Pagamenti digitali tramite WhatsApp, si parte dal Brasile

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Pagamenti digitali tramite WhatsApp, si parte dal Brasile
Pagamenti digitali tramite
WhatsApp,  si   parte  dal
Brasile

Al via i pagamenti digitali tramite WhatsApp in Brasile che è
il primo paese al mondo a sperimentarli. “Stiamo rendendo
l’invio e la ricezione di denaro facile come condividere le
foto, stiamo anche consentendo alle piccole imprese di
effettuare vendite direttamente all’interno di WhatsApp”,
scrive Mark Zuckerberg su Facebook. “Le persone saranno in
grado di inviare denaro in modo sicuro o effettuare un
acquisto da un’azienda locale senza uscire dalla chat – spiega
la società sul suo blog -. Gli oltre 10 milioni di piccole e
micro-imprese sono il battito del cuore delle comunità
brasiliane. Ora, oltre a visualizzare il catalogo di un
negozio, i clienti potranno anche inviare pagamenti per i
prodotti”. WhatsApp precisa che il sistema tiene conto della
sicurezza e “per impedire transazioni non autorizzate, sarà
Pagamenti digitali tramite WhatsApp, si parte dal Brasile
richiesto un Pin speciale a sei cifre o un’impronta digitale”.
Per iniziare, aggiunge, “supporteremo le carte di debito o di
credito del Banco do Brasil, Nubank e Sicredi sulle reti Visa
e Mastercard, e stiamo lavorando con Cielo, il principale
processore di pagamenti in Brasile. Abbiamo creato un modello
aperto per accogliere più partner in futuro”. L’invio di
denaro o l’acquisto su WhatsApp è gratuito per gli utenti. Le
aziende invece pagheranno una commissione, in linea con quanto
accade con le transazioni per le carte di credito. I pagamenti
avverranno grazie alla piattaforma Facebook Pay, che permette
agli utenti di inviare denaro o effettuare un acquisto da
un’azienda locale senza uscire dall’APP. E visto che le
piattaforme comunicano tra loro, “in futuro – spiega WhatsApp
– vogliamo consentire a persone e aziende di utilizzare gli
stessi dati della carta nella famiglia di app di Facebook”. La
società intende “estendere i pagamenti a tutti”. Stando così
le cose, nel nostro futuro sarà possibile effettuare pagamenti
digitali tramite la piattaforma di instant messaging in tutta
sicurezza e in maniera molto semplice.

F.P.L.

Mortal Kombat 11 Aftermath,
la storia continua
Pagamenti digitali tramite WhatsApp, si parte dal Brasile
Mortal Kombat 11 Aftermath arriva a oltre un anno dall’uscita
del giocooriginale, Netherrealm Studios ha aggiornato il suo
titolo di lotta dando prova di voler supportare il gioco
ancora a lungo e con contenuti di gran valore. Non è la prima
volta che la software house statunitense rilascia nuovi
contenuti dedicati al picchiaduro. Nel corso di questi mesi,
infatti, Mk11 ha visto l’arrivo di nuovi combattenti, tra cui
Sindel, Shang Tsung, Terminator, Spawn, Joker e Nightwolf.
Insieme a loro, sono arrivati anche diversi Skin Pack, che
hanno aggiunto costumi alternativi ai personaggi presenti
nella rosa dei combattenti. Tuttavia Aftermath rappresenta
qualcosa di più ambizioso. Oltre all’arrivo di Sheeva, Fujin e
Robocop, infatti, il DLC aggiunge nuovi capitoli per la
modalità storia, approfondendo ulteriormente il finale della
storia. La prima cosa che salta all’occhio una volta che si
lancia Mortal Kombat 11 Aftermath è senza dubbio la nuova
mini-campagna: si tratta di un’appendice che narra gli eventi
che si svolgono subito dopo gli atti conclusivi del gioco
originale. È un sequel a tutti gli effetti, che aggiunge nuovi
contenuti nonché una a dir si voglia più “accurata” fine
all’epopea vissuta in Mortal Kombat 11, senza però rovinare
nulla della precedente esperienza.
Pagamenti digitali tramite WhatsApp, si parte dal Brasile
Con il pretesto del viaggio nel tempo, i protagonisti avranno
l’occasione di rimaneggiare parte della storia già raccontata,
espandendone la prospettiva. Ciò che a nostro avviso è davvero
molto originale in questo mini-sequel è che i protagonisti non
saranno “i soliti buoni”, come Johnny Cage o Liu Kang, bensì
tutti quei personaggi “secondari” post-lancio che non avevano
ancora trovato un posto nella sceneggiatura originale. Grande
spazio quindi vengono dati a Sindel e Nightwolf, ma
soprattutto a Shan Tsung, che risulta essere un personaggio
davvero carismatico grazie alla recitazione sopraffina ed
ammiccante di Cary Hiroyuki Tagawa, ovvero lo Shan Tsung del
film originale del ’95. Parlando di trama, proprio Shang
Tsung, accompagnato stranamente da Fujin e in un secondo
momento dall’imponente Sheeva, trasporta tutti nel passato per
portare a termine il suo folle piano. Il risultato finale di
questo Mortal Kombat 11 Aftermath? Un’ottima storia, colma
d’azione e qualche colpo di scena, perfettamente condensata in
sei capitoli ricchi di combattimenti e nuove location, per una
durata complessiva che supera generosamente le tre ore,
realizzate ancora una volta con una qualità cinematografica
decisamente spettacolare. A livello di trama lo stile
narrativo è ancora una volta quello leggero che andava forte
negli anni 90, fatto di pretesti semplici e frasi a effetto,
ma se si è apprezzato quanto visto nella prima story mode, in
questa ci sarà da divertirsi davvero. Da segnalare poi che in
Mortal Kombat Aftermath è anche previsto il doppio finale,
starà a chi gioca scegliere se far trionfare il bene o il
male. Detto ciò, a nostro avviso, nonostante ci si trovi
dinanzi a un contenuto senz’ombra di dubbio da “tripla A”,
creato con altissimi valori produttivi, il prezzo di 39,99€ è
a nostro avviso un tantino esagerato. Anche l’introduzione dei
nuovi “Kombattenti” a nostro avviso non serve a giustificare
un esborso di denaro che si avvicina al prezzo pieno di un
gioco in uscita.

Volendo esaminare i tre personaggi aggiunti in Mortal Kombat
11: Aftermath, possiamo dire che essi hanno stili e difficoltà
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diverse tra loro. In altri termini, il Kombat Pack risulta
eterogeneo, accontentando in questo modo ogni tpo di
giocatore. Tra i tre Fujin rappresenta senza ombra di dubbio
il combattente più riuscito, ma anche il più complesso da
usare. Il Dio del Vento gode infatti di un pattern molto
veloce ma che, al contempo, può utilizzare mosse speciali a
distanza per continuare ad opprimere l’avversario. Si tratta
di un personaggio piuttosto imprevedibile, considerando la
possibilità    di   incatenare    combo   o  interromperle
repentinamente. Come detto, però, tali potenzialità sono
difficili da gestire, soprattutto per un neofita. Per questi
giocatori la scelta migliore potrebbe ricadere su Sheeva,
probabilmente la più bilanciata tra i tre. Le sue mosse
vengono concatenate con facilità, mentre la sua velocità di
movimento è nella media. Ottime le mosse speciali, che
permettono di infastidire il giocatore da ogni distanza. Oltre
alla classica palla di fuoco, la combattente di razza Shokan
gode di una presa da vicino e dell’iconico salto in aria con
cui schiaccia a terra l’avversario. Lo stile di Robocop invece
risulta piuttosto goffo, basandosi principalemente sullo
zoning. In altre parole, il personaggio risulta efficacie solo
se utilizzato dalla distanza, facendo largo uso di bombe
esplosive, strisce chiodate, fucili o pistole. Tuttavia molti
giocatori potrebbero amare questo stile e non è da escludere
che durante gli scontri online potrebbe risultare fastidioso
averlo come avversario. Nulla da dire sulla rappresentazione
estetica, che mostra una cura fuori dal comune, così come
quella di Sheeva e Fujin. Mortal Kombat 11 Aftermath tra i
contenuti aggiunge in maniera fortunatamente gratuita le Stage
Fatality e le Friendship, che aggiungono tanta carne al fuoco
e ampliano ulteriormente un gioco a nostro avviso già
completo. Ovviamente, le Friendship sono state inserite per
ogni personaggio del roster, e non solo per i nuovi tre.
Insieme alle Stage Fatality fanno la loro apparizione quattro
nuove arene, tra cui non si può non citare The Pit e
Proiezione Arcade. Mentre la prima risulta probabilmente lo
scenario più iconico della serie, il secondo è un inno al
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passato: durante lo scontro, dei proiettori mostrano i vecchi
scenari in 16 bit, facendo riaffiorare bellissimi ricordi ai
fan della serie. Tra le altre cose, con Mortal Kombat 11
Aftermath è arrivata anche una patch di bilanciamento, che ha
cambiato molti degli equilibri del gioco standard. In
particolare, l’aggiunta più interessante riguardano le mosse
“spezzaguardia”. Si tratta di colpi che permettono di
danneggiare i nemici anche durante le combo break o altri
attacchi invulnerabili. Un cambiamento che varia notevolmente
il gameplay, così come lo scenario competitivo.

Sul fronte del gameplay, Mortal Kombat 11 Aftermath si
mantiene fedele alle caratteristiche dei suoi predecessori:
indubbiamente avere i 60 frame al secondo rende l’azione
davvero molto più fluida ed anche l’interazione fra i due
personaggi è molto più precisa e meno lasciata al caso,
rendendo il tutto molto più coinvolgente e responsabilizzante.
Sotto il profilo grafico, la versione Xbox One da noi provata,
si è dimostrata veramente uno spettacolo per gli occhi:
animazioni esaltanti, dettaglio dei particolari sensazionale
per ogni personaggio. Pollice in alto anche per il sonoro: le
musiche di sottofondo svolgono bene il loro lavoro ed anche il
doppiaggio in italiano è su livelli eccellenti. Tirando le
somme possiamo dire che con l’espansione Aftermath, Mortal
Kombat 11 viene valorizzato sia per quanto riguarda la storia,
sia per quanto riguarda i combattimenti offline e online. Il
titolo originale già offriva di suo tantissime modalità di
gioco e una rosa di personaggi impressionante, con questo dlc
possiamo senz’ombra di dubbio dire che il titolo viene ancora
di più valorizzato. Unica pecca, il costo un pochino elevato,
ma che in ogni caso è giustificato dalla squisita qualità del
prodotto. Insomma, se volete il 110 per cento dal vostro
Mortal Kombat 11, Afetrmath si rivela essere un acquisto
obbligatorio.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9,5
Pagamenti digitali tramite WhatsApp, si parte dal Brasile
Sonoro: 9

Gameplay: 9

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise

Facebook, adesso è possibile
“ripulire” il proprio profilo

Facebook, il social network più famoso del mondo di proprietà
di Mark Zuckerberg, rende più facile fare tabula rasa del
proprio passato virtuale ripulendo la bacheca – e la propria
immagine – da foto, video e frasi che non si vogliono più
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vedere o far vedere agli altri. Il social network ha infatti
introdotto una nuova sezione, chiamata Manage Activity, che
consente di nascondere o cancellare in blocco i vecchi post.
“Che tu stia entrando nel mercato del lavoro dopo il college,
o stia voltando pagina dopo la fine di una relazione, sappiamo
che le cose cambiano nella vita delle persone e vogliamo
renderti più facile curare la tua presenza su Facebook per
riflettere più accuratamente chi sei oggi”, spiega Facebook in
un post. La nuova sezione consente di gestire da un unico
luogo quello che compare sulla bacheca. I vecchi post che si
vogliono conservare come ricordo ma non far vedere agli altri,
ad esempio alcuni del periodo scolastico, possono essere
archiviati. I post di cui ci si vuole sbarazzare, invece,
possono essere buttati nel cestino, dove resteranno per 30
giorni prima di essere eliminati. In questo modo l’utente ha
un mese di tempo per ripensarci. Per semplificare la messa a
nuovo del profilo, spiega ancora Facebook, si potrà agire su
molteplici post in una sola volta, decidendo ad esempio di
eliminare tutti quelli pubblicati in un determinato lasso di
tempo o quelli in cui è presente una persona che non si vuole
più avere sulla bacheca. Insomma, se nella vita reale molto
spesso non è possibile porre rimedio a scelte sbagliate, a
frasi dette nei nervi o ad azioni commesse, con Facebook
invece sarà possibile rimettere a nuovo il proprio profilo e
far sapere di se soltanto ciò che si vuole.

F.P.L.

Mafia 2 definitive edition,
Pagamenti digitali tramite WhatsApp, si parte dal Brasile
ritorno a Empire Bay

Mafia 2 torna in edizione rimasterizzata per Xbox One,
PlayStation 4 e Pc. Vi state chiedendo se vale la pena di
mettere le mani su questa edizione definitiva del secondo
capitolo di una delle trilogie più amate di sempre? Bene,
leggendo questo articolo scoprirete il nostro giudizio. Sono
passati dieci anni dal ritorno di Vito Scaletta a “Empire
Bay”, una New York postbellica di fine anni ’40 controllata
dalle cosche mafiose, attraversata da pesanti Buick cromate e
animata da PlayStation 3 e Xbox 360. Dieci anni spesi dallo
studio Hangar 13 ad arricchire di DLC il terzo capitolo della
serie Mafia, quello meno apprezzato da critica e fan. Tornare
a vestire l’abito gessato e la tesa di Vito riporta in effetti
a galla ricordi migliori, a partire dal suo capitolo iniziale,
ambientato in una Sicilia contesa da fascisti e forze alleate
che si presta al ruolo di tutorial e chiarisce subito come la
migliore caratteristica del titolo originale, ovvero la
capacità di dipanare le vicende personali del protagonista su
più anni riuscendo a coinvolgere il giocatore, sia stata
preservata. L’Edizione Definitiva di Mafia 2, chiaramente, non
potrebbe chiamarsi così se, oltre al processo di
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rimasterizzazione, non comprendesse anche tutti i contenuti
aggiuntivi diffusi dal momento del lancio. Accanto a qualche
extra decisamente peculiare (come la giacca e l’auto di
Lincoln provenienti direttamente da Mafia 3), nell’apposito
menù sono presenti anche tre DLC, ossia Joe’s Adventure,
Jimmy’s Vendetta e The Betrayal of Jimmy: si tratta di mini
esperienze che espandono l’universo narrativo di Mafia 2,
offrono qualche ora di piacevole divertimento e riescono a
dare al gameplay un sapore lievemente diverso, se paragonato a
quello delle peripezie del protagonista della storia
principale. Ma veniamo alla trama: congedato dopo una missione
durante la seconda guerra mondiale, Vito Scaletta torna a casa
dalla madre e dalla sorella in una Empire Bay ricoperta dalla
neve nel febbraio del 1945. Paragonato ai campi di battaglia
europei, questa città sembra quasi un piccolo paradiso, il
posto perfetto per realizzare il sogno americano. E invece le
strade, pattugliate da sbirri e criminali, si rivelano persino
più pericolose dei territori teatro del secondo conflitto
mondiale. Deciso a non spaccarsi la schiena con un lavoro
onesto per una paga miserabile, Vito preferisce sporcarsi le
mani di sangue in compagnia del suo amico Joe Barbaro, uno di
quelli che ha gli agganci giusti nelle “famiglie” della città.
E così, tra un incarico e l’altro, tra una rapina e una
vendita illegale di sigarette, Scaletta prova a farsi largo
nelle gerarchie malavitose, ma a un prezzo molto caro. Sin dai
primi momenti, si comprende che è proprio il comparto
narrativo l’aspetto distintivo di Mafia 2, caratterizzato
com’è da uno stile più smargiasso in confronto a quello del
primo, leggendario episodio. Volendo azzardare un paragone
cinematografico, in questo secondo capitolo della saga si
respira lo stesso spirito spaccone e spavaldo visto in Quei
Bravi Ragazzi di Scorsese, in costante bilico tra umorismo,
violenza e dramma.

Per chi non avesse giocato il titolo al momento dell’uscita è
bene ricordare che a livello di gameplay Mafia II è un titolo
che lancia il giocatore in una serie di missioni che
scandiscono il passaggio del tempo tra un risveglio e un nuovo
momento di riposo. Non esiste mai la reale sensazione di avere
libertà di movimento, dettata solo da una città ricchissima di
dettagli, ma ridotta in dimensioni e mortalmente spenta. A
parte una manciata di ristoranti, negozi di abbigliamento e
officine, il resto degli interni sono demandati a missioni
della campagna che circoscrivono la zona unicamente a quello
specifico momento. Per gli appassionati di collezionismo, poi,
il gioco dà la possibilità di dare la caccia ad una
cinquantina di riviste di Playboy e a più di un centinaio di
poster dei ricercati. Quindi se storia principale e dlc non
dovessero bastare, la caccia ai collezionabili di sicuro rende
l’esperienza più longeva. Quel che resta nel gameplay è un
discreto sistema di fuga dalla polizia che non si limita a
giocare con gli incontri con le volanti, ma che richiede di
eliminare anche le tracce dei propri crimini tramite il cambio
di vestiti, della targa dell’auto o la riverniciatura. Mafia
II era graficamente sontuoso già alla sua uscita, con questa
revisione, realizzata dai ragazzi di d3t, il risultato finale
non viene stravolto, ma la risoluzione di tutti quegli
elementi precedentemente lasciati in disparte sono stati
curati e valorizzati con grande cura. Questo comporta un
livello di dettaglio generalmente molto buono, che non rinnova
i modelli o aggiunge poligoni lì dove non esistono, ma che
lavora con la luce e la rifrazione in una maniera davvero
intelligente, arrivando a vette straordinarie per quanto
riguarda soprattutto gli esterni egli interni delle
automobili, elemento molto sentito della produzione. Meno
impressionanti, anche se anch’essi migliorati, sono i modelli
di personaggi secondari e passanti, così come di fondali che
sentono, in questo caso, il peso del tempo e della mancata
cura già alla sua uscita originale. Il doppiaggio in italiano
è rimasto quello mediamente discreto di dieci anni fa, che
alterna personaggi sufficientemente interessanti, ad altri
invece totalmente fuori luogo. Splendida come sempre la
colonna sonora, sia originale che su licenza, con una serie di
brani che hanno fatto la storia della radio a cavallo tra gli
anni ’40 e ’50. Tirando le somme, possiamo quindi dire che
l’edizione definitiva di Mafia 2 aggiorna agli standard
odierni parte del suo aspetto grafico, producendo un ambiente
di gioco ancora affascinante, ma mostra il fianco quanto a
libertà d’azione e ritmo. Il nostro consiglio è quello di
farci un pensiero se si amano le atmosfere alla Goodfellas e
non si sogna altro che accompagnare per bordelli due
malavitosi ubriachi con un cadavere nel portabagagli. Insomma,
con Mafia 2, nonostante i segni dell’età si riescono a
percepire bene il divertimento è comunque assicurato.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8

Gameplay: 8

Longevità: 8

VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise

Smartphone, in Italia il
mercato crolla del 21 per
cento
L’epidemia di coronavirus e il conseguente lockdown hanno
colpito duramente anche il mercato italiano degli smartphone,
che nel primo trimestre ha registrato vendite in crollo del
21% su base annua. A riferire il dato sono gli analisti di
Counterpoint, secondo cui si tratta del risultato peggiore
riportato in Europa. Tra le aziende, Samsung resta prima con
il 39% del mercato italiano. Seguono Huawei e Apple, appaiate
al 20%.   Stando a quanto diffuso dai ricercatori, da gennaio
a marzo le vendite di smartphone in Europa sono diminuite del
7% su base annua. A livello europeo Samsung mantiene la
leadership ma la sua quota scende dal 31 al 29%. Apple tiene,
cresce di un punto percentuale e scavalca Huawei piazzandosi
al secondo posto con il 22%. Huawei passa invece dal 23 al 16%
e scivola in terza posizione. Le vendite di Huawei “sono
diminuite del 43% su base annua, a causa delle sanzioni Usa
che continuano a colpire”, osserva l’analista Abhilash Kumar.
A guadagnare del calo europeo di Huawei è principalmente
Xiaomi, che registra una crescita del 145% nel trimestre,
seguita da Oppo. Xiaomi è infatti passata dal 4 al’11% di
quota di mercato; Oppo dall’1 al 3%. Guardando ai mercati
principali, in cui rientra anche l’Italia, il Regno Unito ha
subito un calo dell’8%. Qui in testa c’è Apple, con un solido
49% di market share; Samsung è al 23% e Huawei al 10%. In
Germania la flessione è stata dell’11%. Sul podio dei
costruttori c’è Samsung (35%) davanti a Apple (32%) e a Huawei
(13%). In Francia le vendite di smartphone sono diminuite del
9%. Samsung detiene il 35%, Apple il 32% e Xiaomi il 13%. In
Russia la flessione è stata contenuta all’1%. A guidare la
classifica delle vendite è Huawei con il 33%, seguita da
Samsung (19%) e da Xiaomi (18%). Insomma, anche un mercato
solido come quello degli smartphone ha subito un duro colpo a
causa del virus. Riuscirà nei prossimi mesi a riconquistare
quanto perso in questi mesi di lockdown? Non resta altro che
aspettare e incrociare le dita.

F.P.L.

Maneater, vita da squali in
formato videogame
Maneater è molto di più che un semplice videogame, è un vero e
proprio “shark-simulator” in salsa agrodolce. Chi non ha mai
sognato almeno una volta nella vita di essere uno squalo? Di
vagare libero per il mare ed essere un temuto predatore degli
oceani, e magari di attaccare un bel banco di pesci o una
spiaggia affollata di bagnanti? Bene adesso tutto questo è
possibile a patto di avere un Pc, una Xbox One o una Ps4. Ma
veniamo al dunque, l’avventura proposta da Tripwire
Interactive prende la struttura dei giochi d’azione moderni,
quelli open world zeppi di contaminazioni gdr, e la trasporta
nel linguaggio sottomarino: i nemici sono i pesci e i
predatori, i punti esperienza diventano le sostanze nutritive,
mentre l’equipaggiamento è vincolato alla sconfitta di precisi
umani armati di fiocine. Quel che ne viene fuori è un’idea
innovativa e vincente ma soprattutto unica nel suo genere nel
panorama videoludico odierno. La premessa narrativa di
Maneater vede consumarsi una rivalità tra lo squalo
protagonista e un pescatore di pesci cani di vecchia data,
nata da una scintilla che non vi riveleremo per evitare di
rovinarvi la trama. Peccato che lo sviluppo della storia sia
affidato ad una piccola manciata di cinematiche, per poi
affidare il resto ad un narratore pungente che racconterà la
vicenda come se fosse una sorta di documentario. Chiaro è che
lo scopo è mangiarsi quel pescatore sino all’ultimo capello,
ma, prima di raggiungerlo, bisognerà crescere ed evolversi a
modo, perché inizialmente il protagonista di Maneater è solo
un giovane predatore, certamente temibile, ma non abbastanza
da poter mettere fuori gioco uno dei cacciatori di squali più
noti della scena. Gettato in acqua come uno scarto e
sfregiato, il protagonista della storia darà le sue prime
pinnate cercando di destreggiarsi in una palude, dove
tartarughe e lucci saranno necessari per crescere ed
evolversi. All’inizio ci si muove goffamente in ambienti
piuttosto angusti, quasi in controtendenza rispetto alla
libertà che ci si potrebbe aspettare da un gioco sugli squali.
Questa sensazione di essere costretti in un ambiente troppo
piccolo e serrato però ce la si porterà appresso per quasi
tutta la durata del gioco. Della decina di aree disponibili,
solo due infatti sono realmente ambientate nelle profondità
oceaniche. L’acqua gialla, le alghe e una scarsa visibilità
accompagnano la prima ora di gioco mentre si cerca di sfuggire
agli alligatori e si divorano piccole prede per accrescere la
massa muscolare.

In Maneater ogni singola preda conta nell’ambito
dell’evoluzione e per ognuna di esse si guadagna esperienza,
utile a scalare i 30 livelli e raggiungere lo stato di
megalodonte. Un esemplare molto lontano tuttavia dalle
dimensioni di quelli descritti nelle leggende marinaresche e
più vicino ad un grosso squalo bianco. La struttura corporea
durante tutta la fase di crescita sarà invece basata sulle
linee dello squalo Leuca, con una realizzazione tecnica
davvero di alto livello. Il modello poligonale è infatti
curatissimo e ricco di dettagli e le animazioni del nuoto
risultano fluide e piacevoli anche solo da guardare. Purtroppo
non appena si prende la mano con il sistema di controllo e si
desidera iniziare a fare qualcosa di più complesso rispetto
alla classica nuotata il gioco inizia a perdere qualche colpo,
con animazioni che perdono di fluidità e che male si
incastrano tra di loro, trasformando la sinuosa flessibilità
dello squalo in una serie di scatti frenetici. La telecamera
poi non aiuta di certo e mentre un segnalino ci indicherà
quale preda siamo in grado di raggiungere con il nostro morso
non sarà inusuale perdere completamente di vista l’obiettivo
mentre ci muoviamo rapidamente sotto o sopra di esso. La
tridimensionalità dell’oceano, insomma, non viene gestita
ottimamente e se si può chiudere un occhio quando si ha tra le
mani un piccolo squaletto da controllare, la situazione
cambierà drasticamente quando il megalodonte andrà ad occupare
gran parte dello schermo. A peggiorare le cose ci si mettono
poi le azioni di schivata e di salto troppo veloci per
permettere alla telecamera di seguire il proprio pesce in modo
adeguato. Per quanto riguarda l’aspetto “ruolistico” offerto
da Maneater: tutte le prede offrono sostanzialmente due tipi
di nutrienti: minerali e olio, che vanno, una volta accumulati
in un determinato numero, spesi nelle grotte, speciali
checkpoint sicuri dove rinascere in caso di morte, per far
evolvere lo squalo. Si potranno così equipaggiare abilità
passive che aumentano e velocizzano la digestione, amplificano
il sonar per trovare collezionabili e prede più velocemente o
aumentano statistiche come nuoto e resistenza alla mancanza di
acqua. Già perché Maneater non si fa mancare proprio nulla
quando si parla di trash e non sarà inusuale farsi intere
camminate sul molo alla ricerca di qualche bel pescatore da
divorare. Uccidere umani permetterà di raccogliere filamenti
del DNA, una risorsa che altrimenti sarà possibile recuperare
solo uccidendo altri predatori degli oceani e che servirà ad
attivare personalizzazioni extra. Esistono infatti anche tre
set speciali mascherati da evoluzioni che si potranno
letteralmente indossare e che cambieranno enormemente
l’aspetto del proprio squalo. Si potrà per esempio far
comparire escrescenze ossee così da aumentare le resistenze o
iniziare ad emettere fulmini bruciacchiando tutto ciò che si
avvicina troppo. Insomma da questo punto di vista Maneater non
delude affatto.
A livello di gameplay possiamo dire che giocare a Maneater è
semplice e divertente fin da subito. Le meccaniche ruotano
attorno al nuoto e al mangiare, con l’occasionale colpo di
coda per stordire le prede e un po’ di parkour terrestre che
permette di divorare qualche malcapitato, prendere scorciatoie
e accaparrare collezionabili. Il nuoto è costituito da due
azioni principali da padroneggiare: il movimento semplice e la
meccanica di affondo più veloce che consiste essenzialmente
nello scatto. Anche l’alimentazione è facile da padroneggiare;
c’è un pulsante legato al mordere e deglutire, che può essere
sviluppato ulteriormente con più pressioni quando necessario.
Oltre a nutrirsi e nuotare, lo squalo protagonista di Maneater
ha qualche altro trucco nelle sue branchie. Tali abilità si
traducono sotto forma di colpi di coda e con la possibilità di
fare una breve passeggiata a sulla riva. La coda può essere
utilizzata per stordire i pesci e le persone, rendendola
un’ottima meccanica per affrontare forti predatori in scenari
di combattimento e può essere ulteriormente sviluppata per
agire come mossa a distanza che consente di divorare più
pesci. Allo stesso modo, lo squalo può balzare fuori
dall’acqua verso la terra per raggiungere nuove aree e
banchettare con esseri umani ignari. La riva è dove il
protagonista è più limitato in quanto può rimanere a terra
solo per poco tempo, pena per una permanenza troppo lunga è
una tragica morte per soffocamento. Parlando del combattimento
di Maneater, esso ruota attorno all’affrontare altri predatori
e cacciatori di squali umani che viaggiano in barca. Gli altri
nemici acquatici sono molto vari e spaziano dagli alligatori
alle orche, e ognuno differisce in forza a seconda delle
dimensioni dello squalo che si sta comandando. Ad esempio, gli
alligatori si dimostrano terrificanti nemici all’inizio della
storia, tuttavia, man mano che si aumenta di massa, i
coccodrilli possono essere eliminati in quasi un morso. I
nemici umani, invece, sono l’equivalente di Maneater della
polizia nei titoli open world. Quando si causa troppa
confusione e si divorano troppi umani, vengono schierati
mercenari che punteranno ad uccidere il pesce cane comandato
dal giocatore. In questo caso è meglio darsi alla fuga perché
più mercenari si divoreranno, più forti saranno le unità che
verranno inviate successivamente a dare la caccia al
protagonista della storia. Per mantenere sempre freschi gli
scenari di combattimento ad ogni livello, Maneater offre
combattimenti contro i boss in diversi punti della storia.
Essi si suddividono in incontri con mini-boss più facili in
cui ci si trova ad affrontare versioni più forti dei numerosi
predatori presenti nel gioco, o combattimenti contro boss
speciali che sono sopra-livellati e che garantiscono speciali
bonus/abilità una volta sconfitti. Tirando le somme,
nonostante Maneater sia un gioco non privo di difetti, nel
complesso si dimostra essere un prodotto originale, divertente
e soprattutto che è in grado di garantire diverse ore di
gioco. Una grafica piacevole, miscelata a un’altrettanto buona
cura per i dettagli e a un sonoro sempre gradevole fanno si
che l’intera produzione sia un titolo da non ignorare. Se si è
alla ricerca di qualcosa di diverso, Maneater non deluderà le
vostre aspettative.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 8

Gamelay: 8,5

Longevità: 7,5

VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise
iPhone 11 da record, è lo
smartphone più venduto al
mondo

L’iPhone 11 segna un nuovo record e fa segnare al colosso di
Cupertino un nuovo successo. Lo smartphone della Mela
Morsicata è infatti diventato lo smartphone più popolare al
mondo, superando i risultati messi a segno un anno fa
dall’iPhone XR nonostante l’epidemia di coronavirus abbia
contratto il mercato. Secondo gli analisti di Omdia, nel primo
trimestre dell’anno l’iPhone 11 è stato il telefono più
gettonato su scala globale, con 19,5 milioni di unità
consegnate. L’iPhone XR nel primo trimestre del 2019 si era
fermato a 13,6 milioni di unità. Con l’ultimo modello di
smartphone Apple è riuscita a trovare il giusto equilibrio tra
prezzi e funzionalità, garantendo un forte appeal del
dispositivo. Al lancio, l’iPhone 11 costava 50 dollari in meno
rispetto al suo predecessore iPhone XR. Tuttavia, nonostante
il prezzo più basso, iPhone 11 presenta una configurazione a
doppia fotocamera, un importante aggiornamento rispetto alla
configurazione a obiettivo singolo del precedente leader di
mercato. Questa novità si è rivelata estremamente attraente
per i consumatori, favorendo l’aumento delle vendite. Al
secondo posto tra gli smartphone più venduti nei primi tre
mesi del 2020 c’è il Galaxy A51 di Samsung con 6,8 milioni di
pezzi. Seguono il Redmi Note 8 e il Redmi Note 8 Pro di Xiaomi
con 6,6 e 6,1 milioni di smartphone rispettivamente. Al quinto
posto l’iPhone XR (4,7 milioni) precede l’iPhone 11 Pro Max
(4,2 milioni). La classifica prosegue con il Galaxy A10s (3,9
milioni), l’iPhone 11 Pro (3,8 milioni), il Galaxy S20 Plus 5G
(3,5 milioni) e il Galaxy A30s (3,4 milioni). Guardando agli
smartphone 5G, il Galaxy S20 Plus 5G di Samsung apre la
classifica, davanti al Mate 30 5G (2,9 milioni) di Huawei e al
Mate 30 Pro 5G (2,7 milioni), al Galaxy S20 5G (2,4 milioni) e
al Galaxy S20 Ultra 5G (2,3 milioni). Tuttavia, a causa della
pandemia da COVID-19, in molti Paesi il mercato degli
smartphone continuerà a contrarsi ed insieme ad esso anche il
ritmo di espansione del 5G. Unica eccezione è la Cina, dove il
mercato degli smartphone si sta riprendendo rapidamente.

F.P.L.

Saints    Row   The   Third
Remastered, la gang torna a
60 fps
Saints Row The Third Remastered arriva sulle attuali
piattaforme di gioco a quasi 10 anni dall’uscita del titolo
originale e lo fa con una veste grafica del tutto restaurata e
molte piccole chicche che faranno la gioia dei gamers.
Lanciata inizialmente nel 2011 per le maggiori piattaforme del
tempo, questa bizzarra ed egocentrica opera di Deep Silver
Volition torna in grande spolvero per far nuovamente morire
dalle risate a suon di colpi di armi da fuoco ed esplosioni
pirotecniche. Ricordato per essere sempre stato “il
fratellastro meno cool di GTA“, con questo terzo capitolo
Saints Row ritrovò la sua dimensione discostandosi dal
classico stereotipo e, soprattutto, dall’ombra del suo
“parente non di sangue” targato Rockstar Games. Restando
sempre sopra le righe per non perdere l’identità costruita con
i precedenti titoli, nel 2011 era riuscito a ritagliarsi il
suo spazio e a conquistare una buona fetta di mercato. Saints
Row The Third Remastered è disponibile per Xbox One, versione
da noi testata, ma anche per PlaySation 4 e PC. Prima di
parlare dell’aspetto puramente tecnico di questa riedizione,
vogliamo introdurre brevemente l’opera per far comprendere a
chi non avesse mai giocato prima d’ora a quest’avventura di
che cosa si sta parlando.

In Saints Row The Third i giocatori vestiranno i panni di una
gang di criminali chiamata per l’appunto i Third Streets
Saints. Nata da piccoli crimini stradali e controlli di
quartiere nella città di Stilwater (Michigan), la banda di
delinquenti è ormai divenuta un vasto impero criminale e
mediatico che ha guadagnato un potere incredibile, al punto da
avere la maggiore influenza come brand a livello nazionale.
Saints Row The Third Remastered inizia con il protagonista,
che l’utente potrà creare a suo piacimento tramite un editor
ben fatto che permetterà anche di regolare la dotazione
sessuale del proprio alter ego virtuale, impegnato in un
ambizioso colpo a una banca. Purtroppo la rapina però non va
liscia come avrebbe dovuto, e da qui il giocatore sarà
impegnato in una rocambolesca fuga che definire
cinematografica è persino riduttivo: sterminando praticamente
un intero esercito di nemici costituito da guardie del corpo
spietate, gang nemiche e persino agguerritissimi agenti SWAT.
Il protagonista, insieme ai suoi fidati compagni, si farà
strada sul tetto di un edificio facendo saltare in aria
innumerevoli elicotteri e riuscendo persino a sfuggire
dall’aereo del “Sindacato” (organizzazione rivale che ricatta
i Saints), e a salvarsi tramite una surreale escursione in
parapendio con sparatorie volanti incorporate. Dopo questa
fase action inizierà la classica esperienza di gioco open
world criminale, avendo accesso a un appartamento munito di
garage che ospita già tanti mezzi disponibili, e potendo
contare su diversi contatti che ci offrono rapine, crimini e
lotte con le gang rivali per allargare il territorio. Tutte
queste missioni ricompensano con denaro e con punti rispetto,
che consentono si salire di grado e di sbloccare nuove bocche
da fuoco, potenziamenti, proprietà e quant’altro, in un modo
abbastanza familiare per chi conosce i free roaming criminali.
Nonostante il gameplay di Saints Row The Third Remastered
soffra ormai il peso degli anni, il gioco risulta ancora molto
divertente. Sebbene alcune meccaniche non siano articolate
quanto ci si aspetterebbe, l’estrema irriverenza e la follia
di tutto ciò che ci viene offerto farà soprassedere sulle
dinamiche di gameplay non proprio fresche. Dal linguaggio
estremamente scurrile alle auto istrioniche, ai mezzi estremi
e alle armi teleguidate, tutto quello che si può fare risulta
folle, estremamente soddisfacente e incredibilmente
divertente.

Dopo questo breve ma doveroso riassunto della trama passiamo a
descrivere i cambiamenti tecnici apportati a questo Saint Row
The Third Remastered. Prima di ogni cosa si nota che la
risoluzione nativa è stata incrementata, arrivando a 1080p su
console base e 1440p (con upscaling a 4K) su PS4 Pro e Xbox
One X, mentre su PC ovviamente c’è il supporto alle
risoluzioni native più estreme. Per quanto riguarda il frame-
rate, questo è bloccato di default a 30fps, un aspetto che
potrebbe inizialmente dar storcere la bocca, ma fortunatamente
nel menu delle opzioni esiste l’opzione per passare ai tanto
agognati 60fps. L’aumento di risoluzione è il classico lavoro
che si fa in sede di rimasterizzazione ma anche il minimo
sindacale. Il remaster di Saints Row The Third va però
fortunatamente ben oltre: il gioco infatti gira su un motore
basato sulla fisica che applica anche un’inedita illuminazione
globale. Il look ora risulta totalmente nuovo grazie a tre
nuovi metodi di occlusione ambientale che si combinano tra
loro a seconda del tipo di oggetto o texture. Depth of field e
motion blur sono stati potenziati, così come la nebbia e gli
effetti volumetrici. Sono stati aggiunti anche nuovi effetti
post-processing come aberrazione cromatica e grana
cinematografica, che assieme a nuovi filtri UV, anti-aliasing,
riflessi ambientali e delle superfici, HDR e nuovi gradienti
di colore in base all’ora del giorno, restituiscono al mondo
di gioco un aspetto nuovo e più realistico. Un grande lavoro è
stato svolto anche sulle texture e sugli elementi del mondo.
Le texture presenti in Saints Row The Third Remasterd sono ad
alta risoluzione e le animazioni dei modelli non sono più
compresse. Elementi come vegetazione, cespugli degli alberi e
shader in alcuni casi sono stati completamente rifatti da
zero. La tessellazione è stata migliorata, sono state aggiunti
materiali riflettenti ai vetri di finestre e finestrini delle
auto, e l’illuminazione degli interni è stata riprogettata per
adattarsi al nuovo sistema governato dalla fisica. Insomma, ci
si trova dinanzi a un lavoro davvero curato e ben fatto.

Saints Row The Third Remasted però ha anche altro da offrire,
infatti, il pacchetto comprende tutti gli oltre 30 DLC
rilasciati dopo il lancio originale su console last-gen,
alcuni dei quali sono disponibili da subito in forma di
elementi cosmetici o missioni alternative. Questi contenuti
aggiuntivi sono davvero tanti e all’epoca del lancio costavano
anche parecchio. Se tutto questo non dovesse bastare,
sottolineiamo che si può affrontare l’intera storia in co-op
online e aiutare i propri amici entrando nella loro partita,
alzando così l’asticella del divertimento. Ultima ma non per
questo meno importante è anche la “Modalità Lorda”, che
permette di affrontare una serie di scagnozzi a ondate come
una sorta di Orda, impugnando armi pazze come un enorme dildo
di gomma. Insomma, tirando le somme, il pacchetto offerto da
Saints Row The Third Remasterd è davvero un’ottima occasione
per poter rivivere in maniera migliorata l’esperienza di gioco
vissuta un decennio fa, poter giocare a tutti gli elementi
post lancio, ma anche, nel caso in cui non si abbia avuto la
fortuna di giocare al titolo originale, di scoprire un
videogame esilarante, volutamente iperbolico, spregiudicato,
ma soprattutto estremamente divertente. Credete a noi:
lasciarselo sfuggire sarebbe un vero peccato.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9

Sonoro: 9

Gameplay: 8

Longevità: 8

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

Distanza   sociale,   arriva
Sodar lo strumento di Google
che aiuta a mantenerla

Mantenere la corretta distanza sociale in questo particolare
periodo è di fondamentale importanza, proprio per questo scopo
Google ha creato uno strumento chiamato “Sodar”, che usa la
realtà aumentata (AR) per disegnare intorno all’utente un
confine dal raggio di due metri. Lo strumento funziona solo su
smartphone Android, e solo attraverso il browser Chrome.

Per    utilizzarlo     basta     accedere    all’indirizzo
sodar.withgoogle.com e accettare le condizioni d’uso. Sodar
sfrutta la fotocamera posteriore dello smartphone per
riprendere ciò che l’utente ha davanti a sé. Per calibrarlo è
sufficiente inquadrarsi i piedi, dopo di che sullo schermo
apparirà una linea bianca che delimita, con un po’ di
approssimazione, i due metri di distanza. L’applicativo Sodar
funziona attraverso il browser di casa, Chrome, che deve
essere aggiornato all’ultima versione disponibile, dunque non
si scarica (ancora) da Google Play Store come una normale
applicazione.

Per ora funziona soltanto su dispositivi come smartphone e
tablet Android. Sodar utilizza lo standard WebXr che Google ha
implementato sul browser Chrome per Android dalla versione v79
e richiede naturalmente il permesso di accedere alla
fotocamera del dispositivo. Funziona solo in modalità
verticale, come mostrato nel video pubblicato su Twitter per
presentare il progetto. Per provare subito l’applicativo basta
recarsi sul sito ufficiale del progetto parte del programma
Experiments with Google. Non funziona sempre al meglio, basta
dunque calibrare la fotocamera inquadrando riferimenti come
pavimenti e muri per far sì che la linea dei due metri venga
finalmente visualizzata. In termini di privacy, infine, Google
sottolinea che le immagini circostanti saranno visibili solo
dalla persona che sta utilizzando lo strumento e non dallo
stesso sito.

F.P.L.

Modern Warfare 2 campaign
remastered, il ritorno del
mito
Modern Warfare 2 rappresenta per tutti i giocatori di Call of
Duty uno dei capitoli più importanti del brand. Personaggi
come Ghost, Soap, il capitano Price e Roach sono delle vere e
proprie icone che hanno contribuito a rendere la serie di MW
una fra le più apprezzate di sempre. Le ambientazioni e la
trama poi, semplice ma a dir poco geniale, miscelata alla
colonna sonora del mitico Hans Zimmer hanno incoronato Modern
Warfare 2 come uno dei migliori giochi di guerra di sempre. Il
titolo, nel lontano 2009 fu criticato per via della campagna
violenta, coraggiosa e molto controversa, che ha causato una
serie di polemiche per il suo contesto narrativo e per alcune
rappresentazioni considerate politicamente scorrette. Nella
missione “Niente russo” infatti, un gruppo di terroristi russi
compie un massacro in un aeroporto uccidendo civili di ogni
età, poliziotti e forze speciali. Inoltre in questa
particolare missione un agente infiltrato della Cia viene
ucciso e il suo corpo viene lasciato sul posto. Tale mossa
darà il via a una serie di eventi che porteranno il mondo
molto vicino alla terza guerra mondiale, ma dietro questo
episodio, in realtà, c’è molto di più. A distanza di 11 anni
dall’uscita del gioco su Ps3, Xbox 360 e PC, Beenox propone
Call of Duty Modern Warfare 2 Remastered, una
rimasterizzazione della sola campagna, mantenendo i contenuti
intatti e migliorando solo e unicamente l’impatto visivo.
Peccato per la totale assenza della componente multigiocatore
e delle missioni coop, ma capiamo pienamente la scelta di
Activision, il quale sta puntando tutto sul suo nuovo Modern
Warfare (qui la nostra recensione) e sulla modalità battle
royale chiamata “Warzone” (qui la nostra recensione).
Fortunatamente quest’edizione rimasterizzata ha un costo
ridotto: 25 euro, e acquistandola, sarà possibile ricevere un
bundle per il nuovo Mw a tema Ghost (il personaggio icona di
Mw2) che se paragonato agli altri pacchetti operatori avrebbe
un prezzo di 20 euro. Quindi, tutto sommato il gioco vale la
candela. Specialmente se si è fan della saga o se non si ha
mai avuto l’occasione di giocare questo titolo.

Ma veniamo all’analisi di quest’edizione 2020 del classico di
11 anni fa. La campagna di Modern Warfare 2 remastered è
rimasta esattamente la stessa. Frenetica, cinematografica,
violenta e soprattutto incredibilmente avvincente. La storia
con protagonista Soap, Roach, Price, Ghost e tutti gli altri
membri della Task Force 141 offre tutta una serie di colpi di
scena e momenti che rimangono sorprendenti ancora oggi,
sottolineando la cura narrativa e la passione nel team di
sviluppo di dare vita a una vicenda tutt’altro che banale e
piuttosto matura. Non mancano inoltre momenti d’azione pura,
dove il ritmo e la velocità d’esecuzione riescono da subito a
incentivare il giocatore e non annoiarsi, grazie anche a un
susseguirsi di situazioni davvero esaltanti che coprono tutte
le 10 ore circa necessarie per concluderla al massimo della
difficoltà. Modern Warfare 2 funziona ancora dopo 11 anni:
riuscire a non emozionarsi davanti alla corsa forsennata sulle
motoslitte nella neve o durante l’inseguimento nelle favelas
di Rio, ma anche durante la riconquista della Casa Bianca è
davvero impossibile. In alcuni frangenti poi le emozioni sono
davvero forti e la voglia di arrivare fino in fondo si fa
sempre più forte. Insomma, questa edizione 2020 del gioco
porta con se una grandissima carica e negarlo sarebbe da
sciocchi. Call of Duty Modern Warfare 2 Remastered ha subito
lo stesso trattamento riservato in precedenza a Call of Duty
Modern Warfare remastered sviluppato da Raven Software.
Stavolta al timone di questa rivisitazione, come già
accennato, c’è Beenox, un team che ha saputo migliorare una
serie di caratteristiche che esaltano non di poco l’estetica
del   prodotto.     Sono   facilmente    notabili     infatti
un’illuminazione migliore e più realistica, poligoni e texture
aggiornati, oltre ad animazioni più complesse. Non solo
l’aspetto grafico ha subito un upgrade, ma anche tutto il
comparto relativo al sound design. Le armi hanno suoni più
realistici, così come tutta la componente sonora legata
all’ambiente intorno al giocatore. Nel complesso il lavoro è
assolutamente apprezzabile e siamo certi che anche i fan di
vecchia data rimarranno colpiti dal risultato finale.
Ovviamente i miracoli non si possono fare, la struttura è
rimasta la stessa e il gioco è ben lontano da Call of Duty
Modern Warfare del 2019, ma di sicuro Mw2 remastered non
sfigura dinanzi ad alcuni titoli attuali, riuscendo a essere
godibile in ogni sua parte. Il gioco, ricordiamo, è
disponibile su PlayStation 4 dal 1 aprile e su Xbox One e Pc
dal 1 maggio. La nostra prova è stata fatta sulla console di
casa Microsoft (motivo per cui la nostra recensione è uscita
solo adesso) e il risultato vi assicuriamo è veramente
grandioso. Tirando le somme, Call of Duty Modern Warfare 2
remastered, a nostro avviso, è un titolo che vale
assolutamente la pena di essere acquistato. Sia che si sia già
giocato nella versione 2009, sia che non si sia giocato mai,
questo videogame è uno degli sparatutto in prima persona più
importanti di sempre, quindi ignorarlo sarebbe un vero
peccato.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 9

Gameplay: 9

Longevità: 8

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise
Galaxy    A41,   il   nuovo
smartphone Samsung
Samsung annuncia l’ampliamento della famiglia Galaxy A con
l’approdo sul mercato italiano di Galaxy A41, disponibile in
vendita su Samsung.com e presso i negozi, online e offline,
delle principali insegne di elettronica di consumo e degli
operatori telefonici. Galaxy A41 sfrutta al massimo il suo
form factor compatto con un display Infinity-U Super AMOLED da
6,1 pollici, offrendo un’esperienza di visione coinvolgente
che si adatta comodamente al palmo della mano. Dotato di una
batteria a lunga durata da 3.500 mAh, il nuovo smartphone è
progettato per garantire la massima autonomia. Quando è
necessario caricare il dispositivo, la Ricarica Rapida a 15 W
consente di mantenere il dispositivo collegato per meno tempo.
Galaxy A41 offre un potente comparto fotografico. Sul retro,
infatti, è disponibile un versatile tripla fotocamera:
l’obiettivo principale da 48 MP offre la possibilità di
catturare immagini dettagliate di giorno e luminose con scarse
condizioni di luce, la fotocamera Ultra-grandangolare da 8 MP
permette di scattare foto panoramiche di grande impatto e la
fotocamera di profondità da 5 MP, grazie agli effetti di Fuoco
Live, mette in risalto il soggetto principale della foto.
Nella parte anteriore è presente una fotocamera da 25 MP, che
consente di realizzare selfie perfetti, nitidi e luminosi e
videochiamate di alta qualità. Galaxy A41 colpisce anche nel
design: con soli 7,9 mm di spessore e una superficie
posteriore ergonomicamente curva, sta comodamente nel palmo
della mano per una presa confortevole, mentre la finitura
lucida e la nuova vivace gamma di colori con un motivo
ripetuto sul retro rendono il dispositivo davvero unico. Lo
smartphone è disponibile nelle colorazioni Prism Crush Black,
Prism Crush White e Prism Crush Blue al prezzo di 299,90 euro.

F.P.L.
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