrale e con alcuni incontri pubblici sui temi trattati
nel campo dell’informazione locale,         e terminata come trimestrale di 16 pagine, PerchèNo? ha dapprima riempito alcuni spazi come
sia cartacee che digitali, di natura        quelli creati dalla scomparsa del Consorzio della cooperazione sociale pesarese “Fuorimargine”,
commerciale.                                per poi seguire il progressivo venir meno del confronto tra i soggetti del terzo settore, che spesso,
Proprio la natura non commerciale           preferiscono rifugiarsi in un rapporto bilaterale con le pubbliche amministrazioni.
dell’operazione è stata forse la chiave     “PerchèNo?”, con quel punto di domanda dopo la negazione, indicava una possibilità.
della sua relativa longevità. Mettere       “Si può fare” è già un’affermazione più risoluta.
insieme associazionismo, cooperazione       L’idea di fondo, quella di raccontare, confrontarsi, proporre, è la stessa.
sociale, persone impegnate nel              L’auspicio è che questa nuova esperienza smuova le acque e stimoli fermenti tali da tenere in vita
volontariato e nel sociale, chiedendo       questa idea, anche oltre l’esaurirsi del finanziamento regionale.
loro un sostegno economico alla
pubblicazione e al tempo stesso
coinvolgendole nella pianificazione
editoriale e nella redazione degli
articoli, è stata la scelta su cui è nata
PerchèNo? e su cui si è sostenuta, sia
economicamente che dal punto di vista
dei contenuti, potendo così disporre di
una base molto vasta di collaboratori.
                                                                        Perché no? rivista bimestrale edita dall'associazione Perché No
                                                                        via Terenzi 11, Pesaro - anno IV numero 01 del 28 - 02 - 2014
                                                                        Reg.Tribunale di Pesaro n° 589 del 04/05/2011 - Tiratura 10.000 copie
                                                                        Stampato in Pesaro dalla Cooperativa Sociale T41B
                                                                        Progetto grafico artù comunicazione
                                                                        Direttore Responsabile Michele Gianni                                                                                                                        ?
Impossibile citare le centinaia di
associazioni, cooperative ed esperienze
grandi e piccole che hanno avuto
modo di raccontarsi sulle colonne di
PerchéNo?, distribuito tra Pesaro, Fano,
Urbino e Senigallia in settemila copie,
parte delle quali diffuse gratuitamente
nelle edicole delle maggiori città della
provincia.
PerchèNo? è stata presente e
protagonista del dibattito su questioni
che hanno segnato la vita delle nostre                                 L’EUROPA
comunità nella seconda decade del
XXI secolo: la chiusura delle province,                                RISCOPRE
il progetto di ospedale unico e le scelte
politiche sulla sanità, l’accoglienza ai
                                                                       IL SOCIALE
                                                                        Sommario:

migranti, ecc.                                                          Interviste: Pierpaolo Bellucci (Pesaro povera) - Monica Benvenuti (OPG) - Umberto Battista (Passepartout)
                                                                        Eventi: Strasburgo: imprenditori sociali dite la vostra - Il debutto di “Noi mondo TV”
                                                                        Servizi: Il DIES Marche Nord a Strasburgo - Il gusto dei contemporanei - Lo IOPRA
                                                                        Il racconto di Paolo Teobaldi: I delfini

                                                                        Aderenti al progetto: A.C.L.I., Ciformaper, Ass. ALPHA, Coop Soc. Labirinto,
                                                                        Coop.Soc.T41B, Ass. volontariato Operatori di Base, CANAAN Coop.Soc.,
                                                                        Libera.mente ONLUS, Ass. L’alveare, Ass. Omphalos, Coop.soc. Pegaso,
                                                                        I.R.S. L’ aurora Coop Soc., AmaAquilone Coop Soc., Il Grillo Parlante Coop
                                                                        Soc., Coos Marche Onlus, Elettra Ass. Culturale, C.S.C. Asilo G. Macchniz,
                                                                        ASSCOOP, Gionas, IOPRA, Coordinamento Territorio e Disabilità, Domo mia,
                                                                        Non da sola, CUPLA, Agorà, Coop. Soc. Progetto Solidarietà.

                                                                  Inviate commenti, richieste di informazioni, suggerimenti a: redazione.percheno@email.it - Tel. 335.7587473

                                                                                                                    CAF ACLI                                                                               CAF ACLI
                                                                        ACLI                                        FANO – via IV novembre 83 tel 0721/804218                         FANO – via IV novembre 83 tel 0721/804218       ACLI
                                                                                                                    PESARO – via belvedere 54 tel 0721/31783                            PESARO – via belvedere 54 tel 0721/31783
                                                                                                                    URBANIA – Piazza S. Cristoforo, 18 tel 0722/319646          URBANIA – Piazza S. Cristoforo, 18 tel 0722/319646
                                                                      CAF ACLI                                                                                                                                                       CAF ACLI
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FONDI DEL                                                                              Allora procediamo con l’analisi. Nella Missione 2 del Recovery
                                                                                       Plan, ci sono quattro sottogruppi con relative risorse previste: il
                                                                                       primo riguarda l’agricoltura sostenibile e l’economia circolare, il
                                                                                       secondo la transizione energetica e la mobilità sostenibile, poi

RECOVERY
                                                                                       ci sono l’efficienza energetica e la riqualificazione degli edifici
                                                                                       e infine la tutela del territorio e della risorsa idrica. Cosa è più
                                                                                       urgente per questo territorio?
                                                                                       «Non mi va di fare una classifica, perché sono tutti argomenti decisivi.

PLAN, UNA
                                                                                       Preferisco dire cosa ne penso e cosa propone Legambiente su questi temi».

                                                                                       Da dove cominciamo?
                                                                                       «La sfida più grande è fronteggiare l’emergenza climatica e quindi dare

OCCASIONE
                                                                                       gambe alla transizione ecologica. Ci vogliono investimenti e progetti
                                                                                       mirati per un’efficienza energetica che derivi da fonti rinnovabili,
                                                                                       penso ai parchi eolici da costruire a terra e in mare e ai pannelli
                                                                                       fotovoltaici, da distribuire su edifici pubblici e privati. E’ necessario
                                                                                       poi dare corpo all’economia circolare, mediante la quale si possono

DA NON                                                                                 riutilizzare le materie prime: penso alla gestione dei rifiuti. Abbiamo una
                                                                                       media provinciale della raccolta differenziata che si attesta sul 72%.
                                                                                       E’ un dato già importante, da cui partire, per incentivare l’economia
                                                                                       circolare attraverso la produzione di biometano per i trasporti e

PERDERE
                                                                                       compost come concime naturale. Per questa ragione Legambiente si
                                                                                       è dichiarata favorevole alla costruzione del biodigestore nella nostra
                                                                                       provincia. Le risorse di cui disponiamo non sono infinite, per questo
                                                                                       dobbiamo riutilizzare tutto quello che è possibile e puntare sulle energie
                                                                                       alternative».

                                                                                       Gli altri punti?
                                                                                       «Non si può trascurare il tema della mobilità sostenibile. E’ prioritario
                                                                                       investire sul trasporto pubblico, rendendolo più fruibile e adeguando
                                                                                       il parco mezzi, puntando principalmente sull’elettrico, in modo da
                                                                                       contenere le emissioni di CO2. Non tutti sanno poi che il riscaldamento
                                                                                       domestico inquina più delle auto. E’ necessario anche qui investire
                                                                                       sull’energia pulita, quindi favorire il fotovoltaico e l’eolico. Nella nostra
                                                                                       provincia l’eolico fa fatica ad affermarsi, mentre sul fotovoltaico
                                                                                       qualcosa si muove. Infine va analizzato il tema della tutela del territorio
                                                                                       e della risorsa idrica. Secondo Legambiente sarebbe necessario
                                                                                       approvare con urgenza la proposta di legge, già in Parlamento, che fissi
                                                                                       un limite al consumo del suolo. Occorre finirla con l’edificare in maniera
                                                                                       scriteriata, bisogna puntare a ristrutturare ciò che già c’è. Per ciò che
                                                                                       riguarda la risorsa idrica c’è ancora molto da fare, ci vogliono progetti che
                                                                                       coinvolgano ampie comunità e che presuppongono ingenti investimenti.
                                                                                       Infine, non trascurerei il tema della piantumazione degli alberi».

                                                                                       Ci può spiegare quest’ultimo aspetto?
                                                                                       «L’inquinamento prodotto fino a oggi rimane. Le energie pulite
                                                                                       ci possono aiutare d’ora in avanti. Gli unici organismi in grado di
                                                                                       assorbire la CO2 presente nell’atmosfera, sono gli alberi. Per questo,
                                                                                       Legambiente ha presentato al Comune di Pesaro un piano del verde
                                                                                       urbano che contempla queste piantumazioni nella città. E’ necessario
                                                                                       che il Comune prenda in considerazione questa proposta e che possa
                                                                                       avviare il progetto, anche con il nostro aiuto».

                                                                                       Quando potrebbero arrivare i primi finanziamenti dall’Europa?
Le risorse messe in campo dall’Europa per l’Italia, ammontano a oltre 230
                                                                                       E fino a quando si ha la possibilità di poterne usufruire?
miliardi di euro. La maggior parte di queste sono riferibili al Piano Nazionale
                                                                                       «Con i progetti pronti e approvati dall’Europa, i primi soldi in teoria
di Ripresa e Resilienza (Pnrr), vera e propria anima del Recovery Plan, a cui si
                                                                                       si potrebbero vedere a breve. Il limite massimo per ottenere i
aggiungono altre risorse, come quelle del Fondo Complementare e del React EU.
                                                                                       finanziamenti invece è il 2026, poi chissà. Magari ci potrebbero essere
Il Piano è articolato in 6 missioni. Alla seconda, quella dedicata a "Rivoluzione
                                                                                       delle proroghe. Ma anche queste, nel caso, potranno essere deliberate
verde e transizione ecologica", è stata assegnata la fetta maggiore delle risorse,
                                                                                       per chi si è già messo in moto».
per un totale che si aggira sui 60 miliardi di euro, solo di Pnnr.
                                                                                       In definitiva, quale può essere la ricetta per spendere bene i fondi
Perché questa scelta di privilegiare l’ambiente da parte dell’Europa?
                                                                                       del Recovery Plan?
A rispondere e a provare ad analizzare in chiave locale la questione, è Rosalia
                                                                                       «Chi deve decidere non può fare tutto nelle segrete stanze. Bisogna
Cipolletta, presidente del circolo di Legambiente di Pesaro.
                                                                                       ascoltare i cittadini, i giovani, le associazioni, gli imprenditori e tutte
«Perché quello dell’ambiente è un tema cruciale. E se guardiamo bene è
                                                                                       le categorie coinvolte nella realizzazione dei progetti. Ci vogliono
trasversale a tutte e 6 le missioni. C’è chi ha definito questa enorme ripartizione
                                                                                       informazione, partecipazione, scelte consapevoli e progetti seri».
di risorse il secondo Piano Marshall e in un certo senso è vero. Ma la vera sfida
arriva adesso e bisogna evitare gli errori commessi in passato».
                                                                                       Un’ultima domanda: questa provincia, quanto è matura e virtuosa
                                                                                       su questi temi?
A cosa si riferisce?
                                                                                       «E’ cresciuta la coscienza ambientalista e tra i giovani il dibattito è
«Un conto è l’opportunità, altra cosa è la capacità di saperla cogliere. Certo, la
                                                                                       sempre più aperto e stimolante. Ma una vera transizione verde passa
mole di risorse è grande. Ma l’Unione Europea vuole vedere progetti, per i quali
                                                                                       per veri e propri cambiamenti di stili di vita e azioni concrete. Ancora
i parametri sono molto stringenti e chiede riforme fondamentali come quella
                                                                                       purtroppo non c’è la percezione della gravità della situazione. Anche per
della Pubblica Amministrazione e della Giustizia. Ci vuole, quindi, un approccio
                                                                                       aumentare questa coscienza, i giovani di Legambiente, hanno proposto
altamente qualificato, altrimenti non si otterranno i finanziamenti».
                                                                                       al Comune di Pesaro di installare l’orologio biologico, che ci ricorda il
                                                                                       tempo rimasto prima che le scelte diventino irreversibili. Vedere quanto
Di questi fondi, è possibile capire quanti ne potranno arrivare nel territorio?
                                                                                       manca al punto di non ritorno non deve farci paura; deve servire da
«Ad oggi è difficile parlare di cifre destinate alla Regione Marche e alla Provincia
                                                                                       stimolo per agire più in fretta».
di Pesaro e Urbino. L’unica risorsa disponibile a livello nazionale, quale acconto,
sono i 24,9 miliardi che l’Europa ci liquiderà entro luglio. Semmai possiamo
parlare di priorità».                                                                                                             Marco Della Fornace
Periodico: Primo Mag - Reg. Tribunale di Pesaro N 2/2019 - Diffusione gratuita 1 luglio 2021 - Anno III - Numero II Direttore Responsabile: Luca ...
I GIOVANI TRA
MONDO CRITICO
                AMBIENTALISMO
                E PANDEMIA
                Come ha cambiato il Covid-19 la nostra consapevolezza
                sulla difesa dell’ambiente? Sistema Critico lo ha chiesto
                ai ragazzi e alle ragazze della provincia di Pesaro e
                Urbino e alle attiviste e agli attivisti di Fridays For Future
                Urbino e di Greenpeace Napoli

                Il Covid-19 ha scombinato le nostre coordinate esistenziali causando disagio sociale, crisi economica, proble-
                mi psicologici di massa. Ma quello che viene spesso sottovalutato è il suo stretto legame con il cambiamento
                climatico. Come affermato da Aaron Bernstein, direttore dell’Harvard C-Change, il cambiamento climatico ha
                impattato sulla diffusione del Covid-19 in tanti modi. Il surriscaldamento globale, parallelamente alla defore-
                stazione, spinge gli animali a migrare verso altre zone, soprattutto fiumi e laghi, facendo entrare in contatto
                specie che prima non si erano mai incrociate, aumentando il rischio di contrarre patogeni trasmissibili anche
                all’essere umano. Come hanno reagito gli Stati? In tutto il mondo la pandemia è stata un’occasione per ridi-
                scutere radicalmente le nuove policy del futuro. In uno scenario di completa ricostruzione, è apparso evidente
                che solo tracciando un sentiero sostenibile si può sopravvivere in futuro, perché da questo passa anche la
                resistenza ai virus.
                Una ricerca di Ipsos sulle priorità della società con l’avvento del Covid-19, elaborata nel 2020 su un campione
                di 22 mila persone tra i 15 e i 35 anni di 23 Paesi dell’Unione Europea, mostra che il cambiamento climatico e
                la degradazione ambientale sono stati indicati rispettivamente al 46% e al 44% delle priorità mondiali, mentre
                il Covid-19 si è fermato al 36%. La sensibilità delle nuove generazioni nei confronti delle questioni ambientali è
                altissima, come mai prima d’ora. Per capirne un po’ di più, abbiamo chiesto ad Alice Marini, Francesca Borrelli
                e Clelia Cerboni Bajardi di Fridays For Future (FFF) Urbino e Francesca Zazzera di Greenpeace Napoli, quali
                sono le loro sensazioni riguardo al futuro delle politiche sul clima e qual è la percezione dei giovani sul tema.

                In che modo la pandemia ha influito sui movimenti ambientalisti?
                Francesca Zazzera, pilastro di Greenpeace Napoli dal 1992, evidenzia che «il Covid ha reso impossibile il
                lavoro dei dialogatori, fondamentale per acquisire nuovi sostenitori regolari e fonte principale di sostegno
                economico. Adesso le persone si avvicinano al mondo di Greenpeace online: attraverso i social o tramite le
                petizioni che si possono trovare sul sito. La pandemia ha effettivamente fatto avvicinare molte più persone alle
                tematiche ambientali. La paura risveglia le coscienze e svolgere le riunioni online risulta più agevole. Anche se
                molti continuano a prediligere la modalità “dal vivo”, nel periodo del Covid si sono registrate 15 nuove unità e
                alla prima riunione in presenza del 2020, tenutasi a settembre, c’erano molte più persone».
                Alla stessa domanda, le ragazze di FFF Urbino hanno risposto che «durante la pandemia non sempre le attività
                sono proseguite con costanza, ma questo periodo difficile si è rivelato comunque un momento importante di
                studio, riflessione e revisione. Nei rapporti con il nucleo FFF nazionale, la crisi sanitaria ha contribuito a stabilire
                un legame più saldo e diretto e ha rappresentato una tappa importante per il confronto con gli altri distacca-
                menti regionali, alcuni in difficoltà e in attesa di una nuova spinta partecipativa».

                Qual è la percentuale di giovani che partecipa?
                Francesca di Greenpeace spiega che «la volontà è quella di intercettare il maggior numero possibile di ragazzi
                a cui lasciare il testimone. Sono da sempre in prima linea, la mia speranza è quella di cedere il posto alle
                nuove generazioni. L’utilizzo dei social è fondamentale a questo scopo. Da Facebook a TikTok, passando per
                l’ormai fondamentale account Instagram».
                Anche le ragazze di FFF Urbino sottolineano «l’importanza di essere attivi sui social per lanciare messaggi
                che evidenzino l‘urgenza della situazione e l’importanza di agire subito sia sul fronte individuale che su quello
                politico. Tutto ciò lasciando che il coinvolgimento dei giovani sia spontaneo e sincero, con uno sguardo critico e
                libero da condizionamenti. Al momento il gruppo locale conta una trentina di membri tra i 15 e i 25 anni».

                Quali sono le vostre ultime iniziative?
                Le ultime azioni del gruppo napoletano, organizzate con altre realtà associative del territorio, sono state due.
                La prima «è una dimostrazione in collaborazione con Extintion Rebellion e Climate Save. In sostanza, chiedia-
                mo che il Recovery Plan sia una vera spinta alla transizione, ma per ora vediamo solo finzione ecologica». La              Alice Mauri
                seconda è stata «un’azione dei volontari in uno dei punti vendita Carrefour: la produzione intensiva di carne è           Massimiliano Garavalli
                uno dei principali motori di deforestazione e perdita di biodiversità̀, due importanti fattori di rischio per il po-
                tenziale sviluppo di epidemie, perché possono favorire nuovi salti di specie di virus e batteri dagli animali agli         Sara Valentina Natale
                esseri umani».
                Tra le iniziative più recenti che FFF Urbino sta portando avanti rientrano invece «varie campagne nazionali tra
                cui: #RitornoAlFuturo, che rappresenta un’alternativa al PNRR legato ai fondi del Recovery Fund per la ricon-
                versione ecologica; #NOCCS, contro l’impianto di cattura e stoccaggio della CO2 voluto da Eni a Ravenna e
                #GiudizioUniversale, causa legale indirizzata allo Stato per inazione climatica. Attivo da appena due anni, il
                gruppo vive una fase di confronto e collaborazione con associazioni più esperte e influenti sul territorio, con
                l’obiettivo di redigere un documento da proporre all’amministrazione comunale per sollecitare il consiglio a
                dichiarare lo stato di emergenza climatica, mettendo il tema ambientale al centro delle politiche locali».
                Una delle chiavi per diventare più ecosostenibili, è proprio questa: potenziare i canali informativi e promuovere
                più dibattiti attivi sull’ecosistema.
Periodico: Primo Mag - Reg. Tribunale di Pesaro N 2/2019 - Diffusione gratuita 1 luglio 2021 - Anno III - Numero II Direttore Responsabile: Luca ...
IN TANTI FANNO LA LORO PARTE.
MA PER LA SALVAGUARDIA DELL’AMBIENTE CI VUOLE
L’IMPEGNO DI TUTTI

Noi di Sistema Critico abbiamo effettuato una ricerca nella provincia di Pesaro e Urbino per capirne un po’ di
più sulla sensibilità ambientale della gente. Dal sondaggio emerge che su 100 persone solo il 22,4% si sente
coinvolto in queste tematiche. In tanti fanno anche più della loro parte per salvaguardare l’ambiente e l’ecosi-
stema: raccolta differenziata, raccolta dei rifiuti di terzi, uso di mezzi pubblici o di macchine elettriche, evitando
sprechi sia alimentari che di risorse e prediligendo prodotti di aziende ecosostenibili, con confezioni zero waste
(rifiuti zero). Ma questo impegno, da solo, non basta.
I comuni approvano iniziative per essere più green: piste ciclabili per incentivare l’uso della bicicletta, colonni-
ne di ricarica per auto elettriche, pulizia dei luoghi pubblici. Un ulteriore passo in avanti, certo. Ma tutto ciò si
scontra con una politica spesso assente.
Dal sondaggio emerge il pensiero comune che la politica speculi sul territorio, con azioni inadempienti e com-
promessi a sfondo economico. Nonostante l’Europa abbia approvato il fondo Next Generation EU, il 90% degli
intervistati ha dichiarato di non esserne a conoscenza. Il restante 10% esprime poca fiducia in questo fondo,
giudicandolo come la solita speculazione. Questo risultato non ci meraviglia: quanto si parla di ambiente in-
torno a noi? Solo il 7,5% degli intervistati ha dichiarato che quotidianamente tratta tematiche ambientali. Un
risultato scoraggiante, che dovrebbe farci riflettere. Quali canali di informazione sarebbe opportuno potenziare?
Il 91% degli intervistati vorrebbe che la scuola intervenisse in modo più attivo, attraverso progetti formativi
mirati. Il 77,6% vorrebbe, inoltre, che fossero i telegiornali e i programmi televisivi a prestare più attenzione al
mondo ambientale. Seguono, infine, i dibattiti in famiglia e i social media.
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ISOLA DEL PIANO,
LA TERRA DEI
PIONIERI DEL
BIOLOGICO

Giuseppe Paolini, presidente della Provincia di Pesaro e Urbino e sindaco di Isola: «Eravamo ragazzi negli
anni Settanta e quando tutti andavano verso le città, noi decidemmo che il futuro era in campagna»

Isola del Piano è un piccolo comune della provincia di Pesaro e Urbino. Ha meno di 600 abitanti, ma è                  I CAPISALDI DI PAOLINI:
conosciuto in tutto il mondo come patria dell’agricoltura biologica. Il biologico è una sfida attualissima, che
affonda le sue radici nello scorso secolo: «Se uno ci crede, si può fare», afferma il sindaco di Isola del Piano       SOSTENIBILITÀ
Giuseppe Paolini, per tutti “Peppino”, tra i protagonisti di questa storia. «Il biologico è il sogno di un gruppo di   AMBIENTALE E SINERGIA
giovani ragazzi, che fin dagli anni Settanta, cercò di invertire l’esodo dalle campagne. In quegli anni le persone
fuggivano dalla terra non per ordine economico, ma per ordine culturale: essere un contadino non era visto di          CON TUTTI I COMUNI
buon occhio, per tutti gli stereotipi che ci sono dietro».                                                             DEL TERRITORIO
Tra questi giovani di cui racconta Paolini, c’è anche Gino Girolomoni, uno dei principali fautori della divulgazione
della cultura biologica. «Eravamo tutti ragazzi di quindici, sedici, diciassette anni. Decidemmo di rimanere nella
nostra terra natìa e di informarci con degli esperti del settore, grazie ai quali scoprimmo il biologico.              Giuseppe Paolini, nel 1977, è socio fondatore
L’intenzione allora era quella di fare qualcosa di diverso rispetto alla direzione che stava prendendo il mondo.       della Cooperativa Alce Nero insieme a Gino
Era un periodo di grandi cambiamenti e anche noi avevamo voglia davvero di cambiare».                                  Girolomoni, precursore dell’agricoltura
                                                                                                                       biologica in Italia. È sindaco di Isola del
Da qui parte una storia che vedrà poi la nascita di una cooperativa e di tante altre realtà che                        Piano dal 2010 e durante il suo mandato il
porteranno Isola del Piano a un livello di attenzione mondiale.                                                        Comune ha aderito all’Associazione Nazionale
«Per uno studio sul biologico riguardante i cinque continenti, il Giappone scelse Isola per l’Europa. Se vedo i        delle Città del Bio che unisce i comuni e gli
numeri del biologico oggi, dico che siamo riusciti nel nostro intento. Siamo partiti dalle erboristerie e ci siamo     enti territoriali che condividono la scelta di
espansi, ma di strada da fare ce n’è ancora tanta».                                                                    promuovere l’agricoltura biologica, intesa non
                                                                                                                       solo nella sua accezione di modello colturale,
Il biologico si pone dunque una sfida che guarda al futuro.                                                            ma soprattutto di progetto culturale. Dal
«Dietro a un prodotto biologico è necessaria un’etica equosolidale. Ad esempio, se noi non remuneriamo con             2018 è anche presidente della Provincia di
il giusto prezzo un quintale di grano, un po’ alla volta non avremo più produttori italiani. Così cambieranno          Pesaro e Urbino. Nel suo mandato si legge:
radicalmente sia la tipologia che l’immagine dei nostri territori. Non vedremo più campi di grano, perché costerà      “Sostenibilità ambientale, scuole sicure e piano
meno importarlo dall’estero. Dobbiamo tutelare i contadini italiani e smettere di vergognarci del termine: non         straordinario per la viabilità, ma soprattutto
siamo terzisti o imprenditori, io sono fiero di essere contadino».                                                     grande sinergia con i comuni del territorio per
                                                                                                                       azioni che vedano lavorare insieme costa e
Alta qualità e giusto prezzo.                                                                                          aree interne, città e piccoli comuni. Il tutto con
«Dobbiamo prendere coscienza e metterci in testa che pagare un euro in più per un prodotto significa avere             una attenzione particolare al biologico e alla
qualità e tutelare un produttore che quella qualità te la garantisce».                                                 riduzione dell’uso della plastica”.

Giuseppe Paolini dal 2018 è anche presidente della Provincia di Pesaro e Urbino e ha inaugurato il suo
mandato lanciando fin da subito una sfida biologica a tutto il territorio.
«Dobbiamo vincere la concezione economica del “miglior prezzo”: io non posso e non debbo più starci al miglior
prezzo. Dobbiamo confrontarci con la qualità dei prodotti. Sulla qualità il prezzo non si discute, altrimenti se
abbasso il prezzo si abbassa la qualità».

                                                                                               Luca Petinari
Periodico: Primo Mag - Reg. Tribunale di Pesaro N 2/2019 - Diffusione gratuita 1 luglio 2021 - Anno III - Numero II Direttore Responsabile: Luca ...
PROGETTI
SERI E AZIONI
DI SVILUPPO
SOSTENIBILE
È la ricetta del presidente del GAC Marche Nord,
Tarcisio Porto, per un futuro davvero green

Gruppo di Azione Costiera (GAC) Marche Nord e ambiente dialogano tra loro per definizione. Il GAC Marche
Nord è una società cooperativa consortile, ha sede a Fano e tra i suoi obiettivi ha quello di strutturare azioni di
sviluppo sostenibile, finalizzate al miglioramento della qualità della vita, secondo un Piano di Sviluppo Locale
elaborato sulle specifiche esigenze territoriali. Assieme al presidente GAC Marche Nord ed ex assessore
all’Ambiente della Provincia di Pesaro e Urbino, Tarcisio Porto, abbiamo parlato delle possibilità che ruotano
attorno al tema della sostenibilità ambientale marittima. «Noi ci occupiamo di gestire fondi europei a bando –
spiega Porto - che riguardano tutta la costa da Gabicce Mare ad Ancona e tutto il sistema della piccola e grande
pesca». Fatta questa premessa, con il presidente si scende poi sul campo. «Le problematiche che si riscontrano
in questo territorio da almeno una quindicina d’anni, sono legate ai cambiamenti climatici e al conseguente
impatto ambientale».

Ad esempio?
«Abbiamo riscontrato che con la riduzione delle precipitazioni (- 30% negli ultimi 30 anni) e l’aumento dei
consumi, nei periodi estivi a mare arriva molta più acqua derivante dagli scarichi, che rischia di apportare un
danno diretto e immediato. Ad esempio penso all’economia delle vongole, che vengono travolte dalla fanghiglia,
che rischiano di morire o non si riescono a pescare. Sul lungo periodo questo può comportare gravi problemi
d’impatto ambientale».

Prendendo spunto da questo esempio, cosa si può fare per fronteggiare il problema e invertire la rotta?
«Sono anni che vengono fatte raccomandazioni su un utilizzo oculato e non eccessivo delle risorse idriche.
Parliamo di pratiche semplici, come chiudere il rubinetto quando si lavano i denti e tanti piccoli altri
accorgimenti che dovrebbero essere insegnati e messi in pratica, da tutti, quotidianamente. Sviluppare una
coscienza e una cultura del rispetto ambientale rientra nella sfera dell’impegno individuale e sociale».

I cambiamenti climatici sempre più evidenti a livello mondiale e locale, determinano l’urgenza di un
vero e deciso cambio di rotta.
«Questi cambiamenti sono talmente impattanti e vincolanti che è impossibile rimandarne la soluzione. Un altro
esempio: in alcune zone della Puglia, della Calabria e della Sicilia, ci sono ambienti che ormai sono paragonabili
a quelli sahariani».

Dal punto di vista del GAC, l’impegno è soprattutto locale per arginare questi cambiamenti.
«Certo. Stiamo cercando di migliorare i consumi dei prodotti del mare. Ad esempio bisogna puntare al consumo
del pesce e del pescato locale per una sorta di chilometro zero del mare, penso al pesce azzurro. Ormai va di
moda mangiare pietanze come la bistecca di tonno, che ha un impatto ambientale devastante per tutta quella
che è la filiera: pescato in Adriatico, abbattuto e lavorato in Giappone con tecnologie non sempre controllabili
e così via. Il pesce azzurro invece ha anche proprietà organolettiche molto più elevate, oltre che avere una
tradizione locale molto forte ed essere molto buono».

Cos’altro si può fare?
«Non sono un integralista ma ripeto, promuovere stili di vita e consumi più sostenibili deve essere la priorità per
un futuro migliore».

Rievocando infine il suo passato da assessore provinciale all’Ambiente, Porto tocca anche il tema del
Recovery Fund.
«Ai tempi facemmo uno studio, in sinergia con l’Istat, sulle buone pratiche dal punto di vista amministrativo
per migliorare benessere e sostenibilità, senza alcuna pretesa di trovare chissà quali risorse, ma come azione
politica di riflessione sul tema. Oggi le risorse a disposizione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr)
sono enormi. Ma non sono sicuro che riusciremo a spendere quei soldi. Per fare azioni concrete servono
progetti esecutivi e dei bilanci con scritte le somme, altrimenti rischiamo di trovarci impreparati. Dal canto
nostro, abbiamo iniziato ad alzare i livelli della progettazione, perché questa è un’occasione unica. Sarà una
corsa, ma si può fare».

                                                                                                Luca Petinari
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IL GIGANTE
DELLA
MONTAGNA
Marco Bani, speleologo,
biologo, fotografo, videomaker,
divulgatore e scrittore, nasce
a Città di Castello nel 1950.
Gli ultimi quarant’anni della
sua vita li ha dedicati
all’attività in grotta.

Marco è una delle persone che maggiormente ha
contribuito al mio amore per il Monte Nerone.
Lo siamo andati a trovare nel suo bivacco estivo
non lontano dalla cima, all’interno del faggeto, a
poche centinaia di metri dal Rifugio Corsini.
Da qui ogni giorno, Marco parte per aggiungere
tasselli alla sua ricerca e liberare metri, più spes-
so centimetri, di grotta.
Ne è nata una conversazione sugli oltre trent’anni
che ha dedicato a questa montagna e alla ricerca
della “grande grotta”. La storia di una vita e di una
passione incredibile.

Com’è iniziata Marco questa avventura, che è
l’avventura di tutta una vita?
«L’inizio è stato casuale. Io ero un calciatore, ar-
rivato fino in nazionale giovanile. La mia carriera
si è poi interrotta con la diagnosi di un misterioso
soffio al cuore che negli anni è scomparso. I soldi
del calcio però, mi permisero di frequentare l’uni-
versità, prima ingegneria e poi biologia.
Solo in seguito, attorno ai trent’anni, mi avvicinai
alla speleologia.
La speleologia mi affascinava, mi dava la possibi-
lità di esprimere tante delle mie competenze. Ero
un atleta, fatica e avventura non mi spaventavano,
ero capace di fare rilievi topografici, appassionato
di biologia ed evoluzionismo, fotografo e videoma-
ker per tradizione famigliare. Con la speleologia
potevo mettere a frutto contemporaneamente
tutte le mie esperienze.
Così feci un corso e, grazie al mio temperamento
curioso, ebbi la fortuna di girare per il Nerone e di
trovare subito la Grotta dei Cinque Laghi».

Che anni erano quando inizi ad esplorare?
«Erano i primi anni Ottanta. La scoperta della
Grotta dei Cinque Laghi è del 1982. È stata aperta
da me, Moravio Del Gaia (attuale presidente Cai di
Città di Castello) e Sandro Bernabei. Io trovai una
fessurina di poche dita. Avevamo come attrezzo
solo una lunga roncola da boscaioli. Con inco-
scienza ci siamo spinti dentro e da lì ci si sono
spalancati centinaia di metri di grotta.
Da quell’inizio poi, tante sono state le scoperte
Periodico: Primo Mag - Reg. Tribunale di Pesaro N 2/2019 - Diffusione gratuita 1 luglio 2021 - Anno III - Numero II Direttore Responsabile: Luca ...
incredibili. Come il giacimento di resti di orsi delle caverne in una grotta sulla Valle
del Presale. I più grandi che siano stati trovati ed estinti oltre ventimila anni fa. Ma ne
abbiamo trovati solo pochi e selezionati resti che erano confluiti qui da qualche altra
parte. Il che fa intendere che la vera grotta degli orsi, che potrebbe contenere anche
migliaia di ossa, sia nascosta e molto, molto più grande».

È così che è nata in te la consapevolezza che il Nerone contenga la “grande
grotta”, questo immenso complesso carsico che stai cercando?
«A dire il vero sono tante le tracce dell’esistenza della grande grotta.
La più importante si è rivelata nel 2003 sul versante sud vicino a Pieia. Da una frana
tra le rocce fuoriuscì un’enorme, incredibile quantità d’acqua, praticamente un “trop-
po pieno”. Per giustificare tale flusso ci vogliono chilometri e chilometri di gallerie
che convergono gerarchicamente su una condotta finale che risorge in quel punto. I
colleghi di Urbino hanno messo un tracciante inerte nella grotta delle Tassare che poi
è riemerso da lì. Significa che ha viaggiato internamente per chilometri e ha attraver-
sato tutta l’interezza del Nerone».

Cosa farai quando la troverai o se non la troverai?
«Se non trovo la grande grotta non sarà una fregatura è il viaggio che è importante. È
tutto il viaggio che è bello. Se non la trovo è comunque valsa la pena scoprire le altre
cento e fare tutte le esperienze di questi anni».

Io però conosco una storia. Una tua esplorazione in solitaria nella quale te la
sei vista brutta.
«Sì, ero all’inizio, avevo poca esperienza e poco senno. Oggi come oggi in una fessura
che non conosco ci entro con i piedi, perché uscire è più facile. Ma quella volta ho detto
“vediamo un po’ dove va”, e mi sono infilato di testa. Ma il buco si stringeva sempre
di più ed era molto scivoloso, e ad un certo punto mi sono trovato che non andavo né
avanti né indietro. Ero solo e nessuno sapeva dove fossi. Ne sono uscito dopo ore, risa-
lendo un centimetro alla volta gonfiando i polmoni per non riscivolare in basso. Ho dovu-
to fare una sorta di “training autogeno” per non perdermi d’animo. Ho rischiato davvero.
Da quella volta non sono più entrato di testa in una buca in discesa».

In un mondo dove sembra non ci sia più nulla da scoprire, tu dimostri che an-
che nel 2021 si può essere esploratori.
«Hai detto una cosa fondamentale, sai, perché a tirarmi dentro alla speleologia è stata
la passione dell’esploratore. Se fossi nato a fine Ottocento o ai primi del Novecento,
mi avrebbe appassionato l’alpinismo classico o l’esplorazione dei Poli, allora scono-
sciuti. La montagna con le sue grotte nascoste condensa questo ignoto da scoprire.
Oggi i satelliti fotografano tutto, le vette sono state tutte scoperte, i deserti attraversa-
ti. Rimangono due frontiere: gli abissi marini, fuori dalla mia portata, e le grotte».

Su cosa stai lavorando adesso? Su cosa ti stai concentrando?
«Sulla Grotta delle Forbici, una grotta di centoventi metri di sviluppo che stiamo amplian-
do e che ha una storia particolare.
Due anni fa mi vengono a trovare i miei nipoti, Benedetta e Michele, che mi chiedono
di portarli a vedere delle grotte. Nel tragitto Michele trova vicino al sentiero che percor-
revamo un piccolo buco. Io lo segno, ma solo l’anno successivo torno a vederlo. Allora
apro un po’ di più, faccio bruciare un fazzoletto e vedo che viene fuori dell’aria. Nei
giorni successivi scavo da solo e inizio a intravedere l’inizio di una grotta. E poi succede
che una sera, siamo io, Rachele, Marta e Fabio, le due ragazze riescono infine a pas-
sare, con loro grande emozione. Poi passiamo anche noi. Appena dentro annuncio: “vi
ho portato dove l’uomo mai mise piede”, per farmi smentire subito dopo da Fabio che,
all’interno, trova un paio di forbici (Marco ride e noi ridiamo con lui, ndr.).
Io ho una personale ipotesi su quelle forbici. Siamo riusciti a scoprire che fanno parte di
un set da sarto fabbricato a metà Ottocento in Inghilterra. Io su questo ho costruito una
mia teoria che s’incrocia con la storia delle nostre terre, in particolare con la storia della
Banda Grossi. Uno dei sette della banda era un sarto. La fonte più vicina a quella grotta
lì si chiama Fonte di Grosso e i nomi non vengono dati a caso.
L’idea è quella che uno dei loro covi fosse la Grotta dei Prosciutti, che allora in qualche
modo era comunicante con la Grotta delle Forbici. Dalla prima si calavano nel caso av-
vertissero l’arrivo dei carabinieri. E in una di queste fughe il sarto perse le forbici».

Chi sono le persone con cui vai in grotta e che ti aiutano ora?
«La speleologia rivela molto delle persone. Prima di tutto conosci te stesso, i tuoi limi-
ti, quanto sei coraggioso e quanto non lo sei. Poi capisci gli altri.
Quando ti trovi al freddo a centinaia di metri di profondità tu le sai leggere le persone,
capisci su chi puoi fare affidamento e su chi no. Quelli che mi accompagnano oggi
sono prima di tutto amici su cui contare. A loro vorrei regalare le stesse emozioni che
ho provato io con mille scoperte, magari sarà uno di loro a scoprire la grande grotta o
chissà, magari uno a cui non frega niente di speleologia alza un sasso e trova il buco
buono. La speleologia è piena di queste storie».

                                                                  Andrea Albertini
Periodico: Primo Mag - Reg. Tribunale di Pesaro N 2/2019 - Diffusione gratuita 1 luglio 2021 - Anno III - Numero II Direttore Responsabile: Luca ...
"LAPALLAROTONDA",
 UN VIAGGIO ALLA
 SCOPERTA DI
 LUOGHI INSOLITI E
 POCO CONOSCIUTI
 DEL TERRITORIO
Il presidente Daniele Grassetti: «La nostra idea è quella di diffondere una
coscienza multiculturale e ambientale, di rispetto e attenzione ai piccoli gesti»

L’associazione sportivo-culturale LaPallaRotonda opera nell’ambito dell’inclusione sociale,
dell’aggregazione, della multiculturalità e della valorizzazione del territorio. La sua nascita è quasi casuale.
O meglio, avviene grazie a una serie di eventi non pianificati, che uno dopo l’altro, hanno portato alla realtà
che esiste oggi e che non so come evolverà in futuro.
Mi chiamo Daniele Grassetti, sono il presidente dell’associazione. Tutto è iniziato dieci anni fa da un mio
blog, che parlava di calcio in maniera più o meno seria e che avevo chiamato "La Palla è Rotonda", in
onore dei vari personaggi e delle loro teorie con cui mi ero scontrato quando allenavo una squadra di calcio
che disputava il campionato di seconda categoria a Pesaro. L’associazione, che ho poi fondato nel 2015
prendendo spunto dal nome del blog, ha lo scopo di avviare una serie di attività ludiche e sportive per
bambini e ragazzi, coinvolgendo anche i colleghi allenatori nelle attività, nella programmazione di momenti
di aggiornamento e nello scambio di conoscenze.
La vera svolta si è verificata nell’autunno del 2016, quando per la prima volta abbiamo organizzato sia
un’escursione sul San Bartolo con bambini e genitori che avevano già aderito a nostre altre iniziative e sia,
poco tempo dopo, un’altra camminata gratuita aperta a tutti. Da subito mi è sembrato un gran bel modo
di creare aggregazione. E soprattutto ho capito che tutte quelle ore trascorse a godere a passo lento delle
bellezze della natura, mi davano molta più energia di qualsiasi altra attività.                               I CAMMINI
Così mi sono fatto prendere la mano e sono passato da organizzare un’uscita ogni due settimane
a due ogni weekend, fino ad arrivare a oggi con l’associazione, che oltre a una serie di attività
                                                                                                              DELLA ROVERE
inclusive, propone sia uscite nei weekend sia infrasettimanali: al tramonto, di giorno o di notte, a
piedi e qualche volta in eBike. Insomma, ai nostri associati forniamo una buona varietà di modi con
cui passare il loro tempo libero.                                                                             Tra i suoi vari progetti, LaPallaRotonda propone
Quello che ci anima, oltre al benessere che può derivare dalla singola camminata e dalle                      un ricco calendario di escursioni, di varia
varie esperienze, è il far avvicinare le persone al loro territorio e sensibilizzarle alle tematiche          natura e difficoltà, prevalentemente all’interno
ambientali più elementari, ma a cui spesso non si presta attenzione. Grazie alla frequentazione di            dei confini della provincia di Pesaro e Urbino.
preparatissime guide ambientali con cui ho il piacere di collaborare e ad alcuni studi personali,             Per dare un ordine e una valenza maggiore a
durante le escursioni provo, con i miei limiti da non professionista del settore, a proporre anche io         queste attività escursionistiche, l'associazione
dei momenti di divulgazione dove racconto la flora e la fauna. E soprattutto, dove tendo a sfatare            ha strutturato l’iniziativa dei Cammini della
alcuni luoghi comuni che riguardano l’ambiente selvatico. Il mio è più un tentativo di incuriosire            Rovere, la cui idea di fondo, sta nel creare
il partecipante piuttosto che di istruirlo, con la speranza che poi possa approfondire da solo o si           una rete di itinerari che a piedi o in bicicletta,
unisca a qualche escursione organizzata dalle Guide Ambientali Escursionistiche del territorio, che           permetta di raggiungere tutti i comuni e le
sicuramente forniranno informazioni più dettagliate e ad ampio raggio.                                        piccole realtà della provincia, per valorizzare il
Il grande vantaggio dell’associazione LaPallaRotonda è quello di non essere a scopo di lucro. Questo          territorio e le sue eccellenze.
consente di mantenere la struttura snella e la programmazione delle attività avviene in maniera molto         I cammini sono suddivisi in 8 percorsi ad
semplice: se una cosa ci va di farla la facciamo, altrimenti no. Soprattutto, non avendo la necessità di      anello di durata variabile che sono identificati
creare eventi che abbiano appeal per le masse, ci possiamo divertire a scoprire luoghi insoliti e non         per omogeneità storiche, paesaggistiche o
conosciuti.                                                                                                   geografiche:
Il progetto dei Cammini della Rovere ad esempio, nasce proprio da questo interesse di andare
a scoprire tutta la provincia nella sua interezza. Per questo, ho tracciato una rete di oltre 1300            • Anello dell’Adriatico
chilometri di strade, stradine e sentieri, che passano dentro ogni comune del territorio di Pesaro e             (8 tappe – 3 giorni in bicicletta)
Urbino. E più o meno ogni weekend percorriamo un pezzetto di questo percorso che ho suddiviso in              • Anello del Metauro
8 macro itinerari. L’idea è ambiziosa e se dovesse venire recepita da qualche ente e trasformata in              (9 tappe – 3 giorni in bicicletta)
proposta turistica concreta e soprattutto sostenibile, darebbe un notevole impulso al nostro territorio,      • Anello del Foglia
includendo le tante località con grande potenziale ma pochissima visibilità. Un altro dei temi su cui            (9 tappe – 3 giorni in bicicletta)
LaPallaRotonda cerca di sensibilizzare le persone, è quello della salvaguardia ambientale. Senza              • Anello delle Sorgenti
fare comizi e lanciare grandi battaglie, lo scopo è più che altro quello di diffondere una coscienza di          (11 tappe – 4 giorni in bicicletta)
rispetto e attenzione ai piccoli gesti. C’è un grande proliferare sui social di post di indignazione per le   • Anello delle Serre
condizioni di alcuni luoghi, ma davvero in pochi poi li traducono in azione. Proprio per questo, di tanto        (14 tappe – 5 giorni in bicicletta)
in tanto, organizziamo camminate ecologiche con lo scopo di raccogliere i rifiuti che troviamo lungo          • Anello delle Terre Ducali
i sentieri o nelle aree maggiormente frequentate di qualche parco. Ad esempio la Montagnola (o                   (6 tappe – 2 giorni in bicicletta)
Tetto del Mondo) sul Parco San Bartolo, dove la facilità di accesso fa si che tante persone si ritrovino      • Anello del Cesano
per godersi uno spuntino immersi nello splendido panorama che il luogo offre, senza però curarsi di              (10 tappe – 4 giorni in bicicletta)
come lasciano quei posti quando se ne vanno. Io credo che in rari casi l’incuria avvenga in malafede,         • Anello del Montefeltro
molto più spesso avviene perché manca una coscienza ambientale.                                                  (8 tappe – 3 giorni in bicicletta)
Insomma, il nostro territorio non è formato soltanto dalle solite mete sulla bocca di tutti e dove il
turismo negli ultimi anni è diventato di massa e poco sostenibile per l’ambiente. Il mio consiglio,           Il progetto non pone l’accento solamente sul
per chi vuole trascorrere del tempo in natura, è quello di perdere dieci minuti su internet cercando          camminare e sul percorrere questi itinerari.
un luogo che lo possa incuriosire. Una volta trovato un percorso e tracciata una rotta che non                Anzi, mette al centro dei propri obiettivi quello
passi necessariamente per strade di grande comunicazione, sono convinto che troverà tanti scorci              di creare un collegamento con tutti gli attori
affascinanti lungo il cammino e posti in cui fermarsi per esplorare l’ambiente con la giusta intimità.        della provincia: dai ristoratori ai proprietari
                                                                                                              delle strutture ricettive, dai produttori locali alle
                                                                                                              istituzioni (le varie Pro Loco, le IAT, i comuni e
                                                                                                              via dicendo) agli accompagnatori turistici e alle
                                                                              Daniele Grassetti               guide ambientali escursionistiche.
                                                                                                              La sfida futura è quella di coinvolgere enti,
                                                                                                              associazioni e tutti i soggetti del territorio, per
                                                                                                              trasformare i Cammini della Rovere in percorsi
                                                                                                              ufficiali e realmente usufruibili, creandone la
                                                                                                              opportuna segnaletica e predisponendo tutto
                                                                                                              il materiale necessario per rendere sempre
                                                                                                              più appetibili, dal punto di vista turistico, i vari
                                                                                                              itinerari.
DE RERUM NATURA,
QUANDO
L’AGRICOLTURA
DIVENTA SOCIALITÀ
E INCLUSIONE

Un progetto per far fronte al declino sociale delle aree interne, per
valorizzare nuove esperienze e soluzioni innovative di welfare locale
Cesare Baldeschi è il direttore e cofondatore di De Rerum Natura, Cooperativa agricola sociale in località Fornaci di Paravento di
Cagli, che promuove uno sviluppo locale intelligente, sostenibile e inclusivo.

Come e perché nasce De Rerum Natura?
«L’esperienza in questo settore per me inizia nel 2006. Nel 2008 poi, dall’unione di due piccole realtà, prende vita l’avventura della
Cooperativa agricola sociale De Rerum Natura. Quella di De Rerum è la prima esperienza nel suo genere nelle Marche. Ci occupiamo
principalmente dell’inserimento lavorativo di ragazzi con problematiche di varia natura attraverso attività agricole sociali, inclusione
sociale, riqualifica del territorio-ambiente, turismo accessibile e sostenibilità ambientale. E siamo produttori di energia pulita grazie
a un impianto fotovoltaico che ci consente di auto sostenerci. Sin dall’inizio abbiamo lavorato a stretto contatto con la pubblica
amministrazione e l’Ambito Territoriale 3, come detto, nell’inserimento lavorativo dei giovani. Ma ad oggi le nostre attività si rivolgono
anche a tutti quegli aspetti legati alla socialità e al tempo libero».

Che ruolo ha l’ambiente nelle vostre attività?
«De Rerum Natura usa l’agricoltura come strumento per l’inclusione sociale e per promuovere uno sviluppo locale intelligente e
sostenibile. Negli ultimi anni abbiamo assistito sempre più spesso al fenomeno dell’appalto al massimo ribasso. Questa dinamica
però, finisce per creare un deserto a livello progettuale e non solo. Da noi invece, tutto viene reinvestito nel territorio. E questo ci
consente di creare nuove connessioni e di sviluppare nuovi progetti. Negli anni abbiamo riforestato tutta la zona, creato un lago
per salvaguardare gli anfibi, dato spazio alle erbe spontanee e creato un vivaio in cui si possono ammirare orchidee, rose antiche
e altri fiori che difficilmente si possono trovare nelle altre campagne. La scelta del biologico e l’assoluto divieto di usare pesticidi
ha ovviamente favorito il rifiorire dell’ambiente naturale. E questo si sposa anche con l’altro progetto che portiamo avanti, quello
del turismo consapevole, che trova la sua massima espressione nell’esperienza de Il Posto delle Viole, un agriturismo che è stato
ristrutturato con tecniche di bioedilizia e materiali naturali in cui è possibile trovare e gustare la nostra piccola produzione biologica e
biodinamica. Dal 2015 poi portiamo avanti un altro progetto chiamato “Longevità”, promosso dalla Regione Marche, che ha lo scopo
di garantire l’inclusione sociale degli over 65 in difficoltà, promuovendo un inserimento graduale nelle attività. Gli ospiti delle case
di riposo sono coinvolti nelle attività della fattoria sociale, riprendendo i temi e le abitudini della vita rurale, che non vuol dire solo
lavorare nei campi ma soprattutto cucinare, passeggiare e vivere la socialità».
A chi si rivolgono le vostre attività?
«Le attività che promuoviamo sono rivolte ad esempio a
giovani con problemi psichiatrici ma non solo. Per quanto
riguarda l’inserimento lavorativo, ad oggi i ragazzi hanno tutti
meno di trentanni. Per tutte le attività di inclusione sociale
l’età poi non è un fattore determinante, perché quello che
ci interessa è stare insieme facendo qualcosa di bello e
promuovere esperienze che possano aiutare le persone a
comunicare e a vivere le loro emozioni in modo positivo.
Per poter fare tutto questo non ci sono solo le attività legate
all’agricoltura, ma anche percorsi di terapia orticolturale,
laboratori teatrali, laboratori per bambini, passeggiate nella
natura e a cavallo, ippoterapia e pet therapy. Insomma, tutto
ciò che può aiutare le persone a recuperare una propria
dimensione, un proprio spazio, nel quale il giudizio della
società non esiste e non conta».

Che impatto ha avuto De Rerum Natura nel territorio?
«Da quando siamo partiti, un po’ all’avventura, ad oggi,
possiamo definirci un punto di riferimento a cui le realtà socio
sanitarie si possono rivolgere e in cui trovano spazio tantissimi
giovani. All’interno della cooperativa lavorano oltre quaranta
persone con ruoli diversi, compresi alcuni dei nostri utenti.
In questi anni abbiamo sempre trovato il supporto da parte
dell’amministrazione pubblica. Il tasto dolente è il non avere
ancora avuto la possibilità di ragionare, insieme alla Regione,
su delle politiche agricole sociali che sappiano cogliere
seriamente le potenzialità evolutive di queste esperienze,
sostenendole di conseguenza con investimenti economici che
non siano marginali».

Un’ultima domanda: chi è Cesare Baldeschi?
«Cesare Baldeschi è uno psicologo pentito e oggi felice
operatore agricolo sociale».

                                     Giulia Murgia
UNA COMUNITA’ ACCOGLIENTE

                            COMUNICAARE
                            PER PARTECIPARE
                            Durante il periodo di pandemia molti di noi hanno riscoperto, attraverso la ricerca e l’utilizzo di strumenti per restare in contatto
                            con le altre persone, l’importanza della comunicazione. È proprio quando non si ha la possibilità di comunicare nei modi abi-
                            tuali che si riscopre il valore della comunicazione interpersonale.
                            L’impossibilità di comunicare con gli altri può avere ricadute negative generali sullo sviluppo della relazione e del linguaggio,
                            sullo sviluppo cognitivo e sociale.
                            Ogni bambino impara a parlare perché spinto da un bisogno istintivo di esprimersi e comunicare, ma anche per entrare in con-
                            tatto con l’ambiente che lo circonda.
                            Non avere la possibilità di parlare, cioè di esprimersi verbalmente, non significa non potere comunicare.
                            Normalmente la lingua parlata, per la sua estensione, complessità e funzionalità, rappresenta il canale comunicativo privilegia-
                            to. Tuttavia, ci sono persone che non sono in grado di utilizzare i canali classici (verbali e orali) e hanno bisogno di strumenti
                            mirati.
                            I bambini con bisogni comunicativi complessi necessitano di un’adeguata attenzione e di un intervento mirato e precoce, per
                            favorire lo sviluppo comunicativo, cognitivo e sociale.
                            La tempestività degli interventi è molto importante, allo scopo di prevenire un ulteriore impoverimento comunicativo, simbolico
                            e cognitivo e la comparsa di disturbi del comportamento.

                            CHE COS’È LA CAA ?
                            La Comunicazione Aumentativa e Alternativa nasce ufficialmente negli Stati Uniti nel 1983, con la creazione di ISAAC (Interna-
                            tional Society of Augmentative Alternative Communication).
                            Come ambito di studio e di intervento, la storia della CAA affonda le proprie radici nei decenni precedenti: fra gli anni ’50 e ’60
                            negli Stati Uniti e in Canada, alcuni terapisti della riabilitazione avevano raggiunto la consapevolezza che molte persone con
                            disabilità non sviluppavano adeguate competenze di comunicazione verbale nonostante anni di terapia del linguaggio “tradizio-
                            nale”. A quei tempi risalgono quindi i primi tentativi di superare le difficoltà di produzione linguistica con mezzi sostitutivi.
                            Con la definizione Comunicazione Aumentativa e Alternativa, si indica un insieme di conoscenze, tecniche, strategie e tecnolo-
                            gie, che servono a semplificare e incrementare la comunicazione nelle persone che hanno difficoltà a usare i più comuni canali
                            comunicativi, con particolare riguardo il linguaggio orale e la scrittura.
                            Viene definita Aumentativa perché non si limita a sostituire o a proporre nuove modalità comunicative ma, analizzando le
                            competenze del soggetto, indica le strategie idonee per incrementarle (ad esempio utilizzando le vocalizzazioni o il linguaggio
                            verbale esistente, ma anche i gesti e i segni).
                            Viene definita Alternativa, perché si avvale anche di strategie e tecniche diverse dal linguaggio parlato e di codici sostitutivi del
                            sistema alfabetico (figure, disegni, simboli e così via).
                            L’approccio è multimodale: si possono utilizzare diverse modalità espressive. La comunicazione verbale viene quindi affiancata
                            ad altre modalità comunicative come le forme visuo-motorie e grafo-visive: le prime sono riferite alla comunicazione gestuale,
le seconde ai simboli grafici.
                                           L’obiettivo è quello di creare opportunità di reale comunicazione e di effettivo coinvolgimento della perso-
                                           na, con l’utilizzo di strumenti flessibili e su misura della persona stessa.

                                                                                                               Widgit Symbols(C)-2002-2021

                                           I potenziali utilizzatori sono le persone con disabilità cognitiva, che possono utilmente utilizzarne le strate-
                                           gie come veicolo per lo sviluppo di un’esperienza significativa di comunicazione, verso lo sviluppo di una
                                           competenza verbale o come modalità principale con cui la persona esprime le sue scelte e i suoi senti-
                                           menti.
                                           L’approccio comunicativo della CAA viene proficuamente utilizzato anche in contesti diversi:
                                           • nelle diverse situazioni di disabilita sviluppata in età adulta, in seguito a traumi, (sclerosi laterale
                                               amiotrofica, Alzheimer, afasia grave, ictus, sclerosi multipla, ecc);
                                           • nelle situazioni in cui la comunicazione è temporaneamente preclusa lungo i canali tradizionali (in te-
                                               rapia intensiva, in pronto soccorso, ecc)
                                           • per i primi approcci con la lingua locale da parte di persone straniere.
                                           La comunicazione per definizione è uno scambio e prevede una relazione, uno scambio comunicativo. Gli
                                           strumenti della CAA risultano efficaci se vengono condivisi con gli interlocutori e l’intero ambiente di vita.
                                           Questo è un principio fondamentale secondo il quale si sta cercando di diffondere l’utilizzo della CAA: tutti
                                           devono conoscere la CAA per permettere a chi la usa di poter comunicare con tutti, far sentire la propria
                                           voce, sentirsi parte del gruppo.
                                           Per questo riteniamo importante che l’intero contesto cittadino e sociale si predisponga all’inclusione
                                           comunicativa.

                                           “… ci si è resi progressivamente conto che la comunicazione ha un unico prerequisito, che non ha nulla
                                           a che fare con l’età mentale, l’età cronologica, i prerequisiti cognitivi, le formule matematiche o qualun-
                                           que altro modello che sia stato sviluppato nel tempo per stabilire chi possa essere candidato all’interven-
                                           to e chi no. L’unico vero prerequisito necessario per comunicare è respirare.”
                                                                                                                                      Pat Mirenda, 1992

                                           Associazione Genìa ODV in collaborazione con le educatrici del servizio per l’integrazione scola-
                                           stica della Cooperativa Sociale Labirinto

IL PARCO
DI LEGNARO
Un esempio di CAA legato al tema
dell’ambiente e di Comunità Inclusiva,
è quello che vi presentiamo nella foto
accanto, scattata al parco cittadino del
Comune di Legnaro (PD).
Il pannello, posto all’ingresso, è stato
ideato per favorire l’accessibilità
comunicativa e presenta:
• la piantina del parco
• i simboli della Comunicazione
   Aumentativa Alternativa
• tabelle magnetiche a tema
   per i singoli giochi.
I simboli della CAA permettono alle
persone con difficoltà di linguaggio o
bambini piccoli, di esprimere scelte e
bisogni.
Il progetto, finanziato dal Comune di
Legnaro, prevede anche la realizzazione
di un percorso sensoriale.
Le schede del percorso sensoriale
mostrano i cambiamenti delle piante nel
corso delle stagioni.
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