ORIGINI STORICHE MITOLOGICHE DEL CARNEVALE - Semel in anno licet insanire A Carnevale ogni scherzo vale

Pagina creata da Valerio Carta
 
CONTINUA A LEGGERE
ORIGINI STORICHE MITOLOGICHE DEL CARNEVALE - Semel in anno licet insanire A Carnevale ogni scherzo vale
ORIGINI STORICHE
              MITOLOGICHE
                          DEL
                 CARNEVALE

Semel in anno licet insanire   A Carnevale ogni scherzo vale
ORIGINI STORICHE MITOLOGICHE DEL CARNEVALE - Semel in anno licet insanire A Carnevale ogni scherzo vale
Il Carnevale è una festa che si celebra nei Paesi di tradizione cristiana (soprattutto di
quelli di tradizione cattolica). I festeggiamenti si svolgono spesso in pubbliche parate
in cui dominano elementi giocosi e fantasiosi: in particolare, l’elemento distintivo e
caratterizzante il Carnevale è l’uso del mascheramento.

                           Benché facente parte della tradizione cristiana, i caratteri
                           della celebrazione carnevalesca hanno origini in festività
                           ben più antiche, come, ad esempio, le Dionisiache greche,
                           le Antesterie o i Saturnali romani, che erano espressione del
                           bisogno di un temporaneo scioglimento dagli obblighi
                           sociali e dalle gerarchie, per lasciar posto al rovesciamento
dell’ordine, allo scherzo ed anche alla dissolutezza. Da un punto di vista storico e
religioso, il Carnevale rappresentò, dunque, un periodo di festa, ma, soprattutto, di
rinnovamento, seppure per lo più simbolico, durante il quale, il Caos sostituiva
l’ordine costituito, che, però, una volta esaurito il periodo festivo, riemergeva nuovo
o rinnovato e garantito per un ciclo valido fino all’inizio del Carnevale seguente. Il
ciclo preso in considerazione è, in pratica, quello dell’anno solare.
Nel mondo antico, anche le feste in onore della dea egizia Iside comportavano la
presenza di gruppi mascherati come attesta lo scrittore Lucio Apuleio nelle
“Metamorfosi” (Libro XI). Presso i Romani, la fine del vecchio anno era
rappresentata da un uomo coperto di pelli di capra, portato in processione, colpito con
bacchette e chiamato Mamurio Veturio.
Durante le Astanterie, passava il carro di colui che doveva restaurare il cosmo dopo il
ritorno del Caos primordiale.

                           In Babilonia, poco dopo l’equinozio primaverile, era
                           ritualizzato il processo originario di fondazione del Cosmo,
                           descritto miticamente dalla lotta del dio salvatore Marduk
                           con il drago Tiamat. Durante queste cerimonie, si svolgeva
                           una processione nella quale erano allegoricamente
                           rappresentate le forze del Caos, che contrastavano la ri-
creazione dell’universo. Si trattava di un periodo di passaggio di cui il transito degli
astri era considerato la manifestazione. Nella processione vi era anche un carro a
ruote sul quale stavano le Allegorie del dio Luna e del dio Sole.
ORIGINI STORICHE MITOLOGICHE DEL CARNEVALE - Semel in anno licet insanire A Carnevale ogni scherzo vale
Il noto storico delle religioni, Mircea Eliade, scrive nel saggio Il Mito dell’Eterno
Ritorno: “Ogni Nuovo Anno è una ripresa del tempo al suo inizio, cioè una
ripetizione della Cosmogonia”. I combattimenti rituali fra due gruppi di figuranti, la
presenza dei morti, i Saturnali e le Orge, sono elementi che denotano che, alla fine
dell’anno e nell’attesa del Nuovo Anno, si ripetono i momenti del passaggio dal Caos
alla Cosmogonia. Più oltre, Eliade afferma che “allora i morti potranno ritornare,
poiché tutte le barriere tra morti e vivi sono rotte (il Caos primordiale è ritualizzato) e
ritorneranno, giacché in questo momento paradossale, il tempo sarà annullato ed essi
potranno di nuovo essere contemporaneamente dei vivi.
Le Cerimonie carnevalesche, diffuse presso i popoli Indoeuropei, Mesopotamici,
nonché di altre civiltà, hanno, perciò, anche valenza purificatoria e dimostrano il
“bisogno profondo di rigenerarsi periodicamente, abolendo il tempo trascorso e
riattualizzando la Cosmogonia”.

                                Eliade rileva, pure, che “la restaurazione del Caos
                                primordiale, in quanto tale, precede ogni Creazione,
                                ogni Manifestazione di forme organizzate” e che “sul
                                livello cosmologico, l’Orgia corrisponde al Caos o alla
                                pienezza finale; nella prospettiva temporale, l’Orgia
                                corrisponde al Grande Tempo, all’”istante eterno”,
                                alla non – durata. La presenza dell’Orgia nei
Cerimoniali che segnano una visione personale del tempo, tradisce una volontà di
abolizione integrale del passato mediante l’abolizione della Creazione. La
“confusione delle forme” è illustrata dallo sconvolgimento delle condizioni sociali
(nei Saturnali, lo schiavo è promosso padrone, il padrone serve gli schiavi; in
Mesopotamia, si deponeva e umiliava il re, ecc.), dalla sospensione di tutte le Norme,
ecc. Lo scatenarsi della licenza, la violazione di tutti i divieti, la coincidenza di tutti i
contrari, ad altro non mirano che alla dissoluzione del Mondo – la Comunità è
l’immagine del Mondo – e alla restaurazione dell’illud tempus primordiale (“quel
Tempo”, “Il Grande Tempo mitico”), che è evidentemente il momento mitico del
Principio (Caos) e della fine (Diluvio Universale o ekpyrosis, Apocalisse). Il
significato cosmologico dell’Orgia carnevalesca di fine anno è confermata dal fatto
che al Caos segue sempre una nuova Creazione del Cosmo.
Il Carnevale si inquadra, quindi, in un ciclico dinamismo di significato mitico: è la
circolazione degli Spiriti tra Cielo, Terra e Inferi. Il Carnevale riconduce ad una
ORIGINI STORICHE MITOLOGICHE DEL CARNEVALE - Semel in anno licet insanire A Carnevale ogni scherzo vale
dimensione metafisica che riguarda l’uomo e il suo Destino, la Primavera, quando la
terra inizia a manifestare la propria energia, il Carnevale segna un passaggio aperto
tra gli Inferi e la Terra abitata dai vivi (anche Arlecchino ha una chiara origine
infera). Le Anime, per non diventare pericolose, devono essere onorate e per questo
si prestano loro dei corpi provvisori: essi sono le Maschere che hanno, quindi, spesso
un significato apotropaico, in quanto chi le indossa assume le caratteristiche
dell’essere “soprannaturale”. Queste forze soprannaturali creano un nuovo regno
della fecondità della Terra e giungono a fraternizzare allegramente fra i viventi.

                   Alla fine, il tempo e l’ordine del Cosmo, sconvolti nella
                   tradizione carnevalesca, sono ricostituiti (nuova Creazione) con
                   un rituale che comprende la lettura di un “testamento” e il
                   “funerale” del Carnevale, il quale spesso comporta il bruciamento
                   del “Re del Carnevale”, rappresentato da un fantoccio (a volte
                   l’immagine simbolo del Carnevale è annegato o decapitata). Tale
                   cerimonia avviene in molte località italiane, europee ed
extraeuropee.

                       E’ interessante notare che vari significati cosmologici del
                       Carnevale sono presenti anche nel Samhain celtico.

                            (Trionfo di Bacco e Arianna – Anonimo Fiorentino)
                            Nel XV e XVI secolo, a Firenze, i Medici organizzavano
                            grandi mascherate su carri chiamati “trionfi” e
                            accompagnate da canti carnascialeschi, cioè canzoni a
                            ballo di cui anche Lorenzo il Magnifico fu autore. Celebre
                            è il Trionfo di Bacco e Arianna, scritto proprio da Lorenzo
                            il Magnifico. Nella Roma del governo papalino, si
svolgevano invece la “corsa dei barberi (cavalli da corsa)” e la “gara dei zoccoletti”
accesi che i partecipanti cercavano di spegnersi a vicenda.
ORIGINI STORICHE MITOLOGICHE DEL CARNEVALE - Semel in anno licet insanire A Carnevale ogni scherzo vale
La parola Carnevale deriva dal latino “carnem levare” (“eliminare la carne”), poiché,
anticamente, indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno di Carnevale (martedì
grasso), subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima.

Quanto all’etimologia, il termine deriva da carne – (le) vare, con dissimilazione della
seconda – r – in – l -, riferito alla vigilia della Quaresima, in cui era interdetto l’uso
della carne.
Le prima testimonianze dell’uso del vocabolo “Carnevale” (detto anche “carnevalo”)
sono presenti nei testi del giullare Matazone da Calignano, alla fine del XIII secolo e
del novelliere Giovanni Sercambi verso il 1400.
ORIGINI STORICHE MITOLOGICHE DEL CARNEVALE - Semel in anno licet insanire A Carnevale ogni scherzo vale
LA MASCHERA
                          L’apparenza, il mistero, la persona

La maschera, ornamento simbolico delle divinità, degli officianti, degli stregoni, o
degli attori, è caratterizzata da un simbolismo ambivalente. In assoluto, essa ha la
funzione di proteggere la persona per permetterle di agire impunemente, di
conservare l’anonimato, la sua identità, o la sua neutralità. In questo senso, la
maschera ha lo stesso significato del guanto, poiché impedisce di appropriarsi della
conoscenza, della verità, del mistero. Per questo, nei riti iniziatici o mortuari, o anche
in cerimonie religiose, gli officianti portano a volte una maschera per mostrare che
essi intervengono solo in qualità di mediatori, di intermediari tra l’iniziato e la
divinità, la terra e il cielo, il morto e l’aldilà.

                           La relazione maschera – enigma è singolarmente illustrata
                           dalla vicenda dell’uomo dalla maschera di ferro, misterioso
                           prigioniero politico incarcerato nello chateau d’If e alla
                           Bastiglia e ivi morto nel 1703. Vicenda che rivela
                           soprattutto il fatto che la maschera intriga e affascina, ma in
                           cui si può cogliere anche un altro aspetto, ossia che la
                           maschera porta alla spersonalizzazione, all’annientamento
dell’individualità, alla negazione della propria identità.

                           (maschera greca)
                           La maschera può anche celare la bruttura dell’anima del
                           suo proprietario e le sue intenzioni malefiche, come la
                           maschera del bandito o di certe creature demoniache.
                           Come vale anche per la maschera di Carnevale, la persona,
                           dissimulata sotto la maschera, ritrova una libertà assoluta.
ORIGINI STORICHE MITOLOGICHE DEL CARNEVALE - Semel in anno licet insanire A Carnevale ogni scherzo vale
“D’altronde, si noterà, che la Maschera della festa di Carnevale, generalmente brutta
e ghignante, rappresentando le infime tendenze dell’essere, e con la funzione di
velare il volto dell’individuo che la mette, è paradossalmente una perfetta rivelazione
di ciò che nasconde in sé colui che la porta, ovvero, certe tendenze sepolte che egli
abitualmente maschera, almeno per quanto possibile”.
Di conseguenza, la maschera, se da un lato dissimula, dall’altro può avere
paradossalmente una funzione rivelatrice. Essa offre, all’individuo, la piena libertà di
fare sfogo a tutti i desideri repressi, compresi i più pericolosi e minacciosi per il
proprio Io.

                        (maschere romane)
                        Ma, se dissimula il Male, la maschera può anche nascondere il
                        Bene. Gli eroi dei tempi moderni sono spesso mascherati
                        (Zorro, Batman, Spiderman, etc.) e il loro merito non ne risulta
                        che aumentato, poiché, nascondendo la propria identità, essi
                        rinunciano alla riconoscenza e, lungi dal gonfiare il proprio
Ego, danno prova di esemplare umiltà.
La maschera, in definitiva, ha sempre un ruolo sul piano dell’apparenza, della
persona, del personaggio sociale, nascondendo – per ragioni positive o negative – il
Sé, l’identità reale, la verità profonda. Essa evoca, di conseguenza, l’atteggiamento
difensivo e ingannevole e solo quando cade, la persona appare in tutta la sua verità.

                        (maschera cinese)
                        L’espressione “togliere la maschera” indica, d’altronde, la
                        messa a nudo, volontaria o forzata, che è la condizione per
                        parlare e comportarsi in modo autentico.
                        Nel teatro greco, romano, induista o cinese, portare la
                        maschera di scena ha la funzione di bloccare le emozioni in
                        modo permanente, di mettere l’attore nel suo ruolo, isolandolo
dalla sua identità personale.
La maschera è un indicatore della forza dei sentimenti e dell’implacabilità del
Destino, come se l’individuo fosse fissato per sempre nel suo personaggio e nel suo
registro emozionale.
(maschera tibetana)
Le maschere teatrali, dai tratti marcati e ghignanti,
accentuano, così, il riso, la tristezza, la collera,
producendo nello spettatore una reazione forte, allegra,
compassionevole o spaventata.
Nel teatro cinese, i volti dipinti di rosso esprimono
l’eroismo e il coraggio, mentre quelli dipinti di bianco, il
tradimento e la meschineria.
I DOLCI
                         DI
                    CARNEVALE

                          CENCI

                           400 gr di farina; 250 gr di zucchero; 30 gr di semi di anice; 4
                           uova; 1 pizzico di vanillina; 1 arancia non trattata; 1
                           bicchiere di vinsanto; 1 pizzico di sale; olio di semi di
                           girasole o strutto; carbonato d’ammonio; zucchero a velo
                           vanigliato.
Lavate i semi di anice e bolli teli con il vinsanto per 1 minuto, quindi, lasciateli
raffreddare coperti con un panno, scolateli, conservando il vinsanto. Disponete la
farina a fontana sulla spianatoia, unitevi le uova, il vinsanto tenuto da parte, lo
zucchero, un pizzico di sale e impastate, incorporando la farina poco a poco. Quando
avrete ottenuto un impasto omogeneo, aggiungete il carbonato d’ammonio, la
vanillina e la scorza dell’arancia grattugiata (solo la parte gialla), quindi lavorate bene
il tutto. Tirate con il matterello una sfoglia sottile, infarinatela, tagliatela a rombi, con
un coltello o una rotellina dentata e friggete subito i “cenci” in abbondante olio (o
strutto) bollente. Quando appariranno ben dorati, sgocciolateli con cura e disponeteli
su carta da cucina ad asciugare. Prima di servirli, spolverizzateli con abbondante
zucchero a velo vanigliato.
CROGETTI

                               1 Kg di farina; 400 gr di zucchero; 200 gr di burro; 10
                               uova; 2 limoni non trattati; 2 arance non trattate; 1
                               bicchiere di rum; 1 bicchiere di rosolio; 2 bustine di
                               lievito vanigliato; 1 pizzico di sale; zucchero a velo
                               vanigliato; olio di semi di girasole per friggere.

Versate la farina a fontana sul tavolo da cucina o su una spianatoia, unitevi le uova, il
burro fuso, lo zucchero, pochissimo sale, le scorze di limone e arance grattugiate
(solo la parte gialla) e i liquori. Lavorate delicatamente il tutto e, non appena
l’impasto inizierà ad amalgamarsi, aggiungete il lievito vanigliato. Continuate a
lavorare fino ad ottenere un impasto omogeneo, quindi, stendete con il matterello una
sfoglia non molto sottile, tagliatela in tanti rombi e friggete in abbondante olio
bollente. Appena saranno ben dorati, sgocciolateli, poneteli ad asciugare su carta da
cucina e serviteli spolverizzandoli con zucchero a velo.

                          CARAMELLE FRITTE

                          250 gr di farina; 35 gr di burro; 2 uova; 30 gr di zucchero;
                          ½ bustina di vanillina; 2 cucchiai di marsala; marmellata a
                          scelta; zucchero a velo; olio per friggere.

In una ciotola di media grandezza, mettete la farina, aggiungete 1 uovo e 1 tuorlo.
Sbattete il composto, quindi, aggiungete il burro ammorbidito, lo zucchero, il marsala
e la vanillina. Continuata a mescolare. Versate l’impasto su di una spianatoia e
impastate il tutto energicamente per un quarto d’ora. Chiudete il panetto in uno
strofinaccio e lasciatelo in un luogo fresco e asciutto a riposare per mezz’ora.
Stendete la pasta in una sfoglia di mezzo centimetro, tagliate dei rettangoli di 10 cm x
5 cm circa, e al centro di ogni rettangolo ponete 1 cucchiaino di marmellata ed
avvolgete la pasta su se stessa, dandole la forma di una caramella. Friggete le
caramelle ben chiuse con abbondante olio caldo, girandole con un mestolo. Scolate le
caramelle sulla carta da cucina quando saranno diventate dorate, cospargete con lo
zucchero a velo e servite.
CHIACCHIERE LIEVITATE

                         10 gr di lievito di birra; 10 cl di latte intero; 230 gr di farina +
                         quella per la spianatoia; 2 uova; 1 pizzico di sale; 30 gr di
                         zucchero + zucchero a velo; 80 gr di burro; olio per friggere.

Sciogliete il lievito di birra nel latte tiepido e lasciate riposare per 25 minuti a
temperatura ambiente. Sbattete la farina, le uova, il sale, 30 gr di zucchero, il burro
fuso ma freddo, il latte con il lievito.
Lasciate lievitare per un’oretta in luogo tiepido. Riprendete la pasta, lavoratela,
formate una palla e poi stendetela con un matterello sino ad avere uno spessore di 3
cm. Tagliate a rombi o in altra forma a piacere, lasciate poi lievitare su una placca
infarinata per un’ora.
Scaldate abbondante olio e friggete in due volte, circa 4/5 minuti, rigirandoli a metà
cottura. Alla fine, dovranno essere ben dorate; scolatele e mettetele a perdere l’olio in
eccesso su della carta da cucina. Spolverate con zucchero a velo e servite.

                       FRITTELLE DI SAN GIUSEPPE

                        300 gr di riso originario; 100 gr di zucchero; 100 gr di farina; 1
                        litro di latte; 3 uova; 1 limone non trattato; 1 arancia non
                        trattata; 1 pizzico di sale; olio di semi di girasole; zucchero a
                        velo vanigliato.
Mettete sul fuoco una casseruola con ½ litro di latte e tenete al caldo il rimanente in
un altro pentolino. Portate a ebollizione, quindi, gettatevi il riso e un pizzico di sale e
proseguite la cottura a fuoco moderato. Mescolate spesso e, di tanto in tanto,
aggiungete l’altro latte, sino a quando il riso non sarà cotto e morbido. Levate poi la
casseruola dal fuoco e lasciate che il riso si raffreddi. Quindi, unite le uova sbattute,
la farina, le scorze grattugiate del limone e dell’arancia e mescolate con cura. Mettete
sul fuoco una padella con abbondante olio e, quando sarà ben caldo, ma non bollente,
gettatevi il composto a cucchiaiate. Friggete le frittelle facendole rosolare da ambo i
lati, quindi, sgocciolatele e fatele asciugare su carta da cucina, quando saranno
leggermente raffreddate, cospargete di zucchero a velo vanigliato.
Alcuni preferiscono preparare il riso il giorno prima e lasciarlo riposare tutta la notte
in un recipiente coperto.
STRUFFOLI

                                     400 gr di farina; 4 uova; 50 gr di zucchero; 25 gr
                                     di strutto; 100 ml di anice; scorza di ½ limone
                                     grattugiata; scorza di ½ arancia grattugiata; sale;
                                     olio di semi.
                                     Per decorare: 400 gr di miele; confettini colorati;
                                     confettini argentati; 100 gr di arancia candita; 100
                                     gr di cedro candito.
Impastate bene la farina con le uova, lo zucchero, lo strutto, l’anice, le scorze
grattugiate e un pizzico di sale. Lasciate riposare l’impasto per 1 ora, in una ciotola
coperta. Reimpastate velocemente e stendete l’impasto formando dei bastoncini e
tagliateli in pezzetti grossi quanto una nocciola e disponeteli sul tagliere ben
infarinato e spolverandoli con la farina.
Friggeteli un po’ per volta. Una volta cotti, tirateli fuori e poneteli in un piatto con
carta da cucina. Preparate poi il miele versandolo in una pentola abbastanza capiente
e facendolo scaldare a bassa temperatura, sino a quando non si sia liquefatto.
Versatevi dentro gli struffoli e mescolateli delicatamente per impregnarli bene.
Prendete un piatto da portata, adagiarvi gli struffoli e cospargerli con i confettini e la
frutta candita. Servite quando il miele si sarà rassodato.
www.foianoinpiazza.it
Puoi anche leggere